CAPITOLO NONO

Mezzo periodo più tardi, dopo aver superato un’interminabile serie di gallerie sconosciute, Jared si fermò ad ascoltare con attenzione.

Eccolo di nuovo! Un battere lontano di ali… troppo debole per gli orecchi di Della, però.

— Jared, cosa c’è? — Lei gli si strinse contro.

Distrattamente, il giovane le rispose: — Mi era sembrato di aver udito qualcosa.

In verità, da qualche tempo sospettava che il pipistrello delle profondità li stesse inseguendo.

— Forse è un Veggente! — suggerì lei con voce ansiosa.

— È quello che avevo sperato anch’io all’inizio. Ma mi sbagliavo. Non c’è niente laggiù. — Non c’era motivo di spaventarla… non ancora, almeno.

Sin quando la conversazione fosse continuata, aveva poco di cui preoccuparsi, per quanto riguardava gli eventuali crepacci sul loro cammino. Le parole fornivano una fonte continua e sufficiente di echi. Ma gli argomenti di cui discorrere non erano inesauribili, ed era inevitabile che vi fossero momenti di silenzio totale. Allora doveva ricorrere all’inganno, ad artifizi geniali per evitare che la ragazza scoprisse che non era un Veggente. Un colpo di tosse ingegnosamente inscenato al momento giusto, un urto apparentemente goffo con la lancia, uno strascicare, non necessario, dei piedi che mandava qualche pietra a rotolare con fragore sul terreno… erano tutte improvvisazioni che l’aiutavano in quello scopo.

Mandò la lancia a sbattere contro la roccia della parete e venne ricompensato con lo schema riflesso di una curva ormai vicina nella galleria. Mentre la superava, Della l’avverti: — Attento a quella stalattite!

Le parole allarmate della ragazza gli riportarono, in tutta la sua udibile chiarezza, l’impressione della scheggia appuntita di roccia. Ma era troppo tardi.

Clop!

L’impatto con la testa del giovane spezzò in due la stalattite e mandò i frammenti a infrangersi contro la parete del tunnel.

— Jared — domandò Della, perplessa, — non stai percependo?

Finse di gemere per il dolore, per evitare di rispondere… anche se il gonfiore che si stava producendo con notevole rapidità sulla sua fronte era una giustificazione sufficiente per le sue espressioni di dolore.

— Ti sei fatto male?

— No, — Riprese a camminare svelto.

— E non percepisci.

I nervi di Jared si tesero. Che Della avesse già capito? Stava forse per perdere l’unica possibilità di entrare nel Mondo dei Veggenti?

Tuttavia, anche se era convinta che non stesse percependo, la ragazza si mise soltanto a ridere. — Hai lo stesso problema che avevo io… fin quando dissi: — Alla Radiazione quello che pensa la gente! Voglio percepire tutto quello che mi pare e quando mi pare!

Servendosi degli echi delle sillabe pronunciate con voce chiara e distinta da Della, Jared si fissò bene in mente i dettagli della zona che si trovava immediatamente davanti a loro. — Avevi ragione. Non stavo percependo.

— Non dobbiamo più nascondere la nostra abilità, Jared. — Gli strinse il braccio con affetto. — È tutto finito, passato, ormai. Possiamo essere noi stessi, per la prima volta… realmente! Oh, non è meraviglioso?

— Certo. — Si massaggiò il bozzo che gli era spuntato sulla fronte. — È proprio meraviglioso.

— Quella ragazza che ti stava aspettando al Livello Inferiore…

— Zelda?

— Che nome strano… ed era anche un volto-peloso. Era una tua… amica?

Se non altro, la conversazione, necessaria per generare gli echi, era ricominciata. E adesso poteva sentire prontamente tutti gli ostacoli.

— Sì, suppongo che potresti definirla un’amica.

— Un’amica intima?

Guidò con sicurezza Della attorno all’imboccatura di un pozzo profondo, quasi aspettandosi un complimento per la sua bravura, un — Adesso stai percependo! — Ma il complimento non arrivò.

— Sì, una buona amica — rispose.

— Me ne ero accorta… dal modo in cui ti stava aspettando.

Con la testa voltata, Jared sorrise. I Veggenti, dunque, non sembravano privi della normale sensibilità umana. E lui si sentì piuttosto compiaciuto della distorsione delle parole di Della, provocata dal broncio che la ragazza aveva quando gli chiese se Zelda gli sarebbe mancata molto.

Nascondendo il suo divertimento per la cosa, il giovane rispose con finto coraggio: — Penso che riuscirò a vivere anche senza di lei.

Produsse un altro falso colpo di tosse, e individuò una vaga zona vuota nel suono riflesso. Per fortuna, al passo successivo urtò un sasso con il piede. Il secco acciottolio rivelò i dettagli di un abisso che si apriva nella galleria proprio davanti a loro.

Della gridò per avvertirlo: — Attento! Percepisci quel…

— Sì, lo percepisco! — urlò lui di rimando, guidandola attorno al pericolo che li fronteggiava.

Dopo un po’, lei gli chiese in tono indifferente: — Avevi molti amici, vero?

— Be’, non credo di essere mai stato solo. — Si pentì subito di avere pronunciato quella frase, sospettando che sarebbe stato più logico che un Veggente, nella sua situazione, si sentisse isolato, insoddisfatto della compagnia della sua gente.

— Neppure sapendo che eri… diverso da tutti gli altri?

— Volevo dire — si affrettò a spiegare, — che la maggior parte della gente era così gentile che riuscivo quasi a dimenticare che non ero come loro.

— Conoscevi perfino quella povera bambina Veggente — aggiunse Della pensosa.

— Estel. L’avevo sentita… cioè, l’avevo percepita soltanto una volta, prima di allora. — Le raccontò come aveva incontrato la bambina fuggitiva nel Passaggio.

Quando ebbe finito, Della gli domandò: — E hai lasciato allontanare Mogan e gli altri senza nemmeno dire loro che anche tu eri un Veggente?

— Io… ecco… — Inghiottì a vuoto, in evidente difficoltà.

— Ah — esclamò a un tratto la ragazza, come colpita da tardiva comprensione dei fatti, — dimenticavo… avevi con te il tuo amico Owen. Avrebbe scoperto il tuo segreto.

— Proprio così.

E, in ogni caso, non potevi abbandonare il Livello Inferiore, sapendo quanto avevano bisogno di te.

Jared l’ascoltò con sospetto. Perché si era affrettata a provvedere a rispondere in vece sua quando si era trovato in netta difficoltà? Era come se si fosse divertita a liberarlo, dopo averlo messo capricciosamente nei guai. Forse lei sapeva che non era un Veggente? Ebbe la vaga sensazione che tutto il suo progetto di investigare sulla possibile relazione esistente tra i Veggenti, il Buio, gli Occhi, e la Luce stesse scivolando inesorabilmente in un oscuro vuoto di echi.

Ancora una volta, venne strappato alle sue riflessioni dal battito orrendo di ali mostruose, troppo lontane perché Della potesse distinguerle. Senza rallentare il passo, concentrò la sua attenzione su quel suono sinistro e minaccioso. I pipistrelli che li seguivano erano due, adesso!

L’unica soluzione logica, lo capiva chiaramente, sarebbe stata quella di fermarsi e affrontare subito i pipistrelli delle profondità… prima che ne attirassero altri al loro inseguimento. Tuttavia proseguì, nella speranza che la galleria si restringesse di quel tanto necessario per lasciar passare lui e la ragazza, ma non i mostri.

Rallentò il passo, aspettando che Della dicesse qualcosa e producesse degli echi efficaci.

Clop!

L’impatto della spalla contro una stalattite non fu altrettanto forte, stavolta. Lo fece semplicemente ruotare a metà su se stesso.

Irritato, tirò fuori con rabbia un paio di pietre-scandaglio dalla bisaccia e cominciò a batterle furiosamente una contro l’altra. Alla Radiazione quello che poteva pensare Della! Se la verità sul fatto che non era un Veggente doveva venire a galla, che lo facesse pure!

Ma Della si mise solo a ridere. — Usa pure le tue pietre se ciò ti farà sentire più sicuro. È capitata anche a me la stessa cosa, quando ho cominciato a percepire con una certa continuità per la prima volta.

— Davvero? — Si mise a camminare più svelto, adesso che era nettamente udibile ciò che si trovava dinanzi.

— Ti ci abituerai presto. Sono le correnti d’aria che danno tutto questo fastidio. Sono belle, ma noiose.

Correnti? Intendeva forse dire che in qualche maniera riusciva a percepire i movimenti lenti, roteanti, dell’aria nella galleria? Qualcosa che lui poteva sentire soltanto quando l’aria era ulteriormente agitata dal passaggio di una lancia o di una freccia?

Fu Della che inciampò, quella volta. Gli cadde addosso, facendo perdere ad entrambi l’equilibrio e mandandoli a rotolare contro la parete.

La ragazza si aggrappò a lui, e Jared poté sentire il tepore del suo respiro sul petto e le linee morbide del suo corpo.

La trattenne per un attimo, e lei sussurrò: — Oh, Jared! Saremo così felici! Non ci sono mai state due persone che hanno avuto tanto in comune come noi!

La sua guancia era liscia e vellutata — constatò Jared nel sentirla premuta contro la sua spalla — e la treccia dei capelli stretti da una fascia riposava soffice sul suo braccio, danzando leggiadramente ad ogni minimo movimento della testa di Della.

Lasciando cadere le due lance, le toccò il viso, e sentì il flusso regolare dei suoi delicati lineamenti, fermi e piacevoli dall’attaccatura dei capelli fino al mento. La vita della ragazza, che si adattava alla concavità dell’altra sua mano, era piacevolmente curva e cedevole, e si allargava a formare le anche snelle.

Fino ad allora non aveva mai compreso appieno che la ragazza avrebbe potuto facilmente diventare per lui qualcosa di più di un semplice strumento per raggiungere il suo fine. Ed era certo di aver avuto torto nel sospettare che stesse cercando di ingannarlo… tanto certo da scoprirsi a fantasticare di dimenticare tutto il resto e di sistemarsi assieme a lei in un piccolo Mondo remoto e lontano da tutti.

Ma la logica sobria della realtà emerse al disopra dei suoi sogni. Riafferrò bruscamente le lance, riprendendo con fare deciso il cammino nella galleria. Della era una Veggente; lui no. Lei avrebbe trovato la felicità nel Mondo dei Veggenti, e lui avrebbe dovuto accontentarsi della sua ricerca della Luce, sempre che fosse riuscito a cavarsela dalla sua coraggiosa invasione del dominio dei Veggenti.

— Stai percependo adesso, Della? — domandò cauto.

— Oh, io percepisco sempre. Presto lo farai anche tu.

In via di tentativo, ascoltò con la massima attenzione, con la debole speranza di notare qualche indiscernibile cambiamento nelle cose che la circondavano. Ma non sentì nulla. Doveva proprio essere come aveva sospettato in precedenza: la «diminuzione» che stava cercando era così piccola, che avrebbe dovuto trovarsi in presenza di una moltitudine di Veggenti perché il suo effetto cumulativo si potesse notare.

Ma no! C’era un approccio più diretto.

— Della, dimmi… cosa pensi tu del Buio?

Poté sentire distintamente l’eco che rifletteva la sua fronte corrugata mentre ripeteva la domanda e rispondeva, incerta: — Il Buio abbonda nei mondi…

— Maligni e cattivi, senza dubbio.

— Certo. Cos’altro, allora?

Era evidente che la ragazza non sapeva nulla del Buio. Oppure, anche se era in grado di percepirlo, non lo riconosceva per quello che era effettivamente.

— Perché ti preoccupi tanto del Buio? — gli domandò Della.

— Stavo soltanto pensando — improvvisò lui, — che il percepire deve essere qualcosa di opposto al Buio… qualcosa di buono e bello.

— Certo che è bello — l’assicurò lei, seguendolo intorno ad una depressione minore del terreno e lungo la riva di un corso d’acqua emerso all’improvviso. — E come potrebbe essere cattiva una cosa tanto meravigliosa?

— È… bello? — Tentò all’ultimo istante di eliminare l’inflessione interrogativa dalla frase, ma, ciò nonostante, venne fuori molto più simile a una domanda che a un’affermazione.

La voce di Della era animata ed espressiva. — Quella roccia là davanti… Percepisci come spicca contro il freddo sfondo del terreno, com’è tiepida e morbida! Ecco, adesso non c’è più, ma solo per un battito, sintantoché quell’alito di aria calda non sia passato. Eccola là di nuovo!

Jared l’ascoltava a bocca aperta. Com’era possibile che la roccia fosse là e scomparisse l’attimo successivo, per poi ricomparire di nuovo? Aveva continuato a riflettere i «click» dei suoi scandagli per tutto il tempo, senza interruzioni, sì o no? Diamine, quella roccia non si era spostata di un dito!

La galleria — poteva sentirlo bene — era ora larga e diritta, e non presentava ostacoli o pericoli. Perciò mise tranquillamente via le sue pietre.

— Stai percependo adesso, vero Jared? Che cosa percepisci?

Esitò un attimo. Poi, d’impulso, disse: — Là nel ruscello… percepisco un pesce. Un grosso pesce, che risalta contro il freddo letto del fiumiciattolo.

— Com’è possibile? — ribatté lei scettica. — Io non riesco a percepirlo.

Eppure Jared era sicuro che ci fosse! Poteva sentire lo sciacquio prodotto dalle sue pinne mentre stabilizzava la sua posizione. — È lì, ne sono certo.

— Ma un pesce non è più caldo o più freddo dell’acqua che lo circonda. Inoltre, io non sono mai riuscita a percepire né le rocce né qualsiasl altra cosa si trovi in acqua… nemmeno quando ve l’ho appena gettata.

Per coprire quell’errore grossolano era necessaria un po’ di spavalderia. — Io invece riesco a percepire i pesci. Forse io percepisco in maniera differente dalla tua.

Della era udibilmente turbata. — Non ci avevo pensato. Oh, Jared, pensa se io non fossi veramente una Veggente!

— Stai tranquilla. Lo sei senz’altro. — Poi tacque, preoccupato. Come poteva aspettarsi di riuscire ad ingannare un Veggente?

Il temibile battito di immense ali coriacee lo sorprese, e Jared si meravigliò che quel suono così distinto e netto potesse sfuggire all’attenzione della ragazza. Le creature mostruose avevano raggiunto una piazzuola nella galleria e, approfittando dello spazio più ampio a disposizione delle loro ali, si erano lanciate in avanti con maggiore foga.

Jared si fermò, e tese acutamente gli orecchi verso i suoni provenienti dalle loro spalle. Si poteva udire con chiarezza che il loro numero si era perlomeno raddoppiato.

— Che succede, Jared? — domandò Della, interrompendo il suo attento silenzio.

Uno dei mostri riempì l’aria con il suo urlo stridente.

— Pipistrelli! — strillò la giovane.

— Soltanto uno. — Non c’era motivo di allarmarla, quando, con un pizzico di fortuna, avrebbero potuto far perdere le loro tracce alle terribili bestie. — Va’ avanti tu. Io mi terrò alla retroguardia… pronto a proteggerti, in caso che arrivi ad attaccarci.

Si congratulò con se stesso per esser riuscito a trarre un temporaneo vantaggio dalla situazione. Con lei che faceva strada, non avrebbe più dovuto dimostrarle di volta in volta che stava percependo. Ciononostante, i suoni vocali erano sempre più indispensabili per ottenere impressioni oscure, ragion per cui si dette da fare per tener viva la conversazione.

— Ora che mi guidi tenendomi per mano — disse in tono spensierato, — mi ricordi la Gentile Sopravvissuta dei miei sogni.

— Chi è mai?

Seguendo Della lungo un cornicione di pietra che costeggiava il ruscello, Jared le raccontò della donna che, nei suoi sogni di fanciullo, veniva solitamente ad accompagnarlo a visitare il bambino che viveva con lei.

— Il Piccolo Che Ascolta? — Della ne ripeté il nome dopo che lui l’ebbe menzionato. — È così che si chiamava il ragazzo?

— Nei miei sogni si chiamava così. Non riusciva a sentire null’altro che i piccoli rumori inaudibili prodotti dai grilli.

— Ma se erano inaudibili, come facevi a sapere che i grilli li producevano davvero? — Lo condusse attorno a un piccolo abisso.

— Per quel che mi ricordo, la Sopravvissuta mi diceva che rumori simili esistevano sul serio ma soltanto il Piccolo era capace di sentirli. Anche lei li sentiva quando si introduceva nella sua mente.

— Poteva fare una cosa simile?

— Senza fatica. — Il suo risolino fece capire alla ragazza che stava soltanto prendendo in giro l’assurdità della sua immaginazione. — Ed era così che riusciva a parlare anche con me. Ricordo che diceva spesso di essere in grado di ascoltare quasi tutte le menti umane dovunque si trovassero… tranne quelle dei Veggenti.

Della si bloccò vicino a una colonna di roccia. — Ma tu sei un Veggente. E lei raggiungeva anche la tua mente. Come lo spieghi?

Ecco! Aveva commesso di nuovo un errore. E in un momento in cui stava semplicemente facendo un po’ di conversazione per poter sentire meglio la strada. Ma si riprese subito. — Oh, io ero l’unico Veggente di cui poteva captare i pensieri. Non prendere troppo sul serio tutte queste fantasticherie. I sogni non seguono degli schemi logici.

Della fece strada nel corridoio che si allargava. — I tuoi li seguivano, almeno in parte.

— Cosa intendi dire?

— Supponi che io ti dicessi che conoscevo un bambino che non si girava mai in direzione della voce, ma che ogni volta che la madre lo pescava ad ascoltare la parete, trovava sempre un grillo attaccato là vicino.

Quel fatto toccò una corda vagamente familiare della sua memoria. — Esisteva sul serio un bambino simile?

— Al Livello Superiore… prima che io nascessi.

— Che cosa ne è stato di lui?

— Decisero che era un Diverso. Lo abbandonarono nelle gallerie, quando non aveva ancora quattro gestazioni.

Ricordava, adesso, che anche i suoi genitori solevano raccontargli la stessa storia del bambino Diverso del Livello Superiore.

— A cosa stai pensando, Jared?

Lui rimase a lungo in silenzio. Poi scoppiò a ridere. — Sono riuscito infine a intuire per quale motivo sognavo il Piccolo che Ascolta. Non capisci? Mi avevano effettivamente parlato di una persona come quella. Ma il ricordo rimaneva nascosto sotto la superficie.

— E la tua… Gentile Sopravvissuta?

Un altro velo si aprì sui suoni di memorie dimenticate. — Adesso ricordo di avere sentito anche la storia di una Diversa che era stata bandita dal Livello Inferiore alcune gestazioni prima che nascessi io… una ragazza che sembrava conoscere sempre quello che gli altri stavano pensando!

— Ecco fatto. — Della continuò a guidarlo intorno a una curva del tunnel. — Adesso abbiamo spiegato logicamente tutte le stranezze dei tuoi sogni.

Quasi tutte. Rimaneva soltanto da determinare l’origine psicologica dell’Uomo Eterno delle sue fantasie.

Rivolse in avanti la sua attenzione, e ascoltò una cavità grande e distante che avviluppava il rombo di una cateratta. Si avvicinavano al termine della galleria e, più oltre — ne era certo — si trovava un grande Mondo… quello dei Veggenti? Ne dubitava, giacché da molto tempo ormai aveva perso l’odore caratteristico dei Veggenti.

— È orribile — intervenne Della, pensosa, — il modo in cui la gente bandisce i Diversi.

— Il primo Veggente era un Diverso. — Passò di nuovo al comando, e ricominciò a battere i due scandagli. — Ma quando lo bandirono era già abbastanza grande da rapire una compagna per il Connubio.

Uscirono fuori dalla galleria ormai terminata, e Jared ascoltò il fiume che proseguiva il suo corso al livello del terreno, dirigendosi verso la parete opposta. Mandò un grido, e gli echi gli ritornarono giù da altezze spaventose e attraverso distanze invalicabili. Le parole si riflettevano su isole grottesche di pietre ammucchiate, formando una dissonanza stridente.

— Jared, è meraviglioso! — esclamò la ragazza, girando la testa in tutte le direzioni. — Non ho mai percepito nulla di così bello prima d’ora!

— Non possiamo perdere tempo per raggiungere l’altra estremità — ribatté lui, calmo. — Ci dovrebbe essere un altro passaggio, dove il corso d’acqua penetra nella parete opposta.

— Il pipistrello…? — domandò ancora Della, notando il tono preoccupato della sua voce.

Senza rispondere, la guidò rapidamente lungo la banchina levigata che le acque avevano scavato nella roccia durante le epoche passate, quando il fiume era più pieno. Molti respiri dopo, riuscirono infine a penetrare nell’imboccatura della galleria che si apriva nella parete opposta, proprio nell’attimo in cui i mostri inseguitori emergevano dal tunnel alle loro spalle e si lanciavano in avanti, riempiendo il mondo delle loro grida stridenti e feroci.

— Dobbiamo nasconderci! — urlò Jared. — Ci raggiungeranno in un battito!

Oltrepassarono a guado una curva del fiume, e gli echi dei suoni prodotti rivelarono la presenza di un’apertura nella parete sinistra, larga appena l’indispensabile per lasciarli infilare. Il giovane seguì Della all’interno, e si trovò in un recesso piccolo quasi come una caverna residenziale. La ragazza si lasciò cadere esausta sul terreno, e Jared le si sedette al fianco, ascoltando i pipistrelli infuriati che si riunivano fuori, davanti all’entrata.

Della gli appoggiò il capo sulla spalla. — Credi che riusciremo mai a trovare il Mondo dei Veggenti?

— Perché sei tanto ansiosa di arrivarci?

— Be’… per il tuo stesso motivo, forse.

Naturalmente, lei non poteva conoscere il suo vero motivo… o forse invece sì? — Perché è quello il mondo cui apparteniamo, vero?

— C’è dell’altro, Jared. Sei sicuro di non volerci andare per cercare anche… qualcuno?

— Chi?

Della esitò un attimo. — I tuoi parenti.

Il giovane corrugò la fronte. — Non ho parenti, là.

— Allora devi essere davvero un Veggente originale.

— Perché, tu no?

— Oh, no. Sai, io sono… illegittima. — Poi aggiunse in fretta: — Pensi che faccia qualche differenza… tra noi, voglio dire?

— Be’, no — disse Jared, ma la frase non gli uscì molto convinta. Poi aggiunse, con più fervore: — Per la Radiazione, no!

— Ne sono felice, Jared. — Gli sfiorò un braccio con la guancia. — Naturalmente soltanto mia madre sapeva che sono illegittima.

— Era una Veggente anche lei?

— No. Lo era solo mio padre.

Il giovane si mise ad ascoltare i suoni all’esterno della grotta. Frustrati, sconfitti, i pipistrelli si stavano ritirando verso il Mondo da cui provenivano, lanciando le loro grida stridenti.

— Non capisco — disse Jared alla ragazza.

— È semplice. — Lei scrollò le spalle. — Quando mia madre scoprì che stavo per nascere, si unì in Connubio con un Sopravvissuto del Livello Superiore. Tutti pensarono semplicemente che fossi nata in anticipo.

— Vuoi dire — domandò il giovane con delicatezza, — che tua madre e un Veggente…

— Be’, non è andata proprio così. Loro desideravano il Connubio. Si incontrarono per caso in una galleria, una volta… e, in seguito, molte altre volte. Infine, decisero di fuggire assieme, e di cercare un piccolo Mondo tutto per loro. Durante la fuga, però, mia madre cadde in un pozzo e lui morì per salvarla. A lei non rimase altra possibilità che ritornare al Livello Superiore.

Jared provò un vivo senso di compassione per la ragazza. Riusciva a capire, adesso, con quanto fervore dovesse aver desiderato di raggiungere il Mondo dei Veggenti. Le aveva circondato la vita e l’aveva avvicinata in un consolante abbraccio. Ma ora la lasciò andare, acutamente consapevole della differenza che li divideva. Non si trattava soltanto di una mera distinzione fisica tra un Veggente e un non-Veggente. Era un vasto abisso di filosofia e pensieri divergenti che racchiudevano valori e costumi opposti. Ora riusciva quasi a comprendere il disprezzo che un Veggente sentiva per chiunque ritenesse il percepire soltanto una funzione incomprensibile.

Non c’erano più pipistrelli nel corridoio, per cui Jared disse: — Faremmo meglio a riprendere il cammino.

Ma Della rimase seduta dove si trovava, rigida, immobile, quasi senza respiro. A un tratto, Jared ebbe la momentanea sensazione di udire dei leggeri fruscii, che prima gli erano sfuggiti. Per accertarsene, batté i suoi scandagli nel cavo della mano. Immediatamente ricevette l’impressione di numerosi corpi minuscoli e pelosi. Adesso riusciva a sentire il soffice sgambettare di zampette di insetti sulla pietra.

Della urlò, balzando in piedi. — Jared, questo è un Mondo di ragni! Mi hanno morsicato al braccio!

Mentre si precipitavano verso l’uscita, sentì che la ragazza barcollava. Quando cadde, l’afferrò tra le braccia e la spinse nella galleria, strisciandole dietro carponi. Ma era troppo tardi. Uno dei piccoli animaletti pelosi gli era già piovuto sulla spalla. E, prima che potesse spazzarlo via, avvertì la rovente, incisiva puntura del veleno letale.

Sostenendosi con le due lance, si mise Della sulla spalla, e avanzò incespicando nella galleria. Il veleno gli stava correndo per il braccio, adesso, e avanzava rapidamente verso il petto e la testa, dandogli una sensazione di paralizzante dolore.

Appellandosi a tutte le sue energie riposte, si costrinse a procedere. Aveva più di un motivo urgente per resistere: non poteva perdere i sensi lì. I pipistrelli sarebbero tornati da un momento all’altro. Né poteva fermarsi finché non avesse raggiunto una sorgente calda, dove avrebbe potuto preparare una poltiglia di fango fumante per curare le loro ferite.

Sbatté contro una roccia, rigirò su se stesso, vacillò per un attimo, poi proseguì con passo incerto. Arrivato alla prima curva del corridoio, guadò un braccio del fiume e cadde non appena ebbe raggiunto l’altra riva.

Il corso d’acqua scompariva nella parete e, davanti a loro, si stendeva una galleria ampia e asciutta. Spingendosi avanti con la mano che ancora impugnava le due lance, Jared trascinò con sé Della. Poi si fermò ad ascoltare un drip drip che si ripeteva con melodiosa monotonia. Con la punta di una lancia urtò la parete di roccia; il thunk prodotto gli riportò l’impressione generale del passaggio che si stendeva davanti a loro.

Era un corridoio stranamente familiare, con la snella stalattite che sgocciolava nella polla sottostante, non molto distante da un pozzo isolato e ben definito. Si sentì sicuro di essere già stato lì molte volte in precedenza; era già stato a lato di quell’umido ago di roccia e aveva già fatto scorrere la mano sui suoi contorni freddi e lisci.

E, nell’ultima impressione prima di scivolare in stato d’incoscienza, riconobbe tutti i particolari della galleria che conduceva al Mondo immaginario della Gentile Sopravvissuta dei suoi sogni.

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