Capitolo V

«Primo contatto» — questo era il titolo [Il racconto è First contact, di Murray Leinster, non ancora apparso in Italia, uscito in Astounding Science Fiction nel maggio 1945 e pubblicato successivamente nella Astounding Science Fiction Anthology (n.d.t.)] — era il racconto, in forma drammatica, dell’incontro tra un’astronave proveniente dalla Terra e un’astronave proveniente da un mondo della nebula del Cancro, distante più di un migliaio di parsec dal Sole.

Il comandante dell’astronave terrestre aveva ordinato all’equipaggio di preparare le carte astronomiche, tutti i dati e tutti i calcoli di rotta per distruggere l’astronave sconosciuta e di puntare contro di essa tutti i cannoni anti-meteorite. Poi i terrestri avevano cominciato a dibattere il problema virale: dovevano tentare di entrare in comunicazione con l’altra astronave per una soluzione negoziata, oppure era loro dovere attaccarla e distruggerla senza preavviso? I terrestri temevano che gli uomini venuti da un altro mondo avrebbero potuto ricostruire la loro rotta e, successivamente, avrebbero potuto identificare da Terra e tentare di conquistarla.

Queste ridicole apprensioni non destarono opposizione da parte dell’equipaggio. Era dato per scontato che l’incontro tra due civiltà sorte in due diverse parti dell’universo avrebbe portato necessariamente alla subordinazione di una delle due parti all’altra, alla vittoria della parte che possedeva l’arma più potente. Un incontro nello spazio poteva significare due cose soltanto: rapporti commerciali… o guerra. I terrestri non potevano immaginare altre possibili soluzioni.

Ben presto si scoprì che gli uomini provenienti da un altro mondo erano simili ai terrestri, a parte il fatto che potevano vedere soltanto nell’infrarosso e che comunicavano fra loro per mezzo di radio-onde. Eppure, i terrestri riuscirono a decifrare il linguaggio degli stranieri e ad interpretare il loro pensiero. Si scoprì inoltre che il comandante della nave proveniente da un altro mondo possedeva una concezione sulla evoluzione e sui rapporti sociali non molto più progredita di quella dei terrestri, ed era soprattutto ansioso di uscire dalla situazione in cui si trovava senza mettere a repentaglio la propria vita e senza distruggere l’astronave terrestre.

In altre parole, l’incontro lungamente atteso fra i rappresentanti di due razze umane minacciava di risolversi in una spaventosa tragedia. Le due astronavi erano immobili nello spazio, a settecento mila miglia di distanza, mentre i negoziati continuavano per oltre due settimane per mezzo di un automa. I capitani continuavano a dichiarare di avere intenzioni pacifiche, ma dichiaravano anche di non fidarsi affatto l’uno dell’altro. La situazione sarebbe stata senza uscita, se non fosse intervenuto, con la sua ingegnosità, il protagonista del racconto, un giovane astrofisico. Nascondendo negli abiti bombe di terrificante potenza distruttiva, l’astrofisico ed il comandante salirono a bordo dell’astra astronave, con il pretesto di continuare i negoziati. Una volta a bordo, invece, avevano posto un ultimatum agli stranieri: le navi dovevano essere scambiate, e parte dell’equipaggio terrestre doveva salire sulla nave sconosciuta, parte dell’equipaggio di quest’ultima doveva salire sulla nave terrestre. E, per prima cosa, si dovevano mettere fuori uso tutti i cannoni anti-meteoriti. Le due commissioni avrebbero poi dovuto imparare a manovrare l’astronave altrui, tutte le scorte dovevano venir trasferite da una astronave all’altra.

E, nel frattempo, i due eroi carichi di bombe sarebbero rimasti a bordo dell’astronave straniera, pronti a farla esplodere al minimo sospetto di tradimento. Il capitano venuto dall’altro mondo accettò l’ultimatum, e lo scambio delle astronavi procedette nel migliore dei modi.

Finalmente l’astronave nera che recava a bordo i terrestri e l’astronave terrestre con a bordo gli stranieri si allontanarono in fretta l’urca dall’altra, svanendo nella debole luminosità della nebula.

Quando il racconto finì, la biblioteca risuonò dei commenti più disparati. Durante la lettura qualcuno degli astronauti aveva dato segno di impazienza e di disapprovazione. Erano così impazienti di esprimere il loro pensiero che adesso si trattenevano a malapena dal commettere la peggiore infrazione alle buone maniere… interrompere qualcuno. Si rivolsero al capitano come se lo ritenessero personalmente responsabile dell’antico racconto che aveva fatto conoscere loro, traendolo dal limbo del passato.

La maggior parte degli astronauti fece notare la contraddizione esistente fra il tempo dell’azione e la psicologia dei personaggi. Se l’astronave aveva potuto percorrere quattromila anni luce in tre mesi, il tempo reale del racconto doveva essere ovviamente posteriore al tempo attuale, perché nessuno si era spinto, fino ad allora, così lontano nell’universo. Eppure, il modo di pensare e le azioni dei terrestri non erano affatto diversi da quelli correnti nei tempi del capitalismo, parecchi secoli prima.

Per giunta, c’erano parecchie inesattezze tecniche. Per esempio, le astronavi non potevano essere fermate così rapidamente come sosteneva lo scrittore. Non era possibile che due esseri pensanti comunicassero fra loro per mezzo di radioonde. Se il pianeta sconosciuto avesse avuto una atmosfera densa, in pratica, quanto l’atmosfera terrestre (e così era descritto nel racconto) i suoi abitanti avrebbero dovuto inevitabilmente possedere gli stessi organi di udito dei terrestri. Infatti, questo sistema richiede un dispendio di energie molto minore che non la comunicazione per mezzo di radio-onde o di bio-correnti. E sarebbe stato impossibile, in un tempo così breve, decifrare la lingua degli stranieri con la esattezza necessaria per inserirla, in codice, nella macchina traduttrice.

Tey Eron osservò che la limitata conoscenza dell’universo dimostrata in quel racconto era la cosa più sorprendente. Infatti, parecchi decenni prima che quel racconto venisse scritto, il famoso scienziato Ciolkovski aveva ammonito che l’universo era molto più complesso di quanto si credesse generalmente in quei tempi. Ma, nonostante l’opera di parecchi pensatori, esistevano ancora scienziati i quali erano convinti di aver già raggiunto, in pratica, gli estremi confini della capacità di conoscenza umana.

Con il passare dei secoli, innumerevoli scoperte avevano rivelato l’infinita complessità dell’interdipendenza dei fenomeni e questo era parso rallentare l’accrescimento della conoscenza umana dell’universo. Eppure, la scienza trovava soluzioni ad un enorme numero di problemi, tecnici e non tecnici. Un buon esempio era la creazione dell’astronave a tonneggio, che sembrava sfidare le leggi convenzionali del moto.

In realtà, erano queste soluzioni di problemi apparentemente insolubili dal punto di vista della logica matematica che dimostravano nel modo più spettacolare l’irresistibile potenza del progresso. Ma l’autore di Primo contatto non aveva avuto nemmeno la minima idea dell’immensità della conoscenza implicita nelle semplici formule dei grandi dialettici del suo tempo.

«C’è un’altra cosa che nessuno ha ancora osservato,» si intromise Yas Tin, di solito così riservato. «L’autore ha dato ai suoi personaggi nomi inglesi, anche se l’azione si svolgeva in un futuro così lontano. Credo che questo sia indicativo. Vedete, la linguistica è il mio passatempo preferito, ed ho compiuto uno studio sulla formazione della prima lingua comune mondiale. L’inglese, naturalmente, era una delle lingue più note e più diffuse; ma, presumendo che sarebbe sempre rimasto tale, l’autore rifletteva, in un certo senso, la convinzione assurda che l’ordinamento sociale del suo tempo fosse eterno. L’evoluzione lentissima dell’antica società schiavistica e del feudalesimo era accettata erroneamente come prova della stabilità di tutte le forme di rapporti sociali, compresa la lingua, la religione e l’ultima delle società anarchiche, il capitalismo. La pericolosa mancanza di equilibrio sociale nell’ultimo periodo del capitalismo era ritenuta tale da durare per sempre! In quanto all’inglese di quei tempi, era perfino arcaico, in quanto consisteva di due lingue, una scritta ed una parlata, entrambe assolutamente inadatte alle macchine traduttrici. Ma tanto più sono rapidi i cambiamenti dei rapporti fra gli uomini e la loro visione del mondo, quanto più sono i cambiamenti nella loro lingua. Così accadde che l’antico sanscrito, ormai semi-dimenticato, fu considerato il più logico per la sua struttura e di conseguenza fu usato come base per il linguaggio-intermediario per le macchine traduttrici. Più tardi finì per evolversi nella prima lingua comune del mondo, che da quei tempi è cambiata moltissimo. Le antiche lingue occidentali ebbero una breve durata: e ne restano ancora tracce nei nomi propri derivati da leggende religiose appartenenti a lingue morte.»

«Yas Tin non ha notato il particolare più importante,» intervenne Moot Ang. «L’ignoranza e l’errata metodologia sono errori abbastanza gravi, nella scienza, ma ancora peggio è l’immobilismo, l’insistenza nel difendere forme sociali che erano fallite perfino agli occhi dei contemporanei. Alla radice di questo conservativismo, a parte qualche raro esempio di ignoranza pura e semplice, c’era il desiderio egoistico di prolungare l’esistenza di un sistema sociale dei cui benefici godevano soltanto piccole minoranze. Di qui proveniva la mancanza di considerazione verso gli interessi dell’umanità, come risulta da simili proposte di stagnazione sociale, da un simile disinteresse verso il futuro del pianeta, dallo spreco delle risorse naturali, dalla scarsa cura per la salute degli abitanti. Lo spreco dissennato del combustibile minerale e delle foreste, l’esaurimento dei fiumi e del terreno, i pericolosi esperimenti per creare letali armi atomiche… queste erano le azioni di coloro che, a costo di indicibili miserie e sofferenze inflitte alla maggioranza si ostinavano a prolungare l’esistenza della società che aveva caratterizzato il loro tempo. E da questo pericoloso, velenoso terreno, si sviluppò un concetto che proclamava la superiorità di un gruppo, di una classe, di una razza su tutti gli altri, e ne traeva giustificazioni perfino per la violenza e la guerra. Qualsiasi gruppo privilegiato cercherà inevitabilmente di mettere un freno al progresso per mantenere i propri privilegi, mentre la parte oppressa della società è costretta a lottare per difendere i propri diritti. Più grande è la pressione esercitata dai pochi privilegiati, più grande è la resistenza che suscita, più feroce la lotta, più grande la crudeltà, più grande la degradazione morale degli uomini. Ricordate che, oltre le lotte di classe, a quei tempi c’erano le lotte fra i paesi privilegiati ed i paesi oppressi. Ricordate l’attrito fra il mondo socialista e il mondo capitalista, e capirete perché si era sviluppata una ideologia della guerra, perché si era giunti a credere che le guerre ci sarebbero state sempre, e che, un giorno, si sarebbero combattute perfino su scala cosmica. Ed io vedo in questo la quintessenza del male, un serpente che deve mordere, anche se è nascosto… perché non può fare a meno di mordere. Ricordate il sinistro splendore rosso-giallastro della stella che abbiamo superato nel nostro viaggio…»

«Il Cuore del Serpente!» esclamò Taina.

«Esatto. Ed anche negli scritti di coloro che si ostinavano a difendere la vecchia società proclamando l’inevitabilità dalla guerra, l’eterna esistenza del capitalismo, io vedo il cuore di un serpente.»

«In altre parole, le nostre paure sono dovute a reminiscenze ataviche dei tempi in cui questo serpente avvelenava l’esistenza degli uomini, non è così?» chiese Kari, con tristezza. «Ed io sono probabilmente il più serpentino di tutti, perché io provo queste paure… o dubbi, come preferite chiamarli.»

«Kari!» esclamò ancora Taina.

«Il comandante ci ha parlato delle tremende crisi attraversate dalla civiltà,» continuò Kart. «E noi sappiamo tutto sui pianeti privi di vita perché i loro abitanti furono annientati da una guerra atomica prima che avessero il tempo di creare una nuova società in conformità alle leggi della scienza, di porre fine alla smania di distruzione… in una parola, di strappare il cuore del serpente! Noi sappiamo che perfino il nostro pianeta è sfuggito per poco ad un simile destino. Se il primo stato socialista non fosse stato fondato in Russia e se questo non avesse dato l’avvio ad una catena di eventi che cambiarono il corso della storia, il fascismo avrebbe avuto il sopravvento ed avrebbe precipitato il mondo in una guerra nucleare. Ma supponiamo che quella gente…» e il giovane astronavigatore puntò la mano nella direzione dove avrebbe dovuto riapparire la nave straniera, «supponiamo che quella gente non abbia ancora passato quel pericoloso Rubicone della sua storia?»

«E’ impossibile,» rispose Moot Ang. «Deve esistere una certa analogia fra l’evoluzione della più alta forma di vita e quella della più alla forma di società. L’uomo può evolversi veramente soltanto in un ambiente sufficientemente stabile e favorevole. Naturalmente, questo non significa che non debbano avvenire cambiamenti. Al contrario, vi sono cambiamenti radicali… ma soltanto in rapporto all’Uomo stesso, non alla natura nella sua interezza. Cataclismi planetari avrebbero impedito agli esseri ragionevoli di evolversi. Lo stesso si può applicare alla più alta forma di società capace di conquistare lo spazio, di costruire astronavi e di addentrarsi nelle profondità dell’universo… tutte queste conquiste possono venir raggiunte soltanto dopo una stabilizzazione, su scala planetaria, delle condizioni di vita per l’intera umanità, e, naturalmente, dopo che le guerre sono state bandite. Ecco perché sono certo che gli uomini di un altro mondo che noi stiamo per incontrare debbono aver superato la fase critica. Anch’essi debbono avere costruito una società veramente razionale.»

«Secondo me, scopriremo qualcosa che può venir definita come una saggezza universale ed elementare, esistente nelle varie civiltà,» disse Tey Eron, con gli occhi che brillavano per l’eccitazione. «Gli esseri umani non possono conquistare lo spazio prima di aver conquistato un livello di vita più alto; e cioè, non prima della fine delle guerre, non prima che ogni individuo abbia raggiunto un alto senso di responsabilità verso tutti i suoi simili!»

«In altre parole, l’umanità è in grado di domare le forze della natura su scala cosmica solo dopo aver raggiunto lo stadio più alto di una società comunista,» osservò Kari. «E lo stesso principio si può applicare a qualsiasi altra razza umana, se indichiamo con questa definizione le forme più alte di vita organizzata e pensante?»

«Noi e le nostre navi siamo le mani che l’umanità della Terra protende verso le stelle,» disse Moot Ang. «E queste mani sono pulite! Ma questo non può essere vero soltanto per ciò che ci riguarda. Ben presto noi stringeremo altre mani pulite e forti quanto le nostre.»

I componenti più giovani dell’equipaggio applaudirono cordialmente il loro comandante. Ma anche i componenti più anziani, che avevano imparato a controllare le emozioni, non riuscirono a nascondere la loro eccitazione, mentre si raccoglievano attorno a Moot Ang.

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