5. PEREGRINAZIONE; CONSIDERAZIONE; ESTIVAZIONE



Nick aveva scelto un fuoco dalla parte della collina rivolta alla terraferma, così fu il primo a dover prendere in considerazione il problema del livello del mare. Nella valle natale, naturalmente, l’acqua di notte non era mai salita a un livello superiore ai trenta o quaranta piedi; lento com’era il processo della pioggia, parte della precipitazione scendeva sempre verso valle, e il villaggio restava costantemente all’asciutto. Lui sapeva, dalle lezioni di Fagin, che l’acqua che fluiva verso il basso doveva alla fine raggiungere qualcosa di simile a un lago o a un mare; ma neppure Fagin si era fermato a riflettere su quanto sarebbe allora accaduto… e questo era abbastanza naturale; la superficie degli oceani della Terra paragonata al volume delle precipitazioni medie giornaliere non corrispondeva davvero a un aumento del livello del mare, per dirla in termini blandi.

Su Tenebra, la situazione è piuttosto diversa. Qui non si trova un singolo bacino oceanico di proporzioni planetarie, solo il letto dei laghi, sempre di moderate dimensioni, e che è ancora meno permanente di quello dei laghi terrestri. Il significato di questa differenza nei termini di «livello del mare» avrebbe potuto essere calcolato preventivamente, ma non certo dal gruppo di Nick.

Dapprima, non ci fu nulla di cui preoccuparsi. Le grandi gocce nebulose apparivano nel cielo, scendevano lentamente, e svanivano quando l’irradiazione dei fuochi le riscaldava. Poi scesero in basso, e ancora più in basso, finché non furono veramente al di sotto del livello della cima della collina, da tutti i lati.

A un certo punto una scossa violenta si verificò e durò per più di mezzo minuto, ma quando Nick vide che la striscia di terra che univa la collina alla terraferma c’era ancora, cessò di preoccuparsene. Qualcosa di assai più insolito stava cominciando a verificarsi. A casa, le gocce di pioggia che toccavano la superficie dopo che le precedenti avevano raffreddato il terreno, diventavano dei grossi emisferi oscuri che avanzavano strisciando finché un fuoco non li faceva dissipare; qui invece si comportavano in maniera del tutto diversa. Le gocce che colpivano la superficie del mare scomparivano sull’istante e, secondo gli usuali concetti di Nick, con inusitata violenza. La differenza di pressione e di temperatura rendeva la reazione tra sostanza chimica e acqua assai meno percepibile di quanto non sarebbe stato in un laboratorio terrestre, ma per gli standard di Tenebra il fenomeno era piuttosto evidente.

Dopo ogni incontro del genere, si poteva notare che le altre gocce che cadevano nella stessa zona sparivano per alcuni minuti un po’ più in alto del consueto; Nick giudicò, e non a torto, che la reazione provocasse una forma particolare di calore.

Era rimasto a osservare questo fenomeno per qualche tempo, interrotto per due volte dalla necessità di riaccendere il suo fuoco, soffocato da una goccia particolarmente vicina, quando notò che la collina non era per nulla una isola. Questo lo stupì alquanto, ed egli rivolse tutta la sua attenzione alla nuova scoperta. Non era stata la scossa a provocarlo; ricordava benissimo di avere visto intatto il promontorio, subito dopo la fine del terremoto. Non gli occorse troppo tempo per concludere che se la terra non stava affondando, evidentemente il mare doveva sollevarsi; e un’osservazione attenta della linea costiera, dopo qualche minuto gli provò che qualcosa del genere stava effettivamente verificandosi. Chiamò allora gli altri, per dire loro quello che aveva visto, e dopo pochi minuti essi ammisero che la medesima cosa stava succedendo su tutti i lati della collina.

«Quanto salirà, Nick?» La voce di Betsey era comprensibilmente ansiosa.

«Non vedo come potrebbe salire fin quassù,» rispose Nick. «Dopotutto, il livello dell’acqua è salito meno di quanto non sarebbe accaduto nella nostra valle, a questa ora di notte, e questa collina è alta come il villaggio. Siamo quasi certamente al sicuro.»

Fu più difficile appigliarsi a questa convinzione, man mano che le ore passarono e il livello del mare continuò a crescere. Videro che le fosse della spiaggia si colmavano e rovesciavano il loro contenuto nel grande serbatoio naturale; e con il trascorrere del tempo, più di un grande fiume naturale si formò, trasportando acqua da chissà quali regioni. Alcuni dei fiumi erano impressionanti, alti al centro come e più della collina, e si frantumavano precipitando nella grande massa del mare. A questo punto, la violenza dello scontro tra acido e acqua si era placata, visto che il mare, nelle vicinanze della spiaggia, era abbastanza diluito.

Naturalmente, «vicino alla spiaggia» era un’affermazione un po’ troppo vaga. Nessuno di coloro che si trovavano in cima alla collina sarebbe stato in grado di affermare con certezza il punto in cui ora si trovava la spiaggia. La strada che avevano percorso era bene al di sotto del mare di acido, e l’unica prova tangibile dell’esistenza della terraferma era fornita dai fiumi che continuavano tuttora ad apparire al di sopra del livello del mare.

L’isola che era stata una collina continuò ad affondare costantemente. Il bestiame pareva più che tranquillo, ma in via prudenziale fu condotto all’interno dell’anello formato dai fuochi. Poi l’anello dovette essere ritirato… o piuttosto, bisognò accendere altri fuochi più vicini alla vetta della collina; e alla fine uomini e animali si strinsero al centro di un estremo anello di fuochi, mentre il mare si protendeva verso l’alto, cercando di raggiungere la loro precaria posizione. Le gocce di pioggia erano chiarissime, adesso; erano cadute da livelli abbastanza alti da permettere loro di perdere ogni traccia di ossigeno sospeso, e inevitabilmente gli ultimi fuochi si arresero. Il loro calore aveva per diversi minuti mantenuto un buco sulla superficie del mare; e quando essi si raffreddarono, l’oceano fece valere i suoi diritti. Qualche secondo dopo che l’ultima scintilla si fu spenta, ogni essere vivente che si trovava sulla superficie delle acque indicò ancora per poco il luogo in cui si era trovata la cima della collina, ancora leggermente più calda. L’ultimo pensiero di Nick fu dedicato alla certezza di essere per lo meno al sicuro dagli animali; sarebbero riemersi molto prima di poter essere raggiunti da qualsiasi predatore.

Apparentemente, le sue ragioni non erano molto valide. Quando il mattino dopo si destarono e si tolsero i sottili cristalli di quarzo dalle scaglie, trovarono che gli uomini c’erano ancora tutti, ma che il gregge pareva diminuito di qualche unità. Una rapida verifica confermò questa impressione; dieci capi di bestiame spariti, che avevano lasciato solo poche scaglie. Fortunatamente gli animali erano di una specie la cui armatura di scaglie era piuttosto fragile, e che contava soprattutto sulla rapidità di riproduzione onde sopravvivere; altrimenti i mangiatori di carne che erano venuti durante la notte avrebbero potuto fare una scelta differente. La comprensione del fatto che nel mare vivevano delle creature colpì con violenza quasi fisica l’intero gruppo. Ne sapevano abbastanza di scienze fisiche per domandarsi in qual modo quelle creature fossero in grado di procurarsi l’ossigeno.

Ma la nuova situazione richiedeva dei nuovi progetti.

«Mi pare che l’idea di dire a Fagin di seguire la linea costiera finché non ci trova presenti più di una falla,» fu il commento che Nick fece dopo colazione. «La costa non è molto stabile. E inoltre, non possiamo permetterci di restare nelle sue vicinanze, se dobbiamo perdere il dieci per cento dei nostri animali tutte le notti.»

«Dovremmo semplicemente fare delle altre esplorazioni,» suggerì Jim. «Sarebbe bello trovare un posto protetto dal mare, e che non venga sommerso tutte le notti.»

«Sapete,» disse Nancy in tono meditabondo. «Potremmo trovare un’utilizzazione piuttosto soddisfacente per questo, se riuscissimo a persuadere le persone adatte della necessità di visitarlo.» Tutti rimuginarono questa idea per qualche minuto, e il tono generale della riunione gradualmente cominciò a salire. Questo pareva assai promettente. Furono proposte molte idee, che vennero poi discusse, respinte, e anche modificate; e due ore dopo un piano d’azione definito… veramente definito… era stato elaborato.

Esso non poté venire messo in pratica, naturalmente, finché non ci fu la possibilità di andarsene dall’isola; e questo fu possibile solo dodici ore dopo la levata del sole. Quando apparve il promontorio, comunque, tutti iniziarono un’attività davvero frenetica.

Il gregge, o meglio, quello che ne rimaneva, fu condotto a terra e di qui verso l’interno da Betsey e Oliver. Nick, dopo essersi assicurato di avere la sua ascia e l’indispensabile per accendere il fuoco, si diresse a sua volta verso l’interno, ma prese la strada del sud. Gli altri cinque si diramarono dai piedi della penisola e cominciarono a cartografare con la massima accuratezza la regione. Dovevano determinare con la massima precisione possibile quanto della regione veniva sommerso dal mare nel momento dell’alta marea, e fornire il loro rapporto non più tardi della seconda notte successiva. Il gruppo avrebbe dovuto allora scegliere un luogo in cui accamparsi, più felice di quello scelto incautamente la notte prima. Gli uomini avrebbero dovuto fermarsi in questo luogo prescelto, e mandare ogni mattina un paio di uomini fino alla base della penisola, fino al ritorno di Nick, e, se questo non fosse avvenuto, fino al decimo giorno successivo alla sua partenza. In quest’ultimo e malaugurato caso, avrebbero dovuto escogitare qualcosa d’altro.

Nick a sua volta aveva il compito di entrare in contatto con Fagin. Ed era anche l’unico del gruppo che aveva ancora qualche dubbio sullo svolgimento della sua missione. Sul momento, pensò di avvicinarsi al villaggio dei cavernicoli di notte, e in seguito di comportarsi a seconda delle circostanze. Se il popolo di Veloce aveva assunto la abitudine di girare di notte, servendosi delle torce, le cose sarebbero state assai difficili. In caso contrario, tutto sarebbe stato forse semplice… però il suo arrivo sarebbe star to facilmente individuabile. Ebbene, avrebbe dovuto aspettare per saperlo.

Il viaggio fu normale, con un numero equo di combattimenti che gli procacciarono il nutrimento, e si avvicinò alla collina alla sera del secondo giorno. Aveva compiuto un lungo giro vizioso in direzione ovest, per raggiungere quel luogo dalla cima della collina; ma anche così, si fermò a distanza di sicurezza fin quasi a sera. Era impossibile dire quali strade venivano prese dai cacciatori del villaggio, dato che essi si sparpagliavano usualmente in ogni direzione.

Quando venne l’oscurità, comunque, Nick si sentì ragionevolmente tranquillo nel presumere che tutto il gruppo di Veloce si trovasse ormai nelle caverne; e controllando nuovamente l’occorrente per accendere il fuoco, cautamente si avvicinò alla cima della collina. Ascoltò, appiattito sulla cima, per un certo periodo, prima di osare di sporgere la sua cresta, ma non si udì alcun rumore e, alla fine, decise di correre il rischio. Come ben sapeva, la cima della collina in quel punto si trovava a un’altezza di circa trecentocinquanta piedi; e si rese conto che, con la luce del giorno, anche uno spillo sarebbe stato ben visibile dal di sotto. In quel momento il rischio pareva minore, dato che, a quanto pareva, non era ancora stato acceso nessun fuoco.

Quando finalmente guardò dall’alto, scoprì che non c’era nulla da vedere. Non c’erano fuochi, e l’oscurità era troppo profonda per vedere qualcosa, senza di essi.

Tornò a ritrarsi, per riflettere. Era certo che il villaggio e i suoi abitanti si trovavano sotto di lui, ed era altrettanto certo che Fagin si trovasse con loro. Era difficile comprendere per quale motivo non avessero acceso i fuochi, ma i fatti erano pur sempre fatti. Forse non sarebbe stato troppo pericoloso tentare di strisciare verso il villaggio, col favore delle tenebre… ma la pioggia avrebbe cominciato a cadere tra breve, e questo poneva fine a questo genere di ipotesi.

Poi gli venne una nuova idea, cercò dei rami corti, e cominciò a lavorare con gli attrezzi necessari ad accendere il fuoco; si aspettava che dal basso giungesse qualche esclamazione, quando accese un piccolo fuoco, dato che esso illuminava il cielo più efficientemente della luce del giorno; ma non accadde nulla finché egli non mise in pratica l’ultima parte della sua idea, e lanciò un bastone acceso oltre l’orlo del precipizio. Allora tutto accadde nello stesso momento.

La luce mostrò Fagin, immobile a cinquanta iarde dai piedi della collina. Mostrò anche una distesa di roccia e vegetazione del tutto sgombera; gli uomini erano nelle caverne, come al solito. Questo, comunque, era solo per il momento.

Con l’arrivo del fuoco, uno scoppio di voci esplose dalle caverne. Evidentemente, se mai dormivano, i cavernicoli non lo stavano ancora facendo. Dopo un istante la voce di Veloce sopraffece quelle degli altri.

«Prendetelo! Portate della legna! Non restate fermi come se foste già bagnati!» Una folla di figure emerse dalle caverne dirigendosi verso il ramo ardente; poi gli uomini tornarono a dividersi, come se si fossero tutti resi conto nello stesso tempo che nessuno di loro aveva della legna e che era indispensabile trovarne. Le piante furono strappate dal terreno da decine di mani e portate, e perfino gettate, verso il tizzone. Nick rimase più divertito che sorpreso quando il tizzone si spense senza che nessuno fosse riuscito ad accendere nulla, e fu soltanto vagamente curioso di sapere se il tizzone si era esaurito da solo, o era stato soffocato da coloro che volonterosamente avevano tentato di salvarlo. La sua attenzione non poté concentrarsi a lungo sul problema; la voce di Veloce sopraffece di nuovo il brontolìo di delusione generale.

«C’è luce in cima alla collina, ed è di là che è venuto il ramo! Qualcuno lassù ha ancora del fuoco; andate a prenderlo!» Come al solito, l’obbedienza fu pronta e indiscussa, e la folla si avviò per il sentiero che portava alla collina. Nick rimase lievemente sconcertato; la pioggia stava per cadere, e gli abitatori delle caverne non portavano torce. Doveva essere accaduto qualcosa di decisivo, per far loro vincere l’atavica consuetudine di restare nelle caverne di notte. Comunque, non era quello il momento adatto per speculare su argomenti accademici; i cavernicoli stavano cercando del fuoco, e guarda caso, Nick aveva tutto il fuoco reperibile nei dintorni, per il momento.

Gli ci vollero circa cinque secondi per elaborare gli ultimi dettagli della sua idea. Accese un ramo, accostandolo al piccolo fuoco che aveva preparato, e si diresse verso la fine del sentiero che veniva dal basso, accendendo tutte le piante che riuscì a trovare sul percorso, e procedendo all’incontrano in questa sua opera. Quando raggiunse il sentiero gettò via la torcia ormai semispenta che aveva usato, se ne accese un’altra abbastanza piccola, nelle sue speranze, da venire schermata dal suo corpo, e proseguì lungo la cima della collina. Se i cavernicoli si contentavano di procurarsi un po’ di fuoco, tanto di guadagnato; se volevano prendere anche lui, forse avrebbero seguito la scia di fuoco che lui aveva lasciato, andando così nella direzione sbagliata. Questo non lo sperava troppo, conoscendo l’abilità dei cavernicoli come cercatori di tracce; ma bisognava in ogni modo fare un tentativo, quando la situazione lo imponeva.

Continuò a procedere lungo la cima dell’altura, verso un punto che si trovava a circa due miglia dalle pendici della collina. Era invisibile dall’estremità del sentiero dal quale stava arrivando Veloce, ma non prese fiato fidandosi di questo. Una volta raggiunto il punto prestabilito, cominciò a discendere cautamente, evitando i macigni smossi dalle violente scosse, e cercando di nascondere col corpo la sua piccola torcia. Quindici minuti dopo l’inizio della sua azione di disturbo si trovò accanto a Fagin, e, apparentemente, nessuno degli uomini di Veloce lo aveva notato.

«Maestro! Mi senti? Sono Nick.»

«Ti sento, certo. Che stai facendo qui? Sei stato tu a provocare questa confusione? Che succede, insomma?»

«Sono stato io a gettare la torcia dalla cima, sì; dovevo essere sicuro che tu fossi qui. Il resto è stato per confondere le idee. Sono qui perché abbiamo trovato il modo di toglierti dalle mani di Veloce senza doverci preoccupare di lui in seguito.»

«Questo è incoraggiante. Anch’io credevo di avere trovato un sistema, ma poi sono intervenute delle complicazioni. Ho un bisogno urgente e disperato di tutto l’aiuto possibile, e non credo che Veloce potrà essermi di aiuto, almeno per un certo tempo. Sentiamo la tua idea.»

Nick descrisse le vicissitudini del suo gruppo dopo il rapimento di Fagin, e indugiò particolarmente sulla configurazione geografica della zona nella quale avevano trascorso la prima notte in mare.

«Presumiamo,» disse, «che tu possa vivere sott’acqua nel mare come sotto la pioggia; così abbiamo pensato che, se tu fuggissi da queste alture, e Veloce ti inseguisse, verrebbe preso in trappola laggiù, di notte; e mentre lui dormirà, tu potrai togliere tutte le armi dei suoi… e questo ci sarebbe comunque di grande aiuto, visto che le riserve scarseggiano alquanto… e se noi non riusciamo a immaginare un altro sistema, potremo farlo cadere in un punto che resta sommerso per tutto il giorno.»

«Resisterebbe a lungo, in questo posto?»

«Forse no, dato che ci sono degli animali, nel mare, che hanno mangiato buona parte delle nostre bestie; ma che cosa importa? Lui non ha esitato a uccidere Tom e Alice, e se lo avesse ritenuto necessario, avrebbe fatto lo stesso a tutti noi.»

«E il resto della sua gente?»

«Lo hanno aiutato. Non mi importa di quello che succederà loro.»

«Bene, ti capisco, ma non condivido del tutto le tue idee. Ci sono dei motivi che potrebbero farti pensare diversamente, ma adesso non posso spiegarteli.

«Il tuo piano, se così possiamo chiamarlo, ha dei punti buoni, ma ce ne sono degli altri piuttosto deboli. Se questo posto che mi descrivi è a una giornata e mezzo di marcia, per te, non vedo proprio come potrei precedere Veloce per il periodo necessario a raggiungerlo; ricorda che tu puoi viaggiare più velocemente di me. Inoltre, adesso che tu hai ridato loro il fuoco che avevano perduto, sarei molto sorpreso se risultasse semplice fuggire di notte quanto lo sarebbe stato prima.»

«Che vuoi dire? Hanno portato del fuoco con loro, dal nostro villaggio.»

«Lo hanno portato, ma non sapevano come accenderne uno, senza attingere da uno già esistente. Lasciarono spegnere i fuochi che avevano portato con loro durante il primo giorno dopo il nostro arrivo, e da allora ne sono sempre rimasti senza. Hanno fatto del loro meglio per insegnarmi la loro lingua, in modo che io potessi insegnare loro come procurarsi dell’altro fuoco, ma la cosa è molto difficoltosa… per prima cosa, io non posso produrre alcuni loro suoni troppo acuti. Devo dire, però, che Veloce è stato molto paziente. Adesso immagino che sarà ancora più facile andare d’accordo con lui; ma certo non sarà più facile di prima lasciarlo.»

«Forse, allora, non avrei dovuto venire, Maestro. Mi dispiace.»

«A me no. Il mio piano per raggiungervi da solo è già fallito, così, se tu non fossi venuto, ci troveremmo in guai anche maggiori. Volevo soltanto dire che dovremo riflettere molto per trovare il sistema di uscire da questo imbroglio. Sarà meglio che tu ti nasconda per qualche ora almeno, però, mentre io mi metterò a riflettere; non vedo perché dovresti farti prendere anche tu da Veloce.»

«Ma come farò a tornare indietro? Adesso hanno del fuoco… e naturalmente, non appena saranno tornati indietro, si renderanno conto della mia visita al villaggio, e cominceranno a seguire le mie tracce. Probabilmente allora io sarò ancora raggiungibile, anche se me ne vado adesso; comincia a piovere, e io non posso viaggiare senza una torcia, e la luce della torcia può essere avvistata per miglia e miglia. Io mi aspettavo che tu venissi con me subito.»

«Capisco le tue perplessità, ma non riesco proprio a escogitare un modo per superarle. È difficile credere che Veloce non sarà qui di ritorno entro pochi minuti.» Fagin fece una pausa, come per riflettere; Nick naturalmente non sapeva che queste pause significavano un’accesa conversazione tra diversi uomini che si trovavano a centosessantamila miglia di distanza. «Ascolta, Nick. Qui nei paraggi c’è molto materiale combustibile, non è vero?»

«Sì.»

«E c’è un’unica strada che porta qui dalla cima del colle, ed è uno stretto sentiero?»

«Sì, se non contiamo la strada più lunga… almeno quattro miglia, se non di più.»

«Uhm! Avrei voluto che fosse stata anche più lunga. Tu credi di riuscire ad accendere un fuoco al termine di quel sentiero, in modo che essi non possano superarlo mentre noi ce ne andiamo? Dovrai lavorare assai in fretta; ormai dovrebbero essere di ritorno, direi, a meno che non ti stiano ancora cercando lassù in cima.»

«Tenterò.» Nick capì che non era quello il momento di teorizzare. «Forse qualcuno si è già sporto dalla cima e mi ha visto quaggiù, ma che c’è da perdere, ormai? Se non riesco a raggiungerti, tu dirigiti a est-nord-est finché non raggiungi il mare, poi segui la sua costa diurna finché non incontri gli altri. Io farò quel che posso per intralciare i cacciatori di tracce di Veloce; farai meglio a partire subito.»

Nick non rimase ad attendere una risposta; stava già correndo verso le pendici della collina, raccogliendo durante il tragitto tutta la legna che riuscì a trovare. La sua torcia era quasi spenta, ma ammucchiò alla rinfusa una catasta di legna all’interno della gola che scendeva dalla montagna, e riuscì comunque a farla ardere. Poi cominciò a correre all’impazzata, gettando ogni sorta di materiale combustibile nella spaccatura la cui ampiezza non superava le quattro iarde.

Una goccia discese lentamente lungo il sentiero, e svanì nell’avvicinarsi al fuoco, ma era appena iniziata la sera, e la goccia conteneva ancora una buona percentuale di ossigeno. Nick ne fu lieto; evidentemente nessun cavernicolo stava ancora discendendo il sentiero portando delle torce, perché altrimenti la goccia non sarebbe riuscita a discendere così in basso. Questo gli concedeva un lasso ben più sensibile di tempo.

Quando la catasta fu abbastanza nutrita da soddisfarlo, lui si mise a seguire la pista lasciata da Fagin. Anche Nick era in grado di individuarla, quella striscia di vegetazione schiacciata e frantumata, dell’ampiezza di cinque piedi, che si interrompeva soltanto quando il Maestro si era immerso nelle fosse che andavano già empiendosi di acqua liquida. Nick avrebbe potuto traversare quelle pozze con la torcia, dato che il liquido era ancora abbastanza respirabile, ma si decise ugualmente a girare attorno agli ostacoli. Malgrado ciò, raggiunse Fagin nel giro di un miglio.

«Va’ avanti,» disse, «io ho intenzione di confondere un poco la pista.» Avvicinò la sua torcia a un arbusto che cresceva accanto alla pista, e al materiale frantumato che componeva la pista medesima; poi iniziò a percorrere una lunga curva in direzione nord, appiccando fuoco a ogni arbusto che incontrava. Alla fine, una rilucente cintura di fuoco si stese dalla traccia di Fagin che era a oriente del villaggio fino a bruciare la pista che era stata lasciata dal Maestro, quando egli era stato trasportato dal nord dai cavernicoli. A Nick parve di udire delle voci cariche di eccitazione, provenienti dalle caverne, ma non poté certo esserne sicuro. Corse verso nord con tutte le sue forze per un altro miglio, e ivi giunto appiccò un’altra serie di incendi. Questi dovevano essere visibili anche dalla collina; e forse gli abitatori delle caverne sarebbero venuti a cercare la pista che portava al vecchio villaggio, ignorando magari quella autentica che ora il Maestro aveva preso.

Poi Nick corse di nuovo per incontrare la pista seguita da Fagin, schermando la torcia col corpo nella speranza di non essere scorto dall’altura dei cavernicoli. Trovò la pista senza grosse difficoltà, sebbene Fagin tentasse con buoni risultati di tenersi a valle, e finalmente raggiunse il Maestro. Fagin ascoltò il suo resoconto, e lo approvò.

«Probabilmente è quanto di meglio tu potessi fare,» disse. «Sarei sorpreso, però, se riuscissimo a passare la notte senza trovare compagnia.»

«Io pure,» ammise Nick.

A dispetto di questo pessimismo, le ore trascorsero senza alcun segno degli inseguitori. La velocità maggiore di Nick gli permetteva di mantenersi sempre al passo della macchina, anche se egli si trovava costretto a compiere ampie giravolte per evitare le pozze d’acqua nelle quali la macchina poteva invece immergersi. Le gocce si fecero più limpide, e naturalmente più pericolose; pozze e laghi divennero più grandi, profondi e difficili da evitarsi, man mano che il fondo dell’atmosfera di Tenebra gradualmente subiva il suo mutamento di fase notturno.

«Anche se tu devi restare sulla terra asciutta, lasciando così delle tracce visibili, direi proprio che ora dovranno faticare alquanto, per seguirci,» fece notare Fagin, durante una delle brevi conversazioni che si scambiavano quando si trovavano assieme. «Un buon numero di luoghi che tu hai percorso dovrebbe ormai essere sott’acqua, e a quest’ora è impossibile che essi riescano a prosciugarli con le torce; l’acqua è troppo limpida perché la cosa sia possibile. Comincio a sentirmi un po’ più soddisfatto della situazione.»

«Io no,» disse Nick.

«Perché no?»

«Le pozze si fanno sempre più grandi, e alcune delle valli che ancora dobbiamo traversare sono lunghe e profonde. Ricordo che la penultima notte c’erano dei grossi fiumi che si vuotavano nel mare. Se ne incontrassimo uno solo, e io non vedo come potremmo evitarlo, saremmo bloccati.»

«Al contrario, questa mi pare la cosa migliore che potrebbe accaderci. Veloce non può seguirci lungo un fiume.»

«E neppure io.»

«Non con le tue forze, questo è certo. Ma io posso portarti, e senza alcun rischio; non abbiamo scoperto, in sedici anni, nessuna creatura capace di vivere, o almeno di restare attiva, nell’acqua limpida… anche se devo ammettere che attendevo di giorno in giorno questa scoperta.»

«Ce ne sono nel mare.»

«Il mare non è d’acqua, per la maggior parte, tranne che a notte molto inoltrata. Inoltre, direi che non dobbiamo preoccuparci della vita oceanica. Mi hai portato una buona speranza, cosa di cui difettavo da un certo tempo; cerchiamo adesso uno di questi fiumi.»

«Va bene! Spero che tu abbia ragione.» Nick era abituato abbastanza a venire messo fuori combattimento dall’acqua priva d’ossigeno, ma l’idea di essere portato in giro come un sacco in quello stato non gli garbava troppo. Se però Fagin credeva che quella fosse la cosa giusta…

Per qualche tempo però parve che le sue preoccupazioni non avessero alcuna ragione di sussistere. Con la notoria perversità delle cose inanimate, una volta che un fiume era desiderato, non se ne riuscì a scoprire neppure l’ombra. Mantennero il loro percorso prestabilito, rendendosi ben conto della futilità di zigzagare su un territorio ignoto, e si avvicinarono al mare sempre di più; ma arrivarono infine a raggiungerlo, quando ormai non mancavano troppe ore al giorno, senza avere trovato nessun fiume.

Avevano raggiunto la «spiaggia» molto più a sud del punto in cui gli altri li stavano aspettando; Nick aveva stabilito il loro cammino, in modo da non doversi porre il problema di girare a destra o a sinistra, una volta arrivati sulla costa. Si era dedicato per troppo tempo alle esplorazioni, per conoscere l’importanza dei piccoli particolari.

Senza esitazioni, perciò, disse a Fagin di seguire la «costa» a sinistra. Erano, naturalmente, nell’interno, rispetto alla collina che Nick aveva progettato di usare come trappola per Veloce, ma questo non era certo il maggiore dei loro guai, in quel momento. La principale origine di disturbo era costituita dall’assenza di un fiume; la seconda, che si rese evidente un’ora dopo che essi ebbero raggiunto il mare, fu l’apparizione dietro di loro di una luce inconfondibile. Non era infatti possibile sbagliarsi; il sole non era così nitido, e neppure così evidente.

«Ci stanno raggiungendo. Chissà per quanto tempo li hanno trattenuti i miei incendi?» brontolò Nick, quando la luce attirò la sua attenzione. Fagin non l’aveva ancora vista, apparentemente, e Nick non giudicò opportuno informare il Maestro, sul momento. Invece, aguzzò lo sguardo per cercare un fiume.

La macchina finalmente scorse a sua volta la luce, e comprese il suo significato altrettanto bene quanto Nick.

«Se si avvicinano troppo, prima che noi riusciamo a trovare un fiume, sarà meglio che tu fugga alla massima velocità; può darsi che tu riesca a distanziarli.»

«Che farai tu?»

«Andrò nell’oceano.»

«Perché non mi porti con te? Non sarebbe uguale a un fiume?»

«Ciò contraddice quanto tu stesso mi hai detto. Non voglio che ti mangino proprio mentre sei con me, e non sono attrezzato per combattere quelle creature di cui mi hai parlato.»

«È vero. Allora immagino che la tua idea sia la migliore.»

Così come andò, comunque, l’idea non dovette essere messa in pratica. Quando il bagliore delle torce di Veloce si fu diviso in una serie di punti di luce separati, e apparve chiaro che i cavernicoli stavano seguendo Fagin e il suo pupillo a una velocità che prometteva ai due nemmeno un’ora di residua libertà, una prominenza si levò sul paesaggio che si stendeva davanti a loro; e dopo un paio di minuti aveva assunto la forma di un’altura serpentina e gonfia che strisciava sul terreno. Aveva la sfumatura scura dell’acqua limpida; e molto prima che essi la raggiungessero, non ci furono più dubbi sulla natura del fiume. Dato che era più alto della cresta di Nick, non c’era la possibilità di dirne l’ampiezza; ma doveva essere ampio a sufficienza per spegnere tutte le torce che la gente di Veloce stava trasportando.

Fagin e Nick si fermarono davanti ai suoi margini. Di solito quella massa di acqua limpida che strisciava minacciosamente verso il mare sarebbe stata una visione terrificante per chiunque; ma quella notte né Nick né il suo Maestro vi trovarono alcunché di spaventoso. Nick gettò nel fiume la sua torcia con aria di somma indifferenza, notò con autentica gioia il modo in cui essa si spegneva di colpo, si assicurò che le sue armi e il suo equipaggiamento fossero assicurati bene al suo corpo, e si rivolse infine al Maestro.

«Va bene, sono pronto.»

La massa bianca della macchina scivolò verso di lui, e quattro appendici si estesero dalle aperture della sua superficie levigata. Degli strumenti prensili afferrarono fermamente, ma senza far male, due delle braccia di Nick e le sue gambe deambulatorie, sollevarono il corpo di Nick, e lo issarono sul dorso della macchina.

«Va bene, Nick,» disse Fagin, «distenditi. Una volta arrivato dall’altra parte andrò subito verso l’alto, e mi scrollerò di dosso le gocce residue, così non dovrai dormire per troppo tempo. Adesso sta’ tranquillo.» Nick cercò di obbedire a quest’ordine come meglio poteva, e la macchina si tuffò nel fiume.

Il calore del suo corpo fece evaporare una porzione considerevole del liquido, subito dopo l’ingresso; ma il gas che si sviluppò da questa trasformazione era privo d’ossigeno, e il suo stato non portò a Nick nessuna differenza. Perse la conoscenza nel giro di mezzo minuto.

I guerrieri di Veloce raggiunsero il punto in cui terminava la pista dopo appena quindici minuti. Il capo non fu tanto filosofo da mettere agli atti l’incidente.



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