Tree and Leaf, Londra 1964 (trad. it. di Francesco Saba Sardi, Albero e Foglia, Rusconi, Milano 1976, pp. 75-77).
Ivi, pp. 89-91.
Le passa in rassegna G. Wilson Knight in A Chart of the Prose Works of John Cowper Powys, Londra 1964.
Argeleb II, ventesimo re del ramo nordico che si estinse trecento anni dopo con Arvedui.
Per calcolare, in base al calendario degli Elfi e dei Numenoreani, gli anni della Terza Era, basta quindi aggiungere 1600 anni alla data dell’Era della Contea.
Calendario della Contea (N.d.T.)
Vedi Appendice B: Annali 1451, 1462, 1482; e Nota conclusiva dell’Appendice C.
È brevemente riassunta dino all’inizio della Quarta Era, nell’Appendice B.
In italiano, il significato di Merry è Felice. Abbiamo lasciato il nome nella forma originale, perché più avanti esso è spiegato come diminutivo familiare di Meriadoc (N.d.T.)
Non possiamo tradurre se non leteralmente l’espressione inglese to run off into the Blue (= perdere il senno, impazzire), affine del resto a frasi idiomatiche come blue funck (= paura terribile), to feel blue o to have the blues (= essere depresso, nervoso) (N.d.T.)
Per gli Hobbit e gli Elfi il Sole è di genere femminile.
Nome dato dagli Hobbit all’Orsa Maggiore.
Il fiume Brandivino.
Vedi la nota dell’Appendice F: A proposito degli Elfi.
Vedi Appendice E, voce Ent.
Ogni mese contava trenta giorni nel Calendario della Contea.
Vedi Appendice F.
È probabilmente un termine originariamente tratto dal linguaggio degli Orchi: sharkû, “vecchio uomo”.
Dopo Eärendur i Re non assunsero più i nomi nella forma alto-elfica.
Dopo Malvegil, i Re di Fornost rivendicarono la signoria su tutto il Reame di Arnor, e come segno di tale pretesa assunsero nomi con il prefisso ar(a).
Sono gente strana e ostile, superstiti del Forodwalth, Uomini dei giorni remoti, abituati ai freddi intensi del regno di Morgoth. In quella regione ancor oggi si registrano temperature estremamente gelide, benché sia situata ad appena cento leghe a nord della Contea. I Lossoth abitano nella neve, e pare che sappiano correre sul ghiaccio con ossa legate ai piedi, e che posseggano carri senza ruote. La magior parte di essi abita una regione inaccessibile ai nemici, il vasto e prolungato Capo di Forochel che chiude a nord-ovest l’immensa baia dal medesimo nome; ma si accampano sovente sulle spiagge della baia ai piedi delle Montagne.
Fu così salvato l’anello della Casa d’Isildur, in seguito riscattato dai Dùùnedain. Narra la storia che si trattava nientemeno che dell’anello che Felagund di Nargothrond diede a Barahir, e che Beren riconquistò vincendo grandi pericoli.
Queste erano le Pietre di Annùminas e di Amon Sûl. L’unica Pietra rimasta nel Nord fu quella della Torre dell’Emyn Beffid che si affaccia sul Golfo di Luhun. Era custodita dagli Elfi, e benché nessuno lo sapesse rimase lì finché Cirdan la imbarcò sulla nave quando Elrond partì. Ma pare che fosse diversa dalle altre e non in accordo con esse; guardava infatti soltanto in direzione del Mare. Elendil la mise là onde poter vedere con «diritta vista» Eressëa nell’Ovest scomparso; ma i mari coprirono Nùmenor per sempre.
Lo Scettro era il principale simbolo del potere regale a Nùmenor; e lo era altresì ad Arnor, ove i re non portavano corona, ma una unica gemma bianca, l’Elendilmir, Stella di Elendil, legata alla fronte con un filo sottile d’argento. Quando Bilbo parla di una corona, si riferisce indubbiamente a Gondor; egli era apparentemente molto informato di tutto ciò che concerneva la stirpe di Aragorn. Dicono che lo scettro di Nùmenor scomparve con Ar-Pharazôn. Quello di Annùminas era il bastone d’argento dei Signori di Andùnië, ed è forse al giorno d’oggi la più antica opera eseguita da mani umane che sia custodita nella Terra di Mezzo. Aveva già più di cinquemila anni quando Elrond lo cedette ad Aragorn. La corona di Gondor derivava dalla forma degli elmi di Nùmenor. All’inizio era infatti un semplice elmo: pare anzi che fosse quello portato da Isildur nella Battaglia di Dagorlad (poiché l’elmo portato da Anàrion fu distrutto dal proiettile di Barad-dûr che lo uccise). Ma ai tempi di Atanatar Alcarin, esso fu sostituito con l’elmo ingioiellato che servì anche all’incoronazione di Aragorn.
Il grande capo che chiude l’estuario di Umbar era appartenuto ai Numenoreani per moltissimi anni; ma era una fortezza degli Uomini del Re, chiamati più tardi i Numenoreani Neri, corrotti da Sauron, che odiavano più di ogni altra cosa i seguaci di Elendil. Dopo la caduta di Sauron, la loro razza decrebbe rapidamente o si mescolò con gli Uomini della Terra di Mezzo, senza Però dimenticare l’odio per Gondor. Fu quindi un’impresa assai ardua impadronirsi di Umbar.
Il fiume Flutti.
Quella legge fu istituita a Nùmenor (come abbiamo appreso dal Re) quando Tar-Aldarion, il sesto re, non lasciò che una figlia femmina. Ella divenne la prima Regina Regnante, Tar-Ancalimë. Ma prima di lei la legge era diversa. A Tar-Elendil, quarto re, succedette il figlio Tar-Meneldur, benché la figlia di Tar-Elendil, Silmarien, fosse la primogenita. Comunque Elendil discendeva proprio da Silmarien.
Questo nome significa «Nave dalla lunga scia», perché l’isola ha la forma di una grande nave, con l’alta prora puntata verso nord; contro questa prora di dura roccia, si rompe e spumeggia in una bianca scia l’acqua dell’Anduin.
Ho dato la speranza ai Dùnedain, non ne ho conservata per me.
Perché il braccio con il quale reggeva lo scudo le fu rotto dalla mazza del Re degli Stregoni; ma egli venne distrutto e annientato, realizzando così le parole di Glorfindel a Re Eärnur, che prevedevano che il Re degli Stregoni non sarebbe caduto per mano di un uomo. E i canti del Mark narrano che in questa impresa Eowyn ricevette l’aiuto dello scudiero di Théoden, che anch’egli non era un Uomo, bensì un Mezzuomo venuto da terre lontane, al quale Éomer concesse poi grandi onori nel Mark e il nome di Holdwine. (Questo Holdwine non era altri che Meriadoc il Magnifico, Signore della Terra di Buck).
Pare che lo scudo di Thorin fosse spaccato; egli lo gettò via, e staccato con l’ascia il ramo di una quercia lo strinse nella mano sinistra per difendersi dai colpi degli avversari, o per attaccarli come con una mazza. Ed è per questo motivo che ricevette il soprannome di Scudodiquercia.
I Nani erano addolorati di dover trattare così i loro morti, perché era contro ogni loro consuetudine. Ma per erigere tombe simili a quelle che solevano costruire (non di terra, ma interamente in pietra) avrebbero impiegato anni. Preferirono il fuoco, piuttosto che lasciare i loro morti in pasto alle bestie, agli uccelli o agli Orchi. Ma coloro che caddero ad Azanulbizar furono per sempre ricordati e onorati, e ancor oghi un Nano dirà con orgoglio di uno dei suoi antenati: «Fu uno dei Nani bruciati», e non avrà bisogno di aggiungere altro.
Vi erano fra di essi assai poche donne. Dís, la figlia di Thràin, visse nell’Ered Luin e partorì Fili e Kili. Thorin invece non prese moglie.
Più tardi si comprese che Saruman incominciò a desiderare proprio allora di possedere per sé l’Unico Anello; egli sperava che il potere dell’Anello si sarebbe rivelato da sé, quasi cercando il suo padrone, se Sauron fosse stato lasciato in pace per qualche tempo.
Mesi e giorni indicati secondo il Calendario della Contea.
Ricevette questo soprannome a causa della sua bellezza; molti dicevano che somigliava piuttosto a una fanciulla elfica che ad un Hobbit. I suoi capelli erano dorati, caratteristica assai rara nella Contea: ma due altre figlie di Samvise erano anch’esse bionde, come molti altri bambini nati nel medesimo periodo.
365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 46 secondi.
Nella Contea, dove l’Anno 1 corrispondeva al 1601 T.E. Ma a Brea, dove l’Anno 1 corrispondeva al 1300 T.E., era il primo anno del secolo.
Osservando il Calendario della Contea, si potrà notare che nessun mese incominciava mai di venerdì. Divenne così una espressione idiomatica scherzosa, tipica della Contea, parlare di «venerdì primo del mese», riferendosi a un giorno inesistente o a eventi assai improbabili come maiali che volano o (nella Contea) alberi che camminano. L’espressione vera e propria era: «venerdì primo trappolaio». È superfluo osservare che il mese di «trappolaio» non esisteva, nel Calendario della Contea.
A Brea si diceva: «Invernume di Contea». Invername è palese alterazione del più antico nome di Invernume.
Libro in cui si annotavano nascite, matrimoni e morti riguardanti Casa Tuc, e altri eventi, come vendite di terreni, ed altri avvenimenti della Contea.
Perciò, nella canzone di Bilbo (pp. 212-214) ho parlato di sabato e domenica invece che di giovedì e venerdì.
Benché in effetti lo yestarë del Nuovo Computo cadesse in anticipo rispetto al Calendario di Imladris, in cui esso corrispondeva più o meno al 6 aprile della Contea.
Il 2 novembre era l’anniversario della prima volta in cui il Corno del Mark squillò nella Contea (3019).
Di solito chiamato in Sindarin Menelvagor e in Quenya Menelmacar.
Come in galadhremmin ennorath, «paesaggi intessuti di alberi della Terra di Mezzo». Remmirath contiene rem = maglia (in Quenya rembre) + Mir = gioiello.
L’usanza alquanto diffusa di pronunciare la é e la ó lunghe come ei e ou sia in Ovestron che nelle trasposizioni di nomi Quenya ad opera di coloro che parlavano l’Ovestron, è dimostrata dal fatto che si trova sovente scritto ei o ou o equivalenti di questi suoni negli scritti dell’epoca. Questa pronuncia era però considerata scorretta e rustica, ed era naturalmente frequente nella Contea. Coloro che pronunciano yeni ûnólime (= lunghi anni innumerevoli) come verrebbe spontaneo in Inglese (yany oonoalimy) commettono un errore appena più grande di quelli commessi da Bilbo, Meriadoc o Peregrino. Pare che Frodo dimostrasse molta «abilità nella pronuncia dei suoni stranieri».
Così pure in Annûn = tramonto, Amrûn = alba, per influenza rispettivamente di dûn = ovest, e di rhûn = est.
Era così originariamente. Ma già durante la Terza Era, in Quenya si pronunciava iù enfatizzando la seconda vocale.
L’unica relazione fra questo sistema e il nostro alfabeto che sarebbe parsa intelligibile agli Eldar è quella fra P e B; ma la separazione di queste due lettere, oltre che da F, M, V, da tutte le altre, sarebbe ad essi sembrata assurda.
La rappresentazione dei suoni è uguale a quella usata precedentemente, fatta eccezione per ch, che corrisponde qui al suono di cih, per i, che corrisponde al suono di gelo, e per zh, che corrisponde al suono di s in fusione.
L’iscrizione sul cancello occidentale di Moria fornisce l’esempio di un tipo di trascrizione del Sindarin in cui il Grado 6 rappresentava le nasali semplici, mentre il Grado 5 rappresentava le nasali doppie o lunghe, molto frequenti nel Sindarin: 17 = nn, ma 21 = n.
In Quenya, linguaggio in cui la lettera a era molto frequente, il segno vocalico veniva spesso del tutto omesso. Così, per calma (= lampada), si poteva scrivere clm, leggendo naturalmente calma, poiché cl era una combinazione iniziale inesistente in Quenya, e la m non compariva mai in fine di parola. Sarebbe stato però possibile leggere calama, ma tale parola non esisteva.
Per le h aspirate dolci il Quenya adoperava in origine un semplice gambo senza arco chiamato baba (= alto). Esso poteva trovarsi davanti ad una consonante per indicare che questa era muta; la r e la l mute venivano quindi trascritte hr, hl. Più tardi, il 33 raffigurò l’h indipendente, e il suono hy (quello originale) si ottenne aggiungendo il tehtar indicante «segue y».
Quelle fra parentesi ( ) sono valori usati soltanto dagli Elfi, il segno * indica le cirth usate esclusivamente dai Nani.
A Lórien in questo periodo si parlava il Sindarin, anche se con un «accento», poiché gran parte del popolo di Lórien era di origine silvana. Questo «accento» e la scarsa conoscenza che egli aveva del Sindarin trassero Frodo in errore (come è dimostrato nel Libro del Conte di un commentatore di Gondor). Tutte le parole elfiche citate nella Compagnia dell’Anello, capitoli VI, VII, VIII sono infatti in Sindarin, come anche gran parte dei nomi di luoghi e persone. Ma Lórien, Caras Galadhon, Amroth, Nimrodel sono probabilmente di origine silvana, adattati al Sindarin.
Sono Quenya, per esempio, i nomi Nùmenor (per intero Nùmenóre), Elendil, Isildur, Anàrion, tutti i nomi dei re di Gondor, compreso Elessar «Gemma EIfica». La maggior parte dei nomi degli altri uomini e donne dei Dùnedain, come Aragorn, Denethor, Gilraen, sono di forma Sindarin, come pure i nomi di Elfi e Uomini ricordati in canti e saghe della Prima Era. In pochi casi compaiono forme miste, come Boromir.
Gli Sturoi dell’Angolo, che tornarono nelle Terre Selvagge, avevano già adottato la Lingua Corrente; ma Déagol e Sméagol sono nomi della lingua degli Uomini abitanti presso il Fiume Iridato.
Salvo nei casi in cui gli Hobbit facevano qualche tentativo di rappresentare i mormorii e i richiami più brevi degli Ent: a-lalla-lalla-rumba-Kamanda-lindor-burùme non è quindi Elfico, ma l’unico e probabilmente molto impreciso tentativo di rappresentare un frammento dell’idioma ent.