INTERMEZZO

Il corpo di Orion galleggiava senza vita sul nulla in un vuoto infinito. Il Radioso si manifestò scintillante in forma umana e cominciò a esaminare la sua creatura. Con sensi capaci di distinguere il livello d’energia dei singoli atomi, il Radioso esaminò la forma inerte di fronte a lui. Annuì, soddisfatto.

— Questa volta non c’era bisogno che morisse.

Il Radioso non si scomodò ad alzare lo sguardo. — No. Eppure si è opposto alla mia chiamata.

— Sta imparando a odiarti.

— Sta imparando che i suoi insignificanti desideri a volte sono in conflitto con i miei. E quello che odia è il personaggio divino che lui conosce come Ormazd. È solo una piccola parte di me, quella, come ben sai.

Un luccichio argenteo si diffuse nel vuoto, e l’essere di nome Anya apparve, ammantata d’argento fino ai piedi, i capelli scuri raccolti severamente. I suoi occhi grigio-argento guardarono prima il Radioso, com’era d’obbligo, poi il corpo di Orion.

— Voleva restare dov’era — disse Anya.

— Sì. Con te.

— Eravamo felici, insieme.

Il Radioso fece un gesto che avrebbe potuto esprimere rassegnazione o contrarietà. — Non è stato mandato in missione per essere felice. Ha un compito da portare a termine.

— Lo mandi a uccidere il Tenebroso, eppure lui non ha la forza necessaria per farlo.

— Ci riuscirà, alla fine. Deve.

— Non lo hai fatto abbastanza forte — insisté Anya.

— No. — Il Radioso scosse il capo. — Sei tu che lo stai indebolendo.

— Io?

— Lo rendi consapevole della sua solitudine. Lo spingi a desiderare compagnia, amore addirittura.

Anya alzò il mento caparbia.

— Non hai mai pensato, nel giocare con l’infinito, che lui mi spinge a desiderare compagnia, amore?

— Assurdità! Non puoi…

— Io l’amavo — confessò Anya. — Quando avevo forma umana, laggiù in quelle misere tende, lui era magnifico. Mi sembrava quasi un dio. Mi ricordava te, un po’, credo…

Il Radioso sorrise. — Davvero?

— Un dio — continuò Anya.

— Un essere molto forte, molto buono. E… — Esitò.

— E, cosa?

— Molto bisognoso. — Il tono di Anya d’un tratto divenne quasi supplichevole. — Non capisci com’è confusa, com’è dolorosa per lui la situazione? Gettato in luoghi e tempi che non conosce, con l’ordine di fare cose impossibili…

— È riuscito nella sua impresa — ribatté il Radioso. — Ha mantenuto intatto il continuum.

— A che prezzo?

— Il prezzo non importa, mia cara. Contano solo i risultati.

— Tu lo sacrificheresti… li sacrificheresti tutti… per salvare te stesso.

— E te — osservò il Radioso. — Se sarò salvo io, sarai salva anche tu, e gli altri.

— E anche lui, il Tenebroso.

— No. Lui deve essere distrutto.

— Ma non puoi distruggerlo senza distruggerci.

— Non è vero. Lo distruggerò. Ci penserà questa creatura che adori.

Anya guardò il corpo immobile di Orion. — Lo sai che non può riuscirci. È solo una tua creazione. Non è all’altezza dei poteri del Tenebroso.

— Lo sconfiggerà.

— Non può.

— E io dico di sì! L’abbiamo già bloccato due volte. Continuerò a mandargli contro questa creatura, fino a sconfiggerlo.

— Non ti sei guardato attorno? — chiese Anya. — Non hai visto cosa sta accadendo? Sei così egocentrico da credere veramente che stai vincendo questo confronto?

— Io sto vincendo — replicò il Radioso. — Il continuum è intatto, nonostante le trame patetiche del Tenebroso.

Anya alzò una mano e il vuoto in cui si trovavano si riempì all’improvviso di sciami di stelle, di nubi ribollenti di gas dai riflessi rosa e ultravioletti, di vortici galattici protesi nell’infinito.

— Guarda! — gridò Anya, nel frastuono dell’universo che si espandeva ed esplodeva. — Guarda cosa sta accadendo al continuum!

Il Radioso seguì le sue dita tese, e vide stelle che collassavano, esplosioni titaniche che sprigionavano maree gassose e poi le risucchiavano in un vortice insaziabile di energia finché quella che un tempo era stata una stella brillante non diventava altro che un buco nero nella struttura dello spazio-tempo. Vide intere galassie soccombere alle stesse forze, dissolversi, morire sotto il suo sguardo.

— Credi di stare vincendo? — domandò Anya. — Mentre il continuum sta morendo lentamente?

Il Radioso schioccò le dita e l’universo stellato scomparve. Erano di nuovo nella calma del nulla.

— Non lasciarti spaventare dagli effetti collaterali, mia cara. La Battaglia si svolge sulla Terra. Tra tutti i pianeti del continuum, tra tutte le intelligenze viventi di quell’universo, sono queste creature della Terra la chiave della nostra lotta.

— Lo credi tu — disse Anya.

— Quello che credo è vero. Quello che credo è il continuum.

— Per quanto? — lo schernì Anya. — Per quanto riuscirai a mantenere il controllo? Lui ti sta sconfiggendo, Ormazd. Le forze delle tenebre si stanno ingoiando il continuum, pezzo per pezzo.

— Il processo si invertirà con la distruzione del Tenebroso.

Scuotendo la testa, incredula, mestamente, Anya disse: — Dunque, lo manderai ancora indietro?

Fissando il corpo di Orion, il Radioso rispose: — Sì, è necessario.

— Allora andrò anch’io.

— Sei molto sciocca.

— E ostinata. Lo so.

— È impossibile che tu voglia veramente stare con questo… questa creatura. È impossibile che tu lo desideri.

Anya sorrise. — Mi ricorda te, un po’. Ma al posto della tua arroganza e del tuo potere, lui ha l’incertezza… e il coraggio.

Il Radioso le volse le spalle e sparì. Il corpo di Orion cominciò ad agitarsi; le sue palpebre si mossero, mentre le sue dita brancolavano nel vuoto.

Anya lo osservò mentre tornava in vita, e lentamente scomparve. Ma mentre dissolveva la forma umana che aveva assunto, i suoi occhi grigi non si staccarono un solo istante dal volto della creatura che aveva conosciuto, dell’uomo che aveva amato.

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