3. Indice nero

Chiamò un fattorino e gli consegnò i rapporti con l’istruzione di portarli di corsa all’astronave postale che sarebbe partita fra breve. Poi telefonò a Barr Maxon.

— Rapporto sull’affare Deem, Reggente, — disse. — Mi spiace, ma siamo ancora in alto mare. Non è stato visto nessuno allontanarsi dal negozio. Tutti i vicini sono stati interrogati. Oggi parlerò con tutti i suoi amici.

Il Reggente Mason scosse la testa.

— Usi tutti i jet, tenente, — gli rispose. — Questo caso deve essere risolto. Un delitto in questo momento e in questa epoca è già abbastanza brutto, ma un delitto irrisolto è impensabile. Sarebbe solo un incoraggiamento al crimine.

Il tenente Caquer annuì serio. Anche lui aveva pensato la stessa cosa. Bisogna preoccuparsi delle implicazioni sociali del delitto… E anche del suo posto di lavoro. Un tenente di polizia che lasciava impunito un delitto nel suo distretto poteva considerarsi finito per sempre.

Scomparsa l’immagine del Reggente dal visifono, Caquer prese del cassetto della scrivania la lista degli amici di Deem e cominciò a studiarla per decidere la sequenza delle visite da fare.

Accanto al nome di Perry Peters scrisse il numero “1”, questo per due ragioni. La prima, che Peters abitava solo a poche porte di distanza da lui, la seconda per il fatto che conosceva Perry meglio degli altri nomi riportati sulla lista, fatta forse eccezione per il professore Jan Gordon. Questa anzi sarebbe stata l’ultima visita, perché più tardi sarebbe stato più facile trovare il professore sofferente ormai sveglio… E sarebbe stato anche più facile trovare la figlia Jane in casa.

Perry Peters fu contento di vedere Caquer e indovinò immediatamente lo scopo della visita.

— Salve, Shylock.

— Uh? — fece Rod.

— Shylock… il grande investigatore che si trova per la prima volta nella sua carriera di poliziotto di fronte a un mistero. O l’hai già risolto, Rod?

— Tu vuoi dire Sherlock, idiota. Sherlock Holmes. No, io non ho risolto ancora un bel niente, se proprio vuoi saperlo. Senti, Perry, dimmi tutto quello che sai su Deem. Tu lo conoscevi piuttosto bene, vero?

Perry Peters si strofinò il mento pensoso e si sedette sul tavolo di lavoro. Era così alto e magro che poteva semplicemente sedervicisi sopra invece di saltarci su.

— Willem era uno strano nanerottolo. — rispose. — Alla maggior parte della gente non piaceva, perché era un tipo sarcastico e aveva delle idee sballate sulla politica. Io a dire il vero non so se almeno metà delle volte avesse ragione, comunque giocava molto bene a scacchi.

— Era il suo unico hobby?

— No. Gli piaceva costruire delle cose, dei piccoli congegni. Alcuni erano ingegnosi, anche se li faceva per divertimento e non ha mai cercato di brevettarli, o comunque di guadagnarci sopra.

— Parli di invenzioni, Perry? Del tuo genere?

— Be’, non proprio invenzioni, congegni, piuttosto, direi, Rod. Robetta spicciola per la maggior parte, era più bravo con i lavori di fine artigianato che con le idee originali. E, come ho detto, per lui era solo un hobby.

— Non ti ha mai aiutato con qualcuna delle tue invenzioni? — chiese Caquer.

— Certo, di tanto in tanto. Ma anche in questo caso non era tanto l’idea che ci metteva, quanto l’abilità nel costruire le parti più difficili. — Perry Peters indicò il negozio con un gesto circolare della mano. — I miei attrezzi qui servono per dei lavori relativamente grezzi. Niente sotto i millesimi. Ma Willem ha… aveva un piccolo tornio che era un gioiellino. Taglia qualsiasi cosa e ha una precisione al cinquantamillesimo.

— Che nemici aveva, Perry?

— Che io sappia, nessuno. Davvero, Rod. A molte persone non era simpatico, ma nulla di più di una semplice antipatia. Sai cosa voglio dire, quel tipo di antipatie che li spinge a servirsi di un altro negozio di libri e bobine, ma non tale da indurre qualcuno a uccidere.

— E, da quanto sai tu, chi potrebbe beneficiare della sua morte?

— Um… nessuno, direi, — rispose Peters, pensieroso. — Credo che il suo erede sia un nipote di Venere. Una volta l’ho conosciuto ed era un tipo simpatico. Ma l’eredità non sarà niente di entusiasmante. Penso che arriverà al massimo a qualche migliaio di crediti.

— Ecco qui un elenco dei suoi amici, Perry. — Caquer passò a Peter un foglietto. — Guardalo bene, per favore, e vedi se puoi aggiungere qualcuno o se hai qualcosa da dire in merito.

L’inventore studiò la lista, poi gliela restituì.

— Sono tutti qui, direi, — rispose a Caquer. — Ce ne sono anche un paio che non sapevo conoscesse tanto bene da meritare di essere inclusi nella lista. E hai qui anche i suoi migliori clienti, quelli che si servivano spesso e abbondantemente da lui.

Il tenente Caquer si infilò l’elenco in tasca.

— A cosa stai lavorando adesso? — chiese a Peters.

— A qualcosa con cui mi sono impantanato, temo, — rispose l’inventore. — Io avevo bisogno dell’aiuto di Deem… o almeno avevo bisogno di utilizzare il suo tornio per andare avanti. — Dal banco prese un paio degli occhialoni più stravaganti che Rod Caquer avesse mai visto. Le lenti erano a forma di archi di cerchi invece che di cerchi completi ed erano affrancate in un nastro di plastica deformabile ovviamente studiata per aderire strettamente sul viso sopra e sotto le lenti. In alto al centro, dove l’apparecchio doveva poggiare sulla fronte di chi lo portava, c’era uno scatoline cilindrico dal diametro di quattro centimetri.

— A cosa diavolo servono? — indagò Caquer.

— Si portano nelle miniere di radite. Le emanazioni di quel minerale, allo stato grezzo, distruggono immediatamente qualsiasi sostanza trasparente finora scoperta o creata. Perfino il quarzo. Ed è anche dannosa agli occhi nudi. I minatori sono costretti a lavorare ad occhi bendati, per così dire, servendosi solo del senso del tatto.

Rod Caquer guardò gli occhialoni, incuriosito.

— E come mai la strana forma di queste lenti impedisce che le emanazioni le danneggino, Perry? — chiese.

— Quella parte lì sopra è un minuscolo motore che aziona un paio di tergilenti appositamente trattati. Assomigliano in tutto e per tutto a un normale tergicristallo ed è per questo che le lenti hanno questa forma ad arco.

— Oh, — fece Caquer. — Vuoi dire che i tergilenti sono assorbenti e contengono un liquido speciale che protegge il vetro?

— Sì, solo che si tratta di quarzo invece che di vetro. E viene protetto solo per una frazione di secondo. Questi tergilenti sono velocissimi, vanno così forte che non puoi neanche vederli quando porti gli occhiali. I bracci sono lunghi la metà degli archi e chi indossa gli occhiali può vedere nebulosamente solo da una frazione di lente per volta, ma anche se male, può vederci, e questo è un miglioramento del mille per cento da quando si lavora con la radite.

— Ottimo, Perry, — disse Caquer. — E si può rimediare alla nebulosità servendosi di luci ultrabrillanti. Li hai già provati questi occhiali?

— Sì e funzionano. Il guasto sta nelle bacchette; l’attrito le riscalda talmente da provocarne una dilatazione con conseguente inceppamento dopo neanche un minuto di funzionamento. Bisogna che ci lavori sopra col tornio di Deem… o con un apparecchio simile. Pensi di potermi autorizzare ad usarlo? Anche solo per un giorno, magari.

— Non vedo perché no, — rispose Caquer. — Parlerò con la persona che il Reggente nominerà esecutore testamentario e ti farò avere l’autorizzazione. Poi potrai magari comperare il tornio dall’erede. O il nipote si interessa anche lui di queste cose?

Perry Peters scosse la testa. — No, quello non saprebbe distinguere un tornio da una pressa. Mi faresti davvero una gentilezza, Rod, se potessi farmi avere quell’autorizzazione.

Caquer si era già voltato per andarsene, quando Perry Peters lo fermò.

— Un momento, — disse Peter, poi fece una pausa, a disagio.

— Forse ti tenevo nascosto una cosa, Rod, — disse alla fine l’inventore. — Io so una cosa che potrebbe avere un collegamento con la morte di Willem, anche se personalmente non vedo come. Non l’avrei mai rivelata, solo che adesso è morto e non gli potrà più fare del danno.

— Di che si tratta, Perry?

— Di libri politici illegali. Aveva un piccolo giro sottobanco. Vendeva libri che erano all’indice… sai cosa voglio dire.

Caquer emise un fischio leggero. — Non sapevo che li stampassero ancora, dopo che il consiglio ha decretato delle pene così severe al riguardo… fiuu!

— La gente è umana, Rod. Vuole ancora sapere le cose che non dovrebbe sapere… se non altro per scoprire perché è proibito!

— Libri dell’Indice Grigio o Nero, Perry?

Questa volta l’inventore apparve perplesso.

— Non capisco. Che differenza c’è?

— I libri riportati sull’Indice ufficiale, — spiegò Caquer, — si dividono in due gruppi. Quelli veramente pericolosi sono sull’Indice Nero. Ci sono pene severe per chi ne possiede uno e c’è la pena di morte per chi lo scrive o lo stampa. Quelli meno pericolosi sono sull’Indice Grigio, lo chiamano così.

— Non saprei proprio dirti quali sono quelli che vendeva sotto banco Willem. Be’, detto tra noi ne ho letti un paio che mi aveva prestato una volta Willem e mi sono parsi piuttosto noiosi. Trattavano di teorie politiche non ortodosse.

— Allora dovevano appartenere all’Indice Grigio. — Il tenente Caquer parve sollevato. — La roba teorica è tutta sull’Indice Grigio. I libri sull’Indice Nero sono quelli che contengono informazioni pratiche pericolose.

— Per esempio? — L’inventore fissava attentamente Caquer.

— Istruzioni su come fare cose messe al bando dalla legge, — spiegò Caquer. — Come il Lethite, per esempio. Il Lethite è un gas velenoso tremendamente pericoloso. Ne basta qualche chilo per annientare un’intera città, così il consiglio ne ha bandito la fabbricazione e i libri che insegnano alla gente come fabbricarselo devono andare sull’Indice Nero. Ti immagini, se uh imbecille qualunque si impadronisse di un libro del genere, potrebbe distruggere tutta la città dove abita.

— Ma perché dovrebbe farlo?

— Potrebbe essere un tizio dalla mente distorta, avere dei rancori contro qualcuno, — spiegò Caquer. — O magari potrebbe volerlo usare su scala ridotta a scopo criminale. O… per la Terra!, potrebbe essere il capo di un governo con delle mire su degli stati vicini. Conoscenze di quel genere potrebbero sconvolgere la pace del sistema solare.

Perry Peters annuì pensieroso. — Capisco il tuo punto di vista, — disse. — Be’, continuo a non capire cosa potrebbe c’entrare questo con l’omicidio, ma ho pensato che era meglio informarti di questa attività collaterale di Willem. Probabilmente vorrai controllare nel suo magazzino adesso, prima che qualcun altro rilevi il negozio e lo riapra.

— Lo faremo, — disse Caquer. — Grazie, Perry. Se non ti spiace mi servirò del tuo telefono per fare iniziare subito il controllo. Se ci sono dei libri dell’Indice Nero, provvederemo subito a sequestrarli.

Quando la sua segretaria apparve sullo schermo, gli sembrò che fosse contemporaneamente spaventata e sollevata di vederlo.

— Signor Caquer, — gli disse. — Ho cercato di raggiungerla. È successo qualcosa di terribile. Un altro morto.

— Un nuovo omicidio? — Caquer si sentì mancare il fiato.

— Nessuno sa di che si tratti, — rispose la segretaria. — Una dozzina di persone l’hanno visto buttarsi giù da una finestra a solo sette metri di altezza. E questa gravità non avrebbe neanche potuto ucciderlo, ma quando siamo arrivati noi, l’uomo era morto. E quattro di coloro che l’hanno visto lo conoscevano. Ma è…

— Accidenti, per la Terra!, chi è?

— Io non… tenente Caquer, tutti e quattro sostengono che si trattava di Willem Deem!

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