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In Lafayette Park stava adunandosi la folla, silenziosa e ordinata come sempre avveniva da anni, per fermarsi a guardare la Casa Bianca senza chiedere niente, senza aspettarsi niente, limitandosi a radunarsi in una muta scena di partecipazione durante le ore critiche della nazione. Al di sopra della folla, Andy Jackson stava sempre in groppa al suo destriero, e tanto cavallo che cavaliere, su cui amavano appollaiarsi i piccioni, erano coperti dalla patina degli anni.

Nessuno sapeva in cosa consistesse l’attuale crisi, e nemmeno se si trattava di una crisi. Nessuno aveva un’idea precisa di quello che era successo o poteva succedere, sebbene qualcuno si vantasse di essere al corrente di notizie più precise, e spesso alterate, e fosse più che propenso a rivelarle ai suoi vicini e a esprimere le sue opinioni in merito.

Alla Casa Bianca era un continuo susseguirsi di telefonate da parte di membri del Congresso, di rappresentanti dei partiti, tutti disposti a offrire il proprio appoggio e i propri consigli, di finanzieri e industriali che la situazione cominciava a innervosire, di esaltati che offrivano soluzioni immediate.

Una troupe televisiva arrivò con un furgone e cominciò a riprendere immagini della folla e della Casa Bianca immersa nel vivido sole dell’estate, mentre un cronista improvvisava un commento.

Gruppi di turisti esausti si trascinavano su e giù per il viale, stupiti e increduli per essersi trovati proprio lì in un’ora storica, e gli scoiattoli della Casa Bianca sgambettarono fino alla cancellata e di qui saltarono sul marciapiede mettendosi seduti con le zampine anteriori incrociate sul petto, in attesa di qualche buon bocconcino.

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