Il club dei docenti era all’ultimo piano dell’Unione Studentesca. L’intera parete esterna era formata da una serie di grandi vetrate che si affacciavano su un piccolo lago placido e ben tenuto, circondato da betulle e pini.
Lansing e Andy presero posto ad uno dei tavoli accanto alle vetrate.
Spaulding alzò il bicchiere e guardò Lansing al di sopra dell’orlo, con un’espressione pensierosa.
— Sai — disse, — in questi ultimi giorni ho pensato che sarebbe una vera fortuna se venissimo colpiti da un’altra epidemia, come quella che eliminò un terzo della popolazione europea nel secolo decimoquarto. Oppure un’altra guerra mondiale, o magari un secondo diluvio biblico… qualcosa, insomma, che ci costringesse a ricominciare daccapo, a cancellare alcuni degli errori che abbiamo commesso negli ultimi mille anni o giù di lì, e ci offrisse la possibilità di arrivare a qualche nuovo principio sociale ed economico. Una possibilità di sottrarci alla mediocrità, di organizzarci in modo più razionale. Il sistema lavoro-stipendio è diventato obsoleto, sconfigge se stesso, eppure continuiamo a tenerlo ben stretto…
— Non pensi — chiese Lansing in tono blando, — che i metodi che hai suggerito sarebbero piuttosto drastici?
L’aveva detto senza l’intenzione di polemizzare. Nessuno polemizzava con Andy; quello travolgeva, semplicemente, chiunque ci si provasse. Continuava a borbottare, con una voce quasi monotona, riordinando i propri pensieri, catalogandoli, esponendoli perché il suo interlocutore li ammirasse, come se aprisse a ventaglio un mazzo di carte da gioco.
Lansing non voleva polemizzare, non ne aveva la minima intenzione; ma era entrato nello spirito del gioco che imponeva alla vittima o alle vittime di Andy, a certi intervalli, di mormorare una risposta appropriata.
— Uno di questi giorni — disse Andy, — ci accorgeremo improvvisamente… non so in che modo si produrrà questa specie di rivelazione, ma ci accorgeremo che tutti i nostri sforzi umani, compiuti finora, sono futili, perché sono stati compiuti nella direzione sbagliata. Da secoli cerchiamo la conoscenza, perseguendola in nome della ragione, ma con la stessa ragionevolezza con cui gli alchimisti dell’antichità insistevano nella ricerca di un metodo che trasformasse in oro i metalli vili. Potremo scoprire che tutta questa conoscenza non è altro che un vicolo cieco, che oltre un certo punto ogni significato cessa di esistere. Nel campo dell’astrofisica, sembra, ci stiamo avvicinando a questo punto. Tra pochi anni tutte le vecchie, solide teorie sullo spazio e il tempo potrebbero crollare nel nulla, lasciandoci in mezzo alle macerie che, allora lo riconosceremo, non hanno valore e non ne hanno mai avuto. Forse allora non esisterà più una ragione per continuare a studiare l’universo. Potremmo scoprire che in realtà non esistono leggi universali, che l’universo funziona forse in base alla pura e semplice casualità, o anche peggio. Tutti questi studi frenetici, questa ricerca della conoscenza, e non solo per quanto riguarda l’universo ma anche per molte altre cose, esistono perché noi cerchiamo di trarne un vantaggio pratico. Ma domandiamoci se abbiamo diritto di cercare un vantaggio. Può darsi che, fondamentalmente, non abbiamo il diritto di pretendere qualcosa dall’universo.
Lansing stette al gioco. — Questo pomeriggio — osservò, — mi sembri ancora più pessimista del solito.
— Non sono il primo — disse Andy, — ad abbandonarsi a questo tipo di pessimismo, anche se il mio è ispirato da un punto di vista leggermente diverso. Anni fa ci fu una scuola di pensiero che propose un’argomentazione molto simile. A quel tempo, i cosmologi erano convinti che noi esistessimo in un universo finito. Attualmente, la concezione cosmologica non è altrettanto rigida. Ora siamo indecisi: non sappiamo in che tipo d’universo ci troviamo. Può essere finito, può essere infinito; nessuno lo sa con certezza. Tutto dipende dalla quantità di materia che contiene, e le stime relative alla materia cambiano di anno in anno, se non addirittura di mese in mese. Ma questo non c’entra. A quel tempo, anni fa, quando predominava ancora la concezione di un universo finito, la teoria sosteneva che la conoscenza scientifica, basata su un universo finito, doveva essere finita anch’essa. L’universo aveva un confine, e quindi c’era un confine anche per la conoscenza. C’era tanto da imparare e non di più; e quando l’avessimo imparato, tutto sarebbe finito lì. Se la conoscenza avanzava e si accumulava, raddoppiando ogni quindici anni, secondo le stime di quel tempo, allora, si diceva, non ci sarebbe voluto molto, al massimo qualche secolo, per arrivare al punto in cui i fattori limitanti di un universo finito avrebbero dato l’altolà ad ogni ulteriore accumulazione della conoscenza. Gli uomini che sostenevano questa concezione, allora, si spinsero fino a tracciare le curve esponenziali con le quali affermavano di poter mostrare in che punto la conoscenza scientifica e tecnologica sarebbe arrivata alla fine.
— Ma tu hai detto — osservò Lansing, — che oggi un universo finito non è più un fatto accettato… che può essere infinito.
— Ti è sfuggito il punto più importante — borbottò Andy. — Io non sto parlando del fatto che l’universo sia finito o infinito. Me ne sono soltanto servito come di un esempio per confutare l’accusa di pessimismo che mi hai rivolta. Stavo cercando di spiegarti che, in altre situazioni, ci sono stati alcuni che, a volte, hanno espresso un certo tipo di pessimismo.
«Ciò che avevo detto, all’inizio, è che sarebbe una fortuna, se dovessimo subire qualche catastrofe che ci costringesse a cambiare il nostro modo di pensare e a cercare un diverso modo di vivere. Perché adesso stiamo correndo in una strada senza uscita e, soprattutto, stiamo correndo a tutta velocità. Quando arriveremo in fondo al vicolo cieco, sbatteremo il muso. E allora torneremo indietro, trascinandoci, e ci chiederemo se non ci sarebbe stato un sistema migliore. Quel che intendevo dire è che adesso, prima di arrivare in fondo alla strada senza uscita, dovremmo fermarci e porci questo interrogativo…
Andy continuò a borbottare; ma Lansing escluse il suono della voce. Lo sentiva soltanto come un brontolio sordo, senza parole.
E quello era l’uomo, pensò, al quale aveva contato di proporre un’escursione a piedi per il fine settimana. Se ne avesse parlato, molto probabilmente Andy avrebbe accettato, perché in quei giorni sua moglie era andata nel Michigan a far visita ai genitori. Durante l’escursione, quasi sicuramente, Andy non sarebbe stato in grado di continuare il bombardamento di parole e di argomentazioni come stava facendo ora; ma avrebbe parlato, avrebbe parlato senza smettere mai, non si sarebbe mai azzittito. In un’escursione a piedi un uomo normale si sarebbe goduto un po’ di pace e di silenzio: ma per Andy non era così. Per Andy il silenzio e la pace non esistevano: esisteva solo il pensiero tumultuoso e straripante.
Lansing aveva considerato anche l’eventualità di invitare Alice Anderson a trascorrere il fine settimana con lui; ma anche questo aveva i suoi inconvenienti. Nelle ultime occasioni, quando era stato con lei, gli era parso di leggerle negli occhi un brillio di intenzioni matrimoniali; e se si fosse arrivati a quel punto, avrebbe potuto essere disastroso quanto le chiacchiere inarrestabili di Andy.
Quindi era meglio cancellarli tutti e due dai suoi programmi, pensò. Poteva ancora fare una gita in macchina tra le colline. Oppure poteva rintanarsi nel suo appartamento, con il fuoco acceso, la musica e la lettura. E forse, forse c’erano molti altri modi che gli avrebbero permesso di divertirsi durante quel fine settimana.
Riprese ad ascoltare le parole di Andy.
— Hai mai preso in considerazione — gli stava chiedendo Andy, — i punti critici della storia?
— Credo di no — disse Lansing.
— La storia ne brulica — disse Andy. — E su questi punti, anzi sulla loro somma, poggia la sorte del mondo in cui viviamo oggi. A volte ho pensato che forse esiste una gran numero di mondi alternativi…
— Ne sono sicuro — disse Lansing, ormai disinteressato. I voli di fantasia dell’amico l’avevano lasciato molto indietro. Al di là della vetrata, il lago era immerso per metà nell’ombra: stava scendendo la sera. Mentre guardava il lago, Lansing ebbe la sensazione che qualcosa non andasse. Senza sapere che cosa fosse, si rendeva conto che qualcosa era cambiato. Poi, a poco a poco, comprese: Andy aveva smesso di parlare.
Girò la testa e guardò l’amico, seduto di fronte a lui. Andy sorrideva.
— Ho un’idea — disse Andy.
— Sì?
— Dato che Mabel è andata a trovare i suoi, perché non combiniamo per domani? So dove posso procurarmi un paio di biglietti per l’incontro di football.
— Mi dispiace — disse Lansing. — Purtroppo sono molto impegnato.