Era un fuoco piccolo, non abbastanza grande per essere individuato da qualche banda dai sobborghi della città. Niente fumo. E dopo che Blood ebbe mangiato la sua parte, lo trasportai al condotto dell’aria un chilometro più in là e passammo la notte lì dentro, su di un piccolo ripiano. Lo tenni stretto tra le braccia, tutta la notte. Il mattino dopo lo curai a dovere. Ce l’avrebbe fatta; era forte.
Mangiò di nuovo. Era rimasta un sacco di roba dalla notte precedente. Io non mangiai. Non avevo fame.
Quel mattino ci mettemmo in marcia attraverso quella zona sconvolta e desolata. Avremmo trovato un’altra città. Ce l’avremmo fatta.
Dovevamo andare piano, perché Blood zoppicava ancora. Ci volle parecchio prima che smettessi di sentire le parole di lei risuonarmi nella testa. E mi chiedevano, mi chiedevano: sai che cos’è l’amore?
Certo che lo so.
Un ragazzo ama il suo cane.