CAPITOLO TREDICESIMO

Parecchie volte, durante il suo primo periodo di prigionia, Jared si soffermò sull’idea della fuga. Sentiva che scappare dalla baracca di fibre di manna sarebbe stato relativamente semplice, se fosse riuscito a liberarsi le mani. I polsi, tuttavia, erano legati troppo stretti.

Ma fuggire… dove? Con l’entrata principale già bloccata dal gruppo dei lavoratori e dalla barriera che stavano ereggendo, e con le selvagge correnti del fiume sotterraneo che gli si opponevano nell’altra direzione, la fuga dalla baracca sarebbe stata del tutto inutile, priva di significato.

In altre circostanze, avrebbe ansiosamente cercato tutti i mezzi per svignarsela dal suo stato di forzata cattività. Ma all’esterno del dominio dei Veggenti esistevano solo corridoi pullulanti di mostri. Perdipiú, gli altri mondi dovevano essere ormai desolati, privati di tutti i loro abitanti dagli odiosi umanoidi. E l’unico incentivo che avrebbe potuto spingerlo a cercare la fuga — la speranza di trovare una zona d’abitazione nascosta, totalmente autosufficiente per sé e per Della — gli era stato strappato via quando la ragazza gli si era messa contro.

Nel corso del secondo periodo, rimase di fronte all’apertura sbarrata nel fianco della capanna e ascoltò il gruppo dei lavoratori che terminava di bloccare l’entrata principale. Poi, disperato e distrutto, si abbandonò contro la parete e lasciò che il rombo della vicina cateratta attirasse completamente la sua attenzione, cancellando gli altri suoni.

Pieno di rimorso e maledicendosi per la sua stupidità, Jared si domandò cosa gli avesse mai fatto credere di poter trovare la Luce in quel mondo miserabile. Aveva immaginato che i Veggenti — giacché sapevano ciò che stava loro innanzi senza sentire suoni — adoperassero un potere simile a quello presumibilmente esercitato dagli uomini in presenza della Luce Onnipotente. E lui aveva stupidamente creduto che il risultato di questa attività fosse una diminuzione del Buio. Ma aveva dimenticato una possibilità: la diminuzione del Buio aveva forse un significato che soltanto i Veggenti erano in grado di riconoscere… qualcosa di eternamente irraggiungibile per la sua percezione come conseguenza delle sue limitazioni sensorie.

Scoraggiato, abbandonò le sue inutili speculazioni sul rapporto esistente tra Luce, Buio e Veggenti, e, avvicinatosi al giaciglio, vi si distese sopra. Tentò di evitare che il pensiero di Della entrasse nella sua mente, ma non vi riuscì. Poi, con più obiettività, ammise che quanto aveva fatto la ragazza — ingannarlo per spingerlo a portarla lì — rifletteva puramente una caratteristica di falsità tipica della natura dei Veggenti. Leah, d’altro canto, non avrebbe mai…

Scoprendosi a ripensare alla Gentile Sopravvissuta, si chiese cosa le fosse accaduto. Forse, anche in quel momento stava tentando di mettersi in contatto con lui, dagli abissi della Radiazione. Però, a meno che si mettesse a dormire, non l’avrebbe mai saputo.

Per il resto di quel periodo, ad eccezione di quando gli portavano il cibo, passò più tempo che poteva dormendo, nella speranza che Leah venisse di nuovo a trovarlo. Ma lei non venne.

Verso la fine del suo terzo periodo di prigionia, avvertì un leggero rumore all’esterno della baracca, un fruscio abbastanza vicino da riuscire a superare il rombo tumultuoso della cascata. Poi riconobbe l’odore di Della nell’attimo in cui lei scattava in avanti e si appiattiva contro la parte esterna della parete.

— Jared! — sussurrò ansiosamente.

— Vattene!

— Ma io voglio aiutarti!

— Mi hai già aiutato abbastanza.

— Adopera il cervello. Sarei stata libera di venire qui adesso se mi fossi comportata in una qualsiasi altra maniera di fronte a Mogan?

La sentì affannarsi con i robusti lacci che fermavano l’incannucciata all’ingresso. — Immagino che tu abbia aspettato la prima opportunità che ti è capitata per venire a liberarmi — disse Jared in tono distratto e disinteressato.

— Certo. Non ho potuto venire prima… finché i Veggenti hanno cominciato a udire dei rumori nella galleria esterna.

L’ultimo laccio venne infine sciolto e Della entrò nella capanna mentre il rigido divisorio fatto di gambi di manna oscillava all’infuori.

— Tornatene dai tuoi amici Veggenti — grugnì il giovane.

— Per la Luce, sei proprio ostinato! — Con un coltello dalla lama d’osso si mise all’opera per tagliare i suoi legami. — Sei capace di nuotare controcorrente in quel fiume?

— Che differenza fa?

— Bisogna ritornare ai Livelli.

I polsi di Jared erano infine liberi. — Dubito che ne rimanga ancora qualcosa, anche se non pensassero che sono un Veggente.

— Allora, ad uno dei mondi nascosti. — E poi ripeté ostinatamente: — Puoi nuotare nel fiume?

— Credo di sì.

— Bene, allora… Andiamo. — E fece per dirigersi verso l’uscita della baracca.

Ma lui la trattenne. — Vuoi dire che verresti anche tu?

— Non penserai che rimarrei qui, senza di te?

— Ma questo è il tuo mondo! Tu appartieni a questa gente! E poi, io non sono nemmeno un Veggente.

Della sbuffò, esasperata. — Ascoltami… Dapprima mi sono lasciata trasportare dalla convinzione di avere incontrato qualcuno come me. Diamine, non mi sono mai fermata a pensare se facesse qualche differenza il fatto che tu non fossi un Veggente! Ma quando ti ho percepito sul terreno con Mogan sopra di te, pronto a colpirti ancora, allora ho capito che per me non aveva nessuna importanza. Ti avrei voluto anche se non fossi stato in grado nemmeno di sentire o di odorare o di riconoscere i gusti. Adesso possiamo metterci in cammino e iniziare a cercare quel mondo nascosto?

Prima che potesse ribattere, Della lo spinse in direzione del pendio che li avrebbe portati sopra la cascata. E Jared avvertì l’atmosfera di paura che dominava il Mondo dei Veggenti. In lontananza, l’area delle abitazioni era avviluppata in un silenzio pesante e sinistro. Dagli echi indistinti dell’acqua che scrosciava ricevette l’impressione di numerosi Veggenti che indietreggiavano con apprensione dalla barricata di fronte all’entrata.

Quando fu a metà della salita, si fermò di scatto, con le narici infiammate da un odore disgustoso proveniente dall’alto. Si chinò disperatamente ad afferrare alcuni sassi e si mise a farli risuonare nel cavo della mano. In piena nitidezza sonora, risaltava la figura di Mogan che li attendeva in cima al pendio.

— Immagino che tu creda di poter scappare per andare a dire ai mostri come possono entrare, eh? — iniziò in tono minaccioso.

Jared fece risuonare ancora le pietre, con movimenti rapidi e precisi, e colse le impressioni del Veggente che cominciava la sua carica verso di lui.

Ma proprio in quell’attimo un’esplosione, come il rombo di mille cateratte, scosse il mondo. Nello stesso tempo, uno scoppio grande e rabbioso del ruggente silenzio dei mostri penetrò nel regno dei Veggenti, proveniente dalle vicinanze dell’entrata bloccata. Il battito successivo, tutti quelli che erano sotto di loro cominciarono a urlare e a fuggire freneticamente da tutte le parti, mentre il tunnel riaperto eruttava un cono continuo e impietoso di suoni silenziosi.

Jared si arrampicò sulla cima della collinetta, trascinandosi dietro Della. Mogan, stordito, indietreggiò assieme a loro.

— Per la Luce Onnipotente! — bestemmiò il capo dei Veggenti. — Che cosa sta succedendo, in nome della Radiazione?

— Non ho mai percepito nulla di simile! — esclamò Della, terrorizzata.

Sensazioni intense e dolorose assalirono gli occhi di Jared, confondendo — ma in qualche modo completando — la sua impressione uditiva del mondo intero. I riflessi dei rumori restituivano uno schema più o meno integrale delle fessure che si aprivano nella parete lontana. Tuttavia, erano associate in qualche strana maniera con quella parete anche alcune zone di suono silenzioso concentrato, che mettevano in risalto con estrema chiarezza ogni dettaglio della sua superficie, come se Jared ne stesse sfiorando con la mano simultaneamente tutta l’ampiezza.

All’improvviso, la parete svanì in un relativo silenzio e lui riuscì a collegare quel nuovo sviluppo con il fatto che il furioso cono sonoro si era spostato e stava passando in quel momento attraverso un altro segmento dello schema sonoro generale. Adesso gli sembrava di essere totalmente consapevole della presenza, della dimensione e della forma di ogni capanna che si trovava al centro della zona abitata. Il silenzio fiero e urlante toccava tutti gli oggetti all’interno del suo raggio uditivo e li proiettava nella sua coscienza con spietata crudeltà.

Jared si coprì gli occhi con le mani ed ottenne un immediato sollievo, mentre ascoltava i mostri umanoidi che si riversavano in massa dalla galleria. E, con loro, arrivarono i familiari sibili.

— Non abbiate paura! — gridò una delle creature.

— Getta un po’ di Luce da questa parte! — strillò un’altra.

Le parole riecheggiarono nella mente del giovane. Che cosa volevano significare? Dunque la Luce era realmente associata con questi esseri maligni? Come faceva qualcuno a gettare la Luce? Già una volta, in precedenza, aveva assurdamente immaginato che la sostanza che queste creature proiettavano di fronte a loro nei corridoi potesse in qualche modo essere la Luce. Ma aveva subito rifiutato quella possibilità, proprio come si trovava costretto a rigettarla anche adesso.

Involontariamente aprì un attimo gli occhi, e subito rimase immobile, esterrefatto da una nuova sensazionale scoperta. Per un momento gli parve quasi di identificare la mancanza di qualcosa, proprio come già una volta, tempo addietro, aveva immaginato di essere sul punto di mettere il dito sopra la «diminuzione» che stava cercando. Adesso era convinto ancor più fermamente che nel mondo dei Veggenti non c’era un’indefinibile «qualcosa» rispetto a prima che arrivassero le creature maligne!

— I mostri! — gridò Mogan. — Stanno arrivando qui!

Della strillò e gli echi della sua voce riportarono l’impressione di tre di quelle creature che si arrampicavano di corsa sulla collinetta.

— Jared! — La ragazza gli strinse un braccio. — Andiamo…

Ssshhh. Un sibilo si udì all’improvviso.

Della scivolò e, prima che potesse afferrarla, precipitò rotolando lungo il pendio. Freneticamente, Jared si lanciò dietro di lei, ma fu subito trattenuto da Mogan. — Non possiamo più aiutarla — l’ammoni il capo dei Veggenti.

— Sì, se la raggiungiamo prima che…

Ma il capo dei Veggenti interruppe la sua protesta, facendolo voltare con le sue mani possenti e spingendolo nel fiume. Poi lo seguì nell’acqua.

Prima che Jared potesse protestare, Mogan lo trascinò sotto la superficie e cominciò così la disperata nuotata controcorrente. Jared si dibatteva ostinatamente cercando di sfuggire alla morsa dell’altro, ma la combinazione tra la forza del gigante e la minaccia di affogare sommerse il suo tentativo di resistenza e non gli rimase altro da fare che lasciarsi rimorchiare, totalmente impotente.

Quando furono, a suo giudizio, circa a metà del canale sotterraneo, la corrente lo scagliò contro un masso e tutta l’aria che era riuscito a trattenere nei polmoni gli sfuggì in un gemito involontario. Mogan si spinse verso il fondo e Jared resistette freneticamente all’istinto di aprire la bocca per respirare. Ma infine dovette cedere e una grande massa d’acqua gli invase la trachea.

Riprese i sensi al movimento ritmico delle grosse mani del Veggente che gli premevano con forza sulla schiena per poi ritirarsi lentamente. Jared tossì, vomitando acqua tiepida.

Mogan smise di pompargli aria nei polmoni e lo aiutò a mettersi seduto. — Immagino di avere avuto torto nel pensare che tu fossi d’accordo con quelle creature — disse poi, in tono di scusa.

— Della! — esclamò Jared continuando a tossire. — Devo tornare là dentro!

— È troppo tardi. Il posto pullula di mostri.

Jared ascoltò ansiosamente in direzione del fiume. Tuttavia non riuscì a udire da nessuna parte l’acqua che avrebbe dovuto circondarli. — Dove ci troviamo? — domandò.

— In una galleria secondaria. Dopo averti trascinato a riva, mi sono dovuto sbrigare a portarti via prima che ci attaccassero i pipistrelli.

Sentendo gli echi delle sue parole, Jared distinse i dettagli di un tunnel che andava allargandosi in avanti, dopo una strettoia alle loro spalle. E proprio da lì provenivano le strida infuriate dei pipistrelli che non riuscivano a passare attraverso le pareti della galleria, troppo strette per loro.

— Non siamo diretti verso il corridoio principale, vero? — domandò, con aria piuttosto delusa.

— Siamo nella direzione opposta, ma è sempre meglio che combattere i pipistrelli delle profondità a mani nude.

Jared si alzò, sostenendosi contro la parete. Forse ci sarebbe stata una piccola possibilità di sorprendere i mostri nella galleria maggiore, ma fu costretto cupamente ad ammettere che i pipistrelli avevano eliminato anche quella piccola possibilità. — Dove porta questo corridoio?

— Non sono mai passato da questa parte.

Rendendosi conto di non avere scelta, Jared seguì le riflessioni delle loro voci lungo la galleria.

Soltanto più tardi, quando inciampò per la seconda volta, si domandò perché mai dovesse procedere a tentoni in un corridoio silenzioso senza far risuonare un paio di scandagli. Si chinò a terra e tastò il suolo finché trovò un paio di pietre quasi identiche; poi riempì l’aria con i «click» prodotti dai loro urti nel cavo della sua mano, prima di riprendere il cammino.

Dopo un po’, Mogan disse: — Te la cavi piuttosto bene con quei sassi, eh?

— Mi arrangio. — Poi Jared si rese conto che non aveva nessun motivo per rispondere in tono così brusco, a meno che si fosse risentito con il Veggente per non avergli permesso di tentare di raggiungere Della… un tentativo che sarebbe certamente fallito in ogni caso.

— Ho avuto modo di fare molta pratica — aggiunse con voce più affabile.

— Immagino che siano la cosa migliore per chi non è in grado di percepire — azzardò Mogan, — ma temo che il rumore finirebbe per farmi impazzire.

Proseguirono in silenzio per un certo tempo. E, man mano che i suoi passi lo conducevano sempre più lontano dal dominio dei Veggenti, l’idea che forse non avrebbe risentito mai più Della, riempì Jared di novella disperazione. Era convinto, adesso, che si sarebbe stabilito volentieri con lei in un piccolo mondo isolato e che non avrebbe fatto la minima differenza che la ragazza gli fosse superiore o no, fintanto che fossero rimasti assieme.

Ma ora lei non c’era più e un’altra parte del suo universo, forse la più vitale ed importante, gli era crollata alle spalle. Si maledi’ per non aver saputo riconoscere in tempo ciò che Della significava per lui, per il suo distoìrto senso dei valori che l’aveva spinto a dare maggiore importanza ad un’insana ricerca della Luce e del Buio. Ritrovare Della — si giurò — sarebbe stato d’ora innanzi il suo unico scopo, anche se, per raggiungerlo, avesse dovuto arrivare sino agli Abissi Termonucleari della Radiazione. E se non fosse riuscito a strapparla alle grinfie dei mostri, allora la Radiazione sarebbe stata la sua giusta punizione.

Oltrepassarono un piccolo crepaccio e il capo dei Veggenti gli si affiancò. — Della diceva che stavi cercando la Luce e il Buio.

— Scordatene — ribatté secco Jared, deciso a dimenticarsene totalmente anche lui.

— Ma la cosa mi interessa molto! Se tu fossi stato un Veggente, avrei fatto una lunga chiacchierata con te.

Un po’ incuriosito, Jared domandò: — E su quale argomento?

— Non credo neanch’io molto alle leggende. Ho sempre ritenuto che la Grande Luce Onnipotente fosse una glorificazione non necessaria di qualcosa di molto comune.

— Davvero?

— Ho persino deciso che cos’è veramente la Luce.

Jared si fermò. — E che cos’è?

— Calore.

— Come fai a dirlo?

— C’è calore tutt’intorno a noi, vero? Il «freddo» è soltanto una quantità minore di calore. Più una cosa è calda, e più impressioni manda agli occhi di un Veggente.

Jared annuì, pensoso. — E vi permette di conoscere tutti gli oggetti senza sentirli, o toccarli, o fiutarli.

Mogan scrollò le spalle. — Che è proprio ciò che, secondo la leggenda, fa la Luce.

C’era qualcosa di inconsistente in quella spiegazione, ma Jared non riuscì a individuarlo. Forse si trattava soltanto della sua riluttanza ad ammettere che la Luce potesse essere una cosa tanto prosaica come il calore. Riprese la marcia, camminando più svelto non appena sentì una galleria più ampia davanti a loro.

Nello stesso momento, Mogan disse: — Percepisco un altro corridoio laggiù, uno grande.

Jared trotterellò in avanti, battendo rapidamente gli scandagli per adattare gli echi alla sua maggiore velocità. Ma si fermò di scatto, quando arrivò all’incrocio con il tunnel più vasto.

— Che c’è che non va? — Mogan gli si bloccò a fianco.

— Questo luogo è pieno del lezzo dei mostri! — Jared dilatò le narici, respirando profondamente. — E non è tutto. C’è anche l’odore di gente del Livello Superiore e di quello Inferiore… quasi altrettanto forte.

Dagli echi prodotti dalle sue pietre ricevette un’impressione del capo dei Veggenti che si passava una mano sugli occhi.

— Questo corridoio è infernale per gli occhi! — esclamò Mogan. — È troppo caldo. È difficile percepire distintamente le cose.

Anche Jared si era accorto del calore. Tuttavia c’era un’altra considerazione che lo preoccupava. C’era qualcosa di familiare in quel punto della galleria; aveva già sentito le formazioni di quegli ammassi di pietre. Poi, di colpo, ricordò. Certo!… Si trovavano appena aldilà della Barriera che divideva i Livelli dal Mondo Originario! Fece risuonare di nuovo i suoi scandagli e riuscì a distinguere la lastra di pietra, dietro cui lui ed Owen si erano nascosti quando si erano imbattuti per la prima volta in un mostro. Dietro la curva alla sua destra ci sarebbe stata l’entrata al Mondo Originario e, aldilà, la Barriera e i due Livelli.

— Da che parte dobbiamo andare? — domandò Mogan.

— A sinistra — suggerì impulsivamente Jared, dirigendosi in quella direzione.

Dopo alcuni passi, disse: — Così tu pensi che il calore sia la Luce.

— Sì.

— E il Buio?

— Semplice. Il Buio è il freddo.

Ora Jared aveva scoperto dov’era la contraddizione. — Ti sbagli. Soltanto i Veggenti possono avvertire il calore ed il freddo da lontano. Citami anche un’unica leggenda che dica che la Luce è proprietà esclusiva dei Veggenti. Tutte le credenze popolari affermano che tutti si riuniranno con la Luce.

— Ho ragionato anche su quello. Si tratta semplicemente di questo: i Veggenti sono il primo passo verso la Riconciliazione generale.

Jared stava per ribattere anche a quell’assunzione. Ma avevano appena oltrepassato una curva del passaggio e pensò che fosse il caso di fermarsi un attimo a riflettere. Sulla cresta degli echi dei suoi scandagli gli arrivarono i dettagli di un’altra curva proprio davanti a loro. E fu investito da un’onda tremenda di suono silente, che straripava da dietro quella curva. Era come se un migliaio dei mostri umanoidi stesse marciando verso di lui, e tutti gli proiettassero contro le loro urla mute.

— Non riesco a percepire un accidenti! — si lamentò Mogan, disperato.

Jared ascoltò attentamente, ma non riuscì a sentire nessun rumore udibile di mostri aldilà della curva. Con cautela, avanzò poco a poco, deciso, questa volta, a tenere gli occhi aperti. Il volto gli si contrasse in una smorfia di protesta contro la sua volontà, e i muscoli si tesero mentre tentavano senza successo di chiudere le palpebre che controllavano. Strizzando gli occhi e tremando, il giovane proseguì, dimenticando di usare gli scandagli.

Mogan lo seguiva, tenendosi però a considerevole distanza ed emettendo di tanto in tanto imprecazioni di rabbia e di paura.

Jared raggiunse infine la curva e vi girò attorno a passo svelto, temendo che, se avesse esitato, si sarebbe voltato e sarebbe scappato. Adesso il silenzio magico e terribile gli fluiva negli occhi con la forza di un centinaio di sorgenti calde e non riusciva più a tenerli aperti… Mentre le lacrime gli rigavano le guance, avanzò inciampando, affidandosi di nuovo agli echi prodotti dalle sue pietre.

I suoi passi, tuttavia, affondavano nel terrore. Infatti, nessun’eco prodotta dai suoi «click» ritornava da quanto gli stava davanti… assolutamente nulla! Ma ciò era impossibile! Nessuno aveva mai sentito un suono che non si riflettesse da tutte le direzioni. Ciononostante, qui c’era un’enorme, incredibile breccia nello schema sonoro!

La sua paura divenne infine una barriera invalicabile, e lui non riuscì più ad andare avanti. Rimanendo immobile come se fosse stato piantato là alla maniera di un albero di manna, si mise ad urlare.

Non ci fu nessuna riflessione sonora della sua voce né dal davanti, né da sopra, né dai lati! Dalle spalle invece, l’eco gli riportò la presenza di un grande muro di roccia che torreggiava altissimo, molte volte più alto perfino della volta del Mondo dei Veggenti. E in quel muro captò l’eco attutita e cava del corridoio da cui era appena uscito.

La soluzione lo investì con la violenza di un masso crollatogli addosso: Si trovava nell’infinito! E non era un interminabile canale di roccia ciò che lo circondava, ma una distesa sconfinata di… aria!

Atterrito, indietreggiò verso la galleria. Infatti, tutte le leggende affermavano che esistevano soltanto due infiniti: il Paradiso e la Radiazione.

Indietreggiò ancora di un passo e si scontrò con Mogan.

Il capo dei Veggenti esclamò: — Non riesco neppure a tenere gli occhi aperti! Dove siamo?

— Io… — Jared balbettò incoerentemente. — Credo che siamo nella Radiazione.

— Per la Luce! Ne capto l’odore!

— È l’odore dei mostri. Ma non si tratta affatto del loro odore. È soltanto l’odore di questo posto.

Sgomento, Jared si ritrasse ancor più verso la galleria. Poi si rese conto dell’intenso calore che si sviluppava in quel luogo e comprese subito il motivo per cui la percezione dell’altro era rimasta assordata, confusa. Mogan era abituato alla portata dei calori normali dei mondi e delle gallerie. Ma qui, un’emanazione simile a quella di tutte le sorgenti calde esistenti ribolliva dall’alto.

E, all’improvviso, Jared seppe che non avrebbe potuto lasciare questo infinito senza prima identificarlo con chiarezza. Già sospettava di quale si trattasse. Il calore era un indizio più che sufficiente, ma doveva accertarsene. Preparandosi a sostenere il dolore che l’attendeva, riaprì con uno sforzo gli occhi, lacrimando copiosamente.

Le impressioni misteriose che l’assalirono erano stavolta sfocate e indistinte e lui si asciugò le guance con il dorso della mano.

Poi gli schemi arrivarono… sensazioni che immaginava fossero simili alle impressioni della percezione. Era misteriosamente consapevole… tramite gli stessi occhi… del terreno scosceso che scendeva inclinato davanti a lui verso una macchia di oggetti piccoli e snelli che ondeggiavano da una parte e dall’altra, in lontananza. Vagamente, gli ricordavano gli alberi della manna. Tuttavia, questi erano diversi: i loro bordi erano fini e delicati come trina e merletti. E ricordò anche la leggenda delle piante esistenti nel Paradiso.

Ma questo era un infinito di calore, per nulla suggestivo di bellezze paradisiache.

In mezzo agli alberi, il giovane distinse i particolari di minuscole forme geometriche, disposte in file come le baracche del Mondo Originario. Un’altra caratteristica del Paradiso, sempre secondo le leggende.

Ma qui abitavano i mostri.

Improvvisamente concentrò la sua attenzione su un fatto di suprema importanza.

Stava ricevendo impressioni particolareggiate di un’infinità di cose nello stesso tempo, senza doverle ascoltare o tastare o annusare!

E ciò era possibile soltanto in presenza della Luce Onnipotente.

Era quella, dunque, la Luce.

Era giunto alla fine della Ricerca.

Aveva trovato la Luce ed era Luce, dopo tutto, la sostanza che i mostri gettavano dinanzi a loro nei passaggi.

Ma la Luce non si trovava in Paradiso.

Si trovava nell’infinito della Radiazione, assieme ai Mostri nucleari.

Tutte le leggende, tutte le credenze non erano altro che un amaro inganno.

Per l’uomo non c’era Paradiso.

E, ora che i Demoni Atomici spadroneggiavano nei corridoi, l’umanità era giunta alla fine della sua esistenza materiale.

Jared buttò all’indietro la testa, disperato; e il suono silenzioso più violento che si potesse immaginare lo colpì in pieno sul volto.

Era un’impressione così brutale, così forte che gli occhi gli sembravano ribollire e fuoriuscire dalle orbite.

In alto, si trovava una cosa grande, rotonda, funesta, che gli proiettava addosso tutta la sua furia, e dominava la Radiazione con incredibile forza e calore e maligna maestosità.

Idrogeno in persona!

Jared si voltò di scatto, lanciandosi verso il corridoio, senza badare minimamente al rumore che, in quello stesso istante, gli arrivava dal pendio di fronte a lui.

Mogan gridò. Ma subito il suo urlo d’angoscia venne interrotto da un sibilo.

Jared rientrò nella galleria, inseguendo freneticamente gli echi degli scandagli che teneva nella mano.

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