— Luce Santa! Andiamocene di qui!
Il mormorio di Owen lo svegliò di colpo. Jared si alzò a fatica. Poi, ricordando il Mondo Originario e l’orrore che vi si annidava, indietreggiò istintivamente.
— È andato via, adesso — lo rassicurò l’amico.
— Ne sei certo?
— Sì. L’ho sentito che ascoltava qui intorno. Poi se ne è andato. Per la Radiazione, che cos’era? Cobalto? Stronzio?
Jared brancolò sul terreno alla ricerca di due pietre. Ma poi ci ripensò e decise che era meglio non fare nessun rumore. Owen rabbrividì. — Quel fetore! Il suono della sua forma!
— E quell’altra sensazione! — rincarò Jared. — Era come qualcosa di… psichico!
Fece schioccare adagio le dita, valutando i suoni riflessi, e proseguì girando attorno a una grande stalattite che scendeva in pieghe aggraziate, e andava a confluire in una collinetta rialzata dal terreno come un gigante eretto sulle gambe.
— Quale altra sensazione? — domandò Owen.
— Come se tutta la Radiazione ti si scatenasse sulla testa. Qualcosa che non era rumore, né odore, né sensazione tattile.
— Non ho sentito niente del genere, io.
— Non si trattava di sentire… non credo almeno.
— Che cosa ci ha fatto svenire?
— Non lo so.
Seguirono una curva nella galleria. Adesso che si erano allontanati un po’, Jared riprese ad usare le pietre. — Per la Luce! — esclamò, sollevato. — Incontrerei volentieri anche un pipistrello, ora!
— Non senza armi.
E, mentre oltrepassavano la Barriera e continuavano a camminare lungo il bordo dell’ampio fiume, Jared si domandava perché mai l’amico non avesse provato la stessa irreale sensazione. Per quanto lo riguardava, quella fase dell’incidente era anche più spaventevole dello stesso mostro.
Poi contrasse cupamente le labbra, mentre gli si presentava un’allarmante possibilità: e se per caso quell’esperienza nel Mondo Originario fosse stata una punizione della Grande Potenza per la sua convinzione eretica che la Luce fosse qualcosa di diverso da Dio?
Penetrarono in un territorio più familiare, e Jared dichiarò: — Dobbiamo riferire quest’esperienza al Primo Sopravvissuto.
— Ma non possiamo! — protestò Owen. — Abbiamo infranto la legge venendo qui!
Era una complicazione che Jared non aveva considerato. Owen, decisamente, era già immerso in abbastanza guai così com’era, avendo lasciato entrare il bestiame nel frutteto della manna durante l’ultimo periodo.
Alcune centinaia di respiri dopo, Jared guidò il cammino oltre l’ultimo grande pericolo, un enorme pozzo senza fondo. Quindi gettò via le sue pietre. Poco più tardi, il giovane sibilò per ordinare silenzio; poi afferrò Owen e lo attirò in una rientranza della parete.
— Che c’è che non va? — domandò l’amico.
— Veggenti! — sussurrò Jared.
— Io non sento nulla.
— Lo sentirai tra poche pulsazioni. Stanno discendendo il Grande Passaggio lì davanti. Se voltano da questa parte, forse dovremo metterci a correre in quella direzione.
Adesso i rumori nell’altra galleria erano più forti. Una pecora belò, e Jared riconobbe il timbro della voce. — Quello è uno dei nostri animali. Hanno attaccato il Livello Inferiore.
Le voci dei Veggenti raggiunsero il massimo volume quando i predoni oltrepassarono l’incrocio tra i due corridoi, e poi svanirono in lontananza.
— Andiamo — incitò Jared. — Non possono sentirci, ora.
Non percorse più di trenta passi, tuttavia, prima di fermarsi e di intimare il silenzio all’amico con un sussurro quasi inaudibile.
Trattenne il respiro ed ascoltò. Oltre ai battiti del suo cuore e a quelli più deboli del cuore di Owen, se ne sentivano altri, non molto lontani: deboli, ma rapidi e violenti per il terrore.
— Che cosa c’è? — domandò Owen.
— Un Veggente.
— È soltanto l’odore dei predatori che è rimasto nell’aria.
Ma Jared si protese in avanti, soppesando le sensazioni uditive e fiutando l’aria alla ricerca di altre tracce. L’odore del Veggente era inconfondibile, ma debole, di minori proporzioni di quello normale… era l’odore di un fanciullo! Aspirò ancora e trattenne il respiro nella cavità nasale.
Una ragazza veggente!
Le pulsazioni del suo cuore risuonarono chiare e distinte quando Jared batté di nuovo le pietre per delineare i contorni della fenditura in cui la ragazza era nascosta. Sentendo il rumore, la fanciulla si irrigidì; tuttavia non tentò di fuggire. Invece, cominciò a piangere, lamentosamente.
Owen si rilassò. — È soltanto una bambina!
— Che c’è che non va? — domandò Jared, con sollecitudine; ma non ottenne risposta.
— Che stai facendo qui? — insistette Owen.
— Noi non vogliamo farti del male — le promise Jared. — Cosa ti è successo?
— Io… io non riesco a percepire — spiegò infine la fanciulla, tra i singhiozzi.
Jared le si inginocchiò accanto. — Sei una Veggente, vero?
— Sì. Cioè… no. Cioè…
Aveva forse un’età di tredici gestazioni. Certamente non di più. Jared la condusse nella galleria. — Adesso dimmi… come ti chiami?
— Estel.
— E perché te ne stavi nascosta qui, Estel?
— Ho sentito arrivare Mogan e gli altri, e sono corsa qui perché non mi percepissero.
— E perché non vuoi che ti trovino?
— Perché non voglio che mi riportino nel Mondo dei Veggenti.
— Ma quello è il tuo mondo, no?
Estel tirò su col naso e Jared sentì che si asciugava le lacrime.
— No — rispose con aria scoraggiata. — Là tutti percepiscono, tranne me. E quando sarò pronta a diventare una Sopravvissuta, non ci sarà più nessun Veggente Sopravvissuto che mi vorrà.
Ricominciò a singhiozzare. — Voglio venire nel vostro mondo.
— Non puoi, Estel — tentò di spiegarle Owen. — Non capisci… tu non sai come la pensano nei confronti dei… voglio dire… oh, diglielo tu, Jared.
Jared le liberò i capelli dal volto quando il riflesso della sua voce l’avverti che le calavano davanti. — Una volta, nel Livello Inferiore, avevamo una bambina… proprio della tua età. Era triste perché non riusciva a sentire. Voleva scappare via. Poi, un periodo, tutt’a un tratto, riuscì a sentire! E fu felice di essere stata abbastanza intelligente da non scappare, da non andare a perdersi nei meandri inferiori prima che ciò avvenisse.
— Era una Diversa, vero? — domandò la ragazza.
— No. È proprio quello il punto. Noi avevamo creduto che fosse una Diversa. E, se fosse fuggita via, non avremmo mai scoperto che non lo era.
Estel rimase in silenzio mentre Jared la prendeva per mano e la guidava verso il Grande Passaggio.
— Tu intendi dire — chiese dopo un po’, — che credi che potrei cominciare a percepire?
Jared scoppiò a ridere e si fermò nella galleria più grande, a fianco di una gorgogliante sorgente calda che riempiva l’aria tutt’intorno a loro dei suoi vapori fumanti. — Sono sicuro che comincerai a percepire… quando meno te lo aspetti. E sarai felice proprio come quell’altra bambina.
Ascoltò nella direzione presa dai predoni Veggenti e subito riuscì a udire le loro voci che si allontanavano. — Che ne dici, Estel? Vuoi tornare a casa?
— Be’, d’accordo… se lo dici tu.
— Brava ragazza! — Le diede un colpetto d’incoraggiamento sulla schiena e la spinse nella direzione degli altri Veggenti. Poi portò le mani alla bocca e riempì la galleria con la sua voce. — C’è una delle vostre bambine, qui!
Owen si agitò nervoso. — Andiamo via di qui, prima che ci calpestino.
Ma Jared si limitò a ridere sommessamente. — Avremo tempo di metterci in salvo anche dopo esserci assicurati che l’abbiano presa. — Ascoltò la bambina incespicare mentre si dirigeva incontro ai Veggenti che tornavano indietro. — Ad ogni modo, non ci possono percepire adesso.
— Perché no?
— Siamo proprio accanto a questa sorgente calda. Non riescono a percepire nulla che sia troppo vicino a un pozzo bollente. È un fatto che ho imparato da solo, alcune gestazioni fa.
— E come mai una sorgente calda impedisce la percezione?
— Non lo so, ma è così.
— Be’, se non possono percepirci, possono sempre sentirci.
— Punto numero due sui Veggenti: si affidano troppo alla percezione. Per sentire o fiutare, non valgono niente.
Raggiunsero presto l’ingresso al Mondo del Livello Inferiore. Jared ascoltò Owen dirigersi a lunghi passi verso la propria abitazione; poi si avviò alla Grotta dell’Amministrazione. Aveva deciso di riferire la minaccia proveniente dal Mondo Originario senza implicare l’amico nella faccenda.
Tutto sembrava normale… troppo, tenendo conto che i Veggenti avevano appena compiuto un’incursione. D’altra parte, gli attacchi non erano così poco frequenti da non poter essere affrontati con sicurezza dai Sopravvissuti quando giungevano.
Alla sua sinistra, avvertì l’odore caratteristico di Randel e poté seguire la sua salita lungo il palo che sosteneva lo strumento generatore degli echi, allo scopo di rimetterlo a posto. In quel momento, le pietre si urtavano con velocità maggiore di quella solita. Jared ascoltò le impressioni più complete che gli venivano fornite dagli echi accelerati. Individuò i dettagli di un gruppo di persone che spargeva concime nel frutteto della manna, e di un altro intento a scavare una nuova grotta pubblica. Presso la parete, in fondo alla caverna, alcune donne lavavano i panni nel fiume.
Ciò che lo colpì, però, fu il relativo silenzio, che testimoniava come qualcosa fosse effettivamente accaduto. Persino i bambini se ne stavano riuniti in gruppetti silenziosi nella zona appartata dove risiedevano le abitazioni.
Jared udì un gemito proveniente dalla destra, dalla Grotta dell’Infermeria, e cambiò direzione. I suoni riflessi prodotti dal generatore centrale di echi lo avvertirono che qualcuno si trovava di fronte all’entrata. Quando si avvicinò, riconobbe il profilo femminile del corpo di Zelda.
— Guai? — domandò.
— Veggenti — rispose lei secca. — Dov’eri?
— Fuori a caccia di pipistrelli giganti. Ci sono state perdite?
— Alban e il Sopravvissuto Bridley. Un po’ malmenati soltanto. — La sua voce filtrava attraverso i capelli drappeggiati a proteggerle il volto.
— Qualche Veggente è rimasto ferito?
Zelda scoppiò a ridere: una risata amara, stridente come il rumore della corda di un arco. — Stai scherzando? Il Primo Sopravvissuto ti aspetta.
— Dove si trova?
— È in riunione con gli Anziani.
Jared proseguì verso la Grotta dell’Amministrazione, ma rallentò il passo nell’avvicinarsi all’entrata. Aveva la parola l’Anziano Haverty. La sua voce acuta e balbettante era facilmente riconoscibile.
— Chiuderemo l’entrata! — urlò Haverty battendo col pugno sulla lastra di pietra che faceva da tavolo. — Così non dovremo più preoccuparci né dei Veggenti né dei mostri!
— Siediti, Anziano — ingiunse la voce autoritaria del Primo Sopravvissuto. — Stai dicendo delle sciocchezze.
— Eh? Come?
— Ci hanno narrato che ciò è stato già tentato molto tempo fa. Ed è servito soltanto a bloccare la circolazione dell’aria e a provocare un caldo soffocante.
— Il meno che possiamo fare — insistette Haverty, — è chiudere in parte l’entrata.
— Dovrebbe essere più grande di com’è adesso.
Jared si avvicinò all’ingresso, ma si tenne da un lato, in modo da non intercettare nessuno dei suoni prodotti dal generatore. Ciò avrebbe rivelato la sua presenza anche agli orecchi più insensibili.
Il Primo Sopravvissuto stava picchiettando distrattamente con l’unghia sulla lastra delle riunioni, producendo altri echi di scarsa entità.
— Tuttavia — disse poi — c’è qualcosa che possiamo fare.
— Eh? E che cosa? — domandò il Sopravvissuto Haverty.
— Non potremmo farlo da soli, però. È un progetto troppo impegnativo. Ma potremmo intraprenderlo se riuscissimo a unirci nell’impresa con quelli del Livello Superiore.
— Non abbiamo mai compiuto nessuna impresa assieme a loro prima d’ora. — La voce dell’Anziano Maxwell s’introdusse nella discussione.
— No, ma loro sanno che dovremo unire le nostre risorse.
— Di che si tratta? — domandò Haverty.
— C’è un corridoio che potremmo chiudere senza conseguenze. Ciò non disturberebbe la circolazione del Livello Superiore e nemmeno quella del Livello Inferiore. E tuttavia, ci separerebbe totalmente dal Mondo dei Veggenti, per quel che ne sappiamo.
— Il Grande Passaggio — azzardò Maxwell.
— Esattamente. Sarebbe un lavoro piuttosto duro. Ma lavorando assieme al Livello Superiore, potremmo farcela in mezzo periodo di gestazione, forse.
— E i Veggenti? — volle sapere Haverty. — Non faranno obiezioni alla cosa?
Jared sentì che il Primo Sopravvissuto scrollava le spalle prima di rispondere: — I due Livelli superano di molto i Veggenti, per numero di abitanti. Potremmo ammucchiare materiale da questo lato della barricata molto più in fretta di quanto loro riuscirebbero a toglierlo dall’altro. Alla fine cederebbero.
Intorno alla lastra vi fu silenzio.
— Mi sembra un’idea valida — dichiarò Maxwell. — Ci rimane soltanto da convincere il Livello Superiore.
— Penso che sia possibile. — Il Primo Sopravvissuto si schiarì la gola. — Jared, entra. Ti aspettavamo.
Forse il Primo Sopravvissuto stava invecchiando, si disse Jared, ma i suoi orecchi e il suo naso valevano quelli di un giovane. Dal tambureggiare ininterrotto dei suoi polpastrelli, Jared ricevette la sensazione composita di tutti i volti attorno alla grande lastra che si giravano nella sua direzione. Inoltre sentì la presenza di una figura in piedi dietro il Primo Sopravvissuto.
L’uomo si portò in una zona libera, e Jared riconobbe le sue forme: era basso e un po’ curvo nonostante la relativa giovinezza indicata dal suo respiro; i capelli gli fluivano sulla fronte e ai lati del volto, con aperture irregolari per lasciare liberi gli orecchi e la regione della bocca e del naso. La faccia più pelosa del Livello Inferiore, quella di Romel Fenton-Spur, suo fratello.
Quando le formalità del Tempo Ragionevole per il Riconoscimento e la Riflessione furono espletate, il Primo Sopravvissuto si schiarì la gola ed esordì: — Jared, è quasi ora che tu chieda la Sopravvivenza, non credi?
L’impulso di Jared fu quello di accantonare quell’argomento prosaico, e di lanciarsi nella rivelazione della minaccia che si celava nel Mondo Originario. Ma la presentazione della vicenda avrebbe dovuto essere logica e lineare, per cui decise di rimandare per un po’ il suo racconto. — Suppongo di sì.
— Hai mai pensato al Connubio?
— Per la Radiazione! No! — Si morse subito la lingua. Poi, con più calma, disse: — No, non ci ho mai pensato.
— Ti rendi conto, naturalmente, che ogni uomo deve diventare un Sopravvissuto, e che il principale dovere di ogni Sopravvissuto è quello di sopravvivere?
— È ciò che mi è stato sempre detto.
— E che sopravvivere non significa soltanto preservare la propria vita, ma trasmetterla generando nuove vite?
— Ne sono ben conscio.
— E non hai trovato nessuna con cui accetteresti di unirti?
C’era Zelda; ma aveva il volto peloso. C’era Luise, che gli echi mostravano con gli occhi aperti e il viso liscio. Ma aveva la brutta abitudine di ridacchiare in continuazione. — No, Vostra Sopravvivenza.
Romel represse un risolino anticipando già dentro di sé il proseguire della discussione, mentre tutt’intorno alla lastra si udirono gesti di rimprovero e di disapprovazione. Il riso sardonico del fratello ricordò a Jared i vecchi tempi in cui Romel manifestava i suoi scherzi maliziosi sotto forma di sferzate sibilanti, che arrivavano all’improvviso da dietro una roccia e si andavano ad arrotolare attorno alle sue caviglie, facendolo cadere rovinosamente a terra. L’antagonismo tra i due fratelli esisteva ancora. Tuttavia, adesso, aveva trovato altre forme adulte — be’, quasi adulte — di espressione.
— Bene! — esclamò con entusiasmo il Primo Sopravvissuto, alzandosi in piedi. — Forse ti abbiamo trovato una compagna per il Connubio.
Jared farfugliò qualcosa di inintelligibile per un attimo; poi esplose in un’imprecazione dimenticando ogni forma di rispetto per gli Anziani. — Oh, no, non per me, per tutte le Radiazioni!
Come avrebbe potuto spiegar loro che non aveva tempo per il Connubio? Che doveva rimanere libero per continuare ciò che aveva iniziato, ormai da molti periodi di gestazione? Che non aveva fede nelle loro convinzioni religiose? Che intendeva usare la vita per dimostrare che la Luce era qualcosa di concreto, raggiungibile in quest’esistenza, e non qualcosa d’astratto limitato all’oltretomba?
Romel scoppiò a ridere, e disse: — Spetta agli Anziani deciderlo.
— Tu non sei un anziano!
— E nemmeno tu. Inoltre, Jared, stai dimenticando l’Eminenza del Codice di Anzianità.
— Alla Radiazione anche il codice!
— Basta così — li interruppe il Primo Sopravvissuto. — Come dice Romel, tocca a noi decidere la tua Unificazione. Voi Anziani cosa ne pensate?
— Sentiamo qualcos’altro a proposito di questa soluzione, prima — propose Maxwell.
— Molto bene — continuò il Primo Sopravvissuto. — Né io né il Grande Anselm abbiamo deciso nulla finora, ma siamo tutti e due convinti che sia giunto il momento di stabilire rapporti più intimi tra i due mondi. Il Grande Anselm ritiene che il raggiungimento di tale scopo possa essere agevolato dal Connubio tra Jared e sua nipote.
— Non accetterò! — asserì Jared. — Anselm tenta soltanto di sistemare qualche sgorbio di parente che nessuno vorrebbe!
— L’hai mai incontrata? — gli chiese il Primo Sopravvissuto.
— No! E tu?
— No, ma Anselm dice…
— Non mi importa quello che dice lui!
Jared si ritrasse e tese gli orecchi. Gli Anziani mormoravano con impazienza. La sua ostinazione non li trovava certo troppo favorevoli. Se non si fosse sbrigato a fare qualcosa, qualsiasi cosa, al più presto, non avrebbe avuto scampo!
— C’è un mostro nel Mondo Originario! — gridò d’un fiato. — Ero là a caccia d’un pipistrello e…
— Nel Mondo Originario? — domandò Maxwell incredulo.
— Sì! E quest’essere… puzzava come tutte le Radiazioni… e…
— Ti rendi conto di quello che hai fatto? — domandò con severità il Primo Sopravvissuto. — Attraversare la Barriera è la peggiore offesa possibile, a parte l’Omicidio e lo Spostamento dei Grossi Oggetti!
— Ma questo mostro! Sto tentando di dirvi che ho sentito in lui qualcosa di davvero maligno!
La voce del Primo Sopravvissuto superò anche il rumore degli echi dell’emittente centrale. — In nome della Luce Onnipotente, cosa ti aspettavi di trovare nel Mondo Originario? Perché credi che esistano le leggi e la Barriera?
— Ciò esige una punizione severa — intervenne Romel.
— Tu non ti immischiare! — ribatté seccamente il Primo Sopravvissuto.
— Il Pozzo delle Punizioni? — suggerì Maxwell.
— Eh? Cosa? — biascicò Haverty. — Direi di no. Non con il Connubio in sospeso.
Jared tentò ancora di farsi ascoltare. — Quest’essere… questo mostro…
— Che ne pensate di sette periodi di isolamento e di servitù? — proseguì Haverty. — E se ci riprovasse… due gestazioni nel Pozzo.
— Abbastanza clemente — ammise Maxwell. Ma non espresse a parole ciò che tutti sapevano: soltanto un prigioniero aveva trascorso più di dieci periodi di attività nel Pozzo, e poi l’avevano dovuto tenere legato per un’intera gestazione prima che tornasse calmo e inoffensivo.
Il Primo Sopravvissuto riprese la parola. — E a sigillo e simbolo della punizione di Jared ci sarà la sua accettazione del Connubio.
Gli Anziani batterono con fervore sulla lastra per esprimere la loro approvazione.
— Mentre sconterai la punizione — decise il Primo Sopravvissuto, rivolto a Jared, — potrai prepararti spiritualmente ad una visita al Livello Superiore per i cinque periodi preparatori alla Dichiarazione dell’Intenzione di Connubio.
Ancora ridacchiando, Romel Fenton-Spur uscì dietro gli Anziani.
Quando furono soli, Jared disse al Primo Sopravvissuto: — Davvero uno scherzo della Radiazione, da fare al proprio figlio!
Il Fenton anziano scrollò inespressivamente le spalle.
— Perché legarci con quelli del Livello Superiore? — insistette querulo Jared. — Abbiamo sempre combattuto i Veggenti da soli, no?
— Ma adesso si stanno moltiplicando, oltrepassando le possibilità delle loro riserve di cibo.
— Metteremo delle trappole! Produrremo più cibo!
Jared ascoltò l’altro che scuoteva il capo con ostinazione. — Al contrario. Noi produrremo meno cibo di prima. Ti sei dimenticato di quelle tre sorgenti calde che si sono prosciugate circa trenta periodi fa? Questo significa molte piante della manna morte e molto meno cibo per noi e per gli animali.
Jared provò un po’ di compassione per il Primo Sopravvissuto. Adesso si trovavano all’imboccatura della caverna, e gli echi riflessi dal corpo di suo padre davano la sensazione delle membra smagrite che avevano, pur con riluttanza, perso l’ampio sviluppo muscolare di un tempo più attivo ora lontano. Gli restavano ormai pochi capelli, ma li manteneva orgogliosamente spinti all’indietro, sulla nuca, evidenziando così un ostinato rifiuto di proteggersi il volto.
— Non era necessario che toccasse proprio a me — brontolò Jared. — Perché non Romel?
— È uno Spurio.
Jared non riusciva a comprendere perché il fatto della nascita illegittima facesse qualche differenza in questa situazione. Tuttavia non si mise a discutere la faccenda. — Be’, allora, qualsiasi altro! C’è Randel, e Many e…
— Il Grande Anselm ed io abbiamo discusso il modo di stringere i nostri rapporti fin da quando eri alto poco più d’un metro. E io ho fatto in modo che la sua stima per te crescesse quasi fino a crederti migliore di un Veggente.
Il silenzio era forse la punizione più severa per Jared.
Il silenzio e i lavori pesanti.
Come il trasporto del concime dal mondo dei piccoli pipistrelli o il cammino faticoso fino al regno dei grilli per raccogliere corpi di insetti da usare come fertilizzanti per il frutteto della manna. Come reincanalare le acque fuoriuscenti dai pozzi bollenti e rimanere con la pelle e la carne raggrinzita e avvizzita durante l’operazione. Come stare attento al bestiame e dare da mangiare ai polli fin quando fossero in grado di sentire da soli il loro mangime.
E, nel frattempo, neppure una parola gli era consentita. Neppure una parola doveva essergli rivolta, tranne che per dargli ordini e indicazioni. Non poteva usare gli scandagli per sentire meglio. Era assolutamente isolato da qualsiasi contatto con tutti gli altri.
Il primo periodo durò un’eternità; il secondo, una dozzina di eternità. Il terzo lo impiegò lavorando nel frutteto e mandando alla Radiazione tutti quelli che gli si avvicinavano soltanto per dargli ordini; tutti tranne uno.
Quell’uno era Owen, che riferiva le istruzioni necessarie per lo scavo di una nuova grotta comune. Jared sentiva le rughe che gli incidevano il volto. — Se credi che dovresti essere qui a lavorare assieme a me — gli disse Jared, violando l’Isolamento Vocale, — faresti meglio a dimenticartelo. Sono stato io a farti oltrepassare la Barriera.
— Mi sono preoccupato anche per quello — ammise Owen con aria distaccata. — Ma non quanto mi sono preoccupato per qualcos’altro.
— E cioè? — Jared sparse altro concime intorno al gambo di una pianta della manna.
— Non sono degno di essere un Sopravvissuto. Non lo sono più, dopo il modo in cui mi sono comportato nel Mondo Originario.
— Dimentica il Mondo Originario.
— Non posso. — La voce di Owen era colma di rimorso mentre se ne andava. — Tutto il coraggio che avevo, l’ho lasciato aldilà della Barriera.
— Maledetto stupido! — lo richiamò affettuosamente Jared. — Tienti lontano da lì.
Jared trascorse il quarto periodo languendo nella solitudine più totale, senza più neanche un’anima che venisse a dargli ordini. Al quinto, cercò di rallegrarsi per essere almeno riuscito ad evitare il Pozzo. Ma, durante il sesto, mentre tutti i suoi muscoli doloranti gemevano per l’insopportabile fatica, quasi desiderò che gli fosse stata comminata la punizione più severa. E, prima che l’ultimo compito di lavoro pesante fosse terminato, desiderò veramente che la sua sentenza fosse stata il Pozzo!
Finì di sistemare un lastrone di pietra che doveva servire a una delle grotte nuove, e poi bloccò il generatore di echi nella posizione di silenzio per il periodo del sonno. Morto di stanchezza, si trascinò infine alla caverna dei Fenton.
Romel dormiva, ma il Primo Sopravvissuto era ancora sveglio. — Sono contento che tutto sia finito, figliolo — lo confortò. — Adesso riposati un po’. Domani ti scorteranno al Livello Superiore per i cinque periodi preparatori alla Dichiarazione dell’Intenzione di Connubio.
Senza più forza nemmeno per discutere, il giovane si abbandonò sul suo giaciglio.
— C’è qualcosa che devi sapere — continuò calmo suo padre. — I Veggenti forse hanno ripreso a fare prigionieri. Owen è uscito per raccogliere funghi quattro periodi fa. E non ne abbiamo più saputo nulla, da allora.
A un tratto completamente sveglio, Jared si rese conto di non essere poi stanco come credeva. Quando suo padre si fu addormentato, raccolse le pietre che usava per provocare gli echi, e uscì senza far rumore dal Livello Inferiore, mentre nella sua mente la condanna per la sventatezza e l’orgoglio di Owen era temperata dalla preoccupazione per la sua salvezza.
Resistendo all’impulso di gettarsi a terra e dormire lì, per sempre, oltrepassò il punto in cui aveva incontrato la bambina Veggente, camminando lungo la riva del rapido fiume e addentrandosi quindi nella galleria più piccola. Sondando la profondità di tutti i pozzi che incontrava, raggiunse la Barriera e vi si arrampicò. Appena dall’altra parte, sfiorò con il piede un oggetto familiare… la faretra di Owen!
Lì accanto, c’era una lancia spezzata e due frecce. L’arco, gli disse l’eco, giaceva, rotto quasi in due, contro la parete. Fiutando quello che forse era l’odore caratteristico del mostro del Mondo Originario, ancora aleggiante nell’aria, Jared indietreggiò verso la Barriera.
Owen non aveva avuto neppure la possibilità di usare le sue armi.