CAPITOLO TREDICESIMO

Finalmente il Capo Venn parlò: — Ma allora… quel bastardo cetagandano avrebbe ucciso il vostro tenente Solian? Ma siamo sicuri che sia lo stesso Dubauer, che voleva farci arrestare ieri sera? Cos’è, un erm, un uomo, o cosa?

— O cosa — rispose Miles. — I miei medici hanno stabilito da un campione di sangue, che ho accidentalmente raccolto ieri, che Dubauer è un ba cetagandano. I ba non sono né maschi, né femmine, né ermafroditi, ma una… casta, credo sia il termine più appropriato, di servi senza genere, al servizio dei signori haut cetagandani. Specificamente, delle dame haut che governano il Nido, al centro del Giardino Celeste, la residenza imperiale su Eta Ceta. E che non lasciano mai il Giardino Celeste, con o senza i loro servitori ba.

E allora che cosa ci fa un ba qui fuori, eh? rifletté Miles.

— Sembra che quel ba si porti dietro un carico di mille replicatori uterini contenenti quelli che sospetto essere gli ultimi modelli di feti haut geneticamente modificati — continuò Miles. — Non so dove, non so perché, e non so per chi, ma se quest’uomo ci ha raccontato la verità, il ba ha già ucciso quattro persone per mantenere il suo segreto.

L’espressione di Greenlaw si era fatta rigida per l’orrore. Venn guardò Gupta, accigliato. — Allora sarà meglio diramare un ordine per il suo arresto.

— No! — gridò Miles, allarmato.

Poi spiegò in fretta: — Stiamo parlando di un agente cetagandano, probabilmente altamente addestrato che porta con sé armi biologiche sofisticatissime. Ed è già stressato dai ritardi che la flotta ha accumulato a causa di tutti i contrattempi. Ha appena scoperto che ha commesso almeno un grave errore, perché Gupta qui è ancora vivo e la cosa deve averlo scosso. Non possiamo mandargli contro un branco di civili allo sbaraglio. Nessuno deve avvicinarsi a lui, a meno che non sappia esattamente cosa fare.

— Ed è la sua flotta che ha portato quella creatura qui, sulla mia Stazione?

— Mi creda, se mai qualcuno dei miei avesse saputo, non sarebbe mai andato oltre Komarr. La flotta è stata ingannata: di questo sono sicurissimo.

Be’, non proprio sicurissimo, si disse: controllare quella categorica affermazione sarebbe stato un problema di altissima priorità per i servizi di controspionaggio, a casa.

Greenlaw guardò Gupta con sospetto. Tutti i quad presenti seguirono il suo sguardo. — È possibile che lui porti ancora addosso quell’infezione?

Miles prese fiato. — Possibile. Ma se è così, sarebbe già troppo tardi. Si è aggirato nella Stazione per giorni, ormai. Diavolo, se fosse contagioso, avrebbe seminato l’infezione lungo la rotta che tocca una mezza dozzina di pianeti attraverso il Complesso Iperspaziale.

E me. E la mia flotta. E forse anche Ekaterin.

— Vedo due ragioni di ottimismo. Uno, secondo la testimonianza di Gupta, il ba per contagiarli ha dovuto toccarli.

I poliziotti che avevano avuto contatti con il prigioniero si rivolsero sguardi apprensivi.

— E due — continuò Miles — se il morbo è frutto dell’ingegneria genetica del Nido Celeste, è probabile che sia severamente controllato, forse autodistruttivo. Le dame haut non amano lasciare in giro la loro spazzatura, perché chiunque ci possa frugare dentro.

— Ma io sono guarito! — gridò l’anfibio.

— Sì — disse Miles. — Perché qualcosa nel tuo genoma, e nella situazione in cui ti sei trovato, ha sconfitto l’infezione, o comunque l’ha controllata abbastanza a lungo da tenerti in vita oltre il suo periodo di attività. Metterti in quarantena ora sarebbe inutile, ma la priorità maggiore, subito dopo quella di fermare il ba, dev’essere di farti esaminare da una squadra di medici fino all’ultima cellula, per vedere se quello che hai avuto può salvare qualcun altro. — Miles prese fiato. — Posso offrire gli ambulatori e i medici della Prince Xav? I nostri uomini hanno un addestramento specifico per le armi biologiche cetagandane.

Gupta gridò a Venn, in preda al panico: — Non mi consegni ai komarrani! Mi dissezioneranno!

Venn, che si era illuminato all’offerta di Miles, diede al prigioniero un’occhiata esasperata.

Greenlaw intervenne: — Che cosa le fa pensare che il lavoro di quegli haut sia tanto sicuro, tanto controllato?

— Sicuro, no. Controllato, forse. — Quanto indietro doveva risalire per chiarire quale fosse il pericolo? Era vitale che i quad capissero, e gli credessero. — I cetagandani… hanno questa aristocrazia a due livelli che confonde terribilmente tutti gli osservatori militari non cetagandani. Al centro stanno i signori haut, che sono, in effetti, un gigantesco esperimento genetico per la produzione di una razza post-umana. Il lavoro è condotto e controllato dalle genetiste haut del Nido Celeste, il centro dove vengono creati e modificati tutti gli embrioni haut prima di venire rimandati alle loro costellazioni… nei loro clan, nelle loro famiglie… sui pianeti esterni dell’Impero. A differenza della maggior parte degli esempi che offre la storia, le dame haut non partono dal presupposto di aver già raggiunto la perfezione. Al momento, non credono ancora di avere finito il loro lavoro. Quando sarà finito… be’, chi lo sa che cosa succederà? Quali saranno i desideri e gli scopi di una vera razza post-umana? Nemmeno le dame haut osano immaginare i pensieri dei loro bis-bis-bis chissà che cosa nipoti. Dirò solo che tutto ciò li rende dei vicini piuttosto inquietanti.

— Non hanno già tentato di conquistare Barrayar? — chiese Leutwyn.

— Non erano gli haut. Si trattava dei signori ghem. La razza cuscinetto, se volete, fra gli haut e il resto dell’umanità. Si può pensare ai ghem come ai figli bastardi degli haut, solo che non sono bastardi. Gli haut fanno passare alcune linee genetiche ben selezionate ai ghem attraverso le mogli haut che gli accordano come trofei… è un sistema complicato. Ma i ghem sono il braccio militare dell’Impero, e sono sempre ansiosi di provare il loro valore ai padroni haut.

— I ghem li ho visti — disse Venn. — Passano di qua di tanto in tanto. Pensavo che fossero, be’, una specie di aristocrazia degenere. Dei parassiti. Che avevano paura di sporcarsi le mani. Nessuno di loro lavorava. — Fece uno sbuffo di disprezzo molto quad. — Ricordo di essermi chiesto fino a che punto i loro soldati li avrebbero sopportati.

— In apparenza, gli haut sembrano dominare i ghem esclusivamente attraverso una sorta di influenza morale. Perché i ghem vivono nell’ammirazione e nello stupore per la loro bellezza e intelligenza, e perché gli haut sono la fonte di tutta una serie di ricompense di status, che culminano nelle mogli haut. Ma in realtà… sospettiamo che gli haut abbiano a loro disposizione un arsenale biologico e biochimico che perfino i ghem trovano terrificante.

— Non ho mai sentito neppure ipotizzare che esista una cosa di questo genere — disse Venn, scettico.

— Oh, ci può scommettere.

— Perché non l’hanno usato su di voi barrayarani allora? — chiese Greenlaw.

— È un problema che è stato molto studiato dal mio governo. Prima di tutto, avrebbe messo in allarme tutti i vicini. L’Impero cetagandano a quanto pare non era pronto a fronteggiare un’alleanza di vicini tanto spaventati da arrivare a bruciare i loro pianeti per sterilizzare anche l’ultimo microbo. Ma, soprattutto, pensiamo che si sia trattato di una questione di fini. I ghem volevano il territorio e la ricchezza, la gloria personale che sarebbe seguita alla conquista. Le dame haut, semplicemente, non erano granché interessate. Non al punto da sprecare le loro risorse… non le risorse degli armamenti in sé, ma la reputazione, la segretezza, la minaccia silenziosa di una potenza che nessuno conosceva. I nostri servizi di spionaggio hanno scoperto almeno una mezza dozzina di casi, negli ultimi trent’anni, in cui si sospetta l’uso di armi biologiche haut e, in ogni caso, si era trattato di una faccenda interna cetagandana. — Guardò il volto preoccupato di Greenlaw e aggiunse quella che sperava non suonasse come una vuota rassicurazione: — Non c’è stata ulteriore contaminazione o contagio da quegli incidenti, a quanto ne sappiamo.

Venn si rivolse a Greenlaw. — Allora, portiamo il prigioniero in cella, o in una clinica?

Greenlaw non rispose per qualche momento, poi decise: — La clinica dell’Università della Stazione Graf. Dritto all’unità d’isolamento infettivi. Vogliamo i nostri migliori esperti, e prima possibile.

Gupta obiettò: — Ma così sarò un bersaglio! Io stavo dando la caccia al bastardo cetagandano, ma così lui mi troverà!

— Lo credo anch’io — confermò Miles rapido. — Dovunque decidiate di portare Gupta, il luogo dovrà essere tenuto assolutamente segreto. Il fatto stesso che sia stato arrestato dovrebbe essere taciuto… santo cielo, non avrete già diramato la notizia del suo arresto attraverso i notiziari, vero?

— Non formalmente — fece Venn, a disagio.

Ha ben poca importanza, pensò Miles. Dozzine di quad lo avevano visto mentre veniva trascinato al posto di polizia. E i quad che lo avevano preso, di certo si sarebbero vantati dell’impresa con tutti quelli che conoscevano. Ormai la notizia si era certamente diffusa.

— Vi invito caldamente, allora, a far circolare la notizia che è fuggito. Completa di bollettini in cui si chiede ai cittadini di tenere di nuovo gli occhi aperti per arrestarlo. Il ba che ha ucciso quattro persone per mantenere il suo segreto… sarebbe disposto a ucciderne cinquantamila.

— Una campagna di disinformazione? — Greenlaw strinse le labbra per la ripugnanza.

— La vita di tutti, a bordo della Stazione, potrebbe dipendere da questo. La segretezza è la vostra unica speranza di salvezza. E quella di Gupta.

— La mia gente è già al limite — protestò Venn. Rivolse a Greenlaw uno sguardo supplice.

Miles agitò una mano. — Avete delle guardie addestrate nelle procedure di biodifesa?

— Dovremmo ricorrere agli specialisti della Milizia dell’Unione — disse Greenlaw in tono deciso. — Farò la richiesta. Ma ci vorrà… del tempo, prima che arrivino.

— Intanto — disse Miles — io posso prestarvi del personale addestrato.

Venn fece una smorfia. — Ho un blocco di detenzione pieno di vostro personale, e non sono rimasto particolarmente impressionato dal loro addestramento.

Miles soppresse una smorfia d’ira. — Non quelli. Parlo del personale del corpo dei medici militari.

— Considererò la sua offerta — disse Greenlaw.

— Alcuni dei medici di Vorpatril hanno una notevole esperienza e anche una conoscenza specifica in questo campo. Se non volete lasciarci portare Gupta al sicuro su una delle nostre navi, almeno lasciate che vengano loro ad aiutarvi.

Greenlaw strinse gli occhi. — D’accordo. Accetteremo quattro volontari. Disarmati. Sotto la diretta supervisione e il comando dei nostri esperti medici.

— Benissimo — rispose Miles.

Per il momento era il miglior compromesso che poteva ottenere. La parte biologica del problema, per quanto terrificante, doveva essere lasciata agli specialisti; quella era al di fuori delle competenze di Miles, ma acchiappare il ba prima che potesse fare altri danni era un’altra cosa.

— Gli haut non sono immuni al fuoco di uno storditore. Io… raccomando — non poteva ordinare, non poteva pretendere, e soprattutto, non doveva mettersi a urlare — che informiate i vostri poliziotti che il ba… Dubauer… deve venire stordito a vista. Una volta abbattuto, avremo tempo di sistemare le cose.

Greenlaw scambiò uno sguardo con il giudice Leutwyn il quale, intuendo quello che voleva dire, confermò con voce tesa: — È contro i regolamenti tendere una simile imboscata a un sospetto che non stia commettendo un crimine, resistendo all’arresto, o fuggendo.

— Anche in caso di armi biologiche? — chiese Venn.

Il giudice deglutì. — Va bene, ma assicuratevi che i vostri poliziotti non manchino il primo colpo.

— Prendo nota della sua raccomandazione, signore.

E se il ba non si fosse fatto vedere? La cosa gli era già riuscita bene nelle ultime ventiquattro ore…

Dove diavolo e Bel?

Ma che cosa voleva il ba? Presumibilmente liberare il suo carico, e che Gupta morisse prima di poter parlare. Forse non sapeva ancora che Miles aveva scoperto tutto.

— Imboscata — suggerì Miles. — Ci sono due punti in cui potrete tendere un’imboscata al ba. Dovunque porterete Gupta… o meglio, dovunque lui creda che lo abbiate portato. Se non volete diramare l’annuncio che è fuggito, allora nascondetelo in un posto segreto, ma fate in modo che si sappia che si trova alloggiato in un luogo raggiungibile. Poi un’altra trappola si può tendere sull’Idris. Se Dubauer chiede il permesso di salire a bordo, dovreste concederglielo. E poi bloccarlo mentre entra nella stiva.

— Era quello che avrei voluto fare io — disse Gupta con rimpianto. — Se solo voi mi aveste lasciato in pace, a questo punto tutto sarebbe già finito.

Miles era d’accordo con lui, ma non poteva certo confermarlo ad alta voce: qualcuno avrebbe potuto fargli notare che era stato proprio lui a chiedere che venisse arrestato.

Greenlaw aveva un’aria cupamente pensierosa. — Vorrei ispezionare quel carico. È probabile che violi abbastanza regolamenti per essere sequestrato e portato fuori dalla nave.

Il giudice si schiarì la gola. — Questo potrebbe essere legalmente complicato, Sigillatrice. I carichi non scaricati per il trasferimento, anche se discutibili, sono di norma lasciati transitare senza controlli legali. Sono considerati di responsabilità territoriale della nazione in cui è registrata la nave che li trasporta, a meno che non costituiscano una minaccia grave e imminente per la popolazione. Un migliaio di feti, ammesso che si tratti di questo, che minaccia possono costituire per la Stazione?

Sequestrarli? pensò Miles. Se lo avessero fatto, avrebbero attirato l’attenzione dei cetagandani sullo Spazio Quad. E non potevano neppure immaginare a che pericolo sarebbero andati incontro. No, non era una buona idea.

— Anch’io desidero venire sulla Idris — disse Venn, — non tanto per vedere il carico, quanto per rendermi conto di dove far appostare i miei uomini.

— Avrete bisogno di me, per entrare nella stiva — fece notare Miles.

Greenlaw lo guardò in malo modo: — No, mi basta che lei mi dia i codici di sicurezza.

Miles le rivolse un sorriso di compatimento che la irritò. La quad ci pensò sopra un momento, poi ringhiò: — D’accordo. Andiamo, Venn. Anche lei, giudice. E — fece un piccolo sospiro — anche lei, Lord Ispettore Vorkosigan.

Gupta venne prudentemente avvolto in bio-barriere e due quad lo trascinarono via senza permettergli di toccare nient’altro. L’anfibio sopportò senza protestare. Sembrava del tutto esausto.

Garnet Cinque decise di andare a casa di Nicol in attesa di ricevere notizie di Bel. — Chiamami — supplicò Nicol a Miles mentre fluttuava via. Miles annuì, augurandosi che la chiamata non fosse tragica.

Si mise in contatto con la Prince Xav per informare l’ammiraglio Vorpatril sugli sviluppi della situazione. L’ammiraglio confermò che avrebbe inviato immediatamente una squadra di medici.

Poco dopo, il gruppo composto da Venn, Greenlaw, il giudice, due poliziotti quad, Miles e Roic, giunse all’astronave. Trovarono una delle due guardie quad che stazionavano al portello d’entrata, fuori dal suo flottante e accucciata a terra. Stava passando il tempo giocando con una pallina e altri oggetti metallici. Miles non capì come funzionasse, ma probabilmente il gioco consisteva nel riuscire ad afferrare gli oggetti mentre la palla rimbalzava. Per rendere il gioco più interessante stava usando una mano diversa a ogni mossa. Il quad, nel vedere i nuovi venuti, raccolse tutto in fretta e rientrò nel suo flottante.

Venn finse di non averlo notato; si limitò a chiedere se fosse successo qualcosa durante il loro turno. Niente. Nessuno aveva chiesto di entrare: loro erano le prime persone che vedevano da quando avevano montato la guardia.

Venn diede ai suoi poliziotti le istruzioni per catturare il ba nel caso comparisse, mentre Miles accompagnava gli altri nella stiva.

Le file scintillanti dei replicatori di Dubauer erano sempre al loro posto, e Greenlaw cominciò ad aggirarsi tra i loro corridoi per un esame preliminare. Poi ritornò accanto al giudice il quale osservava Miles attivare un pannello per mostrare il contenuto dei replicatori.

Rispetto alla prima visita di Miles, alcuni indicatori adesso erano gialli invece che verdi. Si trattava di indici del livello di alcuni fattori di rischio, fra cui i livelli di adrenalina. Forse il ba aveva ragione affermando che i feti stavano per raggiungere il limite biologico dei contenitori? Oppure era il segnale di una crescita eccessiva?

Mentre Miles osservava, un paio di indicatori tornarono al verde. Allora, tranquillizzato, continuò a mostrare le immagini dei singoli feti a Greenlaw e al giudice. Quando visualizzò il quarto, si accorse che il liquido amniotico conteneva una velatura di sangue scarlatto. Miles trattenne il fiato. Ma come…?

Non era normale. L’unica possibile origine del sangue era il feto stesso, e sembrava provenire da una piccola ferita irregolare sulla schiena. La luce rossastra della stiva, si disse Miles per rassicurarsi, faceva apparire le cose peggiori di quanto non fossero.

La voce di Greenlaw lo fece sussultare. — C’è qualcosa che non va in quel feto?

— Sembra che abbia una ferita. Ma… non dovrebbe essere possibile, in un replicatore sigillato. — Pensò ad Aral Alexander, a Helen Natalia, e lo stomaco gli si annodò. — Se alla Stazione avete un esperto della riproduzione tramite replicatore, è meglio che lo chiamiate per dargli un’occhiata. — Dubitava che fosse una materia per la quale i medici della Prince Xav potessero dare aiuto.

Quando Venn apparve sulla soglia della stiva, Greenlaw lo mise al corrente di cosa stava succedendo. L’espressione del quad si fece preoccupata. — Quell’uomo anfibio non stava mentendo. Questo è molto strano.

In quel momento il suo comunicatore suonò, Venn si scusò, fluttuò a distanza e parlò a bassa voce con chi lo aveva chiamato. Almeno, cominciò a bassa voce, fino a che tuonò: — Cosa? Quando?

Miles gli si avvicinò.

— Circa alle 02.00, signore — rispose la voce turbata di chi parlava dall’altra parte.

— Non era autorizzato!

— Sì, regolarmente autorizzato dal portomastro Thorne. Era lo stesso passeggero che aveva scortato a bordo ieri per badare ai suoi animali. Abbiamo ritenuto che non ci fosse niente di strano.

— Quando se ne sono andati? — chiese Venn. Il suo volto era una maschera d’ira.

— Non durante il nostro turno, signore. Non so che cosa sia successo dopo. Io sono andato direttamente a letto e ho visto l’ordine di ricerca del portomastro Thorne solo quando mi sono svegliato, pochi minuti fa.

— Perché la cosa non è stata registrata nel rapporto di fine turno?

— Il portomastro Thorne ci ha detto di non farlo. — La voce esitò. — Quanto meno… il portomastro ci ha ordinato di non scriverlo nel rapporto, dopo che il passeggero gli ha suggerito che sarebbe stato meglio evitarlo per non dover rispondere a tutti gli altri passeggeri che, se lo avessero saputo, avrebbero preteso di salire a bordo.

Venn fece una smorfia e respirò profondamente. — Va bene, a questo punto non si può fare più niente, agente. Tu sei giustificato, perché hai fatto rapporto appena hai saputo come stavano le cose. Da questo momento in poi provvediamo noi. — Venn chiuse la comunicazione.

— Cos’è successo? — chiese Miles.

Venn si mise le mani superiori alla testa ed emise un gemito. — Una guardia del turno di notte ha appena letto l’ordinanza di ricerca di Thorne. Mi ha informato che verso le due, Thorne è salito a bordo con Dubauer.

— E dopo Thorne dove è andato?

— A quanto pare nessuno dei due è uscito durante il suo turno di guardia. Scusatemi, devo andare a parlare con i miei. — Azionò i controlli del suo flottante e uscì in fretta dalla stiva.

Miles era rimasto senza parole. Come poteva Bel essere passato dall’incoscienza di drogato, a quel genere di azione nel giro di un’ora? Garnet Cinque ci aveva messo sei o sette ore a riprendersi. La sua fiducia nel racconto di Gupta fu improvvisamente scossa.

Roic chiese: — È possibile che il suo amico erm abbia cambiato bandiera, Milord? O che sia stato corrotto?

Il giudice Leutwyn guardò Greenlaw, che sembrava incerta e turbata.

— Dubiterei prima di me stesso — rispose Miles. — Non lo avrebbe fatto nemmeno se avesse avuto la canna di un disruptore neurale alla schiena. Bel avrebbe sicuramente cercato di guadagnare tempo.

— Mi chiedo come abbia fatto il ba a trovare il portomastro, quando per noi è stato impossibile — commentò Leutwyn.

Miles esitò. — Probabilmente, pedinando Gupta è arrivato sulla scena e ha visto cosa stava succedendo. Deve aver cambiato i suoi piani, di fronte alla possibilità di avere facile accesso al suo carico tramite Bel.

Ma quali piani? Se Gupta aveva detto la verità, era lui che voleva eliminare. Ma se il ba era arrivato tanto vicino al suo scopo, e poi aveva deciso di cambiare piano, voleva dire che c’era qualcosa di più enormemente importante.

Il ba aveva manifestato l’intenzione di distruggere il suo carico, se la cosa non si fosse sbloccata rapidamente; ma aveva anche detto di voler prelevare dei campioni per il congelamento. Probabilmente erano menzogne sopra menzogne, ma supponendo che almeno una parte fosse verità? Miles si girò a guardare le rastrelliere dei replicatori e gli si formò nella mente l’immagine del ba che lavorava con velocità e concentrazione sovrumane, mentre apriva il coperchio di ciascun replicatore e con un ago prelevava un campione, che poi riponeva in un congelatore non più grande di una valigetta. Miniaturizzando l’essenza del suo carico genetico avrebbe potuto portarlo via facilmente. A prezzo di abbandonare gli originali? Di distruggere le prove? Forse lo ha già fatto, e noi non possiamo ancora vederne gli effetti.

Se il ba era riuscito a far sciogliere i corpi di adulti, trasformarli in polle viscose nel giro di qualche ora, cosa sarebbe riuscito a fare con embrioni così piccoli?

Il cetagandano non era stupido. Il suo traffico sarebbe riuscito se Gupta non l’avesse ostacolato e inseguito a sua insaputa fino alla Stazione. Lì poi le cose erano precipitate, coinvolgendo Solian, la cui scomparsa aveva portato al pasticcio con Corbeau e Garnet Cinque, e il tutto, come risultato aveva causato il sequestro della flotta, compreso il prezioso carico del ba.

Miles sapeva esattamente cosa significasse vedere una missione pianificata in ogni dettaglio finire a causa di una imprevista serie di incidenti. Come avrebbe reagito il ba di fronte a quella situazione disperata? Miles lo aveva incontrato solo in due occasioni, quindi non poteva conoscerlo, ma aveva capito che era un tipo controllato e freddo, che poteva uccidere chiunque senza porsi problemi.

E se aveva intenzione di ridurre il suo carico alla massa minima, di certo non si sarebbe portato dietro nella sua fuga un prigioniero.

— Sì, penso proprio che Bel abbia cercato di guadagnare tempo, almeno finché ha potuto — disse Miles, e si fermò a schiarire la gola che gli si era seccata. — Però alla fine può aver ceduto, visto che non arrivava nessuno, allora… — si interruppe per un pensiero che gli era improvvisamente sorto nella testa. — Allora credo che Bel potrebbe essere ancora a bordo dell’Idris. Dobbiamo perquisire la nave. Subito.

— Tutta, Milord? — chiese Roic, preoccupato.

Stava per rispondere Sì! ma ci ripensò: — No. Bel non possiede altri codici di accesso oltre il controllo quad del portello. E il ba ha solo quelli di questa stiva e della sua cabina. Quindi non possono essere entrati in posti chiusi. Controlliamo solo gli spazi aperti.

— Forse è meglio attendere che arrivino gli uomini di Venn — suggerì Leutwyn a disagio.

— Se qualcuno cerca di salire a bordo, giuro che lo uccido con le mie mani prima che possa attraversare il portello. Non voglio che qualcuno si esponga a un eventuale contagio. E non sto scherzando. — Il tono di Miles questa volta era deciso e autoritario.

Il giudice Leutwyn lo guardò sorpreso, ma Greenlaw, dopo un momento di riflessione, annuì. — Capisco il suo punto di vista, Lord Ispettore Vorkosigan. E sono d’accordo con lei.

Si divisero a coppie: Greenlaw e il giudice; Roic e Miles. Prima guardarono nella cabina del ba, ma la trovarono vuota. Altre quattro cabine erano state lasciate aperte, tre presumibilmente perché erano state svuotate di ogni oggetto personale, la quarta apparentemente per semplice distrazione. L’infermeria era chiusa, così com’era rimasta dopo l’ispezione effettuata il giorno prima da Bel. Sul ponte superiore, la cucina era aperta, e così alcune delle aree ricreative, ma non trovarono né ermafroditi betani dal pessimo senso dell’umorismo, né resti umani in decomposizione.

Greenlaw e Leutwyn si riunirono a loro, dopo aver fatto il giro per controllare le altre stive del cilindro, ma le trovarono chiuse. Nel frattempo era tornato Venn al quale Greenlaw riferì quello che era stato deciso.

Rimanevano cinque zone da controllare, perciò si divisero il compito.

Miles e Roic andarono nella zona dei passeggeri; la maggior parte delle aree di servizio e quelle delle macchine erano chiuse. Ma la porta del reparto Piccole Riparazioni si aprì quando Miles toccò il pannello di controllo.

Tre stanze comunicanti tra loro erano piene di tavoli da lavoro, strumenti ed equipaggiamento diagnostico. Nella seconda camera, Miles trovò tre baccelli di salvataggio dell’Idris con il logo e il numero di serie della nave. Si trattava di palloni gonfiabili grandi a sufficienza per contenere una persona, fatti con una membrana particolarmente resistente, e dotati di dispositivi per il riciclo dell’aria, sufficiente a mantenere vivo un passeggero in un’emergenza da depressurizzazione fino all’arrivo dei soccorsi. Bastava entrare, chiudere, e premere il bottone di avvio. I baccelli personali non richiedevano un adeguato addestramento all’uso, perché, una volta intrappolati dentro, non c’era molto che si potesse fare. Ce n’erano in ogni cabina, stiva e corridoio della nave, custoditi in armadietti di emergenza nelle pareti.

Accanto a un bancone, c’era un baccello ancora gonfio, come se fosse stato abbandonato durante il collaudo da un tecnico quando la nave era stata evacuata dai quad.

Miles si avvicinò a uno dei suoi finestrini di plastica e guardò dentro. E vide Bel!

Stava seduto a gambe incrociate, completamente nudo. Aveva le labbra socchiuse, gli occhi vacui e distanti. Era talmente immobile che Miles temette che fosse morto, ma poi si tranquillizzò vedendo che respirava ancora. Mentre lo osservava, il corpo di Bel cominciò a tremare. Sul volto vacuo apparve un momentaneo rossore febbrile, e svanì.

No, Dio, no! Miles si voltò verso il sigillo del baccello, ma la sua mano si fermò e ricadde, formando un pugno con tanta forza che le unghie gli penetrarono nel palmo come coltelli. No…

Загрузка...