8

Durante il suo turno di guardia, Millicent aveva notato due o tre lampi lontani, verso sud, e molto dopo le erano giunti all’orecchio dei boati. Potevano essere state esplosioni di bombe. Ma la questione non aveva molta importanza. Con tutta probabilità non avrebbero mai saputo la vera storia di quello che era capitato agli abitanti delle grandi città. E in ogni caso, il problema non li riguardava più.

Ripresero la marcia alle prime luci del giorno. L’aria era fresca, ma si prevedeva un’altra giornata molto calda. John aveva deciso di attraversare la brughiera di Masham e raggiungere Coverdale. Da lì avrebbero preso una strada secondaria che tagliava per la brughiera di Carlton, per poi puntare a nord verso Wensleydale e raggiungere il Westmorland. Videro una fattoria, poco lontano dal punto in cui avevano dormito, e Roger propose subito di fermarsi a fare razzia. Ma John scartò l’idea perché erano ancora troppo vicini a Masham. Non potevano sapere fino a che distanza gli abitanti della città si fossero proposti di difendere la loro zona. Il rumore degli spari avrebbe potuto richiamare degli uomini armati.

Si tennero quindi lontani dalle abitazioni, camminando in mezzo ai campi, o mantenendosi al riparo delle siepi e dei muriccioli che delimitavano le proprietà. Verso le sei e mezzo raggiunsero la statale a nord di Masham. Il sole aveva già cominciato a riscaldare l’aria. I ragazzi erano allegri ed esuberanti, e John fu costretto ad ammonirli di non sprecare energie in corse inutili. Sembravano un gruppo di turisti a passeggio per la campagna. Solo Ann continuava a tacere, chiusa in se stessa.

Millicent ne parlò con John quando lui si trovò a camminarle accanto mentre attraversavano un terreno sassoso.

— Ann non dovrebbe prendersela tanto a cuore, Johnny. Sono cose che possono capitare.

John le lanciò un’occhiata. La caratteristica principale di Millicent era la compostezza elegante. In quel momento sembrava che stesse facendo una normale passeggiata in campagna. Pirrie, con il fucile sotto il braccio, camminava a circa quindici metri davanti a loro.

— Non credo che si preoccupi tanto per quello che è successo — disse John. — È quello che ha fatto lei dopo, che la tortura.

— Proprio ciò che intendevo, dicendo che sono cose che possono capitare — fece Millicent. Poi guardò John con ammirazione. — Mi è piaciuto come ti sei comportato ieri sera. Voglio dire… con calma, senza commettere errori. Mi piace l’uomo che sa ciò che vuole, e riesce a ottenerlo.

A giudicare dalla faccia, pensò John, Millicent doveva avere molto più di vent’anni meno di Pirrie. Aveva una figura sottile e slanciata. I loro sguardi s’incontrarono, e lei gli sorrise. In quel sorriso John lesse qualcosa che lo fece tremare.

— Qualcuno doveva pur prendere delle decisioni — disse.

— In un primo tempo ho pensato che tu non fossi il tipo adatto a comandare, poi, ieri sera, mi sono dovuta ricredere.

Non era l’evidente desiderio della donna che lo aveva scosso, pensò John, ma il fatto che glielo avesse fatto capire in quel momento. Pirrie, lui ne ebbe la certezza, doveva essere cornuto da parecchio tempo. Ma prima era successo a Londra, in quella tana pullulante di esseri umani, dove l’indulgenza per un atto di libidine in più era normale. Lì, invece, dove i rapporti tra loro erano allo scoperto come la brughiera che stavano attraversando, il fatto acquistava tutta un’altra importanza. Forse era risorto il codice morale per cui il capo poteva scegliere le donne a suo gradimento. Ma quel vecchio modo di ammiccare, di toccare con il gomito e di alludere erano morti come le conferenze e le serate a teatro… morti, senza possibilità di resurrezione. Lo shock provocatogli dal fatto che Millicent non se ne fosse resa conto, fu la prova di quanto la sua mente si fosse adattata al nuovo stato di cose.

— Va’ a prendere la sacchetta di Olivia — disse asciutto. — Lei l’ha già portata abbastanza.

Millicent inarcò le sopracciglia. — Agli ordini, Grande Capo. Parla, e io obbedisco.


Nelle vicinanze di Witton Moor trovarono quello che John stava cercando: una piccola fattoria isolata. Sorgeva su un’altura, ed era circondata da campi di patate. Dal camino usciva fumo. Per un attimo John rimase perplesso, poi si rese conto che in un luogo isolato come quello con tutta probabilità dovevano accendere il camino anche in piena estate, per preparare da mangiare. Diede le istruzioni a Pirrie. Pirrie approvò con un cenno, e si fregò il naso con tre dita della mano destra. John ricordò di avergli visto fare lo stesso gesto prima di andare a uccidere i tre uomini che avevano rapito Ann e Mary.

John e Roger si avviarono verso la fattoria. Non fecero nessun tentativo per tenersi nascosti, e avanzarono lentamente, quasi girassero da quelle parti per pura curiosità. John vide muoversi la tenda di una finestra della facciata. Fu l’unico segno che qualcuno li stesse osservando. Un vecchio cane si scaldava al sole, contro il muro della casa. Sotto i loro piedi scricchiolavano i sassi del vialetto: un rumore familiare.

Sulla porta c’era un batacchio a forma di testa d’ariete. John lo sollevò e lo fece ricadere con forza. Quando sentirono un rumore di passi che si avvicinavano alla porta, i due uomini si spostarono un po’ sulla destra.

L’uomo che spalancò la porta fu costretto ad avanzare fin sulla soglia per vedere in faccia chi aveva bussato. Era grande e grosso, con piccoli occhi freddi nel viso arso dal sole. John vide con soddisfazione che aveva in mano un fucile.

— Che cosa volete? Non abbiamo niente da vendere, se è da mangiare che state cercando — disse.

Era ancora troppo dentro la casa.

— Grazie — disse John — ma non siamo a corto di viveri. Abbiamo qualcosa che forse vi può interessare.

— Tenetevela — disse l’uomo sulla soglia. — Tenetevela, e toglietevi dai piedi.

— In questo caso…

John fece un balzo in avanti e si appiattì contro la casa, alla destra della porta, fuori dalla vista del contadino.

L’uomo reagì all’istante. — Se è una pallottola in corpo che volete… — Fece un passo avanti sollevando il fucile e portando il dito al grilletto.

Si sentì uno sparo, e il contadino si piegò in due, come una bambola rotta, e cadde in avanti. Il dito ebbe una contrazione sul grilletto, e il colpo esplose contro la parete della casa. Il vecchio cane si alzò per abbaiare rauco al sole. Una voce gridò qualcosa dall’interno, poi ci fu di nuovo silenzio.

John prese il fucile da sotto il corpo del contadino. Una canna era ancora carica. Fece un cenno a Roger, scavalcò l’uomo, morto o moribondo, ed entrò in casa. La porta si apriva direttamente su una grande stanza di soggiorno. Il locale era in penombra, John diresse subito lo sguardo alle porte che davano accesso alle altre stanze, e alla scala d’angolo che portava al piano superiore. Passarono alcuni secondi prima che John si accorgesse della donna ferma nell’ombra accanto alla scala.

Era altissima e secca. Li stava guardando attentamente, e stringeva in mano un fucile. Roger la vide quasi nello stesso istante. Gridò: — Attento, Johnny!

La mano della donna si mosse lungo il calcio del fucile, ma anche John fece lo stesso movimento. Tra le pareti della stanza il fragore della detonazione fu molto più assordante. La donna rimase in piedi per qualche istante, poi si afferrò alla ringhiera alla sua sinistra e scivolò a terra. Cominciò a gridare nell’attimo in cui toccò il pavimento, poi il grido diventò un lamento strozzato.

— Mio Dio! — balbettò Roger.

— Non startene lì impalato — disse John. — Muoviti. Prendi quel fucile e comincia a frugare per la casa. Siamo stati fortunati due volte, ma potremmo non esserlo una terza.

Guardò Roger che toglieva con una certa esitazione il fucile dalle mani della donna che continuava a gemere. — La sua faccia…

— Tu fruga al pianterreno — disse John. — Io vado di sopra.

Perquisì rapidamente le stanze del primo piano, aprendo le porte con un calcio Fu solo verso la fine della sua perlustrazione che si ricordò di aver dimenticato qualcosa: aveva sparato la seconda cartuccia e, finché non avesse ricaricato il fucile, era virtualmente disarmato. Rimaneva una sola stanza. Ebbe un attimo di esitazione, poi diede un calcio alla porta.

Era una piccola stanza. Una ragazza sui quindici anni sedeva sul letto. Fissò John con occhi terrorizzati.

— I colpi di… — balbettò. — Dove sono mamma e papà? Cos’è successo? Non li avrà…

— Non ti muovere da questa stanza — ordinò John seccamente.

C’era una chiave nella serratura. John uscì e chiuse la porta a chiave. La donna al piano terreno stava ancora gemendo, ma più debolmente. Roger le si era fermato accanto e la stava guardando come se fosse ipnotizzato.

— Allora? — domandò John.

Roger alzò lentamente la testa.

— Tutto a posto. Non c’è nessun altro. — Tornò a guardare la donna. — La colazione è sul fuoco.

Pirrie comparve silenziosamente sulla soglia. Abbassò il fucile non appena ebbe visto la scena.

— Missione compiuta — commentò. — Aveva anche lei un fucile? Altro, in casa?

— Fucili o persone? — domandò John. — Di sopra non ho visto armi. Tu, Rodge?

— No — disse Roger continuando a guardare la donna.

— Di sopra c’è una ragazza. La figlia. L’ho chiusa in camera.

— E lei? — domandò Pirrie, indicando con la punta del piede la donna che rantolava.

— Ha ricevuto il colpo… in piena feccia — disse Roger. — Da pochi metri di distanza.

— In questo caso… — Pirrie si girò verso John e batté la mano sul calcio del fucile. — Se lei è d’accordo.

Roger vide John fare un cenno affermativo. Pirrie avanzò col suo solito passo tranquillo verso la donna. Mentre puntava il fucile disse: — Una pistola sarebbe stata più adatta per un lavoro del genere. — Il fucile sparò e la donna smise di gemere. — Tra l’altro non mi piace sprecare munizioni per cose non strettamente necessarie. È poco probabile che si riesca a trovare questo tipo di pallottole. Da queste parti usano tutti fucili a cartuccia.

— Non è stato neanche un cattivo affare… — disse John. — Due fucili da caccia, e forse un certo numero di cartucce, in cambio di due pallottole.

Pirrie sorrise. — Mi perdonerà se considero due pallottole delle mie più preziose di mezza dozzina di cartucce. Comunque non è andata troppo male. Posso chiamare gli altri?

— Sì — disse John.

Forzando la voce, Roger chiese: — Non sarebbe meglio togliere di mezzo i cadaveri prima che arrivino i ragazzi?

— Hai ragione. — Scavalcò il corpo della donna. — Di solito c’è un ripostiglio sotto le scale… Sì, eccolo. Mettiamoli qua dentro. No, aspettate un momento. Qui ci sono le cartucce. Lasciatemele prendere. — Perlustrò ogni angolo del sottoscala. — Non mi sembra che ci sia altro. Mettetela dentro.

Per trasportare il cadavere del contadino dalla soglia al ripostiglio dovettero unire tutti i loro sforzi. Poi John uscì e agitò un braccio. La giornata era bellissima, e sembrava anche fresca, ora che il vento aveva portato lontano l’odore della polvere da sparo. Il cane si era nuovamente accucciato contro il muro. Era vecchissimo, e forse anche cieco. Un cane da guardia che continua a vivere quando è nell’impossibilità di fare la guardia diventa una cosa inutile. Ma non molto più inutile, pensò, di quei milioni di ciechi che loro stavano precedendo. Abbassò il fucile. Non valeva la pena di sprecare una cartuccia.

Le donne e i ragazzi salirono il pendio della collina. L’aria da picnic era scomparsa. I ragazzi venivano avanti in silenzio, senza correre. Davey si avvicinò a John.

— Avete dovuto sparare?

John guardò il figlio negli occhi. — Dobbiamo combattere per ottenere ciò che vogliamo. Dobbiamo lottare per vivere. Dovrai imparare.

— Li hai uccisi?

— Sì.

— Dove li hai messi?

— Li abbiamo nascosti. Adesso entra. Faremo colazione.

C’era una macchia di sangue sulla soglia, e una macchia di sangue nel punto in cui la donna era caduta. Davey guardò, ma non disse niente.

Quando tutti furono in soggiorno, John disse: — Non dobbiamo fermarci a lungo. Le donne possono preparare la colazione. In cucina ci sono delle uova e un pezzo di prosciutto. Prendete tutto. Roger, Pirrie e io cercheremo se c’è qualcos’altro da portar via.

— Vi posso aiutare? — domandò Spooks.

— No. Voi ragazzi state tranquilli e cercate di riposare. Ci aspetta una giornata faticosa.

Olivia rimase a guardare, come aveva già fatto Davey, le macchie di sangue sul pavimento.

— C’erano soltanto… due persone?

— Di sopra c’è una ragazza — disse John. — La figlia. L’ho chiusa in camera.

Olivia si avviò verso la scala.

— Dev’essere terrorizzata! — disse, poi l’occhiata di John la fermò.

— Ho già detto che non abbiamo tempo da perdere in cose inutili. Guardate se c’è qualcosa che ci può servire, e non pensate ad altro.

Olivia ebbe un attimo di perplessità, poi si diresse verso la cucina. Millicent la seguì. Ann e Mary si fermarono sulla soglia.

— Due donne in cucina sono già troppe. Io e Mary andiamo fuori. Non ci piace l’odore che c’è in questa stanza.

— Fate come volete. Potete anche mangiare fuori, se preferite.

Ann non rispose e si allontanò con Mary. Spooks, dopo un attimo di esitazione, le seguì. Gli altri due ragazzi rimasero seduti su un vecchio divano sotto la finestra. Sulla parete di fronte un grosso orologio ticchettava ritmicamente. I ragazzi fissarono per qualche istante i movimenti del pendolo, con i suoi meccanismi visibili sotto la copertura trasparente, poi cominciarono a parlare tra loro a bassa voce.

Quando la colazione fu pronta, gli uomini arrivarono con tutto quello che poteva essere utile. Avevano trovato due zaini grandi e uno piccolo, e li avevano riempiti con pezzi di prosciutto, e carne affumicata di maiale e di bue. Misero nei sacchi anche alcune pagnotte fatte in casa. In cima a tutto disposero le cartucce. Avevano trovato anche una borraccia militare. Roger suggerì di portarsi dietro un certo numero di bottiglie, ma John si oppose: quella era una regione ricca di corsi d’acqua, e il peso che dovevano trasportare era già molto.

Finita la colazione, Olivia cominciò a sparecchiare la tavola. Fu solo quando Millicent scoppiò a ridere che John si accorse di ciò che l’altra faceva. Olivia tornò a deporre i piatti sul tavolo, con un certo imbarazzo.

— È inutile lavarli — disse John. — Dobbiamo andarcene immediatamente. Questa è una località isolata, ma tutte le case sono una trappola potenziale.

Gli uomini cominciarono a raccogliere le armi e gli zaini.

— E la ragazza? — domandò Olivia.

John la fissò. — Come sarebbe a dire?

— Non possiamo lasciarla… così.

— Puoi andare ad aprire la porta — disse John. — Dille che può anche uscire, se vuole. Adesso non ha più importanza.

— Ma non possiamo lasciarla qui. — Indicò il ripostiglio sotto la scala. — Con quelli là dentro.

— Cosa suggerisci?

— Di portarla con noi.

— Non diciamo idiozie, Olivia. Sai bene che è impossibile.

Olivia lo osservò con espressione decisa. Guardando lei e Roger, John pensò che le crisi provocavano dei curiosi cambiamenti nel comportamento delle persone.

— In questo caso, resto con lei — disse Olivia.

— E Roger? E Steve?

— Se Olivia vuole restare, noi ci fermiamo con lei — disse Roger. — Non hai più bisogno di noi, vero?

— E quando verrà il prossimo visitatore, chi andrà ad aprire la porta? — domandò John. — Tu, Olivia, o Steve?

Silenzio. L’orologio continuava a ticchettare segnando il passare dei secondi di quel mattino d’estate.

— Perché non portare la ragazza con noi, se Olivia lo desidera? — osservò Roger. — Abbiamo preso anche Spooks. Una ragazza non costituirebbe un pericolo, mi pare.

John lo guardò con rabbia. — Cosa ti fa pensare che voglia venire con noi? Abbiamo appena ucciso i suoi genitori.

— Io credo che verrà — disse Olivia.

— Quanto tempo ti ci vorrà per convincerla? Quindici giorni?

Olivia e Roger si scambiarono un’occhiata.

— Voi andate avanti — disse Roger alla fine. — Vi raggiungeremo con la ragazza, se vorrà venire.

— Mi sbalordisci, Roger — disse John. — Penso che sia inutile farvi notare quanto sia stupido separare le nostre forze in questo momento, vero?

I due non risposero. Pirrie, Millicent e i ragazzi rimasero a osservare in silenzio. John guardò l’orologio.

— Olivia, ti do tre minuti per parlare con la ragazza. Se vuole venire con noi, che venga. Ma non possiamo perdere altro tempo per cercare di convincerla… nessuno di noi. D’accordo? — Olivia fece un cenno affermativo. — Vengo con te — concluse John.

Fece strada su per la scala, girò la chiave della stanza e spalancò la porta. La ragazza era scesa dal letto e si era inginocchiata. Forse in preghiera. John si fece da parte per lasciar passare Olivia. La ragazza li guardò. I suoi occhi sembravano aver perso ogni espressione.

— Vorremmo che tu venissi con noi, cara — disse Olivia. — Andiamo in un posto sicuro in mezzo alle colline. Qui saresti in pericolo.

— La mamma… l’ho sentita gridare, e poi ha smesso.

— È morta — disse Olivia. — E anche tuo padre. Non hai più motivo di restare in questa casa.

— Li avete uccisi — disse la ragazza. Poi guardò John. — È stato lui.

— Sì. Avevano viveri, e noi no. Oggi si uccide per un tozzo di pane. Noi abbiamo vinto, e loro hanno perso. Non possiamo fare diversamente. Però io desidero che tu venga con noi.

La ragazza si voltò e nascose la faccia contro le lenzuola. — Lasciatemi in pace — balbettò. — Andatevene.

John guardò Olivia e scosse la testa. La donna s’inginocchiò accanto alla ragazza e le mise un braccio attorno alle spalle.

— Non siamo gente cattiva — disse con gentilezza. — Vogliamo soltanto salvare noi stessi e i nostri figli. Ecco perché i nostri uomini uccidono, se è necessario. Poi verranno altri uomini ancora più cattivi… che uccideranno per il solo piacere di uccidere. Uomini capaci anche di torturare.

— Lasciatemi in pace — ripeté la ragazza.

— Non li precediamo di molto — continuò Olivia. — Verranno in tanti, da tutte le città, in cerca di cibo. Una casa come questa li attirerà certamente. Tuo padre e tua madre sarebbero morti comunque, e tu con loro. Non mi credi?

— Andate via — disse la ragazza senza alzare la testa.

— Te l’ho detto — disse John. — Non possiamo portarla via contro la sua volontà. Quanto a restare in questa casa con lei… tu stessa hai appena detto che è una trappola mortale.

Olivia si alzò. Sembrava convinta. Ma invece di avviarsi alla porta prese la ragazza per le spalle e la costrinse a girare la testa. Aveva una considerevole forza, e la usò tutta, ma senza brutalità.

— Ascoltami! Tu hai paura, vero? Vero?

Tenne gli occhi fissi in quelli della ragazza; e la ragazza fece segno di sì con la testa.

— Mi credi, se ti dico che ti voglio aiutare?

Ancora un cenno affermativo.

— Tu verrai con noi — disse Olivia. — Attraverseremo i Pennines, e raggiungeremo una località del Westmorland dove saremo al sicuro, dove non ci saranno più uccisioni né altro. — La normale riservatezza di Olivia era completamente scomparsa. Parlava con una forza amara che riusciva a convincere. — Tu verrai con noi. Abbiamo ucciso tuo padre e tua madre, ma se ti portiamo con noi avremo pagato una piccola parte di ciò che dobbiamo loro. I tuoi genitori non vorrebbero che tu facessi la loro stessa fine.

La ragazza continuò a guardarla in silenzio. Allora Olivia si girò verso John.

— Aspetta fuori. Le do una mano a vestirsi. Impiegheremo un paio di minuti.

John si strinse nelle spalle.

— Vado da basso a vedere che tutto sia pronto. Ricordati, solo un paio di minuti.

— Saremo pronte.

Da basso, John vide che Roger stava armeggiando con una piccola radio sulla credenza. Si girò al rumore dei passi di John che scendeva le scale.

— Niente — disse. — Ho cercato sulle stazioni del Nord, della Scozia, del Midland e Londra… niente di niente.

— E l’Irlanda? — domandò John.

— Non sono riuscito a sentirla. Però dubito che la si possa captare da qui.

— Forse l’apparecchio è guasto.

— No. Una stazione l’ho trovata. Non ho capito che lingua fosse. Sembrava centroeuropea. Avevano un tono di voce disperato, anche loro.

— E le onde corte?

— Non ho ancora provato.

— Lasciami tentare. — Roger si fece da parte e John sintonizzò l’apparecchio sulle onde corte, poi cominciò a girare l’indicatore con grande lentezza. Passò tre quarti del quadrante senza trovare niente, poi raccolse una voce, disturbata dalle scariche, ma che parlava inglese. Alzò il volume al massimo.

“… frammentarie, ma tutto indica che l’Europa occidentale abbia cessato di esistere come parte del mondo civile.”

L’accento era americano.

— La bandiera a stelle e strisce sventola ancora — disse John a bassa voce.

“Numerosi aerei” continuò lo speaker “sono atterrati ieri sera in diversi aeroporti degli Stati Uniti e del Canada. Per ordine del presidente, a tutti coloro che si trovavano a bordo è stato accordato asilo. Il presidente francese e alcuni membri del suo governo, e le famiglie reali del Belgio e dell’Olanda, sono tra quelli che hanno cercato ospitalità nel nostro paese. Ci riferiscono da Halifax, Nuova Scozia, che la famiglia reale britannica e membri del governo inglese sono arrivati in quella località senza incidenti. La comunicazione informa anche che, secondo il primo ministro britannico Raymond Welling, il rapido crollo della nazione è in gran parte dovuto al diffondersi della voce secondo cui tutti i maggiori centri abitati stavano per essere distrutti con le bombe atomiche, per offrire maggiori garanzie di salvezza a quelli che sarebbero sopravvissuti. Voci, afferma Welling, assolutamente prive di fondamento, ma che tuttavia sono riuscite a creare il panico. Quando gli è stato detto che la Commissione per l’energia atomica aveva registrato nelle ultime ore diverse esplosioni nucleari in Europa, Welling ha risposto di non saperne niente, ma di ritenere possibile che elementi isolati dell’Air Force abbiano adottato misure estreme nella speranza di riconquistare il controllo della situazione.”

— Così — commentò Roger — gli sono sfuggite le redini di mano, ha lasciato perdere tutto, e ha tagliato la corda.

— Resterà un mistero insoluto — fece John.

La voce dell’annunciatore continuò: “Il seguente comunicato, firmato dal presidente, è stato diramato a Washington alle ore 9 di questa sera: ‘È da prevedere che la nostra nazione finirà col piangere la ricaduta nella barbarie dell’Europa, culla della civiltà occidentale. Non possiamo non essere addolorati e scossi per quanto succede dall’altra parte dell’Atlantico. Tuttavia questo non significa che ci sia pericolo di una identica catastrofe sul nostro continente. Le nostre riserve alimentari sono considerevoli, e, per quanto sia probabile che dal prossimo mese venga adottato un sistema di razionamento, ci sarà sempre cibo a sufficienza per tutti. Col tempo riusciremo a sconfiggere il virus di Chung-Li e a ritornare alla normalità. Fino a quel giorno, spetta a noi preservare, entro i confini del nostro paese, il retaggio della civiltà’.”

— Incoraggiante — fece John con amarezza.

Si girò per guardare Olivia e la ragazza che scendevano le scale. Vestita, la ragazza dimostrava due o tre anni più di Mary. Era una semplice ragazza di campagna, più florida che bella. Guardò le macchie sul pavimento ma non parlò.

— Questa è Jane — disse Olivia. — Viene con noi.

— Bene. Possiamo andare.

La ragazza si rivolse a Olivia. — Potrei… vederli per un’ultima volta?

Olivia ebbe un attimo di esitazione. John pensò ai due cadaveri, buttati uno sopra l’altro.

— No — disse brusco. — Non servirebbe né a te né a loro. E non c’è tempo da perdere.

Pensò che Jane avrebbe protestato, ma quando Olivia la spinse con dolcezza verso la porta, lei si avviò. Si fermò un attimo per guardare un’ultima volta la stanza, poi uscì.

— Andiamo — fece John.

— Ancora una cosa — disse Pirrie.

La voce della radio stava ancora parlando. L’annunciatore leggeva alcune nuove sanzioni contro gli accaparratori di viveri. Pirrie si avvicinò alla credenza e con un movimento secco fece cadere a terra la radio. L’apparecchio si ruppe con uno schianto. Pirrie cominciò a calpestare i pezzi che si erano sparsi sul pavimento. Poi batté con il tacco il groviglio di metallo, fili e frammenti di vetro, fino a ridurre il tutto in piccoli frammenti. Infine sfilò con attenzione il piede dalle macerie e raggiunse gli altri.


Il viaggio, data la presenza dei ragazzi, richiedeva marce brevi. John calcolò che avrebbero impiegato tre giorni. Il primo giorno per uscire dal Wensleydale, il secondo per attraversare la brughiera e arrivare a nord di Sedbergh, e il terzo, finalmente, per raggiungere Blind Gill. Sarebbe stato necessario tenersi nelle vicinanze delle strade principali, con la speranza di poterle percorrere per lunghi tratti. Era poco probabile incontrare ancora traffico. L’esempio di Masham doveva essere stato seguito da quasi tutte le città del North Riding; le automobili dovevano essere scomparse prima ancora di aver potuto raggiungere il Dale.

— Ci potremmo impadronire di biciclette — propose Roger mentre costeggiavano un bosco, diretti verso Coverham. — Che ne dici?

John scosse la testa. — Torneremmo a essere vulnerabili. E dovremmo trovare undici biciclette tutte insieme… altrimenti significherebbe portare qualcuno in canna, o dividere il gruppo.

— E questo non vuoi farlo.

— No.

— Sono felice che Olivia sia riuscita a convincere la ragazza a venire con noi — disse Roger. — Sarebbe stato triste pensarla sola in quella casa.

— Stai diventando sentimentale, Rodge.

— No. — Roger si fermò un attimo per sistemare meglio lo zaino. — Sei tu che ti stai indurendo. Immagino che sia un bene.

— Immagini soltanto?

— No. Hai ragione, Johnny. Deve essere così. Ce la faremo?

— Sì, ce la faremo.

Le case sul loro cammino avevano le porte chiuse e le finestre sbarrate. Se qualcuno continuava ad abitarvi, non dava però segno di vita. Videro meno gente di quanto sarebbe stato normale incontrarne in quella regione, e quando incrociavano altri gruppi, nessuno faceva il tentativo di scambiare qualche parola. Di solito la gente che incontravano cedeva loro il passo perché erano più numerosi. Due sole volte incontrarono gruppi più o meno simili al loro. Il primo era formato da cinque adulti e due bambini piccoli che dovevano essere portati in braccio. I due gruppi si fermarono a guardarsi da lontano, poi ripresero ognuno la propria strada.

Il secondo comprendeva una dozzina di persone, tutte adulte, in possesso di parecchi fucili. L’incontro avvenne durante il pomeriggio, pochi chilometri a est di Aysgarth. Evidentemente gli altri erano diretti a sud, verso Bishopdale. Si fermarono in mezzo alla strada a osservare l’avvicinarsi di John e dei suoi compagni.

Quando fu a una ventina di metri dagli altri, John fece cenno ai suoi di fermarsi. I due gruppi si scrutarono per qualche secondo, poi uno degli uomini che avevano di fronte domandò: — Da dove venite?

— Da Londra.

Seguì un mormorio di curiosità ostile.

— Da queste parti c’è già poco per quelli che ci vivono — disse il capo — senza che arrivino anche i londinesi a depredare.

John non rispose. Si limitò a sollevare il fucile. Roger e Pirrie fecero altrettanto, in silenzio.

— Dove siete diretti? — domandò l’altro.

— Vogliamo attraversare le brughiere e raggiungere il Westmorland.

— Non troverete più di quanto c’è qui. — Guardò i fucili con un luccicore negli occhi. — Se sapete usare le armi, potreste unirvi a noi.

— Le sappiamo usare — disse John — ma preferiamo starcene per conto nostro.

— In questi giorni la sicurezza sta nel numero.

John non rispose.

— Sarà più sicuro anche per i ragazzi.

— Li sappiamo proteggere — disse John.

L’uomo si strinse nelle spalle. Fece un cenno al suo gruppo di riprendere il cammino, e tutti si rimisero in marcia. Ma all’ultimo momento, il capo tornò a girarsi. — Ehi, mister, cosa dicono gli ultimi notiziari? — chiese.

Fu Roger a rispondere: — Niente. Solo che il mondo comincia a diventare onesto.

L’uomo scoppiò in una risata. — Bene. Significa che si avvicina il Giorno del giudizio.

Loro rimasero fermi finché l’altro gruppo non scomparve alla vista, poi ripresero il viaggio.

Aggirarono Aysgarth per tenersi alla larga dagli sbarramenti difensivi che si vedevano ormai intorno a tutte le città. Sostarono per riposare sotto il sole del pomeriggio quando erano ancora in vista della città. La valle, un tempo fiorente, era di un colore quasi nero in mezzo al marrone delle colline. I muri di pietra su per i fianchi delle colline segnavano confini diventati inutili. A un certo punto John ebbe l’impressione di vedere una pecora, e scattò in piedi per accertarsene. Ma era soltanto una pietra bianca. Il virus di Chung-Li aveva fatto un lavoro perfetto.

Mary si era messa a sedere con Olivia e Jane. I ragazzi, una volta tanto troppo stanchi per scorrazzare, riposavano uno vicino all’altro, e discutevano, a quel che John poteva comprendere dai brani di conversazione, sulla velocità dei motoscafi. Ann si era messa a sedere sotto una pianta, da sola. La raggiunse.

— Ti senti meglio?

— Sto bene.

Aveva l’aria stanca. Lui si chiese quanto fosse riuscita a dormire la notte precedente.

— Ancora due giorni di questa vita, e poi…

Ann concluse la frase: — E poi tutto tornerà normale, noi dimenticheremo ciò che è successo, e ricominceremo la vita dall’inizio. È questo che volevi dire?

— Non esattamente. Potremo ricominciare a vivere una vita decente, però, e vedremo i nostri figli crescere come esseri umani, e non come selvaggi. Per questo vale la pena di fare qualsiasi cosa.

— E tu lo farai, vero? Il mondo sulle tue spalle.

— Fino a questo momento siamo stati fortunati — disse lui. — Può non sembrare vero, ma è così. Fortunati di essere potuti uscire da Londra, e fortunati di essere arrivati tanto a nord prima che scoppiassero guai peggiori. Questi posti sembrano deserti perché gli abitanti si sono ritirati dietro le difese, e la massa dei fuggiaschi non è ancora arrivata. Ma abbiamo al massimo un giorno di vantaggio, forse anche meno. E quando loro arriveranno…

Guardò le acque dell’Ure. Il paesaggio estivo era strano soltanto per la mancanza del verde tanto familiare. John non voleva credere a ciò che aveva detto, tuttavia sapeva che era la verità.

— … noi saremo già a Blind Gill — concluse Ann.

— Vorrei essere già arrivato.

— Sono stanca — disse Ann, — e non voglio più parlare, né di questo né di altro. Lasciami riposare, John.

Rimase a osservarla per un momento, poi si allontanò. E nell’andarsene vide Millicent che guardava nella sua direzione da sotto un gruppo d’alberi. I loro occhi s’incontrarono, e lei gli sorrise.


La valle si restringeva in direzione di Hawes, mentre ai suoi fianchi le colline si ergevano ripide, e i muriccioli di confine si fermavano molto prima di raggiungerne le cime. Hawes non sembrava difesa come le altre città. Comunque la evitarono aggirandola a sud, guadando alcuni tributari dell’Ure, che fortunatamente avevano poca acqua in quel periodo dell’anno.

Si accamparono, per la notte, all’imbocco della Widdale Gill, in un punto tra la ferrovia e la sponda del fiume. Nelle vicinanze trovarono un campo di patate, e subito si misero a scavare per farne una buona provvista. Olivia le fece bollire con la carne salata che avevano. Jane la aiutò, mentre Millicent diede un mezzo contributo svogliato.

Il sole era calato dietro le colline, ma c’era ancora una discreta luce. John guardò l’orologio. Non erano ancora le otto. Ora legale, non quella di Greenwich. Sorrise alla sottile e assurda distinzione.

Era ancora presto, e i ragazzi non sembravano affaticati. Avrebbe voluto dire di riprendere il cammino, ma era stupido cominciare la scalata alle alture del Mossdale nelle prime ore della sera. Sarebbero potuti invece ripartire il mattino alle prime luci dell’alba. Guardò le donne che preparavano la cena. Pirrie si era messo di guardia lungo la linea ferroviaria.

I ragazzi gli vennero vicino. Fu Davey a parlare. Gli si rivolse con un tono di deferenza, molto diverso dal modo di parlare del figlio al padre. — Papà, possiamo fare dei turni di guardia anche noi?

John studiò la faccia sveglia del figlio, la figura allampanata di Spooks, e la figuretta di Steve. Erano ancora soltanto dei ragazzi che si divertivano a fare qualcosa di diverso dalla vita normale.

Scosse la testa. — Vi ringrazio per l’offerta, ma possiamo fare da soli.

— Abbiamo studiato come fare, papà. Non ha importanza che non sappiamo sparare. Basta restare svegli e gridare non appena si vede qualcuno. Questo lo possiamo fare.

— Per voi la cosa migliore è quella di mettervi a dormire subito dopo cena. Domani mattina ci alzeremo presto. Abbiamo i monti da scalare.

Aveva parlato con calma, e Davey ai vecchi tempi avrebbe cercato con ostinazione di convincere il padre. Adesso si limitò a scuotere la testa rassegnato verso i compagni, poi i tre ragazzi si avviarono alla riva del fiume.

Mangiarono tutti insieme, dato che Pirrie era sceso dalla scarpata e aveva affermato che non si vedeva il minimo movimento. Alla fine della cena, John stabilì i turni di guardia per la notte.

— Non includi anche Jane? — domandò Roger.

In un primo momento John pensò che Roger stesse scherzando, e scoppiò a ridere. Poi si accorse, con sorpresa, che l’amico gli aveva rivolto la domanda con serietà.

— No — disse allora — non questa notte.

Jane sedeva accanto a Olivia. Non si era mossa dal suo fianco per tutta la giornata. John le aveva viste parlare insieme, e a un certo punto aveva anche sentito Jane ridere. Ora la ragazza si era girata e osservava i due uomini senza comprendere.

— Non vuoi ucciderci mentre dormiamo, vero, Jane? — le chiese Roger.

Lei scosse solennemente la testa.

— Comunque, meglio non dartene occasione — disse John.

La ragazza si voltò di scatto. Ma per imbarazzo, non per odio.

— Ann farà il primo turno — disse John. — Tutti gli altri possono andare a dormire. Voi ragazzi spegnete bene il fuoco.

Roger lo svegliò e gli passò il fucile da caccia. John si alzò in piedi, irrigidito, e si massaggiò le gambe. La luna accendeva di riflessi le acque del fiume e disegnava le ombre delle persone distese sul terreno.

— Fa abbastanza caldo, grazie al cielo — fece Roger.

— Qualcosa da riferire?

— E cos’altro, a parte i fantasmi?

— Fantasmi? — domandò John.

— Sì, una breve traccia, e del tipo più banale. Un treno fantasma. Mi è sembrato di sentirlo fischiare in lontananza, poi, per circa dieci minuti, giurerei di averlo sentito sferragliare.

— Potrebbe esser stato veramente un treno — disse John. — Un macchinista avrebbe potuto rubare una locomotiva per tentare la fuga per ferrovia. Comunque, tutto sommato, mi sembra abbastanza impossibile.

— Preferisco pensare che si tratti di un treno fantasma. Stracarico di tutti i fantasmi degli uomini del Dale che vanno al mercato, oppure vagoni merci fantasma che trasportano il carbone estratto dalle colline. Mi chiedevo, per quanto tempo le linee ferroviarie resteranno ancora riconoscibili come linee ferroviarie? Vent’anni, trenta? E per quanto tempo gli uomini ricorderanno che una volta esistevano dei mezzi di trasporto che si chiamavano treni? Racconteremo ai nostri nipoti delle favole in cui si parla di mostri di metallo che mangiano carbone e soffiano il fumo?

— Va’ a riposare — disse John. — C’è tempo per pensare ai pronipoti.

— Fantasmi — disse Roger. — Ho visto fantasmi che mi stavano attorno. Tutti i fantasmi dei miei discendenti, tutti blu e viola…

John non rispose e si avviò su per la scarpata. Quando raggiunse il suo posto di guardia e abbassò gli occhi, Roger si era sdraiato per terra, e con tutta probabilità stava già dormendo.

Dalla sua posizione doveva controllare tutti e due i lati della linea ferroviaria, ma il lato rivolto verso nord era il più importante, dato che da quella parte c’era la strada statale. John si mise a sedere, accese una sigaretta, e cominciò a fumare tenendo la brace nascosta nel palmo della mano, in modo che nessuno potesse notare il barlume rosso. Veniva naturale ricorrere ai vecchi trucchi della vita militare in una situazione che presentava tanti punti analoghi.

Guardò il piccolo cilindro bianco che stringeva tra le dita. Quella del fumo era un’abitudine che sarebbe scomparsa, ma era inutile rinunciare prima di esserci costretto. Quanto tempo sarebbe trascorso prima che spedizioni americane raggiungessero i porti dimenticati per spingersi verso l’interno, distribuendo carne in scatola e sigarette, e seminare un tipo di vegetazione immune dal virus? Nei piccoli capisaldi come Blind Gill, in quei posti dove avrebbero trovato rifugio i superstiti della nazione inglese, questa attesa sarebbe diventata il sogno di tutti, una favola. Una leggenda, che avrebbe magari spinto i nuovi barbari ad affrontare l’oceano, e scoprire una terra bruciata e arida quanto la loro.

Non credeva che all’umanità restasse la possibilità di salvarsi all’ultimo minuto. Prima la Cina, poi l’Asia, e alla fine l’Europa. Il resto del mondo avrebbe subìto la stessa sorte, per quanto incredibile potesse sembrare. La natura stava passando lo straccio sulla lavagna della storia umana, lasciandola a disposizione dei patetici scarabocchi di pochi individui sopravvissuti sparpagliati qua e là per il globo.

Sentì un fruscio alle sue spalle e si spostò cautamente per vedere cosa succedeva. Quando raggiunse il bordo della scarpata scorse una figura esile che si arrampicava verso di lui. Era Millicent. La donna gli tese la mano, e lui la aiutò a superare l’ultimo metro.

— Che diavolo stai facendo? — le chiese.

— Shhh… Sveglierai tutti. — Guardò in basso, verso il gruppo addormentato, poi andò verso il posto di guardia. John la seguì. Era quasi certo del significato di quella visita. E la sfrontatezza di Millicent gli fece salire il sangue alla testa.

— Il tuo turno è fra un paio d’ore. Ti conviene tornare indietro e cercare di dormire. Domani sarà una giornata dura.

— Hai una sigaretta? — John ne prese una dal pacchetto e gliela porse. — E da accendere?

— Non mi sembra una buona idea far vedere delle luci — disse John. — Quando aspiri, tieni la sigaretta nascosta dietro il palmo della mano.

— Tu sai sempre tutto, vero?

Si piegò per accendere la sigaretta alla fiammella dell’accendisigari che John teneva nascosto tra le mani. I capelli neri della donna luccicavano sotto i raggi della luna. In quel momento John si accorse di non stare affrontando la situazione nel modo migliore. Era stato un errore accondiscendere alla sua richiesta, avrebbe dovuto rimandarla immediatamente a dormire. Millicent si rialzò tenendo la sigaretta nascosta dietro la mano.

— Posso fare anche a meno di dormire — disse. — Mi ricordo un week-end in cui, dal venerdì al lunedì, ho dormito meno di tre ore. E sono sempre rimasta fresca come una rosa.

— Non c’è bisogno di vantarsene. Ce l’hai scritto in faccia.

— Davvero? — Una pausa. — Cos’è successo ad Ann?

— Lo sai benissimo — disse John gelido. — Immagino che a te non sarebbe importato niente… né di quello che le è successo, né di quello che lei ha fatto dopo.

— C’è qualcosa di buono nel non avere ideali molto elevati — disse Millicent con indulgenza. — È poco probabile che si perda la testa quando ci si imbatte in qualcosa di brutto… tanto causato da altri quanto da se stessi.

John aspirò una boccata dalla sigaretta.

— Non voglio parlare di Ann. E non voglio avere complicazioni con te, è chiaro? Pensavo che l’avresti capito da sola. A parte ogni altra considerazione, questo non è il momento per le faccende di cuore.

— Quando si vuole qualcosa, è sempre il momento di averla.

— Ti sbagli. Io non voglio niente.

Millicent rise. Poi riprese a parlare con voce bassa e un po’ rauca. — Non facciamo i ragazzini — disse. — Posso anche sbagliarmi, ma non su cose di questo genere.

— Credi di sapere meglio di me quello che penso?

— Non ne sarei sorpresa. Ti dirò una cosa, Grande Capo: se fosse stata Olivia a farti questa visita, l’avresti rimandata indietro senza perdere tanto tempo in chiacchiere. E poi, perché ti sei messo a parlare sottovoce? Temi che qualcuno si possa svegliare?

Non si era accorto di aver abbassato la voce. Riprese subito a parlare con voce più alta. — Faresti meglio a tornare con gli altri, Millicent.

Lei rise di nuovo. — Cosa c’è di irragionevole nel non voler svegliare la gente? Non credo che gli altri possano fare a meno del sonno, come me. Ti arrabbi troppo facilmente.

— D’accordo. Non ho nessuna voglia di mettermi a discutere. Ora torna con gli altri e dimentica tutto.

— Come desideri. — Lasciò cadere la sigaretta e la schiacciò con un piede. — Ma prima voglio fare una prova di accensione. Se non scatta la scintilla, me ne andrò subito a dormire, come una brava ragazzina ubbidiente.

Gli si avvicinò.

— Non fare la stupida, Millicent.

— Che c’è di male in un bacio della buonanotte? — disse lei fermandosi di fronte a John. Poi si lasciò andare tra le sue braccia. O sorreggerla o lasciarla cadere. La sorresse. Era molto calda, e molto più morbida di quanto avesse sospettato. Si sfregò leggermente contro di lui.

— Prova di accensione soddisfacente, mi pare — disse Millicent.

Si girarono insieme al rumore di alcune pietre smosse. Una figura comparve sul terrapieno di fronte a loro.

Pirrie batté una mano sul fucile che teneva sottobraccio. — Malgrado questo impiccio, a momenti vi coglievo di sorpresa. Non fa buona guardia, signor Custance.

Millicent si staccò da John. — Cosa ti salta in mente, di andare in giro nel cuore della notte?

— E se facessi la stessa domanda a te?

— Credevo che esserti goduto lo spettacolo l’ultima volta che mi hai spiato ti fosse bastato — disse lei con disprezzo. — O è così che ti diverti adesso?

— Le numerose ultime volte — disse Pirrie — mi sono adattato alla situazione come a un male minore. Devo concederti che sei stata molto discreta. Qualsiasi mio intervento avrebbe reso pubblico che ero un cornuto, cosa che ho sempre cercato di evitare.

— Non preoccuparti — disse Millicent — continuerò a essere discreta.

John s’intromise. — Pirrie, tra me e sua moglie non è successo niente. E continuerà a non succedere niente. La sola cosa che mi interessa è portarvi sani e salvi a Blind Gill.

— La mia naturale inclinazione — disse Pirrie meditando — è sempre stata quella di ucciderla, ma in una società normale l’omicidio è un rischio troppo grande. Ho sempre fatto dei piani, e anche buoni, ma non li avrei mai messi in atto.

— Henry — disse Millicent — non cominciare a fare lo stupido.

Nel chiarore della luna, John vide Pirrie alzare una mano e toccarsi il naso. Ebbe uno scatto. — Adesso basta!

Con molta calma Pirrie tolse la sicura al fucile. John sollevò la doppietta.

— No — disse Pirrie — la abbassi. Sa benissimo che sono molto più abile di lei. Non voglio trovarmi costretto a fare cose che non desidero.

John abbassò il fucile. Si sentì ridicolo ad aver ripescato dalla memoria la storia di Paolo e Francesca.

— Mi sono lasciato prendere la mano. Era solo uno sfogo, vero? Se avesse davvero voluto liberarsi di Millicent, niente le impediva di lasciarla a Londra.

— Molto acuto — disse Pirrie — ma fuori luogo. Ricordi che, pur essendomi unito al vostro gruppo, l’ho fatto con tutte le riserve sull’attendibilità della storia raccontata da Buckley. Ho voluto aiutarvi a rompere i cordoni della polizia perché ci tengo molto alla mia libertà d’azione. Ecco tutto.

— Continuate pure a discutere, voi due — disse Millicent — io torno a dormire.

— No — fece Pirrie — resta dove sei. Esattamente dove sei. — Toccò la canna del fucile, e lei si fermò di colpo. — Devo ammettere di aver preso seriamente in considerazione, per un attimo, l’idea di lasciare Millicent a Londra. Una delle ragioni per cui non l’ho fatto è stata la certezza che, se si fosse verificata solo una catastrofe civile, Millicent avrebbe risolto il problema offrendo i suoi servizi al capobanda locale. Non mi andava di lasciarla prosperare in quella che per lei sarebbe stata una carriera piena di successi.

— Che importanza avrebbe avuto?

— Non sono tipo da subire le umiliazioni con leggerezza. In me ci sono degli impulsi che qualcuno potrebbe definire primitivi. Mi dica, Custance… siamo tutti d’accordo sul fatto che le leggi di questo paese hanno cessato di esistere?

— Se esistessero ancora, finiremmo tutti sulla forca.

— Esatto. Ora, se cessano le leggi dello Stato, cosa rimane?

— Le leggi del clan… per la sua sopravvivenza — rispose John prudentemente.

— E della famiglia.

— All’interno del clan. Le necessità del gruppo vengono prima.

— E quelle del capofamiglia?

Millicent cominciò a ridere nervosamente, in modo quasi isterico.

— Divertiti pure, cara — continuò Pirrie. — Mi piace vederti felice. Allora, Custance? L’uomo è sempre a capo del suo gruppo familiare… Siamo d’accordo?

Quella logica pazza poteva portare a una sola conclusione.

— Sì, all’interno del gruppo — disse John, poi ebbe un attimo di esitazione. — Qui sono io che comando. L’ultima parola è la mia.

Gli parve che Pirrie sorridesse, ma nella penombra non riuscì a esserne certo.

— L’ultima parola è la sua - disse Pirrie, battendo una mano sul fucile. — Se volessi, potrei distruggere il gruppo. Sono un marito infuriato, Custance, forse perché geloso, forse perché orgoglioso. Sono deciso ad avvalermi dei miei diritti. Spero che non mi ostacolerà, perché non vorrei mettermi contro di lei.

— Conosce la strada per Blind Gill — disse John — ma potrebbe incontrare delle difficoltà a entrarci, senza di me.

— Ho un ottimo fucile e lo so usare. Penso che troverei un buon impiego con molta facilità.

Ci fu una pausa. Nel silenzio si levò all’improvviso il trillo di un uccello. Con sorpresa, John riconobbe il canto dell’usignolo.

— Allora — disse Pirrie — mi riconosce i miei diritti?

Millicent si mise a gridare: — No! John, fermalo! Non può fare una cosa simile, sarebbe disumano. Henry, ti prometto…

— Di cambiare vita? — fece Pirrie. — Queste smancerie mi fanno ridere. Custance! Posso prendere ciò che mi spetta?

La luna illuminò la canna del fucile puntata su John. E John ebbe improvvisamente paura, non solo per sé, ma per Ann e i bambini. Non aveva dubbi che Pirrie fosse implacabile. Il solo dubbio stava nello stabilire fino a che punto la sua implacabilità, se provocata, lo avrebbe portato.

— Prenda ciò che le spetta — disse.

Con voce tremante e irriconoscibile, Millicent gridò: — No! Non qui…

Si lanciò verso Pirrie inciampando nelle rotaie. Lui aspettò che gli fosse quasi davanti prima di sparare. Il corpo di Millicent fu sbattuto indietro dall’impatto con il proiettile, e ricadde in mezzo ai binari. Le colline rimandarono l’eco dello sparo.

John attraversò i binari passando vicino al corpo della donna. Pirrie aveva abbassato il fucile. John gli andò accanto e guardò in basso. Lo sparo aveva svegliato tutti.

— Non è successo niente — gridò John. — Rimettetevi a dormire. Non preoccupatevi.

— Non era uno sparo del tuo fucile — gridò Roger. — C’è Pirrie con te?

— Sì. Tornate a dormire. È tutto a posto.

Pirrie si girò verso John. — Penso che convenga anche a me dormire un po’.

— Prima di tutto dovrà darmi una mano — disse John secco. — Non possiamo lasciarla qui, perché le donne ci possano meditare sopra mentre fanno il loro turno di guardia.

Pirrie fece un cenno affermativo. — Il fiume?

— Troppo poco profondo. Probabilmente rimarrebbe impigliata nel punto in cui la buttiamo. Non credo che sia una buona idea inquinare la nostra riserva d’acqua. Possiamo portarla più lontano e farla rotolare dall’altra parte del terrapieno.

Trasportarono il corpo per circa duecento metri. Era leggero, ma camminare lungo i binari non era agevole. John si sentì sollevato quando venne il momento di gettare il corpo dalla scarpata. C’erano dei cespugli sul fondo, e il corpo vi piombò dentro.

Nel chiarore della luna si poteva scorgere solo la macchia bianca della camicetta di Millicent. Nient’altro.

John e Pirrie tornarono indietro senza parlare. Quando raggiunsero il punto scelto per montare di sentinella, John disse: — Può andare, adesso. Dirò a Olivia di svegliarla quando verrà il momento del turno di guardia di vostra moglie. Nessuna obiezione, immagino?

— No, certo. Farò come vuole — disse Pirrie. Poi infilò il fucile sotto il braccio. — Buonanotte, Custance.

— Buonanotte.

Guardò Pirrie scendere la scarpata verso quelli che dormivano. Forse aveva commesso uno sbaglio. Forse avrebbe potuto salvare la vita di Millicent.

Ma con sua sorpresa si accorse che il pensiero non lo tormentava.

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