6. Si confuta una teoria

«Avrei dovuto dirti, collega Elijah,» disse Daneel, interloquendo improvvisamente «che questa è una conclusione ovvia.»

Baley scoccò un'occhiata sorpresa al suo partner robot. «Perché ovvia?» chiese.

«Anche la signora» disse Daneel «ha dichiarato di essere l'unica persona che poteva vedere suo marito. Su Solaria la situazione sociale è tale che anche lei non può plausibilmente dichiarare nient'altro che la verità. Certamente l'agente Gruer troverebbe ragionevole — perfino una via obbligata — credere che un marito solariano non possa essere visto che da sua moglie. Poiché c'era una sola persona con cui poteva vedersi, solo questa persona può essere l'assassino. O piuttosto l'assassina. L'agente Gruer, lo ricorderai, ha detto che solo una persona può averlo fatto. Considerava impossibile chiunque altro. Bene?»

«Ha anche detto, d'altronde,» ribatté Baley «che quell'unica persona non può essere stata neanche lei.»

«Con questo voleva probabilmente dire che non è stata trovata nessun'arma sulla scena del crimine. Presumibilmente la signora Delmarre potrebbe spiegare questa anomalia.»

Con fredda educazione robotica fece un gesto verso dove sedeva Gladia, ancora a fuoco, con gli occhi bassi e la bocca stretta.

Giosafatte, pensò Baley, ci stiamo dimenticando della signora.

Forse era la sua irritazione che gliel'aveva fatta dimenticare. Era stato Daneel a seccarlo, pensò, con il suo modo freddo di affrontare il problema. O forse era stato lui stesso, con il suo modo emotivo. Non smetteva di analizzare il problema.

«Questo è tutto,» disse «per ora, Gladia. Comunque si faccia, rompiamo il contatto. Ciao.»

Lei disse sommessamente: «Di solito si dice “Visione terminata”, ma mi piace di più “Ciao”. Sembri turbato, Elijah. Mi spiace, perché sono abituata ad aver a che fare con gente che la pensa come me, così non è necessario che tu ti senta turbato.»

«E tu lo sei, Gladia?»

«No» rispose lei con rabbia.

«Ciao, allora.»

Svanì, con l'ira ancora dipinta in faccia. Per un momento, però, Baley riuscì ancora a sentire l'impatto di quegli occhi straordinariamente grigi.

Lei poteva anche dire di essere abituata ad aver a che fare con gente che pensava a lei come a un'assassina, ma questa era un'evidente bugia. La sua ira parlava molto più sinceramente delle sue parole. Baley si chiese di quali altre bugie fosse capace.

E ora Baley si trovava solo con Daneel. «Va bene, Daneel» disse. «Non sono completamente stupido.»

«Non ho mai pensato che tu lo fossi, collega Elijah.»

«E allora dimmi che cosa ti ha fatto dichiarare prima che sul luogo del crimine non è stata trovata l'arma del delitto. Finora non c'era nessuna prova, nulla di quanto ho udito poteva condurci a questa conclusione.»

«Hai ragione. Ho ulteriori informazioni che non ti sono ancora state date.»

«Ne ero sicuro. Che genere d'informazioni?»

«L'agente Gruer disse che avrebbe mandato una copia del rapporto sulla loro investigazione. Ho la copia. È arrivata stamattina.»

«Perché non me l'hai fatta vedere?»

«Avevo la sensazione che forse sarebbe stato più fruttuoso per te condurre la tua investigazione, almeno nelle tappe iniziali, conformemente alle tue idee, senza essere influenzato da conclusioni di persone che per loro stessa ammissione non hanno raggiunto conclusioni soddisfacenti. Ecco perché anch'io, sentendo che i miei processi logici avrebbero potuto essere influenzati da quelle conclusioni, non ho contribuito per nulla alla discussione.»

Processi logici! Balzò spontaneo alla mente di Baley il frammento di una conversazione che una volta aveva avuto con un roboticista. Un robot, aveva detto quell'uomo, è logico, ma non ragionevole.

«Alla fine sei entrato nella discussione» disse.

«Così ho fatto, collega Elijah, ma solo perché in quel momento avevo prove indipendenti che suffragavano i sospetti dell'agente Gruer.»

«Che tipo di prove indipendenti?»

«Che si potrebbero dedurre dal comportamento della signora Delmarre.»

«Sii più specifico, Daneel.»

«Considera il fatto che se la signora fosse colpevole e stesse cercando di provare di essere innocente, le sarebbe stato utile che il detective del caso la considerasse innocente.»

«Ebbene?»

«Se potesse deformargli il giudizio giocando sulla propria debolezza, potrebbe fare così, no?»

«Strettamente ipotetico.»

«Niente affatto» fu la calma replica. «Avrai notato, credo, che aveva concentrato interamente su di te la sua attenzione.»

«Ero io che parlavo» disse Baley.

«La sua attenzione era su di te fin dall'inizio, anche prima che potesse immaginare che avresti retto tu le fila del discorso. Infatti si sarebbe anche potuto pensare che lei si sarebbe logicamente aspettata che come aurorano avrei condotto io l'investigazione. Eppure si è concentrata su di te.»

«E che cosa ne deduci?»

«Che è su di te, collega Elijah, che ha appuntato la speranza. Sei tu il terrestre.»

«E questo che cosa significa?»

«Lei la Terra l'ha studiata. L'ha lasciato capire più di una volta. Sapeva di che cosa stavo parlando quando le ho chiesto di oscurare la luce esterna all'inizio del colloquio. Non si è sorpresa né ha mostrato di non capire, come avrebbe certamente fatto se non avesse avuto un'effettiva conoscenza delle condizioni della Terra.»

«Ebbene?»

«Visto che ha studiato la Terra, è del tutto ragionevole supporre che abbia scoperto una debolezza dei terrestri. Deve sapere del tabù della nudità, e di come un suo sfoggio possa impressionare un terrestre.»

«Ha… Ha spiegato il visionare…»

«Infatti. Eppure, ti è sembrata interamente convincente? Due volte si è permessa di farsi vedere in quello che si potrebbe definire un modo improprio di vestirsi…»

«La tua conclusione» disse Baley «è che sta cercando di sedurmi. È così?»

«Di distoglierti dalla tua professionale impersonalità. Almeno così sembra a me. E anche se non condivido le reazioni umane agli stimoli, da quello che è stato impresso nei miei circuiti di istruzione sarei portato a giudicare che la signora soddisfa qualunque standard di attributi fisici. Dal tuo comportamento, inoltre, mi sembra che tu ne fossi consapevole e apprezzassi il suo aspetto. Tenderei anche a pensare che la signora Delmarre abbia agito in relazione diretta alla propria convinzione che il suo modo di comportarsi ti avrebbe predisposto in suo favore.»

«Senti,» disse Baley a disagio «al di là dell'effetto che lei può esercitare su di me, sono ancora un rappresentante della legge in pieno possesso del mio senso di etica professionale. Mettitelo in testa. E ora vediamo il rapporto.»

Baley scorse il rapporto in silenzio. Lo finì, tornò all'inizio e lo lesse una seconda volta.

«Questo introduce un nuovo dettaglio» disse. «Il robot.»

Daneel Olivaw annuì.

«Lei non ne ha parlato» disse Baley pensoso.

«Le hai fatto la domanda sbagliata» chiarì Daneel. «Le hai chiesto se era sola, quando ha trovato il corpo. Le hai chiesto se qualcun altro era presente sulla scena del delitto. Un robot non è “qualcun altro”.»

Baley annuì. Se fosse stato un sospettato e gli avessero chiesto se c'era qualcun altro sulla scena del crimine, sarebbe stato molto improbabile che rispondesse: «Nessuno, se si eccettua questo tavolo».

«Immagino che avrei dovuto chiedere se era presente qualche robot» disse. (Maledizione, quali erano le domande da fare su quello strano mondo?) «Fino a che punto è valida una prova robotica, Daneel?»

«Che cosa vuoi dire?»

«Un robot può testimoniare, su Solaria? Può servire da prova?»

«Perché dovresti dubitarne?»

«Un robot non è umano, Daneel. Sulla Terra non può essere un testimone legale.»

«Eppure può esserlo l'impronta di un piede, collega Elijah, anche se è meno umana di quanto lo sia un robot. A questo proposito, la posizione del tuo pianeta è illogica. Su Solaria, quando è attinente, una prova robotica è ammissibile.»

Baley non discusse la cosa. Stava rimuginando questa storia del robot, con il mento su una mano.

Al massimo del terrore, mentre stava davanti al corpo del marito, Gladia Delmarre aveva chiamato i robot. Ma quando questi erano venuti, lei aveva già perso conoscenza.

I robot avevano dichiarato di averla trovata là, di fianco al cadavere. E c'era qualcosa di altrettanto presente: un robot. Quel robot non era stato chiamato: era già lì. Non faceva parte della servitù. Nessun altro robot l'aveva mai visto prima, né conosceva le sue funzioni, né il suo incarico.

E nulla poteva essere stato scoperto dal robot in questione. Non funzionava bene. Quando l'avevano trovato, i suoi movimenti erano disorganizzati e sembrava che lo fosse anche il funzionamento del suo cervello positronico. Non era in grado di dare le risposte giuste, né verbali né meccaniche, e dopo un esauriente esame di un esperto di robotica, era stato dichiarato irrecuperabile.

L'unica sua attività che avesse ancora tracce di organizzazione era la sua costante ripetizione di: «Mi ucciderai… Mi ucciderai… Mi ucciderai…».

Non era stata ritrovata alcuna arma che avrebbe potuto essere stata usata per sfondare il cranio di un uomo.

Baley parlò all'improvviso. «Daneel, andiamo a mangiare. E poi vedremo ancora l'agente Gruer… O meglio, lo visioneremo.»


Quando il contatto fu stabilito, Hannis Gruer stava ancora mangiando. Mangiava lentamente, dando con cura la caccia a ogni boccone su una gran varietà di piatti, sbirciando con ansia in ciascuno, quasi alla ricerca di qualche combinazione nascosta da trovare particolarmente soddisfacente.

Baley pensò: magari ha un paio di secoli e il mangiare gli è venuto a noia.

Gruer disse: «Vi saluto, signori. Hanno ricevuto il rapporto, immagino». Gli luccicava la testa calva, mentre si chinava sul tavolo a prendere un bocconcino.

«Sì. E abbiamo anche avuto un'interessante seduta con la signora Delmarre» disse Baley.

«Bene, bene. E a che conclusione, se ce n'è una, è giunto?»

«Che è innocente, signore.»

Gruer alzò gli occhi di scatto. «Davvero?»

Baley annuì.

«Eppure lei era l'unica che potesse vederlo,» obiettò Gruer «l'unica che potesse essere in grado di…»

«Questo mi è perfettamente chiaro» lo interruppe Baley. «Non importa quanto saldi possano essere gli usi sociali di Solaria, l'argomento non è comunque conclusivo. Posso spiegare?»

Gruer tornò al suo pranzo. «Naturalmente.»

«L'omicidio riposa su tre gambe,» cominciò Baley «ciascuna di uguale importanza. Sono il movente, i mezzi e l'opportunità. In un buon caso, nei confronti di un sospettato, ciascuna delle tre dev'essere presente. Ora diamo per scontato che la signora Delmarre abbia avuto l'opportunità. Quanto al movente, non ne ho sentito parlare di alcuno.»

Gruer scrollò le spalle. «Non ne conosciamo nessuno.» Per un momento i suoi occhi si spostarono verso il silenzioso Daneel.

«Va bene. La sospettata non ha alcun movente conosciuto, ma forse è un'omicida psicopatica. Sviluppiamo un po' l'argomento. Lei è nel laboratorio con lui, e c'è qualche ragione per cui lo vuole uccidere. Lei alza un bastone, o qualcosa di ugualmente minaccioso. A lui ci vuole un po' per rendersi conto che la moglie lo vuole aggredire. Per il terrore grida: “Mi ucciderai”, e lei così fa: lui si gira per scappare, mentre il colpo cala su di lui e gli sfonda il retro della testa. Un dottore ha esaminato il corpo, comunque?»

«Sì e no. I robot hanno chiamato un dottore perché curasse la signora Delmarre, ed è ovvio che lui abbia esaminato anche il cadavere.»

«Nel rapporto non se ne parla.»

«Era poco pertinente. L'uomo era morto. Infatti, nel momento in cui il dottore poté visionare il corpo, questo era stato spogliato, lavato e preparato per la cremazione nel solito modo.»

«In altre parole, i robot hanno distrutto delle prove» esclamò Baley seccato. Poi: «Ha detto che ha visionato il corpo? Non l'ha visto?».

«Grande Spazio,» esclamò Gruer «che idea morbosa! Naturalmente l'ha visionato da tutti gli angoli necessari e da vicino, ne sono sicuro. In particolari condizioni i dottori non possono evitare di vedere i pazienti, ma non riesco a concepire nessun motivo perché debbano vedere anche i cadaveri. La medicina è un lavoro sporco, ma c'è un punto che neanche i dottori oltrepassano.»

«Be', quello che volevo sapere è se il dottore ha fatto qualche rapporto sulla natura della ferita che ha ucciso il dottor Delmarre.»

«Vedo dove vuole arrivare. Lei crede che forse la ferita fosse troppo profonda per essere stata causata da una donna.»

«Una donna è più debole di un uomo, signore. E la signora Delmarre è una donna piccola.»

«Ma molto atletica, agente Baley. Data un'arma del tipo adatto, la gravità e la leva farebbero la maggior parte del lavoro. E anche tralasciando questo, una donna furiosa può fare cose sorprendenti.»

Baley scrollò le spalle. «Lei parla di un'arma. Dov'è?»

Gruer cambiò posizione. Allungò la mano verso un bicchiere vuoto e un robot entrò nel campo visivo per riempirglielo con un liquido incolore che avrebbe anche potuto essere acqua.

Per qualche istante Gruer tenne il bicchiere pieno in mano, poi lo appoggiò, come se avesse cambiato idea sul voler bere. Infine disse: «Come è dichiarato nel rapporto, non siamo stati in grado di localizzarla».

«So quello che dice il rapporto. Voglio essere assolutamente certo di alcune cose. L'arma è stata cercata?»

«Fino in fondo.»

«Da lei?»

«Dai robot, ma in ogni momento sotto la mia supervisione. Non abbiamo potuto localizzare nulla che potesse essere l'arma.»

«Il che invalida l'accusa contro la signora Delmarre, non è così?»

«Sì» disse calmo Gruer. «È una delle molte cose del caso che non riusciamo a comprendere. È una delle ragioni per cui non abbiamo agito contro la signora Delmarre. È anche una delle ragioni per cui le ho detto che la parte colpevole non poteva aver commesso il crimine. Forse avrei dovuto dire che la donna apparentemente non può aver commesso il crimine.»

«Apparentemente?»

«In qualche modo dev'essersi sbarazzata dell'arma. Finora non abbiamo avuto l'abilità di trovarla.»

«Avete considerato tutte le possibilità?» insistette Baley cocciuto.

«Credo di sì.»

«Chissà. Vediamo. Per sfondare il cranio a un uomo è stata usata un'arma che poi non è stata più trovata sulla scena del delitto. L'unica alternativa è che sia stata portata via. Non può essere stata portata via da Rikaine Delmarre: era morto. È possibile che l'abbia portata via Gladia Delmarre?»

«Dev'essere stata lei» disse Gruer.

«Come? Quando i robot sono arrivati, era stesa svenuta sul pavimento. O forse fingeva soltanto di esserlo, ma comunque era là. Quanto tempo è passato tra l'omicidio e l'arrivo del primo robot?»

«Questo dipende dal momento esatto del delitto, che non conosciamo» disse Gruer a disagio.

«Ho letto il rapporto, signore. Un robot ha dichiarato di aver sentito del trambusto e un grido, che ha identificato come del dottor Delmarre. Era apparentemente il più vicino alla scena del delitto. Il segnale di richiamo ha incominciato a lampeggiare cinque minuti dopo. Al robot ci è voluto meno di un minuto per entrare in scena.» (Baley ricordava la propria esperienza personale circa l'apparizione quasi istantanea dei robot che chiamava.) «Come avrebbe potuto la signora Delmarre, in cinque minuti o anche in dieci, portare via l'arma e tornare indietro a fingere lo svenimento?»

«Potrebbe averla distrutta in un eliminatore di rifiuti.»

«Secondo il rapporto è stato esaminato anche l'eliminatore di rifiuti e l'attività residua dei raggi gamma era molto bassa. Nelle ultime ventiquattro ore non era stato distrutto nulla di notevoli dimensioni.»

«Questo lo sapevo» disse Gruer. «Volevo semplicemente dare un esempio di quello che avrebbe potuto aver fatto.»

«È vero,» rispose Baley «ma può esserci una risposta semplicissima. Immagino che i robot di casa Delmarre siano stati controllati e abbiano dato conto di tutto.»

«Oh, sì.»

«Ed erano tutti in ragionevole ordine?»

«Sì.»

«Qualcuno potrebbe aver portato via l'arma, forse senza neanche rendersi conto che fosse tale?»

«Nessuno di loro ha rimosso alcunché dalla scena del delitto. O toccato nulla, in quanto a questo.»

«Non è esattamente così. Certo hanno rimosso il cadavere e lo hanno preparato per la cremazione.»

«Be', sì, naturalmente, ma questo conta poco. Ci si aspettava che lo facessero.»

«Giosafatte!» borbottò Baley. Doveva lottare per restar calmo.

«Ora supponiamo» continuò «che sulla scena ci fosse qualcun altro.»

«Impossibile» disse Gruer. «Come avrebbe potuto qualcuno invadere la presenza personale del dottor Delmarre?»

«Supponiamolo!» gridò Baley. «Ora nella mente dei robot non c'è mai stato il pensiero che potesse essere presente un intruso. Non riesco a immaginare che qualcuno di loro abbia intrapreso un'immediata ricerca nei dintorni della casa. Non è stato menzionato nel rapporto.»

«Non c'è stata altra ricerca se non per l'arma, ma questa è stata fatta dopo un considerevole periodo di tempo.»

«Non sono state cercate tracce di qualche veicolo, terrestre o aereo, nelle vicinanze?»

«No.»

«Così se qualcuno avesse avuto il coraggio d'invadere la presenza personale del dottor Delmarre, come lei definisce la cosa, avrebbe potuto ucciderlo e poi andarsene via indisturbato. Non lo avrebbe fermato nessuno. Non lo avrebbero neppure visto. In seguito avrebbe potuto fare affidamento sul fatto che tutti sarebbero stati sicuri che nessuno era stato là.»

«E nessuno avrebbe potuto esserci» affermò Gruer.

«Ancora una cosa» disse Baley. «Solo una. C'entra anche un robot. C'era un robot sulla scena del delitto.»

Daneel s'intromise per la prima volta. «Il robot non era sulla scena. Se fosse stato là, il delitto non sarebbe stato commesso.»

Baley girò di scatto la testa. E Gruer, che aveva alzato una seconda volta il bicchiere per bere, lo posò per fissare Daneel.

«Non è così?» chiese Daneel.

«Certo che è così» confermò Gruer. «Un robot avrebbe impedito a una persona di danneggiare un'altra. Prima Legge.»

«Va bene» disse Baley. «D'accordo. Ma dev'essere stato vicino. Era sulla scena, quando sono arrivati gli altri robot. Diciamo che era nella stanza attigua. L'assassino avanza su Delmarre, e Delmarre grida: “Mi ucciderai!”. I robot di casa non sentono queste parole. Al massimo hanno sentito un grido e, non chiamati, non vengono. Ma questo particolare robot ha udito le parole, e la Prima Legge lo costringe a venire, anche se non è stato chiamato. Era troppo tardi. Probabilmente ha visto davvero compiere l'omicidio.»

«Deve aver assistito agli ultimi istanti del delitto» convenne Gruer. «Ecco che cosa l'ha disorganizzato. Assistere al danneggiamento di un essere umano senza prevenirlo è una violazione della Prima Legge e, a seconda delle circostanze, il cervello positronico viene più o meno danneggiato. In questo caso è stato un danno totale.»

Gruer si fissava le dita, mentre faceva girare il liquido nel bicchiere avanti e indietro, avanti e indietro.

«Allora» esclamò Baley «il robot era un testimone. È stato interrogato?»

«E a che cosa serviva? Era disorganizzato. Poteva dire solo “Mi ucciderai”. Fin qui sono d'accordo con la sua ricostruzione. Sono state probabilmente quelle ultime parole di Delmarre che si sono marchiate a fuoco nella coscienza del robot, dopo che ogni altra cosa gli si era distrutta.»

«Ma mi è stato detto che Solaria è specializzata in robot. Non c'è modo di ripararlo? Nessuna possibilità di rimettere insieme i suoi circuiti?»

«Nessuna» disse asciutto Gruer.

«E ora dov'è, quel robot?»

«Tra i rottami.»

Baley alzò le sopracciglia. «Questo è un caso piuttosto particolare. Niente movente, niente mezzi, niente testimoni, niente prove. Quando c'era all'inizio qualche prova, questa è stata distrutta. Abbiamo solo un sospettato e tutti sono convinti della sua colpevolezza. O almeno tutti sono certi che il colpevole non possa essere nessun altro. Il che è anche la sua opinione, ovviamente. Allora la domanda è: perché sono stato chiamato?»

Gruer fremette. «Lei sembra sconvolto, mister Baley.» Si voltò improvvisamente verso Daneel. «Mister Olivaw.»

«Sì, agente Gruer.»

«Non le dispiacerebbe fare il giro della residenza e controllare che le finestre siano tutte chiuse e schermate? L'agente Baley sembra risentire gli effetti dello spazio aperto.»

L'affermazione stupì Baley. Aveva l'impulso di negare la dichiarazione di Gruer e di ordinare a Daneel di restare al suo posto, ma all'ultimo momento colse del panico nella voce di Gruer e un appello nei suoi occhi.

Si rimise a sedere e lasciò che Daneel uscisse.

Era come se dal volto di Gruer fosse caduta una maschera, lasciandolo nudo e spaventato. «È stato più facile di quanto pensassi» disse Gruer. «Avevo progettato molti modi per restar solo con lei. Non avrei mai pensato che l'aurorano se ne sarebbe andato su semplice richiesta, eppure non ero riuscito a pensare a nulla di meglio.»

«Be', ora sono solo.»

«In sua presenza non avrei potuto parlare liberamente. È un aurorano, ed è qui perché ci è stato imposto come prezzo per aver lei.» Il solariano si chinò in avanti. «Qui abbiamo qualcosa di più di un omicidio. Non sono preoccupato solo su chi è stato. Su Solaria ci sono partiti, organizzazioni segrete…»

Baley lo fissava. «In questo non posso aiutarla.»

«Certo, che può. Senta: il dottor Delmarre era un tradizionalista. Credeva nel vecchio e buon modo di vivere. Ma tra di noi ci sono nuove forze, forze che vogliono il cambiamento, e Delmarre è stato ridotto al silenzio.»

«E la signora Delmarre?»

«Dev'essere stata lei la mano. Ma questo è irrilevante. Quello che importa è che dietro di lei c'è un'organizzazione.»

«Ne è sicuro? Ne ha le prove?»

«Solo prove vaghe. Non posso farci nulla. Rikaine Delmarre era sulle tracce di qualcosa. Mi aveva assicurato che la sua prova era buona, e gli credetti. Lo conoscevo abbastanza bene per sapere che non era né uno stupido né un bambino. Sfortunatamente mi aveva detto molto poco. D'altra parte è naturale che prima di esporre il problema alle autorità nella sua interezza egli volesse completare la sua investigazione. Doveva essere anche molto vicino a completarla, altrimenti non avrebbero corso il rischio di abbatterlo con la violenza. Però il dottor Delmarre una cosa me l'aveva detta: tutta la razza umana è in pericolo.»

Baley era scosso. Per un momento si sentì come se stesse ascoltando Minnim, ma su scala ancora maggiore. Come mài tutti si rivolgevano a lui con pericoli cosmici?

«Perché crede che io possa essere d'aiuto?» chiese.

«Perché lei è un terrestre» rispose Gruer. «Capisce? Qui a Solaria non abbiamo esperienza di queste cose. In un certo senso non comprendiamo la gente. Ce n'è troppo poca, qui.»

Sembrava a disagio. «Non mi piace dirle questo, mister Baley. I miei colleghi ridono di me, e alcuni si arrabbiano anche, ma la sensazione che ho è precisa. Mi sembra che voi terrestri dobbiate capire la gente molto meglio di noi, solo per il fatto che vivete così affollati. E un detective anche di più. Non è così?»

Baley annuì, trattenendo la lingua.

Gruer proseguì: «In un certo senso questo omicidio è stato una fortuna. Non avrei mai osato parlare agli altri dell'investigazione di Delmarre, visto che non sapevo chi potesse essere coinvolto nella cospirazione e che neanche Delmarre era pronto afornire i particolari finché la sua investigazione non fosse completa. E anche se Delmarre avesse completato il suo lavoro, dopo come avremmo affrontato il problema? Come si affrontano degli esseri umani ostili? Non saprei. Fin dall'inizio ho sentito che ci serviva un terrestre. Quando ho saputo del suo lavoro in rapporto all'omicidio a Spacetown sulla Terra, ho saputo anche che lei ci serviva. Sono entrato in contatto con Aurora, con i cui uomini lei ha lavorato fianco a fianco, e attraverso di loro con il governo della Terra. Eppure non riuscivo a persuadere i miei colleghi a giungere a questo tipo di accordo. Poi venne l'omicidio e questo fu uno shock sufficiente a farmi ottenere l'accordo che volevo. In quel momento sarebbero stati d'accordo su qualunque cosa».

Gruer esitò, poi aggiunse: «Non mi è facile chiedere aiuto a un terrestre, ma devo. Ricordi, qualunque cosa sia, la razza umana è in pericolo. Anche la Terra».

Allora la Terra era senza dubbio in pericolo. Non si poteva equivocare sulla disperata sincerità nella voce di Gruer.

E se invece il fortunato delitto, pretesto per Gruer per fare quello che disperatamente voleva fare, non fosse stato tutta fortuna? Questo apriva nuove possibilità d'ipotesi che non si riflettevano nel volto, negli occhi, nella voce di Baley.

«Sono stato mandato qui» rispose Baley «per essere d'aiuto. E così farò, signore, al meglio della mia abilità.»

Infine Gruer aveva sollevato il suo a lungo rimandato drink e fissava Baley al di sopra dell'orlo del bicchiere. «Bene» disse. «Non una parola agli aurorani, la prego. Qualunque cosa sia, Aurora potrebbe esserci coinvolta. Certo che hanno dimostrato un insolito interesse al caso. Per esempio, hanno insistito per includere come suo partner Daneel Olivaw. Aurora è potente, ne converrà. Dicono di aver incluso mister Olivaw solo perché aveva lavorato con lei in precedenza, ma potrebbe darsi che volessero sul posto qualcuno di loro di cui potersi fidare, eh?»

Cominciò a sorseggiare lentamente, gli occhi fissi su Baley.

Baley si strofinò pensierosamente una guancia con le nocche. «Ora se questo…»

Non finì, ma si piegò sulla sedia e quasi si lanciò verso l'altro, prima di ricordare che si trovava di fronte a un'immagine.

Perché Gruer, fissando selvaggiamente il suo drink, si era afferrato la gola, sussurrando rauco: «Brucia… Brucia…».

Il bicchiere gli cadde di mano, mentre il contenuto ne traboccava fuori. E insieme cadde anche Gruer, la faccia distorta per il dolore.

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