CAPITOLO DODICESIMO

— … e posso avere il suo numero di credito centrale? — domandò l’impiegato del motel.

— Io non ho una carta di credito — affermò David Bridger. — Pagherò in contanti per la stanza. — Colse un’espressione di sospetto sul volto dell’impiegato, e tornò a recitare la sua parte di innocuo Babbo Natale. Scoppiò a ridere fragorosamente ed aggiunse: — Scommetto che sono l’unico uomo dell’Emisfero Occidentale a non averne una, eh? È solo che io non credo in certe cose! I contanti andavano bene per mio padre, e vanno bene anche per me! Quant’è?

L’impiegato glielo disse. Bridger estrasse dal portafoglio parecchie banconote spiegazzate che facevano parte del suo corredo di emergenza — ogni agente Kranazoi aveva in dotazione una certa quantità di denaro terrestre, nel caso fosse costretto ad un atterraggio forzato — e le sparpagliò sul bancone. L’impiegato sembrò più sollevato. Uno straniero coperto di polvere, senza bagaglio, senza nemmeno una carta di credito, che arrivava lì a piedi… era una cosa ben strana per un motel. Ma il denaro dello straniero era verde. E chi avrebbe negato una stanza a Babbo Natale quando mancavano tre settimane a Natale?

— Stanza duecentosedici — disse l’impiegato. — Secondo piano, sulla sinistra.

La stanza era un cuneo triangolare con un ingresso ridotto ai minimi termini, che si apriva ad un arco di circa trenta gradi lungo il perimetro esterno dell’edificio circolare. Bridger si infilò dentro, chiuse a chiave la porta, sigillandola con l’impronta del pollice, e si sdraiò pesantemente sul letto. Quei pochi chilometri di cammino avevano lasciato esausto il suo corpo terrestre. Era fuori esercizio, si disse, anche se a bordo avevano l’accortezza di mantenere la gravità totale per tenere in tono la muscolatura.

Si tolse i vestiti e gettò tutto nella lavatrice ultrasonica a gettone che si trovava addosso alla parete di destra. Poi si infilò sotto la doccia. In teoria sapeva come funzionava una doccia, ma il suo condizionamento Kranazoi gli creò qualche problema nell’attivarla. Kranaz era un mondo arido, dove l’acqua era vita ed energia, e lo spaventava pensare che anche lì, in quella parte così arida dell’America Settentrionale, gli bastava solo toccare qualche levetta per avere acqua in abbondanza. Vergognandosi del suo gesto, fece scorrere l’acqua. Bridger desiderò potersi strappare di dosso quel suo corpo da terrestre, farlo a brandelli, ed esporre la sua vera pelle all’acqua. Rimase sotto la doccia per mezz’ora, traendone un piacere notevole.

Si asciugò, si vestì e si guardò allo specchio. Aveva un aspetto abbastanza presentabile. Un uomo grasso non ha bisogno di sembrare pulitissimo. I chirurghi plastici che avevano progettato la sua pelle avevano fatto in modo che la sua faccia avesse sempre l’aria di una faccia rasata da tre ore, così da non avere la necessità di radersi nuovamente prima di un’altra mezza giornata. Non avevano ancora risolto il problema della crescita, nel senso che la sua barba non cresceva, ma Bridger non se ne preoccupò.

Ed ora, all’inseguimento di quei tre Dirnani…

Uscì dalla stanza e si recò al pianterreno. Il motel aveva una sala cocktail annessa, proprio sotto la strada; un locale fantasioso con una cascata che cadeva scrosciando sopra una barriera di vetro. Ancora acqua! Bridger entrò nella sala. Vide gruppetti di uomini, tre o quattro per volta, intenti a bere le loro bevande. Erano vestiti in modo molto formale: capì che erano uomini d’affari. Prese posto al bar, ed una ragazza si diresse verso di lui per prendere la sua ordinazione. Il suo ridottissimo costume metteva in mostra un bel po’ di carne, e Bridger osservò con un certo fascino che i suoi seni pressoché nudi erano rivestiti da una strana sostanza fluorescente. Nella fioca luce del locale, il bagliore verde-azzurro del suo petto creava un effetto vistoso. Un nuovo stile, eh? Non era di suo gusto, ma in fondo i Kranazoi non erano mammiferi, e lui non riusciva ad apprezzare affatto il significato erotico di quei seni.

La ragazza protese le sue mammelle luminose verso di lui e gli chiese: — Desidera?

— Sherry con ghiaccio — rispose Bridger.

Ne ricavò un’occhiata perplessa. Evidentemente nessun vero uomo avrebbe bevuto qualcosa di così leggero. Bridger si limitò a fare una smorfia. Sapeva che lo sherry era soltanto un vino rafforzato, con un contenuto alcolico inferiore al dieci per cento. Bene. Per il suo metabolismo l’alcool era un veleno, e meno ne consumava meglio era. Aveva bisogno di bere qualcosa, per inserirsi in qualche modo nelle conversazioni della sala cocktail, ma era bene che fosse il più leggero possibile.

La ragazza gli porse il suo sherry. Lui la pagò, e lei si diresse ancheggiando verso il prossimo cliente. Bridger sorseggiò lentamente la sua bevanda.

Poi si mise ad ascoltare. Il suo sistema auditivo era molto sensibile.

— … aumentato il dividendo per quattro anni di fila, ed ho la loro parola che in aprile triplicheranno i profitti…

— … e così l’ha portata nella stanza, capisci, ma quando le ha tolto i vestiti si è accorto che…

— … i Braves non hanno la minima possibilità, se Pasquarelli parteciperà alla Tournee in Giappone…

— … qualsiasi cosa dicano a proposito di quella dannata palla di fuoco, io mi rifiuto di credere che fosse solo…

— … in quella sottodivisione sono rimasti sette lotti, ma tre di loro sono già mezzi venduti a…

— … come si fa a discutere di guadagni di sei bigliettoni per azione?…

— … quarantuno fuori campo con un polso slogato…

— … e allora lei ha detto, dammi cinquanta testoni, o chiamo un poliziotto, e allora lui…

— … disco volante…

— … aumentare gli utili azionari, quelle sì che sono spese extra…

— … sottobanco adesso, ma verranno ammesse alle contrattazioni tra…

— … certo che credo a quella storia! Stammi a sentire, amico, si trovano dappertutto, ora…

— … hanno preso questo giocatore messicano, no, cubano…

— … le ha dato un bel calcio nel sedere…

— … quando la banca interverrà, potremo…

Bridger bevve con cautela un altro sorsetto del suo sherry. Poi scese pesantemente dallo sgabello ed attraversò la sala, facendo del suo meglio per darsi un contegno amichevole e gioviale. Si soffermò un attimo accanto ad un capannello di quattro persone, che non gli fecero molto caso. Una cameriera con le cosce color porpora gli passò vicino. Gli uomini erano giovani, giudicò Bridger, ma non troppo. Quando due di loro alzarono gli occhi verso di lui, l’agente Kranazoi fece un ampio sorriso e disse, con la voce più affabile che gli riuscì di tirar fuori: — Scusatemi l’intrusione, amici, ma non ho potuto fare a meno di sentire i vostri discorsi su quel disco volante…

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