Nello spazio profondo le navi diventano come piccoli mondi. Anche se sono sempre in contatto radio con la Luna e con le stazioni più potenti di Houston e delMINESPOV, tale contatto è limitato alle comunicazioni ufficiali e formali. I messaggi radio della Kennedy avrebbero dovuto essere più numerosi di quelli di una nave ordinaria, dato che la grande astrocisterna aveva un computer di una tale potenza da valere quelli delle due principali stazioni di controllo messe insieme. Ma poiché chiunque avesse avuto sulla Terra un ricevitore potente avrebbe potuto controllare i canali della nave, la Kennedy si limitava a fornire le informazioni che poteva spedire senza pericolo.
Tuttavia, quando si ricominciò con la normale routine e i turni di guardia si fecero lunghi e noiosi, il passatempo preferito divenne ascoltare lo scambio di informazioni tra le navi nello spazio e le basi di controllo sulla Terra.
Trovarsi nello spazio profondo significava non sapere nulla degli avvenimenti sulla Terra, perché le trasmissioni quotidiane rivolte agli spaziali provenivano dalle stazioni controllate dal governo. Il contenuto di tali programmi consisteva per lo più di sfrontata pubblicità fatta all’attuale politica dei populcratici, e di promesse sull’Utopia prossima ventura.
Mai, in nessuna occasione, si accennò al tentativo che era stato fatto di distruggere la Kennedy, né alla morte dei terristi sulla Luna.
Ai vecchi tempi gli spaziali che compivano un’impresa erano trattati con ogni attenzione. Nel corso dei primi voli su Marte la noia veniva in parte scacciata da trasmissioni su un canale speciale, e gli spaziali avevano modo di ascoltare notizie e musica e di fare delle chiacchierate con parenti e amici, passando così le lunghe ore tediose del volo. Adesso, in nome dell’economia, le trasmissioni erano alquanto limitate e consistevano soprattutto di propaganda della politica del governo.
Nessuno, a bordo della Kennedy, si disturbava ad ascoltare le stazioni del governo. La nave aveva una nastroteca sufficientemente completa di pellicole cinematografiche e di cassette di buona musica. Poiché si aveva a disposizione un’energia illimitata, c’era una discreta biblioteca di libri, ma una molto più grande di microfilm. Tuttavia una delle occupazioni preferite dall’equipaggio era quella di ascoltare le voci fredde e professionali degli spaziali che mandavano rapporti a Houston. Per lecomunicazioni più importanti, la Kennedy era fornita di uno spray, un congegno che condensava i messaggi verbali in scariche di energia di una frazione di secondo e li spediva alMINESPOVdove venivano registrati, ampliati, e decodificati. Nello stesso modo venivano ricevuti i messaggi della Kennedy, e solo J.J. aveva accesso al decodificatore. Grazie allo spray, si teneva informato sulle notizie più importanti.
Attualmente J.J. era molto preoccupato per il nuovo, violento attacco al programma spaziale. La riduzione del budget decisa dal Congresso era solo un sintomo. Non c’era ancora niente di definito, ma l’FBIriportava che c’era adesso una minor competitività tra i vari gruppi radicali. Un indice della nuova situazione era dato dal fatto che durante un attacco alla stazione di comunicazione delMINESsi fossero trovati tra i morti sia salvamondo, sia terristi.
Una delle domande che J.J. faceva più spesso alla Terra era chi avesse deciso, all’ultimo momento, di rovesciare la politica di concessioni che fino ad allora era stata usata nel trattare con i terristi.
— È molto strano — disse a Dom — perché per anni io ho invocato la linea dura. Ho sempre detto che a lungo termine sarebbe stato meglio sacrificare poche persone dicendo di no ai ricatti dei terroristi. Certo, questo sarebbe stato ingiusto verso le vittime, ma a lungo termine sarebbe servito a risparmiare molte vite. Per anni i politici hanno respinto i miei suggerimenti. Facciamo l’esempio di una banda di terroristi che prenda un ostaggio e pretenda o la liberazione di terroristi in prigione, o soldi, o un obiettivo politico. In passato i cuori teneri ci hanno costretto a cedere ai ricatti in nome della salvezza dell’ostaggio. Poi, tutt’a un tratto, quando la posta in gioco è più alta che mai, quando l’ostaggio è la Kennedy stessa e la posta in palio è la nostra ultima speranza per lo spazio, ci imbarchiamo in una politica di niente-concessioni.
— Che sia stata una decisione presa da qualcuno in malafede? — suggerì Dom. — Che i politici in realtà volessero che la Kennedy fosse distrutta?
— L’ho chiesto ripetutamente — disse J.J. — Non ho avuto risposta. La domanda che più mi sta a cuore è questa: come hanno fatto i terristi a sapere della situazione quando la Luna era tagliata fuori da ogni genere di comunicazioni?
— Potrebbero avere interrotto il silenzio radio in uno qualsiasi dei vari impianti di comunicazione — disse Doris.
— O qualcuno a Washington potrebbe avere saputo in anticipo della bomba di Benson — disse J.J. — Ci sarà voluto un pezzo grosso per far sistemare la bomba a Cape Canaveral, in quel primo attacco terrista al progetto, e lo stesso dicasi per il secondo tentativo, attuato grazie al fatto che a Benson era stato dato l’incarico di sovrintendere al caricamento dell’acqua sulla Kennedy.
— Che sia stato l’ammiraglio Pinkerton? — disse Neil.
— Gli rimangono solo un paio d’anni prima del pensionamento — disse J.J. — La sua carriera è stata onorevole. Non lo vedo come un traditore.
— Questo è il problema — disse Dom. — Di chi ci si può fidare? Dev’esserci stato un traditore di rango abbastanza alto al MINESPOVper organizzare l’attacco che c’è stato.
— Noi abbiamo un vantaggio — disse J.J. — Sappiamo di combattere per la sopravvivenza, non solo per il programma spaziale, ma per tutta l’umanità. Sembra che io stia a fare discorsi propagandistici ma, cavoli, tutto dipende da noi sette. O riportiamo indietro l’Ufo, o per lo spazio è finita. La Kennedy farà ancora qualche giro su Marte, poi verrà demolita. Le basi su Marte verranno chiuse. Alla fine perfino quelle della Luna verranno chiuse e noi staremo tutti sulla Terra e continueremo a moltiplicarci fino a morire di fame. Quello che succederà allora farà sembrare il medioevo l’epoca dei lumi.
— È una cosa che fa pensare, no? — disse Jensen. — A volte mi dico che forse avremmo bisogno di un uomo di polso, di un vero capo che ci guidasse. Magari un militare.
— Cioè che i militari assumessero il controllo del governo? — disse J.J. duro.
— Quale governo? — sbottò Jensen. — Quel branco di idioti a Washington?
— State dicendo per caso che la democrazia secondo voi ha fatto il suo tempo? — disse J.J.
— Non c’è mai stata una vera democrazia — disse Jensen. — E certo non negli anni più recenti. Non dopo che i terroristi hanno cominciato a privare la gente del diritto di vivere e di prendere liberamente le sue decisioni.
J.J. annuì, cupo. — Ci sono sempre stati dei criminali tra noi, ma quando le metropoli sono diventate troppo grandi per poter essere governate bene, i criminali si sono trovati ad agire più liberamente. I cittadini di buon senso si sono tappati nei loro appartamenti appena hanno visto che li avevano privati del diritto di camminare tranquilli per le strade, e gli sforzi che sono stati fatti nei primi tempi per rimediare a questa situazione erano lontani centottanta gradi dal bersaglio. La scuola dei sociologi cuori teneri sosteneva che il criminale è solo un prodotto del suo ambiente, e che va compreso. Le pene per i criminali si son fatte sempre meno severe. Adesso, uno che commette un omicidio o resta libero come un fringuello, o fa al massimo tre anni di una galera che somiglia molto di più a un circolo sportivo che a un carcere. Quando i cuori teneri hanno fatto passare alla fine la legge anti-armi e di conseguenza hanno fatto requisire tutte le armi da fuoco in possesso dei cittadini rispettosi della legge, hanno lasciato in mano ai criminali abbastanza armi da permettere loro di fare una rivoluzione. Ed è stato allora che i terroristi hanno avuto modo di mettere radici nella società. In un primo tempo non c’è stata nessuna domanda internazionale, perché certi gruppi terroristici erano spalleggiati sotto sotto da alcuni paesi. L’individuo non era più difeso contro la violenza, e il governo veniva meno all’obbligo di proteggere la gente. Gli uomini di buon senso hanno finito per dimenticarsi che fin dai primordi c’è sempre stata una sola cosa capace di opporsi alla violenza: la violenza. L’uomo è sempre stato un predatore spietato contro gli altri uomini. E quando la maggioranza lascia che una minoranza composta di predatori controlli completamente la politica e faccia cadere i governi, è finita.
— State dicendo che la maggior parte di noi è troppo civilizzata — disse Doris.
— O scema — sospirò J.J. — Certo, è umano provare pietà per i meno fortunati e aiutarli quando si può. Ma non è assolutamente possibile dare a tutti gli individui del mondo i lussi che in passato erano la ricompensa di chi sapeva guadagnarseli. Facciamo qualche esempio banale. Al mondo non c’è abbastanza oro perché ciascuno possa avere un anello d’oro. E non c’è una produzione così vasta da permettere a tutte le donne del mondo di avere una lavatrice, una lavastoviglie, un tostapane e un televisore. Il mondo non è fatto per dare sostentamento a una popolazione così numerosa. Secondo me, la struttura stessa della realtà è tale per cui il nostro pianeta non può assolutamente offrire con le sue sole risorse una vita ideale a otto miliardi di persone.
— Il vecchio argomento a favore dello spazio — disse Ellen. — È destino dell’uomo andare nello spazio, perché il suo piccolo mondo non può soddisfare i suoi bisogni.
— Io credo che il posto dell’uomo sia nello spazio — disse Neil — ma non credo nel destino. Secondo me, le stelle semplicemente stanno là, e all’universo non interessa un bel niente se l’uomo le raggiunge oppure no.
— C’è ancora gente che pensa che nello spazio ci troveremo prima o poi faccia a faccia con Dio, e che ne saremo accecati — disse Art.
— Torniamo al discorso di Paul sull’uomo forte — disse Neil. — Mettiamo che a un certo punto comparisse questo uomo forte, e che creasse un’efficiente organizzazione capace di prendere il potere negli Stati Uniti. Se avesse uno e un solo obiettivo, ovvero di ristabilire la legge e l’ordine, quali provvedimenti dovrebbe prendere, e quanto lo sosterrebbero persone come noi?
— Io pretenderei da questo dottore che mi desse la garanzia di ristabilire prima o poi una forma di democrazia — disse Doris.
— Io mi armerei e mi arruolerei nel suo esercito — disse Paul.
— Io cercherei di diventargli amico e di avere voce in capitolo nelle decisioni importanti — disse ridendo J.J. — D’altronde, ho sempre pensato che una dittatura illuminata e benevola fosse la forma di governo migliore e più efficace.
— Purché sia io il dittatore benevolo — disse Dom. — Ma a parte gli scherzi, credo che sosterrei anch’io l’uomo giusto. È chiaro che le cose vanno male, ma non siamo ancora alla disperazione. Come Doris, vorrei anch’io che successivamente si tornasse a una forma di governo più moderata, diciamo però una repubblica, non una democrazia come ha detto lei. Il grand’uomo non dovrebbe lasciare eredi insomma; non dovrebbe lasciare al potere il tempo di corrompersi.
— Mi vengono in mente almeno una dozzina di uomini che saprebbero gestire la cosa pubblica meglio dei politici — disse Paul.
— Il guaio è che la rivoluzione, quando si verifica, viene fatta dalle persone sbagliate — disse Dom.
— Forse, se porteremo a termine la nostra missione, non ci sarà una rivoluzione — disse J.J. — Ciò che troveremo su Giove forse sarà rivoluzionario, ma nel senso migliore. Però Neil ha fatto una domanda giusta. Quanto in là saremmo disposti a spingerci, quante libertà personali saremmo disposti a mettere nel cassetto per restaurare un po’ d’ordine nel mondo? Ce la sentiremmo di spedire soldati armati contro un raduno di terristi, e di ammazzare centinaia di persone?
— Perché, pensi che sarebbe una perdita? — disse Neil.
— Ioiterristi li cannoneggerei — disse Paul.
— Io prima darei loro la possibilità di disperdersi pacificamente — disse Ellen.
— Eh no, bisognerebbe sterminarli tutti a vista — disse Neil.
— Mio marito si è opposto alla violenza con la violenza — disse Doris. — Ed è morto.
Ci fu un attimo di silenzio. — Siamo una bella compagnia assetata di sangue — disse Dom.
— Se deciderò di fare una rivoluzione, state certi che vi recluterò tutti.
— Perché, secondo te è disumano uccidereiterroristi per avere la pace? — disse J.J.
— Ritornate spesso su questa domanda, vero? — disse Ellen.
— Mi sta a cuore — disse J.J.
— È forse sbagliato anteporre la salvezza della razza umana alle considerazioni indubbiamente più effimere sulle libertà personali? Credete che la storia ci etichetterebbe come mostri se uccidessimo migliaia di persone per rendere migliore la vita di milioni di individui?
— È una domanda troppo impegnativa per me — disse Dom.
— Perché si potrebbe arrivare a questi estremi — disse J.J. — Potremmo essere costretti a prendere posizione, a combattere. Lo spazio e la speranza per il futuro, oppure la Terra in isolamento e in lento decadimento. Il futuro o il presente. Una pagnotta di pane per ciascun cittadino prima della morte per fame, oppure un po’ di fame adesso e un mucchio di pagnotte dopo.
— Io mi auguro una pagnotta adesso e più pagnotte in futuro — disse Dom. — Mi auguro che gli alieni su Giove abbiano la propulsione iperveloce, che riusciamo a rimorchiarli e a farci dire qual è il loro segreto. Mi auguro che riusciremo a costruire una flotta di astronavi, e che riusciremo a mandare nello spazio dei coloni che coltiveranno del buon grano, di modo che l’umanità non debba più temere la fame.
— D’accordo — disse J.J. — ma se l’Ufo non fosse una nave a propulsione iperveloce? Se fosse soltanto una sonda senza equipaggio in viaggio da secoli? Certo, l’ipervelocità risolverebbe tutti i nostri problemi, ammesso che ci siano pianeti ricchi e disabitati, negli spazi lontani. Ma che cosa risolverebbe i nostri problemi a breve termine, allontanando lo spettro della guerra civile e dandoci la possibilità di costruire le astronavi?
— È semplice — disse Ellen. — Il cibo.
— Il cibo — disse J.J. — Tutti i nostri sforzi negli ultimi tempi hanno avuto come scopo il procacciamento del cibo. Ora stiamo dirigendoci verso Giove per cercare di ricuperare una nave aliena che speriamo possa indirizzare la nostra razza verso nuove risorse di cibo. Il cibo è la chiave di tutto. L’uomo o il gruppo di uomini capaci di dare cibo in quantità sufficiente all’umanità potrebbero controllare agevolmente tutto il mondo senza bisogno di una rivoluzione armata. Siete d’accordo?
— State per caso dicendo che se noi, come dite, riportassimo indietro l’Ufo, la marina spaziale avrebbe una forte voce in capitolo nell’ambito politico? — disse Doris.
— Perché, non dovrebbe averla, forse? — replicò J.J.
— Allora stiamo andando su Giove per poter dire al nostro prossimo cosa deve o non deve fare? — disse Doris.
— No, cavoli — disse J.J. — Stiamo andando su Giove a prendere qualche pagnotta. — Allargò le braccia. — Ma perché, chi preferireste che governasse, la marina spaziale, o uomini come il senatore del New Mexico?
— Conoscendo certi pezzi grossi della marina spaziale, non è mica tanto facile fare una scelta — disse Dom.
— Flash, tu mi ferisci — disse J.J. Sorrise. — C’era una logica dietro i miei discorsi un po’ folli. Ho nominato quel signore del New Mexico, no? Be’, questa mattina, ora del Pacifico, ha annunciato che c’era lui dietro il movimento terrista. Ha detto inoltre di avere unificato tutte le forze radicali, con i due gruppi principali dei terristi e dei salva-mondo, e ha affermato che intende assumere il controllo assoluto del governo o con mezzi pacifici, o con le armi.
— Mio Dio — disse Doris.
Dom sentì un brivido di freddo corrergli lungo la schiena.
— Sarà la guerra civile — disse J.J. — Quando ritorneremo, ci toccherà prendere posizione.
— Se quando torneremo non sarà già finito tutto — disse Neil.
— Chi diavolo si opporrà a quelli? — disse Art. — Non certo il governo di Washington.
— Il Ministero dell’Esplorazione dello Spazio con tutte le varie branche della marina spaziale è intervenuto per dichiarare la propria fedeltà al governo — disse J.J.
— Il governo è zeppo di terristi e salvamondo — disse Dom.
— I radicali sono usciti dal Congresso accusandolo di essere uno strumento del totalitarismo. A Washington non restano che il Presidente, alcuni membri del suo gabinetto, e qualche coraggiosissimo esponente della sinistra.
— Che bella scelta! — disse Neil. — O i terroristi, o i cuori teneri!
— È l’unica scelta che abbiamo — disse J.J. — ma è facile capire che se riusciremo a radunare abbastanza forze da batterli, quando tutto sarà finito saremo noi a governare. Con noi intendo tutte le forze armate messe insieme.
— Ma la guerra è già cominciata? — chiese Ellen.
— Per il momento l’organizzazione è scarsa — sospirò J.J. — C’è un forte gruppo di radicali che dalla California si sta spingendo a est, e che man mano che procede raccoglie reclute. Il suo obiettivo è probabilmente il MINESPOV. Sono state prese un paio di basi del sud, un’armata e una base navale. Gli stati del sud e le basi marittime sono quelli che forniscono le truppe più fedeli. C’è una linea di difesa che corre pressappoco da Chicago alla costa del golfo del Texas.
— Reggerà? — chiese Neil.
— Questo, resta da vedersi. Da come appaiono le cose adesso, le forze armate, con l’esclusione di quelle spaziali, dove la percentuale di lealtà al governo è più alta, pare siano per il cinquanta per cento con i terristi.
— Si potrebbero buttare un po’ di bombe atomiche su quei bastardi, e farla finita — disse Paul.
— E così inquinare il paese — disse J.J.
— E lasciarlo talmente malridotto da farne facile preda per i radicali d’oltreoceano — disse Neil.
— In questo momento si sta combattendo una guerra limitata — disse J.J. — Non è facile ammazzare degli americani come noi. Non è il caso di usare armi nucleari nel proprio paese. Bisogna cercare di fare meno danni che si può e pregare che il vecchio uomo qualunque cada in piedi, come tante volte ha fatto. La volgare maggioranza silenziosa prima o poi staccherà gli occhi dalla tv e si accorgerà che le stanno sparando. Tutto dipenderà da quello che farà l’uomo qualunque. In questo momento si stanno fronteggiando due eserciti ancora abbastanza piccoli.
— Le masse determineranno l’esito della guerra ragionando con la loro intelligenza — disse Paul. — Ovvero scegliendo l’esercito che ha i generali più fotogenici e le uniformi più belle.
— Può darsi di sì come di no — disse J.J. — Uno dei primi risultati della guerra sarà la distruzione del sistema di distribuzione. La gente comincerà a cercare cibo tra le erbe dei campi. Quando succederà questo, si arriverà al punto cruciale. Se riusciremo a convincere la gente che la fame è il risultato della guerra iniziata dai radicali, potremmo portare molti dalla nostra parte. La nostra missione assume a questo punto un’importanza tutta nuova, perché se tornando indietro potremo promettere alla gente le stelle…
— E una volta arrivati al governo dalle stelle… — disse Neil.
Dom era come stordito. Quella frase, una volta arrivati al governo, gli martellava nella mente. Era come se… Ma fu Doris a dare voce ai suoi dubbi.
— J.J., voi sapevate che sarebbe successo, vero? Tutto il piano è stato organizzato tenendo conto di una possibile imminente rivoluzione.
— Posso dire che siamo importanti — disse J.J. — Molto importanti. E abbiamo l’appoggio di quello che resta del governo e di tutte le forze armate.