Nick, per la centesima volta, guardò verso il mare e fremette. Non poteva vederlo, certo; per essere fuori della sua portata durante la notte, l’accampamento era stato sistemato in un punto che, di giorno, era molto lontano dal mare; ma sapeva comunque che il mare si trovava laggiù. Avrebbe voluto vederlo, però; non solo vederlo, ma viaggiarci sopra. Esplorarlo. Cartografarlo. Quest’ultima idea presentava un problema che occupò la sua mente per un certo tempo, prima di venire abbandonato. Fagin avrebbe saputo fornire la risposta; nel frattempo, bisognava costruire un’imbarcazione. Questo era il peggio. Non si poteva fare nulla finché gli altri non ritornavano. Anche se il gregge e la raccolta della legna da ardere non occupavano tutto il tempo di Nick e Betsey, né l’uno né l’altra erano in grado di cacciare efficacemente, avendo questi altri lavori da svolgere; e la costruzione avrebbe richiesto senz’altro un buon numero di pelli.
Nick non sapeva quante, e, sorprendentemente, Fagin non aveva fornito neppure un indizio. E questo era ragionevole, perché Raeker, che non era un fisico, non conosceva la precisa densità degli oceani di Tenebra, e della sua atmosfera, il volume del cuoio che sarebbe stato impiegato nella costruzione, e neppure il peso dei suoi allievi. Aveva detto a Nick di scoprirlo da solo, un’osservazione che aveva fatto più volte durante il processo di istruzione dei suoi allievi.
Anche questo, comunque, richiedeva una caccia, perché era stupido sacrificare un animale del gregge per l’esperimento. Betsey stava ora perlustrando le vallate circostanti, nella speranza di trovare un animale abbastanza grosso da poter essere utile… i volatori dei paraggi avevano già imparato a lasciare in pace gregge e pastori, e quelli uccisi erano già ridotti in polvere. Inoltre, le loro pelli erano troppo fragili per fornire del buon cuoio.
Senza dubbio Betsey avrebbe trovato una pelle, certo, ma Nick avrebbe voluto che le cose si fossero mosse molto più velocemente. La pazienza non era una delle sue qualità più spiccate, come perfino Easy aveva già avuto modo di notare.
Il suo umore registrò un certo miglioramento quando Betsey fu di ritorno; non solo aveva portato la preda, ma la pelle era già stata tolta e ripulita… un lavoro che a Nick non dispiaceva fare, ma che richiedeva un bel po’ di tempo. Betsey aveva tenuto presente lo scopo al quale sarebbe servita la pelle, e aveva tagliato il meno possibile; comunque fu indispensabile un discreto lavoro per rendere a tenuta stagna la «sacca». Ci volle un certo tempo per preparare la «colla», che però si asciugò molto in fretta… a rigor di termini, la sostanza non si asciugò affatto (o sarebbe stato meglio dire «non si essiccò?»), ma formò istantaneamente un legame solidissimo tra gli strati di materiale. Alla fine tutto fu completato con grande soddisfazione di Nick e Betsey, e il prodotto fu portato alla pozza nella quale il secchio aveva galleggiato poche ore prima.
Nick gettò il prodotto nella pozza e non fu sorpreso quando vide che anch’esso galleggiava; l’esperimento non doveva dimostrare questo punto. Per questo, si immerse a sua volta e cercò di arrampicarsi sulla sacca semisommersa.
I risultati non parvero proprio divertenti a Nick, né tanto meno a Betsey, ma quando Raeker udì il resoconto più tardi, rimpianse di non avere potuto assistere all’esperimento. Nick aveva un ottimo senso dell’equilibrio, avendo trascorso la vita su di un pianeta ad alta gravità dove il terreno era molto spesso instabile; ma nella prova di velocità dei riflessi richiesta dal cimento con la sacca che si muoveva continuamente, il povero Nick era stato subito svantaggiato. L’oggetto aveva rifiutato di restare sotto di lui, malgrado Nick avesse cercato tutti i sistemi per controllarlo con i suoi otto arti. Alla fine di ogni tentativo il povero Nick era caduto ignominiosamente nella pozza, che fortunatamente era poco profonda. Un bambino di dieci anni avrebbe sopportato un’esperienza simile, se avesse tentato di salire su un pallone di gomma da spiaggia galleggiante sul mare.
Ci volle del tempo prima che l’esperimento portasse a qualche risultato costruttivo, dato che ogni volta che Nick cadeva nella pozza, la sua ostinazione diventava più forte, e i suoi tentativi di reggersi in piedi sulla diabolica sacca, più ostinati. Solo dopo diversi tentativi dall’esito infelice Nick si decise a fermarsi e a cercare di ragionare in maniera più costruttiva. Poi, dato che egli non era particolarmente stupido, e aveva un’idea, seppure vaga, del funzionamento del fenomeno… Raeker sapeva di non essere stato un maestro molto cattivo… finalmente riuscì a trovare una soluzione. Seguendo le sue istruzioni, Betsey si immerse nella pozza dall’altra parte della sacca, e tese le mani per stringere quelle di Nick. Poi, agendo all’unisono, con estrema cautela, sollevarono i piedi. Riuscirono a sollevare dal fondo della pozza tutti gli arti, agendo in perfetto sincronismo, ma questo, disgraziatamente, dimostrò che la sacca non era in grado di sostenerli entrambi.
Rialzandosi, si diressero verso la riva, e Nick portò con sé la sacca.
«Non so ancora quante ne saranno necessarie,» disse. «Ma è sicuro che ce ne vorranno molte. Immagino che partiranno in sei, mentre gli altri due resteranno col gregge, come ha disposto il Maestro questa volta. Finché non tornano gli altri, possiamo soltanto cacciare, e fabbricare delle altre sacche.»
«C’è un altro problema,» disse Betsey, «sarà difficile reggersi in piedi su questi affari, e nello stesso tempo svolgere il lavoro desiderato dal Maestro. Dovremmo preoccuparci della stabilità, non solo del sostegno.»
«È vero,» ammise Nick, «forse, adesso che abbiamo fatto i nostri esperimenti, il Maestro vorrà fornirci delle altre informazioni. Se non lo farà lui, c’è un’altra persona che può aiutarci, quella di cui udiamo la voce grazie al Maestro… quella che si trova nella macchina che dobbiamo cercare… A proposito, Betsey, ho un’idea. Sai, lui ci ha spiegato la faccenda delle voci che possono essere spedite da un posto all’altro grazie a una macchina. Forse Fagin non è davvero con noi; forse quella è solo una macchina che trasmette la sua voce. Che ne pensi?»
«Interessante, e penso che sia possibile; ma che differenza fa?»
«È un’informazione; e Fagin dice sempre che più si sa, meglio ci si trova. Non credo che questo lo si sappia, per il momento, ma vale la pena di tenerlo presente, finché non avremo delle prove.»
«Adesso che tu ci hai pensato, forse lui ci risponderà, se glielo domandiamo,» esclamò Betsey. «Di solito lui risponde alle domande, tranne le volte in cui pensa che per il bene della nostra istruzione sia necessario che troviamo le risposte da soli; e come potremmo provare questo in via sperimentale… se non tagliando in due il Maestro?»
«È giusto. Adesso, però, la cosa più importante è progettare e costruire quella imbarcazione. Lasciamo perdere questa domanda, per ora; avremo tempo in seguito per occuparcene.»
«Va bene.» Conversando erano giunti sulla cima della collina sulla quale si trovava la macchina, nel bel mezzo dell’accampamento. Così fecero rapporto sui risultati dei loro esperimenti. Fagin li ascoltò fino alla fine, in silenzio.
«Un buon lavoro,» disse, alla fine, «avete scoperto qualcosa, non tutto, ma qualcosa. La vostra domanda sulla stabilità è buona. Vi suggerirei di costruire un’intelaiatura di legno… oh, della forma e delle dimensioni approssimative della parete di una capanna, ma posata sul terreno. Poi le sacche possono essere assicurate agli angoli; così la cosa potrà essere abbastanza stabile.»
«Ma il legno affonda. Come possiamo costruire una barca col legno?»
«Consideratelo una parte del peso che le sacche… tra parentesi, chiamiamole galleggianti… devono trasportare. Avrete bisogno di un buon numero di galleggianti, ma non preoccupatevi per questo. Vi consiglierei di cominciare subito la costruzione dell’intelaiatura; sarete in grado di finire da soli, dato che c’è legna in abbondanza. Poi, man mano che saranno pronti i galleggianti, potrete assicurarli all’intelaiatura; uccidete tutti i giorni degli animali per difendere il gregge, così immagino che anche oggi potrete procurarvi delle pelli.
«Mentre fate questo, potete dedicare la vostra attenzione a un altro problema. Il batiscafo non è fermo in mare, ma si sta spostando verso la riva.»
«Ma questo non è un problema; anzi, direi che risolve i nostri problemi. Dovremo semplicemente percorrere la riva in direzione sud, finché non lo troviamo. Tu hai detto che con ogni probabilità il batiscafo si trova a sud.»
«Giustissimo. Il problema è che Veloce, in compagnia della sua tribù, sta evidentemente aspettando il batiscafo sulla riva. A rigor di termini, Easy non ha proprio riconosciuto Veloce, in parte perché lei non è in grado di distinguervi l’uno dall’altro, in parte perché è ancora troppo lontana dalla riva; ma proprio non riesco a immaginare di chi altro potrebbe trattarsi. Questo ci porta a domandarci se Veloce ha accettato la nostra offerta, o se invece progetta di tenere per sé il batiscafo e i suoi occupanti. Direi che è un po’ presto per avere una sua risposta; ma se non ne riceviamo alcuna entro oggi, credo che dovremo concludere di essere rimasti soli, e perciò agire di conseguenza.»
«E come?»
«È questo il problema che vi consiglio di affrontare immediatamente. Penso che la soluzione che troverete, qualunque essa sia, vedrà comparire l’imbarcazione; perciò, mettetevi a ragionare sulla questione.»
Il Maestro tacque, e i suoi allievi si misero all’opera. Come aveva detto Fagin, in giro c’era molta legna, dato che l’accampamento era recente. La maggior parte di questa legna, naturalmente, era inadatta per qualsiasi tipo di costruzione, possedendo la friabilità caratteristica di quasi tutti i vegetali di Tenebra; ma alcune specie possedevano diramazioni lunghe e ragionevolmente flessibili, e i due furono in grado di radunare nel giro di una ora una quantità da loro ritenuta sufficiente alla bisogna. Il lavoro vero e proprio cominciò quando essi dovettero tagliare la legna con le loro lame di pietra, e non fu certo una faccenda breve; fu poi indispensabile preparare il telaio di cui aveva parlato Fagin, e questo richiese dell’altro tempo. Una volta completato, il telaio si rivelò un rettangolo di quindici piedi per venti, composto da almeno tre dozzine di verghe di legno che un terrestre avrebbe molto verosimilmente chiamato «tronchi» e non rami. Il telaio pareva abbastanza solido. Considerandolo un «pavimento», Nick e Betsey non si sentirono particolarmente entusiasti; gli spazi erano piuttosto larghi, tanto da far passare i piedi, e i suddetti piedi erano ancor meno prensili di quelli degli esseri umani. I due nativi decisero, comunque, che questo era più un inconveniente che una seria manchevolezza, e la loro attenzione fu dedicata alla raccolta dei galleggianti.
Tutto ciò fu riferito al Maestro, che approvò. L’approvazione fu più casuale di quanto i due immaginassero, perché in quel momento l’attenzione di Raeker era assorbita da ben altro. Il batiscafo era ormai arrivato a circa cinquanta iarde dalla riva, e qui si era arenato, secondo Easy. Lei non era stata in grado di offrire né dati né opinioni sul motivo dello spostamento, e nessuno degli scienziati che avevano studiato per anni e anni il pianeta e la sua complessa morfologia era stato in grado di far meglio. La stessa Easy non pareva preoccuparsene; era completamente occupata da un’esercitazione pratica di lingua locale, fatta attraverso l’esigua distesa di liquido che divideva il batiscafo dal gruppo di Veloce. Raeker non aveva neppure il relativo conforto di poter udire la conversazione. I microfoni degli altoparlanti esterni erano, piuttosto ragionevolmente, collocati accanto agli oblò di osservazione, e così la ragazza si era trasferita in un punto dal quale sarebbe stato necessario urlare a gola spiegata per farsi udire a bordo della Vindemiatrix, E lei non si curava di gridare; anzi, non si ricordava neppure di Raeker né, per essere sinceri, neppure di suo padre. Non si era interessata della biologia, della geologia, né tanto meno della climatologia praticamente inesistente di Tenebra; il suo interesse per le operazioni di salvataggio, pur essendo profondo e personale, l’aveva portata ad attendere delle informazioni che in pratica erano sempre le stesse; ma qui aveva trovato delle creature viventi, delle persone alle quali poteva parlare… almeno, dopo un certo esercizio. Perché parlava, e solo in rare occasioni uno degli occupanti dell’astronave riusciva ad attirare la sua attenzione per un periodo sufficiente ad apprendere qualcosa.
Easy aveva appreso che Veloce era presente sulla riva, e Raeker girò per competenza questa informazione a Nick; ma quando vennero formulate delle domande più particolareggiate, per esempio a proposito delle intenzioni di Veloce nei riguardi della proposta che l’ex prigioniero di Nick doveva ormai avergli riferito, o sul modo in cui Veloce era riuscito a trovare con tanta sollecitudine il batiscafo, Raeker non riuscì a stabilire se il guaio era nell’incompleta padronanza del linguaggio locale da parte di Easy, nella mancanza di interesse della ragazza per le domande, o in una deliberata evasività nelle risposte di Veloce. La situazione, nel complesso, era irritante per un individuo che negli anni passati era riuscito ad esercitare un discreto controllo sullo svolgimento delle cose su Tenebra; per il momento, quasi tutti i suoi agenti non erano in contatto con lui, quelle che potevano essere chiamate le forze ribelli stavano operando liberamente, e l’unico essere umano che si trovava sul luogo stava anteponendo il pettegolezzo al lavoro. Naturalmente, il punto di vista del biologo era leggermente ristretto.
Le cose si mossero verso la metà del pomeriggio di Tenebra. Jim e Jane ritornarono, molto prima del previsto, aumentando così la mano d’opera per la costruzione dell’imbarcazione. Il loro rapporto parlava di un viaggio insolitamente facile e veloce, tanto che essi erano riusciti a raggiungere la prima zona di ricerca nello stesso giorno della partenza, l’avevano esplorato, ed erano stati in grado di raggiungere anche l’altra e di ritornare nella metà del tempo previsto. Nelle loro zone di ricerca non avevano trovato niente. Avevano visto una luce verso sud, ma secondo loro quella era la zona destinata a John e a Nancy, e così avevano deciso di mantenere fedelmente l’itinerario previsto e di tornare a fornire il rapporto richiesto. Era del tutto impossibile, ovviamente, che essi fossero in grado di leggere un’espressione qualsiasi nei lineamenti della macchina, e Raeker cercò di nascondere la delusione che gli aveva procurato il loro rapporto. Per un certo periodo. Raeker si trastullò col pensiero di rispedirli in missione, a investigare sulla natura della luce; ma poi si disse che, in primo luogo, l’avrebbero fatto John e Nancy, e, in secondo luogo, che il batiscafo era già stato localizzato, e che la coppia sarebbe stata molto più utile per raccogliere delle pelli di animali. La mancanza di iniziativa da essi dimostrata tendeva a provare questa conclusione. Impartì i suoi ordini in base a questo ragionamento, e i due prontamente sollevarono le lance e corsero a cacciare.
«Un punto dovrebbe averti colpito, Nick,» disse Raeker, dopo che i due si furono allontanati.
«Di che si tratta, Maestro?»
«Hanno avvistato la luce a sud della loro zona di ricerca. Questo suggerisce l’idea che la riva del mare faccia una lunga voltata a ovest, procedendo in direzione sud; e dato che le caverne di Veloce si trovano nella stessa direzione, è molto probabile che esse si trovino molto più vicino alla riva di quanto abbiamo finora sospettato. Questo potrebbe spiegare come mai Veloce è riuscito a trovare così prontamente il batiscafo.»
«Potrebbe, sì,» ammise Nick.
«Mi sembri dubbioso. Dov’è la falla nel ragionamento?»
«Bene, il fatto è che io ho cacciato con la gente di Veloce per un buon numero di giorni, e durante questo periodo ho coperto una grande parte del territorio che si stende intorno alle caverne, senza mai incontrare il mare, né sentirne parlare da nessuno. Mi sembra difficile che le luci della tua nave scomparsa possano vedersi a centinaia di miglia di distanza, e una cosa del genere sarebbe la unica a conciliare i dati in nostro possesso.»
«Uhm! Avrei dovuto considerare questo. Dopotutto, bisognerà investigare su quella luce. Bene, ne sapremo di più quando John e Nancy saranno ritornati.»
«Dovremmo,» ammise Nick; «bisogna vedere se andrà come pensiamo. Adesso torno ad assicurare al telaio quel galleggiante che abbiamo appena incollato. Sono certo che da questa parte ci verranno dei risultati senz’altro più costruttivi.» Se ne andò, e Raeker si mise in ascolto. Per il momento, pensare sembrava del tutto inutile.
Con l’aggiunta di altri due cacciatori, la costruzione della zattera segnò dei progressi inattesi. Le riserve di caccia di quella nuova zona, naturalmente, non erano state sfruttate come quelle dell’antico villaggio, e così le pelli si accumularono a un ritmo soddisfacente. I galleggianti furono sistemati con rapidità, e distribuiti negli angoli in modo da assicurare la stabilità… Nick e Betsey, dopo le precedenti esperienze, fecero molta attenzione a questo particolare. Nel tardo pomeriggio ne erano stati piazzati tanti che ormai il problema consisteva nel ricordare l’angolo successivo, e non più nel trovare uno spazio libero per attaccare i galleggianti… il telaio era letteralmente coperto da essi. Nessuno tentò di collaudarne la stabilità.
Il lavoro non fu, naturalmente, del tutto privo di interruzioni. Bisognava mangiare, bisognava raccogliere della legna da ardere per la notte, e bisognava sorvegliare il gregge. Quest’ultima necessità, però, frequentemente aiutava i lavori del «cantiere navale», fornendo delle pelli senza che fosse necessario cacciare; ma a volte la lotta si rivelava un ostacolo infruttuoso. Diverse volte gli attaccanti furono dei volatori, tra la sorpresa generale.
Queste creature erano ragionevolmente intelligenti, o per lo meno apprendevano rapidamente, di regola, come evitare le situazioni pericolose. Inoltre, erano creature che volavano molto lentamente… il loro moto ricordava quello delle meduse terrestri, come aveva giustamente detto Easy… e dopo avere trascorso un certo periodo in un luogo, quando ne venivano uccise diverse, le sopravvissute imparavano a lasciare in pace il gregge. Nick e i suoi amici avevano ritenuto superato il problema, una volta stabilito l’accampamento; ma nel tardo pomeriggio, nel giro di un’ora ben quattro di queste creature assalirono il bestiame. La situazione era insolita e assai fastidiosa: se un abile lanciere era in grado di abbattere con estrema sicurezza queste creature, era altresì impossibile fare questo senza subire l’effetto dei loro tentacoli, lunghi e velenosi.
L’attenzione dei quattro membri del gruppo fu completamente assorbita da questa insolita situazione, e perfino la costruzione della zattera venne sospesa, durante la discussione che ne seguì. Era abbastanza naturale che un volatore capitasse in una zona diversa dalla sua, ma quattro in un’ora costituivano una coincidenza oltremodo sospetta. Le creste dei nativi scrutarono il cielo nel tentativo di trovare una spiegazione, ma a quella distanza dal vulcano la mite corrente d’aria che spirava verso sud-ovest era troppo debole per essere notata. Il cielo di Tenebra durante il giorno è troppo informe per permettere facilmente di scorgere un movimento migratorio in grande stile dei volatori; e le traiettorie seguite dai singoli non servivano a molto. Di conseguenza, l’esistenza del vento non fu scoperta finché non cominciò a piovere.
A questo punto, la zattera sembrava terminata, perché era impossibile trovare un posto in cui attaccare un altro galleggiante. Nessuno sapeva, naturalmente, quante persone sarebbe stata in grado di trasportare; fu stabilito di trasportarla fino all’oceano quando fossero tornati gli altri, e di scoprire quanto necessario in via sperimentale.
Quando i fuochi notturni furono accesi, comunque, fu subito evidente che la pioggia non scendeva perpendicolarmente. Era lo stesso fenomeno che John e Nancy avevano osservato la notte precedente, complicato dalla mancanza di una causa evidente. Dopo una breve discussione, Nick decise di accendere altri tre fuochi a nord-est delle normali linee di difesa, compensando il maggiore consumo di combustibile con l’eliminazione di tre fuochi dalla parte opposta. Più tardi Nick lasciò spegnere degli altri fuochi a sud-ovest, dato che nessuna goccia veniva da quella parte. Riferì la cosa a Fagin.
«Lo so,» rispose il Maestro, «la stessa cosa sta accadendo dove si trova l’astronave, secondo Easy. Le gocce si spostano verso l’interno. Vorrei che lei potesse dirci la direzione che esse prendono; potremmo saperne qualcosa di più, sulla posizione dell’astronave o sulla natura del fenomeno. E ci sarebbe molto utile.»
«Immagino che Easy non possa sentire il vento?» domandò Nick.
«No, all’interno dell’astronave. E tu?»
«Un po’, adesso che il movimento delle gocce ne indica l’esistenza. E mi sembra che stia diventando più forte.»
«Se riesci a esserne sicuro, fammelo sapere,» replicò Raeker. «Da parte nostra, ti terremo al corrente di tutto quello che può riguardare il fenomeno.» L’uso del plurale, da parte di Raeker, era del tutto appropriato; l’osservatorio e la sala delle comunicazioni erano pieni di geologi, tecnici, ingegneri, e altri scienziati. La notizia che Tenebra stava vedendo il verificarsi del primo incidente misterioso in quindici anni si era sparsa rapidamente nell’astronave, e venne formulata una ridda di ipotesi.
Easy stava fornendo una descrizione, affascinante e affascinata, degli eventi che si verificavano intorno al batiscafo; perché, anche se lei e il suo compagno avevano assistito ormai a molte piogge notturne, ora si trovavano per la prima volta in un posto dove potevano effettivamente osservare l’effetto della pioggia sul livello del mare. La riva era visibile, e l’aspetto del mare, che si gonfiava sotto l’influsso delle gocce che scendevano, era un fenomeno che i due bambini non avevano mai osservato in vita loro. Guardare la riva, in basso, era sconcertante; e il fenomeno continuò. Il batiscafo si sollevò con il livello del mare, e la superficie che si gonfiava trasportò lo scafo verso l’interno. Questo finché la densità del mare fu sufficiente a sostenere il batiscafo; quando poi questa condizione cessò, delle scosse avvertirono i due passeggeri che il movimento stava continuando.
«Non vedo più niente, papà,» disse alla fine Easy. «Ormai possiamo smettere di parlare. E poi, ho sonno. Svegliaci, se sarà necessario.»
«D’accordo, Easy.» Rich rispose anche a nome di Raeker e degli altri osservatori. «Nell’accampamento di Nick non succede niente, a parte la faccenda del vento, che sembra più insolita che preoccupante.» La ragazza apparì per un attimo sullo schermo, diede loro la buonanotte con un sorriso, e svanì; apparve poi il viso di Aminadorneldo, e poi le trasmissioni cessarono, per quella notte.
L’attenzione, naturalmente, si spostò sull’osservatorio, dove poteva essere vista la superficie di Tenebra. Comunque, non stava accadendo niente di nuovo. La macchina stava come al solito al centro del cerchio dei fuochi, un cerchio non troppo equamente distribuito, per la verità; intorno alla macchina c’erano i quattro nativi, distribuiti a intervalli non regolari, una volta tanto; tre d’i essi erano piuttosto vicini, nella parte nord-est, e il quarto percorreva inquieto gli altri tre quarti del circolo. Fu facile scoprire il motivo, dopo avere osservato la scena per pochi minuti; per ogni fuoco spento lungo il percorso della sentinella solitaria, se ne spegnevano almeno dodici nel residuo quarto di circolo. Era necessario accendere i fuochi che si erano spenti, e seguendo un ritmo davvero insolito. Non sembrava che ci fosse un grande pericolo, comunque; nessuno degli indigeni era stato colpito dalle gocce che si avvicinavano da quella parte, e il loro comportamento non denotava una eccitazione particolare.
Mentre Raeker mangiava, il suo assistente era riuscito a misurare la velocità del vento, regolandosi sulla velocità delle gocce su di un percorso prestabilito, e aveva scoperto che il vento marciava a due miglia orarie; e questo, come tutti sapevano, era un primato assoluto; la notizia si sparse tra gli scienziati, ma nessuno di essi fu in grado di dare una spiegazione del fenomeno, né di prevederne i più probabili effetti. Fu un membro dell’equipaggio, fuori servizio, il quale si era fermato per qualche minuto davanti alla porta dell’osservatorio, a tempo perso, a fare una domanda su quest’ultimo argomento.
«Quant’è lontano dal mare quell’accampamento?» fu la domanda.
«Circa due miglia dalla linea costiera diurna.»
«E da quella notturna?»
«Il mare raggiunge la valle, proprio sotto la collina.»
«È un margine di sicurezza sufficiente?»
«Certo. Le precipitazioni annue non variano di quantità. Il terreno si muove, naturalmente, ma sempre in maniera visibile.»
«Va bene tutto, ma allora, cosa farà questo vento alla linea costiera? Siccome il mare non è molto più denso dell’aria, di notte, direi che anche un uragano in miniatura come questo vento che va a due miglia all’ora dovrebbe causare delle belle differenze.»
Raeker parve sbalordito, per un istante; poi si guardò intorno. I volti di quelli che lo circondavano indicarono che nessuno aveva pensato a quello che era stato appena detto, ma che alcuni… e, come vide subito Raeker, quelli più qualificati… avevano capito che c’era del buono, in quelle parole. E lo aveva capito anche Raeker, e più ci pensava, più si sentiva preoccupato. La sua espressione parlò chiaro a Rich, che negli ultimi tempi non aveva perduto le sue grandi capacità di analisi.
«Lei crede che sia meglio farli spostare finché c’è tempo, dottore?» domandò.
«Non lo so. Non è possibile trasferire l’intero accampamento, visto che sono solo in quattro, e mi dispiace lasciare della roba che può essere portata via dall’acqua. Dopotutto, sono su quella collina, che si trova più in alto di cinquanta piedi del limite massimo raggiunto dal mare.»
«Cinquanta piedi sono sufficienti, per quel mare?»
«Non lo so. Non riesco a decidermi.» L’espressione che apparve sul volto di Rich fu difficile da interpretare; dopotutto, aveva passato la vita in una professione nella quale le decisioni venivano sempre prese al momento opportuno, accettandone nel contempo tutte le conseguenze.
«Direi che lei dovrebbe fare qualcosa,» disse il diplomatico. «Se il mare li raggiunge mentre sono lì, lei avrà perso tutto.»
«Sì, ma…»
«Ma niente! Guardi là!» Fu lo stesso membro dello equipaggio che aveva sollevato la questione del vento a interrompere la conversazione. Stava fissando lo schermo che mostrava la parte del mare, e Raeker e Rich capirono quello che aveva visto anche prima di guardare a loro volta. E il loro sospetto si rivelò fondato.
Diverse ore prima del normale, le lingue oleose del mare stavano scivolando intorno alla base delle colline orientali. Non fu pronunciata una sola parola per circa un secondo; poi Raeker passò a distruggere l’immagine che il diplomatico si era formato di lui… l’immagine di un «tipico scienziato», lento di mente, indeciso, privo di senso pratico. Con la salvezza del progetto e dei suoi allievi in evidente e immediato pericolo, Raeker pensò e agì con ammirevole sveltezza.
«Nick! Ascoltatemi tutti! Date un’occhiata a est, solo un secondo, poi mettetevi al lavoro. Assicuratevi che tutto il materiale scritto, soprattutto le mappe, sia messo al sicuro e legato alla zattera. Legate stretto, ma lasciate abbastanza corda per legarvi a vostra volta. Voi e le mappe siete le cose più importanti, e non dimenticatelo! Dopo avere provveduto a questo, fate del vostro meglio per legare le armi al vostro corpo o alla zattera. Svelti!»
Una domanda giunse da Nick:
«E il bestiame? Senza…» Raeker intervenne, senza aspettare la fine.
«Lascia perdere il gregge! C’è una grossa differenza tra quello che sarebbe bello fare e quello che è possibile fare! Non pensare più a niente, finché non siete tutti al sicuro, voi, le mappe, e le vostre armi!»
I tre compagni di Nick si erano messi al lavoro senza discutere; l’urgenza contenuta nella voce del Maestro fece obbedire in silenzio anche Nick, e un teso periodo di attesa iniziò nell’osservatorio. Gli uomini rimasero a osservare, impotenti e in silenzio, la corsa che si stava svolgendo tra l’oceano e il lavoro dei nativi… una corsa mortale.
Raeker notò che i tentacoli oleosi del mare erano molto più alti al centro che ai lati; evidentemente il mare era già stato molto diluito dalla pioggia. Questo significava che era assurdo aspettarsi che la zattera galleggiasse. Le sue sacche piene d’aria erano dense la metà di quanto non fosse denso l’acido allo stato puro. Una volta diluito l’acido, l’effetto dei galleggianti diventava quasi nullo.
Le cose si svolsero poi in maniera diversa, dimostrando che le sue supposizioni erano state quasi errate. Il mare torreggiò sulla collina, spegnendo i fuochi al primo colpo, e per un istante offuscò l’immagine trasmessa dagli «occhi» della macchina, quando scese a coprire l’accampamento. Poi gli schermi si rischiararono, e mostrarono le figure immobili dei quattro indigeni su di una zattera che sfiorava appena il fondo di quello che era diventato un oceano. La zattera si mosse, ma solo di pochi passi per volta; e Raeker, cupo, la fece seguire dalla macchina.