CAPITOLO TERZO

Miles si alzò sulla punta dei piedi per scrutare dal piccolo oblò della Kestrel, mentre la nave manovrava per avvicinarsi alla culla d’attracco che le era stata assegnata. La Stazione Graf era una vasta e disordinata aggregazione di componenti, ma il disordine della sua struttura non era poi così sorprendente, in una installazione già vecchia di tre secoli e in continua espansione. Da qualche parte, sepolto nel cuore di quella struttura intricata e complessa, si trovava un piccolo asteroide metallico, scavato a forma di nido d’ape per ottenere spazio vitale e materiale da costruzione per il più antico degli habitat quad. Inoltre, da qualche parte nelle sezioni più interne si potevano ancora vedere, a dar retta alle guide olografiche, autentici elementi della nave iperspaziale, smontata e riconfigurata, con cui il piccolo gruppo originale di pionieri quad aveva compiuto lo storico volo verso quel rifugio.

Miles fece un passo indietro e indicò con un gesto a Ekaterin di avvicinarsi all’oblò per dare uno sguardo. Rifletté sull’astrografia politica dello Spazio Quad o, come veniva ufficialmente designata, l’Unione degli Habitat Liberi. Da quel luogo iniziale, i gruppi di quad erano partiti verso l’esterno, per costruire colonie in entrambe le direzioni lungo il più interno dei due anelli di asteroidi che avevano reso questo sistema tanto attraente per i loro antenati. Diverse generazioni e un milione di abitanti più tardi, i quad non correvano certo il rischio di esaurire lo spazio, l’energia, o i materiali. La loro popolazione poteva espandersi esattamente alla velocità con cui decidevano di costruire.

Solo una manciata dei loro molti habitat mantenevano delle aree dotate di gravità artificiale adatte alla permanenza degli umani, residenti o visitatori, o altri estranei. La Stazione Graf era una delle poche che accettava la presenza dei galattici e dei loro affari, come facevano le arcologie orbitali di Metropolitan, Sanctuary, Minchenko e Stazione Union. Quest’ultima era la sede del governo quad, se così si poteva chiamare; una specie di democrazia la cui principale unità era la squadra di lavoro. Miles sperò intensamente di non essere destinato a negoziare con un comitato.

Ekaterin si voltò e, con un sorriso eccitato, fece segno a Roic che era venuto il suo turno. Roic chinò la testa e quasi schiacciò il naso contro l’oblò, guardando fuori con aperta curiosità. Era il primo viaggio di Ekaterin al di fuori dell’Impero barrayarano, e la prima volta in assoluto che Roic lasciava Barrayar. Miles si permise di ringraziare mentalmente la sua paranoia, che li aveva costretti a subire un breve ma intensivo corso di procedure di sicurezza nello spazio e in assenza di gravità. Aveva usato il suo grado e le sue conoscenze per ottenere che avessero accesso alle attrezzature dell’accademia militare, anche se nella settimana libera fra due corsi regolari, in modo da somministrargli una versione personalizzata del corso più lungo, che i colleghi anziani di Roic e gli altri armieri avevano ricevuto come parte dell’addestramento al Servizio Imperiale.

Ekaterin si era sorpresa moltissimo quando Miles l’aveva invitata… o per meglio dire, quasi costretta, a seguire il corso assieme alla sua guardia del corpo: all’inizio era intimidita, a metà era esausta e quasi pronta alla rivolta, ma alla fine si era sentita orgogliosa ed euforica.

Quando in una nave passeggeri c’erano problemi di pressurizzazione, di solito si infilavano i clienti paganti in semplici bolle chiamate baccelli corporei, ad aspettare soccorsi in stato di completa passività. Miles che si era trovato in un baccello, in un paio di occasioni, aveva giurato che nessuno dei suoi uomini, e specialmente sua moglie, sarebbe mai stato messo in una tale condizione di artificiale impotenza. Perciò il suo seguito viaggiava con un corredo di tute su misura da indossare rapidamente. Purtroppo, Miles aveva dovuto lasciare in magazzino la sua.

Roic si raddrizzò, con aria particolarmente stoica e piccole rughe di preoccupazione fra le sopracciglia.

Miles chiese: — Abbiamo tutti le pillole antinausea?

Roic annuì obbediente.

Ekaterin si accertò: — Tu hai preso le tue?

— Oh, sì. — Abbassò lo sguardo sul suo semplice completo grigio. — Una volta avevo un simpatico biochip nel nervo vago che mi impediva di vomitare in caduta libera, ma se n’è andato con buona parte dei miei organi interni in quello spiacevole incontro con la granata ad aghi. Dovrò farmene installare un altro, uno di questi giorni… — Miles fece un passo avanti e diede un ultimo sguardo fuori.

La Stazione ormai si era ingrandita e oscurava la maggior parte del panorama. — Allora, Roic. Se un gruppo di quad in visita ad Hassadar avesse fatto abbastanza casino da guadagnarsi un giro turistico della prigione della Guardia Municipale, e poi un branco di altri quad fossero saltati fuori armati fino ai denti e avessero cercato di liberarli con la forza, e avessero sparato e dato fuoco all’edificio e ustionato alcuni dei tuoi compagni, tu come ti sentiresti di considerare i quad in generale?

— Hm… non bene, Milord. — Roic fece una pausa. — In effetti, sarei molto arrabbiato.

— Eh, sì! — Miles sospirò. — Ah. Eccoci.

Si udirono tonfi e clangori, mentre la Kestrel si fermava dolcemente e i ganci di attracco la stringevano in una morsa sicura. Poi ci fu il sibilo del condotto flessibile che aderiva alla valvola e si incastrava con uno scatto netto.

— Tutto a posto, signore — riferì il tecnico.

— Bene, truppa, siamo di parata — mormorò Miles, e fece cenno a Roic di precederlo.

La sua guardia del corpo annuì e scivolò attraverso il portello; dopo un momento si voltò a riferire: — Pronto, Milord, tutto bene.

Miles lo seguì con Ekaterin alle spalle. Mentre si muoveva diede uno sguardo furtivo alla moglie che avanzava: era snella e bellissima nella sua tunica rossa e calzamaglia nera, con i capelli raccolti in una treccia e avvolti in un’acconciatura sofisticata attorno al capo. L’assenza di gravità aveva un effetto affascinante su di una anatomia femminile ben sviluppata, cosa che Miles ritenne più opportuno non farle notare in quel preciso momento. Come mossa d’apertura, organizzare questo primo incontro nella sezione priva di gravità della Stazione Graf aveva chiaramente lo scopo di mettere a disagio i visitatori, sottolineando chi erano i veri padroni dello spazio in questione. Se avessero voluto essere educati, i quad lo avrebbero ricevuto in una delle sezioni dotate di gravità.

Il portello si apriva su uno spazioso vano cilindrico, la cui simmetria radiale bandiva disinvoltamente ogni concetto di ’alto’ e ’basso’. Roic fluttuava appeso con una mano alla maniglia accanto al portello, l’altra tenuta attentamente lontana dalla fondina dello storditore. Miles piegò la testa per riuscire a vedere l’intero schieramento di una mezza dozzina di quad, maschi e femmine, con una corazza di tipo paramilitare, disposti intorno a loro in modo da poterli tenere sotto fuoco incrociato. Avevano le armi a tracolla, una formalità per mascherare la minaccia. Dai loro fianchi spuntavano le braccia inferiori, più spesse e muscolose di quelle superiori. Entrambe le paia di braccia erano protette da maniche di materiale plasma-riflettente. Miles non riuscì a fare a meno di pensare che lì c’erano soldati in grado davvero di sparare e ricaricare al tempo stesso. La cosa interessante era che benché due di loro portassero le insegne della Sicurezza della Stazione Graf, gli altri indossavano i colori e i gradi della Milizia dell’Unione.

Erano uno spettacolo impressionante, ma non era a loro che doveva prestare attenzione. Il suo sguardo si spostò sui tre quad e il terricolo dotato di gambe che si trovavano proprio di fronte al portello d’ingresso. Espressioni di vaga sorpresa vennero rapidamente soppresse da tre delle quattro facce nel percepire l’aspetto poco standard di Miles.

L’ufficiale al comando della Stazione Graf era riconoscibile dall’uniforme, le armi e la faccia scura. Un altro maschio quad di mezza età indossava anch’egli un’uniforme di qualche tipo, blu ardesia, di un taglio tradizionale probabilmente studiato per rassicurare il pubblico. Una donna quad con i capelli bianchi era invece vestita in modo più ricercato, con un abito di velluto marrone le cui maniche superiori erano decorate da tagli che lasciavano intravedere della stoffa argentea, mentre quelle inferiori erano attillate. Anche il terricolo portava l’uniforme color ardesia, ma con pantaloni e stivali dalla suola adesiva. Capelli castani, tagliati corti, che andavano ingrigendo, si muovevano dolcemente attorno al suo volto mentre si girava a guardare Miles. Miles per poco non soffocò nel tentativo di ingoiare un’esclamazione di sorpresa.

Mio Dio. È Bel Thorne. Cosa diavolo ci faceva lì l’ex-mercenario ed ermafrodita betano? La domanda ricevette risposta nel momento stesso in cui veniva formulata. Bene. Dunque adesso so chi è l’osservatore di ImpSec sulla Stazione Graf. Il che innalzava l’attendibilità di quei rapporti fino a un livello immensamente superiore… o no? Il sorriso si gelò sul volto di Miles, nascondendo, o così sperava, la sua improvvisa e totale confusione mentale.

La donna dai capelli bianchi stava parlando, in tono assolutamente gelido: un angolino della mente di Miles, che funzionava ancora in automatico, decise che non solo era la più anziana, ma quella dotata di maggiore autorità.

— Buona sera, Lord Ispettore Vorkosigan. Benvenuto nell’Unione degli Habitat Liberi.

Miles, che teneva per mano Ekaterin, riuscì a restituire un cenno educato del capo. Lasciando a sua moglie la seconda maniglia accanto al portello, riuscì a collocarsi in caduta libera con il giusto orientamento, davanti alla donna quad, e senza rotazioni involontarie. — Grazie — rispose in tono neutro. Bel, ma che diavolo…? Dammi qualche indizio, diamine.

L’ermafrodita rispose con freddo disinteresse alla sua breve occhiata e, con molta disinvoltura, alzò una mano e si grattò il naso, come a voler dire Aspetta…

— Sono la Sigillatrice Anziana Greenlaw — continuò la donna quad — e ho ricevuto dal mio governo l’incarico di incontrarmi con lei e provvedere all’arbitrato con voi barrayarani e le vostre vittime sulla Stazione Graf. Questo è il Capo Gruppo Venn della Sicurezza della Stazione Graf, e questo il Capo Watts, supervisore delle Relazioni Terricoli della Stazione, e lui è il portomastro Bel Thorne.

— Buona sera, signora, signori, e onorevole erm — continuò automaticamente la bocca di Miles. Era rimasto così scosso dalla vista di Bel che non aveva nemmeno reagito con indignazione a quel vostre vittime. — Permettetemi di presentare mia moglie, Lady Ekaterin Vorkosigan, e il mio assistente personale, l’armiere Roic.

Tutti i quad rivolsero un’occhiata di disapprovazione a Roic. Ma ora toccava a Bel sgranare gli occhi e fissare con improvvisa attenzione Ekaterin. L’aspetto squisitamente personale della cosa non sfuggì a Miles, che si rese conto di come, di lì a breve, sarebbe stato costretto a presentare la sua sposa a una sua vecchia fiamma. Non che la cotta che Bel aveva spesso professato di avere nei suoi confronti fosse mai stata consumata, cosa che a volte rimpiangeva un poco…

— Portomastro Thorne, ah… — Miles era più ancora con i piedi per aria, tuttavia la sua voce si fece brillante e curiosa: — Ci siamo già incontrati?

— Non credo, Lord Ispettore Vorkosigan, no — rispose Bel; Miles sperò ardentemente che solo le sue orecchie percepissero la lieve enfasi con cui quella voce dall’accento strascicato, che gli era tanto familiare, aveva pronunciato il suo nome e titolo barrayarani.

— Ah. — Miles esitò. Gettiamo un amo, un appiglio, qualcosa… - Sa, mia madre era di Beta.

— Che coincidenza — disse Bel. — Anche la mia.

Bel, dannazione! — Ho avuto il piacere di visitare la Colonia Beta in numerose occasioni.

— Oh, io negli ultimi decenni ci sono tornato solo una volta. — Negli occhi castani si affievolì lo scintillio elusivo del senso dell’umorismo notoriamente terribile di Bel, e l’erm si rilassò al punto da dire: — Mi piacerebbe avere notizie di quella vecchia palla di sabbia.

— Sarebbe un piacere per me discuterne — rispose Miles, pregando che questo scambio suonasse educatamente diplomatico e non criptico. E in fretta, maledizione. Bel gli restituì un cordiale cenno del capo.

La donna quad fece un gesto verso l’altra estremità del vano con una delle mani superiori. — Vogliate per favore accompagnarci nella sala conferenze, Lord e Lady Vorkosigan, armiere Roic.

— Certamente, Sigillatrice Greenlaw. — Miles eseguì un lieve mezzo inchino, come a dire dopo di lei, signora, poi si allungò fino a toccare con un piede la paratia, dandosi così una spinta per poterla seguire.

Ekaterin e Roic lo imitarono. Ekaterin arrivò alla porta stagna e frenò con ragionevole grazia, Roic invece atterrò con un tonfo. Aveva messo troppa forza nel darsi la spinta, ma Miles non poteva fermarsi a spiegargli le finezze dei movimenti in assenza di gravità. Prima o poi avrebbe imparato, o si sarebbe rotto le ossa. La serie di corridoi che percorrevano presentava, comunque, una sufficiente quantità di maniglie a cui aggrapparsi.

I terricoli riuscirono a tenere il passo dei quad, che li seguivano e li precedevano; fu con mal celata soddisfazione che Miles constatò come nessuna delle guardie dovesse fermarsi per recuperare un barrayarano in rotazione incontrollata oppure disperatamente fermo a mezz’aria.

Arrivarono infine in una sala dove un’immensa vetrata panoramica si apriva sui bracci d’attracco della Stazione e lo spazio profondo, punteggiato di stelle. Lo scenario era così profondo che un terricolo con appena un tocco di agorafobia da pressurizzazione avrebbe senza dubbio preferito rimanere il più possibile vicino alla parete opposta. Miles fluttuò dolcemente fino alla barriera trasparente, fermandosi con due dita tese delicatamente davanti a sé, e osservò il panorama; le sue labbra s’incurvarono spontaneamente. — Bellissimo — disse con sincerità.

Si guardò attorno. Roic aveva trovato una maniglia accanto alla porta, che condivideva con una delle mani inferiori di una guardia quad, fra occhiatacce e caute manovre per evitare di toccarsi. La guardia d’onore era rimasta nel corridoio, mente lì erano entrati solo due quad, uno della Stazione Graf e uno dell’Unione, che osservavano i presenti con sguardi molto attenti. Le due pareti laterali della stanza erano decorate con piante che crescevano dentro tubi a spirale illuminati, dove le radici erano immerse in una nebbiolina idroponica. Ekaterin si fermò accanto a una di esse, osservandone da vicino le foglie multicolori. Distolse l’attenzione con una certa fatica, e il breve sorriso che le era spuntato in viso si spense, mentre guardava Miles e i loro ospiti quad, cercando di cogliere indizi su come comportarsi. I suoi occhi finirono, curiosi, su Bel, che a sua volta stava guardando Miles, con un’espressione che… be’, a chiunque sarebbe sembrata neutra, mentre Miles era certo che fosse profondamente ironica.

I quad si disposero a formare un semicerchio attorno a una piastra video nel centro della stanza, con Bel che fluttuava accanto al suo commilitone in uniforme ardesia, Capo Watts. Degli steli di diversa altezza, dotati di pannelli di controllo che in genere si trovavano sui braccioli delle poltrone di un terminale, tanto da assomigliare a fiori sui loro gambi, fornivano punti d’appoggio adeguatamente distanziati. Miles ne scelse uno che gli permetteva di rivolgere la schiena alla vetrata. Ekaterin fluttuò fino a sistemarsi dietro di lui. Aveva assunto un atteggiamento silenzioso e riservato che Miles interpretò come infelice. Forse voleva solo dire che era troppo impegnata ad assorbire informazioni per ricordarsi di essere vivace. Per fortuna, quell’espressione simulava anche un distacco aristocratico.

Un paio di quad più giovani, vestiti di maglietta e pantaloncini verdi, entrarono e offrirono delle bevande. Miles scelse una cosa che veniva presentata come tè, Ekaterin un succo di frutta, e Roic, con uno sguardo ai suoi colleghi quad cui non era stato offerto nulla, declinò. Un quad poteva afferrarsi a una maniglia, tenere un bicchiere da cui bere e avere ancora due mani libere per estrarre un’arma e sparare. Non era giusto!

— Sigillatrice Anziana Greenlaw — cominciò Miles. — Dovrebbe avere ricevuto le mie credenziali. — La donna annuì, e i suoi corti, sottili capelli bianchi seguirono il movimento formando un morbido alone. Miles continuò: — Sfortunatamente il significato del suo titolo non mi è familiare. A nome di chi parla, e sono le sue parole un vincolo di onore per chi rappresenta? Voglio dire, rappresenta la Stazione Graf, un dipartimento della Unione degli Habitat Liberi, o un’entità ancora più vasta? E chi ratifica gli accordi da lei stretti? — E quanto tempo gli ci vuole per farlo?

La donna esitò, e Miles si chiese se lo stesse studiando con la stessa intensità con cui lui studiava lei. I quad vivevano più a lungo dei betani, i quali arrivavano comunemente ai centoventi anni standard. Potevano aspettarsi un’esistenza di un secolo e mezzo; quanti anni aveva quella donna?

— Sono una Sigillatrice del Dipartimento Relazioni Terricole dell’Unione; credo che alcune culture terricole mi considererebbero un ministro plenipotenziario degli Affari Esteri, cioè, l’autorità a capo della struttura diplomatica. Ho servito il dipartimento per gli ultimi quarant’anni e ho compiuto turni di servizio come inviato anziano in entrambi i sistemi confinanti.

I sistemi confinanti erano vicini di casa dello Spazio Quad, a diversi salti iperspaziali di distanza lungo rotte molto trafficate; questo voleva dire che aveva effettivamente vissuto su dei pianeti. E che fa questo mestiere da prima che io nascessi. Se non era una di quelle persone convinte che una volta visto un pianeta li hai visti tutti, avrebbe anche potuto essere una cosa promettente. Miles annuì.

— Le mie raccomandazioni e gli accordi che stipulo vengono ratificati dalla mia squadra di lavoro sulla Stazione Unione, cioè il Consiglio Direttivo dell’Unione degli Habitat Liberi — concluse la quad.

Be’, dunque il comitato c’era, ma per fortuna non lì. Miles calcolò che doveva essere l’equivalente di un esponente di primo piano del Consiglio dei Ministri di Barrayar, equivalente al suo rango di Ispettore Imperiale. Certo, i quad non avevano nulla di simile a un Conte barrayarano nella loro struttura di governo, anche se non sembravano soffrire troppo per questa privazione… Miles dovette ingoiare uno sbuffo sarcastico. A un solo gradino dalla cima, Greenlaw aveva un numero finito di referenti da compiacere o persuadere. Si permise per la prima volta di sperare in un negoziato ragionevolmente flessibile.

La donna unì leggermente le sopracciglia bianche. — La chiamano la Voce dell’Imperatore. Davvero i barrayarani sono convinti che la voce del loro Imperatore provenga dalla sua bocca, a tutti questi anni-luce di distanza?

Miles rimpianse di non avere una sedia su cui potersi raddrizzare; dovette accontentarsi di irrigidire un po’ la spina dorsale. — Il mio nome è dovuto a una formalità legale, non a una superstizione, se è questo che intende. In effetti, è la descrizione informale del mio compito. Il mio vero titolo è Ispettore Imperiale. E il mio primo compito è di ascoltare. Rispondo a, e per, l’Imperatore Gregor e solo a lui. — Sembrava opportuno in quella sede lasciare fuori varie complicazioni come la possibile procedura di impeachement da parte del Consiglio dei Conti, e altri pesi e contrappesi tipicamente barrayarani. Come l’assassinio.

L’ufficiale della Sicurezza, Venn, interloquì: — Ma in definitiva lei controlla oppure no le forze militari barrayarane nello spazio dell’Unione? — Evidentemente aveva accumulato abbastanza esperienze sui militari barrayarani da avere qualche problema a credere che quel nanerottolo potesse esercitare un qualche controllo sul burbero Vorpatril e sui suoi soldati sani e muscolosi.

Miles si schiarì la voce. — Poiché l’Imperatore è il comandante in capo dell’esercito barrayarano, la sua Voce è automaticamente l’ufficiale di grado più elevato in qualunque corpo militare barrayarano.

— Quindi se lei glielo ordinasse, quei barbari là fuori sparerebbero? — chiese Venn, acido.

Miles riuscì a inchinarsi leggermente nella sua direzione, il che non era facile in assenza di gravità. — Signore, se gli venisse ordinato da una Voce dell’Imperatore, essi si sparerebbero addosso.

Era pura vanteria, be’, almeno in parte, ma non c’era bisogno che Venn lo sapesse. Bel non tradì nessuna espressione, grazie a qualunque santo si trovasse a passare nei paraggi, anche se Miles riuscì a vedergli inghiottire la risata. Non farti saltare i timpani dallo sforzo, Bel. Le sopracciglia bianche della Sigillatrice impiegarono un momento a tornare diritte.

Miles continuò: — D’altra parte, anche se non è affatto difficile provocare in un gruppo di persone il genere di eccitazione che induce a sparare a questo o a quello, uno degli scopi della disciplina militare è di assicurarsi che, all’opportuno comando, smettano di sparare. Questo non è il momento di sparare, è il momento di parlare… e ascoltare. Io sto ascoltando. — Unì le punte delle dita e portò le mani su quello che se fosse stato seduto, sarebbe stato il grembo. — Dal vostro punto di vista, come descrivereste gli eventi che hanno determinato questa spiacevole situazione?

Greenlaw e Venn iniziarono a parlare assieme; la donna mosse una delle mani superiori, invitando l’ufficiale della sicurezza a proseguire.

Venn annuì e continuò: — È cominciata quando il mio dipartimento ha ricevuto una chiamata d’emergenza che invitava ad arrestare due dei vostri uomini che avevano aggredito una giovane quad.

Ed ecco una nuova protagonista sulla scena. Miles mantenne un’espressione neutrale. — Aggredita come?

— Avevano fatto irruzione nei suoi appartamenti, l’avevano picchiata e rotto un braccio. Evidentemente erano a caccia di un certo ufficiale barrayarano che non si era presentato al suo posto…

— Ah. Il guardiamarina Corbeau, suppongo?

— Sì.

— E si trovava nell’appartamento di questa ragazza, il guardiamarina?

— Sì…

— Dietro suo invito?

— Sì. — Venn fece una smorfia. — A quanto pare erano, ehm, diventati amici. Garnet Cinque è una delle prime ballerine della Troupe Minchenko, che si esibisce in spettacoli di danza a gravità zero per i residenti della Stazione e per i visitatori terricoli. — Venn prese fiato. — Non è del tutto chiaro chi ha cercato di difendere, quando la pattuglia barrayarana è arrivata nel suo alloggio per riprendersi l’ufficiale, ma la cosa è degenerata in una zuffa. Abbiamo arrestato tutti i terricoli e li abbiamo portati al Posto di Sicurezza Tre per cercare di sbrogliare la situazione.

— A proposito — aggiunse la Sigillatrice Greenlaw — il vostro guardiamarina Corbeau ha recentemente chiesto asilo politico all’Unione.

Anche questa era nuova. — Quanto recentemente?

— Questa mattina. Quando ha saputo che lei stava per arrivare.

Miles esitò. Riusciva a immaginare almeno una dozzina di scenari diversi, dal più sinistro al più stupido; purtroppo per lui, la sua mente tendeva subito a considerare quello sinistro. — Pensate di concederglielo?

La donna gettò un’occhiata al Capo Watts, che fece un piccolo gesto con una delle mani inferiori e disse: — Il mio dipartimento sta considerando la cosa.

— Se volete il mio consiglio, è di prendere la domanda e stracciarla — ringhiò Venn. — Qui non abbiamo bisogno di gente di quella razza.

— Vorrei parlare con il tenente Corbeau — disse Miles.

— Be’, lui evidentemente non vuole parlare con lei — replicò Venn.

— Nondimeno. Considero essenziale per la comprensione di questa complessa catena di eventi poter avere accesso in prima persona alle testimonianze oculari. Avrò anche bisogno di parlare con gli altri… — riuscì a rimangiarsi la parola ostaggi, che sostituì con: — fermati barrayarani, per la stessa ragione.

— Non è poi tanto complessa — rispose Venn. — Un gruppo di barbari armati fino ai denti ha fatto irruzione nella mia Sezione, violato le regole doganali, stordito una mezza dozzina di passanti innocenti e un certo numero di ufficiali della Sicurezza che stavano solo cercando di fare il loro dovere. Hanno poi tentato di far evadere i detenuti e compiuto atti di vandalismo ai danni della Stazione. Le accuse nei loro confronti riguardano crimini documentati su video, che vanno dall’esplosione di colpi con armi illegali, alla resistenza all’arresto, all’incendio doloso in zona abitata. È un miracolo che nessuno sia rimasto ucciso.

Questo, sfortunatamente, è ancora tutto da dimostrare — disse Miles. — Il problema è che dal nostro punto di vista l’arresto del guardiamarina Corbeau non rappresenta il primo anello della catena degli avvenimenti. L’ammiraglio Vorpatril riferisce che un uomo è mancato all’appello prima di allora: il tenente Solian. Sia secondo i nostri testimoni che i vostri, è stata trovata una quantità ingente di sangue del tenente sul pavimento di uno dei vani di carico merci della Stazione Graf. La lealtà militare va in entrambe le direzioni: noi barrayarani non abbandoniamo i nostri uomini. Vivo o morto, dov’è quello che rimane del tenente Solian?

Venn per poco non digrignò i denti. — Lo abbiamo cercato. Non è più sulla Stazione. Il suo corpo non si è trovato nello spazio in nessuna ragionevole traiettoria proveniente dalla Stazione Graf. Abbiamo controllato e lo abbiamo riferito a Vorpatril. Più volte.

— Sarebbe difficile per un terricolo sparire all’interno dello Spazio Quad?

— Se possibile, a questo vorrei rispondere io — interruppe Bel Thorne — riguarda il mio dipartimento.

Greenlaw fece un cenno d’assenso con una delle mani inferiori, mentre con una di quelle superiori si massaggiava la punta del naso.

— L’imbarco e lo sbarco dalle navi dirette su rotte galattiche è controllato minuziosamente, non solo dalla Stazione Graf, ma anche dagli altri nostri porti di deposito o commercio. Se non impossibile, è almeno molto difficile attraversare le barriere doganali e le aree del dipartimento immigrazione senza lasciare qualche traccia, comprese quelle sui monitor video disseminati nell’area. Il suo tenente Solian non compare da nessuna parte nelle nostre registrazioni, visive o informatiche, di quel giorno.

— Davvero? — Miles gli rivolse un’occhiata dura. È questa la verità?

Bel rispose con un breve cenno del capo: Sì.

— Per quanto riguarda i viaggi all’interno del sistema, questi sono meno controllati. È più… attuabile che qualcuno sia passato senza farsi notare dalla Stazione Graf a un altro habitat dell’Unione. Se si tratta di un quad. Un terricolo, però, non passerebbe inosservato. In questo caso si seguono le solite procedure per la ricerca di persone scomparse, il che vuol dire fra le altre cose, che i dipartimenti di sicurezza degli altri habitat sono stati avvertiti. Solian, semplicemente, non è stato visto, né sulla Stazione Graf, né su qualunque altro habitat dell’Unione.

— E come spiegate il sangue nella stiva di carico?

— La stiva di carico si trova all’esterno del punto di accesso controllato dalla Sicurezza. La mia opinione è che chiunque abbia provocato quella situazione proveniva da una delle navi attraccate in quel molo.

Miles notò, senza commentare, la scelta delle parole di Bel: chiunque abbia provocato quella situazione, non chiunque abbia assassinato Solian. Naturalmente, Bel aveva assistito a un certo spettacolare episodio di preparazione alla criogenia, certo…

Venn interruppe con una notevole irritazione: — E tutte le navi presenti in quel momento appartenevano alla vostra flotta. In altre parole, vi siete portati le vostre grane su questa Stazione. Siamo gente pacifica, noi!

Miles rivolse un’espressione pensierosa a Bel, e riordinò mentalmente il suo piano. — La stiva di carico in questione è molto lontana da qui?

— È dall’altra parte della Stazione — rispose Watts.

— Gradirei poterla esaminare, insieme alle aree vicine, prima di incontrare il guardiamarina Corbeau e gli altri barrayarani. Forse il portomastro Thorne sarebbe così gentile da accompagnarmi a visitare l’area in questione?

Bel guardò il Capo Watts e ottenne un segno di assenso.

— Lo farò con estremo piacere, Lord Vorkosigan.

— Subito? Potremmo spostarci con la mia nave.

— Sarebbe molto comodo, sì — disse Bel, gli occhi che scintillavano di apprezzamento.

— Grazie. — Presa la palla al balzo, finalmente. — Sarebbe un’ottima soluzione.

Per quanto Miles bruciasse dal desiderio di andarsene e scrollare Bel per bene in privato, dovette subire sorridendo una serie di altre formalità, fra cui la presentazione ufficiale dell’elenco dei costi, delle multe, degli addebiti e delle sanzioni pecuniarie accumulate dalle squadre di Vorpatril. Afferrò con delicatezza dall’aria il disco dati che il Capo Watts gli aveva lanciato con una lieve torsione del polso e informò: — Sia ben chiaro che non accetto questi addebiti. Mi impegno però a esaminarli in modo approfondito non appena ne avrò l’occasione.

Quella dichiarazione venne accolta da uno schieramento di volti privi di sorriso. Il linguaggio dei quad meritava uno studio tutto particolare. Gesticolare con le mani era un mezzo espressivo molto flessibile per loro. Le mani di Greenlaw erano molto controllate, sia quelle superiori che quelle inferiori. Venn stringeva tutti e quattro i pugni, ma d’altra parte lui era stato fra quelli che avevano portato via a braccia i compagni ustionati, dopo l’incendio causato dagli uomini di Vorpatril.

La riunione terminò senza che nulla di simile a una conclusione fosse raggiunta, cosa che Miles reputò una piccola vittoria: il primo round era finito senza impegnare se stesso, o Gregor, in nessuna promessa. Però non aveva ancora idea di come avrebbe potuto sbrogliare quella matassa in modo da avvantaggiarsene. Aveva bisogno di altri dati, di influenze subliminali, di persone, di qualcosa su cui fare leva e che ancora non aveva intravisto. Devo parlare a Bel.

Almeno quel desiderio sembrava sul punto di essere soddisfatto. La riunione si sciolse e la guardia d’onore tornò a scortare i barrayarani attraverso i corridoi, fino all’attracco dove li attendeva la Kestrel.

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