LIBRO SECONDO

Scacciati dal luogo che ci generò,

Traditi dal luogo che asilo ci ha offerto,

La luce davanti a noi si offuscò,

Dietro le nostre spalle è il deserto…

Preparate i bicchieri, hurrà!

È tutto ciò che da amare ci resta:

Una coppa per chi è morto già —

Hurrà per chi a morire s’appresta!

Bartholomew Dowling

CAPITOLO NONO

La brezza della sera spirava con forza e veniva dal mare; le tre navi ormeggiate al largo stavano gomito a gomito, e i fuochi sulla spiaggia traevano scintille dal sole che tramontava verso i neri acquitrini di cipressi della Florida. Nella capanna che i pirati avevano costruito su un’altura sabbiosa poco più all’interno dei fuochi, Beth Hurwood scrutava il cielo e il mare, si riempiva i polmoni della fresca aria di mare, e pregava che la brezza continuasse fino all’alba. Non voleva trascorrere una terza notte chiusa nel soffocante “rifugio anti-zanzare” che suo padre aveva fatto costruire dai pirati — un cubicolo dalle pareti di tela grande abbastanza solo per starvi distesa.

Non aveva mai pensato che si sarebbe voltata indietro per guardare con nostalgia ai due anni e mezzo nel convento in Scozia, ma adesso malediceva il giorno in cui suo padre l’aveva portata via da quel luogo. Le pallide suore con le loro tonache e i cappucci non avevano virtualmente mai parlato, le stanze erano di dura pietra antica, il solo cibo che fosse mai stato servito era un grigio porridge oleoso con dentro grumi di depresse verdure, e non c’era un solo libro in quel posto, neppure una Bibbia — difatti, lei non aveva mai capito a quale Ordine appartenevano le suore, né a quale genere di fede; non c’erano dipinti, statue o crocifissi, e avrebbero anche potuto essere musulmane per quel che sapeva — ma almeno l’avevano lasciata sola, ed era stata libera di passeggiare nel giardino e dar da mangiare agli uccellini, o di salire sulla passerella in cima al muro per osservare la strada che attraversava i campi di erica, sperando di vedere degli stranieri. Di tanto in tanto vedeva qualcuno, un contadino che guidava un carretto, o un cacciatore coi cani, ma sebbene lei agitasse le braccia loro correvano sempre via… quasi come se avessero paura di quel luogo. Tuttavia, si era sempre sentita più vicina a quelle figure lontane e frettolose che a quelle suore più profondamente remote. Tutti nella sua vita, comunque, erano stati degli estranei per lei.

Sua madre era morta quando Beth aveva tredici anni, ed era stato allora che suo padre era diventato un estraneo. Aveva abbandonato il suo posto a Oxford, affidato la figlia alle cure dei parenti, e poi se n’era andato… per dedicarsi a «studi indipendenti,» aveva detto una volta. E lei aveva quindici anni quando aveva incontrato Leo Friend.

Un fruscio di stivali che avanzavano sulla sabbia le fece abbassare lo sguardo, e Beth si sentì sollevata nel vedere che, perlomeno, non si trattava di Friend. Ammiccando per l’immagine residua del sole, non riconobbe la figura finché lui non salì i gradini e si abbassò sotto il tetto di paglia. Allora quasi sorrise, perché era soltanto il vecchio Stede Bonnett. Era arrivato appena il giorno prima sulla sua nave, la Vendetta, ma sebbene fosse un capitano pirata, e si diceva fosse un socio di Barbanera, sembrava essere stato ben educato, e non aveva affatto quei moti di allegria beffardi e sardonici di un uomo come Philip Davies, né quegli scatti di violenza fredda e selvaggia di suo padre. Beth si domandò cosa lo avesse spinto alla pirateria.

«Sono spiacente,» mormorò, togliendosi effettivamente il cappello per lei. «Non… pensavo…»

«Non preoccupatevi, Mr. Bonnett.» Beth fece un cenno verso il ceppo che fungeva da sgabello. «Sedete.»

«Grazie,» disse lui, accomodandosi. Un uccello dal lungo collo si sollevò svolazzando dall’acquitrino ed emise un grido rauco che fece sobbalzare Bonnett. Questi seguì con sguardo sospettoso il volatile.

«Voi… non sembrate felice, Mr. Bonnett,» azzardò Beth.

Allora lui la guardò, e parve vederla realmente per la prima volta.

Si leccò le labbra e fece un sorriso esitante, ma un momento dopo il suo cipiglio preoccupato ritornò e il suo sguardo si allontanò da lei. «Felice? Ah… sfido chiunque, dopo quello spettacolo a Charles Town… prima che Thatch chiedesse il riscatto, pensavano che noi volessimo prendere la città… Puntai un telescopio su quel posto… donne e bambini che correvano piangendo per le strade — Gesù — e per che cosa? Una cassa di tabacco medicinale, e solo perché lui potesse andare a guardare la Bocca di Ocracoke. E mi scoprii a dire cose, a fare cose… anche i miei sogni non sono più miei…»

La brezza cambiò lievemente, soffiando i lunghi capelli di Beth sulla sua faccia, e, in ritardo, lei avvertì l’odore di brandy nell’alito di Bonnett. Un pensiero la colpì, ma per paura di una delusione represse l’improvviso impeto di speranza.

Si morse il labbro inferiore. Doveva essere cauta…

«Di dove siete originario?» chiese.

Lui rimase a lungo silenzioso, e Beth si domandò se per caso non l’avesse sentita, o non intendesse rispondere. Devo andar via di qui, pensò; devo credere che in qualche luogo normale, lontano da Friend e da mio padre, la mia sanità mentale non sembri una cosa così fragile, incrinata, messa a repentaglio.

«Barbados,» disse lui, piano. «Io… avevo… una piantagione di canna da zucchero.»

«Ah. Non vi rendeva molto?»

«Me la passavo molto bene,» disse con voce fioca Bonnett. «Sono un maggiore dell’esercito in pensione. Avevo schiavi e stalle, la piantagione era prospera… ero un gentiluomo.»

Beth resistette all’impulso di chiedergli perché si era dato alla pirateria, se tutto quello era vero. Invece si limitò a domandargli, «Vi piacerebbe tornare là?»

Lui tornò a guardarla. «Sì. Ma non posso. Sarei impiccato.»

«Accettate il Perdono del Re.»

«Io…» Si ficcò un dito in bocca e morse l’unghia. «Thatch non me lo permetterebbe mai.»

Il cuore di Beth stava battendo all’impazzata. «Potremmo scappare stanotte, voi ed io. Sono tutti distratti da questa cosa che devono fare sul fiume.» Alzando lo sguardo sulla riva alla sua destra, si domandò perché chiamavano fiume quel tratto di acquitrino.

Bonnett sorrise nervosamente e si leccò di nuovo le labbra, e ancora una volta lei sentì l’odore del brandy. «Voi ed io,» cominciò lui, allungando una mano grassa e tozza.

«Esatto,» disse lei, arretrando di un passo. «Fuga. Stanotte. Quando l’hunsi kanzo è impegnato sul fiume.»

Il riferimento a Barbanera rese sobrio Bonnett, che si accigliò e riprese a mordicchiarsi l’unghia.

Non volendo che lui vedesse la speranza disperata nei suoi occhi, Beth Hurwood distolse lo sguardo, voltandosi verso la palude. Forse, pensò, lo chiamano fiume perché lo è quasi. Tutta l’umidità del luogo tende a muoversi verso ovest, tanto lentamente, nella maggior parte dei posti, quanto il brandy si fa strada in una torta alla frutta, e le basse nebbie della sera di certo seguono il suo corso e sono solite bagnare quasi completamente una persona come se stesse nuotando.

Chiuse gli occhi. Chiamare fiume quella palude sembrava tipico del modo in cui funzionava quello spaventoso Nuovo Mondo — ogni cosa era ancora grezza e informe là sull’orlo occidentale del mondo, e aveva solo una remotissima somiglianzà col solido e ben noto emisfero orientale. E anche se udì Bonnett cambiare posizione sul ceppo, e si voltò rapidamente per fronteggiarlo, le venne il pensiero fugace che la natura non sviluppata di quelle terre avesse parecchio a che fare con la ragione per la quale suo padre vi si era recato, e l’aveva portata con sé.

Bonnett si stava sporgendo in avanti, e nel primo crepuscolo lei poté vedere il cipiglio di tenue determinazione sul suo vecchio volto grassoccio. «Lo farò,» disse quasi in un sussurro. «Penso che dovrò. Penso che risalire il fiume stanotte sarebbe la fine per me… anche se non ho alcun dubbio che il mio corpo camminerebbe ancora, parlerebbe ed eseguirebbe gli ordini di Thatch.»

«Ci sono abbastanza uomini sulla vostra nave adesso per farla salpare?» domandò lei, alzandosi con tale rapidità che la capanna oscillò sui suoi pali di legno.

Bonnett la guardò obliquamente. «La Vendetta? Non possiamo prenderla. Credete che nessuno ci vedrebbe o ci sentirebbe issare l’ancora e spiegare le vele e salpare? No, ci procureremo una barca e vi metteremo dentro tutto ciò che riusciamo a trovare per improvvisare un albero e una vela, ci muoveremo lungo la costa coi remi avvolti nella stoffa, e poi tenteremo la sorte nel mare aperto. Dio è molto più misericordioso di Thatch.» Boccheggiò improvvisamente e le afferrò il polso. «Cristo! Aspettate un minuto! È una trappola? Thatch vi ha mandato qui… per mettermi alla prova? Ho dimenticato che vostro padre è suo socio…»

«No,» disse Beth, tesa. «Non è una trappola. Devo andarmene da qui. Andiamo subito a procurarci quella barca.»

Bonnett le lasciò andare il polso, sebbene non apparisse del tutto convinto. «Ma… siete stata con loro per quasi un mese, ho sentito dire. Perché avete aspettato finora per scappare? Sono sicuro che sarebbe stato molto più facile a New Providence.»

Lei sospirò. «Non sarebbe mai stato facile, ma…» Un altro uccello passò svolazzando sopra le loro teste, facendoli sobbalzare entrambi. Beth rise debolmente. «Beh, per prima cosa, finché non siamo arrivati qui non avevo mai pensato che mio padre volesse effettivamente farmi del male, ma ora… beh, non vuole farmi alcun male, ma… ieri l’altro, quando sbarcammo, mi procurai un taglio, e mio padre divenne frenetico per la preoccupazione che esso potesse incancrenirsi e procurarmi una febbre. Disse a Leo Friend che le magie protettive dei Caraibi,» pronunciò le parole con disgusto, «qui sono fiacche, e che avrebbero dovuto sorvegliarmi attentamente per un eventuale sintomo di malattia. Ma la sua preoccupazione era… impersonale — non era la preoccupazione di un padre per una figlia in pericolo, ma somigliava di più, non so, alla preoccupazione di un capitano per l’integrità di un vascello da cui dipende la sua vita.»

Bonnett non era stato esattamente a sentire. Rimise al loro posto con dei colpetti della mano i riccioli della parrucca e si leccò i baffi, poi si alzò e le si avvicinò — la capanna ondeggiò pericolosamente — e si piegò verso di lei. Grottescamente, la sua faccia era corrugata in un sorriso tremante ma insinuante. «’Per prima cosa’, avete detto.» La sua voce adesso era più rauca. «Ce n’è un’altra?»

Beth non lo stava guardando, e sorrise tristemente. «Sì; è sciocco, ma io penso di sì. Non lo avevo capito fino a martedì, quando la Navy lo ha ucciso — era a bordo di quella barca, la Jenny, e Friend dice che nessuno di loro può essere sopravvissuto a quella bordata — ma credo di non volere realmente andarmene senza… beh, voi non lo avete mai incontrato. Un uomo che era anche un passeggero del Carmichael.»

Bonnett contrasse le labbra e si allontanò di un passo, lasciando che il suo corpo tornasse a rilassarsi. «Non ho bisogno di portarvi con me, sapete,» sbottò.

Beth ammiccò per la sorpresa e si voltò a guardarlo. «Cosa? Certo che sì. Se non lo farete, cosa potrebbe impedirmi di lanciare l’allarme prima che sarete ben lontano?» Di botto, lei rammentò che quell’uomo era, a dispetto delle buone maniere, un pirata, e così aggiunse in fretta, «Ad ogni modo, la vostra posizione apparirà sicuramente migliore agli occhi delle autorità se non solo vi sarete pentito ma avrete anche salvato un prigioniero di Barbanera.»

«C’è qualcosa di vero in questo, presumo,» borbottò Bonnett, con riluttanza. «Molto bene. Ascoltate, adesso. Andremo, subito, per strade separate, sulla riva, dove una delle scialuppe della Vendetta è stata trascinata sulla sabbia. Mi vedrete vicino ad essa — e vi entrerete e vi rannicchierete, per non essere vista. Ci sono delle vecchie vele dentro, nascondetevi sotto di esse. La marea è ancora alta, così non dovrebbe essere difficile per me spingere la barca in acqua. Poi remerò fino alla Vendetta, caricherò quanta più roba potrò nella barca senza sollevare i sospetti di quella, ciurma traditrice, e continuerò a remare verso sud, lungo la costa. Sapete orientarvi con le stelle?»

«No,» disse Beth. «Perché, voi no?»

«Oh, sicuro,» disse in fretta Bonnett. «Stavo solo, uh, pensando a quando potrei addormentarmi. Comunque, se ci dirigiamo a sud, raggiungeremo le rotte commerciali in breve tempo. E allora,» proseguì, muovendosi verso la scaletta, «se mi sarò allontanato abbastanza prima che lui saprà che sono fuggito, forse non sarà in grado di richiamarmi indietro.»

Ciò non rassicurò Beth, ma lei lo seguì giù per la scalena fino alla sabbia e s’incamminò, allontanandosi da lui. Sperò di aggirare i tre fuochi e di raggiungere la spiaggia senza essere scorta dal sempre vigile Leo Friend.


Lento e pensieroso, con le rughe di pena genuina che quasi nobilitavano la sua faccia grassoccia, Stede Bonnett arrancò giù per il declivio sabbioso verso i fuochi, con gli stivali che emettevano un rumore simile a un lento frinire di grilli quando le suole di cuoio raspavano contro l’erba seghettata.

Parlare di fuga con la figlia di Hurwood — e poi lasciarsi anche eccitare da lei, scioccamente, pensando che lei potesse rispondere positivamente! — gli aveva riportato alla mente, con un troppo doloroso grado di chiarezza, la vita della quale era stato privato tre mesi prima. Ma, di certo, anche se fosse riuscito a sfuggire a Barbanera e a ottenere il perdono, difficilmente avrebbe potuto tornare nelle Barbados dalla moglie. C’era una certa consolazione in questo.

Forse in qualche altro paese, con un altro nome, avrebbe potuto ricominciare — aveva solo cinquantotto anni, dopo tutto; se si fosse comportato con ragionevole cautela avrebbe avuto a disposizione almeno altri dieci anni prima di condurre un’esistenza di castità. Ci sarebbero ancora state molte giovani donne su cui concentrare l’attenzione.

Per un momento un sorriso gli corrugò il volto, le sue mani accarezzarono una forma immaginaria, e avvertì l’antica fiducia, l’antica sicurezza di sé — la donna che aveva sposato quattro anni prima gliel’aveva tolta, aveva trasformato in un piccolo uomo timoroso quello che una volta era stato un severo ufficiale, e solo quando aveva incontrato le ragazze di Ramona si era sentito rinascere — ma poi, naturalmente, ricordò come aveva lasciato l’ultima di quelle ragazze, e fu ricacciato di nuovo nell’orrore nel quale aveva vissuto per quegli ultimi tre mesi. Le sue vecchie mani rugose ricaddero, fiacche, contro i fianchi.

Là, sulla superficie del mare che rifletteva barbagli sanguigni, simile alla sagoma eretta dello scheletro nero di qualche leviatano, la Vendetta della Regina Anna di Barbanera stava immobile all’ancora. Bonnett distolse subito lo sguardo, non del tutto certo del fatto che Barbanera non fosse in grado di rintracciare i suoi pensieri lungo la linea del suo sguardo.

Questa fuga deve riuscire, pensò Bonnett mentre arrancava giù per il declivio sempre più acquitrinoso. Grazie a Dio il Re aveva offerto una totale amnistia! Non mi sono macchiato di questi peccati, ma nessuna giuria ci crederebbe mai. Quale giurista potrebbe comprendere in che modo un hunsi kanzo può usare il tuo sangue per staccarti la mente dal corpo? Non sono stato io a equipaggiare la Vendetta… non sono neppure sicuro di essere stato io a uccidere quell’ultima ragazza di Ramona, anche se ammetto che è stata la mia mano a impugnare la gamba della sedia e a colpire… ancora e ancora e ancora, al punto che, sebbene non riesca a ricordarlo, la spalla mi fece male per giorni. E anche se fui io, ero stato drogato… e chi supponi che abbia scelto quella precisa ragazza per me, con quei lineamenti, e chi le disse di usare quelle parole e quel tono?

Un terribile pensiero lo colpì, smise di camminare, scivolò per circa una iarda e quasi capitombolò. Perché presumere, come egli aveva fatto, che Barbanera lo avesse notato per la prima volta da Ramona, e avesse soltanto allora deciso che un danaroso e possidente militare sarebbe stato un utile socio? E se — e a dispetto dei guai in cui si trovava in quel momento sulla faccia di Bonnett bruciò l’umiliazione — e se Barbanera lo avesse voluto prima, e avesse provocato tutta quella faccenda apparentemente casuale? E se quella prima ragazza avesse soltanto finto di essersi storta la caviglia, e in realtà fosse stata scelta solo perché era la più magra, così lui sarebbe stato in grado di’ sollevarla e portarla nel suo letto? Lei, e anche le altre ragazze, avevano rifiutato di prendere da lui qualsiasi compenso nelle sue successive visite, insistendo che la sua virilità senza precedenti era una ricompensa più che sufficiente ed era di fatto diventata un rimedio indispensabile per tutti i generi di malesseri, isterie e depressioni. Ma… e se fosse stato Barbanera a pagarle? E a pagarle profumatamente, non v’è dubbio, poiché in aggiunta ai loro servigi egli stava comprando una considerevole quantità di… finzione.

Di nuovo lanciò uno sguardo sull’acqua alla nave non illuminata di Barbanera, questa volta con odio. Dev’essere stato così, pensò: voleva coinvolgermi, e mi ha studiato per cercare la leva più rapida e semplice con la quale scalzarmi dalla mia posizione nel mondo normale. Se non fossi stato sposato con quella donna castrante, avrebbe dovuto cercare un’altra leva… mi chiedo quale avrebbe potuto essere… il mio orgoglio, forse, che avrebbe potuto trascinarmi in un illegale ma inevitabile duello per onore… o la mia onestà, che mi avrebbe messo nella condizione di dover mendicare per ripagare qualche disastroso debito contratto da mia moglie…

Ma naturalmente io gli ho reso tutto più facile. Tutto quello che ha dovuto fare è stato pagare le puttane di Ramona affinchè mi restituissero ciò che mia moglie mi aveva tolto, per poi alla fine drogarmi e mandarmi una ragazza che era, nell’aspetto e nell’atteggiamento beffardo, un perfetto duplicato di mia moglie…

Dopodiché, quando il mio cuore laborioso aveva ormai purificato il mio sangue dalla droga, e io stavo fissando il volto della ragazza morta, che non somigliava più a nessuna, quel gigante malefico era entrato nella stanza, con sul volto un ghigno simile a uno strato di granito esposto sul fianco di una montagna, e mi aveva proposto la scelta.

Una specie di scelta.

CAPITOLO DECIMO

Alla destra di Beth Hurwood si estendeva la vasta palude che penetrava, dicevano, per parecchio nell’entroterra — una regione dove terra e acqua si mescolavano l’una nell’altra, di rado distinte, dove serpenti nuotavano nelle pozze e pesci strisciavano lungo gli argini. Dove la disposizione stessa dei canali e degli isolotti soleva, come un dedalo diabolicamente animato, variare, rendendo le mappe non più utili per navigare di quanto lo fossero dei disegni di nuvole. Dove l’aria immobile diventava stagnante come l’acqua immobile, e così miasmatica e densa che quegli insetti troppo grossi, che altrove non potevano fare altro che strisciare, là erano in grado di volare. Proprio mentre stava osservando quel settore oscuro del panorama, apparve in lontananza sull’acquitrino una di quelle sfere di fosforescenza che fluttuavano a casaccio e i pirati chiamavano palle-fantasma; si librò al di sopra della superficie a fiocchi della nebbia e rimbalzò lentamente frai rami dei cipressi e le masse pendale di muschio spagnolo, e poi, con la stessa lentezza, ricadde nel fiume di nebbia, e il bagliore divenne nebuloso e quindi svanì.

Lei guardò nell’altra direzione verso il mare grigio-acciaio, al di sotto del quale il sole era sceso mezzora prima in una vampata così estesa e incandescente che i cirri alti e ricciuti splendevano ancora di rosa; e trovandosi su un tratto di terreno più elevato e non essendo abbacinata dai fuochi, vide la vela in anticipo sui pirati.

Prima giunse fievole un grido sull’acqua da una delle tre navi ormeggiate, e poi uno degli uomini vicino ai fuochi puntò un dito e urlò, «Una vela!»

Tutti i pirati balzarono in piedi e si lanciarono verso le imbarcazioni, preferendo istintivamente essere sull’acqua piuttosto che sulla terra se ci fossero stati guai. Beth esitò, incerta. Se la vela — unica, e piccola in maniera scoraggiante — fosse stata una nave della Royal Navy, lei di certo non voleva trovarsi a bordo di una nave che riuscisse a sfuggirle; ma se si fosse nascosta e fosse rimasta indietro, la nave della marina inglese si sarebbe fermata e avrebbe mandato qualcuno a controllare se fossero rimasti degli sbandati a terra?

Qualcuno ridacchiò vicinissimo, e lei trasalì e soffocò uno strillo.

Leo Friend spuntò da un gruppo di aceri di palude. «Uscita a passeggio, mia c-c-c… Elizabeth?» I suoi occhi, notò lei, sembravano mostrare troppo bianco intorno alle iridi, e un sorriso apparve e scomparve sulla sua faccia, rapido e casuale come una cosa affidata al vento.

«Uh, sì,» disse lei, domandandosi disperatamente come doveva fare per liberarsi di lui. «Che nave è quella, secondo voi?»

«Non ha alcuna importanza,» disse Friend. La sua voce era più stridula del solito quella notte. «Royal Navy, pirati rivali… è troppo tardi perché qualcuno possa fermarci.» Il sorriso spinse in fuori le sue labbra e scomparve di nuovo. «E d-d-domani n-n-noi… do-m-mani s-s-salperemo da q-q… dannazione… qui.» Tirò fuori un fazzoletto di pizzo e si deterse la fronte. «Nel frattempo farò una passeggiata con voi.»

«Sto andando vicino ai fuochi per vedere cosa succede,» gli disse, sapendo che da quando aveva sparato a Davies il grasso medico era riluttante, nonostante i suoi svariati feticci protettivi, a mescolarsi coi pirati.

«Il tuo i-innamorato bucaniere è morto, Elizabeth,» sbottò Friend, l’umore scintillante bruscamente svanito, «e credo che sia segno perlomeno di mancanza di immaginazione scegliere il suo successore nello stesso pollaio.»

Beth lo ignorò e cominciò a scendere con cautela lungo il declivio. Allarmata, sentì che Friend la seguiva. In nome del deh, si domandò, come posso sbarazzarmi di lui e recarmi all’appuntamento con Bonnett?

Un uomo sul Carmichael all’ancora gridò qualcosa che Beth non riuscì a sentire, ma il messaggio fu ripetuto dagli uomini sulla spiaggia. «È la fottuta Jenny !» venne il grido di meraviglia. «La Jenny è sfuggita alla nave da guerra!»

Senza una chiara soluzione di continuità il tumulto allarmato dei pirati divenne uno strepito di acclamazione. Le campane cominciarono a suonare sullo Strepitoso Carmichael e sulla Vendetta di Bonnett — anche se non sulla nave di Barbanera — e vennero scaricati i moschetti nel cielo che s’oscurava, e tutti i musici delle navi tirarono fuori in fretta gli strumenti e cominciarono a schiamazzare.

Lieta, adesso, che non fosse un vascello della Royal Navy, Beth Hurwood affrettò il passo, mentre Friend, vedendo che il vascello non era certo di quelli che potevano offrirle l’opportunità di scappare, rallentò, imbronciato, la sua andatura.

Avendo un pescaggio di gran lunga minore delle altre tre navi, la Jenny fu in grado di bordeggiare molto in prossimità della riva prima di calare l’ancora — il clangore della catena si perse nel pandemonio generale — e alcuni degli uomini che erano a bordo non aspettarono le scialuppe ma si tuffarono dalla prua, confidando audacemente che la rapidità e l’angolazione dei loro tuffi li portassero a nuotare in un’acqua che arrivava a malapena al mento. Alcuni riuscirono effettivamente a nuotare, e colsero l’opportunità per far mostra della loro esotica abilità di nuotare a rana in circolo, diguazzando e soffiando come delfini, prima di dirigersi verso la riva con bracciate plateali e noncuranti.

Uno di essi, tuttavia, si limitò a nuotare verso la riva in un rapido e non pretenzioso stile libero, e fu il primo a mettersi in piedi sull’acqua bassa e a raggiungere faticosamente la spiaggia nella risacca.

«Siano lodati i santi!» gridò uno degli uomini in attesa sulla riva. «Il cuoco si è salvato!»

«Preparaci uno dei tuoi pranzetti, Shandy,» gridò un altro, «prima che i capitani ci guidino nell’entroterra!»

Altri marinai erano giunti a riva, nel frattempo, e le scialuppe delle navi erano state trascinate dalla sabbia sulle onde per facilitare lo sbarco più convenzionale, e Jack Shandy fu in grado di evitare il peggio dell’assembramento per i saluti. Lanciò un’occhiata intorno, cercando in maniera evidente di evitare di rovinarsi la vista notturna col guardare direttamente i fuochi, e poi il suo volto scuro e barbuto si aprì in un sorriso quando vide la magra figura di Beth Hurwood che proprio in quel momento si stava dirigendo, a lunghi passi, verso la radura centrale.

Lei si mise a correre sulla sabbia proprio mentre lui scattava in una corsa irregolare verso di lei, e quando si incontrarono le parve naturale gettargli le braccia intorno al collo.

«Mi avevano detto che eravate rimasti uccisi tutti… in quell’ultima bordata,» disse lei con voce strozzata.

«Per molti di noi è stato così,» disse lui. «Ascolta, ho parlato a lungo con Davies in questi ultimi cinque giorni, e…»

«No, ascolta tu. Stede Bonnett e io stiamo per rubare una barca e fuggire stanotte, e sono sicura che ci sarà posto anche per te. L’arrivo della Jenny ritarderà un poco le cose, immagino, ma nello stesso tempo dovrebbe fornire un’ottimo diversivo. Ora, ecco quello che devi fare: trattieniti sulla spiaggia per un poco finché Bonnett non avrà scelto la barca, dopodiché non perdermi d’occhio, io…»

«Shandy !» giunse un grido dalla folla intorno al fuoco. «Jack! Dove diavolo sei?»

«Maledizione,» disse Shandy. «Ci vediamo dopo.» Si allontanò a lunghi passi da lei, dirìgendosi verso la calca.

«Eccoti qua!» gridò Davies. «Signori, vi presento il mio nuovo quartiermastro!» L’applauso che seguì questo annuncio fu poco entusiasta, ma Davies proseguì. «Lo so… tutti voi state pensando che la cucina e le marionette sono le cose che sa fare meglio, e così pensavo anch’io, ma abbiamo constatato che le sue reali virtù sono altre: coraggio, astuzia e mano rapida e ferma con la pistola. Volete sapere come abbiamo fatto a fuggire dalla nave da guerra?»

I pirati espressero a gran voce la volontà di saperlo. Sul perimetro della folla, Beth Hurwood fece diversi e lenti passi indietro, col volto inespressivo. Shandy si voltò a guardarla al di sopra della spalla, con la chiara volontà di tornare da lei per dirle qualcosa, ma dozzine di mani, e anche uno o due incoraggianti stivali, lo stavano spingendo verso Davies e la piatta radura frai fuochi. Il vecchio e magro capo dei pirati gli rivolse un sogghigno; sebbene Davies avesse maledetto l’assenza di un bocor durante i trascorsi cinque giorni, aveva, lui stesso, preso l’armamentario del bocor defunto ed era riuscito a “svegliare con una pacca il Compagno Premuroso” e a mantenere in una certa misura l’attenzione di quel personaggio sulla corvetta. E adesso gli uomini feriti stavano guarendo senza febbre e la spalla di Davies sembrava essere stata recuperata.

«Dopo che fui scaraventato con un colpo di pistola fuori bordo dal Carmichael,» disse Davies, «circostanza questa che chiarirò di qui a poco con certe persone, fui ripescato dai ragazzi della Navy e portato a bordo della loro nave. Scoprii che la Jenny era stata danneggiata e catturata, e tutti i ragazzi sopravvissuti erano sorvegliati da guardie armate… tranne il nostro Shandy, che aveva detto al capitano, “Ohimè, signore, io non sono uno di questi sozzi pirati, fui costretto a unirmi a loro, e sarò lieto di testimoniare al loro processo.”»

Diversi altri componenti della ciurma della Jenny avevano raggiunto la riva e si erano uniti alla folla, e a questo punto gridarono il loro deliziato assenso. «È proprio quello che disse, Phil!» «Innocente come una fottuta pecora, così il capitano pensava che era Shandy!»

«Ma,» proseguì Davies, «lui mi fece una strizzata d’occhio quando nessuno stava guardando, così aspettai per vedere cosa intendeva fare. E quello che Jack fece fu di convincere il capitano che io avrei dovuto essere interrogato in privato, nella grande cabina, e non appena noi tre e un paio di ufficiali ci trovammo là e fu chiusa la porta, Jack afferrò una pistola e con un colpo solo staccò la testa del capitano dal corpo!»

L’applauso questa volta fu tumultuoso, e Shandy venne sollevato a forza e trasportato intorno ai fuochi sulle spalle di alcuni pirati. Beth fece un altro passo indietro, poi si voltò e corse in direzione della riva buia, mentre Davies, dietro di lei, proseguì con gusto a descrivere la maniera in cui Shandy aveva architettato la completa distruzione della nave da guerra britannica.

Beth trovò Bonnett che fissava il mare che si oscurava, fermo sul lato asciutto al limite dell’alta marea, con le mani strette dietro la schiena e l’inclinazione del tricorno che indicava che stava fissando il cielo.

«Andiamocene in fretta,» disse Beth, ansimando. «Temo di aver confidato le nostre intenzioni a uno che ci tradirà, ma forse, se ce ne andiamo subito, non avrà alcuna importanza. E l’arrivo della Jenny può sicuramente essere utilizzato a nostro vantaggio — potete fingere che i rifornimenti che prenderete dalla vostra nave serviranno a rimpiazzare quelli della devastata Jenny, no? Per l’amor di Dio, andiamo, ogni secondo…»

S’interruppe, perché Bonnett si era voltato a guardarla e sulla sua faccia c’era un sorriso sardonico insolito per lui. «Ah!» esclamò gentilmente. «È una fuga? Una partenza clandestina? Ciò spiega la sua estrema tensione e l’ansietà… stati della mente molto evidenti, se uno ha imparato ad annusare queste cose.» Si strinse nelle spalle, e le rivolse un sorriso non privo di simpatia. «Sono spiacente. Nessuno dei due pezzi che proponi di rimuovere dalla scacchiera è superfluo in questo momento.»

Beth boccheggiò, poi girò su se stessa e corse disperatamente in direzione dei fuochi: per la prima volta i suoi assunti di’base sul mondo erano stati scossi. Perché sapeva al di là di ogni speranza di razionalizzazione che, sebbene la voce fosse stata quella di Bonnett e fosse uscita dalla sua bocca, era stato qualcun altro a parlarle per suo tramite.


Shandy imprecò sottovoce poiché aveva perso di vista Beth, e aveva sperato di darle la sua versione del salvataggio di Davies prima che lei udisse il pirotecnico racconto che la ciurma della Jenny era giunta ad accettare.

Stava per chiedere ai pirati di rimetterlo giù quando colse una zaffata di quell’odore di metallo incandescente ormai non più insolito per lui. Si tese, cercando di rammentare qualcuna delle cose che Davies gli aveva insegnato durante i trascorsi cinque giorni. Espulse tutta l’aria che aveva nei polmoni e mormorò una delle più semplici cantilene difensive. Poi si girò intorno sul suo instabile posatoio, cercando di fronteggiare tutti i quadranti della bussola.

Scoprì che il naso gli bruciava più fastidiosamente quando fronteggiava il fuoco più lontano, e dopo aver scrutato per un attimo notò la figura corpulenta e rossa di capelli di Venner in piedi laggiù. Shandy raccolse le forze, quindi sollevò la mano sinistra, curvando le dita nella posizione scomoda che gli aveva mostrato Davies, ma non appena Venner realizzò che Shandy lo aveva notato, distolse lo sguardo e l’odore si dileguò all’istante.

Shandy risucchiò con un fischio l’aria nei polmoni che si dilatarono. Bene, pensò mentre i pirati si stancavano del loro passatempo e lo lasciavano ricadere sulla sabbia compatta, questo è buono a sapersi. Credo che Venner non sia d’accordo che io sia l’uomo migliore per l’incarico di quartiermastro.

Le acclamazioni e le urla erano scemate nei capannelli di persone più vicini alla riva, e dopo alcuni secondi la tranquillità si diffuse nel resto della calca; uno o due pirati distratti gridarono, e un vecchio ubriaco trovò la via d’uscita da un lungo accesso di risa, e Mr. Bird rammentò a tutti, ancora una volta, che lui non era un cane, ma subito dopo il silenzio sulla spiaggia era assoluto.

E dal mare oscuro venne il kalunk… clunk… kalunk… clunk di remi che battevano contro gli scalmi.

Shandy si guardò intorno, ammiccando, perplesso e inquieto. «Che succede?» sussurrò a un uomo accanto a lui. «Sta arrivando una barca… cosa c’è di tanto terribile?»

La mano destra dell’uomo scattò verso la fronte, ma lui esitò e poi si limitò a grattarsi lo scalpo. Shandy dedusse che il suo primo impulso era stato quello di farsi il segno della croce. «È Thatch,» disse l’uomo, piano.

«…Oh.» Shandy fissò la barca che ora si trovava a metà strada fra la riva e la massa senza luci della Vendetta della Regina Anna. C’erano due figure nella barca, una delle quali, la più imponente, a quella distanza sembrava che stesse indossando un diadema di lucciole.

Più intensamente che mai, Shandy desiderò che il Capitano Wilson non avesse tentato di uccidere Davies. Ricordò tutte le storie che aveva sentito circa quell’uomo sulla barca che si avvicinava, e gli venne fatto di pensare che Thatch — Barbanera, il temuto hunsi kanzo — era il bucaniere che aveva ottenuto il maggior successo nel cercare di adattarsi a questo nuovo mondo occidentale. Barbanera sembrava una parte tanto inseparabile da questo mondo quanto la Corrente del Golfo.

Shandy lanciò un’occhiata a Davies, che stava stringendo gli occhi più di quanto richiedesse il bagliore del fuoco, e sebbene la posizione della mandibola rendesse le sue guance anche più delineate e scavate del solito, Shandy colse un indizio di come Davies doveva essere apparso da giovane — volitivo, e determinato a celare qualsiasi timore una volta che una linea d’azione fosse stata valutata e scelta.

Degli stivali crepitarono sulla sabbia nelle vicinanze, e guardandosi intorno, Shandy vide il monco Benjamin Hurwood fermo accanto a lui e intento a fissare la barca. Shandy pensò che anche Hurwood stava celando quello che provava, ma, diversamente da Davies, il padre di Beth appariva teso per la brama e l’impazienza. Rammentando alcune cose che Davies gli aveva detto a proposito di Hurwood, Shandy era abbastanza sicuro di sapere perché… e sebbene sapesse che Hurwood era un assassino, sapeva anche che se lui stesso si fosse mai trovato nella situazione di Hurwood, e si fosse trattenuto dall’intraprendere la strada che Hurwood aveva imboccato, sarebbe stato per paura piuttosto che per virtù.

La barca salì sulla sommità di un frangente in arrivo, e mentre l’onda si frantumava in schiuma ribollente la barca si lanciò in avanti finché la sua chiglia non urtò contro la sabbia nell’acqua bassa vorticosa, e Barbanera volteggiò al di sopra della frisata e diguazzò pesantemente verso la spiaggia. Il suo rematore — che, Shandy notò con un brivido, aveva la mandibola legata — rimase seduto nella barca, senza né tentare di tirarla a riva, né di portarsi verso acque più profonde prima dell’infrangersi dell’onda successiva.

Barbanera avanzò a lunghi passi su per il declivio sabbioso in direzione dei fuochi, e si fermò per un momento dove esso si livellava, una sagoma enorme e irregolare contro il cielo purpureo; il suo tricorno sembrava avere corni troppo affusolati e lunghi, e con i puntini di luce rossa che volteggiavano intorno alla sua testa parve a Shandy simile a un demone con tre corna appena risalito dall’Inferno.

Si avvicinò ai fuochi, e i punti rossi luminosi intorno alla sua testa si rivelarono le estremità accese di micce intrecciate nella criniera e nella barba ispide. Era alto, più alto di Davies, e massiccio come una rupe erosa dal vento.

«Ed eccoci qui un anno dopo, Mr. Hurwood,» disse Barbanera. «Ci hai portato una bella nave, come avevi promesso, e io ti ho portato le erbe di cui dicesti che avevi bisogno — e siamo qui alla Vigilia della Festa del Raccolto, a dispetto del tuo timore che io ritardassi.» Parlava inglese con un leggero accento, e Shandy non poté decidere se esso indicava un origine non-inglese o solo una mancanza di interesse o attitudine nel parlare. «Entrambi possiamo ottenere ciò che cerchiamo.»

Dietro il gigantesco pirata Shandy vide Leo Friend, ancora ansimante per aver corso fino ai fuochi, che sogghignava furtivo; e per la prima volta Shandy si domandò se il grasso e giovane medico potesse avere delle ambizioni sue proprie in tutta quella faccenda.

Barbanera avanzò con passo pesante fino al centro della radura, e Shandy notò che la sua faccia scoscesa luccicava per il sudore — forse a causa del pesante soprabito nero, le cui voluminose pieghe pendevano fino agli stinchi. «Phil?» disse Barbanera.

«Eccomi, signore,» disse Davies, facendo un passo avanti.

«Credi di aver recuperato abbastanza per venire con me?»

«Mettimi alla prova.»

«Oh, sì, lo farò. Questi sono tempi che mettono a dura prova.» Barbanera sogghignò, un ghigno che mostrò la maggior parte dei suoi denti. «Hai disubbidito agli ordini.»

Davies gli restituì il sogghigno. «A differenza di quello che avresti fatto tu, naturalmente.»

«Ah.» Il gigante guardò la folla intorno, che era più o meno suddivisa in tre gruppi — le ciurme delle tre navi. «Chi altro…» Si fermò bruscamente e fissò la sua manica dagli ampi polsini, la faccia fosca priva di ogni espressione. Gli uomini vicini si ritrassero, borbottando incantesimi, anche se Hurwood e Friend si piegarono in avanti per osservare.

Anche Shandy osservò, sebbene senza ansia, e pensò per un momento di vedere la manica contrarsi, e un tenue sbuffo di fumo uscirne arricciandosi; poi, molto chiaramente, vide un filo di sangue scorrere fra le due dita mediane di Barbanera e cominciare a gocciolare sulla sabbia. Il lungo pastrano del pirata parve rabbrividire, come se sotto stessero correndo dei topi.

«Rum,» disse il gigante con una voce tesa e tranquilla nello stesso tempo.

Uno degli uomini della ciurma del Carmichael accorse con un boccale, ma Davies lo prese per la collottola e lo strattonò all’indietro. «Non solo rum,» sbottò. Prese il boccale, chiese una coppa, e dopo aver riempito la coppa stappò in fretta la sua fiaschetta della polvere e scosse un paio di manciate di polvere da sparo nella bevanda. «Jack,» disse. «Del fuoco, presto.»

Shandy corse verso il fuoco più vicino e raccolse un bastone con l’estremità fiammeggiante, poi tornò di corsa da Davies, che adesso stava tenendo la coppa lontana da sé, e accostò l’estremità ardente del bastone all’orlo della coppa.

All’istante essa divampò e ribollì, e Davies la tese a Barbanera. Shandy credette di vedere qualcosa di simile a un uccellino implume aggrapparsi alla mano di Barbanera, ma fu distratto dalla vista del gigantesco pirata che inclinava completamente la testa all’indietro e poi, semplicemente, capovolgeva la coppa infuocata sulla sua bocca aperta.

Per un momento parve che tutta la sua testa avesse preso fuoco; poi, rapida com’era apparsa, la fiamma svanì, lasciando soltanto una diafana corona di micce accese, e uno sbuffo di ribollente e luminoso fumo rosso sospeso intorno alla sua testa. Non appena Shandy ebbe notato la rassomiglianza del fumo a una faccia contorta dalla rabbia, esso svanì.

«Chi verrà con noi?» chiese Barbanera con voce stridula.

«Io e il mio quartiermastro qui, Jack Shandy,» disse Davies con vivacità, «e Bonnett e Hurwood, naturalmente, e forse l’apprendista di Hurwood, Leo Friend, quel giovane grasso laggiù… e la figlia di Hurwood.»

Tutti stavano guardando Shandy, anche se Barbanera non ancora, così Shandy non permise che il suo stupore diventasse visibile — ma era incollerito perché Davies non gli aveva detto che Beth sarebbe andata con loro nella palude. Gli aveva descritto il viaggio che avrebbero dovuto fare quella notte attraverso i pericolosi acquitrini, e verso l’evidentemente ancora più pericoloso “magico punto di equilibrio” che stavano cercando, nella quasi impenetrabile palude primordiale con le sue creature repellenti, cosicché Shandy non riusciva neppure a immaginare che Beth potesse andare con loro.

«Il tuo quartiermastro,» brontolò Barbanera, sbriciolando con indolenza la coppa. «Cosa ne è stato di Hodge?»

«È stato ucciso quando siamo fuggiti dalla nave da guerra della Navy,» disse Davies. «È stato Shandy ad architettare la fuga.»

«Mi è giunta qualche notizia in merito,» disse pensieroso Barbanera. «Shandy… vieni avanti.»

Shandy eseguì, e il gigantesco re-pirata volse il suo sguardo su di lui, e Shandy si sentì schiaffeggiato dal semplice impatto della totale attenzione di quell’uomo. Per un momento Barbanera si limitò a fissarlo negli occhi, e Shandy si accorse che il volto gli si avvampava, poiché poteva quasi sentire i ripostigli e gli armadi della propria mente aprirsi e il loro contenuto essere passato in rassegna.

«Vedo che a bordo dello Strepitoso Carmichael c’era più di quello che sapevamo,» disse piano il gigante, quasi con sospetto. Poi, con voce più alta, aggiunse, «Benvenuto nel mondo, Shandy… vedo che Davies ha scelto l’uomo giusto.»

«Grazie, signore,» si scoprì a dire Shandy. «Sebbene non… voglio dire, non è stato del tutto…»

«Non lo è mai. Dimostra quello che vali stanotte quando raggiungeremo la Fontana… e anche se viaggeremo col Baron Samedi e Maître Carrefour, camminerai coi tuoi piedi.» Distolse lo sguardo, e Shandy, sentendosi come se fosse appena uscito dal bagliore accecante del sole per entrare nell’ombra, esalò un sospiro e lasciò che la sua mente compressa tornasse a dilatarsi nella sua normale estensione.

Le onde montanti avevano prima quasi riempito la barca di Barbanera, ma poi l’avevano spinta poco per volta nell’acqua bassa, e diversi marinai avevano cominciato a scaricare una grossa cassa dall’imbarcazione, goffamente, data la loro riluttanza nell’avvicinarsi al rematore rigido e immobile. Il re-pirata sputò disgustato e si allontanò per sorvegliare l’operazione.

Shandy si girò e andò quasi a sbattere contro la pancia maestosa del bocor di Davies, Woefully Fat. Notte di giganti, pensò Shandy mentre tentava di scrutare al di là del corpulento stregone. «Scusami,» disse prima di ricordare che il bocor era presumibilmente sordo, «hai visto Phil? Uh, Capitan Davies. Oh, all’inferno, è giusto, tu non puoi sentire, vero? Allora perché sto…» L’intensità dello sguardo del bocor bloccò i suoi farfugliamenti. Perché costoro non rivolgono queste occhiate a qualcun altro, pensò Shandy con un brivido, o non se le rivolgono fra di loro?

A differenza di Barbanera, che era sembrato vagamente sospettoso verso Shandy, Woefully Fat lo fissò con dubbio evidente — quasi con disappunto, come se Shandy fosse una bottiglia di vino costoso che qualcuno potesse aver lasciato troppo a lungo nella luce diretta del sole.

Shandy rivolse allo stregone un sorriso educato e nervoso, poi arretrò e gli girò intorno. Davies, vide in quel momento, stava sul limitare del declivio sabbioso a poche iarde di distanza, e lui arrancò per raggiungerlo.

Davies lo vide, sogghignò, e poi fece un cenno con la testa in direzione di Barbanera. «Un uomo potente, eh?»

«Dio lo sa,» convenne Shandy, senza sorridere. «Ascolta, Phil,» proseguì a bassa voce, «non mi avevi detto che Beth Hurwood sarebbe venuta con noi nelle paludi.»

Davies sollevò le sopracciglia. «Non l’ho fatto? Forse no… probabilmente perché non era una cosa che t’interessava.»

Shandy pensò che l’uomo più anziano stesse parlando un po’ sulla difensiva, e questo lo allarmò ancora di più. «Cosa hanno intenzione di fare con lei?»

Davies sospirò e scosse la testa. «Francamente, Jack, non ne sono certo… anche se so che sono molto preoccupati di evitarle qualsiasi danno. Qualche magia più potente, presumo.»

«Che ha a che fare con la moglie morta di Hurwood?»

«Oh, sicuramente,» convenne Davies. «Come ti ho detto sulla Jenny, la speranza di riportarla indietro è tutto ciò che spinge il vecchio ad agire.»

Shandy scosse la testa, preoccupato. «Ma se i loa caraibici qui sono deboli, come tu mi hai detto, come diavolo si aspettano di mantenerla incolume in quella palude? E chi è questo Maìtre Carrefour?»

«Hm? Oh, è il nostro vecchio Compagno Premuroso. Thatch lo pronuncia correttamente. Significa padrone degli incroci. Padrone delle differenti possibilità, in altre parole… del caso. Ma sì, lui e Samedi e il resto degli spiriti minori sono diventati più deboli mentre ci spingevamo più a nord dei luoghi ai quali sono ancorati. Nessun dubbio che ci siano loa anche qui, ma saranno Indiani… non possono far nulla per noi. Già, siamo quasi del tutto soli quaggiù. Come ha detto Thatch, dobbiamo camminare coi nostri piedi. Ma naturalmente dopo che avremo raggiunto questo magico punto focale, o fontana, o qualunque cosa sia, se Hurwood sarà in grado di mantenere la sua promessa di mostrarci come usarlo — senza essere infestati, come avvenne a Thatch quando scoprì il luogo — allora forse riusciremo semplicemente a volare via.»

Shandy si acciglio, incollerito. «Maledizione… adesso capisco perché Barbanera venne qui la prima volta. Penso che lui sapesse vagamente che c’era un qualche abisso magico in questa giungla — ma cosa lo spinse a procurarsi tanti guai per raggiungerlo? Dal momento che, soprattutto, non sembra essere mai stato abbastanza pratico di magia per tenersi fuori dai guai?»

Davies fece per parlare, poi ridacchiò e scosse la testa. «Da quanto tempo ti trovi nell’emisfero occidentale, Jack?»

«Lo sai bene.»

«Certo. Un mese, diciamo. Bene, io ho visto per la prima volta queste isole quando avevo sedici anni, l’anno dopo la banda dei reclutateli mi rapì in una strada di Bristol e mi informò che ero un marinaio della Marina di Sua Maestà. No, lasciami parlare. Tu parlerai dopo. Ad ogni modo, fui marinaio sulla fregata Cigno, e nel maggio del 1692 — avevo diciotto anni allora — il Cigno giunse a Port Royal, che a quei tempi era il principale porto della Giamaica, e noi lo portammo nel bacino di carenaggio a cento iarde di distanza dalle mura di Fort Carlyle.» Davies sospirò. «Presumo che dieci anni prima Port Royal fosse un vero e proprio buco infernale — era la base di Henry Morgan — ma quando io giunsi là era solo una graziosa e vivace cittadina. Beh, il due di giugno, mentre i miei compagni stavano lavorando nel sole a grattare cirripedi dallo scafo del Cigno, io ero sulla spiaggia a riferire di un errore di imbarco nei magazzini del Re, e quando terminai m’infilai in una porta adiacente, la taverna di Lettleton. E ti dico, Jack, che proprio mentre stavo andando via da quel luogo, pieno di birra e dell’eccellente stufato di Littleton — manzo e tartaruga era, ricordo — Thames Street sussultò sotto i miei piedi, e un boato simile a quello dei cannoni o del tuono giunse rimbombando dall’entroterra. Mi voltai verso la taverna giusto in tempo per vedere l’intera facciata di quel luogo farsi a fette come quando tagli una torta, e poi la strada di mattoni crepare… in strisce, come… e scivolare nel mare, con l’intera città dietro di essa.»

Shandy ascoltava con avidità, avendo per il momento dimenticato il loro precedente argomento di discussione.

«Credo di essere rimasto sott’acqua per tre minuti,» proseguì Davies, «percosso da mattoni e rifiuti, e sul punto di essere smembrato dall’acqua stessa, che non riusciva a decidere da quale parte cadere. Finalmente riemersi in superficie e mi afferrai a una trave di tetto, che stava oscillando come uno stuzzicadenti sul mare più agitato e impazzito di cui tu abbia mai sentito parlare. Alla fine fui ripescato dal Cigno stesso, che fu uno dei dannatamente pochi vascelli a non andare in pezzi — forse perché era già capovolto quando il terremoto colpì. Stava incrociando in quel nuovo tratto di oceano che, fino a mezzogiorno, era stato Port Royal, e tirammo fuori un mucchio di altre persone da quel mare bianco — era tutto spumeggiante e ribollente, sai? Come un’enorme pentola di birra fermentante — ma successivamente seppi che erano morte duemila persone laggiù.»

«Gesù,» disse Shandy, sgomento. Poi, «Uh, ma questo come si collega a…»

«Oh, giusto, scusa… mi sono lasciato trasportare dai ricordi. Beh, tre isolati più all’interno, su Brod Street, quello stesso terribile due di giugno, un vecchio mago proveniente dall’Inghilterra — del genere di Hurwood, presumo — stava provando un potente rituale di resurrezione. Non credo che fosse molto abile, ma quel giorno aveva con sé un ragazzo di sedici anni che era stato allevato frai negri liberi sulle montagne della Giamaica, un ragazzo che, sebbene bianco, era stato addestrato nel vudù e consacrato, proprio l’anno prima, al più temibile dei loa, il Signore dei Cimiteri, il Baron Samedi, la cui segreta drogue è il fuoco che arde lentamente. Era la reincarnazione tramite la magia quello di cui si stavano occupando, e cercavano di imparare a collocare le anime vecchie nei corpi nuovi. Ciò richiede sangue umano fresco, e loro avevano preso qualche povero diavolo che lo fornisse. Il vecchio mago inglese aveva già tentato in precedenza questa cosa, e, non so, forse era riuscito nei suoi giorni migliori a riportare una cimice morta o due in vita, ma quel giorno aveva quel ragazzo di sedici anni legato con doppio filo a sé, giusto?»

«Giusto…?» fece eco Shandy.

«Beh, risulta — nessuno di loro lo sapeva a quel tempo, anche se probabilmente pochi dei vecchi bocor lo sapevano, e di certo gli indiani caraibici prima ancora — risulta che la resurrezione magica per ottenere il massimo risultato dev’essere eseguita in mare. Dev’esserci una relazione fra il sangue e l’acqua marina, credo. Beh, questo ragazzo bianco era il più potente mago naturale del suo colore di cui si fosse mai sentito parlare… e lui eseguì la resurrezione magica a Port Royal… sulla terra.»

Shandy attese un momento. «Uh… sì? E allora?»

«Allora la città di Port Royal fu scaraventata nell’oceano, Jack.»

«Oh.» Shandy guardò l’oceano nero. «Questo… questo ragazzo di sedici anni…»

«…si chiamava Ed Thatch. Fin da allora ha cercato di perfezionare il rituale della resurrezione. Ed è questo che lo portò su questa costa due anni fa. Me lo hai chiesto, ricordi?»

«Sì.» Shandy non si sentiva affatto rassicurato. «Molto bene, ma cos’è questo punto focale o fontana che stiamo andando a cercare nella giungla?»

Davies gli strizzò l’occhio. «Accidenti, credevo che tu lo sapessi, Jack. È un buco nel muro fra la vita e la morte, e chiunque sia nelle sue vicinanze viene investito dallo spruzzo proveniente da un lato o dall’altro. Non conosci il racconto? È quello che stava cercando Juan Ponce de Leon… la chiamò Fontana della Giovinezza.»

CAPITOLO UNDICESIMO

Quando fu buio pesto, e Barbanera, Davies e tutti gli altri ebbero bevuto l’ultima coppa ristoratrice di rum e si furono incamminati verso nord lungo la spiaggia, diretti al fiume e alle barche in attesa, Benjamin Hurwood si costrinse ad alzarsi e a seguirli.

I sogni ad occhi aperti che erano diventati sempre più vividi e insistenti durante gli ultimi due anni adesso avevano raggiunto il punto in cui potevano quasi essere definiti allucinazioni, ma Hurwood tenne la bocca serrata e non permise ai suoi occhi di seguire nessuna delle figure e degli oggetti che sapeva essere immaginari.

È il 1718, si disse con fermezza, e mi trovo sulla riva della costa occidentale della Florida, col pirata Edward Thatch e… mia figlia… come diavolo si chiama? Non Margaret… Elizabeth! Ecco. E malgrado quello che continuo a vedere per metà del tempo, non sono nella chiesa a Chelsea… non ho quarantatré anni, l’anno non è il 1694… e non è la mia sposa quella che vedo qui, la mia cara Margaret, la mia vita, o almeno la mia sanità mentale… è nostra figlia, il… il veicolo…

Hurwood strinse gli occhi contro l’intensa luce del sole che entrava a fiotti attraverso la finestra dell’anticamera mentre restituiva la fiaschetta al suo testimone. «Grazie, Peter,» disse con un largo sorriso. Sbirciò nella fessura fra le due porte che costituivano l’ingresso laterale della chiesa, ma le persone si stavano ancora muovendo incerte lungo le navate e accomodando nei banchi, e l’officiante non era ancora apparso… sebbene ci fosse un chierichetto dall’espressione spaventata su uno degli inginocchiatoi più lontani sull’altare. «Ancora un po’ di tempo,» disse al suo testimone. «Voglio darmi solo un’altra occhiata allo specchio.»

Peter sorrise al nervosismo dello sposo mentre Hurwood raggiungeva ancora una volta lo specchio sistemato su una mensola vicina. «Peccato di vanità,» mormorò Peter.

«Credo che oggi un tocco di vanità possa essere scusato,» replicò Hurwood, rimettendo a posto con dei colpetti i riccioli bruni. Hurwood era uno studioso che conduceva vita ritirata, ma era orgoglioso dei suoi capelli, e, a dispetto della moda, non portava mai la parrucca — in società appariva sempre “coi suoi capelli”, e malgrado gli anni non c’era un’ombra di grigio in essi.

«Non vedo ancora Margaret,» osservò Peter, aprendo appena una delle porte e scrutando verso il fondo della chiesa. «Forse ci ha ripensato.»

La semplice allusione fece gelare lo stomaco di Hurwood. «Per il sangue di Dio, Peter, non ripetere più una cosa simile! Io… impazzirei. Io…»

«Era solo uno scherzo!» lo rassicurò Peter, con un accenno di preoccupazione intuibile dietro il suo tono gioviale. «Rilassati, Ben, è chiaro che verrà. Ecco, prendi un altro sorso di brandy… sei lo sposo più pallido che io abbia mai visto.»

Hurwood prese la fiaschetta che gli veniva offerta e bevve un lungo sorso. «Grazie… ma basta. Non si va ubriachi sull’altare.»

«Posso condurla nella barca?» chiese Peter, tirando in qualche modo una tenda davanti alla finestra cosicché rimasero al buio tranne che per la luce di una lampada che Hurwood non aveva notato. L’aria si fece improvvisamente più fresca, ma odorava di mare, e di acquitrini; di sfuggita a Hurwood venne in mente che avrebbero dovuto arieggiare più di frequente quelle stanze — un secolo di fumo d’incenso, di drappeggi crivellati dalle tignole e di rilegature essiccate di libri di preghiere produceva odori piuttosto sgradevoli.

«Credo sia tu quello che ha bevuto troppo,» scattò Hurwood, stizzito. Non riusciva più a vedere i suoi capelli nello specchio. «Tira via quella dannata tenda.»

«Non è il momento di avere visioni, Mr. Hurwood,» disse qualcuno, presumibilmente Peter. «È il momento di salire sulle barche.»

Hurwood, allarmato, vide che la lampada aveva in qualche modo acceso una fiamma nel vestibolo laterale… no, tre fiamme! «Peter!» gridò. «La chiesa sta bruciando!» Si voltò verso il suo testimone, ma invece della snella ed elegante figura di Peter vide un giovane mostruosamente grasso in abiti grotteschi. «Chi sei?» gli chiese Hurwood, spaventatissimo, perché adesso era certo che fosse accaduto qualcosa alla sua fidanzata. «Margaret sta bene?»

«È morta, Mr. Hurwood,» disse il giovanotto grasso, con impazienza. «È questa la ragione per cui siete qui, ricordate?»

«Morta!» Allora doveva trovarsi in chiesa per un funerale, non per un matrimonio… ma perché la bara era così piccola, una cassa quadrata di legno coi lati lunghi non più di un piede e mezzo? E perché aveva un odore così terroso e cattivo?

Allora si scosse, e i ricordi di quell’ultimo quarto di secolo si abbatterono su di lui come una frana, lasciandolo debole e canuto.

«Sì, morta,» ripeté Leo Friend. «E voi vi comporterete sensatamente per le prossime due ore, anche se dovrò essere io a controllarvi,» aggiunse, disperato, il grassone.

«Calmati, Leo,» disse Hurwood, riuscendo a inserire un briciolo di distaccato divertimento nella sua voce. «Sì, con qualsiasi mezzo conduci… Elizabeth nella barca.»

Hurwood scese fiducioso giù per il pendio, con passo deciso, in direzione del fiume, dove le barche erano state tirate in secco e la cassa di legno presa dalla scialuppa di Barbanera stava per essere aperta — anche se barcollava un poco, poiché a intervalli di pochi secondi gli sembrava di camminare con passo cerimoniosamente lento lungo la navata centrale della chiesa, attraverso chiazze alterne d’ombra e luce obliqua colorata quando superava, una per volta, le alte finestre dai vetri dipinti.

Le elastiche radici di mangrovia, simili a ragni, erano state asportate a colpi di sciabola da un tratto di un centinaio di piedi della riva del fiume, e degli uomini stavano immersi fino al ginocchio nell’acqua nera che scintillava alla luce delle torce, e afferravano gli involti di tela impermeabile lanciati dalla riva, sistemandoli nelle barche. C’era una torcia ardente collocata sulla prua di ognuna delle tre barche, e Hurwood vide che Davies e il cuoco erano già su una di esse, con Davies che la teneva ferma afferrando un troncone di mangrovia che sporgeva per un piede al di fuori dell’acqua.

«…e amarvi e onorarvi, per tutti i giorni della vostra vita, finché morte non vi separi?» chiese l’officiante, sorridendo con gentilezza alla fervente coppia inginocchiata davanti a lui. Con l’angolo dell’occhio Hurwood vide il chierichetto che aveva notato prima, che stava ancora sull’inginocchiatoio e appariva ancora spaventato… no, più perduto che spaventato.

«Sì,» disse Hurwood.

«Come hai detto, capo?» domandò il pirata che aveva appena preso l’ultimo involto di tela impermeabile dalla cassa di legno e lo lanciava agli uomini in acqua.

«Ha detto di sì,» disse ridacchiando l’uomo accanto a lui.

Il primo pirata strizzò l’occhio al compagno. «Pensavo che avesse proprio l’aspetto del tipo che ci sta, ma non ne ero sicuro.»

«Ah. Ah.»

Hurwood si guardò intorno battendo le palpebre, e sorrise loro. «Molto divertente. Prenderò sicuramente per voi gentiluomini un paio di ricordini dalla Fontana.»

Il sogghigno svanì dalle facce degli uomini. «Non volevamo mancare di rispetto, signore,» disse uno di loro di malumore.

«Non lo dimenticherò.» Guardando al di sopra della spalla Hurwood vide Leo Friend che scendeva arrancando giù per il declivio. «Andremo su quella,» disse Hurwood ai pirati intimoriti, indicando una delle barche. «Avvicinatela, per favore, e tenetela ben ferma, perché il mio compagno è pesante.»

Gli uomini eseguirono in silenzio ciò che era stato loro detto, e, ormai impauriti da Hurwood, trascinarono la barca così vicino alla riva che lui fu in grado di salirvi senza bagnarsi gli stivali.

Alcune persone lanciarono del riso a dispetto del desiderio espresso da Hurwood, ma lui sorrise mentre saliva sulla carrozza accanto alla sposa, poiché si sentiva troppo inebriato per notare delle insignificanti seccature.

Stava facendo un largo sorriso. «Grazie!» gridò ai pirati e a Leo Friend, che stavano guardando con la bocca spalancata. «Vi inviteremo tutti a pranzo quando torneremo dal continente!»


Shandy si sporse di lato, lontano dalla torcia della barca, per vedere meglio Hurwood. Il vecchio stava ancora sorridendo e agitando la mano verso la riva, con lo sbalordimento dei pirati e di Friend… e di Beth, che Stede Bonnett stava conducendo, come un sonnambulo, nella barca del. padre. Credo che abbia ragione, dopo tutto, pensò Shandy, nel ritenere che il padre sia pazzo.

Durante l’ultima mezzora la luna era stata alternativamente nascosta e rivelata dalle nuvole che scivolavano rapide sulla sua faccia, e adesso cominciò a cadere una pioggia calda. Le barche erano cariche, e i passeggeri erano tutti più o meno sistemati sulle traversine — Barbanera e il suo equivoco rematore nella prima barca, Hurwood, Friend, Elizabeth e Bonnett sulla seconda, e Shandy e Davies sulla terza. Shandy fu sorpreso di vedere che Woefully Fat non era con loro; il gigantesco bocor sapeva qualcosa, forse, che la gente sulle barche non sapeva?

Mentre le barche si allontanavano dalla riva e gli scalmi cominciavano a battere e a risonare, e il fumo si sollevava dalle fiamme delle torce, tutti i viaggiatori eccetto Beth Hurwood cominciarono a canticchiare a bocca chiusa una melodia in chiave bassa, a contrappunto, adatta ad attirare tutte le deboli attenzioni che il Baron Samedi e Matre Carrefour potevano protendere su quelle dimenticate lande settentrionali — ma dopo pochi minuti il mormorio s’interruppe, come se tutti loro avessero scoperto che esso era incongruo in quel luogo.

La corrente era debole, ed era facile remare contro di essa, e ben presto il bagliore dei tre fuochi sulla riva si perse alle loro spalle nel dedalo nero. Shandy si accovacciò sulla prua della barca e, mentre le torri bitorzolute dei cipressi si profilavano nelle tenebre — alcuni di essi apparivano come uomini incappucciati e deformi, altri come macigni, nessuno come un albero — indicava a bassa voce la direzione a Davies, che aveva insistito per remare a dispetto della spalla appena guarita.

Delle cose si muovevano fluide sul suolo paludoso mentre loro passavano, e c’era un inesplicabile diguazzare e ribollire, ma Shandy non vide nulla che sembrasse animato eccetto le chiazze d’olio perlacee che luccicavano nell’acqua e parevano formare artigli e facce deformi che pronunciavano parole inaudibili, quando le chiglie delle barche le troncavano in due e le spingevano via di lato.

La barca di Barbanera era in testa, e nella cattedrale quasi silenziosa della palude Shandy credette di sentire dei sibili intermittenti provenienti dallo strano barcaiolo del re-pirata. Gli unici altri suoni provenienti dalle barche erano le indicazioni che Friend mormorava a Bonnett, che stava manovrando i remi della loro barca, e un occasionale ridacchiare, debole e fatuo, di Hurwood. Beth stava rannicchiata in un mutismo disperato accanto al padre.

Quando Shandy, coscientemente, notò il debole sussurro dopo un’ora circa di lento progredire nel labirinto della giungla, realizzò che era stato consapevole di quel suono da un bel pezzo, ma che fino a quel momento non lo aveva distinto dal tonfo soffocato e dal gocciolare dei remi. Gli diede l’impressione che centinaia di persone, non lontane davanti a loro, stessero sussurrando allarmate. Pressappoco nello stesso momento, notò il nuovo odore, che stava eclissando quelli intensi dei cipressi, della vegetazione in decomposizione e dell’acqua nera, e non appena divenne consapevole di esso, realizzò che lo stava aspettando. Inspirò profondamente dal naso, poi si schiarì la gola e sputò.

«Già,» borbottò Davies, che evidentemente non lo gradiva più di lui, «puzza come un cannone che non sia stato lasciato raffreddare dopo aver fatto fuoco.»

Anche Hurwood sembrava averlo notato, perché smise di ridacchiare e sbottò, «L’erba… mettetela nelle torce, adesso.»

Shandy sciolse l’involto di tela impermeabile assegnato alla sua barca e, una manciata per volta, gettò lentamente quella roba umida e fibrosa — quella roba per la quale Barbanera aveva terrorizzato Charles Town — sull’estremità ardente della torcia. Il fumo all’inizio si sprigionò irregolarmente, poi, all’improvviso, in dense volute, e Shandy tirò indietro la testa con uno scatto, sbuffando e sputando, questa volta per scacciare via dalla sua testa il tanfo pungente e quasi ammoniacale. Perché preoccuparsi, pensò, di definirla un repellente per gli spettri? Questa roba scaccerebbe le polene di legno dalle prue delle navi.

Si sentiva teso, ma non davvero spaventato… anche se nello stesso tempo era amaramente consapevole che la sua relativa freddezza era simile a quella che aveva provato durante la cattura del Carmichael, in quanto si basava sull’ignoranza del pericolo. Ma Barbanera è già stato qua una volta, si disse, e non ne è tornato troppo malconcio… e naturalmente Barbanera vi si avventurò senza particolare cautela, attratto dai riverberi magici della Fontana o di qualunque cosa sia, come una falena da una candela, mentre noi abbiamo una guida che sa come cavarsela con tutta questa roba…

La sua fiducia si offuscò un poco, tuttavia, quando ricordò che Hurwood aveva evidentemente perso la ragione. E perché Barbanera aveva proibito loro di portare le pistole?

Il fiume si restrinse, o, più precisamente, si suddivise in dozzine di stretti canali, così ben presto remare divenne impossibile e i remi dovettero essere usati come pertiche. La barca di Barbanera veniva in testa, quella di Hurwood subito dopo, e quella in cui si trovava Shandy per ultima. Mentre le piante rampicanti e le orchidee selvatiche si accalcavano sempre più vicine nella luce arancione delle torce, Shandy cominciò a domandarsi se non ci fosse qualcosa là nella palude, non troppo distante, che li seguisse silenziosamente nelle tenebre — qualcosa di grosse dimensioni, sebbene non provocasse alcun rumore nel muoversi attraverso l’intrico chiazzato di luce lunare degli alberi di alloro e degli aceri di palude. Cercò di costringere l’immaginazione a rilassarsi, anche se il rumore simile a un sibilo — ora più forte — non facilitava la cosa.

Stava inginocchiato su una delle traversine, alternativamente spingendo il remo contro il fondo melmoso del fiume e scrutando avanti attraverso il fumo malsano per vedere quali canali imboccavano le altre due imbarcazioni. Dalla torcia sulla prua avevano continuato a sprigionarsi scintille che lo avevano investito fin da quando la barca era partita, e lui aveva continuato a scacciarle, ma in quel momento avvertì due punti di calore alla cintola, e, abbassando lo sguardo, non vide scintille.

Si strofinò la camicia, e scoprì che la sua cintura con la fìbbia di ferro era sgradevolmente calda, come pure il suo coltello nel fodero. E non appena ebbe notato ciò, fu anche consapevole del calore sul collo dei piedi — proprio dov’erano le fibbie degli stivali.

«Uh,» cominciò, voltandosi verso Davies, ma prima che potesse pensare a cosa dire, Hurwood gridò dalla barca davanti.

«Ferro!» disse loro il vecchio. «Apparentemente le antiche superstizioni… la connessione fra il ferro e la magia… forse sarebbe saggio abbandonare quello che si può…»

«Tenete le vostre armi,» fu il basso brontolio di Barbanera. «Sono già stato qui… il calore non diventerà insopportabile. E non sganciatevi le fibbie delle cinture se ciò significa che i vostri calzoni si abbasseranno.»

Uno strillo proveniente dalla giungla buia fece sobbalzare Shandy, ma Davies, appoggiandosi sul remo, rise piano e disse, «Non era uno spettro — era uno di quegli uccelli marroni e bianchi che mangiano le lumache d’acqua.»

«Oh… giusto.»

Shandy tirò su il remo e lo appoggiò sulla prua. Guardingo come se stesse spezzando il guscio di un’aragosta troppo cocente, si slacciò la cintura, poi sfoderò il coltello — poté avvertire il calore della punta anche attraverso l’involucro di pelle del manico — e, usando la frisata come tagliere, recise l’estremità con la fibbia. Essa, battendo sullo scafo, cadde con un tonfo nella pozza che sciabordava avanti e indietro sul fondo della barca. Rimise il coltello caldo nel fodero e raccolse il suo remo.

Davies, che non aveva interrotto il suo ritmico movimento col remo, fece un sogghigno ironico e scosse la testa. «Sarà meglio che i tuoi calzoni non caschino.»

Shandy si appoggiò con tutto il peso al remo, e si domandò se l’acqua fosse troppo bassa per tenere a galla la chiglia e non la stessero spingendo direttamente nel fango. «I tuoi,» disse, ansimando, «sarà meglio che non prendano fuoco.»

Le tre barche continuarono ad avanzare lentamente nella giungla umida, avvolte nel fumo delle torce. Tanto per distogliere gli occhi lacrimanti dal chiarore della fiamma quanto per scrutare l’avvicinarsi furtivo di qualche mostro, Shandy si mise a guardare ai lati. E all’inizio si sentì sollevato nel vedere che il sibilo scaturiva da fori che palpitavano nei baccelli tondi di una bianca proliferazione fungoide che si ammassava sempre più fìtta lungo gli argini spugnosi. Guardandosi intorno per trovare una spiegazione del fenomeno, ipotizzò che le sue radici fossero connesse a delle caverne, e che la differenza di temperatura faceva sì che l’aria affluisse e fosse liberata in quella maniera di certo bizzarra — ma mentre le imbarcazioni venivano spinte più all’interno dell’acquitrino, dove quei funghi sferici assumevano maggiori dimensioni, vide che al di sopra di quei fori esalanti dagli orli molli c’erano protuberanze e rientranze che assumevano sempre più l’aspetto di nasi e di occhi.

La sensazione di un’enorme e attenta — ma silenziosa — entità là nelle tenebre divenne opprimente. Alla fine, Shandy alzò lo sguardo, impaurito, e sebbene potesse vedere l’intreccio di rami sopra la testa resi argentei dalla luna, seppe che una cosa invisibile si stava chinando su di loro, una cosa che viveva in quel luogo, che possedeva — e forse in larga parte ne era composta — quelle paludi e pozze e piante rampicanti e piccole creature anfibie, feconde in maniera repellente.

Anche gli altri, evidentemente, avvertirono la stessa cosa. Friend si sollevò pesantemente in piedi e poi quasi spense la torcia della barca gettandovi sopra una duplice manciata di erba nera; la fiamma brillò, bassa, ma un paio di secondi dopo divampò di nuovo, mandando una nuvola vorticante di quel fumo acre a dilatarsi verso l’alto in direzione dei rami che coprivano come un tetto il fiume.

Un grido proveniente dal cielo scosse i fiori dagli alberi e sollevò increspature sull’acqua così fitte e persistenti che per un momento le barche parvero adagiate sul pannello di vetro di un oblò pieno di solchi. Il suono si perse echeggiando nella giungla, e rimase solo il gracchiare degli uccelli spaventati, e, dopo che essi si calmarono, il sibilo dei baccelli fungoidi.

Shandy lanciò un’occhiata al più vicino grappolo di baccelli, e vide che le protuberanze fungoidi adesso erano davvero delle facce, e per il modo in cui le loro palpebre si contraevano fu infelicemente sicuro che ben presto avrebbe incontrato lo sguardo di quegli occhi.

Dietro di lui Davies stava imprecando con uno stanco tono uniforme.

«Non dirmi,» disse Shandy con voce ben controllata, «che era uno di quegli uccelli marroni e bianchi che mangiano le maledette lumache acquatiche.»

Davies latrò una sola sillaba di risata, ma non replicò. Shandy poté sentire Beth che piangeva piano.

«Ah, mia cara Margaret,» disse il vecchio Benjamin Hurwood con una voce soffocata ma fremente, «possano queste lacrime di gioia essere l’unica specie che tu mai verserai! E ora sii indulgente, ti prego, con un vecchio e sentimentale docente di Oxford. In questo giorno delle nostre nozze, mi piacerebbe recitarti un sonetto che ho composto.» Si schiarì la gola.

L’invisibile, acquitrinosa presenza incombeva ancora, soprannaturale, sull’aria mefitica, e le caviglie di Shandy stavano diventando sgradevolmente calde malgrado lo spesso cuoio fra le fibbie degli stivali e la sua pelle.

«Margaret!» cominciò Benjamin Hurwood, «Chiedo che una musa dantesca…»

«Siamo arenati,» fu il grido di Barbanera dall’avanguardia. «Smettete di spingere. Da qui in poi andremo a piedi.»

Cristo, pensò Shandy. «Sta… scherzando?» chiese, senza davvero sperarlo.

Invece di rispondere, Davies appoggiò il remo sulla barca, salì sulla poppa e s’immerse nell’acqua nera, che si rivelò profonda fino all’anca.

«…canti la mia gioia dopo quel giorno,» continuò a cantilenare Hurwood.

Shandy guardò avanti. Barbanera aveva tolto la torcia della sua barca dal sostegno, e lui e il suo inquietante barcaiolo stavano già in acqua e diguazzavano verso l’argine più vicino. Le ombre mutavano mentre loro si muovevano, e nuovi grappoli di teste fungoidi divennero visibili.

«Mr. Hurwood,» stava sibilando Leo Friend, mentre scuoteva l’uomo monco. «Mr. Hurwood! Svegliatevi, dannazione!»

«Quando,» continuò a declamare Hurwood, «nel mezzo della mia vita, Dio mi ha permesso di scegliere… di lasciare la selva oscura…»

Shandy poteva vedere le spalle di Beth che sussultavano. Bonnett stava seduto rigido e immobile come un manichino.

Barbanera e il suo barcaiolo si erano arrampicati sull’argine, e, ignorando le sfere bianche che si contraevano e sibilavano ai loro piedi, si stavano afferrando ai rampicanti penduli per continuare ad avanzare sul fango e sulle radici umide che s’inarcavano. «È necessario che stia sveglio,» gridò Barbanera a Friend. «Schiaffeggialo… forte. Se non servirà neppure questo verrò là e… gli farò qualcosa io stesso.»

Friend sorrise nervosamente, tirò indietro una mano grassoccia e la abbatté sulla faccia sorridente di Hurwood.

Hurwood emise un strillo che era quasi un singhiozzo, poi si girò a guardare le barche, ammiccando, di nuovo consapevole di ciò che realmente lo circondava.

«Non manca molto,» gli disse Barbanera, paziente, «ma lasceremo le barche qui.»

Hurwood scrutò per quasi un minuto l’acqua e l’argine melmoso. Alla fine, disse, «Dovremo trasportare la ragazza.»

«Darò io una mano a trasportarla,» gridò Shandy.

Friend rivolse a Shandy un’occhiata velenosa, ma Hurwood non si voltò neppure. «No,» disse il vecchio, «Friend, Bonnett ed io possiamo farlo.»

«Giusto,» disse Barbanera. «Noi altri saremo impegnati a scavarci un passaggio con le sciabole attraverso questa giungla.»

Shandy sospirò e mise giù il remo. Liberò la torcia della barca dal suo sostegno, la tese assieme all’involto di erbe nere a Davies, e poi scese dalla barca. Perlomeno, i suoi stivali lasciavano trapelare l’acqua, e l’acqua relativamente fresca dell’acquitrino lenì il calore dei piedi.

CAPITOLO DODICESIMO

Per mezzora la strana combriccola diguazzò, arrancò e si trascinò da un claustrofobico intrico di vegetazione a un altro; il braccio di Shandy che teneva il coltello stava tremando per la fatica di tagliare viticci e rami d’albero, ma lui avanzava caparbiamente, risollevandosi dalle polle in cui inciampava, costringendosi a respirare l’aria pungente, e stando sempre terribilmente attento a non permettere che la torcia che reggeva con l’altra mano si spegnesse, o bruciasse completamente tutta la sua erba nera.

Hurwood, Bonnett e Friend avanzavano barcollando alle sue spalle, e si fermavano a intervalli di poche iarde per trovare un nuovo modo di trasportare la torcia, le cassette di Hurwood, e Beth. Per due volte Shandy udì un disastroso tonfo multiplo in acqua, seguito da rinnovati singhiozzi da parte di Beth e da uno scroscio quasi incomprensibile di imprecazioni da parte del padre.

Poco dopo che gli otto avevano messo piede sul primo argine di fango, le teste fungoidi avevano cominciato a starnutire, e granuli di polvere simili a spore o a polline erano stati espulsi da quelle bocche molli; ma il fumo denso delle torce, che si librava basso, respingeva la polvere come se ogni torcia fosse la sorgente di un vento potente che solo la polvere poteva avvertire.

«Il respirare quella polvere,» disse Hurwood ansimando, quando, a un certo punto, diverse di quelle cose starnutirono contemporaneamente, «fu ciò che ti… regalò gli spettri, Thatch.»

Barbanera rise mentre tranciava un giovane albero con un colpo violento della corta sciabola. «Nuvole di uova di spettri, eh?»

Shandy, lanciando per un attimo un’occhiata alle sue spalle, vide Hurwood che sporgeva le labbra per esprimere la sua insoddisfazione di studioso. «Beh, grosso modo…» disse il vecchio mentre s’ingobbiva per sistemarsi sulle spalle in maniera più comoda le gambe di sua figlia.

Shandy tornò a svolgere il suo compito. Aveva cercato per tutto il tempo di tenersi a distanza dal barcaiolo di Barbanera, il quale, pallido in volto, faceva oscillare la sua sciabola come un metronomo al punto da ricordare a Shandy una di quelle figure animate da energia idraulica nei Giardini di Tivoli in Italia. Come risultato Shandy si era ritrovato, il più delle volte, fra Davies e Barbanera.

La sensazione di quella titanica, invisibile presenza si stava di nuovo intensificando, e di nuovo Shandy avvertì quella cosa che si chinava dal cielo sopra di loro, fissando con indignazione aliena gli otto intrusi.

Piantando il coltello in un albero per un momento, Shandy aprì la borsa di tela impermeabile e gettò una manciata di roba nera sulla torcia. Dopo un attimo una densa eruzione di fumo si gonfiò verso l’alto e quasi lo accecò mentre recuperava il coltello; ma questa volta, quando la nube di fumo disparve nella volta intricata della giungla, la foresta fu scossa da un basso brontolio — un rombo che scuoteva gli stivali ed esprimeva chiaramente rabbia, e, altrettanto chiaramente, proveniva da una gola non organica.

Barbanera fece un passo indietro, guardando con occhi socchiusi e sospettosi la vegetazione che li cingeva. «La prima volta che sono stato qui,» mormorò a Davies e a Shandy, «ho parlato coi nativi — indiani Creek, principalmente. Scambiai con loro magie di guarigione per avere una conversazione più schietta. Loro menzionarono una cosa chiamata Este Fasta. Dissero che significava “Persona Assegnata.” Una sorta di progenie locale dei loa. Mi chiedo se era quella il brontolone di poco fa.»

«Ma non ti diede fastidio nella tua prima visita,» disse Davies, teso.

«No,» convenne Barbanera, «ma quella volta non avevo il repellente per gli spettri. Probabilmente, ritenne di non avere la necessità di interferire.»

Grande, pensò Shandy. Lanciò uno sguardo alla trama di vegetazione illuminata dalla torcia davanti a loro, e fu il primo per un secondo o due a notare che i vitìcci e i rami si stavano muovendo — contorcendo — nell’aria ferma e stagnante.

Poi fu Barbanera ad accorgersene, e proprio mentre le piante assumevano la forma rozza di una mano gigantesca e facevano per ghermirli, il re-pirata lasciò cadere la torcia, si lanciò in avanti e con due colpi della sciabola, dritto e rovescio, ridusse la cosa in pezzi.

«Vieni, diavolo!» gridò Barbanera, furioso, ed era uno spettacolo spaventevole coi denti e il bianco degli occhi folli che luccicavano nel bagliore delle micce accese, intrecciate nella criniera. «Agita altri cespugli sulla mia faccia!» Senza neppure attendere la risposta di quel loa straniero, avanzò pesantemente nella primeva foresta pluviale, urlando e roteando la sciabola. «Avanti, starnazza, tu miserabile quashie di una pattu-civetta!» muggì, passando quasi completamente a quello che Shandy riconobbe come un dialetto tribale delle montagne della Giamaica. «Ci vuole più di un deggeh bungo duppy per far paura a un tallowah hunsi kanzo!»

Shandy ora poteva scorgere a malapena Barbanera, sebbene vedesse i viticci agitarsi e udisse i colpi della sciabola e i tonfi e gli schizzi della vegetazione recisa che volava in tutte le direzioni. Accovacciato e col coltello stretto in pugno, Shandy ebbe un attimo per domandarsi se quel furore maniacale fosse l’unico sistema a disposizione di Barbanera per dare sfogo alla paura — e poi il gigantesco pirata schizzò fuori dalla giungla, con alcune delle micce intrecciate nella barba spente ma in preda a un furore terribile quanto lo era stato prima. Barbanera afferrò l’involto di tela impermeabile che sporgeva dalla tasca della giacca di Shandy, lo lacerò coi denti e lo gettò nella melma.

«Ecco!» gridò verso la giungla, agguantando la torcia di Shandy e sbattendo la sua estremità fiammeggiante sull’erba fuoriuscita dall’involto. «Ti marchio come mio schiavo!»

Una nube di fumo si sprigionò verso l’alto, emanando un tanfo di fango nero cotto come di erbe bruciate, e un grido di dolore inumano e di ira investì l’aria dall’alto, strappando le foglie dagli alberi e scaraventando a terra Shandy.

Mentre si rotolava nel fango, dimenandosi per rimettersi in piedi e per aspirare aria nei polmoni, Shandy intravide la sagoma che era Barbanera inclinare all’indietro la testa irsuta ed emettere un ululato assordante e stridente. Era un suono terribile, simile al grido di vendetta di qualche rettile gargantuesco; ma Shandy avvertì una maggiore parentela coi lupi che, nella sua fanciullezza, aveva sentito occasionalmente ululare da luoghi lontanissimi al di là delle distese di neve nordiche.

Il trio che trasportava Beth si era fermato; Shandy stava accovacciato e teso alle loro spalle a lato di Barbanera, e Davies, inespressivo ma visibilmente pallido nella luce della torcia di Hurwood, stava all’altro lato con la sciabola snudata e pronta.

Un vento improvviso soffiò via gli echi dell’ululato di Barbanera, e questa volta il sibilo delle teste fungoidi fu l’unico suono che si udì subito dopo… tutti gli uccelli della zona si erano azzittiti.

D’un tratto Shandy realizzò che le teste fungoidi avevano aperto gli occhi e stavano parlando, e con linguaggi comprensibili: quella più prossima a lui si stava lagnando, in francese, per la crudeltà che spingeva i figli ad abbandonare una vecchia donna, e una vicina a Davies stava usando un dialetto scozzese per dare quel genere di consiglio che un padre suole dare a un figlio in procinto di partire per una grande città. Shandy la fissò stupefatto quando la udì mettere in guardia dall’esprimere qualsiasi opinione sulla religione o sul recente regicidio. Regicidio? pensò Shandy; qualcuno ha ucciso Re Giorgio nello scorso mese… o forse quella cosa stava parlando dell’assassinio di Giacomo Primo avvenuto un secolo fa?

Barbanera abbassò lentamente la testa, e fissò un alloro di fronte a lui coperto di bacche. Un colpo a tutto braccio della sua corta sciabola fece un aromatico scempio dell’albero, e al di là di esso, invece che altra vegetazione, c’erano le tenebre e una brezza più fresca e un tenue chiarore, come di una città vivacemente illuminata appena sopra l’orizzonte.

Barbanera imprecò di nuovo e poi avanzò attraverso il varco, e altrettanto fece un momento dopo il suo barcaiolo. Shandy e Davies si scambiarono un’occhiata, si strinsero nelle spalle, e li seguirono.

La giungla era scomparsa. Di fronte a loro una distesa piatta si allungava in tutte le direzioni sotto la luna non più velata, e un paio di centinaia di iarde avanti c’era un muro alto fino al ginocchio che cingeva uno stagno circolare più ampio del Colosseo. Al centro dello stagno era sospesa una vasta luminosità che avrebbe potuto essere una fiamma o uno spruzzo, e quella massa dal tenue chiarore si sollevava e ricadeva lentamente come un opale nel miele. Osservando le luci cangianti, Shandy realizzò con un senso di gelo nello stomaco che non aveva idea di quanto fossero lontane; in un certo momento sembravano farfalle di vetro colorato che scintillavano nella luce proveniente dalla torcia di Hurwood alla distanza di un braccio, ma un momento dopo erano una sorta di fenomeno astronomico che aveva luogo al di là del dominio del sole e dei pianeti. Anche lo stagno, notò Shandy, era un trucco ottico — scrutò e strinse gli occhi ma alla fine dovette ammettere che non aveva la più remota idea di quanto fosse alto quel muro di cinta. In lontananza, a destra e a sinistra, agili ponticelli di dubbia fattura salivano dal muro e s’inarcavano, sparendo alla vista, in direzione del centro dello stagno.

Le fibbie degli stivali di Shandy adesso erano caldissime. Si scottò la mano nel prendere il coltello, ma riuscì, accovacciandosi prima su un piede poi su un altro, a staccare le fibbie. Tornò a raddrizzarsi, cercando di ignorare il fumo che si sprigionò dal fodero di cuoio quando ripose il coltello e chiedendosi quando avrebbe cominciato ad avvertire i chiodi che fissavano le suole degli stivali. Grazie a Dio Barbanera aveva proibito le pistole.

«Non mi spinsi più avanti di qui,» disse Barbanera, piano. Si voltò verso Davies e sogghignò. «Procedi… arriva fino al limite dello stagno.» Davies deglutì, poi fece un passo avanti.

«Fermo!» gridò Hurwood alle loro spalle. Lui, Friend e Bonnett erano appena passati goffamente attraverso il varco; avanzarono barcollando, e quindi riuscirono a mettere giù Beth, più o meno delicatamente, mentre si lasciavano cadere sulla sabbia scura. Hurwood fu il primo ad alzarsi a sedere. «Qui le direzioni apparenti non sono quelle giuste. Potresti camminare lungo una linea retta fino a morire di fame, e senza avvicinarti affatto alla Fontana. Con tutta probabilità, ti darebbe la sensazione di girare intorno, mentre cammini.»

Barbanera scoppiò a ridere. «Non avevo alcuna intenzione di farlo allontanare al punto che non saremmo più riusciti a riportarlo indietro. Ma hai ragione, succederebbe proprio questo. Ho camminato verso di essa per due giorni prima di ammettere che non è possibile raggiungerla da qui, e mi ci sono voluti altri tre giorni per tornare nel punto in cui ci troviamo adesso.»

Hurwood si alzò, cercando di ripulirsi. «Giorni?» chiese, sarcastico.

Barbanera lo trafisse con lo sguardo. «Beh, no, ora che me lo fai notare. Il sole spuntò ma non superò mai il punto che chiameresti alba prima di decidere di ridiscendere. L’alba si trasformò direttamente in crepuscolo, senza che trascorresse un vero giorno.»

Hurwood annuì. «Non ci troviamo in Florida adesso… o almeno, non esattamente, non in Rorida più che in qualsiasi altro posto. Avete mai studiato Pitagora, in maniera abbastanza approfondita?»

Sia Davies che Barbanera ammisero che non l’avevano fatto.

«Le contraddizioni implicite nella sua filosofia non sono contraddizioni qui. Non so se qui le circostanze costituiscono la norma o un caso particolare… ma qui la radice quadrata di due non è un numero irrazionale.»

«L’infinito — apeiron — come esiste qui, non avrebbe offeso Aristotele,» aggiunse Leo Friend, che, una volta tanto, sembrava aver dimenticato Beth Hurwood.

«Buone notizie per Harry Stottle,» disse Barbanera. «Ma potrò liberarmi dei miei fantasmi, qui?»

«Sì,» disse Hurwood. «Dobbiamo soltanto condurti allo stagno.»

Barbanera fece un cenno verso la Fontana. «Guidaci tu.»

«Lo farò.» Hurwood soppesò gli involti che aveva portato con sé, quindi li abbassò con cura sulla sabbia.

Mentre Hurwood e Fnend si accovacciavano per sciogliere gli involti, Shandy si accostò furtivamente a Beth. «Come ti senti?» fu tutto quello che riuscì a dire.

«Benissimo, grazie,» rispose lei, come un automa. I suoi occhi erano sfocati e il respiro era leggero ma molto rapido.

«Solo… resisti,» sussurrò Shandy, incollerito per la sua impotenza. «Non appena torneremo sulla spiaggia, giuro che ti porterò via da questo…»

Le ginocchia le si piegarono e stava per cadere. Lui riuscì a metterle le braccia intorno prima che cadesse sulla sabbia, e quando vide che era svenuta, l’adagiò con delicatezza sulla schiena. Ma Friend lo spinse da parte, e si mise a controllarle il polso e a sollevarle le palpebre per scrutare le pupille.

Shandy si alzò e guardò Hurwood, che stava utilizzando la torcia per accendere una lanterna che aveva portato in uno degli involti. «Come potete fare questo a vostra figlia?» gli chiese Shandy con voce rauca. «Figlio di puttana, spero che la vostra Margaret torni il tempo necessario per maledirvi e poi crolli in un mucchietto di poltiglia fetida come la vostra anima dannata.»

Hurwood gli lanciò un’occhiata incuriosita, poi tornò al suo lavoro. Aveva acceso il lucignolo della lanterna, e ora vi abbassò sopra il cappuccio. Questo era metallico, ma aveva una caratteristica peculiare: vi erano state praticate delle fessure apparentemente disposte a caso, che proiettavano nastri di luce sulla sabbia scura.

Shandy fece un passo verso il vecchio, ma Barbanera gli si pose bruscamente davanti. «Dopo, figliolo,» disse il pirata. «Lui ed io stiamo lavorando assieme in questo momento, e se tenti di rovinare i miei piani ti troverai col culo per terra a cercare di rimetterti i visceri nella pancia.» Si voltò verso Hurwood. «Sei pronto?»

«Sì.» Hurwood piantò la torcia ancora ardente nella sabbia e poi si raddrizzò con la lanterna in mano. La cassetta quadrata di legno adesso pendeva dalla sua cintura come una cesta per la pesca. «Sta bene?» chiese a Friend.

«Benissimo,» disse il grassone. «Era solo svenuta.»

«Trasportala.»

Hurwood sollevò la lanterna nella sua unica mano ed esaminò il disegno che i nastri di luce tracciavano sulla sabbia. Dopo alcuni secondi, annuì e cominciò a camminare, in una direzione che si allontanava di poco dalla Fontana.

Friend riuscì ad alzarsi con la forma accasciata di Beth sulle spalle, sebbene lo sforzo gli offuscasse la faccia. Avanzò pesantemente alle spalle di Hurwood, il respiro che sibilava, e il resto del gruppo li seguì, con Bonnett e il bizzarro barcaiolo che avanzavano vacillando nelle retrovie.

Non fu una marcia regolare. Di frequente Hurwood si fermava per scrutare i nastri di luce e argomentare con ardore su sottigliezze matematiche con Friend, e in un’occasione Shandy udì Friend che segnalava un errore in una delle “vostre equazioni del Newton Nero”. Diverse volte guidarono il gruppo, che avanzava strascicando i piedi, in bruschi cambiamenti di direzione, e per un bel pezzo si limitarono a ripercorrere il perimetro di un quadrato; ma Shandy aveva notato che, non importa quale fosse la loro direzione apparente, la luna non cambiava mai la posizione al di sopra della sua spalla sinistra, e rabbrividì e non fu tentato di pronunciare commenti sarcastici.

La torcia che Hurwood aveva piantato nella sabbia era spesso visibile davanti, oppure di lato, come spesso dietro di loro, ma ogni volta che Shandy la guardava appariva più lontana. La Fontana stessa era così difficile da focalizzare che lui non riusciva a percepire un cambiamento nella distanza, ma notò che le due strutture che sembravano dei ponti si erano entrambe avvicinate.

Poi notò la folla. All’inizio pensò che si trattava di bassi banchi di nebbia o di distese d’acqua, ma quando fissò con attenzione le grigie linee irregolari sull’orizzonte vide che erano formate da migliaia di figure che sfrecciavano silenziose avanti e indietro, le braccia che si agitavano sulle teste come steli d’erba in un campo battuto dal vento notturno.

«Non avrei mai creduto,» disse Hurwood piano, facendo una pausa nei suoi calcoli per guardare quelle moltitudini lontane, «che morte tanta n’avesse disfatta.»

L’Inferno, pensò Shandy, canto terzo, se non vado errato. Ma, in questo momento, chi se ne frega?

I ponti erano adesso entrambi vicinissimi, e il cielo era illuminato in una direzione che poteva essere l’est. I nastri di luce di Hurwood stavano diventando meno visibili sulla sabbia — che, nella tenue luce del giorno, stava assumendo una tonalità rossiccia — e Hurwood e Friend si affrettarono. Le forme che salivano e ricadevano al centro dello stagno stavano perdendo il loro colore e diventando grigie, e ora apparivano più come nuvole di spruzzi d’acqua che come ondate di fuoco. Con l’approssimarsi del giorno il silenzio totale sembrava ancora più irreale — non c’erano stridi di uccelli o di insetti, e né le moltitudini inquiete né la Fontana emettevano qualche suono udibile.

L’aria si era rinfrescata fin da quando avevano lasciato la giungla, sebbene i suoi piedi fossero riscaldati dai chiodi di ferro nelle suole degli stivali, e fosse facile riscaldarsi le mani tenendole vicino al fodero fumante del coltello.

Si era girato a guardare quel remoto puntino che era la torcia, e così andò a cozzare contro Hurwood quando il gruppo si fermò.

C’era solo un ponte ora, e si trovavano proprio di fronte ad esso. Era largo circa sei piedi e lastricato con grandi pietre piatte, e dei muri di pietra si ergevano ai lati fino all’altezza della spalla. Anche se visti da lontano i ponti avevano dato la sensazione d’inarcarsi ripidamente dall’orlo dello stagno, dal punto dove ora si trovava Shandy esso appariva quasi orizzontale, salendo solo molto gradualmente mentre si restringeva con la distanza e svaniva fra le nubi cangianti della Fontana. Malgrado la sua assurda ubicazione, Shandy pensava di avere già visto il ponte in precedenza.

«Dopo di te,» disse Hurwood a Barbanera.

Il gigantesco pirata, i cui stivali e la cintura, notò Shandy, stavano emettendo scintille e fumando come le micce nella sua criniera, avanzò sul ponte…

…e parve esplodere. Macchie fluttuanti di grigio eruppero dalla sua bocca, dal naso e dagli occhi, e sfrecciarono in tutte le direzioni, e gli abiti sussultarono e fremettero sulla sua enorme figura come onde in un mare agitato. Le sue mani si agitarono impotenti davanti a lui mentre le cose grigie guizzavano fuori dalle maniche, ma in mezzo a quelle terribili detonazioni Barbanera ruggì e riuscì a voltarsi.

«Non ti muovere!» urlò Hurwood. «Non abbandonare il ponte! Sono i tuoi fantasmi che ti stanno abbandonando!»

L’esodo stava gradualmente diminuendo, ma Barbanera non smise di saltellare. La sua cintura e le scarpe avevano preso fuoco, e lui agguantò l’impugnatura ardente della corta sciabola, sfoderò la lama incandescente e la accostò alla cintura di cuoio, che bruciò all’istante. Gettò la sciabola sulla sabbia e con dita frementi sganciò la fibbia della cintura, liberò i pezzi di cuoio e gettò il tutto dietro la spada. Cadde a sedere e si sfilò gli stivali, poi si rialzò e sogghignò a Hurwood.

«Ora lasciate ogni ferraglia,» disse.

Voi ch’entrate, pensò Shandy.

«Puoi tornare qui e aspettare Leo e me assieme agli altri,» disse Hurwood. «I tuoi spettri se ne sono andati, e c’è ancora parecchia erba nera… quando recupereremo le altre due torce e accenderemo anche quelle, non ci sarà pericolo di restare infestati sulla via del ritorno, nella giungla. Il nostro patto è stato rispettato, e Leo ed io torneremo qui fra non molto per ricondurvi nel punto in cui questa regione si unisce al mondo che conoscete.»

Shandy emise un sospiro di sollievo, e aveva cominciato a guardarsi intorno per trovare un posto in cui sedersi, quando notò che Friend non aveva fatto alcun gesto per rimettere giù Beth.

«Ch-chi,» balbettò Shandy, «chi proseguirà e chi resterà qui?»

«Leo, la ragazza ed io proseguiremo,» disse Hurwood, con impazienza, appoggiando la lanterna sulla sabbia. Si tolse la cintura e le scarpe, e poi in una parodia di intimità grottescamente involontaria s’inginocchiò davanti a Friend e, con l’unica mano, sganciò la fibbia decorata della cintura del grassone. Le ciabatte incrostate di fango di Friend evidentemente non contenevano ferro.

«Proseguo anch’io,» dichiarò Barbanera, senza scendere dal ponte. «Non lottai per farmi strada fin qui due anni fa solo per raccogliere un po’ di spettri.» Guardò al di là di Hurwood, e un momento dopo Stede Bonnett e il barcaiolo fecero un passo avanti. Bonnett cominciò a slacciarsi la cintura e a togliersi le scarpe, ma gli abiti del barcaiolo erano cuciti addosso e lui era nudo. «Vengono anche loro,» disse Barbanera.

La faccia di Davies era diventata percettibilmente più segnata dalle rughe e incavata da quando avevano lasciato i fuochi sulla spiaggia, ma c’era una sorta di divertimento nei suoi occhi mentre faceva un passo avanti e poi si accovacciava per liberarsi degli stivali.

No, pensò Shandy quasi tranquillo. Non se lo possono aspettare da me. Sono già su un marciapiede fuori dalla realtà… non scenderò, semplicemente, nella strada. Nessuno di questa gente tornerà indietro, e devo fare un bello sforzo per immaginare che la lanterna magica di Hurwood ci riporterà indietro nella maledetta giungla! Perché sono venuto qui? Perché mai ho lasciato l’Inghilterra?

Scoprì che stava implicitamente confidando in una via d’uscita… e la sua faccia arrossì quando realizzò che era un assioma evocato dalla sua prima infanzia — la convinzione che se avesse gridato abbastanza forte, qualcuno lo avrebbe portato a casa.

Che diritto aveva quella gente di metterlo in una situazione così umiliante?

Guardò Beth Hurwood, che ciondolava dalla spalla di Friend. Era ancora svenuta, e il suo viso, sebbene grazioso al punto da spezzargli il cuore, era tirato e teso per i recenti orrori: un’innocenza intollerabilmente oltraggiata. Non sarebbe stato più misericordioso… non si sarebbe potuto fare in modo di lasciarla morire adesso, priva di sensi e ancora integra?

Mentre stava ancora nell’incertezza colse lo sguardo di Leo Friend. Friend gli stava sorridendo con fiduciosa noncuranza, e spostò la mano grassoccia sul fianco di Beth.

Nello stesso momento, Hurwood cominciò a canticchiare in tono basso e rassicurante, e si abbassò sulle mani e sulle ginocchia. Mormorò delle vaghe parole affettuose e poi, con gentilezza ma con fermezza, si appiattì per terra, la faccia contro la sabbia. Ancora mormorando, cominciò a sussultare con un ritmo lento.

Leo Friend arrossì fortemente e allontanò di scatto la mano dalla gamba di Beth. «Mr. Hurwood!» strillò.

Hurwood, senza fermarsi, ridacchiò con indulgenza.

«Presto dovrebbe liberarsi di questi attacchi,» disse Barbanera. «Aspetteremo che questo gli passi e poi ci muoveremo.»

Siete tutti pazzi? si domandò Shandy. Hurwood era la sola opportunità, e pure dannatamente tenue, di riattraversare vivi quel ponte, e adesso è più pazzo del vecchio Governatore Sawney. Non c’è possibilità di sopravvivere a qualsiasi ulteriore prosecuzione del viaggio, e io non voglio raggiungere il mio eterno riposo fra le legioni grigie e silenti di questo innaturale orizzonte. Jack Shandy aspetterà esattamente qui, fino al crepuscolo, e quando voi pazzi dannati non tornerete a farvi vivi userò in qualche modo la lanterna di Hurwood per tornare alla torcia e alla giungla e alle barche e alla riva. Non ho dubbi che in seguito mi rammaricherò di questa mia vigliaccheria, ma almeno sarò in grado di stendermi al sole e di farmi una bevuta mentre me ne starò rammaricando.

Shandy fece un passo indietro, allontanandosi dal ponte, e si sedette a terra. Non aveva intenzione di incontrare lo sguardo di nessuno, ma mentre si guardava intorno in cerca della lanterna di Hurwood, alzò la testa e scoprì che Davies lo stava fissando.

Il vecchio e magro pirata gli stava indirizzando un largo sorriso, evidentemente compiaciuto.

Shandy gli restituì il sogghigno, sollevato, lieto che Davies capisse… e poi realizzò che Davies aveva pensato che lui si era seduto per togliersi gli stivali.

E all’improvviso, sconfortato, seppe che non avrebbe potuto mettersi da parte. Era uno stupido, stupido come suo padre che aveva tirato un coltello da carpentiere a una banda di delinquenti nei vicoli di Nantes, o come Capitan Chaworth che si era avventato con una spada cui era poco avvezzo contro un capo pirata armato di pistola; ma in qualche modo, proprio come loro, era stato privato di qualsiasi via d’uscita. Si tolse gli stivali e si rialzò.

Nel momento in cui Friend staccò lo sguardo dalla figura ridicolmente sussultante di Benjamin Hurwood, gli stivali e il coltello di Shandy giacevano abbandonati nella sabbia e Shandy stava di fronte a lui.

«Qual è il problema?» chiese Shandy al grasso medico. La sua voce aveva solo un leggero tremito. «Non riesci a familiarizzare con una ragazza a meno che non sia addormentata?»

La faccia di Friend divenne ancora più rossa. «N-n-n-non e-e-ssere as-as-as… n-non…»

«Credo che stia cercando di dire, “Non essere assurdo,” Jack,» disse Davies, premuroso.

«Davvero?» chiese Shandy, con la voce ancora un po’ eccitata. «Pensavo che fosse, “Sì, perché quella era l’unica situazione in cui mia madre non si strozzava alla mia vista.”»

Friend cominciò a emettere versi rochi e a balbettare, con una bizzarra voce di ragazzino; poi il sangue gli fiottò dal naso e gocce rosse e brillanti caddero sul davanti della camicia di seta e impregnarono il tessuto formando macchie indistinte a forma di croce. Le ginocchia cominciarono a cedergli, e per un momento Shandy pensò che lo stesso medico fosse sul punto di svenire, o addirittura di morire.

Poi Friend si raddrizzò, trasse un respiro profondo, e, senza guardare Shandy, modificò la presa su Beth e s’incamminò sul ponte.

Hurwood finalmente si girò su se stesso e sorrise al cielo per alcuni momenti, poi si contorse, lanciò un’occhiata intorno, trasalì e si alzò in piedi. Camminò fino al ponte. «Friend ed io guideremo la marcia,» fu tutto ciò che disse.

Shandy e Davies lo seguirono sulle pietre che lastricavano il ponte, e quindi Bonnett e il barcaiolo camminarono dalla sabbia sulla superficie del ponte.

Il barcaiolo crollò all’istante in un mucchietto di abiti flosci. Shandy guardò più attentamente e vide che quegli abiti erano tutto quello che giaceva sulle pietre… non c’era nessun corpo.

Hurwood notò il fenomeno e sollevò un sopracciglio. «Il tuo servitore era un morto?»

«Beh… sì,» disse Barbanera.

«Ah.» Hurwood fece spallucce. «C’era da aspettarselo… polvere alla polvere, sai.» Voltò loro la schiena e si avviò.

CAPITOLO TREDICESIMO

Per un po’ camminarono senza parlare… il rumore dei passi era l’unico suono, ed era solo un trepestio sordo e senza eco. Tanto per disfarsi quanto per soddisfare la sua curiosità, Shandy cominciò mentalmente a contare i passi; e ne aveva contati più di duemila quando la luce tornò ad affievolirsi. Scoprì di non avere idea di quanto fosse durato il periodo dell’alba.

Adesso sembrava che stessero passando attraverso chiazze di luce e ombra che si alternavano, e per un momento Shandy credette di avvertire il profumo dell’incenso. Hurwood cominciò a camminare con maggior lentezza, e Shandy gli lanciò un’occhiata.

Stavano tutti camminando lungo la navata centrale di una chiesa. Hurwood era abbigliato con una veste da cerimonie, e i suoi capelli erano scuri, lunghi e accuratamente arricciati, ma tutti gli altri della processione erano vestiti ancora con gli abiti incrostati di fango, cenciosi e bruciacchiati, che avevano indossato nella giungla. Hurwood aveva una mano sulla cassetta di legno che gli pendeva al fianco, e l’altra mano oscillava avanti e indietro mentre camminava lungo la navata…

Ha riavuto il braccio, pensò Shandy con la mancanza di sorpresa che si prova nei sogni.

Shandy guardò avanti, verso l’altare. Un ministro di chissà quale culto stava sorridendo al bizzarro gruppo che si avvicinava, ma c’era un chierichetto su un inginocchiatoio a lato che li fissava con orrore ben maggiore di quello che poteva suscitare il loro pur devastato aspetto. Nervosamente, Shandy guardò dietro di sé…

…E vide solo il ponte, e la pianura al di là di esso, ora immersa nell’ombra fitta del crepuscolo. Tornò a voltarsi verso la scena della chiesa, ma essa stava svanendo. Shandy colse un altro effluvio d’incenso, e poi il ponte fu di nuovo, semplicemente, il ponte.

Cos’era quello? si domandò. Uno sguardo nella mente di Hurwood, in un suo ricordo? Anche Davies e Barbanera lo hanno visto, oppure è accaduto soltanto a me proprio perché mi è capitato di guardarlo nel momento in cui lui lo stava proiettando?

C’erano macchie di sangue sulle pietre del lastricato davanti a loro, e, quando le raggiunse, Shandy notò che le gocce e le chiazze e le impronte delle mani sembravano essere le tracce di due persone sanguinanti che strisciavano. Si fermò un attimo per accovacciarsi e toccare una macchia dall’orlo irregolare — il sangue era ancora umido. Per qualche ragione, ciò disturbò profondamente Shandy, sebbene dovesse ammettere che era certamente una spiacevolezza minore se paragonata alla maggior parte dei recenti avvenimenti. Non c’erano figure, in cammino o striscianti, visibili davanti a loro, ma Shandy continuò a guardare in quella direzione, quasi spaventato.

L’aria lassù non era mai stata particolarmente fresca, ma adesso era stantia… Shandy sentì odore di cavoli bolliti e lenzuola non cambiate. Guardò uno per uno i suoi compagni; e quando fissò Ffiend una scena si mise a fuoco intorno al grasso medico. Il grassone era più giovane, un ragazzo in effetti, e sebbene fosse ancora con Shandy e gli altri stava disteso su un letto. Shandy seguì lo sguardo rivolto verso l’alto del ragazzo, e trasalì nel vedere le vaghe forme femminile nei diafani drappeggi che ondeggiavano lentamente sopra la sua testa. C’era un erotismo ingenuo ed esasperato in esse, come nelle rozze raffigurazioni di donne nude che un ragazzino può disegnare su un muro… ma perché avevano tutte i capelli grigi?

La scena si dissolse in un’esplosione di bianco, e di nuovo il ponte fu visibile sotto i piedi, e i muri alti fino alla spalla che scorrevano ai lati. Il piede di Shandy scivolò su qualcosa che sembrava un sassolino… ma lui sapeva che era un dente, e questa consapevolezza incrementò la sua inquietudine.

C’era uno spesso strato di sabbia sotto i suoi piedi, e la faccia di Davies era illuminata dai fuochi. La sua faccia era più piena, i capelli più neri, e lui indossava i resti cenciosi di una giacca da ufficiale della Royal Navy. Shandy guardò intorno, e vide che stavano camminando lungo la spiaggia dell’Isola di New Providence; l’Isola del Maiale era appena visibile al di là del porto illuminato dalle stelle alla loro destra, e i fuochi della cucina punteggiavano il pendio sabbioso a sinistra… ma c’erano meno fuochi, e meno imbarcazioni nel porto, e un paio di grossi tronconi di navi danneggiate dalla tempesta che Shandy ricordava sulla sabbia non si vedevano da nessuna parte. Shandy non poteva udire la conversazione, ma Davies stava parlando con Barbanera; e sebbene Davies stesse ridendo e scuotendo la testa, sdegnoso, Shandy pensò che appariva sconvolto — spaventato addirittura. Sembrava che Barbanera stesse facendo un’offerta, e blandendolo, e che Davies non stesse rifiutando ma piuttosto la stesse denigrando, come se dubitasse della sua autenticità. Finalmente Barbanera sospirò, fece un passo indietro, parve raccogliere le forze, e poi fece un gesto in direzione della sabbia. Shandy sentì l’odore di metallo surriscaldato. Poi la sabbia s’increspò e sussultò, come se tutti i granchi della sabbia fossero stati simultaneamente colpiti da apoplessia, e delle ossa bianche cominciarono a spuntare da essa e a rotolare l’una sull’altra fino a formare una pila. La pila si sollevò, cambiò e tremò, poi s’immobilizzò, e Shandy comprese che adesso era uno scheletro umano in posizione accovacciata. Mentre Davies guardava, col suo mezzo sorriso che adesso era un rictus di tensione, lo scheletro si raddrizzò e lo fronteggiò. Barbanera parlò, e lo scheletro si abbassò e s’inginocchiò su un ginocchio ossuto, e chinò il teschio fino a terra. Barbanera allora fece un gesto di congedo, al quale lo scheletro si mise da parte con un balzo e riassunse la sua condizione di semplice mucchietto di vecchie ossa abbandonate, e Barbanera continuò nel suo discorso insistente. Davies ancora non rispose, ma la sua espressione di scetticismo divertito era svanita.

Poi Shandy si ritrovò ancora una volta a camminare sulle pietre del lastricato chiazzate di sangue.

«Ci stiamo avvicinando a quel maledetto posto?» chiese. Mentre parlava, ebbe timore che la voce tradisse la sua paura montante, ma l’aria morta lassù smorzò le parole, e a malapena le sentì lui stesso.

Continuarono a camminare. Un paio di volte Shandy credette di udire i rumori di una zuffa, e dei singhiozzi soffocati, davanti a loro sul ponte, ma era troppo buio perché potesse vedere con chiarezza.

L’aria sembrava pesante, come uno sciroppo così denso che un altro granello di zucchero ne avrebbe provocato la completa cristallizzazione; e, sebbene lo spaventasse farlo, Shandy non riuscì a impedirsi di voltarsi a guardare Barbanera… e così guardò, e per un po’ Shandy smise di essere Shandy.

Era un ragazzo di quindici anni conosciuto dai negri fuorilegge delle montagne come Johnny Con, anche se da quando aveva utilizzato maldestramente degli incantesimi dell’hungan che aveva servito, non era più idoneo per fare da assistente a un rispettabile sacerdote vodun, e non aveva più il diritto — né più l’inclinazione — di definirsi un adjanikon; Ed Thatch era il suo vero nome, il suo nome adulto, e nel giro di tre giorni avrebbe avuto il diritto di fregiarsene.

Quello era il primo giorno del suo battesimo del loa che sarebbe stato la sua guida per tutta la vita, e i cui scopi avrebbe dovuto condividere da quel momento in poi. I marron neri, che lo avevano cresciuto fin dall’infanzia, quella mattina lo avevano scortato giù dalle montagne azzurre fino alla casa di Jean Petro, un mago leggendario che era vissuto là, secondo testimonianze attendibili, per più di cento anni, e del quale si dice-eva che avesse davvero creato molti loa, e che dovesse vivere in una casa su palafitte poiché il suolo diventava rugginoso e sterile dopo essere stato a lungo nelle sue vicinanze; paragonati a Petro, tutti gli altri bocor dei Caraibi erano considerati dei semplici caplata, illusionisti da strapazzo che si esibivano agli angoli delle strade.

I marron erano degli schiavi fuggiaschi che, essendo in origine vissuti nel Senegal, e nel Dahomey, e nelle nazioni della costa del Congo, non avevano difficoltà ad adattarsi alla vita nella giungla delle montagne della Giamaica, e i coloni bianchi erano così snervati da questa popolazione pericolosa e implacabile da pagare ai negri dei tributi stagionali ottenendo in cambio che venissero risparmiati gli insediamenti e le fattorie periferici; ma anche i marron rifiutavano di avventurarsi a meno di un miglio dalla casa di Jean Petro, e il ragazzo discese da solo il lungo sentiero che conduceva al giardino e ai recinti di bestiame e, finalmente, alla casa sulle palafitte.

Un corso d’acqua scorreva dietro la casa, ed era là che stava il vecchio… Thatch poteva vedere le sue gambe nude, nodose e scure come ramoscelli ambulanti di prugnolo, sotto il pavimento sopraelevato. Thatch naturalmente stava a piedi nudi; con un gesto impose il silenzio ai polli che razzolavano sotto la casa e quindi avanzò attraverso lo spiazzo polveroso antistante la casa silenziosamente, come se stesse calpestando zolle di luce solare. Quando ebbe aggirato l’angolo della casa, poté vedere che il vecchio Petro stava camminando lungo l’argine del fiumiciattolo, fermandosi di tanto in tanto per sollevare una tozza bottiglia dopo l’altra fuori dall’acqua, scrutare nel vetro scuro, picchiettare le unghie lunghe contro di essa, portare la bottiglia gocciolante all’orecchio, e quindi scuotere la testa e accovacciarsi per rimetterla dentro e pescarne un’altra.

Thatch rimase a guardare mentre ne sollevava una, e finalmente la faccia del vecchio bocor si coagulò in un sorriso quando ascoltò una bottiglia, e picchiettò di nuovo le unghie su di essa; e poi si limitò a stare là e a battere sulla bottiglia e ad ascoltare, alternativamente, come un prigioniero confinato in una segreta il cui misurato battere sui muri abbia alla fine suscitato, sebbene remotamente, una risposta.

«È il nostro ragazzo, sicuro,» disse con una stridente voce da vecchio. «Gede, il loa che è il… capo, diciamo, di colui che ti vuole.»

Thatch realizzò che il vecchio era consapevole della sua presenza e stava parlando con lui. Restò dove si trovava, ma gridò, «Mi vuole? Io ho scelto lui.»

Il vecchio ridacchiò. «Beh, ad ogni modo, quello non è qui nel ruscello, e abbiamo bisogno di Gede per chiamarlo. Naturalmente anche Gede è qui solo simbolicamente. C’è solo una parte di lui in questa bottiglia, il suo ombelico, potremmo dire… abbastanza da costringerlo.» Petro si voltò e tornò zoppicando nello spiazzo dov’era Thatch. «I morti diventano più potenti col tempo che passa, vedi, ragazzo. Quello che era solo un fantasma inquieto per tuo nonno potrebbe diventare un perfetto loa per i tuoi nipoti. Ed io ho imparato a piegarli, a trascinarli in certe direzioni come tu puoi fare con un rampicante. Il contadino pianta un seme nel suolo e un giorno avrà un albero… io ficco uno spettro in una bottiglia sotto l’acqua che scorre e un giorno avrò un loa.» Sogghignò, rivelando pochi denti in gengive bianche, e agitò la bottiglia in direzione del fiumiciattolo. «Ne ho cresciuti quasi una dozzina fino alla maturità. Non sono ancora della qualità dei loa di Rada, quelli che vengono con noi attraverso l’oceano dalla Guinea, ma posso crescerli finché non soddisferanno le mie esigenze.»

I polli nell’ombra sotto la casa si stavano riprendendo dal gesto di Thatch, e cominciavano a chiocciare e a svolazzare. Petro sbatté le palpebre, ed essi tornarono a tacere. «Naturalmente,» proseguì Petro, «quello che ti vuole — o che tu vuoi, se preferisci — il vecchio Baron Samedi, è una bestia di specie diversa.» Scosse la testa e i suoi occhi si strinsero in un’espressione che avrebbe potuto essere di soggezione. «Di tanto in tanto, non più di due o tre volte nella mia intera vita, credo di averne accidentalmente creato uno che era molto simile… una cosa che già esisteva, che era già qua fuori, e la somiglianzà era troppo perfetta per tenere le due cose separate. Così, all’improvviso, in una bottiglia ebbi una cosa che era troppo grossa per starci… anche solo simbolicamente. La mia dannata casa fu quasi fatta crollare quando il Baron Samedi divenne troppo grande — la bottiglia esplose come una bomba, abbatté gli alberi in ogni direzione, e il ruscello non tornò a scorrere per un’ora. C’è ancora una pozza ampia e profonda là. Niente è più cresciuto sull’argine e ogni primavera sono costretto a raccogliere girini morti con la rete.»

Il giovane Thatch fissò la bottiglia indignato. «Allora quello che hai nella tua bottiglia di birra è solo un servo del Baron Samedi?»

«Più o meno. Ma Gede è un loa di alto rango — è il numero due qui solo perché il Baron è troppo superiore. E come ogni altro loa Gede dev’essere invitato, e poi supplicato, usando i rituali che lui richiede, per fare ciò che noi vogliamo. Ora, ho procurato le lenzuola del letto in cui è morto un uomo malvagio, e una tunica nera per te, e oggi è sabato, il giorno consacrato a Gede. Arrostiremo un pollo e una capra per lui, e ho un barilotto intero di clairin — un rum — poiché Gede ne è un insaziabile consumatore. Oggi noi…»

«Non sono sceso dalle montagne per trattare con un bungo garzoncello del Baron Samedi.»

Jean Petto fece un largo sorriso. «Ohhh!» Tese la bottiglia al ragazzo. «Beh, perché non glielo dici? Tieni la bottiglia contro la luce del sole e scruta dentro finché non lo vedi… poi potrai spiegargli quali sono i tuoi standard sociali.»

Thatch non aveva mai trattato direttamente con un loa, ma cercò di apparire sicuro di sé mentre prendeva sprezzante la bottiglia. «Molto bene, spiritello,» disse, tenendola contro il sole, «manifestati!» Il tono era beffardo, ma la sua bocca era diventata secca e il cuore gli batteva forte nel petto.

All’inizio tutto ciò che riuscì a vedere erano delle macchie confuse attraverso il vetro rozzamente soffiato, ma poi vide un movimento dentro, e lo mise a fuoco — e per un istante pensò che la bottiglia conteneva un uccellino implume, che nuotava con alette e zampe deformi in una sorta di liquido torbido.

Allora ci fu una voce nella sua testa, che cianciava stridula in un francese ibrido. Thatch comprese solo qualcosa, abbastanza da capire che colui che parlava non solo stava chiedendo pollo e rum, ma protestando che aveva tutti i diritti di pretendere quelle cose, e anche tanti dolciumi quanti ne voleva, e minacciando punizioni durissime se i rituali del suo invito non fossero stati eseguiti con grandissima pompa e solennità e rispetto; e sarebbe stato meglio non ridere. Nello stesso tempo, Thatch ebbe la sensazione di un’età antica, e di un potere che era diventato enorme… con tale costo personale che ormai restava solo un frammento della personalità originale, come un camino ancora eretto nel cuore di una casa preda di un furioso incendio. La petulanza senile e il potere terrificante, realizzò Thatch, non erano qualità contraddittorie — ognuna era in qualche modo prodotto dell’altra.

Poi divenne consapevole di lui. La filippica s’interruppe e lui ebbe la sensazione che colui che parlava si guardasse intorno un po’ confuso. Thatch immaginò un re vecchissimo, che trasaliva dopo aver pensato di essere solo, si aggiustava la veste in modo che essa lo drappeggiasse in maniera corretta, e si ravviava i capelli radi in avanti per coprire la calvizie.

A quel punto Gede, evidentemente, aveva richiamato alla memoria le parole di Thatch e prestato loro attenzione, perché la voce tornò all’improvviso nella testa del ragazzo, e tuonò.

«“Spiritello”?» gridò Gede, infuriato. «“Bungo garzoncello”?»

La testa di Thatch fu spinta indietro da qualcosa di invisibile, e d’un tratto ci fu sangue nella sua bocca e nel naso. Arretrò di un paio di passi e cercò di scagliare via la bottiglia, ma essa aderiva al suo palmo.

«Thatch è il tuo nome, eh?» La voce grattò l’interno del cranio del ragazzo come un coltello rigirato all’interno di una noce di cocco.

Lo stomaco di Thatch implose visibilmente — il sangue sprizzò dal suo naso e lui cadde pesantemente a sedere.

Un momento dopo tutti i suoi abiti presero fuoco. Il ragazzo rotolò, in fiamme, verso il fiumiciattolo, e sebbene nel tragitto sobbalzasse per l’impatto di un paio di altri invisibili calci, riuscì a cadere in acqua. «Dirò al Baron,» disse la voce nella sua testa mentre lui si dibatteva, ancora incapace di liberarsi della bottiglia, «di riservarti un trattamento speciale.»

Thatch portò i piedi al di sotto del corpo, strisciò su per l’argine e si sedette. I suoi capelli erano bruciati fino allo scalpo e i suoi abiti sembravano recuperati dalla rovina di una casa distrutta da un incendio e il sangue stava scorrendo sull’avambraccio dalla mano che stringeva la bottiglia, ma non fremo quando sollevò quella cosa verso il sole e rivolse un sogghigno al suo ventre di vetro. «Fallo,» sussurrò. «Tu, maledetta miserabile aringa in salamoia.»

La luce si affievolì, e improvvisamente era asciutto, dritto e in cammino, ed era di nuovo Jack Shandy. Le macchie di sangue sulle pietre che lastricavano il ponte erano meno frequenti — forse le persone ferite che stavano strisciando avevano bendato le loro ferite — ma quando lui si accovacciò per toccare una chiazza umida, si ritrasse inorridito. Era ancora calda. Di nuovo, ora più forte, udì un respiro affannoso davanti a sé.

Alzò la testa, e tutt’a un tratto seppe perché aveva pensato di aver già visto prima quel ponte. Là c’erano le due persone che strisciavano, ormai vicinissime ai suoi piedi; i capelli bianchi di una erano punteggiati di nero scintillante, e l’altra figura, più giovane e magra, stava cercando di strisciare senza toccare il suolo con la mano destra, le cui dita erano piegate, gonfie e nere. Le luci della città di Nantes erano tremolanti e fioche, e Shandy sapeva che quelle persone ferite non sarebbero state viste da un viandante caritatevole, ma avrebbero dovuto strisciare per tutto il tragitto di ritorno alla loro camera, e ai loro letti poco confortevoli, e alle onnipresenti marionette.

Shandy fece uno scatto di corsa e poi si accovacciò sulla traiettoria di suo padre. Uno degli occhi del vecchio era nascosto dal sangue incrostato di terra, e Shandy sapeva che era l’occhio che avrebbe perso. La faccia del vecchio era tesa per lo sforzo, e il fiato sibilava attraverso i nuovi varchi trai denti sbarrati.

«Papà!» disse Shandy, incalzante, mentre la faccia del vecchio si avvicinava gradualmente. «Papà, hai ereditato un mucchio di danaro! Tuo padre è morto, e ha lasciato a te i suoi possedimenti! Mettiti in contatto con le autorità di Haiti, a Port-au-Prince!»

Il vecchio François Chandagnac non lo udiva. Shandy cercò per altre due volte di trasmettere il messaggio, poi desistette e raggiunse l’altra persona malconcia che stava strisciando, quella che era il ventunenne John Chandagnac.

«John,» disse Shandy mentre s’accovacciava davanti al se stesso più giovane, «ascolta. Non abbandonare tuo padre! Portalo con te. Datti da fare, tu… maledetto corista di legno!» Si sentiva soffocare, e le lacrime scorrevano sulla sua faccia più vecchia e barbuta, come per imitare il sangue che rigava quella più giovane. «Non può farlo da solo, ma lui non lo ammetterà con te! Non abbandonarlo, è tutto ciò che hai al mondo e lui ti ama e morirà di freddo e di fame, pensando a te, mentre tu sarai al sicuro in Inghilterra e non penserai a lui…»

La figura strisciante era inconsapevole di lui. Shandy, già inginocchiato, abbassò la fronte sulle pietre del lastricato e singhiozzò, rauco, mentre l’immagine del suo se stesso più giovane strisciava attraverso il suo corpo, impalpabile come un’ombra.

Una mano gli stava scuotendo la spalla. Lui alzò la testa. Il volto scarno di Davies gli sogghignava, non senza simpatia. «Non puoi crollare adesso, Jack,» disse il vecchio pirata. Fece un cenno con la testa, indicando davanti a loro. «Ci siamo.»

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Il ponte era scomparso e Shandy, tardivamente, si domandò se qualcuno degli altri lo avesse effettivamente visto. O forse Hurwood, per esempio, aveva visto l’intera cosa come una passeggiata lungo la navata impossibilmente lunga di una chiesa? Ora si trovavano su un pendio fangoso, rivolti verso il basso, e Shandy poteva sentire l’umidità gelata che filtrava attraverso le ginocchia dei calzoni.

Guardò intorno con un po’ di frenesia, col panico originario che ritornava, perché avvertiva qualcosa di profondamente sbagliato, di molto disorientante, là — ma non riusciva a capirne il motivo. Il pendio fangoso si allontanava da loro incurvandosi ai due lati, e, scrutando nella luce fioca, lui vide che i suoi margini si curvavano all’indietro e si congiungevano, a una certa distanza; era un pozzo circondato da un pendio, e l’acqua zampillava e sciabordava laggiù sul fondo. Il cielo era una coperta di nuvole che sfrecciavano illuminate dall’alto, presumibilmente, dalla luna. Shandy guardò intorno i suoi sette compagni per vedere se condividevano la sua inquietudine. Era arduo a dirsi. Beth aveva ripreso conoscenza — Shandy si domandò quando — ma stava solo sbattendo le palpebre, confusa, e Bonnett era inespressivo come un cadavere imbalsamato.

«Avanti,» disse Hurwood, e tutti si avviarono.

Sebbene diverse volte incespicasse e scivolasse nella melma, Shandy si scoprì oppresso dall’idea di quanto fosse solida la terra. Essa gli conferiva una sensazione simile alla claustrofobia, malgrado le nuvole alte e ribollenti.

Allora gli venne in mente: sette compagni? Avrebbero dovuto essere sei! Si trattenne indietro e identificò le figure che arrancavano sotto di lui: c’era Barbanera, e Davies, e Bonnett, e Beth e Friend e Hurwood… e nessun altro. Erano sei. Shandy si affrettò dietro di loro, e poi solo per rassicurarsi contò le figure… ed erano di nuovo sette.

C’era, anche un odore, come di acqua stagnante e piombo antico. Una notte di odori terrìbili, rifletté lui. Pensò che gli rammentavano qualcosa, e si avvicinò faticosamente a Davies. «Parlando di odori sgradevoli,» mormorò Shandy, «pensavo che tu avessi detto che non avrebbero eseguito una resurrezione magica sulla terra.»

«Lascia perdere l’odore di ferro caldo, va bene?» disse piano il pirata. «Ma no, Jack, non faranno niente del genere qui; stanno solo… adattando… le loro anime in modo da poterlo fare in seguito, in qualche punto sul mare.» Il pendio adesso si livellò, e loro erano in grado di rimanere dritti senza bilanciarsi per evitare una caduta. «No,» proseguì Davies, «non potrebbero far nulla qui — avevi mai avvertito un suolo più solido? Fa sì che gli altri luoghi appaiano soltanto come… delle enormi zattere.»

Era questo, realizzò Shandy — era questo che lo aveva turbato. Quel luogo non dava sensazione di movimento. Non aveva mai pensato che un luogo sulla terra solida potesse muoversi, se non durante i terremoti; prima di quel giorno avrebbe riso se qualcuno avesse proclamato di essere in grado di sentire il movimento nello spazio del pianeta Terra. Ora, tuttavia, gli sembrava di essere sempre stato fondamentalmente consapevole di quel movimento, sebbene inconsciamente come un pesce è consapevole dell’acqua.

Copernico, Galilei e Newton, pensò, avrebbero trovato questo posto angoscioso anche più di me.

Avevano tutti raggiunto il tratto livellato eccetto Bonnett, che stava lentamente scendendo giù per il pendio in posizione seduta, sussultando. «Quanti di noi sono qui?» chiese Shandy a Davies. «Perbacco, uh… sette,» rispose il pirata. «Conta.»

Davies lo fece, e imprecò allarmato. «Tu e Bonnett e Thatch,» disse in fretta a se stesso, «e i tre del Vecchio Mondo, e io. Fanno sette. Giusto, e non c’è nessun altro. Accidenti, per un momento sembrava fossimo otto, no?»

Shandy scosse la testa, con tristezza. «Conta di nuovo, rapidamente, e arriverai a otto. Fallo lentamente, chiamando ognuno per nome, e arrivi a sette.»

Davies tornò a contare, muovendo in fretta il dito su ogni sagoma indistinta, una volta rapidamente e un’altra volta di nuovo lentamente… e quando terminò sbottò in una pesante oscenità. «Jack,» disse, e la sua voce era tesa per il disgusto, che Shandy ritenne celasse il terrore, «i nostri occhi sono stregati? Come può esserci uno straniero fra noi che diventa invisibile solo quando contiamo attentamente?»

Shandy non tentò nemmeno di rispondere, poiché aveva lanciato un’occhiata ravvicinata alla Fontana. Aveva già notato che l’acqua, sebbene fosse lanciata in alto nell’aria, era stranamente densa, e dava la sensazione di cozzare piuttosto che di schizzare quando ricadeva, e di essere lei la fonte sia di quella tenue fosforescenza che di quel tanfo stagnante, ma adesso vide delle facce nel liquido agitato: centinaia di facce che si formavano l’una dopo l’altra come se la Fontana fosse uno specchio che ruotasse al centro di una folla, e ogni faccia che fugacemente appariva era contorta dalla paura e dalla rabbia. Sebbene provasse ripugnanza, Shandy si avvicinò di un passo… e allora vide le cortine ondeggianti di pallida luce colorata, simili a una mobile Aurora Boreale, che fluivano verso l’alto dall’intera superficie della Fontana, e giocavano silenziose sullo strato di nuvole sovrastante, dando l’impressione di essere la forza che le faceva ribollire.

Hurwood avanzò, affiancandosi a Shandy. Il vecchio emetteva respiri leggeri e rapidi. «Che nessuno si volti,» disse. «Ognuno si limiti… a continuare a guardare ciò che sta guardando. La cosa con la quale abbiamo necessità di parlare non si manifesterà se le rivolgiamo soverchia attenzione.»

Con un brivido di gelo Shandy realizzò che la cosa che Hurwood cercava doveva essere quella figura in più nella quale lui e Davies si erano imbattuti quando si erano messi a contare.

Qualcuno nelle vicinanze sussurrò qualcosa, e Shandy si aspettò che Hurwood imponesse il silenzio, ma lo stregone monco stava rispondendo in una lingua che Shandy non aveva mai sentito, e lui realizzò che anche il sussurro era stato nella stessa lingua, e che colui che lo aveva emesso non era uno del loro gruppo.

La voce aliena parlò di nuovo, con maggior fermezza ma ancora molto debolmente, e a Shandy parve che colui che parlava si trovasse proprio accanto al suo gomito. Shandy stava obbedendo a Hurwood e guardava dritto davanti a sé, ma con la coda dell’occhio, nella penombra, poté vedere qualcuno vicino a lui. Davies era dall’altro lato… era questi il misterioso autore del sussurro? O era solo Bonnett? O anche Beth? Shandy era fortemente tentato di sbirciare.

La voce s’interruppe. «Guardate avanti,» rammentò a tutti Hurwood. «Chiudete gli occhi se preferite, ma nessuno deve guardarsi intorno.» Quindi parlò di nuovo, più teso, nell’altra lingua, e quando terminò Leo Friend aggiunse una frase che era in maniera evidente una domanda.

La voce, sommessa e dall’origine ignota, rispose e parlò per un po’, e Shandy si domandò per quanto tempo avrebbe dovuto continuare a guardare davanti a sé. Il pensiero di chiudere gli occhi in un luogo così orrìbilmente immobile gli gelò lo stomaco, ma anche restare fermo stava diventando insopportabile.

Finalmente la voce si fermò, e ad un tratto Hurwood e Friend si mossero. Shandy rischiò uno sguardo obliquo in quella direzione. Stavano correndo verso la riva dello stagno intorno alla Fontana, e quando vi giunsero seguitarono a camminare nel fluido viscoso e si accovacciarono per raccogliere un po’ di quella sostanza nelle loro mani e berla avidamente. Poi tornarono a fatica sul suolo melmoso, e Hurwood parlò di nuovo.

La risposta che venne pochi secondi dopo era debolissima, forse perché i componenti del gruppo avevano spostato gli sguardi. La voce pronunciò solo poche sillabe.

All’istante, Hurwood e Friend si frugarono nelle tasche. Hurwood estrasse un coltello da tasca, e Friend finalmente sfilò uno spillone dalla sua parrucca incipriata, e nello stesso momento entrambi si punsero un dito e scossero il sangue sulla melma fredda.

Le gocce di sangue sibilarono nei punti in cui caddero, e allora a Shandy parve come se due mani simili ad artigli spuntassero dal fango, ma un momento dopo quelle cose smisero di muoversi e lui comprese che erano piante — cose affusolate simili a cactus, ma vistose in quel panorama desolato. Shandy notò in quel momento una terza pianta, più in vicinanza della riva, ma essa era avvizzita e rigida.

Allora Barbanera avanzò con passo deciso, e, sebbene Hurwood allungasse le braccia per fermarlo, in due lunghi passi il re-pirata fu nello stagno col liquido che gli arrivava alla caviglia. Raccolse un po’ di quel fluido e lo bevve, poi ne uscì, si morse un dito e fece scorrere un po’ di sangue. Di nuovo ci fu il sibilo e l’eruzione di fango, e un attimo dopo un’altra pianta spinosa era spuntata, a poche iarde da quelle di Hurwood e Friend.

La coppia di stregoni lo fissò, con sulle facce un’identica espressione di sorpresa e leggero allarme, ma poi Hurwood si limitò a stringersi nelle spalle e a borbottare, «Non ha importanza.»

L’uomo con un solo braccio parlò ancora, e ricevette nuovamente risposta dalla debole voce, sebbene in quel momento Shandy avesse la sensazione che essa provenisse dall’altro lato del gruppo, al di là di Davies.

«Dannazione,» borbottò Hurwood quando la voce si fermò. «In questo momento non lo sa.»

Shandy vide Friend scrollare le spalle. «Possiamo aspettare un poco.»

«Aspetteremo finché non lo saprà, e non me lo avrà detto,» disse Hurwood con fermezza.

«Chi è?» chiese Barbanera.

«La… personalità che stiamo interrogando,» disse Hurwood, «sebbene il pronome “chi” sia esagerato in questa circostanza.» Sospirò, apparentemente perché disperava di dare una spiegazione, ma poi la sua formazione professionale parve prendere il sopravvento. «Le leggi della meccanica di Newton sono utilissime nel descrivere il mondo che conosciamo — ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, e un oggetto che si muova di moto uniforme continuerà a muoversi uniformemente a meno che non sarà sollecitato da una forza — ma esaminiamo da molto vicino eventi che si verificano su scala molto piccola, e se ne studiarne i dettagli in maniera così inutilmente specifica da essere quasi considerati adatti a un ricovero per lunatici… scopriremo che la descrizione meccanica di Newton della realtà è corretta solo per somme linee. In minuscole estensioni di spazio o di tempo c’è un elemento di incertezza, un differimento di definizione, e la verità che cogliamo è informe come un uovo poco cotto. Nel nostro mondo normale questo non è un fattore rilevante poiché le… differenze, potremmo dire… sono abbastanza consistenti fra un luogo e un altro, e risultano in modo schiacciante favorevoli a Newton. Ma qui esse non sono consistenti. Qui sono polarizzate, sebbene i valori globali siano gli stessi. Non c’è elasticità in questo suolo, né incertezza, così come nell’aria qui intorno. Quella che noi abbiamo interrogato era una… tendenza verso una personalità; la probabilità di una consapevolezza.»

Barbanera sbuffò. «Quale lingua parlava quella, quella probabilità?»

«La lingua più antica,» disse imperturbabile Hurwood.

«È per questo,» si trovò a domandare Shandy, «che la cosa è così difficile da localizzare?»

«Sì,» disse Hurwood, «e non provarci. Non è in nessun dove… dove è improprio come chi. Se la cerchi vuol dire che stai cercando qualcosa, in un particolare dove e quando — e su questa base troverai molte cose, ma non troverai…» Terminò la frase con un vago cenno e un fischio che scemava.

Per almeno un intero minuto restarono tutti là, a rabbrividire in quella valle scura e fredda, mentre Hurwood con pazienza ripeteva più volte a gran voce qualche frase inintellegibile. Shandy guardò intorno per vedere come stava reagendo Beth, ma Hurwood gli disse seccamente di tenere fermo lo sguardo.

Alla fine Barbanera disse, «Questo ritardo non faceva parte del nostro patto.»

«Ottimo,» disse Hurwood. Pronunciò ancora una volta la sua strana frase; e poi aggiunse, rivolto a Barbanera, «Vai, se lo preferisci. Buona fortuna nel tornare nella giungla.»

Barbanera imprecò, ma rimase dov’era. «La tua cosa-spettro sta cercando qualcosa per te, eh?»

«No. Alla fine si manifesterà ancora, ma non sarà la stessa personalità di prima; sebbene nello stesso tempo non sarà neppure una personalità diversa. “Stessa” e “diversa” sono parole troppo specifiche. Ed essa non apprenderà quello che io voglio sapere. Semplicemente, questa volta le capiterà di saperlo. O, se non questa volta, lo saprà prima o poi. È come aspettare un due o un dodici dopo un lancio di dadi.»

Passò altro tempo, e finalmente uno dei pazienti richiami di Hurwood ottenne risposta. Il padre di Beth dialogò con la voce non ubicata per circa un altro minuto, e poi Shandy lo udì arrancare nel fango. «Potete tutti guardare dove vi pare, adesso,» disse Hurwood. Shandy osservò Hurwood, e non si sentì rassicurato nel vedere gli occhi socchiusi e i muscoli induriti della mascella dell’ex-docente di Oxford.

«Leo,» disse Hurwood, teso, «tieni ferma Elizabeth.» Friend fu affannosamente felice di obbedire. Beth sembrava essere ancora in uno stato di stupefazione, anche se Shandy notò che adesso stava respirando molto rapidamente.

Hurwood allungò la mano e slegò dalla cintura la cassetta di legno; allentò il coperchio coi denti e lo scosse via. Shandy non riuscì a vedere cosa ci fosse dentro. Poi Hurwood raggiunse con passo strascicato Beth e tenne la cassetta, aperta e dritta, sotto la mano destra di lei. «Falle un taglio nella mano, Leo,» disse il vecchio. Shandy si lanciò in avanti, ma molto prima che potesse raggiungerlo Friend abbassò il suo spillone e, con le labbra umide e gli occhi socchiusi, lo ficcò nel pollice di Beth Hurwood.

Questo la fece uscire dal suo intontimento. Sobbalzò e abbassò lo sguardo sulla mano trafìtta, e poi al di là di essa, nella cassetta che suo padre stava reggendo, nella quale stavano cadendo le gocce del suo sangue — e strillò e si allontanò di scarto, arrampicandosi a quattro zampe sul pendio fangoso.

Shandy si lanciò dietro di lei e la afferrò dopo poche iarde, le mise un braccio intorno alle spalle che si sollevavano e la scosse con gentilezza. «È tutto finito adesso, Beth,» disse con voce strozzata. «La tua mano è ferita ma siamo vivi e penso che ora saremo condotti via. Il peggio è…»

«È la testa di mia madre!» urlò Beth. «Aveva la testa di mia madre in quella scatola!»

Shandy non poté evitare di voltarsi a guardare inorridito. Hurwood stava seduto nel fango per infilare di nuovo il coperchio sulla cassetta di legno, con un’espressione di soddisfazione quasi ebete che illuminava il suo vecchio volto, mentre Friend si limitava a fissare con ira Beth, con le mani ancora sollevate nella posizione in cui si trovavano quando la stava tenendo ferma — ma Davies, e anche Barbanera, stavano fissando l’uomo con un solo braccio con stupore e ripugnanza.

Hurwood si rialzò dimenandosi. «Torniamo,» disse. «Torniamo al mare.» Era così allegro e teso adesso che sembrava avere difficoltà nel parlare.

Tutti risalirono faticosamente la china, e quando il suolo si livellò Shandy rimise di nuovo il braccio intorno a Beth e camminò assieme a lei, anche se la ragazza non mostrò di rendersi conto della sua presenza neppure con un’occhiata.

Il ponte era scomparso. Hurwood li condusse lungo una strada sterrata fra campi di erica sotto un cielo che minacciava pioggia; le montagne si sollevarono in lontananza, e quando Shandy si voltò a guardare vide un gruppo di vecchi edifici di pietra, quasi del tutto senza finestre, dietro un muro — un monastero, forse, o un convento — e quando scrutò con maggiore attenzione vide che una figura magra, dai lunghi capelli, stava sulla sommità del muro, sopra il cancello chiuso.

Non era in grado di ottenere una qualsiasi risposta dalla giovane donna che avanzava, come senza vita, al suo fianco, ma, continuando a guardare indietro, sollevò la mano libera in un saluto, e la figura sul muro salutò a sua volta — con gratitudine, pensò Shandy.

CAPITOLO QUINDICESIMO

Hurwood e Friend li ricondussero sulla piana di sabbia scura, dove recuperarono gli stivali e i coltelli ancora roventi, e quindi i due stregoni usarono di nuovo la lampada col coperchio scanalato per ritrovare la strada che li riportasse alla torcia accesa che Hurwood aveva lasciato conficcata nella sabbia, dopodiché tornarono nel mondo normale. La giungla nera della Florida adesso appariva confortevolmente banale a Shandy, e lui assaporò gli odori della palude come un uomo ricondotto nei prati profumati della sua giovinezza.

Dopo che ebbe aiutato Davies e Bonnett dall’occhio vacuo ad accendere tutte le torce e a spingere di nuovo le barche nell’acqua più profonda e a girarle, prese un braccio di Beth e la guidò sul terreno acquitrinoso e cedevole verso la barca che lui e Davies avevano occupato quando erano arrivati nella palude. «Verrai con noi, adesso,» disse con fermezza.

Hurwood lo sentì e rispose con foga, ma per un paio di secondi tutto ciò che uscì dalla sua bocca furono suoni vocalici casuali e infantili. Lui si accorse di questo, chiuse gli occhi, concentrandosi, e ricominciò. «Lei… starà… con… me,» disse a Shandy.

L’insistenza di Hurwood allarmò Shandy, poiché credeva di aver capito il piano di Hurwood, ma adesso sembrava che esso fosse più complesso di quello che lui aveva immaginato. «Perché?» chiese, cauto. «Ora non dovrete più servirvi di lei.»

«Sbagliato, ragazzo,» disse Hurwood con voce soffocata. «Abbiamo solo — come si dice? — stimolato, qui. Preparato tutto per Yule… per Natale. Margaret starà con … voglio dire… lei… la ragazza starà con me nel frattempo.»

«G-giusto,» intervenne Friend, col suo labbro inferiore sporgente che luccicava. «N-n-noi p-porteremo c-c-c…» Rinunciò a tentare di spiegare, e voltò semplicemente la testa di scatto verso la barca nella quale era già seduto Bonnett.

All’improvviso a Shandy venne in mente quale poteva essere il piano di Hurwood… e non appena ci pensò comprese di essere nel giusto. Non si faceva scrupoli di turbare Hurwood, e Beth sembrava scarsamente consapevole di ciò che la circondava, così tenne il suo coltello ancora caldo vicino alla gola di Beth, coprendo la maggior parte dell’impugnatura con la mano per impedire a Hurwood di vedere che era il lato smussato della lama quello che teneva rivolto verso di lei.

L’espressione di trionfo della faccia di Hurwood venne istantaneamente rimpiazzata da una di terrore assoluto. Il vecchio cadde in ginocchio in una di quelle pozze oleose, e poi lui e Friend gloglottarono senza parole rivolti a Shandy.

Shandy, avendo avuto conferma dei suoi timori, sogghignò alla coppia farfugliante. «Allora è stabilito.» Arretrando con cautela nell’acquitrino, tenendo gli occhi su di loro e il coltello vicino alla gola di Beth, la scortò fino alla barca dov’era in attesa il perplesso Davies.

Hurwood si voltò verso Barbanera e stridette con tono implorante.

Barbanera era rimasto ad osservare il dramma che si svolgeva alla luce delle torce con occhi socchiusi, e ora scosse lentamente la testa. «Il nostro accordo è concluso,» disse. «Non ho intenzione di interferire.»

Shandy e una Beth Hurwood quasi catatonica salirono con difficoltà sulla barca e Davies la spinse via dall’argine fangoso. Shandy rinfoderò il coltello.

Bonnett si dimostrò incapace di fare qualsiasi cosa di più complicato del remare in linea retta, così toccò a Leo Friend, il cui ampio deretano flette la traversina centrale della barca. Le sue mani prive di calli e grassocce afferrarono di mala voglia le impugnature dei remi. Hurwood stava ingobbito sulla traversina di prua, di fronte a lui, la faccia abbassata nel palmo dell’unica mano e le spalle che si sollevavano e ricadevano mentre respirava profondamente.

Barbanera spinse la sua barca davanti alle altre due e poi si voltò a guardarle, e con la torcia esattamente dietro la testa arruffata rammentò a Shandy un eclissi totale di sole. «Presumo,» osservò Barbanera, «che il mio barcaiolo non riapparirà.»

Hurwood sollevò la testa e, nonostante l’espressione torva, fu in grado di rispondere. «No. Non più dei… dei tuoi spettri. Finché… terremo le torce accese… e bruceremo le erbe, tutti.:, resteranno qui.»

«Allora spero di riuscire a ricordare la via di ritorno,» disse Barbanera.

Friend sbatté le palpebre allarmato, al di sopra della spalla, in direzione del re-pirata. «Cosa? Ma sei venuto risalendo il fiume. Dobbiamo semplicemente rifare il percorso all’indietro.»

Davies rise. «Ti sei ricordato di lasciare una traccia di briciole di pane, no, Thatch?»

«Naaa,» disse disgustato Barbanera, spingendo sul remo, «ma se ci perdiamo possiamo chiedere indicazioni alla prima maledetta locanda che incontriamo.»

Lentamente le tre barche avanzarono, col chiarore arancione delle torce che baluginava sulla prua come unica fonte di luce in quella tenebra umida. Le bianche teste fungoidi lungo gli argini erano silenziose adesso, tranne che per un’esalazione intermittente che faceva vibrare le loro labbra. Shandy si domandò se stessero russando.

Dopo pochi minuti il canale che stavano seguendo si allargò, e divenne possibile remare normalmente, e Shandy, accovacciato ancora una volta sulla prua, si sedette più comodamente, poiché non doveva più tenersi pronto a spingere gli argini e le radici che si facevano troppo vicini.

Poi, d’un tratto, fu consapevole di un pericolo mortale, e all’inizio pensò che riguardasse lui; si voltò a fissare la barca dietro la sua, ma Hurwood appariva esausto e infelice, e Friend piagnucolava ad ogni torturante spinta sui remi, e realizzò che l’ira di cui era consapevole era diversa dalla propria. La sua rabbia di solito era improvvisa e soffocante e fortemente intrisa di terrore, ma questa era aspra e abituale e spregevole, e scaturiva da una mente troppo egocentrica per nutrire terrore.

Barbanera aveva strappato la torcia e stava dritto in piedi. «È di nuovo il nostro amico Este Fasta,» gridò piano. «Tornato per ruggire e agitare cespugli sulle nostre facce.»

La presenza nella giungla parve sentirlo, perché Shandy in quel momento colse una nota di acido umorismo in quel miasma psichico di rabbia. Sentì che la cosa pensava: cespugli.

Shandy poté avvertirla che si chinava attenta sopra le barche — l’aria era opprimente, e i suoi polmoni dovevano sforzarsi per tirare il fiato. Intorpidito, frugò nella borsa tirandone fuori una manciata di erbe e gettandola sulla fiamma della torcia. Uno sbuffo mefitico di fumo vorticò verso l’alto nell’aria addensata per infrangesi contro i viticci e il muschio sopra le teste.

Poté avvertire l’improvvisa agonia della cosa, ma questa volta non ci fu il grido né il ritrarsi. Lo spirito della giungla stava subendo il danno ma non aveva intenzione di arretrare.

L’aria e l’acqua — l’intera giungla — cominciarono a mutare.

«Continuate… a muovervi!» fu il grido strozzato proveniente da Hurwood. «Togliamoci… da sotto!»

«Oh, buona fortuna,» stridette Davies, aspramente, e tuttavia spinse con disperazione sui remi.

L’acqua adesso stava sussultando come gelatina, e l’aria era piena di vapore e di frammenti umidi di vegetazione che, evidentemente, venivano scossi via dagli alberi. La struttura della barca parve cambiare sotto Shandy, diventando più flessibile, e quando lui abbassò lo sguardo sulle assi di legno vide che erano rami non potati, dai quali spuntavano foglie di un verde vivace. Si muovevano, crescevano mentre lui li guardava: poteva sentirli gonfiarsi sotto gli stivali. C’era una massa di bietole d’acqua sul suo avambracccio nudo; quando cercò di toglierla essa pendette da un’estremità, e, quando afferrò l’estremità libera e tirò, vide che stava semplicemente tirandone ancora dell’altra da un foro che aveva nel braccio, e poté sentire lo strappo interno su per la spalla. Lasciò subito andare la pianta, e allora vide i minuscoli virgulti verdi che gli stavano dolorosamente spuntando da sotto le unghie.

Si voltò a guardare Davies; la parte posteriore della testa del pirata era una massa di fiori, e il cappello gli veniva spinto di traverso da altri che si stavano schiudendo mentre Shandy osservava. Nell’ombra di Davies vide Beth sollevarsi nella stretta della metamorfosi vegetale, ma rabbrividì e guardò al di là di lei, verso la terza barca.

«Gettate in acqua… qualcuno,» ululò Hurwood mentre degli steli verdi cominciavano a fuoriuscire dalla sua gola.

«Bonnett,» gracchiò Friend. Le sue mani grassocce adesso erano solo protuberanze nei tronchi d’albero che si estendevano dalle sue spalle, attraverso gli scalmi, e fuori nell’acqua. «Date Bonnett alla cosa.»

Barbanera sollevò la faccia che era un’enorme orchidea schiusa. I peduncoli dello stame si contrassero e una voce fischiò, «Sì. Bonnett.»

La testa-bouquet di Davies annuì.

Shandy sentì l’acqua fredda fluirgli fra le dita dei piedi e realizzò che essi erano diventati radici e avevano trapassato lo scafo della barca. Scoprì, tuttavia, che non riusciva ad annuire. «No,» sussurrò attraverso una strozza di giunchi che si torcevano. «Non posso. Ti ho forse… consegnato io… alla Royal Navy?»

Le spalle di Davies si accasciarono. «Che tu sia dannato,» flauto, «Jack.»

Shandy lanciò di nuovo un’occhiata alla terza barca. Leo Friend era un grasso tronco umido con rami simili a zampe di ragno che si proiettavano in tutte le direzioni. Una cosa che sembrava un ceppo di cipresso coperto di funghi doveva essere Bonnett, e Hurwood, non più in grado di parlare, adesso era solo un fascio di felci che sussultavano furiose come agitate da un forte vento.

Davies si dava da fare coi remi, ma la loro barca stava cominciando a fendersi più rapidamente delle altre due, ed era già affondata fin quasi alle frisate. Shandy pensò che probabilmente c’era ancora tempo per Davies di smettere di remare, consentire così alla barca di Hurwood di scivolare di fianco, sradicare Bonnett e gettarlo in acqua. Con un simile tributo la cosa, forse, avrebbe potuto permettere agli altri di andarsene… ma all’apparenza Shandy aveva convinto Davies ad abbandonare l’idea.

Poi Davies balzò in piedi, e lasciò andare i remi.

Sta per farlo, pensò Shandy. È sbagliato, Phil, non mi piace, ma per l’amor di Dio, sbrigati.

Davies sollevò un piede calzato di stivale e fece scivolare lungo la suola infangata una fronda-palmo di quella che poco prima era stata la sua mano destra. La sinistra si congiunse ad essa, e, mentre Shandy si domandava cosa diavolo stesse facendo l’uomo, le due mani flosce e verdi arrotolarono il fango in una palla.

Maledizione Phil, pensò Shandy, a cosa può servire una palla di fango?

Le dita orribilmente allungate dei piedi di Shandy avevano trovato il fondo del fiume e stavano cominciando a penetrarvi, e lui sentì le sostanze nutrienti fluire su per le gambe. Le sue mani erano scomparse, con neppure una linea di giunzione nei tronchi nuovi a differenziare ciò che lui era stato una volta da ciò che una volta era stata la barca.

Davies appoggiò una mano sulla frisata che si contraeva, e all’istante la mano mise radici; ma il pirata in fiore tirò indietro l’altra mano, raccolse le energie, e quindi scagliò la palla di fango verso l’alto.

Parve esplodere una bomba. L’aria venne compressa in un urlo che assordò le menti quanto le orecchie, e fece oscillare con violenza le barche, separandole. Poi la pressione svanì e l’aria divenne subito freddissima, e i denti di Shandy dolevano quando lui tirò il fiato. Si rotolò su se stesso… e scoprì che poteva rotolare, non era più radicato nella struttura della barca, e questa era nuovamente una normale barca e non una massa di rami che si contorcevano; era anche relativamente asciutta dentro. Beth stava adagiata sulla traversina di poppa… Shandy non era in grado di dire se era cosciente, ma almeno stava respirando e aveva ripreso la forma umana. Davies stava accasciato sui remi, gli occhi chiusi, e rideva esausto e cullava la mano con la quale aveva lanciato la palla di fango. La mano sembrava ustionata. E, in qualche modo, gocce di pioggia stavano picchiettando intorno a loro, sebbene il tetto della giungla fosse solido come sempre.

Le orecchie di Shandy stavano ronzando, e lui dovette gridare anche per udire se stesso. «Una palla di fango l’ha uccisa?»

«Un po’ del fango sul mio stivale proveniva dalla spiaggia intorno alla Fontana,» gli gridò di rimando Davies, risultando appena udibile da Shandy, «dall’interno dell’area che è un veleno per tutte le cose morte-ma-animate.»

Shandy guardò avanti. Barbanera, apparentemente deciso a chiedere spiegazioni più tardi, aveva raccolto i suoi remi e ripreso a remare. «Posso azzardare il suggerimento,» gridò forsennato Shandy a Davies, «di andarcene di qui con la debita fretta?»

Davies si tirò indietro dalla fronte una ciocca vagante di capelli e si sedette sulla traversina del rematore. «Mio caro amico, consideralo fatto.»

C’era un rumore come di cani latranti o maiali grugnenti intorno a loro; con le orecchie che ancora ronzavano, a Shandy occorse un minuto per capire che erano le teste fungoidi a provocare quello strepito. «I ragazzi vegetali sono rumorosi stanotte!» gridò al di sopra del clamore.

«Ubriachi, scommetto!» replicò Davies con una giovialità leggermente isterica. «Che dannato supplizio!»

Beth si era sollevata ed era seduta a poppa. Stava fissando avanti a sé con occhi socchiusi, e avrebbe potuto sembrare rilassata se non fosse stato per le nocche bianche delle mani che artigliavano la frisata.

La nebbia cominciò a conferire tenui aloni alle torce. A una certa distanza davanti a loro la barca di Barbanera virò a sud, e, sebbene Shandy dirigesse Davies lungo quello che sembrava essere lo stesso canale, non riuscirono più a vedere la barca. Tutti i bagliori della luce arancione riflessa parevano proiettati dalla loro torcia, e anche se potevano udire la rombante risposta ai loro richiami, essa appariva lontana e non furono in grado di stabilire da quale direzione provenisse.

Dopo aver ammesso con se stesso che avevano perduto Barbanera, Shandy si voltò indietro a guardare il tratto che avevano percorso. La barca con Hurwood, Friend e Bonnett non era più visibile.

«Siamo soli,» disse a Davies. «Credi di poterci riportare al mare?»

Davies fece una pausa per guardare intorno le pozze e i canali che erano identici a quelli che avevano superato, ed erano separati da fìtti alberi e radici e viticci i quali differivano in maniera impercettibile da tutti gli altri nella palude. «Sicuro,» disse, e sputò nell’acqua oleosa. «Mi orienterò con le stelle.»

Shandy alzò lo sguardo. L’alto tetto di muschio e rami e rampicanti aggrovigliati era solido come il soffitto di una cattedrale.

Nell’ora successiva, durante la quale Shandy gridò alle altre barche ma senza avere risposta, e Beth non mosse un muscolo, e la nebbia divenne sempre più fitta, Davies remò lungo i canali serpeggianti, osservando la lenta corrente e cercando di muoversi nella stessa direzione; fu ostacolato, tuttavia, da canali ciechi, pozze stagnanti, e zone dove la corrente deviava verso la terraferma. Finalmente trovarono un ampio canale che sembrava scorrere in maniera più rapida. Shandy ne fu lieto, dal momento che la torcia ardeva sempre più fioca.

«Questo è quello giusto,» disse Davies, ansimante, mentre remando si portava al centro della corrente.

Shandy notò che trasaliva quando spingeva sui remi, e bruscamente ricordò che Davies si era ustionato la mano quando aveva scagliato la palla di fango al loa della palude. Era sul punto di insistere per dargli il cambio ai remi quando una delle sfere fungoidi sulla riva parlò. «Vicolo cieco,» gracchiò. «Voltare a sinistra. È più stretto, ma c’entrerete.»

Con sua sorpresa, Shandy credette di riconoscere la voce. «Cosa?» gridò in fretta alla sfera bianca e dai lineamenti confusi.

Essa non rispose, e Davies continuò a remare lungo il largo canale.

«Ha detto che è un vicolo cieco,» azzardò Shandy dopo un momento.

«In primo luogo,» disse Davies, e la sua voce era rauca per lo sfinimento, «è piantata nel fango, per cui non vedo come possa saperlo. E in secondo luogo, perché dovremmo presumere che voglia darci un consiglio onesto?… L’infelicità ama la compagnia.»

Shandy si accigliò dubbioso rivolto alla torcia che ardeva fioca. «Ma questi… non credo che siamo stati tramutati in cose come queste. Siamo stati tutti trasformati in normali piante — fiori e cespugli e roba del genere. E sembravamo diversi l’uno dall’altro. Questi ragazzi sono tutti uguali…»

«Indietro, Jack,» pigolò un’altra di quelle cose bianche e paffute. Di nuovo Shandy credette di cogliere un’intonazione familiare.

«Se non altro,» disse Davies, cocciuto, «questo canale sta diventando più largo.»

Una delle palle fungoidi stava oscillando da un albero al di sopra dell’acqua, e mentre essi passavano aprì un lembo e disse, «Acquitrini e sabbie mobili davanti. Credimi Jack.»

Shandy guardò Davies. «È… la voce di mio padre,» disse, vacillando.

«Beh… non può essere,» abbaiò Davies, spingendo con maggiore forza i remi.

Shandy distolse lo sguardo e disse, alle tenebre davanti a sé, «A sinistra, dici, papà?»

«Sì,» sussurrò un altro fungo. «Ma dietro di voi… poi seguite la corrente, fino al mare.»

Davies diede altri due colpi, poi, incollerito, bloccò i remi nell’acqua. «Benissimo!» disse, e cominciò a manovrare per far girare la barca. «Anche se mi aspetto che finiremo come le teste di fungo, a dare false indicazioni al prossimo manipolo di pazzi che si avventureranno qui.»

Nella luce incerta della torcia trovarono un varco nell’argine fangoso, e Davies con riluttanza lo imboccò, lasciandosi alle spalle l’ampio canale. La luce fredda e bianca di uno o due spiriti globulari baluginò per un attimo nella nebbia dietro di loro.

La nebbia si stava muovendo nel senso della corrente, addensandosi e filtrando frai rami e i viticci aggrovigliati come latte che cola nell’acqua chiara; ben presto divenne solida, e la loro torcia fu una macchia arancione diffusa e luminosa nel tessuto grigio-nero della notte — ma il canale in cui si trovavano era così stretto che, allungando un braccio, Shandy poteva tastare gli arbusti umidi a entrambi i lati.

«La corrente sta diventando più rapida,» ammise Davies, con riluttanza.

Shandy annuì. La nebbia aveva reso gelida la notte, e quando lui cominciò a rabbrividire gli venne in mente che Elizabeth aveva addosso soltanto una leggera camicia di cotone. Si tolse la giacca e la drappeggiò intorno alle spalle di lei.

Poi la barca passò attraverso un arco così stretto che Davies dovette tirare su i remi, e un momento dopo l’imbarcazione si trovò a fluttuare sulla superficie di un’ampia distesa d’acqua e loro si lasciarono alle spalle la nebbia cosicché, dopo alcune dozzine di colpi di remo nel verso della corrente, Shandy fu in grado di vedere davanti a sé il bagliore dei tre fuochi sulla spiaggia.

«Ah!» esclamò, felice, dando una pacca sulla spalla buona di Davies. «Guarda là!»

Davies scrutò intorno, poi si voltò indietro con un sogghigno. «E tu guarda indietro,» disse, annuendo verso poppa.

Shandy si girò su se stesso per guardare, e vide, nella nebbia, il debole bagliore di due torce. «Anche gli altri ce l’hanno fatta,» osservò, non molto compiaciuto.

Anche Beth stava guardando indietro. «C’è… mio padre in una di quelle barche?»

«Sì,» le disse Shandy, «ma non permetterò che ti faccia del male.»

Per diversi minuti nessuno parlò, e la barca cominciò gradualmente a deviare verso la spiaggia mentre Davies faceva lavorare di meno la sua mano ustionata. I pirati sulla riva notarono finalmente le barche che si avvicinavano e cominciarono a gridare e a suonare i corni.

«Ha cercato di farmi del male?» chiese Beth.

Shandy si voltò a guardarla. «Non ricordi? Lui…» Tardivamente, pensò che ci sarebbe stato un momento migliore per risvegliare i suoi recenti e spaventosi ricordi. «Uh… ti ha fatto fare un taglio nella mano da Friend,» concluse, con voce incerta.

Lei si guardò la mano, poi non parlò finché si trovarono vicini ai fuochi, e degli uomini entrarono in acqua per aiutarli a sbarcare. «Ricordo che tu tenevi un coltello vicino alla mia gola,» disse freddamente.

Shandy scoprì i denti con impazienza tormentata. «Era il lato smussato, e non ti ho neppure toccata! L’ho fatto per metterlo alla prova, per vedere se aveva bisogno di te per portare a compimento la sua magia, se un po’ del tuo sangue era tutto ciò di cui aveva bisogno! Dannazione, sto cercando di proteggerti! Da lui!» Diversi uomini avevano raggiunto diguazzando la loro barca, e delle mani afferrarono le frisate e cominciarono a trascinarla verso la riva.

«Magia,» disse Beth.

Shandy dovette protendersi in avanti per udirla al di sopra delle domande eccitate dei pirati. «Ti piaccia o no,» le disse con voce alta, «è in questo che siamo coinvolti qui.»

Lei sollevò una gamba fuori bordo, saltò nell’acqua bassa e si voltò a guardarlo. La torcia che oscillava a prua si era quasi spenta, ma c’era abbastanza luce da mostrare le rughe della tensione sul suo viso. «È quello in cui tu hai scelto di essere coinvolto,» disse, poi si voltò e cominciò ad avanzare verso i fuochi.

«Sai,» Shandy fece notare a Davies, «la tirerò fuori da questa storia… solo per il piacere di mostrarle un’altra cosa su cui ha completamente torto.»


«Siamo felici di rivedervi, ragazzi!» esclamò uno dei pirati che stavano gomito a gomito. Avevano trascinato la barca sulla sabbia del tratto privo di mangrovie, e Shandy e Davies scesero e si stiracchiarono. Il clamore cominciò a scemare.

«E noi siamo felici di essere tornati da laggiù,» disse Davies.

«Dovete essere affamati come l’inferno,» aggiunse un altro uomo. «O avete trovato qualcosa da mangiare là?»

«Non ne abbiamo avuto il tempo.» Davies si voltò per osservare l’avvicinarsi delle altre due barche. «Che ore sono? Forse Jack può preparare per noi una specie di spuntino.»

«Non so, Phil, ma non è tardi — non sono trascorse più di un paio d’ore dal tramonto.»

Shandy e Davies si voltarono contemporaneamente a guardarlo. «Ma siamo partiti un’ora dopo il tramonto,» disse Shandy. «E siamo stati via diverse ore…»

Il pirata stava fissando con sguardo vacuo Shandy, e Davies domandò, «Per quanto tempo siamo stati sul fiume?»

«Accidenti… due giorni,» rispose l’uomo, un po’ perplesso. «Quasi esattamente… da crepuscolo a crepuscolo.»

«Ah,» disse Davies, annuendo pensoso.

«E da cenere a cenere,» intervenne Shandy, troppo stanco per preoccuparsi del senso compiuto. Guardò di nuovo verso le barche che si stavano avvicinando. Con indolenza, poiché malgrado le sue deduzioni tutto quello che desiderava in quel momento era una solenne bevuta e un’amaca e dodici ore di sonno, si domandò come avrebbe fatto a impedire che Hurwood costringesse l’anima di Beth ad uscire dal suo corpo affinchè lo spettro della madre, sua moglie, potesse entrarvi.

CAPITOLO SEDICESIMO

Al mattino la nebbia aveva valicato i confini del fiume e formato un velo umido e quasi traslucido sopra la terra e il mare, così gelido che i pirati si erano ammucchiati intorno ai fuochi sfrigolanti e scoppiettanti. Si fece quasi metà mattina, quando la nebbia cominciò a diradarsi, prima che qualcuno notasse che lo Strepitoso Carmichael era scomparso. E un’altra buona mezzora — a remare su e giù lungo la riva nelle barche, e a urlare e suonare campane — andò persa per accertarsi della sparizione della nave.

La maggior parte della ciurma era a terra, e la prima supposizione fu che in qualche modo la nave avesse rotto gli ormeggi e fosse andata alla deriva — poi Hurwood uscì dalla capanna e discese il pendio di corsa gridando la notizia che sua figlia era scomparsa e lui non riusciva a trovare Leo Friend.

Shandy stava in piedi sulla spiaggia vicino a una delle barche quando la notizia di Hurwood fu riferita. Davies e Barbanera stavano a un centinaio di piedi di distanza, e dialogavano con voci basse e pressanti, ma alzarono la testa quando cominciò questo nuovo strepito.

«Non è una coincidenza,» dichiarò con tono piatto Barbanera.

«Il grassone?» esclamò Davies. «Ma perché?»

«Il tuo quartiermastro sa perché,» disse Barbanera, facendo un cenno con la testa all’indirizzo di Shandy che stava alle spalle di Davies. «Non è vero, Shandy?»

Shandy li raggiunse, sentendosi vuoto e più freddo della nebbia. «Sì. signore,» disse con voce strozzata. «Ho visto in che modo la guardava a volte.»

«Ma perché prendere la mia nave?» latrò Davies, voltandosi incollerito a fronteggiare il mare ancora velato.

«Doveva portare via Beth,» disse Shandy. «Suo padre aveva per lei dei piani che erano… incompatibili… con i piani che Friend aveva per lei.» Parlò piano, ma era teso come una sbarra d’acciaio piegata.

Barbanera, ancora fissando il mare, scosse la testa massiccia. «Lo sapevo che era più di un semplice apprendista di Hurwood… che c’era qualcosa che stava cercando, per conto suo. Dalla Fontana finalmente ha ottenuto quello di cui aveva bisogno. Avrei dovuto ucciderlo la notte scorsa, dopo che eravamo tornati. Penso proprio che avrei dovuto.» Il gigantesco pirata allungò una mano e la strìnse in un pugno, dopodiché la abbatté sul palmo dell’altra mano.

Il rumore dello schiocco si perse nello schianto subitaneo e stridente di un tuono improvviso, e il lampo di un fulmine che s’inarcò nel cielo fece arretrare, abbacinati, Shandy e Davies.

«Penso proprio che avrei dovuto,» ripeté, pensieroso, Barbanera.

Mentre gli echi ruzzolavano via lungo la costa e Barbanera abbassava le mani, Shandy quasi desiderò di aver fatto scorrere un po’ del proprio sangue nella melma vicino alla Fontana. Il pensiero gli ricordò la maniera in cui Davies aveva sconfitto — forse ucciso — la creatura-loa nella giungla. Furtivamente sollevò un piede e fece scorrere l’unghia di un dito nell’incavo fra la suola e il fianco, e arrotolò la piccola quantità di melma che ricavò in una palla, che si ficcò in tasca. Non sapeva se essa conteneva del fango proveniente effettivamente dall’orlo della Fontana, o contro quale genere di nemico avrebbe potuto usarla anche in questa eventualità, ma era chiaro che chiunque avesse solo pistole e spade a disposizione sarebbe stato ridicolmente mal equipaggiato per il tipo di combattimento in cui erano ormai coinvolti.

«Devo riprendermi la mia nave,» disse Davies, e Shandy comprese che se Davies avesse perso la nave, avrebbe anche perso il suo rango — senza lo Strepitoso Carmichael era soltanto lo skipper di una corvetta, notevolmente malconcia ma per il resto poco appariscente. Davies guardò disperatamente Barbanera. «Vuoi darmi una mano? Adesso quel grassone ha più potere di prima, e già prima conosceva dei trucchi di un certo valore.»

«No,» disse Barbanera, con la faccia scura e impassibile. «Woodes Rogers in questo momento potrebbe essere arrivato a New Providence col perdono previsto al solo scopo di derubarmi della mia nazione.» La brezza veniva dal mare, e soffiava all’indietro la nera criniera leonina del re-pirata, e la barba, e Shandy notò delle striature grigie sulle tempie e sul mento. «Volevo che il Carmichael — con te come capitano — fosse la nave ammiraglia della mia flotta… e spero che tu riesca a riprenderlo. Ma sembra che l’epoca della pirateria stia finendo… così come sono ormai finiti i giorni della vita felice dei bucanieri… Questa è l’età dell’impero.» Rivolse un sogghigno obliquo a Davies. «I Fratelli mi seguirebbero, o accetterebbero il perdono, se fosse loro concessa la scelta?»

Davies gli restituì uno stanco sogghigno, e attese che un’onda si abbattesse, e giungesse vorticando fin quasi ai loro stivali, e poi scivolasse all’indietro, prima di rispondere. «Accetteranno il perdono. Navigare con Barbanera significa lasciare un pegno al boia.»

Barbanera annuì. «Ma… ?»

Davies si strinse nelle spalle. «Il problema sarà proprio questo… a meno che Re Giorgio non avrà il buon senso di intraprendere una nuova guerra. I Caraibi sono pieni di uomini che non conoscono altro lavoro che governare una nave da guerra. Da quando c’è la pace sono tutti disoccupati. Sicuro, accetteranno il perdono — con gratitudine! — perché siano cancellati i loro crimini passati… ma dopo un mese o due ognuno di loro sarà di nuovo sulla lista.»

Barbanera annuì, e sebbene Shandy e Davies facessero un passo indietro, non abbassò neppure la testa quando l’onda successiva superò ribollendo il punto in cui si trovava e drappeggiò un’alga marina intorno alla sua caviglia. Finalmente parlò, con lentezza. «Seguirebbero un nuovo capitano, che avesse navi e denaro?»

«Certo… e se questo capitano non avesse davvero trascorsi criminali, potrebbe scegliere a piacimento fra tutti i marinai del Nuovo Mondo, poiché essi non violerebbero il loro perdono navigando con lui. Ma chi hai in mente? Anche Shandy gode di buona reputazione.»

«Lo sai, Phil, perché Juan Ponce de Leon chiamò quel posto Fontana della Giovinezza?»

«No.» Davies fece una breve risata. «A tale proposito, devo dire che mi sento parecchio invecchiato da quando sono stato laggiù.»

Barbanera si voltò verso Shandy. «Hai qualche opinione, Jack?»

Shandy rammentò le stramberie di Hurwood con la testa della moglie morta. «Perché quel luogo può essere usato per riportare persone morte in vita.»

Barbanera annuì. «Ero certo che tu ci fossi arrivato. Sì, il vecchio Hurwood progetta di estrarre lo spettro di sua moglie dal cranio rinsecchito di lei e piantarlo nel corpo della figlia. Sarà dura per la figlia, lasciata senza un corpo…» Il gigantesco pirata rise piano. «Hurwood è giunto nel Nuovo Mondo l’anno scorso… ha sentito dire che la magia è comune come il sale quaggiù.»

Un nuovo strepito si udì intorno ai fuochi alle loro spalle, ma Barbanera era preso dai ricordi. «Una palla di pistola gli mandò il braccio all’inferno, fracassandolo,» disse. «Dovemmo amputarglielo e incatramare il moncherino. Non avrei mai creduto che un uomo della sua età potesse sopravvivere. Ma appena il giorno dopo potreste giurare che aveva già dimenticato… tutto ciò che fece fu guardarmi. Allora gli spettri mi tormentavano parecchio, e bevevo un rum-e-polvere due o tre volte al giorno. E anche se la magia era stata prosciugata nel Vecchio Mondo per migliaia di anni, lui aveva seguito le sue vecchie impronte e ritrovato le sue ossa… e le aveva studiate. Sapeva qual era il guaio che mi era capitato e aveva una discreta idea di come ero stato infestato da tutti quei fantasmi. Si offrì per liberarmi di loro — per esorcizzarli — se gli avessi mostrato con esattezza il punto dove li avevo presi. Dissi bene, andiamo, ma lui disse non così in fretta. Abbiamo bisogno di un repellente per gli spettri, disse, questa speciale erba medicinale che gli indiani coltivano nella Carolina — dovevo salpare verso nord per prenderne un po’ — e lui doveva tornare in Inghilterra per prendere un paio di cose: sua figlia e la testa della moglie, pare. L’unica ragione per cui aveva tentato di seguire le tracce della magia ancora viva era quella di riportare in vita la moglie. Ma prima di tornare in Inghilterra venne con noi a New Providence, e visse alcune settimane coi bocor. Una notte navigò verso est con uno di loro, e tornò la mattina dopo esausto e con l’espressione di un folle — ma eccitato. Sapevo che era riuscito in qualche modo a mettersi in contatto con la moglie. E poi partì, promettendo come ultima clausola del patto che avrebbe portato una bella nave per me.»

Shandy rammentò il vecchio Chaworth, e la consapevolezza di far parte ormai di quella risma che aveva rovinato e poi ucciso quel mite vecchio gli fece sentire l’amaro in bocca.

«E Hurwood aveva ragione, naturalmente,» proseguì, calmo, Barbanera. «Noi qui usiamo la magia, e quelli di noi che non storcono il naso ad ascoltare i bocor neri — specialmente quelli di noi che vivono sul mare — conoscono alcuni abili trucchi. Probabilmente, io ne so più degli altri… e dopo il nostro viaggio sul fiume, ho il potere adesso di eseguirli in maniera splendida.» Aveva fronteggiato il mare, ma in quel momento si voltò verso Shandy e Davies. «Per anni avevo sentito della Fontana, e ne seguii le tracce a causa di una magia collegata ad essa di cui avevo sentito parlare. Un uomo con l’esatto tipo di potere può essere immortale grazie ad essa, se ha cura di vivere sul mare. Sangue, sangue fresco, e acqua di mare, e non avrai bisogno di una testa, né di un corpo dove l’anima entri; il sangue dello stregone ne farà crescere uno nuovo, in una sorta di uovo, se gocciola per ore nell’acqua…»

Davies si era accigliato, meditabondo. «Capisco. Così tu hai pensato di…»

«Di navigare verso nord, Phil, verso un luogo civilizzato, dove tutti gli eventi vengono documentati e registrati ufficialmente. E credo che probabilmente il famoso Barbanera verrà intrappolato e ucciso in un combattimento navale, in maniera tale che il suo sangue cadrà nell’oceano… e poi non rimarrei sorpreso se apparisse uno straniero, che sapesse dove ho nascosto il mio bottino, e non avesse una reputazione o una storia passata o una fama tale da rovinarlo. Credo che si procurerebbe una nave in maniera pacifica — ah! scommetto che Stede Bonnett lo aiuterebbe in questo senso — e quindi si dirigerebbe a sud, verso l’Isola di New Providence. Credo che vorrà parlare con te, Phil — e credo che sarà una buona cosa se ti riprenderai il Carmichael.»

Davies annuì. «Vuoi… che accettiamo il perdono che Rogers sta portando?»

«Non vedo perché no,» disse Barbanera.

«Hai sentito, Jack?» Davies chiese a Shandy. «Di nuovo nella vetrina del negozio.»

Shandy aprì la bocca per rispondere, poi la chiuse e si limitò a scuotere la testa.

«È un uomo che ha peccato troppo, Phil,» disse Barbanera, e l’ilarità rimbombò nella sua voce.


Benjamin Hurwood coprì le ultime dieci iarde con una sorta di andatura ansiosa e saltellante, facendo muovere a scatti e roteare freneticamente la cassetta di legno quadrata che gli pendeva dalla cintura. «Quando partiamo?» strillò. «Non riesci a capire quanto sia essenziale che facciamo in fretta? Lui può ucciderla, e ora ha certamente il potere di sopraffare le protezioni che lei ha.»

Barbanera ignorò Hurwood. «Andrò a nord,» disse, e si allontanò con passo lento tornando vicino ai fuochi.

Davies rivolse un’occhiata speculativa al pallido e tremante Hurwood. «Potete trovarli?»

«Certo che posso trovarli… lei, di sicuro.» Assestò una pacca irriverente alla cassetta di legno. «Questa cosa è un dannato magnete attratto da lei, ora, meglio del puntatore che ti guidò al Carmichael un mese fa.»

«Partiremo subito,» disse Davies. «Non appena avremo equipaggiato la Jenny. Noi…» Fece una pausa. «La ciurma del Carmichael,» disse. «Cosa accadrà loro, ai ragazzi che non porteremo con noi sulla Jenny?»

«Chi se ne importa?» gridò Hurwood. «Lascia che si dividano… metà con Thatch, metà con Bonnett. Maledetta l’anima mia, cosa farò a quel verme grassoccio quando lo ritroverò! Prometeo non soffii mai quello che soffrirà Leo Friend, te lo prometto…»

«No,» disse Davies, ancora pensieroso, «nessuno dei miei ragazzi salperà per il nord con Thatch… Caricherò la Jenny di uomini fino alla frisata prima di permettere che…»

Hurwood fino a quel momento aveva danzato per l’impazienza, poi il vecchio strizzò gli occhi e strinse i pugni, e lentamente si sollevò dalla sabbia finché non si librò, senza sostegno, a una iarda dal suolo. Socchiuse gli occhi, sibilò con rabbia e richiuse gli occhi con forza maggiore… e quindi fu scagliato come una bambola floscia in mare, e cadde con un terribile tonfo al di là del punto dove i frangenti cominciavano a gonfiarsi e a rotolare.

Diversi pirati stavano sulla spiaggia, e molti di loro avevano interrotto le loro svariate incombenze per assistere con la bocca aperta a quella esibizione, e ora stavano fissando stupefatti lo spruzzo sollevato dalla caduta.

«Prendetelo,» disse con voce stridula Davies, rivolto al gruppo di uomini più vicino, e loro balzarono sulla barca, la trascinarono in acqua e si diedero da fare coi remi. A Shandy, Davies mormorò, «Tu vuoi ritrovare la ragazza, giusto?»

«Giusto.»

«Ed io voglio ritrovare la mia nave. Per cui mettiamo Hurwood a bordo della Jenny prima che lui perfezioni il suo volo e svolazzi via per ritrovarli senza di noi.»

I marinai avevano portato la loro larga imbarcazione sui marosi. «Non riportatelo indietro,» gridò loro Davies. «Portatelo sulla Jenny!»

«Va bene, Phil,» gridò di rimando uno degli indaffarati rematori.

Davies afferrò una spalla di Shandy. «Torna all’accampamento, Jack,» disse. «Fai unire alla ciurma di Bonnett tutti i ragazzi del Carmichael che la Vendetta può portare — e gli altri portali quaggiù, e conducili a bordo della Jenny. Ma nessuno dei nostri compagni navigherà a bordo della Vendetta della Regina Anna, capito?»

«Sicuro, Phil,» disse Shandy. «Li porterò qui, pronti a entrare nelle barche, in tre minuti.»

«Bene. Vai.»


Shandy stava correndo su per il declivio diretto verso la folla che stava intorno ai mucchi fumanti di carbone quando Woefully Fat lo afferrò per un braccio. Gli occhi castani del bocor scintillarono verso di lui dalla larga faccia nera. «Fermati, ragazzo,» disse. «Pensavo che tu avessi capito delle cose sul fiume. È troppo tardi ormai perché tutto diventi più facile… ora devi ucciderlo e bruciarlo sulla riva.»

«Uccidere chi?» sbottò Shandy, dimenticando che l’uomo era sordo.

«Tu non navigherai sulla Vendetta della Regina Anna,» disse Woefully Fat.

Rammentando con ritardo la sordità del bocor, Shandy scosse la testa e assunse un’espressione di assenso deciso. Stava sulle punte dei piedi e sperava che il gigantesco bocor non lo sollevasse un po’ di più. «No, signore!» strillò.

«Non passerebbero cinque anni e saresti una sua marionetta, e moriresti solo per fornire altro sangue e rendere la scena della sua morte più convincente.»

«Non andrò!» disse Shandy a gran voce, esagerando il movimento delle labbra. Poi aggiunse, «Cosa vuoi dire con “cinque anni”?»

Woefully Fat guardò intorno — nessuno stava prestando loro particolare attenzione, e lui abbassò la voce fino a un sussurro che era in qualche modo ancora un rombo. «Quando la guerra degli uomini bianchi finirà, e qualcuno potrebbe capire che Thatch ha appreso troppe cose.»

Shandy non riuscì a capire se quella era una risposta o qualcosa che Woefully Fat avrebbe detto in ogni caso.

«Cominciò per caso facendosi chiamare corsaro,» proseguì il bocor. «Gli inglesi lo avrebbero lasciato in pace se avessero pensato che gl’interessavano solo navi spagnole. Ma a lui non interessavano le distinzioni fra spagnoli o inglesi o tedeschi, gli interessavano solo le vite umane e il sangue. Uccise anche quel vecchio mago inglese col quale aveva studiato, e cercò di riportarlo indietro.» Woefully Fat rise. «Diedi una mano, quella volta, per spingere una tartaruga a mangiare il sangue nell’acqua. Non avrebbe comunque potuto funzionare a lungo, neppure per quelli che hanno prima versato il loro sangue nell’Erebo, ma avresti dovuto vedere quella tartaruga che cercava di scrivere parole inglesi sul ponte con le sue zampe.» Rivolse a Shandy un’occhiata acuta. «Tu non hai versato sangue laggiù, no?»

«Dove?»

«Nell’Erebo, come gli uomini bianchi chiamano quel posto. Il posto dove si trova la Fontana, dove gli spettri non possono essere spettri, dove il sangue fa crescere le piante.»

«No, no, io no.» Shandy scosse la testa. «Adesso lasciami andare, eh? Devo…»

«No? Bene. Lui potrebbe… usarti, se l’avessi fatto. E quando la guerra fu finita e lui era ancora vivo e sul punto di creare un’intera nazione, sembra, di banditi, capii che dovevo invocare per lui una morte che venisse dal Vecchio Mondo. Quando l’uomo con un solo braccio venne l’anno scorso e seppe dei fantasmi, ero certo che fosse il mio uomo, specialmente perché sua moglie era morta nello stesso anno in cui feci le mie evocazioni. Se i loa più importanti lo avevano mandato per me, forse avevano causato la morte di lei, e, nello stesso tempo, le complicazioni che avrebbero condotto lui da queste parti.»

«È straordinario, davvero,» disse Shandy. Fece una contorsione e riuscì a liberare il braccio dall’enorme mano del bocor. «Ma adesso devo andare a cercare la ciurma, va bene? Se qualcuno ha bisogno di essere ucciso e bruciato deve solo aspettare.» Si voltò e si mise a correre prima che Woefully Fat potesse agguantarlo di nuovo.

Con minacce, e allusioni al fatto che essere abbandonati laggiù fosse una reale possibilità, e con sua evidente costernazione, Shandy riuscì a far sì che più della metà della ciurma del Carmichael fosse accettata da David Herriot, il vivace ufficiale di rotta di Bonnett, e a spingere gli altri fino alle imbarcazioni e in acqua, prima che la barca che aveva raccolto Hurwood avesse raggiunto la Jenny.

La nebbia ormai si era definitivamente diradata, e quando la barca in cui si trovava Shandy spuntò dall’ultimo velo di foschia, lui sorrise con affetto nel vedere la vecchia e malconcia Jenny che si dondolava nell’intensa luce del sole del mattino.

«Sarà bello tornare a sud, nei luoghi che ci appartengono,» disse a Skank, che stava accovacciato sulla prua accanto a lui.

«Oh, sì,» convenne il giovane pirata, «è un rischio allontanarsi troppo dal Compagno Premuroso e dagli altri.»

«Già.» Shandy diede in fretta un colpetto sulla tasca per assicurarsi di non aver perso la palla di fango. «Già, ci sono delle bestie sgradevoli nel mondo, ed è meglio restare vicini a quelle alle quali abbiano pagato da bere.»

Nel giro di pochi minuti andarono a urtare contro lo scafo della Jenny butterato dai proiettili, e Shandy allungò le braccia, si afferrò alla frisata e balzò sul ponte con un volteggio. Mentre dava degli ordini circa la manovra delle vele e delle cime riparate alla bell’e meglio, e sorvegliava la concitata operazione di carico di diversi barili di porco salato e birra che era riuscito a portare via dall’accampamento, si accorse che le tavole sotto i suoi stivali avevano una breve vibrazione ogni paio di secondi, e quando si recò a poppa per riferire a Davies che erano pronti a partire, vide che Hurwood era chino sopra la sua macabra cassetta sullo stretto ponte di poppa, e che il respiro stridulo del vecchio corrispondeva esattamente alla vibrazione del ponte.

«Spero che non starnutisca,» osservò Davies, che si era accorto anche lui del fenomeno. «Tutto a posto?»

«Direi di sì, Phil,» rispose Shandy con un sogghigno nervoso. «Troppi uomini, provviste quasi nulle, sartiame tenuto assieme con lo spago, e per navigatore un lunatico monco che deduce la rotta da una testa mozza in una scatola.»

«Eccellente,» disse Davies, annuendo. «Ottimo lavoro. Lo sapevo che avevo scelto l’uomo giusto come quartiermastro.» Guardò Hurwood. «Quale direzione?» Hurwood indicò il sud.

«Salpate l’ancora!» gridò Davies. «E barra tutta a tribordo!»

La vecchia corvetta si girò per fronteggiare il sud, e poi partì, con tale rapidità, malgrado fosse affollata da costringere gli uomini a stare gomito a gomito, che Shandy capì che Hurwood doveva fornire una sorta di propulsione magica per dare una mano alle vele cenciose; e, entro mezzogiorno, avevano superato, lasciandosi una larga e profonda scia alle spalle, la punta della penisola della Florida.

Mezzora dopo cominciarono ad accadere delle cose. Hurwood era rimasto a fissare l’interno della cassetta di legno dal momento della partenza, ma poi alzò la testa. Shandy, che aveva lanciato frequenti occhiate al vecchio, notò il cambiamento e tornò a poppa lungo la battagliola, toccando di tanto in tanto le sartie per bilanciarsi. A pochi passi dal mago monco, si fermò.

«Ci sono… altri…» disse il vecchio.

Diversi pirati si erano arrampicati sulle sartie per sfuggire all’odore e alla calca dei compagni, si erano appollaiati in maniera più o meno comoda nei cappi delle griselle, e avevano intrattenuto fino a quel momento quelli che erano rimasti sotto lanciando fra di loro, avanti e indietro, una bottiglia di rum sempre più vuota, senza farla cadere; ma in quell’istante uno di loro stava fissando a ponente. «Una vela!» urlò. «Oh, maledizione,» aggiunse mentre la bottiglia rimbalzava dal suo ginocchio e ricadeva in ansiose mani sottostanti. «Una vela al traverso di tribordo, a solo un miglio o due da noi!»

Doveva essere lei, pensò Shandy, girandosi così rapidamente su se stesso per guardare che dovette accovacciarsi e afferrare la battagliola per evitare di cadere fuori bordo. Non appena vide l’altra nave, tuttavia, comprese che non era il Carmichael… quella nave aveva un castello di prua, e un cassero di poppa molto più alto, e aveva soltanto due enormi vele sul suo albero maestro e su quello anteriore, e anche a quella distanza lui poté vedere dei vivaci disegni rossi e bianchi dipinti lungo il fianco.

«Io non sono un cane!» strillò Mr. Bird, che era scattato in piedi con la bottiglia di rum e stava arretrando verso la prua, mentre guardava in cagnesco il resto dei pirati.

Shandy fissò la strana nave. «Cos’è?» chiese a Davies. «E come diavolo a fatto ad arrivare così vicino senza che nessuno di noi la avvistasse?»

«Che io sia dannato se lo so,» grugnì Davies. «Non stavamo tenendo un normale servizio di avvistamento, ma uno di quei bastardi ubriachi avrebbe dovuto notarla prima.» Stringendo gli occhi esaminò la nave, che dava la sensazione di seguirli. «È un galeone spagnolo,» disse, stupito. «Non sapevo che ce ne fossero ancora in acqua… non ne hanno costruiti per almeno mezzo secolo.»

Shandy imprecò, poi sorrise stancamente a Davies. «Niente a che fare con ciò che ci riguarda, ovviamente.»

«Ovviamente.»

«Ci limitiamo a proseguire?»

«Direi di sì. Sia pure sovraccarichi, dovremmo essere in grado di superarlo in velocità, specialmente con Hurwood che ci fornisce la sua spinta magica. Se…»

«Un uomo annegato!» strillò uno degli uomini sulle sartie. «A babordo, a venti iarde.»

Shandy guardò in quella direzione e vide degli uccelli marini che volavano in cerchio su una massa fradicia e galleggiante che ben presto disparve nell’agitazione vorticosa della loro scia.

«Un altro davanti!» gridò colui che si era nominato vedetta. «Gli andiamo dritti addosso.»

«Uno di voi allunghi una gaffa,» ordinò Davies, «e lo agganci.»

Un altro cadavere galleggiante fu avvistato, troppo lontano a tribordo per essere visibile dal ponte, ma quello che la vedetta aveva visto galleggiare davanti a loro venne uncinato mentre scivolava via dalla prua. Gli uccelli marini gridarono rauchi e incolleriti mentre il corpo galleggiante veniva sollevato dal mare e trascinato a bordo.

«Che i santi ci preservino!» esclamò uno degli uomini che adagiarono il cadavere zuppo sul ponte. «È Georgie de Burgo!»

«Siamo sulle tracce del grassone, è certo,» disse Davies con voce piatta, avviandosi. «De Burgo era uno dei dodici uomini a bordo del Carmichael quando fu ormeggiato.»

Davies si stava facendo strada in mezzo alla calca sul ponte a spintoni, e Shandy si affrettò a seguirlo prima che il sentiero potesse richiudersi. Si rammaricava di non aver potuto dare un’occhiata migliore al cadavere che aveva visto rotolare via sulla scia, e si stava torturando nel cercare di ricordare se gli abiti in cui era avvolta quella cosa avessero lo stesso colore della camicia di cotone che Beth indossava quando l’aveva vista per l’ultima volta.

Quando Davies e Shandy raggiunsero la prua la calca aveva già cominciato a dividersi per farli passare, così Shandy aveva potuto lanciare uno sguardo al cadavere di de Burgo mentre si trovava ancora a diversi passi di distanza, e fu probabilmente quell’istante di preparazione a salvare il contenuto del suo stomaco, poiché la testa di Geòrgie de Burgo era stata staccata dal corpo da quello che sembrava essere stato il colpo di una lama affilatissima e pesantissima.

Shandy stava fissando affascinato e nauseato quella cosa quando la vedetta gridò ancora. «E un altro a babordo!»

«Gettatelo fuori bordo,» disse Davies, teso, voltandosi verso babordo.

Lui e Shandy non parlarono finché non furono tornati, sgomitando, al timone e dal loro bizzarro navigatore. «Credo,» disse allora Davies, «che possiamo presumere che li abbia uccisi tutti e dodici e li abbia poi gettati fuori bordo. Non riesco a immaginare come, ma questo non è il mistero principale.»

«Esatto,» disse Shandy, guardando con occhi socchiusi l’orizzonte azzurro e vuoto davanti a sé. «Chi sta governando la nave per lui?»

Per un minuto intero nessuno di loro parlò, poi Shandy guardò a tribordo il galeone spagnolo. «Uh… Phil? Non hai detto che siamo più veloci di quella nave spagnola?»

«Hm? Oh, certamente, anche se lei è al meglio e noi al peggio.» Anche Davies guardò a tribordo… poi rimase agghiacciato, a fissare il galeone che si era portato ben davanti alla Jenny. «Per i denti di Dio,» mormorò, «non è possibile.»

«No,» convenne Shandy. «E neppure il fatto che esso non lasci una scia visibile.»

Davies rimase a guardare ancora per pochi secondi, poi chiese un telescopio. Ne fu portato uno, e per un lungo minuto lui scrutò attraverso di esso il galeone che si allontanava. «Metti gli uomini al lavoro,» disse infine, abbassando il cannocchiale. «Che facciano qualsiasi cosa: riparare le cime, issare e ammainare le vele, esercitarsi nelle manovre di bordo, qualsiasi cosa… tieni la loro attenzione lontana da quel galeone.»

«Certo, certo, Phil,» disse il disorientato Shandy, avviandosi di corsa.

Assegnò tanti di quegli incarichi e con tale rapidità che un uomo che era stato furtivamente a fumare la pipa — proibita a bordo delle navi — riuscì nella confusione a dar fuoco a una pozza del rum di Mr. Bird e a incendiare metà della prua: capelli unti e abiti incatramati presero subito fuoco e una dozzina di uomini, improvvisamente in fiamme, strillando allarmati, scavalcarono la murata e si tuffarono.

Shandy, all’istante, ordinò al timoniere di cambiare direzione, e nel giro di pochi minuti le perenni esercitazioni di Davies risultarono provvidenziali — il fuoco era spento, e gli uomini nell’acqua erano stati tutti tirati a bordo prima che qualcuno di loro avesse il tempo di annegare. Dopo che l’eccitazione si fu calmata e Shandy ebbe avuto il tempo di riprendere fiato e di mandare giù il rum superstite, tornò a poppa. Hurwood, sebbene avesse probabilmente protestato quando la Jenny aveva effettuato la virata, stava di nuovo fissando in silenzio l’interno della sua cassetta di legno, e quando Shandy guardò davanti a sé vide che il galeone spagnolo era ormai solo una bianca chiazza irregolare sull’orizzonte meridionale.

«Quando ho detto di tenerli impegnati,» cominciò Davies, «non intendevo…»

«Lo so, lo so.» Shandy si grattò una zona bruciacchiata della barba e poi appoggiò le spalle contro una sartia tesa e guardò Davies. «Per quale ragione? Solo perché non notassero l’assenza della scia?»

«In parte. Ma ancora di più, perché non volevo che uno di questi ragazzi avesse la possibilità di puntare un cannocchiale sulla sua poppa e leggere il nome. È la Nuestra Señora de Lagrimas,» disse pensieroso. «Forse non hai mai sentito parlare di lei, ma probabilmente metà di questi uomini conosce la sua storia. Stava trasportando oro da Veracruz ed ebbe la sfortuna di incontrare una nave corsara inglese, la Charlotte Bailey. Un paio di inglesi sopravvissero per raccontare la storia. Una terribile battaglia navale — durata quattro ore — ed entrambe le navi affondate.» Guardò Shandy e sogghignò. «Era il 1630.»

Shandy sbatté le palpebre. «Quasi un secolo fa.»

«Esatto. Sai qualcosa circa l’evocazione degli spettri?»

«In verità, no… anche se per come stanno andando le cose credo che mi capiteranno spesso davanti prima che io capisca davvero qualcosa di navigazione.»

«Beh, neanch’io sono un esperto, ma so che non è facile. Anche ottenere una nebulosa e stupida proiezione di una persona morta richiede un mucchio di potere magico.» Fece un cenno con la mano verso la prua. «E qui qualcuno ha evocato l’intera dannata de Lagrimas — vele, tavole, verniciatura e tutto il resto, ciurma compresa, a giudicare da come viene manovrata. E solida abbastanza da non apparire per nulla diversa da una nave reale, e nella luce del sole per giunta.»

«Leo Friend?»

«Credo di sì. Ma perché?»

Shandy lanciò un’occhiata a Hurwood. «Temo che probabilmente lo scopriremo.» E spero, pensò con fervore, che sia stato troppo indaffarato — a uccidere pirati e a evocare navi fantasma — per rivolgere le sue attenzioni a Beth Hurwood.

CAPITOLO DICIASSETTESIMO

Da dov’era rannicchiata nell’angolo della cabina Beth Hurwood poteva vedere solo segmenti sconnessi dell’incedere lezioso di Leo Friend sul ponte, verso di lei, poiché lui aveva chiuso la porta dietro di sé quando era entrato. E l’unica luce nella cabina era il lampo rapido e regolare dell’azzurro del cielo di una finestra nella paratia che continuava ad apparire e a scomparire, evidentemente a tempo col battito cardiaco di quell’uomo grasso.

Beth si era svegliata all’alba per trovarsi a camminare giù per il gelido declivio di sabbia in direzione della barca che dondolava nell’acqua bassa. Quando aveva visto Leo Friend, seduto dentro di essa, che le rivolgeva un sogghigno, aveva cercato di fermarsi, ma non ci era riuscita; poi aveva cercato di deviare allontanandosi dalla barca, e non era riuscita a fare neppure quello, e non era neanche stata in grado di rallentare il passo mentre avanzava impotente nell’acqua gelida e si arrampicava sulla barca. Allora aveva cercato di parlare, ma non era stata in grado di tendere le corde vocali o aprire la bocca. La barca era scivolata al di là dei frangenti verso il punto dov’era la sagoma indistinta dello Strepitoso Carmichael, e la traversata fino alla nave era durata solo un minuto o giù di lì, durante il quale Friend non aveva mai toccato i remi, trascinati ai lati della barca, e Beth non era mai riuscita a muovere un muscolo.

Ma tutto ciò era accaduto diverse ore prima, e lei da allora aveva ripreso il controllo delle sue azioni abbastanza da trascinarsi in quell’angolo e, quando aveva udito i pirati che gridavano e morivano, da coprirsi le orecchie.

Guardò Friend, diffidente, valutando dove sulla di lui figura tumida avrebbe potuto usare i denti e le unghie in modo da ottenere l’effetto migliore, e cercando di irrigidirsi per opporsi a un altro episodio di impotenza marionettistica, indotta magicamente.

Ma un momento dopo sentì che si alzava in piedi… dolorosamente, in una posizione goffa e sulle punte che non avrebbe mai assunto con la propria volontà; poi, finalmente, il suo peso ridiscese sui calcagni e le sue braccia si sollevarono di scatto verso alto e in avanti, anche se non per mantenere l’equilibrio, poiché era incapace di cadere quanto l’albero maestro di una grossa nave.

Friend sollevò le braccia e lei realizzò di essere stata costretta ad assumere quella posizione per abbracciarlo. Il labbro inferiore sporgente di lui era umido e fremente, e quando lui avanzò nelle sue braccia Beth le sentì chiudersi intorno a quella schiena tremolante di carne. Poi la bocca di lui si serrò su quella di lei.

Puzzava di profumo e di sudore e di dolciumi, e una delle sue mani annaspava, goffa, dietro il torso di lei, ma Beth fu, almeno per quel momento, in grado di tenere gli occhi e i denti serrati. Poi la bocca di lui scivolò via e lei lo sentì ripetere più volte con passione un paio di sillabe.

Beth aprì gli occhi… e ammiccò, stupefatta.

La finestra baluginante e l’intera cabina della nave erano scomparse. I due stavano su un logoro tappeto lavorato a maglia in quella che sembrava essere una meschina camera da letto inglese; l’aria era viziata e odorava di cavoli bolliti. Beth cercò ancora di staccarsi da lui, e, sebbene non avesse successo, diede uno sguardo al proprio corpo. D’improvviso era grassa, e indossava un lungo e informe vestito nero, e i suoi capelli erano grigi. E poi capì cos’era quello che lui stava sussurrando.

«Oh, mamma, mamma,» stava dicendo con voce strozzata, il respiro caldo e ansimante sulla gola di lei. «Oh, mamma mamma mamma.»

Ma fu solo quando realizzò che lui stava strofinando spasmodicamente le sue pelvi ben gonfie contro di lei che Beth vomitò.


Meno di mezzo minuto dopo Leo Friend era fuori sul cassero di poppa, e camminava avanti e indietro con la faccia arrossata nella luce del mattino.

Dagli errori, si disse mentre dava leggeri tocchi alla macchia con un fazzoletto di seta, bisogna soltanto imparare. E l’incidente di poco fa nella cabina dovrebbe avermi insegnato qualcosa. Devo semplicemente aspettare… e solo ancora un poco, solo finché raggiungerò quel tanto di pace e tranquillità da poter utilizzare qualcuno delle magie che adesso sono in grado di fare.

E allora, pensò, voltandosi a guardare la porta della cabina che aveva appena chiuso con un chiavistello dall’esterno, allora vedremo chi respingerà le premure di chi. Tirò un respiro profondo e poi espirò, annuendo con determinazione. Si girò a guardare il cassero di poppa della nave che era stata il Carmichael, e dopo aver esaminato la nuova ciurma decise che il suo aspetto era molto meno vivace di quello che aveva quando l’aveva evocata, diverse ore prima. Sembravano ancora più pallidi, e più gonfi, e continuavano a inclinare di lato le teste come se stessero ascoltando qualcosa, e lanciavano occhiate a nord con espressioni che anche sulle loro facce morte erano riconoscibili come Impaurite.

«Cosa c’è?» sbottò contro una delle figure che manovrava la barra del timone. «Avete paura di Barbanera? Paura che lui venga a conficcare una sciabola nei vostri visceri freddi? O di Hurwood, che ci insegua per riprendersi la sua d-d-d-d… maledetta prole? Ormai ho più potere di tutti e due messi assieme, non preoccupatevi.»

La cosa a cui aveva parlato non parve udire, e continuò a girare la sua testa grigio perla — al punto che il suo collo cominciò a lacerarsi — per scrutare al di là della poppa. Debole, dalla sua inservibile gola, venne un sibilo che avrebbe potuto essere un piagnucolio.

Irritato, poiché l’evidente paura della sua ciurma aveva cominciato a infettarlo malgrado la fiducia e la rassicurazione che portano le giornate di sole, Friend salì la scaletta del boccaporto fino al secondo ponte di poppa — la levitazione era ancora un’abilità troppo nuova e incontrollata — e si voltò a guardare al di sopra della murata di poppa.

All’inizio pensò che la nave all’inseguimento fosse la Vendetta della Regina Anna di Barbanera, e le sue labbra tumide si arricciarono in un sorriso crudele — che disparve un attimo dopo, tuttavia, quando realizzò che si trattava di una nave che non aveva mai visto. Questa, vide, era più larga ed era dipinta di rosso e di bianco intorno alla prua… e la prua che avanzava non era forse spaventosamente immobile? Le prue della maggior parte delle navi non si sollevano e ricadono un poco quando acquistano velocità, e non scagliano spruzzi ai lati?

Salì sulla battagliola che sovrastava il cassero e i ponti di poppa. Almeno per il momento la sua nave aveva smesso di mutare il suo aspetto, e non c’erano più alberi o ponti che cambiavano idea circa la loro posizione di momento in momento. Probabilmente anche la finestra in… quella cabina… si era ormai stabilita definitivamente là oppure definitivamente altrove.

«Aumentate la velocità!» gridò Friend alla sua necrotica ciurma. Diverse figure grigie cominciarono a strisciare sul sartiame. «Più in fretta!» strillò. «Non mi meraviglio che la maledetta Charlotte Bailey affondò, se era questo il modo in cui la governavate!»

Si voltò a guardare la nave che li inseguiva, e si domandò se stava soltanto immaginando che era già più vicina. Piantando saldamente i piedi sul ponte, destò le nuove zone della sua mente e puntò un dito a salsicciotto contro la strana nave. «Via,» disse, con voce tesa.

All’istante un ampio tratto di mare si trasformò in vapore, che si arricciò e vortice verso l’alto in una bianca nuvola dal profilo netto, e Friend ridacchiò, deliziato… ma il risolino s’interruppe un momento dopo quando la nave emerse dalla nuvola, apparentemente identica a prima. Le sue vele, di fatto, splendevano ancora del color bianco osso della tela asciutta.

«Maledizione,» disse Friend, piano.

Non importa chi sia, pensò con inquietudine. Ho cose di meglio da fare che preoccuparmi di lei. Potrei far levitare me stesso ed Elizabeth e volarmene via… ma se stanno inseguendo noi piuttosto che questa nave sarebbe uno svantaggio, poiché dovrei usare parte del mio potere solo per tenerci su… Naturalmente ne sto già usando un bel po’ adesso, per far continuare a muovere questi dannati marinai risorti…

Ridiscese sul ponte, e dopo aver gridato altri ordini alle grigie figure silenti e indaffarate, abbassò la testa ed esaminò le tavole del ponte sotto le sue scarpe macchiate di fango ma ancora riccamente ornate. Potrei tornare là dentro di corsa e possederla, pensò, con la calda eccitazione che ricominciava a soffocarlo malgrado l’ansia che gli provocava il vascello inseguitore. E questa volta potrei imprigionarla in una morsa magica, cosicché non potrebbe neppure battere le ciglia senza un mio specifico permesso… o potrei semplicemente renderla incosciente, e utilizzare la magia per costringere il suo corpo a comportarsi nella maniera che voglio…

Scosse la testa. No, questo non sarebbe stato molto diverso dalle attività cui indulgeva fin da quando aveva imparato, nella sua adolescenza, a scolpire donne ectoplasmatiche nell’aria al di sopra del suo letto inquieto. Nella migliore delle ipotesi tutto ciò che avrebbe potuto fare in quel momento era violentare Beth Hurwood, e qualsiasi normale marinaio poteva commettere uno stupro. Friend voleva — ne aveva assolutamente bisogno — perpetrare una violazione molto più profonda. Voleva manipolare la volontà di lei, in modo che non solo lei non avrebbe avuto il potere di evitare di accoppiarsi con lui, ma avrebbe vissuto con la speranza di farlo. E se per caso lui l’avesse confusa con sua… con qualcun altra… lei ne sarebbe rimasta comunque lusingata.

Per essere in grado di controllare le persone in maniera così totale, tuttavia, lui avrebbe dovuto avere il controllo di una porzione di realtà ben più estesa di quella che aveva controllato in precedenza — di fatto avrebbe dovuto avere il controllo di tutta la realtà. Al fine di poter definire completamente il presente, avrebbe dovuto essere in grado di modificare il passato… imporre il futuro… diventare, in effetti, Dio.

Beh, pensò con un sorriso nervoso, perché no? Non ho forse impiegato tutta la mia esistenza nel tentare di avvicinarmi a questo?

Raggiunse la murata di babordo, si sporse e guardò di nuovo indietro verso il misterioso inseguitore. La nave dipinta di rosso e bianco aveva accelerato fin da quando l’aveva guardata l’ultima volta, e stava deviando come per superare il Carmichael dal lato di babordo, e in quel momento lui avvistò un’altra vela, molto più indietro, che il vascello sconosciuto aveva nascosto. Friend sibilò, allarmato, e la scrutò stringendo gli occhi.

È troppo piccola per essere la nave di Barbanera, pensò, o di Bonnett. Dev’essere quella dannata corvetta, la Jenny. Hurwood sarà a bordo, certamente, e quel Romeo d’un cambusiere, quello Shandy… forse anche Davies, ancora incollerito perché gli ho sparato addosso. Dev’essere quella la nave che la mia ciurma di cadaveri è stata a osservare per l’ultima mezzora. Lanciò un’occhiata ai suoi mal conservati timonieri, ma il fuoco della loro attenzione era cambiato. Le figure senza vita non stavano guardando più a poppa, ma a babordo, a quel galeone dipinto.

«Idioti!» strillò Friend. «Il pericolo è là!» Indicò la corvetta che si avvicinava alle sue spalle.

La sua ciurma di morti parve non essere d’accordo.


«Non è il Carmichael!» aveva esclamato Davies quando la Nuestra Señora de Lagrimas aveva virato verso est con una stretta bordata e consentito alla Jenny una chiara visione della nave che stavano inseguendo. Continuò a guardarla attraverso il telescopio.

«Deve essere,» disse Shandy.

Hurwood, che non si era spostato dalla sua posizione accovacciata fin dall’inizio del viaggio, alzò la testa. «È la nave su cui lei si trova,» disse, parlando con voce abbastanza forte da essere udita al di sopra dello sciaguattare e del sibilo del vento attraverso l’arpa del sartiame.

Davies scosse la testa, dubbioso. «La poppa sembra troppo alta, ma presumo che lo sapremo abbastanza presto; entrambe sembrano rallentare. Stiamo cavando tutta la velocità possibile da questa nave?»

Shandy si strinse nelle spalle e fece un gesto in direzione di Hurwood. «Chiedilo a lui… ma direi di sì, e anche una rischiosa quota in più. Dopo quell’ultima accelerata per mantenere in vista il galeone spagnolo abbiamo dovuto ammainare tutte le vele, poiché ci facevano solo rallentare, e il fasciame dello scafo si flette di più e fa trapelare più acqua ogni volta che scivoliamo su una grossa onda.»

«Bene, non dovremmo impiegare molto tempo.» Qualunque fosse la nave davanti a loro, stavano guadagnando rapidamente su di essa, e dopo un minuto o giù di lì Davies gridò «Prendi!» e lanciò il telescopio a Shandy. «Come si chiama?»

Shandy scrutò attraverso il telescopio. «Uh… Strepottoso Baimychael? No… no, è il Carmichael, sicuramente, lo vedo bene adesso…»

«Mantieni il cannocchiale su di lei,» disse Davies.

«…Beh,» disse Shandy stancamente, dopo alcuni momenti, «si offusca e cambia. Ma per un momento là c’era la Charlotte Bailey.» Sospirò e borbottò una bestemmia che aveva imparato un mese prima. «Così ha evocato la ciurma della Charlotte Bailey per rimpiazzare gli uomini che ha ucciso, ma il suo nuovo potere magico è così grande che ha evocato anche lo spettro della nave, ed esso si è incollato al Carmichael.»

Davies fece un cenno con la testa in direzione del galeone spagnolo. «Ha evocato anche la nave che affondò con la Bailey.»

«Dio,» disse Shandy. «Mi domando se lui lo sa.»

«Non credo che abbia importanza. La de Lagrimas sembra voler riprendere la battaglia dal punto preciso in cui la lasciarono un secolo fa… e non credo che vogliamo permetterlo.»

«No,» disse Shandy.

«No,» convenne Hurwood, che finalmente si era alzato e aveva chiuso la sua disgustosa cassetta. «E per rispondere alla tua prima domanda, no, Friend non sa cosa sia il galeone spagnolo, altrimenti non avrebbe sprecato energia nel cercare di farlo bollire — esso è parte della stessa magia che gli ha fornito la ciurma, e il solo modo per liberarsi di esso è cancellare quella magia.» Rise senza sorridere. «Il ragazzo non ha ancora il controllo della sua nuova forza. Ha allungato le mani nel fondo del mare per cercare una ciurma e ha tirato su tutto quello che era nelle vicinanze. Scommetto che ci sono dei pesci che stanno nuotando sotto di noi adesso, che ieri erano scheletri dispersi.»

«Scusatemi,» disse Shandy in fretta, «ma delle palle di cannone spettrali possono danneggiare una nave reale? La Lagrimas sembra prepararsi a una bordata.»

«Non lo so,» stridette Hurwood. Il vecchio chiuse gli occhi e tirò un respiro profondo, e poi metà degli uomini a bordo della Jenny vennero mandati a gambe all’aria mentre la vecchia corvetta balzava in avanti, fendendo le onde che si frantumavano con velocità ancora maggiore. Shandy, puntellato contro l’arcaccia e impegnato a riempirsi i polmoni di quell’aria solida e impetuosa, considerò, e poi mise da parte stordito, la possibilità di comunicare a Hurwood che il vecchio e malconcio vascello probabilmente non ce l’avrebbe fatta.

Il fumo tuonò dal fianco del galeone spagnolo, e un momento dopo Shandy si strofinò gli occhi, incredulo, poiché il Carmichael si offuscò, dando l’impressione simultaneamente di vacillare e proseguire indisturbato, di perdere pennoni e vele in una confusa esplosione e nello stesso tempo di conservare il suo spiegamento di vele intatte.

I pirati ubriachi a bordo della Jenny proruppero in una serie di urla alla vista di quel prodigio, e diversi presero spontaneamente la decisione di issare le vele mentre altri si lanciarono verso il timone. Uno prese a girare con forza le pulegge, nel tentativo di calare l’ancora.

Davies sogghignò agli uomini che stavano accorrendo verso il timone, ed estrasse pensieroso una pistola, mentre Shandy gridò, «Ci sono abbastanza spettri in questo combattimento e non c’è bisogno di volontari! Il nostro unico avversario vivo è il grassone… volete lasciarlo fuggire con la nostra nave?»

Le parole di Shandy, e, anche più efficacemente, la pistola di Davies, misero fine all’assalto. I pirati ondeggiarono, e celarono l’incertezza raddoppiando imprecazioni, domande e gesti.

Davies sparò un colpo di pistola in aria, e nel relativo silenzio che seguì urlò, «Il galeone spagnolo è uno spettro, lo ammetto… ma sta distraendo il grassone. Ora lui ci ha visti: vogliamo avvicinarci e colpirlo mentre è impegnato, o attendere che se la prenda con noi quando ne avrà il tempo?»

Avviliti, i pirati si voltarono e tornarono ai loro posti arrancando nel vento di prua. Erano riusciti ad issare una vela sola, la piccola vela di gabbia quadrata, e prima che potessero anche soltanto cominciare ad ammainarla essa si lacerò in un centinaio di fettucce fluttuanti, conferendo all’imbarcazione che beccheggiava un aspetto vagamente festoso ma non contribuendo affatto a rallentarla.

Quasi scivolando adesso sopra le onde, la Jenny si precipitò nel varco fra le due navi che si andava restringendo…

«A tutti i cannoni di babordo: fuoco!» ruggì Davies contro il vento. «E tutta la barra a babordo!»

I sette cannoni di babordo della Jenny emisero tutti un boato discordante, e quindi, dopo l’attimo di contraccolpo, la corvetta s’ingavonò bruscamente col baston di fiocco privo di vela rivolto a tribordo, e Shandy si afferrò alla battagliola di babordo e ammiccò contro lo spruzzo delle onde che sfrecciavano pochi pollici sotto di lui; e quando il lato sinistro tornò a sollevarsi assumendo una posizione più prossima a quella normale, allungò il collo per voltarsi a guardare la de Lagrimas.

Era nei pasticci, di sicuro, con l’albero maestro ridotto a un moncone frastagliato a metà della sua altezza, e con la maggior parte del sartiame che ormai serviva solo a connettere la nave a quell’ingombrante àncora galleggiante che l’estremità superiore dell’albero maestro era diventata… ma Shandy imprecò piano per lo sgomento, perché la Jenny era un vascello molto più piccolo, e la sua bordata era stata diretta contro lo scafo del galeone spagnolo, non contro gli alberi e il sartiame… E allora gli venne in mente che lui stava assistendo al conflitto originale fra la Nuestra Señora de Lagrimas e la Charlotte Bailey replicato dai protagonisti temporaneamente resuscitati, i quali, in qualche deteriorata maniera, ancora rammentavano le sequenze originali degli eventi.

«Tenete ferma la barra!» ordinò Davies, «e adesso rallentiamo pure,» aggiunse a Hurwood. «Aggireremo la prua del Carmichael e lo abborderemo dal lato destro.»

Le due navi avevano rallentato anche prima che la de Lagrimas perdesse il suo albero maestro, e così anche sovraccarica e in rallentamento la Jenny ebbe tutto lo spazio di cui aveva bisogno quando, ancora ingavonandosi, passò sotto la prua del Carmichael, e la aggirò. Poi la prua, che ancora si stava girando, della Jenny raschiò schegge dallo scafo della nave e la corvetta rollò e vibrò mentre perdeva lo slancio; Davies ordinò che fossero lanciati i grappini, e un momento dopo i pirati sciamarono come grosse cimici cenciose su per le corde. Frai primi c’era Shandy, che trovò ironico che in questa seconda cattura del Carmichael lui fosse uno di quei selvaggi barbuti che si stavano arrampicando sulle cime di abbordaggio.

Quando si trovò a metà strada sulla corda, puntellando le suole degli stivali contro lo scafo mentre si sollevava verso l’alto, lo scafo improvvisamente ebbe un sussulto come una pelle di tamburo percossa e lui oscillò di lato e cozzò contro di esso; l’impatto gli fece battere la testa contro il fasciame dello scafo e gli intorpidì il braccio destro, ma lui riuscì comunque a tenere stretta la mano sinistra intorno alla corda. Guardando verso il basso, al di là dei suoi stivali oscillanti, vide la maggior parte degli uomini che erano stati sulle cime con lui cadere nell’acqua turbolenta frai due vascelli.

«Il galeone spagnolo l’ha colpito sull’altro lato!» gridò Davies, balzando lui stesso su una delle corde che pendevano. «Ora o mai più!»

Shandy trasse un respiro profondo — attraverso la bocca, poiché dal suo naso stava gocciolando il sangue — flette le dita della mano destra, la allungò verso l’alto per afferrare la corda, tirò su le gambe e si spinse via dallo scafo, riprendendo stancamente l’arrampicata. Fu il primo ad afferrarsi alla battagliola e a roteare una gamba al di sopra di essa, ma, malgrado le sue apprensioni per Beth Hurwood, quando si fu tirato su con uno strappo, si limitò ad accucciarsi e a guardare per diversi secondi.

La nave spagnola era un intrico di pennoni frantumati e di sartiame aggrovigliato che oscurava il cielo, ma l’attenzione di Shandy si concentrò sulle sue immediate vicinanze. La nave alla cui battagliola si stava afferrando non era semplicemente il Carmichael — la sua parte centrale era più ampia in larghezza ma più corta a prua e a poppa, c’erano due casseri di poppa, uno dietro il primo e ad altezza superiore, e i cannoni erano montati sul ponte più alto, invece che su quello in basso — ma ciò che attirò la sua attenzione furono i marinai a bordo.

Si muovevano goffamente, e la loro pelle era del colore della crema schiumosa di una zuppa di funghi, e i loro occhi erano di quel bianco latteo che, nei pesci, è il segno che sono morti da troppo tempo.

La maggior parte di quella ciurma malamente rianimata stava correndo verso prua, dove un gruppo di marinai similmente decomposti stava scendendo attraverso un varco della murata infranta dalla de Lagrimas.

Shandy desiderò ardentemente balzare di nuovo nell’acqua. Aveva visto cose come quelle nei sogni più terribili della sua infanzia, e non era sicuro che non sarebbe caduto morto lui stesso se una di quelle creature avesse rivolto il suo sguardo spaventosamente consapevole su di lui.

In quel momento comprese che si erano accorti della sua presenza, perché diversi di loro si stavano muovendo verso di lui con una bizzarra andatura affaticata ma rapida, e brandivano delle corte sciabole corrose ma dall’aspetto solidissimo. I loro piedi nudi, strisciando sul ponte, provocavano un rumore come se qualcuno stesse facendo rotolare rospi morti giù per un tetto di tegole.

Con la voce resa stridula dal panico, Shandy gridò le frasi iniziali dell’Ave Maria mentre saltava sul ponte, sfilava la sciabola e si apprestava a una delle risposte agli attacchi multipli in cui Davies lo aveva fatto esercitare; fintò un attacco fra due dei suoi assalitori, poi si avventò dall’altra parte, intercettando la lama di un altro avversario con un colpo stridente che fece muovere a spirale la sua lama finché si affondò in quel collo perlaceo. Saltando sopra la figura che rotolava a terra, quasi decapitata, vide diversi uomini che si trascinavano verso di lui… e, sul ponte più in alto, vide la figura imbrattata di un Leo Friend furioso e spaventato ferma a guardare. Friend stava fissando qualcosa che si trovava alle spalle di Shandy e più in alto, e dopo che ebbe eseguito una rapida finta-e-fendi-e-corri ed ebbe superato i suoi immediati attaccanti, Shandy arrischiò una fugace occhiata all’indietro.

Benjamin Hurwood stava sospeso a mezz’aria, senza sostegno, una dozzina di piedi al di sopra della battagliola della nave e a poche iarde da essa, e attraverso i capelli bianchi che gli frusciavano intorno alla faccia stava sorridendo quasi affezionatamente a Friend. «Ti ho portato con me,» disse il vecchio, e, sebbene parlasse piano, il clangore e i tonfi delle ciurme fantasma che si affrontavano si azzitti quando parlò, cosicché le parole arrivarono ben chiare. «Ti ho mostrato la via che conduceva fuori dal punto morto al quale eri arrivato, ti ho mostrato il luogo che da solo non eri riuscito a trovare.» Il sorriso si allargò, cominciando a somigliare a quello di un teschio. «Davvero credevi di essermi superiore, di poterti spingere tanto lontano che non avrei potuto seguirti? Ah. Sono lieto che tu adesso abbia rivelato la tua natura traditrice… col tempo avresti potuto diventare abbastanza potente da nuocermi.» Chiuse gli occhi.

Gli altri pirati ormai si erano arrampicati a bordo, e, dopo lo stupore iniziale, stavano tenacemente scambiando colpi di spada coi marinai cadaverici, comprendendo in fretta che quelle cose avrebbero dovuto essere smembrate, e pressocché totalmente, per essere messe fuori combattimento. Quegli esseri adesso erano anche rapidi nei movimenti, in una maniera spasmodica, da insetti, e diversi degli uomini di Davies erano caduti sanguinanti nei primi minuti.

Shandy udì qualcuno battere una porta al di sotto del ponte sul quale si trovava Friend, e dedusse che era Beth che stava chiusa là dentro, ma aveva compreso che era estremamente difficile farsi strada sul ponte. Il braccio che reggeva la spada si stava stancando, e ormai tutto quello che riusciva a fare era parare i colpi di sciabola — si sentiva troppo esausto per fare affondi e roteare la spada in una qualsiasi effettiva replica.

Poi uno di quei cadaveri viventi lo raggiunse con una sorta di danza ponderosa e mulinò una corta sciabola verde in direzione della sua testa… Shandy sollevò la propria sciabola e parò il colpo col forte della lama, ma la forza del colpo gli fece volar via di mano la spada. La cosa morta, troppo vicina ormai per sfuggirle, tirò il braccio indietro per un colpo mortale, e Shandy non ebbe altra scelta che avventarsi nella sua guardia e avvinghiarla.

Il corpo puzzava di pesce morto e dava la sensazione come di catene e gelatina in una borsa di pelle umida, e Shandy dovette fare uno sforzo davvero enorme per impedirsi di svenire per l’orrore della sua vicinanza. La creatura stava sibilando, e percuoteva e martellava la schiena di Shandy col guardamano d’ottone della sciabola, ma Shandy riuscì a spingersi verso la battagliola di tribordo e a far rotolare il marinaio morto fuori bordo. Le mani grigie artigliarono i risvolti della giacca di Shandy, e per diversi secondi lui rimase proteso al di sopra della battagliola a fissare gli occhi cagliati del morto appeso; poi un gomito, e un momento dopo l’altro, si staccarono all’interno delle maniche, e il corpo precipitò con un tonfo in mare, lasciando le mani e gli avambracci attaccati ai risvolti di Shandy.

Disarmato, lui si guardò intorno freneticamente in cerca della spada che gli era caduta, ma anche nel panico la sua attenzione fu attratta da quello che stava accadendo a Leo Friend. Il giovane e grasso mago si era sollevato nell’aria dal cassero di poppa, e delle fiamme gli ondeggiavano intorno, lambendolo, sebbene i capelli e gli abiti non prendessero fuoco. Shandy guardò Hurwood al di là della prua a tribordo e vide fiamme anche intorno a lui, anche se non così tante, e comprese di essere in presenza di un duello all’ultimo sangue fra due stregoni straordinariamente potenti.

«Dietro di te, Jack!» fu l’urlo di Davies, e Shandy balzò in avanti, facendo oscillare selvaggiamente le braccia grigie della sua giacca, un istante prima che la lama di una corta sciabola sibilasse attraverso lo spazio che in precedenza era stato occupato dalla sua testa. Questo lo portò pericolosamente vicino a un altro componente della ciurma della Charlotte Bailey, che, inespressivo, alzò un braccio gommoso per tirare un fendente, ma prima che potesse sferrare il colpo la testa gli schizzò dalle spalle mentre la spada di Davies gli trapassava il collo con uno schiocco.

«Guardati intorno!» sbottò Davies, scalciando verso Shandy l’arma dell’uomo doppiamente morto. «Non fosti tu a dirlo?»

«Certo, Phil,» disse Shandy, con voce strozzata, abbassandosi per raccogliere la sciabola che pesava in maniera scoraggiante.

Nessuno della ciurma della Charlotte Bailey era nelle vicinanze, e Davies strinse la propria spada con la sinistra e flette le dita della mano destra libera; Shandy vide gli occhi del pirata stringersi mentre lo faceva, e ricordò che Davies si era apparentemente scottato la mano nella giungla.

«Puoi…» cominciò, poi strillò, «attento!» e superò Davies con un balzo per deviare con un colpo una lama in affondo e spaccare in due la faccia da medusa della figura che la brandiva. «Puoi usare ancora quella mano?»

«Non ho scelta,» disse Davies, teso, stringendo di nuovo la spada e guardando il ponte ingombro di rottami intorno a sé. «Ascolta, dobbiamo assicurarci che Friend venga sconfitto in questo combattimento: cerca di…»

Dalle spalle di Shandy giunse uno scricchiolio di legno sottoposto a una forte tensione, seguito da un forte schianto, e guardando a poppa lui vide che Friend aveva teso la mano verso il basso, e sebbene il grassone si stesse librando a una dozzina di iarde dal ponte e la sua mano tozza si spingesse appena al di sotto della cintura, gran parte del ponte superiore e della paratìa era stata strappata via dalla cabina. Le tavole e le travi spezzate rimasero sospese a mezz’aria per un momento, dopodiché vennero lasciate cadere con noncuranza sulla parte centrale della nave, e Shandy udì le urla fra il clangore e i tonfi, e capì che alcuni degli uomini della Jenny erano rimasti sotto il legno caduto.

Poi Friend sollevò la mano a coppa, e, nella luce del sole, su dalla cabina ora priva di tetto salì fluttuando Beth Hurwood, che lottava contro qualcosa di invisibile che le aveva bloccato le braccia contro i fianchi.

CAPITOLO DICIOTTESIMO

Oh mio Dio, pensò Shandy preso da un panico improvviso, la sta usando come diversivo; probabilmente l’ha già violentata, e adesso sta per darle fuoco o qualcosa del genere solo per distrarre Hurwood.

Shandy si avviò verso di lei sul ponte reso scivoloso dal sangue, e non si accorse neppure che uno dei morti fra lui e la cabina senza tetto aveva focalizzato la sua attenzione su di lui e ora stava accovacciato, tenendo abbassata e pronta la sua sciabola verde.


Davies se ne accorse, tuttavia. «Maledizione, Jack,» sbottò, stancamente, balzando in avanti per raggiungere il marinaio necrotico prima di Shandy.

Venner, con la camicia lacerata e i capelli rossi resi ancora più rossi da una lunga ferita al cuoio capelluto, e col suo abituale sorriso largo e cordiale rimpiazzato da una smorfia dovuta allo sforzo disperato, comprese la situazione con una sola occhiata… e deliberatamente si portò davanti a Davies e affondò la sua spalla massiccia nel petto dell’uomo più vecchio.

Col fiato mozzo per l’impatto, Davies barcollò ma si costrinse tuttavia a procedere dopo aver lanciato a Venner una rapida occhiata colma di rabbia e minaccia.

Shandy era stato costretto ad aggirare velocemente un crocchio di combattenti ansimanti che stavano incrociando le lame, ma adesso stava correndo in linea retta, in direzione della figura di Beth Hurwood che si stava sollevando… e verso il paziente marinaio morto che non aveva ancora notato.

Davies non ebbe il tempo per un falso attacco; fece di corsa gli ultimi pochi passi che lo separavano dal marinaio non-morto e, semplicemente, affondò la spada nel collo di quella cosa.

La lama affondò in profondità, ma con la mano malconcia e il fiato che gli mancava Davies non era stato in grado di mettere abbastanza forza nel colpo da staccare di netto la testa, e quegli occhi morti rotearono verso di lui… e prima che potesse liberare la spada, la sciabola corrosa di quell’essere fu spinta verso l’alto, e penetrò orrendamente nel suo addome.

Improvvisamente impallidito, Davies farfugliò una bestemmia, poi strinse la mano ustionata intorno all’impugnatura della spada, e con uno sforzo convulso che era tanto un brivido violento di disgusto quanto una mossa d’attacco, spinse la spada nel collo grigio con le sue ultime forze, staccando la testa.

I due corpi morti rotolarono via sul ponte.


Shandy non si era neppure acconto di quel duello. Ormai vicino a Beth, lasciò cadere la spada e tese tutti i muscoli e i tendini in un salto, ma le sue dita tese verso l’alto sfiorarono un’invisibile resistenza che si trovava un piede sotto di lei — anche se per un momento gli occhi di lei rivolti verso il basso incontrarono imploranti i suoi, e le labbra della donna pronunciarono delle parole che lui non riuscì a sentire.

Quindi ricadde, rimbalzando dolorosamente dalla paratia scheggiata della cabina per andare a crollare scompostamente sul ponte riscaldato dal sole e ad attendere, ormai del tutto esausto, che una o due lame verdi lo inchiodassero sulle tavole.

Ma, ad un tratto, tutti i cadaverici combattenti divennero più pallidi e traslucidi contro il cielo luminoso, e il peso degli avambracci del morto sul suo petto scomparve quasi del tutto.


Nello stesso momento Shandy divenne consapevole del fatto che stava giacendo sul cassero di poppa dello Strepitoso Carmichael che ben rammentava, e stava fissando le bordature che ricordava di avere egli stesso inchiodato — e dedusse che Friend era troppo impegnato a difendersi da Hurwood per mantenere l’incantesimo che gli aveva fornito una ciurma.

«Potrei ucciderla,» disse Friend, rilassando il cipiglio dovuto alla concentrazione e scoprendo i denti gialli in un sorriso.

Fu Hurwood a vacillare adesso, e Friend puntò la sua mano libera verso lo stregone più vecchio… e una palla di fuoco, abbagliante anche in quel meriggio senza nuvole, sfrecciò fra il sartiame cedevole in direzione di Hurwood.

L’uomo monco la parò con un gesto balenante ed essa rimbalzò giù nella Jenny dove fu accolta da grida allarmate; ma Hurwood cadde per un paio di piedi e quindi si bloccò sussultando, per poi piagnucolare e allungare una mano verso sua figlia, che stava all’altro lato della parte centrale della nave e saliva verso il suo avversario. Non c’erano più fiamme baluginanti intorno a Friend, il quale, sogghignante e trionfante, aveva l’aspetto di un pallone ad aria calda, grottesco e adorno di nastri.

Il giovane mago inspirò profondamente, s’inclinò all’indietro e allungò le braccia ad entrambi i lati.

Poi, a dispetto della forte brezza, l’aria assunse l’odore sgradevole di una pentola di ferro vuota sul fuoco, e la nave fu di nuovo la tozza Charlotte Bailey dai molti ponti, e i marinai inglesi e spagnoli tornarono non solo nuovamente solidi ma vivi a vedersi — guance rubiconde, braccia abbronzate, occhi lampeggianti — e Friend brillò nel cielo, intenso, come un sole a forma di uomo…


Leo Friend sapeva di essere vicino alla comprensione; si trovava sulla soglia della divinità… e senza nessun aiuto esterno, senza attingere a nient’altro che alle sue risorse! Adesso era in grado di capire che così doveva essere. O ci sarebbe riuscito da solo oppure non si sarebbe verificato; e per sopraffare Benjamin Hurwood avrebbe dovuto farlo, e farlo in quel preciso momento.

Ma per essere Dio — che naturalmente significava essere stato Dio da sempre — doveva giustificare ogni evento del suo passato, definire ogni azione in termini tali da renderla coerente con la divinità… non avrebbero più dovuto esserci avvenimenti troppo sgradevoli da ricordare.

Con rapidità sovrumana si fermò per passare in rassegna mentale, anno dopo anno, il suo comportamento — le torture dei piccoli animali domestici, la malizia nei confronti delle compagne di giochi, i dolci avvelenati lasciati vicino ai cortili delle scuole e agli ospizi — e fu in grado di fronteggiare, e di incorporare nella divinità, ogni piccolo frammento di esso, e si sentì diventare incalcolabilmente più potente mentre si avvicinava sempre di più al perfetto autocompiacimento che porta all’onnipotenza…

E alla fine, con Hurwood virtualmente sconfìtto, ci fu un solo avvenimento squallido nella vita di Friend che necessitò di essere purificato… ma fu l’esperienza più lacerante e traumatica che lui avesse mai sopportato, e anche il semplice fronteggiarlo, anche il semplice rammentarlo, fu di una difficoltà suprema… Ma in quel momento, mentre era sospeso a mezz’aria al di sopra la nave, e stava faccia a faccia col suo nemico quasi annientato e osservava il trofeo quasi conquistato che si sollevava dalla cabina infranta sotto di lui, si costrinse a riviverlo.

Aveva quindici anni, e stava accanto allo scaffale dei libri nella sua puzzolente stanza da letto, ingombra di cianfrusaglie… no, nella sua elegante e palmellata camera da letto, che profumava della brezza di gelsomino che soffiava attraverso la finestra a due battenti e dell’odore delle splendide rilegature di pelle… era sempre stata così, non era mai stata una stanza squallida e mefitica… e sua madre aprì la porta ed entrò. Solo per un momento fu una vecchia megera dai capelli grigi in un frusto abito nero — poi fu una donna alta e bella in un vestito di seta lungo, decorato con una lunga scollatura sul davanti… Sette anni prima lui aveva scoperto la magia, e l’aveva perseguita con diligenza apprendendo molte cose, e ora voleva condividere la ricchezza della sua mente col l’unica persona che l’avesse mai apprezzata…

Le si avvicinò e la baciò…

Ma la cosa stava cominciando a sfuggirgli, lei era di nuovo quella donna vecchia, salita da lui soltanto per mettere lenzuola pulite sul suo letto, e la stanza era di nuovo quella stanza sporca e lui era uno spaventato ragazzo grassoccio interrotto nel bel mezzo delle sue attività solitàrie, e la stava baciando preso dalle vertigini poiché nel suo palpitante delirio aveva frainteso il motivo della sua visita… «Oh, mamma,» stava dicendo col fiato mozzo, «tu ed io possiamo avere il mondo, conosco la magia, posso fare cose…»

Con un enorme sforzo di volontà la costrinse ad essere ancora quella bella fanciulla con la lunga veste, costrinse la stanza ad espandersi nuovamente fino alle sue dimensioni regali… e lo fece appena in tempo, perché sapeva che suo padre, il marito di sua madre, sarebbe entrato ben presto nella stanza, e lui dubitava davvero di riuscire a rivivere quella scena, così come si era realmente svolta.

Bene, si disse incerto, sto ricreando qui la realtà. Entro pochi minuti quel ricordo intollerabile non sarà quello che è realmente stato.

Un rumore di passi che salivano rimbombò pesantemente sulle scale. Friend si concentrò, e il rumore diminuì di volume al punto che avrebbe potuto essere un bambino a salire quelle scale. C’era una lampada sul pianerottolo sottostante, e un’ombra enorme e setolosa oscurò la porta aperta e cominciò a intorbidire la camera… ma di nuovo Friend la ridimensionò, rendendola insignificante — ora un’ombra curva e minuscola crebbe nel vano della porta, indistinta, come se la cosa che la proiettava non fosse solida.

Un uomo piccolo come un ratto dritto sulle zampe posteriori, in calzoni cascanti, entrò nella stanza con passo strascicato, chiaramente non pericoloso per nessuno, a dispetto del suo squittire e accigliarsi. «Cosa…» cominciò con un brontolio assordante, ma Friend tornò a concentrarsi e la sua voce divenne stridente e petulante: «Cosa sta succedendo qui?» Il respiro della creatura puzzava di liquore e tabacco. La creatura-padre ora avanzò, grottesca, sul pavimento di mattonelle verso Leo Friend, e in questa versione della realtà il colpo che gli sferrò fu una pacca leggera e tremante.

La madre fronteggiò l’intruso, e il suo semplice sguardo bastò a far ritrarre la creatura dal ragazzo. «Tu, animale ignorante,» gli disse piano, con la sua voce bassa e musicale che echeggiava dalle pareti pannellate e si mescolava al casuale tintinnio delle fontane e delle campanelle decorative all’esterno. «Tu, sudicia cosa di sudore e attrezzi di fatica. La bellezza e lo splendore sono al di là della tua percezione bacata. Vattene.»

La cosa arretrò vacillante e confusa verso la porta, coi suoi odori disgustosi, anche se frammenti del suo informe pastrano nero e degli stivali di cuoio caddero in fiocchi, deturpando le mattonelle del pavimento.


Hurwood cadde per un altro piede; era quasi giunto al livello del ponte ormai. Il sudore gli incollava i capelli bianchi sulla fronte e lui stava respirando con aspri rantoli. I suoi occhi erano chiusi — ma per un momento uno si aprì, solo una fessura, e parve esserci in esso uno scintillio di astuzia, di trionfo quasi perfettamente celato.


Questo fece sobbalzare Friend, e per un momento vacillare il suo controllo; e nella camera da letto ritornatagli alla mente il padre cominciò ad ingigantire e ad arretrare con maggiore lentezza. La stanza stava decomponendosi e ritornando alla sua forma originaria, e la madre di Friend stava balbettando, «Perché hai colpito Leo, lo picchi sempre…» e il padre cominciò a girarsi per fronteggiarla.

In alto sul cassero di poppa Leo Friend strinse i pugni ardenti e usò tutta la sua forza di volontà; e, lentamente, il padre fu di nuovo respinto, e finalmente i pannelli ridivennero in parte visibili sui muri…


Allora Hurwood smise di fingersi sconfitto, e scoppiò a ridere, e colpì.


E il padre di Friend, sebbene la sua schiena fosse ancora rivolta verso di lui, crebbe finché la piattabanda della porta era quasi troppo bassa e stretta per lui, e quando si voltò aveva la faccia sogghignante di Hurwood, e aprì la bocca enorme e aggredì i timpani di Friend con la frase che Friend aveva disperatamente cercato di asportare dalla realtà: «Cos’hai fatto a tua madre, mostriciattolo? Guarda, l’hai fatta vomitare per terra!»

Gemendo in preda a un miserevole orrore, Leo Friend si voltò verso sua madre, ma dal momento in cui l’aveva guardata l’ultima volta aveva subito un’orrenda metamorfosi, e adesso era una cosa simile a un cane grasso e glabro che si stava ritraendo da lui a quattro zampe, con lo stomaco che si sollevava mentre vomitava gli organi interni sul pavimento sudicio…

La stanza non solo era tornata alla sua originaria sozzura, ma stava diventando ancora più buia, l’aria più stantia. Friend cercò di fuggire tornando alla limpida aria di mare e alla Charlotte Bailey, o anche allo Strepitoso Carmichael, ma non riuscì a trovare una via d’uscita.

«Hai sprecato tutto, e troppo presto,» disse quella cosa terribile che era suo padre e Benjamin Hurwood e ogni altro adulto che in passato lo aveva disprezzato… e poi si avventò, mentre la stanza diventava totalmente buia, per divorarlo.


Un rombo di tuono percosse l’aria, e non solo assordò Shandy, che si era appena alzato in piedi, ma lo fece anche barcollare, cosicché si dovette aggrappare a una sartia per evitare di cadere, e quando si guardò intorno, tossendo nel tanfo metallico ancora più intenso, vide che la nave era tornata ad essere il familiare, vecchio Carmichael e che i combattenti resuscitati erano delle semplici ombre indistinte. Le braccia sulla sua giacca erano scomparse.

Alzò lo sguardo. Beth Hurwood stava sospesa immobile a mezz’aria, a venti piedi dal cassero di poppa, ma Friend stava sfrecciando verso l’alto nel cielo azzurro, e sebbene emanasse un bagliore anche più intenso di prima, quasi troppo intenso per guardarlo, si stava dimenando come un uomo attaccato dalle vespe, e anche al di sopra del ronzio nelle orecchie Shandy riusciva a sentirlo urlare. Finalmente, molto più in alto, ci fu un lampo che lasciò una chiazza rossa davanti agli occhi di Shandy, dovunque fossero puntati, e il cielo si riempì di una finissima cenere grigia.

Con grande delicatezza, Beth Hurwood fu fatta ridiscendere nella cabina, e alcune delle tavole che erano state strappate via strisciarono di nuovo su e si ricomposero negli squarci irregolari. Gli spettri dei marinai spagnoli e inglesi, che adesso era quasi impossibile vedere, scivolarono in tutte le direzioni sul ponte fino alle pozze di sangue dei membri uccisi della ciurma della Jenny, e sebbene sembrassero momentaneamente ricavare sostentamento dal sangue, un po’ della cenere che era stata Leo Friend vorticò in silenzio sul ponte e parve corromperli.

Il mucchio di legna continuò ad agitarsi anche dopo che le tavole animate erano scivolate via per fornire sbarre alla gabbia di Beth, e finalmente due figure umane insanguinate strisciarono fuori da sotto di esso. Shandy fece per gridare un allegro saluto… ma poi notò la testa sfondata e vuota di una, e il torace completamente schiacciato dell’altra. Dopodiché guardò i loro occhi e non rimase sorpreso per la loro vacuità.

Vicino a Shandy, il cadavere di Mr. Bird si alzò a sedere, si sollevò laboriosamente in piedi e raggiunse con passo strascicato i bozzelli che controllavano la scotta della vela maestra; uno per uno gli altri cadaveri si unirono a lui, e quando si furono tutti radunati, riuscendo in qualche modo ad apparire in attesa, a dispetto delle loro facce morte, Shandy ne contò quattordici.

«Non Davies,» disse, con voce indistinta, vedendo quel corpo in piedi in mezzo a loro e realizzando per la prima volta che il suo amico era stato ucciso.

Hurwood giunse sorvolando la battagliola, virando come un grosso uccello sopra le teste di Shandy e degli altri superstiti esausti, e atterrò sul cassero di poppa in prossimità dello squarcio ora parzialmente coperto dalle tavole. Fissò inespressivo Shandy per diversi secondi, poi scosse la testa. «Spiacente,» gli disse. «Non ho una ciurma sufficiente per poterlo risparmiare. Ora andatevene dalla mia nave.»

Shandy guardò verso la Jenny, il cui albero e le vele bruciacchiate erano visibili al di sopra della murata di tribordo. Il fiume che si era sollevato turbinando dopo che la palla di fuoco era caduta nel vascello in quel momento era ridotto a un filo e a pochi sbuffi — evidentemente gli uomini ancora a bordo erano riusciti a spegnere il fuoco.

I venti — o giù di lì — pirati vivi sul ponte del Carmichael, molti dei quali feriti e sanguinanti, guardarono Shandy.

Egli annuì. «Tornate sulla Jenny,» disse, cercando di tenere fuori dalla sua voce l’amarezza soffocante che avvertiva. «Sarò con voi fra un attimo.»

Mentre i suoi uomini percorrevano il ponte con passo strascicato e claudicante per raggiungere i grappini della Jenny che ancora pendevano dalle frisate e dal sartiame del Carmichael, Shandy tirò un respiro profondo e, pur sapendo che sarebbe stato inutile e probabilmente fatale, attraversò il ponte con passo deciso in direzione della cabina danneggiata in cui si trovava Beth.

Hurwood si limitò ad osservarlo mentre si avvicinava, con un vago sorriso sulla faccia.

Shandy si fermò davanti alla porta sprangata, e, sentendosi ridicolo quanto spaventato e determinato, bussò alla porta. «Beth,» disse con chiarezza. «Sono Jack Shandy… cioè, John Chandagnac.» Anche il nome gli parve innaturale. «Vieni con me e ti prometto di condurti subito al più vicino porto civilizzato.»

«Come,» giunse la voce di Beth, sorprendentemente calma, attraverso la porta deformata, «come posso fidarmi di un uomo che ha ucciso un ufficiale della Marina al fine di salvare degli assassini dalla giusta conseguenza dei loro atti, e poi ha tenuto un coltello contro la mia gola per sottrarmi a mio padre?»

Shandy si scostò dalla fronte una ciocca smarrita di capelli irrigiditi dal sale e guardò di sbieco Hurwood — che gli sorrise e si strinse nelle spalle con ironica simpatia.

«Il capitano della Navy,» disse Shandy, sforzandosi per mantenere la voce uniforme, «stava per uccidere Davies — ucciderlo senza un processo. Non avevo scelta. E tuo padre…» Si fermò per un attimo, disperato, poi si costrinse a proseguire, liberandosi delle parole come una ciurma che getta cannoni e casse fuori bordo da un vascello che affonda. «Tuo padre ha intenzione di strapparti l’anima dal corpo così potrà sostituirla con quella di tua madre.»

Non ci fu risposta dall’interno della cabina.

«Per favore, vattene dalla mia nave adesso,» disse cortesemente Hurwood.

Invece Shandy allungò le mani verso il chiavistello della porta… e un momento dopo si trovò sospeso a mezz’aria, mentre si sollevava e si allontanava dalla porta della cabina. I suoi occhi si spalancarono e si serrarono, per poi socchiudersi, e il suo intero corpo s’irrigidì per una incontrollabile vertigine.

Quando ebbe superato la frisata del Carmichael e si trovò a trenta piedi dall’acqua di fronte alla prua della Jenny annerita dal fuoco, fu lasciato andare, e precipitò nell’aria per un lungo secondo prima di cadere nell’acqua fredda.

Riemerse dimenandosi, e nuotò pesantemente fino alla Jenny, e braccia muscolose si allungarono e lo tirarono a bordo. «È magia che puzza, capitano,» gli disse Skank quando fu in salvo a bordo, mentre si appoggiava all’albero maestro e respirava profondamente, con una pozza d’acqua di mare che si allargava sul ponte intorno ai suoi stivali. «Siamo stati fortunati a cavarcela.»

Shandy non lasciò trasparire la sua sorpresa per essere stato chiamato capitano. Dopo tutto, Davies era morto e Shandy era stato il suo quartiermastro. «Credo che tu abbia ragione.»

«Sono lieto che tu ce l’abbia fatta, Jack,» lo rassicurò Venner con un largo sorriso che non celò il gelo nei suoi occhi grigi.

Gli ultimi due pirati liberarono i grappini, saltarono in acqua e ben presto furono a bordo della Jenny e chiesero del rum.

«Sì, date loro del rum,» disse Shandy, scostandosi di nuovo dalla fronte la ciocca errante e riflettendo che avrebbe dovuto ben presto tirarsi indietro i capelli e aggiungere un altro pollice o due al suo codino incatramato. «Quanto sono gravi i danni della Jenny?»

«Beh,» disse Skank, meditando, «non era in gran forma neppure prima di quella palla di fuoco. Ma dovremmo essere in grado di riportarla a New Providence abbastanza facilmente… bordeggiando, senza mai manovrare le vele.»

«New Providence,» disse Shandy. Alzò la testa, e vide il cadavere di Mr. Bird che si arrampicava sulle sartie del Carmichael. Il corpo infilò un piede nella corda che pendeva dal pennone a supporto della vela maestra, e con una precisione da meccanismo di orologio cominciò a distendere la vela mentre in basso mani che diventavano sempre più fredde manovravano le drizze. Le vele si gonfiarono, le scotte cigolarono attraverso i bozzelli, e, lentamente all’inizio, la grossa nave si allontanò dalla Jenny.

«New Providence,» ripeté, pensieroso, il nuovo capitano della Jenny.


E nella cabina del Carmichael l’incantesimo fu finalmente sollevato dalla gola di Beth Hurwood, che disse con voce strozzata, «Ti credo, John! Sì… sì. verrò con te! Portami via di qui, per favore!»

Ma ormai la Jenny era un logoro brandello di vele scolorite sulla superficie azzurra del mare scintillante, e, a parte quelle di suo padre, le sole orecchie che le sue parole raggiunsero furono quelle degli uomini morti della ciurma dello Strepitoso Carmichael.

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