CAPITOLO OTTAVO

Benché non l’avesse ritenuto possibile, il Pozzo delle Punizioni del Livello Superiore era ancora peggiore di quello del mondo a cui apparteneva Jared. Gli venne in mente che sarebbe stato difficile immaginare una pena peggiore per i misfatti. Come luogo di detenzione, era a prova di fuga. Il breve ripiano su cui era disteso si trovava almeno a due lunghezze d’uomo al disotto dell’imboccatura. Ed era molto più stretto delle sue spalle, in modo che un braccio e una gamba dovevano per forza penzolare sull’abisso.

Dopo che l’ebbero calato con una corda, vi era rimasto steso per centinaia di battiti di cuore, fin quando le membra gli si erano intorpidite. Poi, con cautela estrema, aveva lasciato cadere nel vuoto una delle sue pietruzze. Era caduta… caduta… caduta. E molti respiri più tardi, quando aveva quasi perso la speranza di sentire il tonfo, c’era stato il plunk più debole che avesse mai sentito.

Da distanze remote venivano i rumori delle attività della fine del periodo: bambini che giocavano dopo aver terminato la loro sessione di Familiarizzazione, gusci di manna che raschiavano i lastroni durante la cena, e una sequenza ben distinta di colpi di tosse.

Alla fine, il generatore di echi venne spento per il periodo del sonno e, ancor più tardi, arrivò Della.

Con una corda, gli calò un guscio pieno di cibo. Poi si stese a terra e sporse la testa sull’imboccatura del Pozzo.

— Ero quasi riuscita a convincere lo zio Noris che non potevi essere un Veggente — mormorò con aria delusa, — ma poi quest’epidemia l’ha spinto a tornare sui suoi passi.

— Tutti quegli sternuti e colpi di tosse?

La voce della ragazza perse la sicurezza e divenne tremula mentre lei annuiva col capo. — Dovrebbero prendere anche loro gli infusi medicinali, come abbiamo fatto noi. Ma Lorenz sostiene che non servono contro la nausea da radiazioni.

Della rimase in silenzio, e Jared lasciò che il guscio di manna urtasse e risonasse contro la parete del Pozzo. Intercettando gli echi secchi e precisi, riuscì rapidamente ad avere un’impressione dei lineamenti della ragazza. E, ancor più di prima, gli piacque ciò che sentì.

La configurazione generale era dolce e sicura. I capelli, allontanati dalla fronte, avevano un suono piacevole e davano al volto un equilibrio tonale delicato ed aggraziato. In un certo qual modo, l’impressione totale aveva molto in comune con la pensierosa melodia che la ragazza aveva ricavato dalle stalattiti. E Jared sentiva pienamente, adesso, quanto fosse desiderabile un Connubio con lei.

Portò alla bocca un altro gambero con ancora il guscio, ma poi si fermò quando si rese conto che, anche in quel momento, Della stava «percependo». Lasciò andare di nuovo il recipiente in modo che colpisse la roccia e producesse altri potenti echi. E sentì che il viso di Della era costantemente rivolto verso di lui. Poteva quasi sentire l’intensa fissità dei suoi occhi.

Non era certo quello il momento più adatto, però, per ascoltare ciò che accadeva alle cose che la circondavano quando si metteva a «percepire». Se c’era una diminuzione di qualcosa, lui non era sicuramente in grado di distinguerla, sospeso in equilibrio precario su quel ripiano roccioso.

Ciononostante, la sua mente si bloccò su un fatto che, proprio adesso, era diventato chiaro e certo: giacché sia la Luce che il Buio erano probabilmente connessi con gli occhi, e forse in particolare modo con gli occhi dei Veggenti, allora la diminuzione che stava cercando disperatamente di ascoltare avrebbe avuto senza alcun dubbio un effetto misurabile proprio sugli occhi.

Aspetta!, si disse. Era successo qualcosa, quando si trovavano nella grotta della Ruota, e Della si era chinata su di lui per scuoterlo e svegliarlo. Una ciocca di capelli le era caduta sul viso. E, quando la ragazza l’aveva scansata di lato, non c’erano forse allora meno capelli davanti ai suoi occhi?

Si lasciò andare all’indietro, deluso per la futilità di quel pensiero. No, il Buio non poteva essere una cosa semplice come i capelli. Sarebbe stato troppo ironico… sperare di ascoltare qualcosa che aveva conosciuto tutta la vita. Ad ogni modo, Cyrus aveva detto che il Buio era universale, che si trovava dovunque. E ciò significava che avrebbe dovuto ascoltare un’ampia zona, tutt’intorno alla ragazza.

— Jared — mormorò Della, un po’ esitante. — Non sei… voglio dire… tu e i mostri non siete…

— Non ho avuto mai nulla a che fare con loro.

La ragazza lasciò andare il fiato in un profondo sospiro di sollievo. — Vieni… dal Mondo dei Veggenti?

— No. Non ci sono mai stato.

Gli echi delle sue parole catturarono l’espressione delusa di Della.

— Allora hai passato tutta la vita a nascondere il fatto che sei un Veggente… proprio come è successo a me — asserì, con simpatia.

Non c’era motivo di non incoraggiare le sue confidenze. — Non è stato facile.

— No, non lo è stato. Sapere come potresti fare meglio tutto, ma dover invece ascoltare sempre con attenzione ogni passo del cammino, in modo che gli altri non si accorgano di quello che sei.

— Forse io ho oltrepassato i limiti… ho voluto essere troppo scaltro, suppongo. Altrimenti non sarei qui, adesso.

Sentì che la ragazza sporgeva una mano lungo una parete del Pozzo, come per raggiungerlo. — Oh, Jared! Anche per te ha tanta importanza, scoprire che non sei solo? Non avrei mai immaginato che qualcun altro avesse dovuto passare attraverso le stesse gestazioni di Radiazione e di paura che ho dovuto sopportare io… sempre timorosa di essere scoperta al passo successivo.

Il giovane riusciva a comprendere ed apprezzare il rapporto di vicinanza che Della doveva provare per lui; era molto evidente dal modo in cui aveva espresso, quasi gridato, la sua solitudine. E sentì che qualcosa dentro di lui, un’ondata di affetto e di comprensione, lottava per correre verso la ragazza, anche se lui non era un Veggente bisognoso dell’amore e della simpatia di una compagna della sua razza.

Della proseguì, con effusione: — Non capisco perché tu non sia andato alla ricerca del Mondo dei Veggenti, chissà da quanto! Io l’avrei fatto. Ma ho sempre avuto paura di non riuscire a trovarlo e di perdermi nei corridoi.

— Anch’io avrei voluto andarci — mentì Jared. Nella sua mente si stava facendo largo la convinzione che forse avrebbe potuto fingersi un Veggente semplicemente seguendo la traccia delle parole della ragazza. — Ma ho dei doveri verso il Livello Inferiore.

— Sì, capisco.

— Non sento… cioè, non «percepisco» perché non ti sia unita ai Veggenti durante uno dei loro attacchi — continuò.

— Oh, non avrei potuto farlo. Che cosa sarebbe successo se avessi tentato di farlo e i Veggenti non mi avessero accolta con loro? Allora tutti avrebbero saputo che cosa sono, e sarei stata abbandonata nei corridoi come si fa con i Diversi!

Della si alzò e iniziò a «percepire» all’interno del Pozzo.

— Te ne vai? — domandò Jared.

— Soltanto per il tempo necessario a trovare un modo per aiutarti.

— Fin quando hanno intenzione di tenermi quaggiù? — Tentò di cambiare posizione, ma riuscì solo a scivolare quasi dal cornicione.

— Finché non torneranno i mostri. Allora lo zio Noris li avvertirà che abbiamo te come ostaggio.

Ascoltando i suoi passi che si allontanavano, Jared si sentì affascinato dall’intera gamma di prospettive che potevano scaturire dalla sua associazione con la ragazza. Anche se il Buio e la Luce continuavano ad eluderlo, avrebbe almeno imparato qualcosa a proposito della straordinaria abilità posseduta dai Veggenti.

Il periodo dedicato al sonno era già trascorso per metà, quando Jared, con tutti i muscoli che gli dolevano attanagliati dai crampi, riuscì infine a mettersi a sedere. Batté il guscio di manna contro la roccia, e ascoltò. Il Pozzo non era molto largo… come due lunghezze di corpi umani, stimò. E poté sentire che, tranne che per il cornicione su cui si trovava appollaiato, le pareti erano completamente lisce, senza fessure o sporgenze che sarebbero potute servire come appigli per risalire verso la superficie.

Alzò un ginocchio, appoggiandoselo contro il petto, e fissò saldamente il piede sul ripiano. Poi, con le braccia tese contro la parete levigata, si alzò centimetro per centimetro, sin quando fu in piedi. Adagio, si voltò, e premette il petto contro la roccia. Alzandosi sulla punta dei piedi, provocò echi nitidi facendo schioccare le dita. E l’improvvisa caduta nello schema sonoro lo avvertì che l’imboccatura del Pozzo era almeno ad un altro braccio di distanza al disopra della sua mano tesa.

Si trovava in quella posizione da molte centinaia di battiti, quando all’improvviso sentì che alla superficie esplodeva l’inferno della Radiazione. Fino a quel momento, c’erano stati soltanto i comuni rumori di un mondo addormentato profondamente, con qualche colpo di tosse che spezzava la relativa quiete.

Poi tutto sembrò ribollire in una confusione e in un’eccitazione incredibile, mentre uno dei Protettori lanciava spaventati avvertimenti: — I mostri! I mostri!

Dall’interno del Pozzo poté sentire le grida roche, gli strilli di terrore, e l’udibile agitazione della gente che correva freneticamente di qua e di là.

Per poco Jared non perse l’equilibrio, quando piegò indietro la testa e si accorse che l’intera imboccatura del baratro vibrava di suono silenzioso. Tuttavia, a differenza della sensazione provata durante l’Eccitazione effettiva, c’era soltanto un unico anello di sostanza misteriosa e magica. E non pareva che toccasse effettivamente i suoi occhi. Piuttosto, corrispondeva in forma e dimensioni all’impressione uditiva della bocca del Pozzo.

Il giovane vacillò sul cornicione, agitando disordinatamente le braccia per evitare di cadere; poi rimase immobile con la faccia appiattita contro la pietra, mentre ascoltava qualcuno che correva nella sua direzione.

L’istante successivo, Jared riconobbe la voce del consigliere, proveniente più o meno dal centro del mondo, che diceva: — Sei già al Pozzo, Sadler?

Da lontano venne un’altra esplosione di grida, mentre Sadler si fermava di colpo vicino all’apertura del baratro. — Sono qui! — Batté la lancia contro la roccia, per individuare la posizione di Jared sul ripiano sottostante.

Questa volta fu la voce della Ruota Anselm che si alzò a sfidare i mostri: — Abbiamo preso Fenton! Sappiamo che lavora con voi! Andatevene via, altrimenti lo uccideremo!

Un’altra ondata di urla lasciò intendere che i mostri stavano totalmente ignorando la minaccia di Anselm.

— Bene, Sadler — tuonò Lorenz. — Mandalo giù!

La punta della lancia sfiorò la spalla di Jared, e lui barcollò, spostandosi sul cornicione. Sadler ripeté l’operazione, e fece scivolare l’arma tra il petto del giovane e la parete del Pozzo; poi cominciò a fare forza per spostarlo e fargli perdere l’equilibrio. Jared venne spinto all’indietro, e agitò freneticamente le braccia nell’aria, lottando per non cadere nell’abisso insondabile e sconosciuto.

La sua mano, nel disordinato flagellare l’aria, toccò e afferrò la lancia. Vi si aggrappò con la forza della disperazione, cercando di tenersi ritto. Diede alla lancia uno strattone violento, e sentì che il peso pieno dell’uomo all’altra estremità veniva giù.

All’improvviso l’asta fu libera nella sua mano, e Jared avvertì il movimento dell’aria provocato dalla caduta di Sadler, che precipitava urlando nel pozzo senza fondo.

L’arma era lunga più che abbastanza per attraversare tutta la larghezza del Pozzo. Il giovane l’adoperò per sondare la parete di fronte, alla ricerca di sporgenze o di fessure. Trovò una minuscola depressione, in cui infilò l’impugnatura della lancia; poi forzò la punta contro la roccia, in alto sulla sua testa.

Il panico, al Livello Superiore, cessò con la stessa rapidità con cui si era scatenato. A quanto pareva, gli invasori avevano raggiunto il loro scopo, e si erano ritirati.

Jared si sollevò facendo forza sull’asta incastrata, riuscì a toccare l’imboccatura del Pozzo, e ne uscì con un ultimo sforzo, aggrappandosi sul bordo.

— Jared! Sei libero!

L’eco dei suoi passi gli portò impressioni frammentarie di Della che correva verso di lui. E poteva sentire chiaramente il leggero sibilo prodotto dal rotolo di corda che la ragazza portava sulla spalla e che le strusciava contro il braccio.

Il giovane tentò di orientarsi. Ma i residui del tumulto precedente e le ultime grida sgomente lo confondevano, invece di indicargli con esattezza da quale parte si trovava l’entrata.

Della gli prese la mano. — Soltanto adesso sono riuscita a trovare una corda.

D’impulso, Jared si avviò nella direzione in cui era rivolto.

— No. — La ragazza lo fece ruotare su se stesso. — L’entrata è di qua. La percepisci?

— Sì, adesso sì.

Rimase leggermente indietro, lasciandola andare avanti di un passo o due e facendosi condurre per mano.

— Faremo un giro largo, lungo il fiume — propose Della. — Forse riusciremo a raggiungere la galleria prima che rimettano in funzione il generatore centrale.

E lui che invece aveva sperato che qualcuno facesse proprio quello! Naturalmente non aveva tenuto conto del fatto che i «clack» che gli avrebbero rivelato gli ostacoli sul suo cammino, avrebbero anche tradito la loro presenza agli orecchi degli altri.

Il suo piede venne a contatto con una piccola sporgenza del terreno e lui inciampò. Rialzandosi infine con l’aiuto della ragazza, proseguì zoppicando. Poi, sforzandosi di dominare l’ansia della fuga, si ricompose e chiamò in aiuto tutte le abilità che aveva acquistato attraverso gestazioni di addestramento, quando aveva imparato a distinguere il ritmo sottile delle pulsazioni di un cuore, il silenzio mormorante di un corso d’acqua agitato dai movimenti di un pesce sotto la sua calma superficie, l’odore lontano e il fruscio di una salamandra che sfiorava una pietra umida.

Più sicuro di sé, adesso, tese gli orecchi fino allo spasimo alla ricerca dei suoni… di qualsiasi genere di suoni, ricordando che anche il rumore più insignificante era sempre utile. Ecco! L’ansimare, l’improvviso sussulto del respiro di Della mentre aspirava la successiva boccata d’aria, significava che stava salendo su una piccola altura. Era già preparato, quando la raggiunse anche lui.

Ascoltò attentamente tutto ciò che riguardava la ragazza. I battiti del cuore erano troppo indistinti per essere utili, tranne che come riferimento diretto. Ma c’era qualcosa che tintinnava debolmente nella bisaccia che lei trasportava. Colse gli odori quasi impercettibili di diverse varietà di cibi. Ne aveva radunato una certa quantità e un pezzetto di qualcosa sbatteva, ad ogni passo, contro le pareti della borsa. I deboli «flop» significavano echi, se ascoltava con sufficiente attenzione. Ecco, li poteva sentire adesso… quasi persi in mezzo ai rumori molto più forti provenienti dal resto del mondo. Ma erano tuttavia abbastanza vividi da riportare impressioni udibili di quanto li circondava.

Ora era di nuovo sicuro di sé.

Abbandonarono la riva del fiume, tagliando attraverso la parte posteriore del frutteto della manna, ed erano quasi arrivati all’entrata quando finalmente qualcuno mise in funzione l’apparecchio centrale produttore di echi.

Subito, il giovane colse lo schema completo di alcune deboli impressioni che lo preoccupavano già da qualche battito: una guardia era appena giunta alla sua postazione all’ingresso.

Un attimo dopo, l’uomo dava l’allarme: — Qualcuno sta tentando di uscire! Sono in due!

Jared abbassò la spalla e si lanciò alla carica. Urtò violentemente la sentinella, rovesciandola a terra senza fiato e passandole sopra.

Della lo raggiunse, e corsero nella galleria. La lasciò stare davanti finché arrivarono alla prima curva, e l’oltrepassarono. Poi Jared raccolse due pietre e la precedette.

— Scandagli? — domandò la ragazza, perplessa.

— Certo. Se incontrassimo qualcuno del Livello Inferiore, potrebbe chiedersi perché non li uso.

— Oh, Jared, perché non… no, suppongo sia meglio di no.

— Cosa stavi per dire? — Si sentiva perfettamente a suo agio adesso, con i toni familiari delle pietre che gli riportavano con fedeltà le vere impressioni di tutti gli ostacoli che li fronteggiavano.

— Stavo per proporre di andare nel Mondo dei Veggenti. È quello il mondo cui apparteniamo.

Jared si fermò bruscamente. Il Mondo dei Veggenti! E perché no? Se cercava la diminuzione di qualcosa prodotta dalla «percezione» dei Veggenti, quale posto migliore dove trovarla, di un mondo in cui un’infinità di gente non faceva altro che «percepire»? Ma sarebbe riuscito a cavarsela? Sarebbe riuscito a fingere di essere un Veggente in un mondo pieno di Veggenti… e per di più ostili?

— Non posso abbandonare il Livello Inferiore proprio adesso — decise alla fine.

— L’avevo immaginato. Non ora che si trovano in mezzo a tutti quei guai. Ma più in là, Jared… più in là, ci andremo, vero?

— Più in là.

Della aumentò la stretta sul suo braccio. — Jared! Che succederà se la Ruota manda un messaggero al Livello Inferiore per avvertirli che sei un Veggente?

— Non… — Si interruppe. Aveva iniziato a dire che non ci avrebbero creduto. Ma non era poi tanto sicuro di questo, con il Guardiano che faceva tutto il possibile per suscitare ostilità contro di lui.

Quando raggiunsero il suo mondo, Jared trovò molto strano che non ci fossero più Protettori all’entrata. I suoni nitidi e distinti del generatore centrale gli rivelarono, tuttavia, la presenza di una persona immobile all’imboccatura della galleria. E quando si fu avvicinato di più, ricevette l’impressione riflessa di una forma femminile, con il viso coperto dai capelli.

Era Zelda.

Sentendoli camminare, la ragazza sobbalzò. Poi, nervosamente, li sondò con due scandagli finché non giunsero nel pieno suono del generatore centrale.

— Non potevi certo scegliere un momento meno indicato per portare qui la compagna di Connubio — esordì Zelda in tono di rimprovero, quando ebbe riconosciuto Jared.

— Perché?

— Ci sono stati altri due rapimenti da parte dei mostri — rispose lei. — È per questo motivo che non difendiamo più l’ingresso. Hanno preso uno dei Protettori. Nel frattempo, il Guardiano è riuscito ad aizzare tutto il mondo contro di te.

— Forse posso porre io qualche rimedio a questo — ribatté con rabbia Jared.

— Non credo che tu possa farci più niente. Non sei più Primo Sopravvissuto. Romel ti ha sostituito. — Zelda scoppiò in un accesso di tosse che le fece svolazzare i capelli davanti al viso.

Jared si diresse a grandi passi verso la grotta comune.

— Aspetta — gli gridò dietro la ragazza. — C’è dell’altro. Sono tutti infuriati contro di te. Senti?

Ascoltò in direzione della sezione residenziale. Il Mondo risuonava di colpi di tosse.

— Danno a te la colpa di questa epidemia — spiegò lei, — perché ricordano che sei stato tu il primo a manifestarne i sintomi.

— Jared è tornato — gridò qualcuno nel frutteto.

Un altro Sopravvissuto, che si trovava più lontano, captò l’annuncio e passò parola a un terzo.

Dopo un po’ si sentì un gruppetto di persone che uscivano dal frutteto dove stavano lavorando. Altri abbandonarono le loro grotte e tutti si diressero verso l’entrata.

Jared studiò con attenzione gli echi riflessi e colse le impressioni di Romel e del Guardiano all’avanguardia dell’avanzata. Erano fiancheggiati da numerosi Protettori.

Della gli afferrò un braccio, con ansia. — Forse sarebbe più sicuro se ce ne andassimo subito.

— Non possiamo permettere che Romel l’abbia vinta così facilmente.

Zelda s’intromise con una secca risata. — Se credi che in questo mondo regni la confusione adesso, aspetta a sentire quello che combinerà Romel.

Jared rimase immobile, in attesa dei Sopravvissuti che si stavano avvicinando. Se aveva intenzione di convincerli che Romel e Philar si erano presi gioco di loro per ambizione personale, avrebbe potuto farlo soltanto da una posizione di confidenza e di dignità.

Suo fratello gli si fermò davanti, e l’avverti: — Se hai intenzione di fermarti qui, dovrai fare a modo mio. Sono Primo Sopravvissuto, adesso.

— Gli Anziani hanno già votato? — domandò Jared, calmo.

— Non ancora. Ma lo faranno! — Romel parve perdere un po’ di sicurezza. Fece una pausa per ascoltare e accertarsi di avere ancora il supporto dei Sopravvissuti, che gli si erano raggruppati attorno in semicerchio.

— Nessun Primo Sopravvissuto può essere destituito — recitò Jared, ripetendo la legge, — senza un’udienza plenaria.

Il Guardiano Philar fece un passo avanti. — Per quanto ci riguardava, sei già stato giudicato… davanti a una potenza più giusta di tutti noi… davanti alla Luce Onnipotente stessa!

Un Sopravvissuto gridò: — Ti sei beccato la malattia da Radiazione! E quella viene soltanto dai traffici con Cobalto o Stronzio!

— E l’hai trasmessa a tutti quanti! — aggiunse un altro, tossendo spasmodicamente.

Jared iniziò a protestare, ma venne subito zittito.

E il Guardiano disse con aria severa: — Ci sono soltanto due cause per la malattia da Radiazioni. O tu hai avuto sul serio rapporti con i Diavoli Gemelli, come ha suggerito Romel, oppure il morbo è una punizione dell’Onnipotente per le tue eresie, come invece ritengo io.

Era Jared che stava per perdere la calma, adesso. — Non è vero! Domandate a Cyrus se io…

— I mostri l’hanno rapito il periodo scorso.

— Il Pensatore… scomparso?

Della gli toccò un braccio, sussurrandogli all’orecchio: — Faremmo meglio ad andarcene via di qui, Jared.

Si udirono alcuni battiti di scandagli e rumori di piedi che correvano nella galleria. Jared tese gli orecchi per sentire chi si stava avvicinando.

Dal ritmo dei passi, era chiaro che si trattava di un messaggero. E, quando rallentò, fu evidente anche che l’uomo si era accorto del gruppo di persone immobili sull’entrata. Si fermò; poi venne avanti camminando adagio, e — senza il beneficio delle pietre — si unì a loro.

— Jared Fenton è un Veggente! — gridò poi. — Ha guidato i mostri al Livello Superiore!

I Protettori, la maggior parte dei quali era armata di lance, si precipitarono a circondare Jared e la ragazza.

Poi qualcuno gridò: — Veggenti… nella galleria!

Più di metà dei Sopravvissuti si voltò e scappò rumorosamente in direzione delle grotte, mentre Jared avvertiva il fetore che arrivava a folate dalla galleria. Qualcuno profondamente intriso degli odori tipici del mondo dei Veggenti si stava avvicinando… inciampando, cadendo, rialzandosi, e avanzando ancora.

I Protettori ruppero le file, scontrandosi tra di loro nella confusione più totale. I due che erano più vicini all’entrata sollevarono all’indietro le lance.

Proprio in quell’attimo, il Veggente entrò barcollando nella zona del suono diretto dell’indicatore centrale e crollò al suolo.

— Aspettate! — urlò Jared, buttandosi contro i due Protettori che stavano per scagliare le loro lance.

— È soltanto una bambina! — esclamò Della.

Jared si fece strada verso la giovinetta, che gemeva di dolore. Era Estel, la stessa che aveva riconsegnato al gruppo dei Veggenti che aveva incontrato nel Grande Passaggio.

Sentì che Della si inginocchiava dall’altra parte, vicino alla bambina e le tastava il petto con le mani. — È ferita! Sento che ha quattro o cinque costole rotte!

Estel, nonostante tutto, lo riconobbe, e Jared captò il suono del suo debole sorriso. Riusciva anche ad avvertire l’animazione nei suoi occhi mentre li ascoltava volteggiare in giù e in su con movimenti logici e non privi di scopo.

— Tu mi avevi detto che prima o poi avrei cominciato a percepire… proprio quando meno me lo sarei aspettato — riuscì faticosamente a dire la giovinetta, tra un gemito e l’altro.

Jared udì due lance toccarsi alle sue spalle, e gli echi prodotti gli riportarono la smorfia che torceva il sorriso di Estel.

— Avevi ragione — proseguì lei lentamente, a bassa voce. — Stavo cercando di trovare il tuo mondo e sono caduta in un pozzo. Quando ne sono uscita fuori, ho iniziato a percepire!

La testa della giovinetta si abbandonò sul braccio di Jared, che sentì la vita sfuggire tremolando dal suo corpicino.

— Veggente! Veggente! — Il grido incriminante si alzò dietro di lui.

— Jared è un Veggente!

Il giovane afferrò la mano di Della e si tuffò all’interno del tunnel mentre due lance andavano a colpire la parete della galleria proprio accanto a lui. Si fermò soltanto il tempo necessario per afferrarle, poi riprese la sua corsa.

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