— Terry — disse il Presidente al telefono — qui Sam Henderson.
— Sono lieto che mi abbiate chiamato, signor Presidente — rispose Terrance Roberts, all’altro capo del filo.
— In che cosa posso esservi utile?
— Forse potreste essermi utile in molte cose, ma non so se vorrete — disse il Presidente. — Avete sentito cosa sta succedendo?
— Strane cose davvero — disse il capo dei sindacati.
— Non si sa cosa pensare. Voi lì a Washington ci capite qualcosa?
— Poco — disse il Presidente. — Sembra che quella gente venga davvero dal futuro. Nel loro mondo è successo qualcosa di spaventoso, una tremenda catastrofe, e non avevano altro mezzo di scampo che fuggire nel passato. Non sappiamo ancora i particolari…
— Possibile, signor Presidente? I viaggi nel tempo…
— Lo so che sembra impossibile. Non ne ho ancora parlato con gli scienziati, sebbene intenda farlo, ma credo che anche loro diranno che è impossibile. Tuttavia, uno dei profughi mi ha giurato che vengono proprio dal futuro. Se ci fosse un’altra spiegazione plausibile per la loro venuta, sarei più scettico, ma, date le circostanze, per ora debbo crederci.
— Volete dire che tutti gli abitanti del mondo futuro si rifugiano da noi? Quanti sono?
— Due miliardi circa, credo.
— Ma, signor Presidente, come potremo provvedere a tutta quella gente?
— E proprio per questo che vi ho chiamato. Sembra che non abbiano intenzione di restare qui a lungo. Vogliono tornare ancora più indietro nel tempo… fino a venti milioni di anni fa. Ma hanno bisogno della nostra collaborazione. Devono costruire nuovi tunnel temporali e gli occorrono mezzi e attrezzature da portare con sé.
— Ma noi non possiamo costruire tunnel temporali.
— Ce lo insegneranno loro.
— Costeranno un mucchio di soldi, sia di manodopera sia di materiale. Sono in grado di pagare?
— Non lo so. Non ho pensato di chiederlo. Ma non credo. Nonostante questo, bisognerà che li aiutiamo. Non possono rimanere qui. Siamo già in troppi.
— Credo di cominciare a capire perché mi avete telefonato.
Il Presidente rise. — Non ho solo bisogno di voi, Terry, ma anche degli industriali e di tanti altri. Però voglio sapere in anticipo fino a che punto siete disposti a collaborare. Potreste venire qui? Indirò una piccola riunione.
— Certamente. Fatemi sapere quando, anche se non so bene cosa potrò fare per voi. Comunque, mi guarderò intorno, parlerò con qualcuno… cosa avete in mente, di preciso?
— Non lo so ancora bene, e bisognerà che qualcuno mi aiuti. Da soli, non possiamo assumerci l’onere di tutto. Il governo non può sobbarcarsi tutte le spese, e non penso solo alla costruzione dei tunnel. Non ho la minima idea di quanto verrà a costare tutta l’impresa, ma sarà di sicuro una spesa enorme. I contribuenti non possono sopperire da soli, per cui qualcun altro dovrà aiutarci: i sindacati e l’industria, in primo luogo. Ci troviamo a dover affrontare una crisi di enorme portata che richiederà ricorso a misure straordinarie. Non so per quanto tempo potremo mantenere quella gente.
Ma non ci siamo solo noi — disse Roberts. — Ci sono anche le altre nazioni.
— È vero. Anche loro dovranno fare qualcosa. Se ce ne fosse il tempo, potremmo indire una conferenza internazionale, ma andrebbe per le lunghe, e invece dobbiamo agire in fretta. Almeno in principio dovremo partire su scala nazionale.
— Avete parlato con altri Paesi?
— Con la Gran Bretagna e la Russia — disse il Presidente. — Mi metterò in comunicazione con altri in seguito. Ma non ho parlato di questo. Prima sarà meglio che escogitiamo un piano, poi vedremo cosa ne pensano gli altri. L’importante è mettersi in moto immediatamente e lavorare senza perdere tempo.
— Siete sicuro che quella gente sia in grado di insegnarci a fabbricare i tunnel?… Signor Presidente, mi sembra roba da pazzi. Li vedete gli operai americani che costruiscono tunnel temporali? Pare un sogno, o uno scherzo di cattivo gusto.
— Purtroppo non è così. Siamo nei pasticci, Terry. Non so fino a che punto siano grossi, perché immagino che ci vogliano un paio di giorni per afferrare in pieno la situazione. Quel che vi chiedo, ora come ora, è di escogitare qualche idea, di valutare le nostre possibilità. Vi farò sapere quando dovrete venire. Per adesso sarebbe inutile; mi metterò in contatto appena ne saprò abbastanza da indire la riunione.
— Sempre a vostra disposizione, signor Presidente — disse Roberts.
Il Presidente riappese e chiamò Kim all’interfono. — Di’ a Steve di venire.
Quando Steve entrò, gli chiese: — Hai già parlato alla stampa?
— No, non ancora. Continuano a bussare, ma non li ho fatti entrare. Non ho avuto il fegato di affrontarli con quel poco che mi avete concesso di dire. Speravo…
— La tua speranza è stata esaudita — tagliò corto il Presidente. — Puoi dire tutto, salvo due cose: perché sono stati piazzati i cannoni — deve sempre trattarsi di una misura precauzionale — e il fatto che Gale ha esortato a tornare indietro nel tempo anche noi.
— Quindi non posso dire perché scappano dal futuro? Nessuna allusione agli invasori?
— No. Limitati a dire che il motivo dell’esodo non è stato ancora chiarito e che bisogna indagare più a fondo, prima di sapere esattamente di cosa si tratta.
— Non si contenteranno, ma cercherò di fare del mio meglio. E per la vostra comparsa alla TV? HO avvisato le reti principali di riservarvi una mezz’ora in serata.
— Va bene alle dieci? Forse è un po’ tardi, ma…
— No, andrà bene.
— Allora prendi gli accordi del caso. Di’ che basterà un quarto d’ora.
— Butterò giù una “scaletta” sulla quale basare le vostre dichiarazioni.
— Hai già troppo da fare. Incaricherò Brad e Frank di farlo.
— La stampa vorrà sapere se avete già parlato con qualcuno.
— Ho parlato con Sterling a Londra e Menkov a Mosca. Puoi dire che Menkov ha parlato con l’equivalente russo del nostro Gale, il quale gli ha raccontato in linea di massima la stessa storia. Quando ho parlato con Sterling, nessuno dei profughi si era ancora messo in contatto col governo di Londra. Puoi aggiungere che in serata parlerò anche con i capi di altri governi.
— È in previsione una riunione del consiglio dei ministri? Sono sicuro che me lo domanderanno.
— Ho già conferito coi Segretari dei vari Dipartimenti, singolarmente o in gruppo. Adesso è la prima volta da che è scoppiata la grana che non ho nessun ministro qui con me. Parlerò anche con l’opposizione, naturalmente. Ti pare che ci sia altro, Steve?
— Mi faranno di sicuro un sacco di altre domande. Farò del mio meglio. Non è possibile prevederle tutte. Dovranno contentarsi.
— Steve, cosa te ne pare di Gale? Come lo giudichi?
— È difficile. Non mi sono fatto un’impressione ben definita. Solo, non vedo cosa possa aver da guadagnare a non dire la verità, o almeno quella che lui crede sia la verità. Comunque la si consideri, quella gente deve avere un motivo molto grave per scappare in massa, e ha bisogno di aiuto. Forse ci nascondono qualche cosa, forse la situazione è un po’ diversa da come ce l’ha dipinta Gale, ma credo che in sostanza sia tutto vero. Per quanto sia dura da mandar giù, non posso fare a meno di credergli.
— Spero che sia davvero così — concluse il Presidente. — Perché se ci hanno ingannato, per noi saranno guai seri.