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Mike Targett guardò con aria tetra lo schermo anteriore del Modulo Cinque. Il veicolo stava viaggiando a un metro di altezza e alla velocità massima di crociera, attraverso un deserto piatto e bruno. A parte la scia di polvere visibile attraverso lo schermo posteriore, non c’erano altri segni di movimento sulla sconfinata superficie di Morta VII. E nessun segno di vita.

— Otto mondi morti uno dietro l’altro — disse seccato. — Perché non si trova mai qualche segno di vita?

— Perché lavoriamo per il Servizio Cartografico — rispose Surgenor, cercando una posizione più comoda sul sedile. — Se questo fosse un mondo abitato, non ci avrebbero permesso di percorrerlo su e giù a nostro piacimento.

— Questo lo so, ma mi piacerebbe pensare che abbiamo la possibilità di incontrare qualcuno. Chiunque sia.

— Allora ti suggerirei — disse tranquillamente Surgenor — di arruolarti nel Servizio Diplomatico. — Chiuse gli occhi, con l’aria di chi intenda godersi il sonnellino del dopo pranzo.

— Che qualifiche si richiedono? Io conosco solo la cartografia e un po’ di astronomia.

— Quella più importante ce l’hai: la capacità di parlare a lungo senza dire molto.

— Grazie. — Targett gettò un’occhiata risentita verso Surgenor. Provava un rispetto crescente per l’uomo più anziano e per la sua lunga esperienza nel Servizio, ma nello stesso tempo non era sicuro di voler fare la sua carriera. Ci voleva un tipo particolare di personalità per sopportare una successione senza fine di viaggi attraverso deserti alieni, e Targett era quasi certo di non averla. Il pensiero di invecchiare nel Servizio lo riempiva di una fredda costernazione, che rafforzava la sua decisione di fare un po’ di soldi in fretta e di tagliare la corda, finché era ancora abbastanza giovane per goderseli. Aveva anche deciso dove farlo.

Alla prossima licenza sarebbe andato sulla Terra, a vedere una delle leggendarie corse di cavalli. Un giocatore non aveva nessuna difficoltà a trovare occasioni per scommettere su qualsiasi pianeta abitato della Confederazione, ma le corse di cavalli erano un’altra cosa, era trovarsi di persona sugli storici terreni di Santa Anita o di Ascott.

— Dave — chiese con interesse — tu eri già nel Servizio ai vecchi tempi, quando permettevano ai moduli di uscire dalla rotta di ricerca negli ultimi cinquecento chilometri, per vedere chi arrivava primo alla nave?

Surgenor sbatté le palpebre. — I vecchi tempi? Era solo un paio di anni fa.

— Sono sempre vecchi tempi, in queste faccende.

— Sì, avevamo l’abitudine di fare a gara a chi arrivava prima alla nave, ma una volta ci fu un incidente, e fu introdotta una norma specifica nel regolamento per vietarlo.

— Surgenor rispose cortesemente, ma era evidente che desiderava riprendere il suo tentativo di addormentarsi.

— C’erano delle vincite in denaro? — insistette Targett.

— E come?

— Scommettendo sul vincitore.

— Non avrebbe funzionato. — Surgenor fece un enorme sbadiglio, per far capire che non aveva voglia di parlare. — Ogni modulo aveva esattamente le stesse probabilità: una su sei.

— Non esattamente le stesse — disse Targett, riscaldandosi. — So che Aesop ammette una tolleranza fino a trenta chilometri quando atterra con la Sarafand al polo. Se non devia dalla sua rotta, uno dei moduli potrebbe avere fino a sessanta chilometri di vantaggio su quello opposto. Per organizzare un giro di scommesse redditizio basterebbe…

— Mike — lo interruppe stancamente Surgenor — hai mai pensato che se dedicassi tutta questa razionalità a un’attività legittima, diventeresti così ricco da non avere più bisogno di giocare?

Targett sembrò esterrefatto. — Cosa c’entra giocare con l’essere ricchi?

— Credevo che tu lo facessi per i soldi.

— Torna a dormire, Bave. Scusa se ti ho disturbato. — Targett alzò gli occhi al cielo, e si rimise a contemplare accigliato lo schermo anteriore. A una decina di chilometri sulla loro destra era apparsa una catena di basse colline, ma a parte questo il bruno deserto di Horta VII era piatto come sempre.

Un quarto d’ora dopo il computer del modulo, che era in realtà una sotto-unità di Aesop, fece un annuncio.

— Segnalati dati atipici — ronzò con suono monotono. — Segnalati dati atipici.


— Qui Modulo Cinque, fornite i dettagli — disse Targett, dando uno scossone a Surgenor, e scoprendo che si era già svegliato, quasi per istinto.

— Oggetti metallici sulla superficie del pianeta, posizione due-sei, distanza chilometri otto-due. Lunghezza approssimativa sette metri. Prima stima del numero degli oggetti: tre-sei-tre. La concentrazione e la consistenza degli elementi metallici indica un processo di raffinazione. L’analisi delle radiazioni riflesse indica che la superficie esterna è stata lavorata a macchina.

Il cuore di Targett cominciò a battere più forte. — Hai sentito, Dave? Cosa credi che siano?

— Mi pare proprio che si stia avverando il tuo desiderio: non possono essere che oggetti artificiali. — La voce di Surgenor non tradiva alcuna eccitazione, ma Targett notò che si era rizzato a sedere, e stava controllando la posizione. — Secondo i rilevamenti dovrebbero trovarsi su quelle colline a destra.

Targett osservò i pendii lontani che tremolavano per le onde di calore prodotte da Horta. — Non c’è alcun segno di vita.

— Tutto il pianeta è privo di vita. Altrimenti Aesop avrebbe notato qualcosa durante Forbita di controllo.

— Bene, allora andiamo a dare un’occhiata.

Surgenor scosse la testa. — Aesop non vuole che usciamo di rotta, a meno che non si tratti di un’emergenza. Crea delle distorsioni nelle sue mappe, e secondo una nave dell’SC, novantanove volte su cento la mappa è la cosa più importante.

— Come? — Targett si agitò impaziente sul suo sedile. — Non me ne importa niente della mappa. Dovremmo continuare tranquillamente, ignorando una scoperta archeologica? Lascia che ti dica una cosa, Dave: se tu, o Aesop, o chiunque altro, pensate che io sia disposto… — Si interruppe, notando il sorriso di Surgenor. — Mi hai preso in giro un’altra volta, vero?

— Credo di sì. È difficile resistere con te — disse Surgenor con aria compiaciuta. — Non preoccuparti per la nostra scoperta. Non siamo archeologi, ma c’è una clausola nel regolamento per eventualità di questo genere. Non appena saremo arrivati alla Sarafand il capitano Aesop rimanderà indietro un paio di moduli per dare un’occhiata più da vicino.

— Solo un paio? Non verremo tutti?

— Se Aesop pensa che la cosa sia importante potrebbe anche portare qui la nave.

— Ma questo è importante di sicuro. — Targett gesticolò ansiosamente verso le colline che si stavano snodando alla sua destra. — Centinaia di oggetti lavorati meccanicamente sparsi sulla superficie. Cosa potranno essere?

— Chi lo sa? La mia ipotesi è che una nave sia atterrata qui, forse per delle riparazioni, e che si sia lasciata dietro un po’ di bidoni vuoti.

— Oh? — Una spiegazione così banale non era venuta in mente a Targett, che cercò di nascondere la sua delusione. — Recentemente?

— Dipende da cosa intendi per recente. La Sarafand è la prima nave della Federazione ad entrare nel sistema di Horta, e sono passati più di settemila anni da quando l’Impero Bianco si è ritirato da queste regioni, perciò…

— Settemila anni!

Targett provò un breve capogiro, che gli ricordava stranamente una sensazione che aveva provato soltanto un’altra volta nella sua vita: quando era riuscito a far saltare il banco di un tavolo di dadi su Parador. Ma questo era un gioco ancora più eccitante, in cui un uomo doveva scommettere ore di solitudine e di noia, percorrendo la superficie di pianeti morti, e in cui la vincita consisteva in una visione nuova e chiara dell’universo, una stretta di mano con il fantasma di un alieno che si era avventurato, con l’aiuto di un computer, fra le maree gravitoniche prima ancora che le piramidi venissero progettate. Per la prima volta, Targett fu felice di essersi arruolato nel Servizio Cartografico. Ma una nuova preoccupazione lo assalì. E se non avesse fatto parte del gruppo che Aesop avrebbe scelto per investigare sulla scoperta?

— Dave — disse soppesando le parole — con quali criteri Aesop sceglierà i moduli che dovranno tornare?

— Con quelli di un computer. — Surgenor fece una smorfia. — Per una missione non preventivata sceglierà senza dubbio quei moduli che hanno meno ore di servizio, e questa vecchia carcassa ha bisogno…

— …di essere revisionata da cima a fondo il mese prossimo.

— La settimana prossima.

— Meraviglioso — disse Targett amaramente. — Due moduli su sei. Una probabilità su tre, e non posso neanche sperare. Con la fortuna che ho… — Si interruppe, vedendo un sorriso allargarsi sulla faccia di Surgenor.

— Posso darti un suggerimento? — Surgenor tenne gli occhi fissi davanti a sé. — Invece di startene seduto qui a calcolare le probabilità, perché non ti metti la tuta e vai su quelle colline? In questo modo…

— Come? Si può fare una cosa del genere?

Surgenor sospirò come faceva sempre quando un nuovo membro dell’equipaggio mostrava la sua ignoranza. — Ti suggerirei inoltre di leggerti i regolamenti, quando torni. Ogni tuta permette un’attività extraveicolare massima di cinquanta ore, esattamente per situazioni di questo genere.

— Risparmiami la lezione, Dave. Li posso studiare dopo i regolamenti. — L’eccitazione fece dimenticare a Targett il suo rispetto per l’anzianità di Surgenor. — Me lo darà Aesop il permesso di uscire per dare un’occhiata a quelle cose?

— Perché no? È una scelta razionale: potrai fornirgli immagini televisive e un rapporto verbale, mentre io porto il modulo alla nave secondo la rotta stabilita. Così ci sarà bisogno di un solo modulo per venirti a prendere. E se il tuo rapporto dimostrerà che ne vale la pena, la Sarafand potrà venire qui senza dovere usare nessun modulo.

— Chiamiamo subito Aesop.

— Sei sicuro di volere andare, Mike? — Il tono di Surgenor si era fatto serio, e i suoi occhi scrutarono il giovane. — Mi sento personalmente responsabile per tutti voi, e nel Servizio Cartografico abbiamo una particolare malattia professionale: la tendenza a credere che un pianeta sia solo una serie di immagini su uno schermo.

— Dove vuoi arrivare?

— Siamo così abituati ad andarcene in giro in poltrona che non ci accorgiamo di affidarci alle macchine come degli invalidi. Questo vuoi dire che per quanto tu ci pensi, non sarai mai preparato a camminare per dieci chilometri. È per questo che Aesop non ha ancora preso l’iniziativa di ordinare a uno di noi di andare ad indagare. Il Servizio non richiede ai propri membri di camminare da soli su un terreno sconosciuto.

Targett sbuffò e premette il pulsante che lo metteva in comunicazione diretta con Aesop.

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