11. ORGANIZZAZIONE; RIVELAZIONE; DICHIARAZIONE



Le notti… cioè, le notti di Tenebra… erano dure per il drommiano, Aminadabarlee. Erano anche più dure per qualsiasi essere umano che fosse costretto ad avere a che fare con lui, nel corso di esse. Vedendo delle persone impegnate in un lavoro che non aveva alcun rapporto diretto con il salvataggio di suo figlio, e dovendoli vedere per due giorni terrestri consecutivi, riusciva a malapena a reprimere il suo furore, anche se sapeva perfettamente che non si poteva fare nulla mentre gli agenti locali erano immobilizzati o del tutto incoscienti. Questo non cambiava nulla nelle sue emozioni; qualcuno, o meglio tutti… sì, tutti avrebbero dovuto fare qualcosa; così gli dicevano le sue ghiandole. Stava arrivando a considerare la razza umana come la razza più insensibile e meno socievole dell’universo. Questo accadeva, lentamente e inesorabilmente, malgrado gli abili sforzi di Rich, che non mancava certo di lavoro.

Fino a quel momento il grande extraterrestre non era sceso al livello della violenza fisica; ma diversi uomini cercavano accuratamente di non mettersi sulla sua strada. Si era trattato di quelli che meno conoscevano i drommiani… finora. Raeker aveva notato che il loro numero andava aumentando.

Raeker, personalmente, non se ne preoccupava: non era il tipo da farlo. Inoltre, aveva tanto da pensare che la sua mente non aveva il tempo materiale di occuparsi di Dromm e dei suoi impulsivi abitanti. La macchina, fortunatamente, non era stata costretta a sostenere dei combattimenti, dato che nessuna forma di vita animale si era avvicinata alla zattera e al suo equipaggio dormiente, né era stata avvistata dal vigile sguardo della macchina. Questo fu di un certo sollievo, anche se Raeker restò professionalmente deluso. Avrebbe voluto scoprire qualcosa sulle creature che erano state la causa della scomparsa di alcuni elementi del gregge dei suoi allievi, alcune notti prima, e che, a quanto pareva, erano in grado di vivere in condizioni assolutamente particolari. Comunque, i quattro occupanti della zattera erano ragionevolmente al sicuro, anche se nessuno aveva il coraggio di permettere alla zattera di allontanarsi troppo dalla macchina; era necessaria una continua sorveglianza.

Con il trascorrere della notte, le correnti che avevano trasportato la zattera e i suoi occupanti divennero sempre meno sensibili, e così deboli da non riuscire più a muovere la zattera, il cui peso effettivo non doveva certo superare le dieci libbre. L’operatore della macchina scoprì che era possibile tenerla ferma per periodi sempre più lunghi e frequenti; anzi, a un certo punto Raeker quasi si addormentò sulla sua poltrona. Comunque, il suo dormiveglia fu interrotto bruscamente dalla stridula voce del drommiano.

«E i terrestri si aspettano che le persone lavorino con loro!» In questa frase anche un orecchio umano era capace di distinguere una sfumatura di disprezzo… in ogni modo, i passeggeri della zattera erano ancora sani e salvi, quando arrivò il giorno. Questo periodo fu il più difficile, per gli operatori; quando l’acqua ricominciò a evaporare dal mare, la densità di quest’ultimo aumentò, e la zattera cominciò a galleggiare. Fu davvero una fortuna che non si verificassero correnti; zattera e passeggeri salirono verticalmente. Sfortunatamente, (ma sarebbe stato da prevedersi) la zattera si ribaltò nel salire, così per un paio d’ore l’operatore della macchina fu costretto a vedere i quattro indigeni appesi alla piattaforma galleggiante, mentre questa veniva spinta gradualmente verso la riva. Si erano allontanati dalla collina, durante la notte, e alla fine si ritrovarono nel bel mezzo di una pozza relativamente piccola, in una delle fosse di cui era disseminato il terreno circostante. Quando finalmente apparve chiaro che la pozza non si sarebbe ritirata ulteriormente, la macchina fu costretta a entrare in azione.

Fortunatamente, il liquido era poco profondo… così poco profondo che la zattera era sostenuta non tanto dai galleggianti, quanto dai corpi che le stavano sotto. Raeker fece spingere la zattera dalla macchina. Finalmente, gocciolante e malridotta, la zattera arrivò a riva, e i quattro nativi faticosamente ripresero i sensi.

In quel momento, anche il batiscafo era uscito dal mare. Come la zattera, era emerso in una pozza sul fondo di una valle; al contrario della zattera, però, non esisteva nel suo caso il problema del galleggiamento. La pozza era troppo poco profonda. Così Easy e il suo amico si trovarono in un castello a tenuta stagna, personale, completo di fossato, che impediva efficientemente a Veloce e ai suoi uomini di raggiungere il batiscafo.

Perché Veloce era arrivato. Si era fatto vedere un’ora dopo che la pozza aveva finito di prosciugarsi, malgrado la distanza che il batiscafo doveva avere percorso durante la notte. Il mare non era in vista, riferì Easy; il vento aveva portato l’astronave a terra. Questo non le dava il minimo disturbo: secondo lei, stava procedendo tutto benissimo, con Veloce, e quando fu informata delle peripezie notturne di Nick, non parve affatto preoccupata. Rich perse per la prima volta la calma quando seppe che Raeker aveva informato la ragazza della distruzione dell’accampamento, e non si placò finché la stessa voce di sua figlia non lo ebbe rassicurato sullo stato del suo morale.

In quel momento, Raeker si preoccupava più della sua operazione di salvataggio che della ragazza; per questo era stato così imprudente nel parlare. Nick e Betsey, Jim e Jane erano tutti salvi; le mappe erano rimaste attaccate alla zattera, e così pure le armi, almeno la maggior parte di esse. Comunque, ci sarebbe voluto un po’ di tempo per scoprire dove si trovavano, anche se la distanza percorsa non doveva essere stata grande; e una volta trovato il luogo dell’accampamento, ben difficilmente avrebbero ritrovato qualcosa. Il gregge doveva essere distrutto, quasi interamente; il carro… chissà? Un periodo analogo trascorso sotto un oceano terrestre sarebbe stato fatale per qualsiasi oggetto. Su Tenebra non si poteva mai dire l’ultima parola, ma Raeker non era molto ottimista.

Trovare il luogo dell’accampamento fu più facile di quanto non fosse lecito aspettarsi. Il vento servì allo scopo, quando qualcuno se ne ricordò… e fu Jim, non senza sorpresa da parte di Raeker. Lui e Jane, naturalmente, avevano avvertito la presenza del vento per tutto il viaggio di ritorno dalle loro zone di ricerca, anche se, sul momento, non vi avevano prestato eccessiva attenzione. Adesso, il vento serviva a ristabilire quel «senso dell’orientamento» che, per i tenebriani come per i terrestri, era composto da ricordi e dalla comprensione dei fenomeni naturali. Una volta conosciuta la direzione del mare, non ci furono ulteriori inconvenienti; senza dubbio durante la notte non erano stati trascinati nell’interno, per diverse miglia. Il carro e i resti dei fuochi notturni furono ritrovati nel giro di una ora. Raeker fu davvero sbalordito nel trovare il carro e il suo contenuto perfettamente intatti; gli oggetti solidi che si erano trovati sulla traiettoria dell’uragano da due miglia orarie non avevano subito alcun inconveniente.

«Penso che potremmo risparmiare un po’ di tempo,» disse Raeker, alla fine, quando furono bene accertate le condizioni delle proprietà del gruppo. «Possiamo tornare subito al mare, portando con noi la zattera. Lasceremo qui il carro, con un messaggio scritto per gli altri; loro potranno decidere se seguirci o se cominciare a trasferire l’accampamento. Potranno decidere sul momento, a seconda della situazione che troveranno. Noi collauderemo la nostra zattera, e inizieremo le ricerche lungo la costa, verso sud, nel tempo che ci resterà oggi.»

«Che cosa intendi dire, con questo?» domandò Nick. «Proseguiremo le ricerche fino a sera, o finché non verrà il momento di metterci al sicuro, prima di sera?»

«Fin quasi a sera,» replicò prontamente Raeker. «Andremo verso sud, finché non decideremo di esserci allontanati a sufficienza, e poi penetreremo nell’interno direttamente, per metterci al sicuro dal mare in tempo.»

«Allora gli altri faranno bene a iniziare il trasferimento dell’accampamento subito, dirigendosi poi a sud con il carro. Avremo il problema del cibo, e anche loro adesso che il gregge non c’è più.»

«Non c’è più? Mi è parso di vedere alcuni capi, che Jim e Jane stavano radunando.»

«Questo è vero, non sono spariti tutti i capi; ma sono così pochi che non possiamo azzardarci a mangiarne nessuno, finché non avremo effettuato delle altre catture. Stavolta non siamo neppure riusciti a trovare le scaglie di quelli scomparsi.»

«Che cosa? Io non ho visto la minima traccia di esseri viventi, viaggiando in fondo al mare. Mi sembra che i capi mancanti non siano stati rubati, con ogni probabilità.»

«Può essere, ma in ogni caso sono scomparsi, per quello che ci riguarda. E se sono scappati, visto che noi quattro stiamo per andare in mare a collaudare la zattera, non sarà possibile andare a cercarli.»

Raeker rifletté rapidamente. La perdita del gregge sarebbe stata un duro colpo per la sua comunità; un’educazione a distanza non poteva, da sola, trasformare un gruppo di creature intelligenti da cacciatori nomadi in una civiltà localizzata e organizzata, con tempo libero a sufficienza per iniziare un’attività intellettuale. Senza il gregge, gli allievi di Raeker avrebbero dovuto virtualmente trascorrere tutto il loro tempo a cacciare per procurarsi il cibo. In ogni modo, sarebbero sopravvissuti; mentre se Easy e il suo compagno non fossero stati salvati molto in fretta, probabilmente essi non sarebbero sopravvissuti. Quindi il problema non riguardava la ricerca del bestiame, ma l’effettiva utilità dei quattro membri del gruppo nelle operazioni di collaudo della zattera e di ricerca del batiscafo scomparso.

Certamente, due persone avrebbero affondato la zattera meno facilmente di quattro. D’altra parte, quattro avrebbero potuto accelerare le operazioni… improvvisamente, Raeker si ricordò che né lui né Nick avevano pensato al sistema di propulsione dell’imbarcazione. L’unico sistema possibile era quello di costruire dei remi; l’idea di insegnare a Nick l’arte della navigazione a vela, su di un mondo in cui i venti di solito non esistevano e il più vicino maestro qualificato si trovava a sedici anni luce di distanza, sembrava del tutto aleatoria. Ma se la propulsione doveva essere fornita dalla forza dei muscoli, però, più muscoli c’erano meglio era.

«Verrete tutti al mare. Prenderemo in considerazione il problema del gregge più tardi. Se la zattera non vi reggerà tutti, quelli che non ci staranno potranno tornare indietro a cercare il bestiame. Il nostro compito è della massima importanza.»

«Va bene.» Niek rispose cercando di dissimulare la sua preoccupazione; per tutta la vita, a causa degli insegnamenti di Raeker, si era abituato a considerare che la salvezza del gregge era uno dei fattori essenziali della sopravvivenza. Se quest’altra ricerca era ancora più importante, doveva stare davvero a cuore al Maestro; e Nick avrebbe voluto riuscire a considerarla altrettanto importante. Non si oppose alle richieste di Fagin, ma in cuor suo si pose molte domande, e si preoccupò.

I quattro furono in grado di trasportare la zattera abbastanza agevolmente, anche se il vento creava alcune difficoltà… Nick decise che il vento era ancora più forte del giorno prima. In un certo senso, questo era un bene; un ultimo sguardo rivolto ai resti abbandonati del gregge gli mostrò che un gigantesco volatore che stava per abbattersi su di loro era stato afferrato dalla violenta corrente di aria e, malgrado tutti i suoi sforzi, non riusciva a tornare indietro, per affrontare le créature relativamente indifese. Nick lo disse ai suoi compagni, e tutti si sentirono un po’ meglio.

Le due miglia che li separavano dal mare furono coperte abbastanza agevolmente, e per il collaudo della zattera non ci si perdette in preliminari. L’imbarcazione fu trasportata fin dove il liquido era alto fino al «petto» delle creature, e lasciata libera qui. I quattro si issarono prontamente a bordo.

La zattera li sostenne… appena appena. I galleggianti rimasero completamente sommersi, e il telaio in pratica li imitò. La difficoltà non consisteva nel restare a galla, ma nel mantenere l’equilibrio. I quattro avevano la medesima età, ma il loro peso non era esattamente lo stesso.

Un lato dell’imbarcazione persisteva nell’affondare più profondamente, ogni volta che essi smettevano di muoversi; ogni volta che questo accadeva, naturalmente, i quattro balzavano dalla parte opposta, e così la zattera si inclinava pericolosamente da una direzione all’altra, impennandosi e sobbalzando. Ci vollero diversi minuti, diverse discussioni e diversi tentativi maldestri per imparare il trucco, e poi ci volle un periodo ancora maggiore per impratichirsi nell’uso dei remi, che erano stati costruiti seguendo le istruzioni di Fagin. La macchina non era di grande aiuto; se restava a riva gli operatori non potevano vedere quello che accadeva sulla zattera con molta chiarezza, e se entrava nel mare e si avvicinava alla zattera la sostanza liquida funzionava da blocco per le onde sonore, e così la macchina non poteva parlare agli occupanti dell’imbarcazione.

«Ma perché devono cercare?» domandò acidamente Aminadabarlee a questo punto. «La macchina può viaggiare lungo la riva molto più in fretta di quanto loro possano remare su quella ridicola imbarcazione, e, in ogni modo, il batiscafo non si trova in mare. Se lei pensa che i suoi allievi possano essere di qualche utilità, perché non li fa andare a piedi laggiù?»

«Perché, anche se quello che lei ha detto è assolutamente vero, i bambini sono irraggiungibili da parte degli indigeni, a meno che non ci sia una barca. Mi sembra più opportuno evitare che Nick e i suoi compagni trovino il batiscafo percorrendo la riva, e poi siano costretti a tornare indietro a prendere la barca, quando li si può portare laggiù con la barca e tutto.»

«Capisco,» rispose il drommiano. Raeker gli lanciò una rapida occhiata. L’individuo si dimostrava insolitamente arrendevole, considerato tutto; ma l’uomo non ebbe il tempo per chiedersi le possibili ragioni di questo comportamento. Nick e i suoi compagni avevano ancora troppo bisogno di essere sorvegliati. Rispose comunque, ricordando l’ingiunzione di Rich, che gli aveva ordinato di essere più che cortese con la grossa lontra.

«C’è però una cosa che potrebbe aiutarci moltissimo. Lei ha continuato a parlare a suo figlio, come io e il consigliere Rich abbiamo sempre parlato a Easy; lei crede che suo figlio possa essere in grado di operare laggiù in maniera più costruttiva?»

«Cosa?»

«Bene, se è in grado di apprendere le lingue come Easy, forse riuscirà a scoprire qualcosa dai cavernicoli, più di quanto non abbia fatto Easy. Veloce evidentemente conosce l’ubicazione dell’accampamento e del batiscafo; sarebbe molto utile se qualcuno riuscisse a estorcergli delle informazioni sulla distanza, sulle posizioni e sul tragitto.»

L’espressione del drommiano era come al solito incomprensibile, ma la sua voce dimostrò che l’extraterrestre approvava la richiesta con grande entusiasmo.

«Questa è la prima osservazione sensata che abbia udito da un essere umano nelle ultime cinque settimane,» disse. «Spiegherò ad Aminadorneldo quello che deve fare. È inutile aspettarsi che la ragazza umana possa farlo lei, o che possa dargli una mano.»

Bisognava riconoscere al diplomatico quello che per lui era l’optimum di tatto, cortesia e self-control… era riuscito a trattenersi dall’osservare che nessun essere umano poteva essere d’aiuto in una situazione che richiedeva dell’intelligenza.

Decise di recarsi personalmente nella sala delle comunicazioni, invece di parlare dall’osservatorio di Raeker… il sistema di collegamento era efficiente, ma era situato in un angolo che per lui era piuttosto scomodo, per ragioni anatomiche. Sfortunatamente, quando raggiunse l’altra sezione, trovò la situazione anche peggiore; il posto era pieno di esseri umani. Sollevando la parte superiore del suo corpo affusolato, egli riuscì a vedere al di sopra delle loro teste senza difficoltà, e scoprì che lo schermo collegato col batiscafo stava mostrando il viso della bambina umana. Era visibile anche il suo rampollo, molto sullo sfondo, ma solo la voce della ragazza si udiva… come al solito, pensò Aminadabarlee. Gli uomini la stavano ascoltando attentamente, e lo stesso Aminadabarlee si fermò ad ascoltare, prima di ordinare agli uomini di sgomberargli la strada.

«Non importa quante volte gli rivolgiamo la domanda, riceviamo sempre la medesima risposta,» stava dicendo Easy. «All’inizio sembrava sorpreso del fatto che non lo sapessimo; adesso ha superato la sorpresa, ma insiste col dire che sono stati Nick e Fagin a indicargli la nostra posizione.»

«Non importa quante volte tu ripeti questo, mi sembra sempre assurdo,» rispose uno degli scienziati. «Sei sicura che non sia dovuto alle difficoltà di comprensione della sua lingua?»

«Sicurissima.» Easy non si mostrò indignata, nell’udire questa domanda. «Lei voleva sapere come mai erano riusciti a trovarci così facilmente, ed è questo che gli ho domandato. Lui afferma che è stato Nick a dargli le informazioni necessarie, e che Nick le aveva ricevute dalla macchina, ed è questo che io vi ho riferito. Non ricordo esattamente cosa sia stato detto al prigioniero, quando era nelle mani di Nick e dei suoi; ma lei farà meglio a rivedere le registrazioni, e a cercare di scoprire l’indizio. I casi sono due: o è stato lo stesso prigioniero a trarre le sue deduzioni da quanto gli è stato detto, oppure è stato Veloce. La prima ipotesi mi sembra quella più sensata.» Easy Rich era una ragazza veramente in gamba. Aminadabarlee non lo avrebbe ammesso, naturalmente: siccome Easy aveva dichiarato di non ricordare esattamente quello che era stato detto nel corso di una conversazione, la sua stima per la ragazza diminuì di diversi punti. Comunque, neppure lui era in grado di comprendere, come gli scienziati, come fossero riusciti i cavernicoli a riconoscere una regione nella quale, per loro stessa ammissione, non erano mai stati, in base a una vaga e succinta descrizione di alcuni particolari.

Poi gli venne in mente un’idea, ed egli si mise in posizione orizzontale per alcuni istanti, per riflettere. Questo sarebbe certo servito a qualcosa; si sentì perfino colpevole, pensando di avere lasciato tutti i progetti costruttivi agli esseri umani. Se fossero rimasti zitti per un paio di minuti, permettendogli così di concentrarsi sulla sua idea… ma non fu così. Continuarono a rivolgere delle domande eccitate alla ragazza.

«Aspettate un momento!» Fu un geofisico che ruppe bruscamente la confusione; almeno così parve ad Aminadabarlee, che però non prestò molta attenzione all’interruzione. «Questo potrebbe essere un po’ campato in aria; ma quasi tutti i popoli primitivi, sulla Terra come sugli altri pianeti, sono maledettamente abili, quando si tratta di prevedere i cambiamenti climatici… basta pensare al nostro passato, per rendersene conto.»

«Che c’entra questo?» Diverse voci formularono questa domanda, anche se non con le stesse parole.

«Questo pianeta non ha un clima, nel senso che noi diamo alla parola; ma la sua geomorfologia procede a un ritmo che potremmo definire di tipo climatico. Ricordo adesso che Nick ha informato il suo prigioniero del fatto che il batiscafo si trovava in un lago, immobile, quando era sceso sul pianeta, e vi era rimasto per diversi giorni, e che solo allora aveva cominciato a essere trascinato da un fiume verso il mare. Se abbiamo visto giusto nel clima di Tenebra, quello doveva essere un fiume completamente nuovo! Un’informazione del genere sarebbe stata sufficiente per qualsiasi indigeno… almeno, per chiunque non fosse stato tagliato fuori dalla storia o dal folklore della sua razza, o dal suo equivalente tenebriano. Quel fiume si trovava abbastanza vicino al loro territorio di caccia: così hanno potuto individuarne facilmente l’ubicazione.»

«Voglio controllare le riserve alcooliche del laboratorio,» commentò un ascoltatore. Questa osservazione fece imbestialire colui che aveva lanciato la nuova idea.

«Easy!» disse costui. «Hai sentito quello che ho appena detto. Chiedi a Veloce se non è vero che lui sa quando i nuovi fiumi e le nuove colline stanno per comparire. Domandagli come fa a vivere nelle caverne, all’interno di una collina… che, per quanto ne sappiamo, potrebbe venire abbattuta da un terremoto in qualsiasi momento!»

«D’accordo,» rispose con calma la ragazza. Il suo volto sparì dallo schermo. Aminadabarlee era troppo furioso per accorgersi della sua scomparsa. Come osavano quei piccoli mostri di impadronirsi proprio della sua idea, strappandogliela dalla mente, e rivendicandola come propria? Non aveva ancora sviluppato i particolari della sua teoria, ma era molto simile a quella esposta dallo scienziato terrestre; ne era sicurissimo. Certo, forse era un po’ troppo fantastica… ma certo, era proprio così, adesso che aveva modo di rifletterci meglio. L’intera idea era una fantasticheria idiota, ed era stata una perdita di tempo, mandare la ragazza a informarsi. Lui sarebbe andato adesso a spiegarne la debolezza a suo figlio, e a suggerirne una modifica molto più razionale, non appena fosse riuscito a elaborarne i particolari… però si accorse che anche Aminadorneldo era scomparso dallo schermo; doveva essere andato con la ragazza umana. Be’, andava bene lo stesso; in ogni modo, doveva ancora riflettere. Continuò a riflettere per almeno venti minuti, senza prestare attenzione alla conversazione che si svolgeva nel locale, finché i bambini non riapparvero. Riferirono senza preamboli e senza apparente eccitazione:

«Sembra che lei abbia ragione,» disse Easy, «a quanto pare, Veloce trova sorprendente l’idea che qualcuno non sia in grado di prevedere dove sta per scatenarsi un terremoto, e quando un lago comincia a traboccare, e in quale direzione si muovono le acque. Lo sanno così bene che si trovano in difficoltà nel tentare di spiegarmi i segni premonitori dai quali traggono le loro conclusioni.»

Il geofisico e il suo collega la guardarono con aria addirittura supplichevole.

«Falli parlare!» disse il primo, ansiosamente. «Ascolta tutto quello che dicono, e riferisci parola per parola, anche se non capisci il significato. E noi volevamo servirci degli allievi di Raeker per scoprire la natura di questo maledetto pianeta!»

Questa osservazione senza importanza fu l’ultima goccia che fece traboccare il vaso, per quello che riguardava Aminadabarlee. Senza badare alle regole della cortesia, umana e drommiana, balzò nella sala delle comunicazioni, e la sua forma aerodinamica divise gli occupanti del locale come una nave divide le acque. Si sollevò davanti allo schermo e, guardando oltre il volto di Easy, come se la ragazza non fosse esistita affatto, cominciò a blaterare qualcosa nella sua lingua, rivolto al figlio. Nessuno degli uomini lo interruppe; le dimensioni della creatura e i suoi numerosi artigli sconsigliavano qualsiasi intervento, anche a coloro che non conoscevano la natura drommiana. Ma il consigliere Rich aveva divulgato numerosi aneddoti piuttosto impressionanti su Dromm e i drommiani, così nessuno cercò di interrompere Aminadabarlee.

Di quando in quando, l’altoparlante emetteva un breve suono acuto, che si inseriva nella fiumana di suoni emessi dal drommiano padre; a quanto pareva, il drommiano figlio cercava di interloquire. Comunque, non ci riuscì; il discorso del genitore terminò soltanto quando egli, apparentemente, non ebbe più niente da aggiungere. E allora non fu Aminadorneldo a rispondere.

Fu Easy, e rispose nella sua lingua madre, dato che neppure le sue corde vocali erano in grado di pronunciare il linguaggio di Dromm.

«Gliel’abbiamo già detto, signore. Il dottor Raeker mi ha domandato di farglielo sapere, quando lei si fosse messo in contatto con noi; lei aveva appena lasciato l’osservatorio quando gli abbiamo parlato, e io l’ho vista soltanto ora. L’ha detto a Nick, e prima di notte la zattera sarà molto vicina a noi. Allora, la porteranno verso l’interno; Veloce dice che saranno in grado di vedere le nostre luci dal mare, così la macchina si è avviata verso l’accampamento, per incontrare gli altri e portarli qui.»

Il drommiano parve stupito, ma riuscì a conservare un certo autocontrollo, e cambiò subito lingua.

«Tu hai già chiesto a Veloce di indicarti la strada dall’accampamento al punto in cui ti trovi?» domandò.

«Oh, sì. ‘Mina ci aveva già pensato1. Avrei dovuto dirlo al dottor Raeker o a lei un po’ prima.» La notizia che era stata un’idea di suo figlio calmò considerevolmente Aminadabarlee; intimamente, diversi uomini si domandarono se la ragazza avesse detto la verità. Ormai essi conoscevano l’età effettiva del piccolo drommiano, e avevano imparato a conoscere Easy.

«Quanto tempo ci metterà a raggiungervi… voglio dire, Nick?» domandò Aminadabarlee.

«Veloce pensa che, a piedi, potrebbero arrivare a metà del pomeriggio; però non sa quanto potranno metterci in barca.»

«Gli hai parlato della barca?»

«Ma certo. Lui si stava chiedendo come avrebbe potuto avvicinarsi al nostro batiscafo; questa specie di lago è troppo profondo perché i suoi uomini possano traversarlo, e, a quanto sembra, essi non sanno nuotare. Gli ho suggerito di raggiungerci su di una zattera di legno, ma, a quanto sembra, il legno di questo pazzo pianeta non è in grado di galleggiare.»

«A quanto sembra, parli molto con quella gente. Riesci a comprendere veramente bene la loro lingua?»

«Benissimo, ma la pronunciamo molto lentamente. Comunque, se lei vuole chiedere qualcosa a Veloce, faccia pure.»

«No… per il momento niente,» disse frettolosamente il drommiano. «Non avrai voluto dire che il tuo amico Veloce ha fabbricato una zattera simile a quella di Nick?»

«Ho provato a insegnarglielo, ma non c’è riuscito. I suoi uomini possono procurargli tutte le pelli che vuole, naturalmente, ma non riescono a renderle abbastanza solide… stavo per dire a tenuta stagna… come fa Nick. Non sanno come si fa la colla che Nick usa, e neppure io lo so. Quindi Veloce aspetta che arrivi Nick con la zattera.»

«Per poi portargliela via, naturalmente.»

«Oh, no. Lui non ha niente contro Nick. Gli ho detto chi è Nick… come la macchina abbia rubato le uova dal luogo in cui la gente di Veloce le deposita. Credo che sia un po’ arrabbiato con la macchina, ma non c’è niente di male. Gli ho detto che gli avrei insegnato tutto quello che so, e che Nick ha imparato molte cose e potrà essere di grande aiuto. Andiamo benissimo d’accordo.» Il drommiano era sbalordito, e non lo nascose.

«È stato il dottor Raeker a suggerirti di fare questo?»

«Oh, no… l’ho pensato tutto io… o meglio, l’abbiamo pensato io e ‘Mina. Ci sembrava più utile essere amici di questi cavernicoli; forse non avrebbero potuto danneggiare l’astronave, se avessero voluto farlo, ma non si può mai essere sicuri di niente.»

«Capisco.» Aminadabarlee aveva la mente annebbiata. Terminò questa conversazione in tono leggero e discorsivo… non si era mai comportato con Easy nel modo brusco e superiore che usava in genere verso gli altri esseri umani… e si diresse verso l’osservatorio del dottor Raeker. Prima che lui fosse uscito dalla stanza, gli scienziati avevano ripreso a interrogare la ragazza.

Quel giorno sembrava che il suo destino fosse di scegliere i momenti peggiori per muoversi. Si era trovato nei corridoi quando Easy aveva fornito la posizione del batiscafo a Raeker e a Nick; e si trovava nei corridoi quando i quattro esploratori che avevano scoperto il vulcano ritornarono e fecero il loro rapporto al maestro. Per essere più accurati, si era fermato a mangiare, e non tornò nell’osservatorio finché il rapporto non fu terminato. In quel momento i quattro indigeni e la macchina stavano dirigendosi verso sud con il carro, rispondendo a un’interminabile fiumana di domande degli scienziati, alcuni dei quali si contentavano di servirsi dell’impianto interno, mentre altri avevano deciso di andare personalmente nell’osservatorio. Lo sbalordito drommiano trovò perciò l’osservatorio almeno altrettanto affollato della sala delle comunicazioni, quando l’aveva lasciata, e gli ci volle un certo tempo per scoprire quello che era accaduto, raccogliendo i dati forniti dalle domande, dalle risposte e dai commenti che si succedevano ininterrottamente.

«Forse potremmo ottenere la distanza per mezzo della triangolazione… il vento all’accampamento e vicino al batiscafo deve spirare proprio verso di esso.»

«Ma non conosciamo l’esatta direzione, in nessuno dei due posti. Inoltre il vento potrebbe essere sviato…»

«Non molto, su un pianeta come Tenebra. Però la montagna è già segnata sulle mappe. Con qualche altro dato, potremmo usare la direzione del vento per localizzare il batiscafo…»

Fu questo che il drommiano udì nell’entrare; e questo lo confuse grandemente. Più tardi, quando per deduzione ebbe appreso dell’esistenza del vulcano, i discorsi gli parvero più sensati; capiva che una simile sorgente di calore poteva provocare delle correnti d’aria perfino nell’atmosfera di Tenebra. Scoperto questo, un nuovo problema venne a turbarlo.

«Quanto pensate che possa aumentare il vento? Se ogni notte porta il mare ulteriormente verso l’interno, e se il mare porta con sé il batiscafo, quei ragazzi si avvicineranno molto al vulcano?»

«Non credo che ci si debba preoccupare, per ora. Vento o non vento, il mare, così avanzato, sarà composto quasi esclusivamente d’acqua, e non potrà trasportarli molto lontano. E scommetto che se quel vulcano continuerà a funzionare, non ci sarà più dell’acqua allo stato liquido né di giorno né di notte, in un raggio di molte miglia.»

«Liquida o gassosa, può sempre trasportare l’astronave. È inutile perfino considerare la differenza in densità.»

«Però bisogna considerare il grado di viscosità.»

Aminadabarlee smise di ascoltare; quello che aveva sentito finora bastava a preoccuparlo, e lui si preoccupava facilmente. Si avviò a grande velocità verso la sala delle comunicazioni; non voleva che accadesse qualcos’altro mentre lui si trovava nei corridoi. Riuscì a raggiungere la sua destinazione senza fare del male a nessuno, anche se mancò un paio di uomini per un pelo, sfrecciando lungo i corridoi.

Gli scienziati avevano abbandonato Easy per la nuova attrazione, e lo schermo del batiscafo, per il momento, era vuoto. Aminadabarlee non si fermò a domandarsi se i bambini stessero dormendo o se stessero parlando agli indigeni; inoltre, non si fermò a chiedersi se fosse opportuno che i bambini ascoltassero quello che aveva da chiedere. Se lo avesse fatto Raeker, naturalmente, non lo avrebbe certo giustificato; ma la faccenda, in questo caso, era diversa.

«Signorina Rich! ‘Mina!» urlò senza cerimonie nel microfono. Non ci fu alcuna risposta per un minuto buono, ed egli ripeté la domanda. Questa volta Easy apparve sullo schermo, strofinandosi gli occhi assonnati, gesto che il drommiano non capì o finse di ignorare.

«Dov’è mio figlio?» domandò Aminadabarlee.

«Sta dormendo.» Di solito, Easy non sarebbe stata così laconica.

«Be’, penso che basterai tu. Hai sentito che hanno scoperto la causa del vento?»

«Sì, ho sentito che si tratta di un vulcano. Sono andata a dormire subito dopo. È successo qualcosa di nuovo?»

«Non proprio. Il fatto è che a qualcuno di questi pseudo-indovini umani è venuto in mente che la vostra astronave potrebbe essere trascinata sempre più vicino al vulcano, ogni notte, fino a trovarsi in serio pericolo. Cosa ne pensa di questo il tuo amico Veloce? Lui dovrebbe essere in grado di prevedere quello che succederà sul suo pianeta, e finora è riuscito a localizzarvi tutte le mattine.»

«Be’, non ci arriveremo senz’altro prima di diversi giorni; non riusciamo a vedere neppure la luce del vulcano, da qui.»

«Vuoi dire che tu non ci riesci; è importante quello che vedono i nativi, e quello che pensano. L’hai chiesto a Veloce?»

«No! L’ho saputo adesso. Comunque, non mi preoccupo; se avessero visto la luce, lo avrebbero detto… pensando che si trattasse della macchina. È impossibile che raggiungiamo il vulcano prima di molti giorni tenebriani… senz’altro, non domani.»

«E che c’entra domani? Per me è un mistero il modo in cui voi umani siete riusciti a raggiungere perfino quel poco di civiltà che avete. Gli esseri intelligenti pensano al futuro.»

«Gli esseri intelligenti, di solito, non saltano subito alle conclusioni,» esclamò la ragazza, mostrando per la prima volta dal momento dell’incidente uno scatto d’ira. «Non mi preoccupo per i giorni seguenti, perché entro domani noi saremo lontani da qui. La prego di avvertire il signor Sakiiro di preparare la lancia per accoglierci.» Voltò la schiena e uscì dal campo visivo; e Aminadabarlee rimase così sconcertato da non risentirsi neppure per l’evidente scortesia.



Загрузка...