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La notizia della fase 5 del virus di Chung-Li trapelò durante l’estate, e fu seguita da grandi agitazioni in tutte le zone dell’Estremo Oriente vicine al centro dell’infezione. Il mondo occidentale rimase a guardare con caritatevole preoccupazione. Navi di grano vennero mandate nelle zone colpite, e i carichi furono affidati alla protezione delle forze armate. Nel frattempo in tutti i laboratori e i centri di ricerca del mondo continuavano gli studi e gli esperimenti per distruggere il virus.

Agli agricoltori venne raccomandato di tenere gli occhi bene aperti, vennero minacciati di gravi multe qualora avessero trascurato di denunciare la comparsa del virus alle autorità, e fu promesso un buon compenso per la distruzione dei raccolti contagiati. Venne stabilito che la fase 5, come il virus originale, si diffondeva sia attraverso il contatto tra le radici sia per via aerea. Con la distruzione delle messi contaminate, e creando una fascia senza vegetazione attorno alle zone colpite, si sperò di ritardare il diffondersi del virus finché non si fosse trovato un mezzo per distruggerlo definitivamente.

Il sistema ottenne un successo moderato. La fase 5, come le precedenti, si sparse per il mondo, ma in Occidente si raccolsero comunque tre quarti della quantità normale di raccolto. In Oriente le cose andavano meno bene. In agosto fu chiaro che l’India si trovava di fronte a una quasi totale mancanza di raccolti e alla conseguente carestia. La Birmania e il Giappone non versavano in condizioni molto migliori.

In Occidente il problema degli aiuti alle nazioni più colpite cominciò a mostrare un aspetto diverso. Le riserve mondiali erano già state drasticamente ridotte nel tentativo, fatto in primavera, di soccorrere la Cina. Ora, con la prospettiva di un raccolto scarso anche nelle zone meno colpite, quello che inizialmente era stato fatto d’istinto divenne argomento di discussione.

Ai primi di settembre il governo degli Stati Uniti votò un emendamento alla legge presidenziale sui soccorsi, invocando un blocco difensivo di riserve alimentari per il consumo nazionale. Un certo tonnellaggio di tutti i viveri doveva essere tenuto di riserva per il fabbisogno interno.

Ann non riuscì a trattenere la sua indignazione. — Ci sono milioni di persone ridotte alla fame, e quei vecchi grassoni rifiutano loro il cibo!

Stavano prendendo il tè nel giardino dei Buckley. I ragazzi si erano ritirati con una riserva di dolci in una macchia d’alberi, e di tanto in tanto si sentivano le loro risate.

— Desiderando vivere tanto da diventare un vecchio grassone — disse Roger — non sono molto sicuro di risentirmi per la decisione.

— Devi ammettere che suona leggermente spietato — disse John.

— Come ogni autodifesa. Il guaio, per gli americani, è che hanno sempre le carte sul tavolo. Le altre nazioni che producono grano stanno sedute sulle loro riserve senza dire niente.

— Non posso crederci — disse Ann.

— Davvero? Fammi sapere quando i russi manderanno in Oriente la loro prossima nave di grano. Comunque, ho ancora un paio di vecchi cappelli commestibili.

— Rimangono sempre il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda.

— Non faranno niente se ascoltano il governo britannico.

— Perché mai il nostro governo dovrebbe impedire loro l’invio di soccorsi?

— Perché potremmo averne bisogno noi. Noi stiamo sperando, potrei dire disperatamente sperando, che il sangue sia più denso dell’acqua che ci separa. Se il virus non verrà sconfitto entro la prossima estate…

— Ma quella gente sta morendo di fame ora!

— Hanno tutta la nostra comprensione.

Ann lo guardò, senza nascondere l’avversione che provava per lui. — Come puoi dire una cosa simile! — esclamò.

— Una volta abbiamo convenuto di comune accordo che sono un barbaro, ricordi? Se irrito la gente che mi sta attorno, non dimenticare che talvolta gli altri irritano me. I cervelli contorti mi irritano, ad esempio. Io credo nell’autoconservazione, e per iniziare la lotta non aspetto di avere il coltello alla gola. Non è buon senso dare l’ultima crosta di pane dei nostri bambini a un mendicante affamato.

— L’ultima crosta di pane… — Ann guardò la tavola con gli avanzi dell’abbondante merenda. — Sono queste che tu chiami croste di pane?

— Se fossi io a comandare questa nazione — disse Roger — non ci sarebbero più dolci da tre mesi. E non avrei ugualmente grano da distribuire agli asiatici. Mio Dio! Non avete mai considerato la nostra situazione economica?

— Se ce ne stiamo immobili a guardare milioni di esseri umani che muoiono di fame, senza dare il nostro aiuto, allora ci meritiamo la stessa fine — disse Ann.

— Noi? Chi siamo noi? Mary, Davey e Steve, dovrebbero forse morire di fame perché io sono un insensibile?

— Credo che sia meglio troncare questo discorso — disse Olivia. — Sono situazioni per le quali non possiamo fare niente… noi personalmente, almeno. Dobbiamo soltanto sperare che la situazione non peggiori.

— Secondo l’ultimo notiziario — disse John — hanno trovato qualcosa che dà ottimi risultati contro la fase 5.

— Esatto! — fece Ann. — E a questo punto, quale giustificazione possiamo avere per non mandare aiuti in Oriente? Per quale motivo dovrebbero razionare i viveri la prossima estate?

— Ottimi risultati! — disse Roger con ironia. — Sapete che hanno scoperto altre tre forme di virus, oltre la 5? Personalmente non vedo che una soluzione: resistere in attesa che il virus muoia spontaneamente, di vecchiaia. A volte capita. Che poi rimanga o no un solo filo d’erba, per ricominciare tutto da capo, questa è un’altra questione.

Olivia spostò lo sguardo sul prato. — È difficile credere che quel virus distrugga veramente tutta l’erba, vero?

Roger strappò un filo d’erba e lo sollevò tenendolo tra il pollice e l’indice. — Mi hanno accusato di non avere immaginazione. Ma non è vero. Posso benissimo vedere gli indiani affamati. Ma posso anche vedere questa terra bruciata e spoglia, ridotta a un deserto, e dei bambini che si nutrono con la corteccia delle piante.

Per un po’ rimasero tutti in silenzio. Un silenzio di parole, rotto dal lontano canto degli uccelli e dalle grida allegre dei bimbi.

— È ora di andare — disse John. — Devo anche portare la macchina dal meccanico per la revisione. Ho già aspettato fin troppo. — Chiamò Mary e David. — Sai, Roger, potrebbe anche non succedere.

— Io sono un pigro come voi. Dovrei cominciare a addestrarmi nel combattimento a corpo a corpo, e imparare a tagliare un corpo umano per ottenere i migliori arrosti. Invece me ne sto tranquillamente seduto ad aspettare.

Mentre tornavano a casa, Ann disse all’improvviso: — Il tuo amico ha preso un atteggiamento disgustoso!

John fece un cenno con la testa, indicando i ragazzi.

— Già, è vero — fece Ann. — Ma è una cosa orribile.

— Parla molto — disse John — ma non pensa veramente quello che dice.

— Io credo di sì, invece.

— Olivia ha ragione. Individualmente non possiamo fare niente. Dobbiamo aspettare e sperare che la situazione si risolva.

— Sperare che si risolva! Non dirmi che ti sei lasciato influenzare! O che credi alle sue profezie.

John non rispose subito. Guardò le foglie d’autunno sugli alberi e i grandi prati. La macchina passò davanti a una striscia di terra, appena dissodata e liberata da ogni filo d’erba. Un altro piccolo campo di battaglia contro la fase 5.

— No, non credo. Non potrebbe mai succedere, non è così?

L’autunno cedette all’inverno. Le notizie dall’Oriente peggioravano di continuo. Dapprima l’India, e poi la Birmania e l’Indocina ricaddero nella carestia e nella barbarie. Poco dopo anche il Giappone e gli Stati orientali dell’Unione Sovietica subirono la stessa sorte. La popolazione del Pakistan si trasformò in un’orda che si riversò alla conquista dell’Occidente, e che, per quanto composta di gente affamata e senz’armi, raggiunse la Turchia prima che la si potesse fermare.

Le nazioni relativamente risparmiate dal virus di Chung-Li fecero da spettatrici, inorridite e incredule. Le notizie ufficiali davano le dimensioni di quell’oceano di fame in cui qualsiasi soccorso non sarebbe stato più di una goccia, ma evitavano l’argomento degli aiuti alle vittime. Quelli che si agitavano per soccorrere le popolazioni affamate erano una minoranza. Una minoranza che diventava sempre più impopolare, man mano che le dimensioni del disastro si delineavano più chiaramente e si capiva che la catastrofe si sarebbe abbattuta anche sull’Occidente.

Soltanto verso Natale le navi di grano ricominciarono i loro viaggi verso oriente. Fu un effetto della consolante notizia che in Australia e in Nuova Zelanda un vigilante sistema di ispezione e distruzione era riuscito a tenere il virus sotto controllo. Considerate le favorevoli condizioni atmosferiche, si prevedeva un raccolto solo di poco inferiore alla media.

Queste notizie suscitarono nuove ondate di ottimismo. La catastrofe avvenuta in Oriente, venne spiegato, era dovuta principalmente alla mancanza di decisione tipica degli asiatici. Sembrava impossibile evitare che il virus colpisse i campi coltivati, eppure gli australiani e i neozelandesi avevano dimostrato che era possibile tenerlo sotto controllo. Seguendo il loro esempio, l’Occidente sarebbe potuto sopravvivere all’infinito, sopportando soltanto lievi disagi. Nel frattempo in tutti i laboratori continuava la lotta contro il virus. Ogni giorno portava il mondo sempre più vicino al momento in cui si sarebbe trionfato sull’invisibile nemico. Fu in questa atmosfera di ottimismo che i Custance fecero il loro abituale viaggio al Nord, per trascorrere il Natale a Blind Gill.


La prima mattina John uscì con il fratello per fare il giro della fattoria.

Il primo tratto di terreno spoglio era a meno di cento metri dalla casa. Una fascia larga circa tre metri e poco più lunga. Le zolle nere, indurite dal gelo, fissavano il cielo invernale.

John si avvicinò pieno di curiosità, e David lo seguì.

— Avete avuto molti danni nella valle? — domandò.

— In un’altra dozzina di punti. Della stessa grandezza. L’erba che cresceva tutto attorno, anche se indurita dal gelo, sembrava sana.

— Pare che ve la caviate bene.

David scosse la testa.

— Non significa niente. Sappiamo che il virus si diffonde nella buona stagione, ma non si sa ancora se questo significa che in inverno resta nelle piante allo stato latente. Dio solo sa cosa succederà in primavera. Tre quarti delle zone colpite nella valle hanno mostrato il contagio alla fine della buona stagione.

— Quindi non partecipi al generale ottimismo?

David sollevò il bastone per indicare la terra spoglia. — Io credo soltanto a quella.

— Distruggeranno il virus, vedrai. Sono sulla buona strada.

— Avevano diramato l’ordine di coltivare a patate tutti i terreni che in precedenza producevano grano — disse David.

John fece un cenno affermativo. — Ne ho sentito parlare.

— Annullato. L’ha comunicato ieri sera la radio.

— Evidentemente hanno fiducia che la situazione migliori.

— Possono avere tutta la fiducia che vogliono — disse David cupo. — La prossima primavera io pianto patate e barbabietole.

— Niente grano né orzo?

— Neanche un metro quadrato.

— Se il virus verrà sconfitto — disse John, pensoso — il grano salirà a prezzi astronomici.

— Credi che non ci abbiano pensato? Perché credi che sia stato annullato l’ordine?

— Non è una decisione facile, vero? Se proibiscono di seminare il grano, e nel frattempo riescono a sconfiggere il virus, la nazione sarà costretta a comprare il grano oltreoceano, a prezzi astronomici.

— È un gioco d’azzardo — disse David. — La sopravvivenza del paese contro l’aumento delle tasse.

— Le probabilità sembrano favorevoli.

David scosse la testa.

— Non abbastanza, per me. Pianterò patate.


David tornò sull’argomento nel pomeriggio del giorno di Natale. Mary e David junior erano usciti per smaltire il peso dell’abbondante pranzo natalizio. I tre adulti, preferendo digerire in maniera più comoda, si misero in poltrona ad ascoltare distrattamente una sinfonia di Haydn.

— Com’è andata la tua mostruosità, John? — chiese David. — L’hai finita in tempo?

John fece cenno di sì. — A momenti vomitavo, quando l’ho contemplata in tutto il suo orrore. Penso però che quella attualmente in costruzione riuscirà a darle parecchi punti, in fatto di bruttezza.

— Devi proprio costruirle quelle case?

— Bisogna accettare le commissioni che ci capitano. Anche un architetto deve assoggettarsi alla volontà di chi ha soldi da spendere. E io sono soltanto un ingegnere.

— Tu non sei legato a qualcosa, vero? Voglio dire, il tuo lavoro è indipendente, no?

— Dipende solo dalla necessità di campare.

— Se tu volessi prenderti un anno di vacanza, potresti farlo?

— Naturalmente. C’è soltanto un problema: evitare che la famiglia finisca sul marciapiede.

— Mi piacerebbe che tu venissi a stabilirti qui per un anno.

John lo guardò, sorpreso. — Cosa?

— Mi faresti un favore. Non dovrai preoccuparti del lato finanziario. Ci sono solo tre cose che un contadino può fare con i suoi mal guadagnati soldi. Comprare altro terreno, darsi alla pazza gioia, o mettere i soldi da parte. Io non ho mai desiderato avere terreni fuori dalla valle, e non so spendere.

— Pensi sempre al virus? — domandò John lentamente.

— Sarò stupido — disse David — ma non mi piace come vanno le cose. E ho visto le immagini dell’Oriente.

John guardò la moglie.

— Quello è l’Oriente — disse Ann. — Anche se la carestia ci piombasse addosso, il nostro paese è molto più disciplinato. Sappiamo cosa siano razionamento e privazioni. In questo momento, poi, non ci sono sintomi di pericolo. È molto chiedere a John di abbandonare tutto e venire a vivere qui per un anno, soltanto perché la situazione potrebbe anche peggiorare.

— Noi siamo qui, seduti accanto al camino, tranquilli, con lo stomaco pieno — disse David — ed è difficile immaginare un futuro in cui tutto questo sia impossibile. Ma io sono preoccupato.

— Non c’è mai stata malattia, di piante o di animali, che non si sia risolta, lasciando dietro di sé le specie ancora vive e vegete — disse John. — Pensa alla peste.

David scosse la testa. — È un bel mistero. Non possiamo sapere come finirà. Cosa ha ucciso i grandi rettili? Le glaciazioni? La competizione per il cibo? Potrebbe anche essere stato un virus. Cos’è successo a tutte quelle piante che hanno lasciato solo resti fossili? È pericoloso tirare una conclusione partendo dal ragionamento che nel nostro breve periodo di osservazione non ci siamo mai trovati di fronte a un virus tanto violento. Un uomo può vivere tutta una vita e non vedere nemmeno una cometa; ciò non significa che le comete non esistano.

— Ti ringrazio, Dave — disse John col tono di considerare chiuso l’argomento — ma è impossibile. Le case che costruisco possono anche non piacermi, ma amo il mio lavoro. Come potrei trascorrere un anno intero qui a Highgate, standomene seduto sulla tua schiena?

— In meno di un mese ti trasformerei in un contadino perfetto.

— Se non fosse per Davey, forse accetterei.

L’orologio che ticchettava sonnolento stava appeso a quella stessa parete da oltre centocinquant’anni. L’ipotesi che il virus potesse vincere, pensò Ann, in quella valle, sembrava molto meno probabile che a Londra.

— In fondo — disse lei — potremmo venire qui se la situazione peggiora. Per il momento non mi sembra che sia il caso di abbandonare la città.

— C’è una cosa alla quale ho pensato spesso — disse David. — Una cosa che mi ha detto nonno Beverley quando siamo venuti per la prima volta in questa valle. Quando si allontanava dalla valle, e poi rientrava passando per la gola, aveva sempre l’impressione di potersi chiudere una porta alle spalle.

— Effettivamente, è un po’ così — ammise Ann.

— Se le cose si mettono male — continuò David — non ci saranno molti rifugi sicuri in Inghilterra. Questo potrebbe essere uno.

— Per le patate e le barbabietole — disse John.

— E per altre cose ancora — disse David. Poi li guardò. — Avete visto la catasta di legname sul bordo della strada, poco dopo l’ingresso?

— Vuoi costruire qualche nuovo edificio?

David si alzò e andò alla finestra per osservare il paesaggio invernale.

— No. Non edifici. Una palizzata — disse, senza girarsi.

Ann e John si guardarono.

— Una palizzata? — ripeté Ann.

David si girò.

— Una chiusura, se preferite. Una parete con un portale… che possa essere difeso da poche persone contro una folla scatenata.

— Parli seriamente? — chiese John.

Rimase a fissare quel suo fratello maggiore che aveva sempre avuto meno fantasia di lui, meno immaginazione, meno gusto per l’avventura. Era pacato e impassibile come sempre, e sembrava non rendersi conto appieno di quanto stava dicendo.

— Certo — disse David.

Ann protestò: — Ma se la situazione si dovesse risolvere…

— In campagna si cerca sempre qualcosa di cui ridere — disse David. — Perché non la follia dei Custance? Voglio correre il rischio di sembrare un pazzo. Ho una strana sensazione, e cerco di eliminarla. Di fronte a questo, essere oggetto di derisione non ha più importanza.

La sua serietà li colpì. E si resero conto, Ann in modo particolare, che avrebbero dovuto fare ciò che lui consigliava. Trasferirsi nella valle, costruire la barriera, e respingere l’incerto mondo esterno. Ma l’impulso fu di breve durata. C’erano troppe cose di cui tenere conto.

— I ragazzi devono andare a scuola — disse Ann.

— Ci sono delle scuole anche a Lepeton. E comunque, perdere un anno non sarebbe poi tanto grave.

Ann si voltò a guardare il marito.

— Ci sono molte altre cose… — disse John. Le parole persuasive di David avevano perso tutta la loro efficacia. Non poteva certamente succedere quello che lui aveva immaginato. — Dopotutto, se la situazione dovesse peggiorare ci saranno dei segnali ammonitori. In questo caso potremmo raggiungerti immediatamente.

— Solo, non aspettate troppo — suggerì David.

Ann ebbe un brivido, ma si riprese subito. — Fra un anno, tutto questo ci sembrerà assurdo.

— Sì — disse David. — Può darsi.

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