21

Sfidando l’ordine di Boardman, quella sera Rawlins tornò al campo della zona F. Boardman stava cenando. Era seduto davanti a una tavola di legno scuro e lucido, dove, in eleganti ciotole di pietra, facevano bella mostra frutti canditi, verdure sott’aceto, pseudo-bistecche e salse piccanti. Una caraffa di vino color verde oliva era posata vicino alla mano grassa del diplomatico. Sopra un blocco di vetro nero c’erano diverse pillole, e ogni tanto Boardman se ne infilava una in bocca. Per un po’, Rawlins rimase in piedi presso l’ingresso, senza che il Consigliere mostrasse di accorgersi della sua presenza.

«Ti avevo detto di non venire qui» disse infine il vecchio.

«Muller vi manda questo.» Rawlins posò la fiaschetta presso la caraffa.

«Avremmo potuto parlarci anche da lontano.»

«Sono stufo di questa storia! Volevo vedervi.»

Boardman lo lasciò in piedi, e continuò a mangiare.

«Charles, non riesco più a fingere con lui.»

«Hai fatto un lavoro eccellente, oggi» disse Boardman, tra un sorso e l’altro di vino. «Sei stato molto convincente.»

«Sì. Sto imparando a mentire. Ma a che scopo? L’avete sentito: il genere umano lo disgusta. Non vorrà assolutamente collaborare con noi, una volta fuori dal labirinto.»

«Non pensa veramente a quello che dice. L’hai capito anche tu, Ned. Cinismo da matricola… In fondo, Muller ama l’umanità. Per questo è così amaro: perché l’amore ha preso un gusto amaro nella sua bocca. Ma non si è ancora trasformato in odio.»

Rawlins si accovacciò sul pavimento, per mettersi al livello di Charles. Questi infilzò un candito con la punta della forchetta e se lo portò alla bocca con un gesto lento.

Fa finta di ignorarmi! pensò Rawlins. Poi disse forte: «Charles, sto parlando seriamente. Sono andato laggiù e ho raccontato a Muller delle bugie mostruose. Gli ho fatto balenare la certezza della guarigione e lui me l’ha gettata in faccia.»

«Dicendo che non ti credeva. Ma invece ti crede, Ned. Solo che ha paura di uscire dalla sua tana.»

«Ascoltate, per favore. Supponiamo che veramente lui mi creda. Supponiamo che esca dal labirinto e che si metta nelle vostre mani. Che faremo allora? Chi si prenderà l’incarico di dirgli che non esiste nessuna cura per la sua malattia, che l’abbiamo ingannato spudoratamente, e che vogliamo soltanto che accetti di diventare il nostro ambasciatore presso un popolo di alieni venti volte più strani e cinquanta volte più pericolosi di quelli che già l’hanno rovinato? Io non ho intenzione di dargli questa bella notizia.»

«Non sarai tu a farlo, Ned. Glielo dirò io.»

«E come reagirà? Credete che si limiterà a sorridere e a complimentarsi con voi per la vostra astuzia? Che farà quello che gli chiedete? No. Assurdo.»

«Non è detto» disse Boardman, pacato.

«Gli spiegherete la tattica che avete pensato di usare, dopo avergli detto che non potrà guarire e che dovrà intraprendere una missione rischiosa?»

«Preferisco non discutere adesso la strategia del futuro.»

«Io do le dimissioni» disse Rawlins.

Boardman si era aspettato qualcosa del genere. Un gesto nobile, un momento di ribellione, un attimo di generosità. Abbandonando l’atteggiamento freddo e distaccato, Boardman alzò gli occhi e li fissò deciso in quelli di Rawlins.

«Ti dimetti?» disse, calmò. «Dopo tutto quello che hai detto sulla dedizione del genere umano? Abbiamo bisogno di te, Ned.»

«Per me, nel genere umano, è compreso anche Muller» disse Rawlins, in tono aspro. «Ho già commesso un delitto abbastanza grave nei suoi confronti. Se non mi rivelate il resto del vostro piano, giuro che non alzerò più un dito.»

«Ammiro i tuoi sentimenti.»

«Le mie dimissioni sono ancora valide.»

«Capisco perfettamente il tuo atteggiamento» disse Boardman «e certamente non sono fiero di quello che dobbiamo fare…»

«Come farete a ottenere la collaborazione di Muller? Lo drogherete? Lo torturerete? Gli praticherete il lavaggio del cervello?»

«Niente di tutto questo.»

«E allora? Parlo sul serio, Charles. La mia parte in questo gioco finisce qui, se non mi dite che cosa avete intenzione di fare.»

Boardman tossicchiò, vuotò il bicchiere, mangiò una pesca e ingoiò tre pillole, l’una dopo l’altra. La ribellione di Rawlins era stata prevista, quindi non l’aveva colto di sorpresa, ma era comunque seccante. Adesso era venuto il momento di correre un rischio. «Capisco che bisogna smettere di fingere, Ned. Ti dirò che cosa c’è in programma per Dick Muller, ma tu devi considerare il progetto da un più ampio punto di vista. Non dimenticare che il gioco, in corso su questo pianeta, non riguarda soltanto noi.»

«Vi ascolto.»

«Bene. Dick Muller deve andare dai nostri amici extragalattici per convincerli che gli esseri umani appartengono a una specie intelligente. Sei d’accordo? Soltanto lui è in grado di farlo, perché soltanto lui è incapace di nascondere i suoi pensieri.»

«D’accordo.»

«Non è necessario convincere gli stranieri che siamo gente perbene, tipi che meritano di essere amati. Devono unicamente sapere che abbiamo un cervello in grado di pensare. Che possediamo sentimenti, sensi, che siamo diversi da una macchina, sia pure perfezionatissima. Per ottenere il nostro scopo, non ci importa che cosa Dick irradierà, basta che irradi qualcosa.»

«Comincio a capire.»

«Perciò, quando sarà fuori del labirinto, gli diremo quello che dovrà fare. Senza dubbio si infurierà perché l’abbiamo ingannato, ma può darsi che, malgrado la furia, riesca a capire qual è il suo dovere. Almeno lo spero. Tu non ne sembri convinto. Comunque, non importa: non gli sarà più permesso scegliere, una volta che avrà lasciato il suo rifugio. Lo porteremo sul mondo degli extra-galattici e lo consegneremo a loro perché stabilisca un contatto.»

«Che collabori o no, non ha importanza, dunque» disse Rawlins lentamente. «Verrà scaricato, come un sacco di patate.»

«Un sacco pensante. E i nostri amici lo capiranno presto.»

«Io…»

«No, Ned. Non dire niente, adesso. Lo so che cosa stai pensando. Detesti questo piano. È naturale! Anche a me non piace. Ma adesso vattene, e pensaci con calma. Esamina accuratamente tutti gli aspetti della questione prima di prendere una decisione. Se domani sarai ancora dello stesso parere, faremo a meno di te. Ma promettimi di dormirci sopra stanotte.»

Rawlins impallidì, poi le sue guance si fecero di fiamma. Boardman sorrise benevolmente. Ned strinse le labbra, s’irrigidì nello sforzo di dominarsi, e uscì in fretta.

Un rischio calcolato.

Boardman prese un’altra pillola. Poi allungò la mano per afferrare la fiaschetta mandata da Muller. Versò due dita d’assaggio. Dolce, aromatico, forte. Un liquore eccellente.

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