13

In quella stanza, tanti anni prima, erano entrati lui e David, uno accanto all’altro, stringendosi per mano per vincere il timore che assale di fronte alla morte. Erano entrati per vedere la salma di nonno Beverley. In tutti quegli anni la stanza non era cambiata. David non aveva mai sentito il bisogno di modernizzare l’ambiente che lo circondava.

Ann disse: — Tesoro… mi spiace per quello che ho detto questa notte. Ora sarà tutto diverso. Avevi ragione.

Nel pomeriggio di un giorno lontano, il notaio era venuto a leggere le ultime volontà del nonno; e David si era sentito imbarazzato e colpevole nell’apprendere che aveva ereditato terra e capitale (un bravo agricoltore non deve mai separare le due cose). “Ecco” pensò in quel momento John “alla fine ho avuto tutto io.”

— Non è colpa tua — disse Ann. — Non devi tormentarti.

Sua madre gli aveva detto: “Non avertene a male, caro. Non significa che il nonno non ti volesse bene. Te ne voleva tanto. Me l’ha detto. Ma sapeva che David voleva diventare agricoltore, e tu no. Vorrà dire che io lascerò i miei soldi a te… quelli che mi ha lasciato tuo padre. Potrai frequentare l’università e diventare il migliore ingegnere del mondo. Lo capisci, vero?”

Aveva detto di sì, confuso più dalla serietà di sua madre che da tutto il resto. Aveva sempre saputo che Blind Gill sarebbe andata a David. Né la valle né i soldi contavano nulla, per lui, di fronte alla crescente sensazione di disgusto dovuta alla morte del nonno. Dopo i funerali aveva cercato di dimenticare al più presto quei momenti.

“Avrai sempre quanto ti basta” gli aveva detto la madre. Lui aveva fatto un cenno, impaziente, ansioso di finire quella conversazione che era soltanto uno spiacevole ultimo legame con la morte. Aveva fatto poco caso al tono con cui aveva parlato la madre, così come non aveva notato il crescente pallore di lei durante l’ultimo anno. Non capiva, come invece lei aveva capito, che la parabola della vita di sua madre volgeva al termine.

Ann gli andò vicino e gli mise una mano sulla spalla. — Johnny, devi liberarti da questi pensieri.

Dopo erano venute le vacanze con gli zii, e la cameratesca amicizia con David, tanto più profonda per il loro grande isolamento. O c’era stato, nascosto, un risentimento per ciò che David possedeva? Un odio di cui lui stesso non si era reso conto? Non credeva che fosse così, ma il pensiero cominciò a roderlo.

— Tutto andrà bene — disse Ann. — I nostri figli cresceranno tranquilli, anche se il mondo sta andando in rovina. Davey coltiverà la valle. — Guardò la salma composta sul letto. — David lo desiderava tanto.

— Farà più che coltivarla — disse John. — Ne sarà il proprietario. È un bel pezzo di terra, anche se non come quello che Caino lasciò a Enoch.

— Non parlare così. Non sei stato tu a ucciderlo… È stato Pirrie.

— Ne sei sicura? Io no. Facciamo ricadere tutte le colpe su Pirrie. Lui è morto, scomparso nel fiume. Così la terra potrà tornare a produrre latte e miele, e fiorire di innocenza. È giusto tutto questo?

— John! È stato Pirrie.

Lui la fissò negli occhi. — Mi ha dato il suo fucile… in quel momento aveva capito che per lui era finita. Quando l’ho visto trascinato via dalle acque ho pensato di buttarglielo dietro… era il fucile che ci ha aperto un varco attraverso l’Inghilterra. Avrei anche raggiunto la riva molto più facilmente senza il fucile. Ma l’ho tenuto.

— Puoi buttarlo via, adesso. Non sei obbligato a tenerlo.

— No. Pirrie aveva ragione. Non si butta via un buon fucile. — Guardò l’arma appoggiata all’armadio. — Sarà di Davey, quando sarà cresciuto abbastanza.

Ann fu scossa da un brivido. — No. Non ne avrà bisogno. Il suo sarà un mondo di pace.

— Anche Enoch era un uomo di pace — disse John. — Ha vissuto nella città che suo padre gli aveva costruito. Ma continuò a tenere alla cintura il pugnale del padre.

Si avvicinò al letto e si chinò a baciare il fratello. Aveva baciato la fronte di un altro morto pochi giorni prima, ma sembrava che fossero passati secoli tra i due commiati. Si avviò alla porta.

— Dove vai? — domandò Ann.

— C’è tanto da fare — disse. — C’è da fondare una città.


FINE
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