5. Il nono uomo

Jane Gordon, più bella che mai, gli andò incontro sulla porta. Sorrideva, ma il suo sorriso divenne preoccupato quando lui entrò in casa e fu illuminato dalla luce.

— Rod! — esclamò la ragazza. — Ma tu stai male, davvero. Cos’altro hai fatto, oltre a saltare i pasti?

Rod Caquer si sforzò di sorriderle.

— Mi sono messo a correre in tondo nei vicoli ciechi, Ghiacciolo. Posso usare il tuo visifono?

— Naturalmente. Ti ho preparato qualcosa da mangiare. Te lo metto in tavola intanto che telefoni. Papà sta facendo un sonnellino. Ha detto di svegliarlo quando saresti arrivato, ma aspetterò che prima hai mangiato.

La ragazza corse in cucina. Caquer si lasciò quasi cadere sulla sedia davanti al visischermo e chiamò la stazione di polizia. Sull’apparecchio comparve il viso sanguigno di Borgesen, il tenente del servizio notturno.

— Salve, Borg, — disse Caquer. — Senti, per quei sette mattoidi…

— Nove, — lo interruppe Borgesen. — Abbiamo preso gli altri due e vorrei non averlo fatto. Qui stiamo dando i numeri adesso.

— Vuole dire che gli altri due ci hanno riprovato?

— No, per mille asteroidi. Sono venuti qui e si sono consegnati. Noi non abbiamo potuto sbatterli fuori perché ci sono delle accuse contro di loro, ma adesso stanno confessando a tutto spiano. E sa cosa stanno confessando?

— Ascolto, — fece Caquer.

— Che li ha pagati lei, offrendo loro cento crediti a testa.

— Uh?

Borgesen scoppiò in una risata nevrotica. — Lo sostengono i due che si sono presentati volontariamente e anche gli altri sette… accidenti, ma perché ho voluto fare il poliziotto? Avevo la possibilità di fare il pompiere e lo spaziale e sono finito a fare questo mestieraccio!

— Senta… forse è meglio che venga lì per vedere se osano sostenere l’accusa anche con un confronto diretto.

— Probabilmente lo farebbero, ma non significa niente, Rod. Dicono che lei li ha incaricati oggi pomeriggio e lei è stato tutto il pomeriggio con Brager da Deem. Rod, questa luna sta impazzendo. E io pure. Walter Johnson è scomparso. È da stamane che non lo si è più visto.

— Cosa? Il segretario particolare del Reggente? Ma mi vuole prendere in giro, Borg?

— Vorrei che fosse così. Lei dovrebbe essere contento di non essere di servizio. Maxon ha sollevato un caos d’inferno perché gli rintracciamo il suo segretario. E non gli piace neppure il caso Deem. Sembra che ce ne faccia una colpa. Dice che il dipartimento ci fa già una figuraccia se si permette che un uomo venga ucciso una volta. Ma quale dei due era Deem, Rod? Ha qualche idea?

Caquer sorrise debolmente.

— Finché non lo avremo scoperto, chiamiamoli Deem e Redeem, — suggerì. — Io penso che entrambi fossero Deem.

— Ma com’è possibile che un uomo sia due persone?

— E come può un uomo venire ucciso in cinque modi diversi? — ribatté Caquer. — Me lo dica e io risponderò alla sua domanda.

— Bah! — fece Borgesen e poi se ne uscì con una frase decisamente originale. — Questo caso ha proprio qualcosa di strano.

Caquer rideva così forte che aveva le lacrime agli occhi quando Jane venne ad avvertirlo che era pronto da mangiare. La ragazza corrugò la fronte, ma si vedeva che era preoccupata.

Caquer la seguì docilmente e scoprì di avere una fame da lupo. Dopo aver ingurgitato l’equivalente di tre pasti normali, si sentì nuovamente un essere quasi umano. Aveva ancora il mal di testa, ma era qualcosa che pulsava vagamente in lontananza.

Quando ebbero finito in cucina, i due giovani entrarono nel soggiorno dove li aspettava il fragile professor Gordon. — Rod, mi sembri un topo con cui ha appena finito di giocare il gatto, — disse. — Siediti prima di cadere.

Caquer sorrise. — Ho mangiato troppo. Jane, come cuoca, è impareggiabile.

Si sedette nella poltrona di fronte a Gordon. Jane si sedette sul bracciolo della poltrona del padre e gli occhi di Caquer non l’abbandonarono un attimo. Come faceva una ragazza dalle labbra dolci e desiderabili come le sue a insistere a considerare il matrimonio solo un argomento di accademica conversazione? Com’era possibile che…

— Così di primo acchito non vedo come potrebbe essere una causa della morte, Rod, ma William Deem noleggiava libri politici, — disse Gordon. — Ormai non gli farà male se lo dico, dal momento che il poveraccio è morto.

Quasi le stesse parole, ricordò Caquer, che aveva usato Perry Peters per dirgli la stessa cosa.

Caquer annuì.

— Abbiamo frugato il suo negozio e l’appartamento e non ne abbiamo trovati, professore, — rispose il tenente. — Lei naturalmente non saprebbe di che genere…

Il professor Gordon sorrise. — Temo di sì, invece, Rod. Anzi ti dirò in via non ufficiale, e spero che tu non stia registrando questa conversazione che ne ho letto qualcuno anch’io.

— Lei! — La voce di Caquer aveva un tono di franca sorpresa.

— Non sottovalutare mai la curiosità di un educatore, ragazzo mio. Temo che la lettura dei libri dell’Indice Grigio sia il vizio più diffuso tra gli insegnanti universitari che tra le altre classi. Oh, so che è male incoraggiare questo commercio, ma la lettura di libri del genere non può davvero far del male a una mente equilibrata e giudiziosa.

— E papà ha decisamente una mente equilibrata e giudiziosa, Rod, — affermò Jane in tono di sfida. — Solo che, accidenti a lui, non mi ha mai permesso di leggerli.

Caquer le sorrise. Il fatto che il professore avesse parlato di Indice Grigio lo aveva rassicurato.

Dopo tutto prendere in lettura dei libri dell’Indice Grigio era solo un reato di lieve entità.

— Hai mai letto libri dell’Indice Grigio, Rod? — chiese il professore. Caquer scosse la testa.

— Allora probabilmente non avrai mai sentito parlare di ipnotismo. Per quanto riguarda certi particolari del caso Deem… be’, mi sono chiesto se per caso non sia stato impiegato l’ipnotismo.

— Temo di non sapere neppure di che si tratti, professore.

Il fragile professore, sospirò.

— Questo succede perché non hai mai letto libri proibiti, Rod, — gli disse Gordon. — L’ipnotismo significa il controllo della mente da parte di un’altra persona e prima di essere messo al bando aveva raggiunto un alto grado di sviluppo. Non hai mai sentito parlare dell’Ordine Kapreliano o della Ruota di Vargas?

Caquer scosse la testa.

— La storia di questo argomento si trova su diversi libri dell’Indice Grigio, — disse il professore. — I metodi effettivi e i particolari di costruzione della Ruota di Vargas si troverebbero però nell’Indice Nero, nella massima categoria dei libri illegali. Naturalmente non li ho letti, ma ho letto la loro storia.

— Uno dei primi praticanti dell’ipnotismo, anche se non il suo scopritore, fu un certo Mesmer del lontano diciottesimo secolo. Ad ogni modo, questi inquadrò la faccenda in maniera più o meno scientifica e ora del ventesimo secolo si era già appreso parecchio sull’argomento tanto che l’ipnotismo veniva impiegato diffusamente in medicina.

— Cento anni dopo, i medici curavano ormai con l’ipnotismo la stessa quantità di pazienti che curavano con medicina e operazioni chirurgiche. Naturalmente c’erano anche dei casi di cattivo impiego, ma erano relativamente pochi.

— Passò un altro secolo e ci furono grandi cambiamenti. Il mesmerismo si era sviluppato troppo ormai per offrire sicurezza alla gente. Ormai qualsiasi criminale o uomo politico di pochi scrupoli che aveva un’infarinatura di quest’arte poteva servirsene impunemente. Poteva ingannare con essa tutte le persone che voleva e farla franca.

— Vuol dire che avrebbe potuto spingere la gente a pensare tutto ciò che voleva lui? — chiese Caquer.

— Non solo, poteva addirittura spingerla a fare tutto ciò che voleva lui. E ormai la televisione era così diffusa ovunque che una sola persona poteva apparire di fronte a milioni di persone e parlare a tutte contemporaneamente.

— Ma il governo non avrebbe potuto regolarne l’uso?

Il professor Gordon sorrise debolmente. — E come, quando anche i legislatori erano umani e soggetti ad essere ipnotizzati come le persone sotto di loro? Poi, per complicare ancora le cose irrimediabilmente, ci fu l’invenzione della ruota di Vargas.

— Si sapeva fin dal diciannovesimo secolo ormai che una combinazione di specchi mobili era in grado di mettere in stato ipnotico chiunque li osservasse e i primi esperimenti con la trasmissione del pensiero risalivano al ventunesimo secolo, ma fu solo nel secolo seguente che Vargas combinò e perfezionò i due sistemi nella Ruota di Vargas. Una specie di casco, in effetti, con in cima una ruota girevole composta di specchi appositamente costruiti per creare l’effetto desiderato.

— E come funzionava, professore? — chiese Caquer.

— Chi indossava il casco con la Ruota di Vargas otteneva l’immediato e automatico controllo su chi gli stava di fronte… di persona o su uno schermo televisivo, — disse Gordon. — Gli specchi inseriti nella piccola ruota roteante producevano l’ipnosi istantanea e il casco, per qualche ragione, trasmetteva i pensieri di chi portava il casco attraverso la ruota in modo da imprimere sui soggetti i pensieri che desiderava comunicare.

— In effetti, il casco stesso… o la ruota… poteva essere regolato in modo da produrre certe illusioni prestabilite senza che l’operatore dovesse parlare o concentrarsi su quei punti. Oppure il controllo poteva avvenire direttamente dalla mente.

— Ahi, — esclamò Caquer. — Un affare del genere dovrebbe… adesso capisco come mai le istruzioni per costruire una Ruota di Vargas sono finite sull’Indice Nero. Per mille Asteroidi! Un uomo con un apparecchio del genere potrebbe…

— Potrebbe fare pressoché qualsiasi cosa. Compreso uccidere un uomo e fare apparire la sua morte sotto cinque aspetti diversi a cinque diversi osservatori.

Caquer emise un leggero sibilo. — Oppure spingere nove radicali a concionare sopra una cassa in mezzo alla strada… e non è neanche necessario che siano dei radicali. Potrebbero essere semplicemente gente comune ligia alla legge.

— Nove radicali? — chiese Jane Gordon. — Cos’è questa faccenda dei nove radicali, Rod? Non ne avevo sentito parlare.

Ma Rod si stava già alzando in piedi.

— Adesso non ho tempo di spiegarti, Ghiacciolo, — le disse. — Ti dirò tutto domani, ma adesso devo scappare… un momento. Professore, è tutto qui quanto sa sulla Ruota di Vargas?

— Assolutamente tutto, ragazzo mio. Ho solo pensato che fosse una possibilità. Ne furono costruite solo cinque o sei e alla fine il governo ci mise sopra le mani e le distrusse tutte, ad una ad una. È costato milioni di vite farlo, però.

— Quando alla fine ebbero risolto completamente il problema, stava iniziando la colonizzazione dei pianeti ed era stato formato un consiglio internazionale col controllo di tutti i governi. Tutti quanti furono concordi nel ritenere che il campo dell’ipnotismo era troppo pericoloso e ne fecero un argomento proibito. Ci vollero alcuni secoli per cancellare ogni conoscenza, ma alla fine ci riuscirono. E la prova è che tu non ne hai mai sentito parlare.

— E per quanto riguarda gli aspetti benefici, — chiese Jane Gordon. — Sono andati perduti?

— Naturalmente, — rispose suo padre. — Ma nel frattempo la medicina era progredita a tal punto che non fu poi una gran perdita. Oggi i medici possono curare direttamente qualsiasi disfunzione che prima veniva curata con l’ipnotismo.

Caquer che si era fermato davanti alla porta, si volse un attimo.

— Professore, crede possibile che qualcuno abbia potuto farsi prestare un libro nero da Deem e abbia appreso tutti quei segreti? — chiese.

Il professor Gordon si strinse nelle spalle. — È possibile, — ammise. — Può darsi che Deem abbia trattato di tanto in tanto anche dei libri dell’Indice Nero, ma sapeva bene che non era il caso di cercare di venderli o noleggiarli a me. Perciò anche se l’ha fatto non ho modo di saperlo.

Alla stazione di polizia, il tenente Caquer trovò il tenente Borgesen sull’orlo di un colpo apoplettico.

Borgesen fissò Caquer.

— Lei! — esclamò. Poi aggiunse in tono piagnucoloso: — Il mondo è tutto quanto impazzito. Senta, è stato Brager a scoprire William Deem, no? Alle dieci di ieri mattina? Ed è rimasto di guardia mentre lei, Skidder e quelli del Servizio Sanitario eravate là, non è così?

— Sì, e allora? — chiese Caquer.

L’espressione di Bergesen mostrò quanto fosse turbato da quegli avvenimenti.

— Niente, assolutamente niente, solo che Brager era da ieri mattina in ospedale, dalle nove alle undici, per farsi curare una caviglia slogata. Quindi non poteva essere nel negozio di Deem. Ci sono sette tra medici, infermieri e personale vario pronti a giurare che a quell’ora Brager era in ospedale.

Caquer corrugò la fronte.

— Oggi quando mi ha aiutato a perquisire il negozio di Deem, zoppicava, infatti, — disse. — Che dice Brager?

— Dice che era là, voglio dire nel negozio di Deem, e che ha scoperto il corpo del libraio. Noi però abbiamo scoperto il contrario del tutto accidentalmente… sempre che sia il contrario. Rod, mi sento impazzire. E pensare che avevo la possibilità di fare il pompiere o lo spaziale e mi sono scelto questo divino mestiere. Ha scoperto qualcosa di nuovo?

— Può darsi. Ma prima voglio chiederle una cosa, Borg. Riguardo quei nove imbecilli che sono stati arrestati. Qualcuno ha cercato di identificarli…

— Quelli, — lo interruppe Borgesen. — Li ho lasciati andare.

Caquer fissò assolutamente sbalordito il viso sanguigno del tenente di notturna.

— Li ha lasciati andare? — ripeté. — Ma non poteva farlo legalmente. Erano state elevate delle cause contro di loro. Senza un processo non poteva metterli in libertà.

— Balle. L’ho fatto e me ne assumerò la responsabilità. Senta, Rod, loro avevano ragione, non è vero?

— Cosa?

— Certo. La gente ha il diritto di venire messa al corrente di quanto succede nel Settore Due. Bisogna farli scendere di qualche pianerottolo quei palloni gonfiati e noi siamo gli unici che possono farlo. Il quartier generale di Callisto dovrebbe essere qui. Ascolti, Rod, un Callisto unito potrebbe impadronirsi anche di Ganimede.

— Borg, hanno trasmesso qualcosa per televisione stasera? Qualcuno ha fatto qualche discorso che lei ha ascoltato?

— Certo, non l’ha sentito? Il nostro amico Skidder. Deve averlo fatto mentre lei veniva qui perché tutti gli apparecchi televisivi si sono accesi automaticamente… era una trasmissione generale.

— Ed è stato suggerito qualcosa in particolare, Borg? Qualcosa riguardo il Settore Due e Ganimede, roba del genere?

— Certo, c’è una riunione generale domattina alle dieci. In piazza. Dovremmo andarci tutti; ci sarà anche lei, vero?

— Sì, — rispose il tenente Caquer. — Temo di sì. Adesso devo scappare, Borg.

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