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Se Jamieson avesse pensato più alla guida e meno alla politica, l’incidente non sarebbe mai avvenuto. Il terreno pareva liscio e solido, com’era stato per chilometri e chilometri fino a quel punto. E che fosse liscio non c’era dubbio, però non era più solido di una pozza d’acqua. Jamieson si rese immediatamente conto di quello che stava succedendo non appena il motore di Ferdinando cominciò a perdere giri, e il muso del trattore scomparve in una gran nube di polvere. Il veicolo s’inclinò in avanti, poi ondeggiò paurosamente e cominciò a rallentare nonostante tutti gli sforzi di Jamieson. Come una nave che cola a picco in un mare denso, il trattore prese ad affondare. All’inorridito Wheeler parve che stessero andando a fondo in un vortice di schiuma. Bastarono pochi istanti perché la luce del Sole scomparisse. Jamieson aveva spento il motore: in un silenzio rotto solo dal mormorio dei depuratori d’aria, il trattore e i due uomini stavano naufragando sotto la superficie della Luna.

Jamieson cercò a tentoni l’interruttore e accese le luci nella cabina. Passò un lungo istante prima che i due amici fossero in grado di fare qualcosa oltre a guardarsi l’un l’altro disperati. Poi Wheeler si alzò con passo malfermo e andò a un finestrino. Ma non riuscì a vedere assolutamente nulla: pareva che avessero calato una liscia tenda di velluto dall’altra parte della grossa lastra di quarzo.

D’un tratto, con un sussulto morbido, Ferdinando toccò il fondo.

— Dio sia ringraziato — sospirò Jamieson. — Non è molto profondo.

— E che vantaggio ne viene, a noi? — domandò Wheeler rifiutandosi di credere che ci fosse una possibilità di salvezza. Aveva sentito tanti orribili racconti a proposito di quelle tremende pozze di polvere e degli uomini e dei trattori che esse avevano inghiottito.

Le pozze di polvere lunari sono, per fortuna, meno frequenti di quello che si potrebbe supporre dai racconti dei viaggiatori, in quanto sono prodotte solo da un raro concorso di circostanze, in parte non ancora ben spiegate. In primo luogo è necessario un minuscolo cratere in uno speciale tipo di roccia, e poi occorre aspettare qualche milione d’anni durante i quali gli sbalzi di temperatura dal giorno alla notte polverizzano lentamente gli strati superficiali. Mentre questo processo è in atto, viene a prodursi un deposito di polvere finissima che in seguito si mette a fluttuare come un liquido e si accumula sul fondo del cratere. È di una tale finezza che, messa in un secchio, pare fluida come olio. Di notte si possono vedere circolare in essa correnti di convezione, dovute al fatto che gli strati superiori, raffreddandosi, scendono, mentre la polvere del fondo, più calda, sale alla superficie. Questo effetto facilita la scoperta delle pozze di polvere, poiché i rivelatori a raggi infrarossi sono capaci di “vedere” a distanza di chilometri le loro radiazioni termiche anormali. Ma nel corso del giorno questo metodo è inutile a causa dell’effetto ingannevole del Sole.

— Non c’è da aver paura — disse Jamieson, per quanto non troppo allegramente. — Credo che riusciremo a cavarcela. Deve trattarsi di una pozza molto piccola, altrimenti sarebbe stata individuata prima. Questa zona dovrebbe essere stata rilevata completamente.

— Però è abbastanza grande da averci inghiottito.

— Sì, ma non dimenticare com’è questa polvere. Finché riusciremo a far funzionare il motore abbiamo una probabilità di uscire di qui, come un carro armato sottomarino che risale su una spiaggia. Vorrei soltanto sapere se ci conviene andare avanti o fare marcia indietro.

— Andando avanti potremmo sprofondare di più.

— Non è detto. Si potrebbe trattare, come credo, di una pozza di proporzioni modeste e potremmo esserci finiti nel mezzo, per forza di inerzia. Come ti pare che sia l’inclinazione del pavimento?

— Mi pare che la parte anteriore sia leggermente più sollevata rispetto alla posteriore.

— Come pensavo. Andremo avanti, e del resto così facendo potremo usufruire di maggior energia.

Pian piano, Jamieson lasciò la frizione innestando la marcia più bassa di cui disponeva. Il trattore si scosse e protestò, loro due furono spinti in avanti, poi Ferdinando si fermò.

— È come temevo — commentò Jamieson. — Non possiamo andare avanti ad andatura regolare, dobbiamo procedere a sussulti. Prega Dio che protegga il motore… per non parlare della trasmissione.

Avanzarono a balzi, lentissimamente, e poco dopo Jamieson spense il motore.

— Perché? — domandò ansioso Wheeler. — Mi pareva che si stesse andando bene.

— Sì, ma si scaldava troppo. Questa polvere è un isolante termico perfetto. Dobbiamo aspettare qualche minuto che si raffreddi.

Nessuno dei due aveva voglia di chiacchierare, quindi se ne rimasero seduti nella cabina illuminata che, come pensava Wheeler, poteva diventare la loro tomba. Era davvero un’ironia del destino che fossero incappati in quella trappola proprio mentre scappavano alla ricerca della salvezza.

— Hai sentito quel rumore? — fece d’un tratto Jamieson, e chiuse i circolatori d’aria, ottenendo, nella cabina, un silenzio perfetto.

Un rumore debolissimo penetrava attraverso le pareti del veicolo, come un fruscio, un sussurro, di cui Wheeler non riusciva a spiegarsi la natura.

— La polvere comincia a sollevarsi. Sai che è molto instabile e basta pochissimo calore per dare origine a correnti di convezione. Credo che stiamo producendo un piccolo soffione, lassù alla superficie… potrebbe servire per rintracciarci, se qualcuno ci sta cercando.

Questa era se non altro una consolazione. Inoltre avevano cibo e aria per parecchi giorni (tutti i trattori avevano scorte di riserva) e l’Osservatorio conosceva approssimativamente la loro posizione. Ma era molto probabile che fra poco l’Osservatorio avesse già abbastanza da fare per badare ai suoi guai…

Jamieson riaccese il motore, e il goffo veicolo si accinse a riaprirsi la strada attraverso la sabbia impalpabile che li avviluppava. Impossibile sapere di quanto progredivano, e Wheeler non osava immaginare che cosa sarebbe successo se il motore si fosse guastato. I pneumatici a ventosa si attaccavano alla roccia sottostante, e il trattore si scuoteva e cigolava sotto il carico intollerabile.

Passò quasi un’ora prima che i due giovani avessero la certezza di avanzare davvero. Il pavimento della cabina si alzava in modo sensibile, ma essi non avevano modo di sapere di quanto fossero ancora sepolti sotto la superficie semiliquida. Potevano emergere da un momento all’altro nella benedetta luce del giorno, o potevano anche continuare a procedere per qualche altro centinaio di metri a passo di lumaca.

Jamieson spegneva il motore a intervalli sempre più lunghi, cosa che serviva a ridurre la tensione della macchina, ma non certo quella dei passeggeri. Durante una di queste pause, Wheeler chiese senza preamboli che cosa avrebbero potuto fare nel caso che il trattore non fosse riuscito a risalire alla superficie.

— Ci sono solo due possibilità — rispose Jamieson. — Possiamo stare qui a sperare che vengano a salvarci, il che è più probabile di quanto si possa credere, dal momento che abbiamo lasciato delle impronte facilmente identificabili che portano fino a noi. L’altra alternativa è uscire.

— Come? Ma è impossibile!

— Niente affatto. So di un caso in cui è avvenuto. Sarebbe un po’ come uscire da un sommergibile in immersione.

— Nuotare in questa roba!

— Una volta, da bambino, fui sorpreso da una tormenta, così credo di poter immaginare come può essere. Il maggior pericolo sta nel perdere il senso dell’orientamento e continuare a girare fino a perdere le forze. Speriamo di salvarci senza dover sottostare a una simile prova!

La cabina di guida emerse sopra il livello della polvere un’ora dopo, e nessuno avrebbe potuto salutare il Sole con più gioia di loro. Ma non potevano ancora dirsi in salvo. Sebbene Ferdinando potesse procedere con maggior celerità, adesso che la resistenza era minore, potevano ancora esserci davanti a loro profondità insospettate.

Wheeler guardava ora affascinato d’orrore la diabolica polvere che turbinava dietro il trattore. Il giovane pensò che sarebbe stato un bene proporre che, per l’avvenire, i trattori fossero costruiti con linea aerodinamica, al fine di poter uscire più facilmente da situazioni come quella. Ma laggiù sulla Terra chi mai avrebbe potuto pensare all’utilità di una cosa simile?

Finalmente Ferdinando s’inerpicò sul terreno solido. Jamieson, quasi esausto per la tensione, si lasciò cadere in avanti, contro il cruscotto. Anche Wheeler si sentiva debole e scosso, ma era troppo felice di essersi salvato, per farci caso.

Tale era stato il sollievo di rivedere la luce del Sole, che s’era dimenticato di aver lasciato il Progetto Thor tre ore prima e che ne distavano solo una ventina di chilometri.

Avevano appena ripreso il cammino e stavano salendo un dolce pendio, quando si udì uno schianto di metallo lacerato e Ferdinando compì un giro su se stesso. Jamieson spense immediatamente il motore, e il trattore si fermò.

— Eccoci sistemati — commentò Jamieson a bassa voce. — Ma non ci dobbiamo lamentare. Se la trasmissione di prua non s’è guastata mentre eravamo nella pozza… — non finì la frase, voltandosi a guardare dalla parte dove erano venuti. Wheeler seguì la direzione del suo sguardo.

La cupola del Progetto Thor era ancora visibile all’orizzonte. Forse avevano avuto anche troppa fortuna, ma sarebbe stato bene se avessero potuto frapporre la curva protettrice della Luna tra loro e l’inferno che stava per scatenarsi laggiù.

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