12. Da qualche parte a cavallo di un manico di scopa

Non c’erano mai stati dubbi. Forse un’ombra, solo un’ombra di esitazione la prima notte, quando gli uomini offesero Toodles. O forse c’era stata qualche incertezza con Paul, almeno fino al suo sermone sul cavallo a dondolo e il conseguente collasso. Ma non furono mai dei seri dubbi.

Così quando quella sera di fine Inverno Luther salì sul terrazzo e disse: — Sei ammessa, Zoe; sei ammessa — la sua gioia fu contenuta, sincera ma contenuta. Mai gridare urrà fino a quando il matrimonio non è celebrato o gli astronauti non sono tornati a casa sani e salvi. Zoe abbracciò Luther. Quando scese, abbracciò tutti gli altri.


La mattina che seguì l’importante decisione, nel cortile del ricovero si tenne la cerimonia contrattuale. Era Leland Tanner a presiederla. Era il primo giorno di Primavera del 2040, secondo il Nuovo Calendario.

— Bene — disse Mr. Leland. — Ogni unità settigama ha la sua esclusiva procedura contrattuale, Zoe, dal momento che ogni forma prescelta per ratificare il vincolo è giudicata legale dalla Commissione per lo Sviluppo Umano. La cerimonia dei Phoenix nasce da un’idea di Parthena. — Osservò il gruppo. Erano tutti in piedi presso il prato artificiale circondato da gingko dal fusto cilindrico. Sotto l’albero più vicino c’era un tavolo coi rinfreschi. — Non è vero?

— Sì — rispose Parthena.

E poi, fra tutte le cose più strane, Mr. Leland tirò fuori una scopa che teneva nascosta dietro la schiena. La depose sul resistente tappeto erboso e arretrò di qualche passo. — Ecco — disse. — Tutto ciò che ora dovete fare è unire le mani e saltare insieme la scopa. — Rifletté. — Forse sarebbe meglio saltare divisi in due gruppi di tre, e tu Zoe salterai con ciascuno. Qualche obiezione?

— No — disse Parthena. — Basta che la salti dalla stessa parte entrambe le volte.

D’accordo. Quella era la procedura. Zoe saltò prima con Helen, Toodles e Luther, e poi con Parthena, Paul e Jerry, il quale dovette passare con la sedia a rotelle sopra una delle estremità del manico di scopa.

— Io vi dichiaro — pronunciò Mr. Leland — tutti e sette uniti in matrimonio come Phoenix. Sei di voi lo sono per la seconda volta, uno per la prima volta. — Poi li invitò sotto l’albero ed offrì i drinks. — Evviva i Phoenix.

Zoe bevve. Tutti quanti bevvero. Vennero servite molte tartine. Era molto appropriato sposarsi saltando un manico di scopa, dopo essere stata venduta lungo il fiume, nella libertà. In che altro modo avresti potuto farlo? In nessun altro, proprio nessuno.


Paul e Toodles, il primo e la sesta della famiglia in ordine di età, morirono nel 2042. Un anno dopo morì Luther. Nel 2047, Helen morì due giorni prima del suo ottantesimo compleanno. In quello stesso anno il dottor Leland Tanner rassegnò le dimissioni dalla Torre per lo Sviluppo Umano; si lamentò di arbitrarie ingerenze in un progetto di ricerca che durava da dodici anni. E dopo la sua partenza dal Ricovero Geriatrico il suo programma venne interrotto, e i membri superstiti delle dieci unità settigame furono separati. Jeremy Zitelman morì nel 2048, nell’ala di cura intensiva del ricovero. In seguito alla sua morte, Parthena e Zoe vennero rimandate alle loro famiglie d’origine: Parthena andò in un’abitazione di superficie a Bondville, e Zoe tornò nel cubicolo di Sanders e Melanie Noble al Livello 1. Per una circostanza curiosa, questi ultimi due membri della famiglia Phoenix morirono a distanza di dodici ore l’una dall’altra, in un giorno d’Estate del 2050, in seguito ad una breve malattia. Fino ad un mese prima della loro morte si incontravano una volta alla settimana in un piccolo ristorante di West Peachtree, dove si dividevano una singola porzione di vegetali e parlavano dei loro nipoti. Parthena infatti era diventata bisnonna due volte.


Dopo la cerimonia del salto del manico di scopa nel cortile del ricovero, Mr. Leland chiamò Zoe in disparte e le disse che c’era qualcuno che desiderava parlarle nella sala che una volta aveva chiamato «camera stagna». Sulla sua faccia equina un muscolo della mascella vibrò impercettibilmente, si strofinò le mani nel camice blu brillante. — Gli ho detto di attendere finché non avessimo finito qua fuori, Zoe. E lui ha accettato.

Perché questo mistero? La sua mente era altrove. — Chi è?

— Tuo genero.

Zoe si diresse alla camera stagna, o di decompressione o come la si volesse chiamare, e vi trovò Sanders rannicchiato in un angolo del sofà, intento a giocherellare con un filo che usciva dal calzino. Quando la vide si alzò goffamente in piedi, con un’espressione da funerale sul volto. Sembrava essersi riempito la bocca con gli stessi fili che aveva tolto dai calzini: le guance gonfie, le labbra appena increspate. Lei continuò a fissarlo, finché lui non riuscì a trovare il coraggio di parlare.

— Lannie ha perduto il bambino — disse.

Così, quando Lannie uscì dall’ospedale, Zoe passò una settimana nel loro cubicolo al Livello 3, cercando di dare una mano fino a quando Lannie non fu in grado di sbrigarsela da sola. Trascorsa quella settimana, ritornò dalla sua nuova famiglia nel Ricovero Geriatrico. Ma prima di andarsene chiamò Sanders in disparte e gli disse: — Devo raccomandarti una cosa che dovrai dire anche a Lannie. Lo farai?

Sanders abbassò lo sguardo. — D’accordo, Zoe.

— Be’, dille… — cominciò Zoe — dille di riprovarci.

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