7

Tadcaster era nervosa, come una città di confine mezzo spaventata e mezzo eccitata nell’attesa di un assalto. Fecero il pieno di benzina, e il proprietario del distributore guardò il denaro quasi considerandone l’ammontare. Presero anche un giornale. Era una copia dello “Yorkshire Evening Press”. Costava 3 scellini, ma il prezzo era stato alzato a 6 senza una scusa plausibile. Le notizie del giornale erano identiche a quelle trasmesse dalla radio. La solennità delle dichiarazioni ufficiali per la stampa nascondeva a malapena un senso di paura.

Lasciata Tadcaster si fermarono in una strada di campagna, poco lontano dalla statale. In città avevano anche fatto riempire i thermos con bevande calde. Per mangiare ricorsero ai viveri che si erano portati da Londra. Mary sembrava essersi ripresa. Bevve una tazza di tè e mangio qualche boccone di carne in scatola. Ann non volle né mangiare né bere. Rimase seduta in un silenzio insondabile; se fosse di dolore, o di vergogna, o se meditasse sulla sua amara vendetta, John non riuscì a capirlo. Cercò di farla parlare, ma Olivia, che le era rimasta sempre accanto, gli fece cenno di tacere.

La Citroën e la Vauxhall si erano fermate una accanto all’altra, e occupavano l’intera carreggiata. La radio trasmetteva una conferenza sull’architettura di Moorish. Proprio il genere di cose adatte a parodiare la vantata flemma britannica. Forse avevano scelto la trasmissione proprio per sottolineare la loro calma, ma la situazione, pensò John, non era di quelle che si risolvono coi trucchetti.

Poi la radio s’interruppe di colpo. Il primo pensiero fu che si fosse guastata. Roger fece un cenno a John, e John accese la radio della sua macchina. Silenzio assoluto.

— Ci dev’essere un problema ai trasmettitori — disse Roger. — Io ho ancora fame. Comandante, pensi che si possa rischiare l’apertura di un’altra scatola di carne?

— Potremmo anche farlo — disse John. — Preferirei comunque uscire prima dal West Riding.

— Hai ragione. Per il momento stringo la cintura di un altro buco.

L’annunciatore riprese improvvisamente a parlare, e, con i due apparecchi accesi, la voce parve altissima. L’accento non era certo quello che ci si poteva aspettare da uno speaker della BBC. Aveva una forte cadenza dialettale; la sua voce esprimeva rabbia, e paura, anche.

“Qui parla il Comitato cittadino di salute pubblica della città di Londra. Abbiamo occupato le stazioni della BBC. Rimanete in ascolto. Tra poco trasmetteremo un comunicato speciale. Restate in ascolto.”

— Ah — fece Roger. — Un Comitato cittadino di salute pubblica! Chi diavolo si può permettere di sprecare energie giocando alla rivoluzione in tempi come questi?

Dall’altra macchina Olivia lo guardò con un’espressione di rimprovero.

— Non ti preoccupare per i ragazzi — disse allora Roger. — Per quanto abbiano imparato a stare a tavola perfettamente, finiranno tutti col coltivare patate.

Alla radio venne trasmesso il segnale d’intervallo. Un concerto, alquanto fuori luogo, di campane a festa. Ann alzò lo sguardo, e John riuscì a guardarla negli occhi. Quel suono di campane li riportava indietro negli anni, alla fanciullezza… e per un attimo si risentirono ragazzi innocenti, in un mondo prospero e beato.

— Non sarà sempre così — disse a voce bassa, in modo che la potesse sentire soltanto lei.

Ann lo guardò con indifferenza. — Lo pensi davvero? — domandò.

La nuova voce alla radio aveva un tono da speaker ufficiale, ma con poca esperienza col microfono.

“Qui Londra. Trasmettiamo il primo bollettino del Comitato cittadino di salute pubblica. Il Comitato, in seguito a un tradimento senza precedenti da parte del primo ministro Raymond Welling, ha assunto il comando a Londra e sull’intera nazione. Abbiamo le prove inconfutabili che l’ex primo ministro, il cui dovere sarebbe stato quello di proteggere i cittadini, aveva preparato dei piani per un genocidio. Ecco i fatti. La situazione alimentare del paese è disperata. D’oltreoceano non ci verranno più mandati né grano né carne né viveri di altro genere. Non abbiamo niente da mangiare, tranne quello che sarà possibile ricavare dal terreno o pescare nei mari. La ragione è semplice: il virus coltivato per distruggere il Chung-Li è risultato inefficace. Conosciuta la situazione, Welling ha elaborato un piano che è stato approvato dalla Camera. Per questo motivo, tutti i deputati condividono con lui le responsabilità. Welling si è fatto eleggere allo scopo di mettere in atto il suo piano, che consisteva in questo: aerei della Air Force avrebbero sganciato bombe atomiche e all’idrogeno sulle più grandi città inglesi. Avevano calcolato che, eliminando metà popolazione, si sarebbe potuta assicurare la sopravvivenza agli altri.”

— Maledizione! — disse Roger. — Non si sono limitati a far saltare un petardo, questo è il Vesuvio.

“I londinesi” continuò la voce “si rifiutano di credere che dei nostri compatrioti si prestino a compiere lo sterminio di massa pianificato da Welling. Facciamo appello alla Air Force, che in passato ha validamente difeso la città contro i nemici, affinché non si macchi di sangue innocente. Un simile delitto coprirebbe d’infamia non solo quelli che l’hanno commesso, ma anche i figli dei loro figli. Sappiamo che Welling e i suoi complici hanno cercato rifugio in una base della Air Force. Chiediamo ai militari di arrestarli e consegnarli alla giustizia del popolo. Invitiamo i cittadini a mantenere la calma e a rimanere ai loro posti. Le restrizioni imposte da Welling sui trasporti non hanno più valore, tuttavia preghiamo vivamente tutti di non fuggire in preda al panico dalle città. Il Comitato di salute pubblica ha dato disposizioni per la raccolta di patate, pesce, e di ogni altro genere di viveri da trasportare a Londra, dove verranno equamente razionati e distribuiti. Se la nazione riuscirà a ritrovare lo spirito di Dunkerque, supereremo ogni difficoltà. Ci aspettano tempi duri, ma possiamo farcela.”

Dopo una breve pausa, la voce riprese: “Restate in ascolto, in attesa di altri comunicati. Nel frattempo manderemo in onda brani musicali assortiti”.

Roger spense l’apparecchio.

— Brani musicali… — ripeté. — Fino a questo momento, non avevo mai creduto alla storia di Nerone e della sua cetra.

— Allora — disse Millicent — era vero quello che ci avete raccontato.

— E ora la notizia circola liberamente per tutta l’Inghilterra — soggiunse Pirrie.

— Sono pazzi! — disse Roger. — Completamente e irrimediabilmente pazzi. In questo momento Welling si starà mettendo le mani nei capelli.

— Lo credo anch’io — disse Millicent, con rabbia.

— Bel modo di risolvere una situazione! — riprese Roger. — Immagino che il Comitato di salute pubblica sia un triumvirato composto da un anarchico di professione, un parroco e una maestra iscritta a un partito di sinistra. Solo una combinazione del genere può dimostrare una simile ignoranza delle nozioni basilari del comportamento umano.

— Cercano di essere sinceri e onesti — disse John.

— Proprio quello che intendevo — fece Roger. — So di parlare con la deformazione professionale di un ex addetto alle pubbliche relazioni, ma non è necessario avere a che fare con l’umanità in massa per sapere che la sincerità non è mai consigliabile, e che spesso si rivela disastrosa.

— In questo caso lo sarà — disse Pirrie.

— In un modo tremendo — soggiunse Roger. — “La nazione si trova di fronte a una carestia… la situazione è tale da convincere il primo ministro a cancellare alcune città dalla faccia della Terra… l’Air Force non oserebbe mai bombardare le città, comunque le chiediamo di non farlo… si può lasciare Londra, ma si consiglia di non abbandonare la città.” Notizie di questo genere possono portare a un solo risultato: nove milioni di persone in movimento, dirette in un luogo qualsiasi, da raggiungere con ogni mezzo.

— L’Aviazione non si presterà mai all’esecuzione di quel piano — disse Olivia. — Lo sai benissimo.

— No. Non lo so. E non ero disposto a correre il rischio. Per dire la verità, credo che non lo faranno, ma ormai non ha più importanza. Non intendevo fare affidamento sulla correttezza umana quando c’erano in gioco bombe a idrogeno e carestie… Pensi veramente che qualcuno sia disposto ad avere fiducia?

— I nove milioni di persone di cui avete parlato si riferiscono solo a Londra — disse Pirrie pensoso. — Ci sono anche alcuni milioni di abitanti nelle città del West Riding, per non parlare di quelli che abitano nelle zone industriali del Nord-est.

— È vero — disse Roger. — Si metteranno in movimento anche loro. Non con la stessa velocità di quelli di Londra, ma sempre troppo in fretta. — Girò lo sguardo verso John. — Allora, comandante, viaggiamo tutta la notte?

— È la cosa più saggia da fare — disse John lentamente. — Una volta superata Harrogate dovremmo essere al sicuro.

— Rimane il problema della strada — osservò Pirrie. Distese la carta stradale, e la studiò attentamente, usando gli occhiali d’oro che gli servivano per leggere. — Giriamo a ovest di Harrogate e percorriamo la valle Nidd, o prendiamo la statale che passa per Ripon?

— Che ne pensi, Roger? — domandò John.

— In teoria le strade secondarie dovrebbero essere più sicure. D’altra parte non mi piace quel tratto di strada dopo Masham Moor. — Guardò il cielo che si stava oscurando rapidamente. — Specialmente di notte. Se fosse possibile continuare sulla statale, sarebbe meglio.

— Pirrie?

Pirrie si strinse nelle spalle. — Come preferite voi — disse.

— Allora tenteremo di continuare sulla statale. Ci conviene però girare al largo da Harrogate. C’è questa strada che passa da Starbeck e Bilton. Sarebbe meglio, per maggiore sicurezza, evitare anche Ripon. Questa volta vado avanti io, tu Roger ti metterai in coda. Suona il clacson se per una qualsiasi ragione devi rallentare o fermarti.

— Posso anche sparare un colpo di fucile nel sedere della carretta di Pirrie — disse Roger ridendo.

— Cercheremo di adattare la nostra velocità alla vostra macchina — disse Pirrie.


Il cielo rimase sereno, e mentre marciavano verso nord comparvero le stelle. La luna sarebbe sorta solo dopo mezzanotte; fino a quel momento avrebbero attraversato un paesaggio solo debolmente rischiarato dai loro fari. Le strade erano più deserte di quelle percorse fino a quel momento. I convogli militari, scomparsi, non ricomparvero. La terra, o la rivolta di Leeds, li aveva inghiottiti. Di tanto in tanto, lontano, si sentivano rumori che potevano anche essere raffiche di armi da fuoco. Ma erano indistinti. John guardava continuamente a sinistra, quasi aspettando di vedere il cielo accendersi con una fiammata atomica. Ma non accadde niente. Leeds era là in fondo… E anche Bradford, Halifax, Huddersfield, Dewsbury, Wakefield, e tutte le altre città industriali del Nord Midland. Era poco probabile che vivessero momenti tranquilli, ma il loro tormento, qualsiasi fosse, non toccava il piccolo convoglio diretto verso un rifugio sicuro.

John era stanchissimo, e riusciva a reggersi soltanto con un enorme sforzo di volontà. Alle donne era stato dato l’incarico di chiacchierare per tenere svegli i mariti, ma Ann, gli occhi fissi nella notte, non parlava. John allungò una mano per prendere la pastiglia di benzedrina che Roger gli aveva dato, e bevve un sorso d’acqua.

Di tanto in tanto, quando risaliva qualche pendio, si guardava indietro per accertarsi che le altre due macchine fossero sempre dietro di lui. Mary dormiva sotto una coperta, distesa sul sedile posteriore. Anche se la brutalità verso i minori, proprio perché senza difese, provoca maggior collera e maggiore pietà, è anche vero che i giovani sono più facili a riprendersi. Forse che il vento diminuisce per l’agnello appena tosato? Sorrise con amarezza. Ora tutti gli agnelli erano tosati, e il vento che soffiava da nord-est era gelido e pieno di brina scura.

Girarono attorno ad Harrogate e a Ripon con una certa facilità. Le luci accese indicavano che le centrali elettriche funzionavano ancora, e viste da lontano davano la consolante impressione che esistesse ancora una civiltà. Forse laggiù la situazione non era ancora disperata. John si domandò se non fosse tutto un brutto sogno da cui si sarebbero svegliati per ritrovare un mondo identico a quello vecchio, il mondo di sempre, che loro avevano già rivestito con la nostalgia delle cose irrimediabilmente perdute. Un mondo sul quale sarebbero nate leggende che avrebbero narrato, di viali illuminati a giorno, di milioni di persone affaccendate che vivevano assieme senza complottare l’uno la morte dell’altro, di strade ferrate, di aerei, di veicoli a motore, di una grande varietà di cibi. E avrebbero narrato, forse, dei poliziotti… custodi, senza collera né ferocia, di una legge che si stendeva da un capo all’altro della Terra.

Masham era un piccolo centro commerciale sulle rive dell’Ure. La strada piegava bruscamente subito dopo il fiume, e John rallentò per affrontare la curva.

Il blocco stradale era stato collocato con cura: lontano dalla curva quel tanto per essere invisibile dall’altra parte, e vicino quel tanto che bastava per impedire che le macchine potessero riprendere sufficiente velocità da sfondarlo. La strada non era larga abbastanza per permettere una rapida inversione di marcia. John fu costretto a frenare, e prima ancora di poter innestare la retromarcia vide la canna di un fucile puntato contro il finestrino accanto al posto di guida. Era nelle mani di un uomo tarchiato, con un abito di tweed.

— Bene. E adesso scendi — disse a John.

— Perché?

L’uomo fece un passo indietro nel momento in cui la Ford di Pirrie comparve dalla curva, ma tenne sempre il fucile puntato contro la Vauxhall. John si accorse che c’erano altri uomini dietro il primo. Subito puntarono le armi contro la Ford, e poi contro la Citroën, quando anche queste furono costrette a fermarsi al posto di blocco.

— Cos’è? Un convoglio? — domandò l’uomo in tweed. — Manca ancora qualcuno?

Parlava con l’accento gioviale dello Yorkshire, e non aveva la minima inflessione minacciosa.

John spalancò la portiera. — Stiamo andando a ovest — disse. — Oltre la brughiera. Mio fratello è un agricoltore del Westmorland. Andiamo da lui.

— Da dove venite? — domandò uno degli altri.

— Da Londra.

— Siete scappati alla svelta, vero? — L’uomo scoppiò a ridere. — Il clima di Londra non è più molto salutare.

Roger e Pirrie erano smontati, e John fu felice di vedere che avevano lasciato le armi in macchina.

Roger indicò la barriera in mezzo alla strada. — Perché avete messo uno sbarramento? Vi preparate a difendervi da un’invasione?

— Sei in gamba — disse l’uomo in tweed con un cenno di approvazione. — Hai subito afferrato l’idea. Quando avranno attraversato il West Riding, come avete fatto voi, scopriranno che non sarà facile saccheggiare la nostra cittadina.

— Vi capisco benissimo — disse Roger.

C’era qualcosa di falso in quella situazione, John lo comprese con chiarezza. Sulla strada, a tenerli d’occhio, si era formato un gruppo di oltre dieci persone.

— Potremmo anche parlare con maggior chiarezza — disse John. — Volete che torniamo indietro e prendiamo una strada che gira intorno alla città? È una seccatura, ma capisco il vostro punto di vista.

— Non del tutto — disse uno degli uomini, scoppiando a ridere.

John non rispose. Per un attimo calcolò la possibilità di tornare alle macchine e risolvere la situazione con le armi. Ma anche se fossero riusciti a raggiungere le macchine, le donne e i bambini si sarebbero trovati sulla linea del fuoco. Rimase fermo.

Appariva chiaro che l’uomo in tweed era il capo. Uno dei piccoli Napoleoni che il nuovo caos aveva portato al potere. Per loro disgrazia, quello di Masham aveva assunto il comando senza perdere tempo. Sarebbe bastato un ritardo di dodici ore.

— Vedete — disse l’uomo in tweed — dovete per forza accettare il nostro punto di vista. Se non avessimo pensato in tempo a proteggerci, la nostra città verrebbe sommersa alla prima ondata. Lo dico per farvi capire che qui non facciamo le cose a capocchia. Questo può essere un bersaglio, oppure una goccia di miele: tutte le mosche in fuga dalla carestia e dalle bombe, si riverseranno qui per le strade principali. Noi le acchiappiamo, e viviamo a loro spese. Ecco il piano.

— È un po’ presto per darsi al cannibalismo — commentò Roger. — O siete già abituati a mangiare carne umana da queste parti?

L’uomo in tweed rise. — Sono felice di vedere che non avete perso il senso dell’umorismo. Non si è perso tutto, quando si scopre qualcosa di cui ridere, vero? No, non è la loro carne che vogliamo; non ancora, perlomeno. Molti avranno portato qualcosa con sé: mezza tavoletta di cioccolata, se non altro. Diciamo che questo è un posto di confine con il relativo controllo doganale. Diamo un’occhiata al bagaglio, ci prendiamo quello che ci serve.

— E poi ci lascerete passare? — chiese John.

— Non esattamente. Potrete fare il giro attorno alla città. — Gli occhi piccoli e penetranti si puntarono su John. — Tu capisci il nostro punto di vista, no?

— Direi che questo è furto puro e semplice — fece John — da qualsiasi punto lo si guardi.

— Forse. Se siete arrivati da Londra fin qua senza subire niente di peggio che questo furto, siete certamente più fortunati di quelli che verranno dopo. Bene, mister, di’ alle donne di far scendere i ragazzi. Cominciamo il controllo. Forza: prima si comincia, prima si finisce.

John guardò i suoi compagni. Roger aveva la faccia rossa di collera, ma non disse una parola. Pirrie, come al solito, era impassibile.

— Va bene — disse John. — Ann, temo che tu debba svegliare Mary. Falla scendere un attimo.

Si unirono in gruppo, e alcuni uomini cominciarono la perquisizione delle macchine e dei portabagagli. Non impiegarono molto a scoprire le armi. Un tale, piccolo, con la barba incolta, alzò con un grido di gioia il fucile automatico di John.

— Fucili? — esclamò l’uomo in tweed. — Un bottino migliore di quanto ci aspettassimo dalle nostre prime vittime.

— Ci sono anche delle pistole — disse John. — Spero che ce le lascerete.

— Abbiate un po’ di buon senso — fece l’uomo. — Siamo noi che dobbiamo difendere la città. — Si girò verso quelli che perquisivano le macchine. — Radunate tutte le armi da questa parte.

— Cos’altro ci volete portar via? — domandò John.

— È presto detto. Le armi, tanto per cominciare. Poi i viveri, come ho già spiegato, e per ultimo la benzina.

— Perché la benzina?

— Perché potremmo averne bisogno noi, per le nostre linee di comunicazione interne. — Sogghignò. — Sembra un’operazione militare, vero? Pare di essere ritornati ai tempi della guerra.

— Abbiamo ancora centoventi o centotrenta chilometri da fare. La Ford consuma circa sei litri ogni sessanta chilometri, le altre due macchine ne consumano altrettanti ogni quarantacinque. I serbatoi sono quasi pieni. Ci potete lasciare cinquanta litri tra tutti?

L’uomo in tweed rimase in silenzio e sorrise. John lo guardò. — Potremmo abbandonare una delle macchine. Ci lasciate trenta litri?

— Trenta litri — disse l’uomo in tweed — o una rivoltella, potrebbero essere proprio quello che ci manca per evitare la caduta della città. Non possiamo lasciarvi niente di quel che ci può essere utile.

— Una macchina e quindici litri — supplicò John. — Così non avrete tre donne e quattro ragazzi sulla coscienza.

— Ecco — disse l’uomo — quello della coscienza è un buon argomento, ma anche noi abbiamo le nostre donne e i nostri bambini a cui pensare.

Roger e Pirrie erano fermi a qualche passo.

— Conquisteranno la vostra città, e la daranno alle fiamme — disse Roger. — Spero che possiate vivere abbastanza a lungo per godervi lo spettacolo.

L’uomo lo guardò fisso. — Non rovinate tutto — disse. — Vi abbiamo trattato con cortesia, ma possiamo anche diventare cattivi.

Roger fu sul punto di rispondere qualcosa, ma John lo interruppe.

— Basta così, Rodge. — Poi si girò verso l’uomo in tweed. — Vi regaliamo le macchine. Possiamo attraversare la città con le nostre famiglie e proseguire verso Wensley? E potete darci due vecchie carrozzine per bambini, che non vi servono più?

— Sono felice di vedere che sei molto più educato del tuo amico, comunque la risposta è no, a tutt’e due le richieste. Nessuno può entrare in città. Noi dobbiamo controllare le strade, e gli uomini che non sono di guardia hanno altri compiti, o sono a riposare. Non possiamo farvi accompagnare da nessuno, ed è chiaro che non possiamo lasciarvi attraversare la città senza che qualcuno vi sorvegli.

John guardò Roger, quasi per chiedergli consiglio. Fu Pirrie a parlare.

— Forse ci potete dire cosa possiamo fare. E se possiamo prendere qualcosa… le coperte, per esempio.

— Sì, di coperte ne abbiamo abbastanza.

— E le carte stradali?

Uno degli uomini che avevano perquisito le macchine si avvicinò. — Abbiamo preso tutto ciò che valeva la pena di prendere, signor Spruce. Viveri e altra roba. E le armi, naturalmente. Willie sta togliendo la benzina.

— In questo caso — disse il signor Spruce — potete andare a vedere se è restato qualcosa che vi può servire. Non mi caricherei troppo, se fossi in voi. Scoprirete che non è facile camminare trasportando dei pesi. — Indicò a destra. — Aggirerete la città seguendo il fiume.

— Grazie — disse Roger. — Ci siete stati di grande aiuto.

Spruce lo guardò con benevolenza. — Avete avuto la fortuna di arrivare prima della grande ondata. Non avremo molto tempo da perdere quando arriveranno in massa.

— Siete molto fiduciosi — osservò John — ma non sarà facile come pensate.

— Una volta ho letto che i Sassoni, poco prima della battaglia di Hastings, ridevano e scherzavano allegramente tra loro — rispose Spruce. — Proprio quando avevano concluso una grande battaglia e si preparavano a quella seguente.

— Quella che hanno perso — disse John. — L’hanno vinta i Normanni.

— Può darsi. Ma ci sono voluti un paio di secoli prima che potessero venire a passeggiare tranquillamente da queste parti. Buona fortuna, mister.

John guardò le macchine, ormai depredate di tutti i viveri e delle armi. Willie, il giovane magro, stava terminando di svuotare i serbatoi.

— Ve ne auguro altrettanta — disse.


— La cosa più importante è andarcene da qui — disse John. — Poi potremo decidere un nuovo piano. Quanto alle nostre cose, suggerisco di prendere soltanto tre sacchette. Sarebbero stati comodi gli zaini, ma non ne abbiamo. Lascerei perdere le coperte. Fortunatamente siamo in estate, e se dovesse far freddo durante la notte, potremmo dormire uno accanto all’altro, e scaldarci così.

— La mia coperta la prendo — disse Pirrie.

— Non mi sembra una buona idea — osservò John.

Pirrie sorrise ma non rispose.

Gli uomini di Masham, portato via il bottino, tornarono a nascondersi tra i cespugli che fiancheggiavano la strada, e rimasero a osservarli con assoluto disinteresse. I ragazzi, assonnati e vacillanti sulle gambe, stavano guardando i genitori scaricare ciò che poteva essere utile di quanto era rimasto. John si rese conto di non conteggiare tra “i ragazzi” Mary, che in quel momento stava aiutando la madre.

Alla fine partirono. Guardandosi indietro, John vide che gli uomini di Masham stavano mettendo le macchine di traverso sulla strada per rinforzare lo sbarramento. Si domandò cosa sarebbe successo quando le macchine avrebbero cominciato ad arrivare in quantità. Probabilmente le avrebbero rovesciate nel fiume.

Salirono faticosamente un pendio, finché si poterono fermare su uno spiazzo per guardare verso il basso, verso i tetti illuminati della città che si stendeva tra loro e la brughiera. La notte era silenziosa.

— Ci possiamo riposare per un po’ — disse John — e intanto studiare il da farsi.

Pirrie lasciò cadere a terra il rotolo della coperta che in un primo tempo aveva portato con fatica sotto il braccio e poi, con maggiore facilità, su una spalla.

— In questo caso posso liberarmi della coperta — disse Pirrie.

Roger lo guardò. — Mi chiedevo quanto tempo ci avrebbe messo a capire di stare trasportando un peso inutile.

Pirrie cominciò a slegare le corde che stringevano il rotolo della coperta. Erano tutta una serie di nodi complicati. — Quella gente là — disse — ha una buona organizzazione di facciata, ma il diavolo si nasconde nei dettagli. L’uomo che ha perquisito la mia macchina doveva essere perfino sprovvisto di coltello. Se è così, ha commesso una negligenza imperdonabile.

— Cos’ha lì dentro? — chiese Roger incuriosito.

Pirrie alzò la testa, e alla debole luce delle stelle lo si vide sorridere.

— Molti anni fa ho viaggiato in Medio Oriente, tra Transgiordania, Iraq e Arabia Saudita. Stavo cercando minerali… senza molto successo, devo ammettere. In quel periodo ho imparato il trucco di nascondere il fucile in una coperta arrotolata. Gli arabi rubavano tutto, ma avevano una preferenza per i fucili.

Pirrie finì di sciogliere i nodi, e dal centro del rotolo tolse il suo fucile da caccia. Il mirino telescopico era sempre attaccato.

Roger scoppiò a ridere fragorosamente. — Che mi venga un colpo! Le cose cominciano a prendere un aspetto diverso. Buon vecchio Pirrie!

Lui prese una scatoletta di cartone rimasta tra le pieghe della coperta. — Ci sono soltanto due dozzine di pallottole, ma è sempre meglio di niente.

— Direi proprio di sì — fece Roger. — Se riusciamo a trovare una fattoria in cui hanno una macchina e della benzina, finiranno tutte le nostre preoccupazioni. Grazie a questo fucile.

— No. Niente più macchine — disse John.

Dopo un attimo di silenzio, Roger disse: — Non ti saranno venuti degli scrupoli, vero, Johnny? Perché in questo caso la miglior cosa che potresti fare col fucile di Pirrie sarebbe di spararti. Non mi è piaciuto il modo in cui ci hanno trattato quei bastardi, però devo ammettere che avevano le loro ragioni. Oggi è la forza che conta: chiunque non se ne renda conto, ha le stesse probabilità di sopravvivere di una gallina in una gabbia di volpi.

Quella mattina, pensò John, avrebbe ancora basato i suoi motivi sugli scrupoli. E con questi scrupoli sarebbero andate di pari passo l’incertezza e la riluttanza nell’imporre le sue decisioni agli altri. Ora invece riuscì a parlare con fermezza.

— Non prendiamo altre macchine perché le macchine sono diventate pericolose. Abbiamo la fortuna di essere ancora vivi. Potevano benissimo spararci addosso prima, e prenderci le macchine poi; fra poco saranno costretti a farlo. Se tentiamo di raggiungere la valle in automobile, ci mettiamo nelle condizioni di vederci capitare una cosa del genere. In un’auto si è sempre soggetti a potenziali imboscate.

— Ragionevole — mormorò Pirrie. — Molto ragionevole.

— Centoventi chilometri — disse Roger. — A piedi? Non spererai di trovare dei cavalli, vero?

John guardò il terreno. Una volta doveva essere stato un pascolo.

— No. Faremo tutta la strada a piedi. Impiegheremo tre o quattro giorni, invece di poche ore. Ma se avanziamo lentamente abbiamo le probabilità di farcela, in caso contrario le probabilità sono contro di noi.

— Io sono sempre del parere di impadronirci di una macchina e raggiungere velocemente la valle — disse Roger. — C’è anche la probabilità di non incontrare altre noie. Non credo che molte città siano riuscite a organizzarsi come Masham, e forse nessun’altra ha pensato di fare una cosa del genere. Se facciamo tutta la strada a piedi, con i ragazzi, sì che finiremo per avere guai.

— A ogni modo è ciò che faremo — disse John.

— Che ne pensa, Pirrie? — domandò Roger.

— Quello che pensa lui non ha importanza — disse John. — Vi ho detto ciò che faremo.

Roger indicò Pirrie che li guardava in silenzio. — È lui che ha il fucile — disse.

— Questo significa che ha la possibilità di prendere lui in mano il gioco, se vuole. Ma fino a quel momento sono io a decidere. — Guardò Pirrie. — D’accordo?

— Perfettamente — disse Pirrie. — Posso tenere il fucile? Non penso di peccare in vanità se sottolineo che lo so usare con più abilità di voi. D’altra parte non ho mai avuto particolari ambizioni per il comando. Dovete credermi sulla parola, naturalmente.

— Può tenere il fucile — disse John.

— Così finisce la democrazia — fece Roger. — Avrei dovuto capirlo fin dall’inizio. Be’, dove andiamo adesso?

— In nessun posto fino a domani mattina. Per prima cosa, abbiamo tutti bisogno di una notte di riposo, e in secondo luogo non ha senso girare al buio in una regione che non conosciamo. Faremo dei turni di un’ora di guardia a testa. Comincio io. Poi, in ordine, Roger, Pirrie, Millicent, Olivia… — ebbe un attimo di esitazione — e Ann. Sei ore di sosta saranno più che sufficienti. Poi andremo a cercare qualcosa per fare colazione.

L’aria era calda, e immobile.

— Ringrazio ancora una volta Dio che non sia inverno — disse Roger. Poi chiamò i tre ragazzi. — Venite, accoccoliamoci vicini.

Lo spiazzo si stendeva poco sotto la cresta della collina. John raggiunse la vetta e si mise a sedere. In basso la brughiera si stendeva verso ovest. Presto sarebbe spuntata la luna. La sua luce aveva già cominciato a rinforzare il bagliore delle stelle.

Chissà quanto sarebbe durato ancora il bel tempo. Ebbe quasi voglia di pregare, e anche di sacrificare qualcosa agli dèi della brughiera per placare la loro collera. Guardò i tre ragazzi distesi a terra, rannicchiati tra Roger e Olivia. Forse sarebbero riusciti a ricominciare; loro, o i loro figli.

Questi pensieri gli lasciarono una sensazione di stanchezza interiore, come se il suo vecchio io del passato, il suo io civile, lo sfidasse a giustificare il presente. Quando si scende sotto un certo livello, vale la pena di continuare a vivere? Aveva vissuto in un mondo che aveva impiegato quasi quattromila anni a costruirsi e, nel giro di un giorno, tutto era crollato.

O c’era ancora qualcuno che riusciva a resistere, e parlava ancora il linguaggio dell’amore mentre tutto intorno si affermava Babele? Se c’erano, pensò, dovevano morire, insieme ai loro figli, come erano morti i loro predecessori, molti anni prima, nelle arene di Roma. Per un attimo pensò che sarebbe stato bello avere una fede così e morire per essa. Poi guardò il piccolo gruppo addormentato. Erano persone che lui doveva guidare, e John capì che la loro vita significava per lui molto più di quanto avrebbe potuto significare la loro morte.

Si alzò e raggiunse in silenzio il punto in cui Ann si era coricata con Mary tra le braccia. Mary dormiva, ma alla debole luce della luna vide che Ann aveva gli occhi spalancati.

La chiamò a voce bassa.

La donna non rispose. Non mosse neanche lo sguardo. Dopo un attimo John tornò in cima alla collina.

Molti avrebbero scelto di morire piuttosto che di continuare a vivere in quelle condizioni. Ne era sicuro. E questo pensiero gli diede forza.

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