CAPITOLO 5 ELLA ERA BUONA COME L’ORO

Certe oche credono proprio a tutto.

DEMETRIOS.


Anya era principessa di Peranelios, tanto tempo fa, quando i maghi erano più importanti persino dei re. I re potevano imporre le tasse e fare tagliare le teste, ma i maghi potevano far svanire in un istante le persone, re compresi. Si pensava che svanire involontariamente fosse una cosa spiacevole, anche se, quando la cosa veniva fatta bene, il soggetto non tornava mai indietro a raccontarla; i peraneliotici erano dell’opinione che avrebbero preferito non scomparire, zzzip!, così, lasciando un piccolo vuoto grigio o lavanda sporco che sfrigolava un po’ e poi spariva anche quello… fsssp!, così. Di tanto in tanto, qualche persona scomparsa ritornava a Peranelios raccontando cose incredibili; diceva di essersi ritrovata in Cina o a Brooklyn (e noi sappiamo che questi posti non esistono) e di aver dovuto chiedere passaggi fino a casa. Se costoro diventavano noiosi con i loro problemi, di solito si mandava a chiamare un mago per farli riscomparire.

«I maghi eseguivano spesso questo trucco… teletrasporto non è la parola esatta… soprattutto quando qualcuno rivolgeva loro una domanda stupida mentre cercavano di meditare.

«Anya era una buona principessa. Da bambina non rispondeva male, si ricordava di lavarsi le mani, lasciava sempre qualcosa di buono nel piatto per i poveri meritevoli. S’impegnava molto per essere buona. Studiava le lezioni, era gentile con le bambole, gli animali domestici e i servi; scoprì da dove vengono i bambini chiedendolo alla cuoca invece di infastidire la Mamma; e quando il Re era arrabbiato, ella diceva solo. “Sì, Papà,” e “No, Papà” e “Forse, Papà”. Era buona come l’oro. Tutti pensavano che sarebbe stata una regina meravigliosa, ma aveva tre fratelli più grandi, tutti in buona salute, perciò non c’era altro da fare che sposarla con qualcuno ben sistemato e non troppo carogna.

«Quando crebbe e diventò una principessa in età da marito, una cosa cominciò a darle fastidio. A lei piaceva essere amata ed ammirata… questo è umano… e a corte c’era un luminare che non ne voleva sapere, il Decano dei Maghi. Aveva un lungo naso cinico e si chiamava Mennoc Moses; e tra l’altro, nessuno di quelli che Mennoc Moses faceva scomparire tornava mai indietro. Anya non pensava ad altro. Decise di incantare quel vecchio bruto, ma non sarebbe andato bene. Non si può giustiziare un mago come quello se non lo si coglie addormentato, e suo padre non ci pensava neanche; lei non poteva farlo personalmente perché era così buona. Continuò a pensarci fino al giorno in cui il Re le disse che le aveva combinato un magnifico matrimonio con il Principe di Pommes de Terre. “Ma, Papà…”

«“Vedo che hai intenzione di contraddirmi,” disse il Re Dagobert. (Il Principe di Pommes de Terre aveva denti d’oro massiccio e d’avorio, ma nessuno di quelli era suo; aveva settantadue anni, dodici concubine, e giocava alle corse dei cavalli.)

«“Sai bene che non lo faccio mai, Papà,” disse la Principessa Anya.

«“È Vero,” ghignò il Re Dagoberto. “Non mi contraddici, eh?”

«Tutta triste, Anya lasciò il padre a meditare la conquista di Pommes de Terre, che era ricco di giacimenti di pietra bezoar, e andò subito da Mennoc Moses. “Il mio papà dice che debbo sposare il Principe di Pommes de Terre.”

«“Ti rendi conto,” disse il Decano dei Maghi, “che hai interrotto i miei calcoli dell’orbita della cometa di Bolowje?”

«“Chiedo scusa. Il mio Papà dice che debbo sposarlo.”

«“Chi, Bolowje? È morto nel 1846.”

«“Pommes de Terre.”

«“Oh, quello. Ti sarei grato se la smettessi di darmi fastidio. E tu non vuoi sposarlo?”

«“Sono innamorata del ragazzo del ciabattino.”

«“E allora sposa lui.”

«“Il mio papà dice che debbo sposare il Principe di Pommes de Terre.”

«“Oh, vattene!” E mentre parlava, il Decano dei Maghi fece un gesto occulto, senza dubbio inavvertitamente, che mandò la Principessa Anya a turbinare nell’aria per migliaia di miglia… zzip!, così… e per mille ancora, mentre Mennoc Moses si grattava la testa lucida e guardava un piccolo vuoto color lavanda che sfrigolava sul pavimento… fssp!, così. Egli aveva avuto intenzione di dire: “Svanisci, o Principe di quel che diavolo è!”. Sospirò, si versò in fretta un alambicco di liquore, e riprese a lavorare.

«La Principessa Anya atterrò a Peraselene (dall’altra parte della Cina) e il popolo di Peranelios pianse la perdita della cara principessa, ma neppure il Re Dagobert se la sentiva di affrontare Mennoc Moses quand’era occupato, e quello era sempre occupato. Dagobert scovò una principessa meno importante per il Principe di Pommes de Terre, sperando che tutto andasse a finire in niente.

«E Anya? Bene, lei scese, flump!, in un prato erboso, in quel paese di Peraselene dove tutto è capovolto ma non molto, e il prato era orlato da un bosco bellissimo, e c’era un delizioso stagno pieno di oche bianche, marroni e screziate, che schizzarono fuori dall’acqua, si radunarono attorno alla Principessa e soffiarono. “Piantatela di soffiare,” disse Anya, “o lo dirò alla vostra guardiana.”

«“Non ce l’abbiamo, la guardiana,” disse l’Oco Maschio. “L’ultima se ne è andata. Non sopportava la moglie del contadino; e neanche il contadino.”

«“Allora vi farò io da guardiana fino a quando non avremo preso accordi ufficiali, e vi dico di piantarla di soffiare. Mi assumo tutte le responsabilità, perché sono una principessa.”

«“Possiamo pascolare?” chiese l’Oco Maschio.

«“Ma certo,” disse Anya. “Pascolate pure.”

«Le oche pascolavano allegramente quando la moglie del fattore venne a vedere cos’era successo. Avevo dimenticato di dire che le oche avevano anche strepitato, e che la buona Principessa Anya indossava un bellissimo vestito di tessuto d’oro, e una splendida coroncina che il Primo Ministro le aveva regalato quella mattina perché era tanto buona. Ma la moglie del fattore era miope e rimbecillita, e aveva dimenticato che la guardiana delle oche se ne era andata. “Dove hai rubato quei vestiti di lusso?” domandò. “Perché non tieni un po’ a freno quelle bestie? Chi ti credi di essere?”

«“Questo vestito non susciterebbe commenti, nel posto da dove vengo,” disse la Principessa Anya. “Le oche si comportano bene, vogliono solo essere capite. In risposta alla tua terza domanda, io sono la Principessa Anya di Peranelios, ma sono disposta a fare temporaneamente la tua guardiana d’oche, per fare esperienza e in cambio di vitto e alloggio, fino a quando non si potrà combinare qualcosa di meglio. Prevedo di potermi mettere in comunicazione con Peranelios entro breve tempo.”

«“Tu sei matta,” disse la moglie del fattore. E scaldò il di dietro della buona principessa con un ramo di salice. Era una donna non molto aperta alla realtà, e la Principessa Anya, quando ebbe finito di piangere, non pensò ad altro che ad essere buona.

«Continuò così per un po’ di tempo, come misurano il tempo a Peraselene, dove gli orologi vanno a modo loro per via che sono capovolti ma non troppo. Anya doveva alzarsi prima dell’alba, fare una leggera colazione con una crosta di pan secco imburrato, un bicchiere di latte e costolette di maiale, e andare a curare le sue oche. Doveva tenere lontane le volpi e i lupi, stare attenta che le paperine non prendessero freddo, strappare il piumino… avete mai provato a spiumare un’oca viva? E poi doveva tenere a bada il figlio del fattore, che continuava a dire che la voleva sposare; e doveva rendersi utile in casa. Le sere d’inverno, quando le oche erano nel recinto, doveva leggere al fattore qualche brano di Declino e caduta di Gibbon, o dei romanzi di Proust. Lui aveva cominciato a leggerli tutti e due in gioventù; adesso non aveva più la vista buona, ma sperava di poterne finire almeno uno. Era una vita dura e difficile per la piccola Anya, e spesso pensava che l’unico che le volesse bene era l’Oco Maschio, il quale amava sedersi al sole accanto a lei per sentirla raccontare della corte di Peranelios. Certe oche credono proprio a tutto.»

— Bene, continua! — disse Solitaire.

— Sicuro. Non aspetto sempre di essere esortato a continuare, a questo punto? E poi credevo che ti fossi addormentata. Adesso torniamo alla corte di Peranelios, dove le cose andavano male. Il più giovane dei fratelli di Anya era morto di morbillo, il secondo era diventato prete e aveva rinunciato al trono in tre lingue; e cosa fece il fratello maggiore, il buon Principe Cuthbert? Si mise l’armatura e andò a combattere contro i visigoti, il che non solo non era conveniente, ma era anche più pericoloso che sciare; e questo mise delle idee in testa al ragazzo del ciabattino.

«Era un ragazzo simpatico che si chiamava Hans. La Principessa Anya l’aveva visto una, volta sola, quando aveva portato a far risuolare le sue pianelle di vetro, e si erano giurati eterna fedeltà in fretta e furia perché lei doveva correre via per inaugurare una fondazione. Egli stava per riportarle le pianelle… e aveva fatto un buon lavoro, anche… il giorno in cui lei era sparita. Giurò vendetta contro Mennoc Moses e poi cercò qualcosa di più pratico, ma passarono alcuni anni prima che il Principe Cuthbert partisse per la guerra e gli facesse venire una parvenza di idea. Per via gerarchica, inoltrò al Re Dagobert l’offerta di andare a cercare la Principessa Anya e di assicurare la successione, in cambio del solito premio: metà del regno e la principessa. Dagobert rifiutò.

«Presto però giunse la notizia che i visigoti, com’era prevedibile, avevano fatto fuori l’eroe nazionale, il Principe Cuthbert, ed erano anzi arrivati a poche miglia dalle porte di Peranelios. Dagobert cambiò idea. Poiché Mennoc Moses era occupato, fece chiamare Hans, il ragazzo del ciabattino, si scusò magnanimamente per la sua decisione affrettata, e chiese se l’offerta era ancora valida. “Sì, ineffabile Maestà,” disse Hans. “Però adesso devo chiedere che il regno venga diviso sessanta-quaranta, per via dell’inflazione.”

«“Cinquantacinque-quarantacinque?”

«“Sessanta-quaranta.”

«“E va bene. Vuoi anche un po’ del mio sangue? Un esercito di picchieri e di elefanti? Travelers’ checks?”

«“No, no, superba Maestà,” disse Hans, che vedeva se stesso come una specie di Sir Galahad, solo un po’ più pratico. “No, andrò solo e in tutta semplicità. Attirerò meno l’attenzione. E…” Qui veramente rischiò molto, “e se fallisco nella mia missione, fai pure di me quello che vuoi.” — «Dagobert pensò che, dopotutto, nessuno di quelli che Mennoc Moses aveva fatto sparire era mai ricomparso. Non c’era altro da fare che prepararsi a un accordo con i visigoti: succede sempre così. Ma lui preferiva cercare di coprirsi le spalle, se poteva. “D’accordo,” disse, e sogghignò.

“Hans uscì a ritroso dalla sala del trono e, per compiere la sua vendetta, corse da Mennoc Moses per fargli una proposta: il dieci per cento del suo sessanta per cento se Mennoc avesse fatto cortesemente ricomparire su due piedi la principessa. Era un ragazzo furbo e sapeva che le principesse scomparse nelle favole ricompaiono sempre. Ma Mennoc Moses gli urlò: “Potrei fare svanire l’intero regno, se volessi: perché dovrei accontentarmi del dieci per cento del sessanta per cento? Non ci pensare neanche. E poi, non faccio mai ricomparire nessuno… questione di principio.” (la verità è che non sapeva come fare.) “Però ti dirò come potrai trovarla, e te lo dirò per niente, tanto è un’informazione che non vale niente.”

«“E come, o fonte di saggezza ultraterrena, se così può esprimersi il ragazzo del ciabattino?”

«“Oh, grazie, figliolo. Dunque, vai a est, ovest, nord e sud, più o meno nello stesso tempo; poi vai a sinistra, poi a destra, e continua diritto per Peraselene… non puoi sbagliare, Adesso devo tornare al mio lavoro. Lieto di averti conosciuto.”

«Hans, il ragazzo del ciabattino, andò a est, ovest, nord e sud più o meno nello stesso tempo, poi andò a sinistra e poi a destra, e non vide niente che somigliasse a Peraselene, perciò chiese a un uccellino rosso “È questa la strada per Peraselene, Eminenza?” “Mio marito è occupato,” disse l’uccellino rosso. “Io sono la signora dell’Eminenza. Beh, dovevi svoltare a destra laggiù, però se svolti a sinistra dopo la scuola non puoi sbagliare.” E il povero Hans ebbe molte altre avventure del genere, fino a quando incontrò un Alieno il quale non gli disse che non poteva sbagliare: gli disse dov’era. Ma tutto questo richiese molto tempo.

«A Peranelios, intanto, il Re Dagobert aveva avuto la prima idea intelligente del suo regno lungo e glorioso. Chiese a Mennoc Moses, educatamente, quando non era troppo occupato, di far sparire i visigoti. E il vecchio lo accontentò, brontolando appena un po’: lo avrebbe fatto prima se avesse saputo che era quello che voleva Dag, e il re aveva in mente qualcosa d’altro?

«“Oh, Dio, no!” disse il Re Dagobert, andandosene finché tutto andava per il meglio. “No, è tutto favoloso. Buona giornata.”

«E Hans, seguendo le istruzioni dell’Alieno, arrivò finalmente alla graziosa casetta di Anya, la Guardiana d’Oche, che riconobbe subito sebbene fosse cresciuta parecchio. La moglie del fattore era morta per il suo caratteraccio, ma il fattore sperava ancora di finire Gibbon, e Anya, la Guardiana d’Oche, gli stava leggendo Proust a pagina 2004 proprio nel momento in cui Hans bussò alla porta. Adesso lei aveva meno tempo libero per leggere, per via delle faccende di casa e tutto il resto, ma il fattore era paziente, e voleva ancora studiare la struttura di ogni frase. Se la cara Anya tardò un po’ a riconoscere il ragazzo del ciabattino, questo avvenne perché doveva pensare a tante cose; ma poi cominciò a ricordare tutto, e gli chiese: “Mi hai portato le pianelle?”

«“No, scusami, me ne sono dimenticato. Ma, o mia diletta, metà dell’anima mia, sono venuto per riportarti a Peranelios, e per questo il tuo nobile padre mi darà metà del suo regno, o meglio il sessanta per cento.”

«“Ma non è possibile… tesoro, ridallo a Joe, sai bene che è suo… Scusami, stavo parlando con il mio più piccolo, passa una di quelle fasi…”

«“Tutto sistemato,” disse il figlio del fattore. “Ho separato quelle due carognette.” Gli era andata bene, tra l’altro (voglio dire al figlio del fattore) e cercava di essere un buon marito.

«“Certo,” disse Anya, la Guardiana delle Oche, “sei stato molto gentile a pensarci, ma vedi come sono combinata.”

«“Sarò felice se resterai a pranzo,” disse il figlio del fattore. “Magari vacci un po’ piano con quegli “o mia diletta”, perché qui siamo un po’ suscettibili, senza offesa.”

«“E la felicità occasionata dalla sua presenza al nostro desco,” disse il fattore, “presenterebbe un esempio di letizia reciprocamente desiderata non meno di un tranquillo apprezzamento del riassunto che egli potrebbe decidere di narrarci delle sue peregrinazioni…”

«“Fa sempre così,” disse Anya. “Resta a pranzo, naturalmente… Hans.” Si era ricordata il suo nome.

«Così Hans restò a pranzo, e giocò con i bambini che gli si arrampicavano sulle ginocchia, ammirò i melopoponi e le petunie, e venne presentato all’Oco Maschio, che lo beccò; e poi ripartì per Peranelios al più presto possibile… Dormi?»

— Solitaire non dorme, — sbadigliò Solitaire. — Perché sa che c’è dell’altro.

— Arrivato a Peranelios Hans disse al Re Dagobert, onestamente, come stavano le cose e concluse: «Perciò, o suprema Maestà, fai di me ciò che vuoi.» Re Dagobert lo nominò Cancelliere dello Scacchiere.

«Mennoc Moses… beh, egli annegò i suoi guai sposando un’incantatrice, e vissero felici e contenti, ma gli altri personaggi della storia erano un po’ troppo giovani per fare altrettanto. Dormi?…

«Dormi?… Uhm, bene.»

Poi ella si sarebbe svegliata per cenare, quando Demetrios o il Professore avrebbe portato su la cena per tutti e tre. Poi, se gli occhi del Professore la avessero supplicata, ella gli avrebbe dato quel tocco scherzoso di frusta che era una delle sue necessità, perché faceva parte della pazzia di Solitaire l’avere imparato ad essere buona verso quella che è considerata pazzia negli altri. E poi sarebbe piombata nel vero sonno della notte, dal quale si sarebbe destata a mezzanotte per mettere via le forbici. A Demetrios faceva piacere badare a lei. Era una bella vita, sotto molti aspetti. Peccato (accidenti a quel poliziotto!) che qualcosa la turbasse.

L’immagine di Angus Bridgeman gli passò per la mente, bellissima e orgogliosa, intenta a guardare dalla vetta della gioventù, con curiosità e forse con tenerezza. Sul tetto, la pioggia era sferzata dal ritorno del vento di tempesta che ormai stava per spegnersi.

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