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Muriel Burnley stava attraversando un nuovo periodo della sua vita, con poche soddisfazioni.

Non si era mai trovata bene con il signor Hutchman: era trascurato e non badava alle norme della società. Questo fatto la obbligava a un lavoro interminabile, di cui lui non si accorgeva neppure. Recandosi in ufficio sulla sua Morris Minor color verde chiaro, si divertiva a fare l’elenco di tutte le cose che non poteva soffrire in Hutchman. Per esempio, la sua indifferenza nei confronti del denaro, che sarebbe andata benissimo con una donna sposata, ma non con lei, che doveva mantenere sé e sua madre con lo stipendio da segretaria. Il signor Hutchman non si era mai informato delle cattive condizioni di salute di sua madre ma, in realtà, lui ignorava addirittura che lei avesse una madre. Aveva commesso l’errore più grave della sua carriera quando aveva accettato di lavorare con il signor Hutchman. Il guaio era, e si vergognava di ammetterlo, che quando lo aveva visto di lontano era rimasta impressionata favorevolmente dalla sua somiglianza con Gregory Peck giovane. Quel tipo d’uomo, veramente, non era più di moda, però aveva sentito dire che il matrimonio del signor Hutchman non era tutto rose e fiori, e lavorando a stretto contatto con lui c’era sempre la possibilità che…

Trascinata dai suoi pensieri Muriel accelerò, superò un autobus e si rimise nella carreggiata di destra, appena in tempo per evitare un furgoncino che avanzava in direzione opposta. Strinse le labbra, concentrandosi nella guida.

E dire che, per tutto il tempo, l’onnipotente signor Hutchman aveva fatto le corna a sua moglie con quella sgualdrina dell’Istituto Jeavons. Era evidente, però, che c’era sotto qualcosa. Anche il signor Batterbee era finito così, eppure anche un tipo così losco come il signor Batterbee non si era mai immischiato con gente dei movimenti clandestini, facendo venire addirittura la polizia in ufficio. Muriel diventò rossa, mentre ricordava i colloqui riservati con i poliziotti. Le altre ragazze, s’intende, erano felici. Spettegolavano fra loro nei corridoi in piccoli gruppi e, appena lei si avvicinava, tacevano immediatamente. Era chiaro di cosa parlavano: il signor Hutchman si era rivelato uno sfruttatore. Muriel Burnley era la sua segretaria, e mica per niente la polizia si occupava tanto della nostra Muriel…

Svoltò attorno al chiosco della Westfield e, dopo aver posteggiato, frenò. Raccolse la borsa di paglia, scese, chiuse con cura le portiere e corse in ufficio. Percorse a passo veloce i corridoi senza incontrare nessuno, ma quando arrivò all’ultimo angolo, prima del suo ufficio, per poco non andò a sbattere contro il signor Boswell, il capo della sezione Missili.

«Ah, signorina Burnley» disse. «Proprio la persona che cercavo.» I suoi occhi azzurri la esaminarono con interesse, dietro gli occhiali d’oro.

Muriel si strinse nel cappotto. «Desiderate, signor Boswell?»

«Il signor Cuddy è stato distaccato qui da noi dal settore aeronautico, e oggi prenderà il posto del signor Hutchman. Per qualche settimana avrà molto da fare e desidero che gli diate tutta la collaborazione possibile.»

«S’intende, signor Boswell.» Il signor Cuddy era un individuo piccolo e segaligno, ed era anche pastore laico. Era abbastanza rispettabile per neutralizzare l’atmosfera creata dal signor Hutchman.

«Oggi porterà qui la sua roba. Volete mettere in ordine l’ufficio, prima che arrivi? Vorrei che avesse una buona impressione fin dall’inizio.»

«Sì, signor Boswell.» Muriel entrò nell’ufficio, si tolse il cappotto e passò a mettere ordine nell’altra stanza. La polizia si era fermata nell’ufficio di Hutchman per tutta una mattina e, per quanto gli agenti avessero cercato di rimettere le cose al loro posto, l’ambiente dava ugualmente un’impressione di disordine. In particolare la vaschetta sul tavolo, dove il signor Hutchman teneva un numero inverosimile di fermagli e mozziconi di matita, era tutta per aria. Muriel la tolse dai supporti e la vuotò nel cestino della carta. Le matite, dei fermagli e una gomma verde si sparsero sul pavimento. Lei raccolse la gomma e, quando stava per rimetterla a posto, notò che su un lato c’era scritto qualcosa, in inchiostro. Le parole erano: CHANNING WAY 31, HASTINGS.

Muriel portò la gomma in ufficio e sedette, guardandola con un certo nervosismo. Il poliziotto che l’aveva interrogata era tornato ripetutamente su una domanda. Il signor Hutchman aveva per caso un altro indirizzo, oltre quello di Crymchurch? Aveva un taccuino d’indirizzi? Non le era mai capitato di vedere un indirizzo scritto da qualche parte, nel cestino della carta straccia, per esempio?

Le avevano fatto promettere che, se le capitava di trovarne uno, si sarebbe messa in contatto con loro. E adesso lei aveva trovato quello che era sfuggito alle ricerche. Cos’era quell’indirizzo di Hastings? Muriel strinse più forte la gomma verde, finché le unghie vi si conficcarono. Dunque Sua Maestà andava a Hastings, quand’era in compagnia di quella sgualdrina che era stata rapita? Ed era stato là per tutti quei giorni del mese scorso, quando non veniva in ufficio?

Alzò il ricevitore, poi lo abbassò. Chiamando la polizia, si sarebbe trovata di nuovo alle prese con quei poliziotti, e le sue cosiddette amiche si sarebbero fatte altre risate alle sue spalle, in corridoio. Anche i vicini cominciavano a guardarla in modo strano. Era già un miracolo che nessuno fosse andato a tormentare sua madre con mucchi di pettegolezzi. D’altronde perché il signor Hutchman doveva passarla liscia? Forse, in quel preciso momento si nascondeva proprio ad Hastings.

Era ancora incerta sul da farsi quando, sentendo un rumore furtivo dietro la porta vicina, capì che il signor Spain era arrivato, più tardi del solito. Si alzò e si lisciò bene la camicetta sul seno. Portò la gomma famosa nel suo ufficio.


Ogni volta che Don Spain incontrava per caso, o vedeva una persona di sua conoscenza, prendeva nota mentalmente dell’ora, del giorno e del posto in cui l’aveva vista. Lo faceva d’istinto, inconsciamente, solo perché era Don Spain. Poi l’informazione veniva archiviata ma non dimenticata perché, a volte, una notizia in sé non ha alcun valore, ma può diventare importante se viene messa in relazione con altri frammenti altrettanto insignificanti. Era difficile che Spain si servisse delle innumerevoli informazioni che possedeva, o che le sfruttasse in qualche modo. Semplicemente faceva quello che doveva fare, senza altra ricompensa oltre l’emozione segreta che ogni tanto provava quando, mentre faceva una corsa in auto, di sera, trovava un conoscente e sapeva dove si recava e perché.

Così, anche se non aveva mai parlato a Vicky Hutchman, era sicuro che sarebbe passata sotto la galleria della via principale di Crymchurch verso le dieci, mercoledì mattina. In fondo alla galleria c’era un salone di bellezza dove lei si recava settimanalmente, e da questo particolare Spain sapeva che la signora Hutchman non era il tipo da permettere che certe cose tipo un matrimonio fallito e la scomparsa di suo marito interferissero con i riti dedicati alla propria persona. Guardò l’orologio, chiedendosi fino a quando si sarebbe fermato ad aspettare nel caso che lei non arrivasse secondo l’orario previsto. Da qualche tempo Maxwell, il suo principale, gli faceva delle osservazioni pungenti sull’impossibilità di servire due padroni. Indubbiamente era importante regolare i suoi conti con Hutchman, ma non al punto di rimetterci del denaro, come sarebbe avvenuto rinunciando a uno dei due impieghi.

Spain si schiarì la voce quando vide arrivare Vicky Hutchman. Aspettò il momento giusto, poi uscì dalla porta dove la stava aspettando e le finì addosso.

«Scusate» disse «ma, per caso siete la signora Hutchman?»

«Sì.» Lei lo guardò con un disprezzo malcelato, che gli fece venire in mente Lucas e che lo decise ad agire. «Mi spiace, ma…»

«Donald Spain» tornò a schiarirsi la voce. «Sono un amico di Hutchman. Un collega d’ufficio.»

«Sì?» La signora Hutchman non sembrava molto convinta.

«Sì.» Tale e quale a suo marito, pensava Spain. Anche lui non voleva sporcarsi con la gente ordinaria, a meno che fosse sicuro di non essere visto. «Volevo esprimervi tutto il mio rincrescimento per il brutto momento che sta attraversando. Probabilmente c’è una spiegazione molto semplice.»

«Vi sono molto grata. Però, se volete scusarmi, avrei un impegno.» Si avviò, e i capelli biondi erano lisci e lucidi come il ghiaccio nella luce da acquario della galleria.

Era il momento di colpire. «La polizia non l’ha ancora trovato. Penso che abbiate fatto bene a non dire niente della vostra villetta per le vacanze. Probabilmente…»

«Villetta per le vacanze?» Lei corrugò la fronte. «Ma non abbiamo nessuna villetta!»

«Ma la casetta di Hastings, in Channing Way, al 31. Mi ricordo l’indirizzo perché Hutchman aveva chiesto il mio parere sull’ufficio.»

«Channing Way» disse lei, con voce sottile. «Ma non abbiamo nessuna casa in quel posto.»

«Ma…» Spain sorrise. «Forse ho parlato troppo. Ma non preoccupatevi, signora Hutchman, non ho detto niente alla polizia quando mi hanno interrogato, e continuerò a farlo. Stimiamo troppo Hutch per…» Abbassò la voce quando Vicky Hutchman si affrettò a entrare nel negozio e lui si allontanò in preda a una soddisfazione enorme, come se avesse appena finito di comporre una poesia.


Non è cambiato niente, si diceva Vicky Hutchman, mentre era seduta nella poltrona con l’acqua calda che le scorreva sul cuoio capelluto. La nortriptyline mi aiuterà. Secondo il dottor Swanson, le pastiglie avranno effetto, se do loro il tempo di agire. Il passato è passato…

Chiuse gli occhi, sforzandosi di non pensare.

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