4. Regola della mano destra

Con una sensazione d’irrealtà e d’incubo, il tenente Rod Caquer osservò da sopra la spalla del Medico Capo il corpo che giaceva già sulla barella degli uomini del Servizio Sanitario in impaziente attesa.

— Meglio sbrigarsi, dottore, — disse uno di loro. — Non durerà ancora per molto e ci metteremo cinque minuti ad arrivare.

Il dottor Skidder fece un cenno di impazienza con la testa senza sollevare gli occhi e continuò il suo esame. — Neanche un segno, Rod, — disse alla fine. — Nessuna traccia di veleno. Nessuna traccia di niente. È semplicemente morto.

— La morte potrebbe essere stata causata dalla caduta? — chiese Caquer.

— Non c’è neppure un livido per la caduta. L’unico verdetto che possa dare io è collasso cardiaco. Okay, ragazzi, potete portarlo via.

— Ha finito anche lei, tenente?

— Sì, — rispose Caquer. — Andate pure. Skidder, quale di loro era Willem Deem?

Gli occhi del medico seguirono il fagotto bianco che gli uomini del Servizio Sanitario portavano verso il furgone. Si strinse nelle spalle con un gesto d’impotenza.

— Tenente, questo problema è affar suo, penso, — gli rispose. — Tutto quello che posso fare io è certificare la causa della morte.

— Ma non ha assolutamente senso, — brontolò Caquer. — La città del Settore Tre non è tanto grande da permettergli di condurre una doppia vita senza che la gente lo sappia. Ma uno dei due cadaveri doveva essere un doppione. In via non ufficiale, quale dei due a lei sembrava il Deem originale?

Il dottor Skidder scosse la testa, truce.

— Willem Deem aveva sul naso un porro di forma del tutto particolare, — disse. — E tutti e due i cadaveri l’avevano, Rod. E nessuno dei due porri era artificiale o creato col trucco. Su questo sono disposto a giocarmi la mia reputazione professionale. Ma torni in ufficio con me e le dirò quale dei due era il vero Willem Deem.

— Uh? E come?

— Al dipartimento delle imposte hanno l’impronta del suo pollice, come quelle di chiunque altro. E su Callisto si prendono sempre le impronte di un cadavere, dal momento che occorre distruggerlo così rapidamente.

— Allora avete le impronte dei pollici di entrambi i cadaveri? — indagò Caquer.

— Naturalmente. Le ho prese prima che arrivasse lei, tutte e due le volte. Ho quelle di Willem, voglio dire quelle dell’altro cadavere, nel mio ufficio. Anzi, lei vada a prendere l’impronta dall’ufficio imposte e poi incontriamoci nel mio ufficio.

Caquer sospirò di sollievo. Se non altro si sarebbe chiarito un punto, quello sull’identità dei cadaveri.

E in quello stato quasi beato di mente rimase fino a un’ora dopo quando confrontò col dottor Skidder le tre impronte. Quella che Rod Caquer aveva preso dall’ufficio imposte e quelle dei due cadaveri.

Tutte e tre erano assolutamente identiche.

— Uhm, — disse Caquer. — Lei è sicuro di non avere fatto confusione con quelle impronte, dottor Skidder?

— E come avrei potuto? Io ne ho rilevata solo una da ogni cadavere, Rod. E anche se le avessi mescolate adesso, il risultato sarebbe lo stesso. Le tre impronte sono identiche.

— Ma non è possibile.

Skidder si strinse nelle spalle.

— Penso che dovremmo riferire la faccenda direttamente al Reggente, — disse. — Gli telefonerò e gli chiederò un’udienza. D’accordo?

Mezz’ora dopo stava riferendo l’intera storia al Reggente Barr Maxon, col dottor Skidder che confermava i punti principali. Vista l’espressione del viso del Reggente, il tenente Caquer fu ben felice che ci fosse il medico a confermare le sue dichiarazioni.

— Conviene, — chiese Maxon, — che questa è una faccenda da rimettere nelle mani del Coordinatore di Settore e che occorre fare intervenire subito un investigatore speciale?

Sia pure con riluttanza, Caquer annuì. — Mi secca dover ammettere di non essere all’altezza, Reggente, o almeno di non sembrarlo, — disse Caquer. — Ma questo non è un delitto normale. Qualunque cosa succeda, è una faccenda ben più grande di me. E forse dietro tutto c’è qualcosa di ben più sinistro di un semplice delitto.

— Ha ragione, tenente. Farò in modo che dal quartier generale parta oggi stesso un esperto qualificato che si metterà in contatto con lei.

— Reggente, — chiese Caquer, — è mai stata inventata una macchina o un processo che possa, uh, duplicare un corpo umano con o senza il trasporto della mente?

Maxon sembrò perplesso di fronte a quella domanda.

— Lei pensa che Deem possa aver giocato con qualcosa che alla fine gli si è rivoltata contro. No, per quanto ne sappia io, una scoperta del genere non è mai stata fatta. Nessuno ha mai duplicato neanche gli oggetti inanimati, fatta eccezione per le imitazioni fabbricate normalmente. Lei ha mai sentito una cosa del genere, Skidder?

— No, — rispose il Medico Capo. — Non credo che neanche il suo amico Perry Peters potrebbe riuscirci, Rod.

Dall’ufficio del Reggente Maxon, Caquer andò al negozio di Deem, dove trovò Brager, il quale lo aiutò a perquisire accuratamente il posto. Fu un lavoro lungo e laborioso perché fu necessario esaminare minuziosamente ogni libro e ogni bobina.

Caquer sapeva bene che gli stampatori di libri proibiti erano molto bravi a camuffare i loro prodotti. Di solito questi libri illegali avevano la copertina e il frontespizio, spesso addirittura i capitoli iniziali, di qualche popolare opera di narrativa e anche le bobine di proiezione erano camuffate allo stesso modo.

Quando ebbero finito erano già cadute le tenebre, rotte solo dal bagliore di Giove, ma Rod Caquer, sapeva che avevano fatto un lavoro accurato. In tutto il negozio, però, non era saltato fuori neanche un libro all’Indice e anche tutte le bobine erano state passate al proiettore.

Altri uomini, agli ordini di Rod Caquer, avevano perquisito l’appartamento di Deem con altrettanta pignoleria. Ma quando telefonò là, ricevette un altro rapporto assolutamente negativo.

— Neanche un libello venusiano, — disse l’uomo a capo della squadra nell’appartamento, con un tono quasi spiaciuto nella voce.

— Per caso, avete trovato un tornio, un tornio piccolo per lavori di precisione? — chiese Rod.

— Um… no. Non abbiamo visto nulla del genere. Una delle stanze era un laboratorio, ma non c’era nessun tornio. È importante?

Caquer emise un grugnito, senza sbilanciarsi. Cos’era un mistero in più, e per di più di scarsa rilevanza, in un caso simile?

— Bene, tenente, — disse Brager, quando lo schermo si spense. — Che facciamo adesso?

Caquer sospirò.

— Lei può smontare, Brager, — disse. — Ma prima stabilisca dei turni di sorveglianza qui e nell’appartamento. Io rimarrò qui finché arriverà chi mi invia lei.

Quando Brager se ne fu andato, Caquer si sprofondò stancamente nella sedia più vicina. Si sentiva fisicamente distrutto e gli pareva di avere la mente inceppata. I suoi occhi fecero il giro delle scansie bene ordinate del negozio e tutto quell’ordine parve opprimerlo.

Se solo ci fosse stato qualche indizio. Wilder Williams non si era mai trovato di fronte a un caso come questo in cui gli unici indizi erano due cadaveri identici, uno dei quali era stato ucciso in cinque modi diversi e l’altro non aveva neppure un segno di violenza. Che pasticcio, e adesso cosa poteva fare?

Be’, lui aveva ancora l’elenco delle persone da interrogare e stasera aveva ancora tempo di vederne una.

Doveva tornare da Perry Peters e vedere se l’inventore sapeva spiegargli la scomparsa del tornio. Forse lui sarebbe riuscito a formulare qualche ipotesi. Ma, del resto, cosa poteva c’entrare un tornio con un pasticcio simile? Non si poteva duplicare un cadavere con un tornio.

O doveva andare dal Professor Gordon? Decise di far questo.

Chiamò l’appartamento di Gordon al visifono e sullo schermo comparve Jane.

— Come sta papà? — chiese Caquer a Jane. — È in grado di ricevermi e parlare per un po’ con me stasera?

— Oh, sì, — rispose la ragazza. — Si sente molto meglio adesso e pensa che domani tornerà a fare lezione. Ma se devi venire qui, non fare tardi, Rod. Hai un’aria distrutta; che ti succede?

— Niente eccetto che mi sento impazzire. Ma penso di star bene.

— Hai l’aria tirata e sembri affamato. Quando hai mangiato l’ultima volta?

Caquer spalancò tanto d’occhi. — Per la Terra! Mi sono completamente dimenticato del mangiare. Ho dormito fino a tardi e ho perfino saltato la colazione!

Jane Gordon scoppiò in una risata.

— Scioccone! Be’, corri qui. Quando arriverai troverai qualcosa di pronto.

— Ma…

— Niente ma. Quando puoi venire?

Un minuto dopo aver spento il visifono, il tenente Caquer andò a rispondere alla porta quando sentì battervi sopra.

L’aprì. — Oh, salve Reese, — disse. — L’ha mandata Brager?

Il poliziotto annuì.

— Ha detto che dovevo rimanere qui nel caso succedesse qualcosa. Che cosa, per esempio?

— Oh, si tratta solo di un normale servizio di guardia, — gli spiegò Caquer. — Ehi, io sono rimasto bloccato qui tutto il giorno. È successo qualcosa di nuovo?

— Oh, un po’ di movimento. È tutto il giorno che mettiamo dentro e fuori oratori volanti. Degli svitati. Sembra ce ne sia un’epidemia.

— Accidenti! E cos’hanno da scaldarsi tanto?

— Oh, riguarda il Settore Due, ma non sono riuscito a capire bene le ragioni. Cercano di aizzare la gente contro il Settore Due perché faccia qualcosa. Ma gli argomenti che usano sono assolutamente folli.

Qualcosa si agitò a disagio nella mente di Rod Caquer, ma non riuscì a ricordarsi bene di che si trattasse. Il Settore Due? Chi gli aveva parlato recentemente del Settore Due… usura, slealtà, sangue, pazzie. Anche se c’era un sacco di gente di là che aveva sangue marziano nelle vene…

— Quanti oratori sono stati arrestati? — chiese.

— Ne abbiamo presi sette. Altri due ci sono sfuggiti, ma li prenderemo quando ricominceranno con le loro concioni.

Il tenente Gordon raggiunse l’appartamento dei Gordon camminando lentamente, immerso nei suoi pensieri, e cercando di fare del suo meglio per ricordare dove recentemente aveva sentito della propaganda contro il Settore Due. Ci doveva essere qualcosa dietro la simultanea comparsa di nove oratori radicali che predicavano tutti la stessa dottrina.

Un’organizzazione politica segreta? Ma ormai era quasi un secolo che non ne esistevano più. Sotto un governo perfettamente democratico, facente parte di una stabile organizzazione di pianeti del sistema planetario, non c’era bisogno di attività segrete. Naturalmente poteva sempre esserci qualche svitato che non fosse soddisfatto, ma un intero gruppo in quello stato mentale, no, era troppo fantastico.

Tutto sembrava una follia… come il caso di Willem Deem. Neanche quello aveva senso. Le cose che succedevano non avevano significato, come in un sogno. Un sogno? Cosa stava cercando di ricordare con quella parola? Non aveva fatto un sogno stranissimo ieri sera… ma quale?

Ma, come succede di solito coi sogni, la sua mente non riuscì a riallacciarsi al sogno.

Domani comunque avrebbe interrogato, o aiutato a interrogare, quei radicali che erano sotto arresto. Avrebbe incaricato degli uomini di fare delle indagini sul loro conto e indubbiamente così avrebbero trovato uno sfondo comune, dei legami.

Non potevano essere saltati fuori tutti contemporaneamente nello stesso giorno per caso. Era una follia, una follia come i due inesplicabili cadaveri del negoziante di libri e bobine. Forse perché quei casi erano tutti e due assurdi, la sua mente tendeva ad accomunarli. Ma anche presi assieme non erano più digeribili che presi separatamente. Anzi, avevano ancora meno senso.

Maledizione, perché non aveva preso quel posto su Ganimede, quando gliel’avevano offerto? Ganimede era una luna bene ordinata. Là le persone non venivano assassinate due volte in due giorni di seguito. Ma Jane Gordon non viveva su Ganimede, Jane viveva lì nel Settore Tre e adesso lui stava andando a casa sua.

E tutto era meraviglioso, solo che si sentiva stanchissimo e non riusciva a pensare chiaramente e Jane Gordon insisteva a considerarlo più un fratello che un pretendente e lui avrebbe probabilmente finito col perdere il posto. Sarebbe diventato lo zimbello di Callisto se l’investigatore speciale avesse trovato una spiegazione semplicissima delle cose che lui aveva trascurato.

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