NOTE SULLA PRONUNCIA DELLA LINGUA PARLATA A DEVERRY

La lingua parlata a Deverry è pre-celtica, quindi anche se strettamente collegata al gallese, al bretone e al cornovagliese, non è identica a nessuna di queste lingue esistenti, e non deve essere scambiata per tale.

Gli scrivani di Deverry distinguono le vocali in due categorie: nobili e comuni. Quelle nobili hanno due pronunce diverse, quelle comuni una sola.

A come in father quando è lunga; quando è breve, si usa una versione più corta dello stesso suono, come in far.

O come in bone quando è lungo; come in pot quando è breve.

W come l’oo di spook quando è lungo; come quello di roof quando è breve.

Y come la i di machine quando è lungo; come la e di butter quando è breve.

E come in pen.

I come in pin.

U come in pun.

Le vocali sono generalmente lunghe nelle sillabe accentate, brevi in quelle non accentate. La Y costituisce l’eccezione fondamentale a questa regola, perché quando compare come ultima lettera di una parola è sempre lunga, indipendentemente dal fatto che la sillaba sia accentata o meno.

I dittonghi hanno una pronuncia costante.

AE come in mane.

AI come in aisle.

AU come il suono ow in how.

EO come una combinazione dei suoni eh ed oh.

EW come in gallese, una combinazione dei suoni eh ed oo.

IE come in pier.

UI come il suono wy nel gallese del nord: una combinazione dei suoni oo ed ee.

È da notare che OI non costituisce mai un dittongo ma genera invece due suoni distinti, come in carnoic (KAR-noh-ik).

Le consonanti sono come in inglese, con le seguenti eccezioni:

C è sempre un suono duro, come in cat.

G è sempre un suono duro, come in get.

DD si pronuncia come il th di thin o di breathe, ma il suono si fa sentire molto più che in inglese e si contrappone al TH, che è il suono muto, come in the o in breath.

R è un suono molto marcato.

RH è una R muta, pronunciata più o meno come se fosse scritta hr.

DW, GW e TW formano un suono unico, come in Gwendolen e in twit.

Y non è mai una consonante.

I è considerata una consonante se posta davanti a vocale all’inizio di una parola, e questo vale anche per la desinenza plurale -ion.

Le consonanti doppie vengono sempre pronunciate chiaramente entrambe, al contrario di quanto accade in inglese; è da notare però che DD è considerato una consonante unica.

L’accento cade di solito sulla penultima sillaba, ma i nomi composti e i nomi di luoghi costituiscono spesso un’eccezione a tale regola.


Nel complesso, ho trascritto i nomi e i vocaboli elfici e bardekiani sulla base del sistema di ortografia sopra esposto, che è abbastanza adeguato, almeno per quanto concerne la lingua del Bardek. Quanto alla lingua elfica, in un’opera di questo tipo l’uso dell’intero apparato con il quale gli studiosi cercano di rappresentare le sottigliezze e le sfumature delle diverse lingue avrebbe soltanto creato confusione e sarebbe risultato pesante. Per esempio, l’orecchio umano non è in genere in grado di cogliere le differenze esistenti fra suoni come A, Ä ed , quindi perché si dovrebbe cercare di creare una distinzione sulla carta stampata? Il lettore deve però ricordare che le parole elfiche hanno un’accentatura del tutto diversa da quella in uso a Deverry e nel Bardek. Dal momento che quella elfica è una lingua agglutinante, le svariate componenti di un nome possono essere accentate sulla base del loro significato piuttosto che del loro posto nella sequenza delle sillabe. Per esempio Canbaramelim, che è un nome composto dai morfemi corrispondenti ad aspro + nome del luogo + fiume, si pronuncia CAHN-BAHR-ah-MEH-lim.

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