Elwood National Research Station Joliet, Illinois 12 Giugno 1978

Forse un pelo divide il falso e il vero;

sì, e un singolo Alif è del tesoro

l’indizio della strada (da trovare)

che perfino al Signore può portare.

Omar Khayyam

Capitolo secondo

Due passi avanti, l’uomo della polizia militare che lo aveva preso in consegna all’entrata apri una porta, e disse:

— Qui riceverà le sue istruzioni, signore.

Brian Chaney lo ringraziò e varcò la soglia.

Incontrò lo sguardo critico della giovane donna, che lo studiava, lo valutava, e non mostrava alcuna sorpresa per il suo arrivo. C’erano anche due uomini, nella stanza, che stavano giocando a carte. Un enorme tavolo metallico… l’arredamento governativo più tipico… troneggiava al centro della stanza, sotto una serie di lampade abbaglianti. Tre grosse buste color corteccia d’albero erano posate sul tavolo, una sull’altra, accanto alla donna, mentre dall’altra parte del tavolo c’erano i due uomini, con le loro carte. Kathryn Van Hise lo aveva anticipato, fissando la porta prima ancora che lui entrasse, ma i due giocatori sollevarono lo sguardo solo in quel momento per osservare il nuovo venuto.

Chaney fece un cenno di saluto ai due uomini, e disse:

— Mi chiamo Chaney. Sono stato…

Un suono doloroso lo fermò, interrompendo la frase.

Quel suono era un insieme di impressioni combinate, nessuna delle quali piacevole. Gli parve che un grosso elastico fosse stato sbattuto con forza contro i suoi timpani, e poi che un martello — o un mazzuolo — colpisse insistentemente un blocco d’aria compressa. Un rumore quasi palpabile, un impatto seguito da qualcosa di simile a un sospiro riluttante, come se il martello stesse rimbalzando con estrema lentezza attraverso un fluido viscoso. Era difficile descrivere il suono. E quel suono faceva male. Le luci si affievolirono.

Le tre persone che si trovavano nella stanza stavano guardando qualcosa che si trovava alle spalle di Chaney, in alto.

Lui si voltò, ma non vide altro che un orologio alla parete, sopra la porta. La lancetta rossa dei secondi, che stava descrivendo il suo giro, pareva l’oggetto sul quale era fissata l’attenzione dei tre. Chaney guardò gli altri, con una domanda sulle labbra, ma la donna gli fece segno di tacere, con un breve gesto. I tre continuavano a guardare l’orologio, con attenzione estrema.

Il nuovo arrivato aspettò.

Non vide niente, nella stanza, che potesse originare quel suono, o giustificare l’interesse e la concentrazione dei tre; c’erano soltanto i soliti oggetti di un ufficio governativo. Non c’erano carte geografiche o topografiche alle pareti, e questo era già insolito; c’erano tre telefoni su una mensola, accanto alla porta, tre telefoni di colori diversi, e anche questo era insolito; ma all’infuori di ciò, la stanza non era niente di più di un ufficio privo di finestre, rigorosamente sorvegliato come la base militare nella quale era situato, una zona proibita ai civili che si trovava a non più di quarantacinque minuti di treno corazzato da Chicago.

Quando era entrato in quell’area vietata ai civili, aveva incontrato il solito posto di guardia, era stato sottoposto alle solite procedure d’identificazione e di controllo da parte del personale militare, rigoroso e accurato come tutto il personale militare, e finalmente era stato ammesso nella base — che comprendeva un territorio di circa cinque miglia quadrate — e accompagnato, senza spiegazioni e senza ulteriori indugi, in quella stanza dove ora si trovava. Le massicce porte esterne di una costruzione rigorosamente antisismica lo avevano lievemente meravigliato. C’erano diversi edifici, nella zona, disposti irregolarmente e ampiamente distanziati — benché nessuno fosse massiccio e imponente come quello che ospitava l’ufficio — e questo lasciava supporre che, in passato, nella zona fosse sorta una fabbrica di munizioni. Ma la vista di numerose persone di ambo i sessi, che camminavano sul terreno della base, faceva supporre che ora la zona fosse adibita a scopi meno pericolosi. Non c’era alcun segno o indizio esterno che indicasse la natura della presente attività, e Chaney si era chiesto se il personale della base fosse al corrente della natura degli esperimenti che vi venivano condotti.

Chaney tacque, osservando di nuovo la giovane donna. Era seduta, e Chaney cercò di immaginare quanto fosse lunga la gonna che indossava, facendo un confronto con i calzoni delta che aveva portato sulla spiaggia.

Il più giovane dei due uomini, d’un tratto, indicò l’orologio.

— Attento agli orecchi, signore!

Chaney guardò l’orologio, e poi di nuovo colui che aveva parlato. Era un uomo sulla trentina, di poco più giovane di Chaney, ma con la stessa figura alta e magra. Era muscoloso, aveva i capelli color sabbia, e qualcosa, nella forma degli occhi, suggeriva l’idea del marinaio; la carnagione era abbronzata, un’abbronzatura profonda, in contrasto con quella superficiale della giovane donna. L’uomo, aprendo la bocca, mostrava una capsula d’argento in un dente. Come i suoi compagni, indossava un semplice abito estivo. La camicia sportiva era sbottonata sul petto. Abbassò il dito che aveva indicato l’orologio, come in un segnale.

Il sospiro riluttante del martello che rimbalzava nel fluido viscoso riempì di nuovo la stanza, e Chaney provò il desiderio di tapparsi gli orecchi. Il martello invisibile colpì di nuovo con forza un blocco d’aria compressa, e l’elastico gli colpì i timpani; poi il rumore svanì in un piccolo pop finale, assai poco drammatico.

— Ecco fatto — disse il giovane. — Sessantuno, perfetto e controllato. — Lanciò un’occhiata a Chaney e aggiunse, a mo’ di spiegazione: — Sessantuno secondi, signore.

— È buono?

— È il meglio che possiamo ottenere.

— Magnifico. Cosa sta succedendo?

— Collaudi. Collaudi, collaudi, collaudi, sempre e solo collaudi. Perfino le scimmie cominciano a stufarsi. — Lanciò una rapida occhiata a Kathryn Van Hise, come per chiederle: È al corrente?

L’altro giocatore studiò Chaney, con espressione piena di riserve, evidentemente cercando di infilarlo in uno schema conosciuto. Era più anziano del suo compagno.

— Lei si chiama Chaney — ripeté, in tono severo. — Ed è stato… che cosa?

— Arruolato. A forza — replicò Chaney, e lo vide sobbalzare.

La giovane donna si affrettò a dire:

— Signor Chaney?

Si voltò, e vide che si era alzata in piedi.

— Signorina Van Hise?

— L’aspettavamo prima, signor Chaney.

— Vi aspettavate troppo, da me. Ho dovuto aspettare qualche giorno, per ottenere il posto riservato in cuccetta, e mi sono fermato a Chicago per fare visita a dei vecchi amici. Non ero particolarmente ansioso di lasciare la spiaggia, signorina Van Hise.

— Cuccetta? — domandò l’uomo più anziano. — La ferrovia! Ma perché non è venuto in aereo?

Chaney si sentì imbarazzato.

— Ho paura degli aerei.

L’uomo dai capelli color sabbia esplose in una risata profonda, e puntò l’indice sul suo austero compagno.

— Aviazione — spiegò a Chaney. — Nato nell’aria e capace di volare sul cavallo dei pantaloni. — Colpì il tavolo con una pacca vigorosa, facendo sobbalzare le carte, ma nessuno parve disposto a condividere la sua allegria. — Davvero un magnifico inizio, signore!

— Devo buttare olio sul fuoco della mia vergogna? — chiese Chaney.

— Signor Chaney, per favore! — disse la giovane donna.

Chaney le dedicò la sua attenzione, e la donna gli presentò i due giocatori.

L’ufficiale di carriera dell’Aviazione, dall’aria di disapprovazione e dai modi severi, era il maggiore William Theodore Moresby, un uomo di circa quarantacinque anni, stempiato e dagli occhi grigio-verdi grandi e penetranti. Aveva il naso schiacciato da un’antica frattura, ma a parte questo, diritto e sottile. Aveva un accenno di doppio mento, e s’intuiva la presenza di un ventre prominente sotto la camicia senza maniche che portava fuori dei pantaloni. Il maggiore Moresby pareva privo di senso dell’umorismo, e strinse la mano del nuovo venuto con l’aria di chi stringe la mano a un renitente alla leva appena ritornato dal Canada.

L’uomo più giovane, con il corpo abbronzato e muscoloso e il vistoso dente d’argento, era il tenente di vascello Arthur Saltus. Si congratulò con Chaney, per il suo buon senso nel dimostrarsi riluttante a lasciare il mare, e gli disse di essere entrato in marina fin dall’età di quindici anni. Aveva mentito a proposito della sua età, e aveva esibito dei documenti falsificati per suffragare la menzogna. Anche in quella stanza senza finestre i suoi occhi erano socchiusi, come per proteggersi dal riverbero scintillante dell’acqua dell’oceano. Era simpatico.

— Un civile? — domandò in tono grave il maggiore Moresby.

— Qualcuno deve pure restare a casa a pagare le tasse — replicò Chaney, nello stesso tono.

La giovane donna si affrettò a intervenire, diplomaticamente.

— Politica ufficiale, maggiore. Abbiamo ricevuto l’ordine di creare una squadra equilibrata. Guardò con aria di scusa Chaney. — Diversi membri del Senato non trovano soddisfacente la vecchia politica della NASA, di scegliere solo personale militare per le missioni orbitali; e così noi abbiamo ricevuto la raccomandazione di reclutare una squadra più equilibrata per… per evitare le conseguenze di una possibile inchiesta successiva. L’Ufficio è molto sensibile al giudizio del Congresso.

— Traduzione: quei fondi devono continuare ad arrivare. — Saltus.

— Maledizione! Anche qui c’entra la politica? — Moresby.

— Sì, signore, temo proprio di sì. La sottocommissione senatoriale che si occupa della supervisione del nostro progetto ha delegato un suo rappresentante, il quale resterà qui per mantenere i collegamenti. È deplorevole, signore, ma alcuni senatori credono di ravvisare qualcosa di molto simile al vecchio Progetto Manhattan, e perciò insistono sulla necessità che tra noi e il Congresso esista un continuo collegamento.

— Un continuo controllo, vuole dire — fece Moresby, scuro in viso.

— Oh, andiamo, William, si rassereni! — Arthur Saltus aveva raccolto le carte disseminate sul tavolo, e stava rimescolando il mazzo. — Questo civile solo e sperduto non potrà farci alcun male; noi siamo in netta maggioranza, due contro uno, e pensi ai vantaggi che ci offre! Non ha un grado; non è un nostro superiore. L’ultimo della squadra, l’ultima ruota del carro, il semplice civile tra due ufficiali… e lo costringeremo a compilare tutte le scartoffie! — Si rivolse al civile. — Lei cos’è, Chaney? Un astronomo? Un cartografo? Qualcosa d’altro?

— Qualcosa d’altro — rispose Chaney, con disinvoltura. — Ricercatore, traduttore, statistico, un po’ di questo e un po’ di quello.

Kathryn Van Hise disse:

— Il signor Chaney è l’autore del rapporto Indic.

— Ah — annuì Saltus. — Quel Chaney.

— Il signor Chaney è l’autore di un libro sui rotoli di Qumran.

Il maggiore Moresby reagì.

Quel Chaney?

Brian Chaney disse:

— Ora il signor Chaney uscirà di qui, mortalmente offeso, e farà saltare in aria l’edificio. Il signor Chaney non gradisce la parte del microbo sotto il microscopio.

Arthur Saltus lo fissò, spalancando gli occhi.

— Ho sentito parlare di lei, signore! William ha il suo libro. Vogliono appenderla per i pollici al ramo più alto.

— Succede, di quando in quando — disse Chaney, in tono amabile. — San Gerolamo sconvolse la Chiesa con la sua traduzione rivoluzionaria, nel quinto secolo, e tutti avevano una gran voglia di tirargli qualcosa di più dei pollici, prima che qualcuno li calmasse. San Gerolamo aveva curato una nuova traduzione latina dell’Antico Testamento, ma i suoi critici non ne furono proprio entusiasti, a quell’epoca. Poco male… il suo lavoro è sopravvissuto ai critici. I loro nomi sono dimenticati.

— Buon per lui. È stato un successo?

— Sì. Forse lei conosce la Volgata.

Saltus parve trovare il nome vagamente familiare, ma il maggiore arrossì, schiumando di collera.

— Chaney! Non vorrà certo paragonare quella sua mistificazione alla Volgata?

— No, signore — disse Chaney, in tono blando, per placare l’altro; ora conosceva la religione del maggiore, e sapeva che l’uomo aveva letto il suo libro superficialmente. — Voglio soltanto sottolineare che, dopo quindici secoli, le idee rivoluzionarie vengono considerale la norma. Oggi la mia traduzione dell’Apocalisse sembra la rivoluzione. Può darsi che io abbia la stessa fortuna, anche se non mi aspetto di essere canonizzato.


Kathryn Van Hise esclamò, in tono inesistente:

Signori. — Tre teste si voltarono e guardarla.

— Per favore, signori, sedetevi. Dobbiamo proprio cominciare questo lavoro.

— Adesso? — domandò Saltus. — Oggi?

— Abbiamo già perduto troppo tempo. Accomodatevi.

Quando furono tutti seduti, l’irreprimibile Arthur Saltus si girò.

— Scoprirà che sul lavoro è tremenda, signore. Disciplina ferrea, una vera despota… ma si fa perdonare, perché è precisa e graziosa. Una vera ragazza borghese, con tutte le carte in regola, e non soltanto una normale funzionaria governativa. La differenza c’è e si vede. La chiamiamo Katrina… sa, è olandese.

— D’accordo — disse Chaney. Ricordò la blusa trasparente e i calzoni delta, e le fece un cenno che poteva anche essere l’inizio di un inchino. — La bellezza è un fiore raro, che amo coltivare nel mio giardino. — La giovane donna arrossì.

— Romantico ed essenziale! — dichiarò Saltus. — Comincio a farmi delle idee sul suo conto, ricercatore civile. Mi era parso di riconoscere lo stile della battuta dell’olio e della vergogna.

— È utile avere uno stile.

— Senta, a proposito del suo libro, quello sui rotoli che lei ha tradotto… come è riuscito a penetrare il segreto e la censura?

— I rotoli non sono mai stati tenuti segreti. Non c’è mai stata nessuna censura.

Saltus mostrò la sua incredulità.

— Oh, ma non è possibile! Il governo di laggiù non avrà certo voluto diffonderli!

— Si sbaglia. Non c’è mai stato alcun segreto; i documenti erano là, per chi voleva leggerli. Il governo israeliano è rimasto proprietario dei rotoli, naturalmente, e ora li ha spediti in un altro luogo, per proteggerli dai pericoli della guerra, ma non c’è altro. — Lanciò un’occhiata di sottecchi al maggiore. L’uomo stava ascoltando, chiuso in un silenzio ostile. — Sarebbe una vera tragedia, se i rotoli venissero distrutti in un bombardamento.

— Scommetto che lei sa dove si trovano.

— Sì, ma questo è l’unico segreto che li circonda. Quando la guerra sarà finita, verranno riportati alla luce e resi di nuovo disponibili agli studiosi.

— Ehi… lei pensa che gli arabi distruggeranno Israele?

— No, adesso no. Dieci, venti anni fa, avrebbero potuto farlo, ma adesso no. Ho visto le loro centrali belliche.

Saltus si protese verso di lui.

— Possiedono veramente la bomba all’idrogeno?

— Sì.

Saltus emise un fischio sommesso. Moresby borbottò: — Armageddon.

— Signori! Ora posso avere la vostra attenzione?


Kathryn Van Hise era seduta sulla sedia, eretta e rigida, e teneva le mani sulle buste color corteccia. Aveva le dita intrecciate, e i pollici sollevati che si toccavano, formando un angolo perfetto.

— Ce l’ha sempre, Karina, non solo ora — rise Saltus.

Lei corrugò per un attimo la fronte.

— Consideratemi la vostra istruttrice. Il mio compito è di prepararvi a una missione che non ha precedenti nella storia, e che è ormai vicinissima al culmine. È desiderabile che ora il progetto proceda con la massima sollecitudine. Devo insistere sulla necessità che i preparativi abbiano inizio senza altri indugi.

— Stiamo lavorando per la NASA? — domandò Chaney.

— No, signore. Voi tutti dipendete direttamente dall’Ufficio Programmazione, e non sarete soggetti all’autorità di nessun altro ente o dipartimento governativo, né vi identificherete in essi. La natura del vostro lavoro non verrà resa pubblica, naturalmente; è un desiderio della Casa Bianca.

Chaney provò un certo sollievo, quando lei rispose alla domanda seguente, ma fu di breve durata.

— Non avrete intenzione di metterci in orbita? Non dovremo svolgere il nostro lavoro sulla I una, o comunque nello spazio?

— No, signore.

— È un sollievo. Allora non dovrò volare?

Lei rispose, scegliendo con cura le parole:

— Non posso rassicurarla su questo punto, signore. Se non sarà possibile raggiungere il nostro primo obiettivo, gli obiettivi secondari potrebbero includere la possibilità di volare.

— Non mi piace. Allora ci sono delle alternative?

— Sì, signore. Il progetto prevede due alternative, se per qualsiasi motivo non potessimo raggiungere il nostro primo obiettivo.

Il maggiore Moresby ridacchiò, davanti alla sconfitta di Chaney.

— Dobbiamo limitarci a restare seduti qui, in attesa che accada qualcosa… che quel veicolo funzioni? — domandò Chaney.

— No, signore. Io provvederò al vostro addestramento, nella certezza che qualcosa accadrà. La fase di collaudo è quasi ultimata, e ne attendiamo la conclusione da un giorno air altro. Finita questa fase, voi farete pratica nella manovra e nel funzionamento del veicolo; e quando anche questa fase sarà conclusa, verrà compiuto un primo lancio di prova. Se il lancio di prova avrà successo, inizieremo l’esplorazione vera e propria. Siamo ottimisti sulla possibilità di concludere con pieno successo e con la massima rapidità le fasi preliminari. — Fece una pausa, per dare enfasi alla dichiarazione successiva. — Il primo obiettivo sarà una completa esplorazione e classificazione politica e demografica del prossimo futuro, e le condizioni generali di benessere della popolazione. Pensiamo che, conoscendo in anticipo i problemi del futuro, potremo contribuire alla loro soluzione pianificando fin d’ora le nostre attività. A questo scopo voi studierete e analizzerete le regioni centrali degli Stati Uniti, verso l’inizio del nuovo secolo, intorno all’anno 2.000.

Saltus: — Accidenti!

Chaney provò la stessa emozione confusa che aveva provato sulla spiaggia, quando la giovane donna gli aveva parlato del TDV: quello non sarebbe stato uno studio accademico!

— Noi andremo nel futuro? Così lontano?

— Credevo di essere stata chiara, signor Chaney.

— Non fino a questo punto — disse Chaney, imbarazzato e confuso. — Il vento soffiava forte, sulla spiaggia… e la mia mente era concentrata su altre cose. — Un rapido sguardo a Saltus e al maggiore gli offrì ben poco conforto: il primo gli sorrideva, il secondo aveva l’aria sprezzante.

— Avevo pensato che il mio ruolo sarebbe stato passivo: un’elaborazione delle direttrici di ricerca, una preparazione e una pianificazione dell’esplorazione, e così via. Credevo che per il sondaggio vero e proprio del futuro avreste usato degli strumenti… — Capì che le sue scuse erano banali.

— No, signore. Ciascuno di voi userà il veicolo per condurre personalmente l’esplorazione. Lei userà certi strumenti, nel futuro, ma l’elemento umano è necessario.

Moresby non rinunciò alla possibilità di punzecchiarlo.

— E qui, finalmente, il grado riacquista il suo giusto valore. Partiremo nell’ordine: prima io, poi Art, e infine lei.

— Pensiamo di eseguire il primo lancio tre settimane dopo il termine della fase di collaudo. — La sfumatura ironica della voce della donna era chiaramente destinata a Chaney. — La data potrà essere anticipata, se il programma di addestramento verrà completato più velocemente del previsto. Nel pomeriggio lei dovrà sottoporsi agli esami medici; gli altri li hanno già sostenuti, signor Chaney. Le visite di controllo saranno ripetute, nella misura di due alla settimana, fino al giorno del lancio del veicolo.

— Perché?

— Per una forma di protezione, sua quanto nostra, signore. Se esiste qualche serio impedimento fisico, dobbiamo saperlo ora.

— Ho il cuore più fragile di quello di un pollo — disse lui, debolmente.

— Eppure mi è sembrato di capire che lei si è trovato al centro di azioni belliche, in Israele.

— È diverso. Là io non potevo fermare i bombardamenti, e avevo un lavoro da terminare.

— Avrebbe potuto lasciare il paese.

— No, invece… fino a quando non avessi terminato il lavoro, ultimata la traduzione e completato il libro. Non potevo.

Kathryn Van Hise si limitò a guardarlo, tenendo le dita intrecciate. Evidentemente si trattava di una risposta sufficiente.

Chaney ricordò qualcosa che lei aveva detto sulla spiaggia, un brano citato dal dossier che lo riguardava, o qualcosa che la donna aveva intuito. O forse si trattava del profilo di quel dannato computer, nel quale erano menzionate la sua stabilità e la sua risoluzione. L’idea gli diede un subitaneo sospetto.

— Lei ha letto il mio dossier? Per intero?

— Sì, signore.

— Ah. Il dossier conteneva, per caso, delle informazioni… diciamo, dei pettegolezzi, su un incidente avvenuto nella zona del nuovo ponte di Allenby?

— Credo che il governo giordano abbia fornito un certo numero di informazioni sull’incidente, signore. Le abbiamo ottenute attraverso la legazione elvetica ad Amman, naturalmente. Da quanto ho appreso, in quella circostanza lei ha subito un pestaggio piuttosto severo.

Saltus esclamò, curioso:

— Ehi… di che si tratta?

— Non creda mai a tutto quello che legge — disse Chaney. — C’è mancato poco che mi fucilassero come spia, m Giordania, ma quella donna musulmana non portava il velo. Stia attento… niente velo. Dicono che cambia le cose dal giorno alla notte.

— Ma cosa c’entrava la donna con una spia? — Saltus, naturalmente.

— Credevano che io fossi una spia sionista — spiegò Chaney. — La donna senza velo era solo un piacevole interludio… be’, avrebbe dovuto essere un piacevole interludio. Ma non è andata così.

— E l’hanno presa? Per poco non l’hanno fucilata?

— E mi hanno pestato a sangue. Gli arabi non seguono le nostre stesse regole. Sono abituati a strangolare e a infilare pugnali nelle costole.

— Ma cosa è accaduto alla donna? — Era sempre Saltus.

— Niente. Non c’è stato tempo. Se ne è andata.

— Che peccato — esclamò Saltus.

Kathryn Van Hise domandò:

— Possiamo procedere, per favore?

A Chaney parve di notare un lieve rossore, sulle guance della donna.

— Noi andremo nel futuro — le disse, in tono deciso.

— Sì, signore.

Come avrebbe voluto essere ancora sulla spiaggia!

— È sicuro? Non ci sono rischi?

Arthur Saltus intervenne di nuovo, prima che la donna potesse rispondere.

— Le scimmie non si sono lamentate… neanche lei dovrebbe.

— Scimmie?

— Le scimmie degli esperimenti, civile. Le cercopiteche hanno viaggiato su quella dannata macchina per settimane e settimane, avanti, indietro, a destra e a sinistra. Ma non hanno inoltrato nessun reclamo… scritto.

— Supponiamo che l’avessero fatto.

— Oh, in questo caso William e io rinunceremmo ai diritti del nostro grado in suo favore — disse Saltus, in tono magnanimo. — Lei andrebbe avanti o indietro nel tempo, per condurre l’indagine sul loro reclamo e scoprire qual è il guaio. I contribuenti meritano qualche volta di avere una possibilità.

Kathryn Van Hise disse:

— Ancora una volta, signori, per favore!

— Certo, Katrina — disse Saltus, disinvolto. — Ma credo che lei dovrebbe dire a questo civile cosa lo aspetta.

Evidentemente Moresby comprese quello che l’altro intendeva dire, perché si mise a ridere.

Chaney si mise in guardia.

— Che cosa mi aspetta?

— Lei dovrà partire nudo. — Saltus sollevò la camicia, e batté la mano sul petto nudo. Partiremo tutti nudi.

Chaney lo fissò, cercando di capire il motivo della battuta, e con un certo ritardo capì che non si trattava di una battuta. Si voltò verso la donna, e vide che era di nuovo arrossita.

— È una questione di peso, signor Chaney — gli disse. — La macchina deve spostarsi, con lei a bordo, nel futuro, e questo richiede una enorme quantità di energia elettrica. I tecnici ci hanno avvertiti che il peso è un elemento essenziale, e che per non raggiungere il punto critico è necessario avere a bordo soltanto il passeggero. Insistono sull’importanza di mantenere il peso al minimo.

— Nudo? Nudo per tutto il viaggio?

— Nudo come un passero, civile. — Sempre Saltus. — Risparmieremo quattro, cinque, sei chili di peso superfluo. Ce lo hanno chiesto. Non vorrà offendere quei tecnici, vero? Considerando che la sua vita è nelle loro mani? Sono ragazzi sensibili, vede… dobbiamo assecondarli.

Chaney lottò per conservare il suo senso dell’umorismo.

— E cosa succederà quando raggiungeremo il futuro, l’anno 2000?

La donna cercò di nuovo di rispondere, e ancora una volta Saltus la precedette.

— Oh, Katrina ha pensato a tutto. Il suo vecchio rapporto Indic affermava che gli abitanti del futuro indosseranno sempre meno abiti; così Katrina ci fornirà i documenti adatti. Andremo nel futuro come nudisti autorizzati, con tanto di licenza.

Capitolo terzo

Brian Chaney disse:

— Vorrei tanto sapere quello che sta succedendo qui. — La sua voce aveva una sfumatura lamentosa.

— È un’ora che sto cercando di dirglielo, signor Chaney.

— Riprovi — le disse.

Kathryn Van Hise lo studiò:

— Sulla spiaggia le ho detto che i tecnici di Westinghouse hanno costruito un TDV. Il veicolo è stato costruito qui, in questo edificio, e l’intero progetto di ricerca è stato commissionato dall’Ufficio Programmazione. Il lavoro si è svolto nel massimo segreto, naturalmente, con un gruppo di rappresentanti del Congresso… una sottocommissione… delegato a fornire direttamente i fondi necessari a mantenere una continua supervisione sul progetto. Il nostro lavoro si svolge sotto la responsabilità della Casa Bianca, che è, ovviamente, a conoscenza di ogni particolare. Sarà il presidente a compiere la scelta definitiva degli obiettivi.

— Sarà lui? Ci vorrà un’apposita commissione per fargli prendere una decisione. Da solo non ne sarebbe capace.

L’espressione di severa disapprovazione della donna gli fece capire di avere toccato un punto delicato… gli fece capire che la lealtà della donna al presidente era determinata non solo dalla sua attuale occupazione, ma da una precisa scelta politica.

— Il presidente è tenuto sempre informato dei nostri progressi quotidiani, signor Chaney. Come il suo predecessore. — Il tono della donna pareva bellicoso. — È stato il suo predecessore a creare questo progetto, con un decreto esecutivo presidenziale, tre anni fa, e noi continuiamo a operare, oggi, solo con il consenso e l’approvazione del nuovo presidente. Sono certa che lei si rende conto della situazione e della realtà politica.

Chaney disse, in tono cupo:

— Oh, me ne rendo conto. Il rapporto Indic ha trascurato di prevedere un presidente debole. È stato scritto e ultimato durante l’amministrazione di un uomo forte, ed è stato basato sulla certezza che quell’uomo sarebbe stato rieletto per un altro quadriennio. L’errore è stato nostro; non abbiamo previsto la sua morte. Ma questo nuovo presidente ha bisogno di una balia… ogni giorno, per ogni decisione. Manca d’iniziativa, manca di autentici motivi. — Un rapido sguardo gli disse che, almeno su un punto, lui si trovava d’accordo con il maggiore. Moresby stava annuendo, con aria assente.

Kathryn Van Hise si schiarì la voce.

— Procediamo. Un laboratorio sperimentale si trova in un’altra ala di questo edificio, sotto di noi, e il collaudo del veicolo è iniziato già da tempo. Quando il collaudo ha raggiunto uno stadio nel quale era evidente il successo del programma, abbiamo reclutato la squadra d’esplorazione. Il maggiore Moresby, il tenente di vascello Saltus, e lei, eravate al primo posto degli elenchi di scelta, nei rispettivi campi, e abbiamo preso contatto solo con voi. Fino a questo momento non è stata formata alcuna squadra di riserva.

— È singolare. I militari tengono sempre pronta una riserva per ogni eventualità — disse Chaney.

— Questa non è un’operazione militare, e i superiori del maggiore Moresby e del tenente di vascello Saltus non sono stati informati, quando i due ufficiali sono stati trasferiti in questa base. Ma a mio avviso una squadra di riserva verrà reclutata a tempo debito, e forse gli Stati Maggiori delle tre Armi verranno informati su quanto stiamo facendo. — Tornò a intrecciare le dita, riacquistando il suo atteggiamento composto. — I tecnici le spiegheranno la natura del veicolo e il suo funzionamento, signor Chaney; io non possiedo informazioni sufficienti per fornirle una spiegazione chiara ed esauriente. So soltanto che un vuoto quasi assoluto viene creato, quando il veicolo entra in funzione, e il rumore che lei ha udito è il risultato di un’implosione d’aria in quel vuoto.

— I collaudi sono di sessantuno secondi?

— No, signore. I collaudi possono essere di qualsiasi durata; il più lungo, a un anno di distanza nel passato, e il più breve è stato di un solo giorno, sempre nel passato. Quei sessantuno secondi rappresentano un necessario margine di sicurezza per il passeggero; il passeggero non deve ritornare nell’esatto momento della sua partenza, ma deve invece ritornare sessantuno secondi dopo la sua partenza, indipendentemente dal periodo trascorso nell’effettuazione della sua missione. — Ma la giovane donna sembrava turbata da qualcosa che non aveva espresso in parole.

Brian Chaney ebbe la certezza che lei nascondesse qualcosa.

— Al momento attuale — proseguì lei, — i tecnici del laboratorio impiegano scimmie e topi come passeggeri. Quando la fase di collaudo sarà ultimata, ciascuno di voi partirà per un lancio sperimentale, allo scopo di familiarizzarsi con il veicolo. Partirete uno per volta, naturalmente, a causa delle ridotte dimensioni del veicolo. I tecnici vi spiegheranno i problemi di massa e volume creati dalla natura dell’esperimento, e dalla spinta temporale offerta dal vuoto creato dal veicolo.

Chaney disse:

— Capisco il motivo della precauzione. Sarebbe davvero spiacevole, se ritornando da una missione io arrivassi addosso a me stesso, o magari nello stesso punto. Ma perché sessantuno secondi?

— Questa cifra è dovuta, in un certo senso, a un fatto accidentale. I tecnici avevano deciso di mantenere un margine di sessanta secondi; ma quando, in due esperimenti successivi, il veicolo è ritornato dopo sessantuno secondi, l’intervallo è stato mantenuto inalterato.

— Tutti i collaudi sono riusciti?

Lei esitò, poi disse:

— Sì, signore.

— Non avete perduto nemmeno una scimmia? Nemmeno una?

— No, signore.

Ma i suoi sospetti non svanirono.

— Che cosa accadrebbe, se i collaudi non avessero successo? Se ora un collaudo fallisse, malgrado tutto?

— In questo caso, il progetto sarebbe annullato e ciascuno di voi sarebbe rimandato al suo luogo d’origine. Lei sarebbe libero di ritornare all’Indiana Corporation, naturalmente.

— Licenziato! — dichiarò Arthur Saltus. — Dovrei ritornare su quella tinozza nel Mare della Cina; acqua salata e nafta!

— Io tornerei sulla spiaggia della Florida — gli disse Chaney. — E a visioni di splendide vergini deliziosamente spogliate.

— Lei è spregevole, civile; lei ha strappato quel velo!

— Ma con le vergini della spiaggia questo non sarebbe necessario.

— Signori, per favore!

Saltus non si lasciò interrompere.

— Ma pensi alla nostra povera Katrina… di nuovo dietro una scrivania, di nuovo alla vita burocratica. Il Congresso taglierebbe tutti i fondi da spendere in progetti e regali: un taglio, e via! Lei sa come sono fatti.

— Annodano quattro volte i cordoni delle loro borse, meno che per i loro prediletti fiumi e i loro adorati laghi. Così immagino che dovremo proseguire per amore di Katrina, e andare nudi e tremanti fino alle soglie del 2000. — Chaney sorrise. — Cosa penserà di noi la prossima generazione?

Per favore!

Chaney incrociò le braccia e la guardò.

— Credo sempre che qualcuno abbia commesso un errore, signorina Van Hise. Io non ho alcuna esperienza militare, e difficilmente riesco a distinguere un bullone da una noce; non riesco a immaginare per quale motivo mi vogliate per un’esplorazione di questo genere… malgrado quello che lei mi ha detto… ma prometto di essere un coscritto abbastanza docile, se avrò in cambio la promessa di non subire altre emozioni violente. Così, mi dica, sta nascondendo qualcosa d’altro?

Gli occhi castani della giovane donna sostennero il suo sguardo, mostrando una prima scintilla di collera. Chaney sorrise, sperando di placarla. D’un tratto lei abbassò lo sguardo, e raccolse le tre voluminose buste, porgendole ai tre uomini.

— Adesso? — disse Saltus.

— Potete aprirle adesso. Si tratta della zona del nostro primo obiettivo, insieme a tutti i dati necessari per l’esplorazione.

Brian Chaney strappò il sigillo, ed estrasse un voluminoso incartamento di fogli, copie fotostatiche di documenti, e numerose mappe piegate. Diede un’altra occhiata alla busta. Sotto l’onnipresente timbro Top Secret c’era una denominazione in codice. La lesse per la seconda volta.

— Progetto Donaghadee? — chiese.

— Sì, signore. Il signor Donaghadee è il Direttore dell’Ufficio Programmazione.

— Naturalmente. Il monumento è l’uomo.

Chaney aprì la prima mappa e la girò, in modo che il nord fosse in alto, poi lesse il nome della prima città che attirò il suo sguardo: Joliet. Era una mappa della regione centro-settentrionale degli Stati Uniti, con Chicago posta esattamente al centro, con larghe sezioni degli stati che circondavano l’area metropolitana: l’Illinois, l’Indiana, il Michigan, il Wisconsin, e l’estremità orientale dello Iowa. Elwood Station, la loro base, era indicata da un quadrato rosso, situato a sud di Joliet. Notò che la mappa era stata preparata dal servizio topografico dell’Esercito, e che portava il solito contrassegno Top Secret. A parte il quadrato rosso, era identica alle mappe distribuite nelle stazioni di rifornimento della zona.

La seconda mappa mostrava soltanto l’Illinois, e permetteva di vedere che Elwood Station si trovava a circa otto miglia da Joliet, a sud, ed era adiacente a una vecchia strada denominata Alternate 66.

La terza mappa era altrettanto grande: era una carta particolareggiata della contea di Will, con Joliet situata quasi al centro. Su questa nuova mappa, Elwood Station era un grande quadrato, rosso, di circa cinque miglia quadrate, con numerosi edifici e abitazioni indicati da una serie di numeri. La base aveva due strade private d’accesso, che portavano all’autostrada. La ferrovia passava a poca distanza dalla base militare, e un tratto di binario partiva dalla strada ferrata e penetrava entro i confini della base.

Il maggiore sollevò lo sguardo.

— Katrina… Gli esperimenti verranno effettuati in questa base?

— Solo in parte, signore. Se troverà la base normale, quando emergerà dal passaggio, procederà per Joliet usando mezzi di trasporto che verranno preparati allo scopo. Dovrà comunque tenere sempre presente la necessità di garantire la sua sicurezza.

Il maggiore parve deluso.

— Joliet — disse.

— Questa città sarà il limite degli esperimenti, signore. Il rischio non deve essere sottovalutato. Comunque, l’esplorazione finale verrà condotta a Chicago e nei sobborghi, se gli esperimenti daranno esito soddisfacente. La prego di studiare attentamente le mappe, e di imprimersi bene in mente almeno due strade d’uscita; potrebbe essere costretto a procedere a piedi, nel caso di un guasto al motore. Lo stesso vale per gli altri.

— A piedi? Circondati da automobili e costretti ad andare a piedi? — domandò Saltus.

La donna inarcò le sopracciglia.

Non cerchi mai, in nessuna circostanza, di rubare un’auto. Potrebbe essere molto difficile, e forse impossibile, farla uscire di prigione. Sarebbe un errore imperdonabile, comandante.

Nudo e dimenticato in una prigione di Joliet — brontolò Chaney. — Credo che laggiù ci sia un penitenziario di stato.

La giovane donna lo guardò, socchiudendo gli occhi.

Credo che questo piccolo scherzo sia durato abbastanza, signor Chaney. Durante la missione lei sarà vestito, naturalmente; si vestirà per la missione sperimentale e per l’esplorazione finale, ma ogni volta dovrà spogliarsi prima di risalire a bordo del veicolo. Troverà un’adeguata riserva di abiti, strumenti e attrezzi ad attenderla a ogni data di arrivo. E il laboratorio sarà continuamente in funzione, è naturale; ci saranno sempre dei tecnici ad attendere il suo arrivo e a darle la loro assistenza per ogni passaggio.

— Pensavo che mi stessero prendendo in giro — ammise Chaney. — Ma come riuscirà a ottenere tutto questo… abiti e tecnici… e ad averli sempre pronti qui, in attesa del nostro arrivo?

— Tutto è già stato predisposto, signore. Sotto di noi si trova un deposito antiatomico, adiacente al laboratorio. È rifornito di ogni cosa che potrà esserle utile, in qualsiasi stagione e con qualsiasi clima, unitamente a una riserva completa di armi e di provviste. Il nostro programma richiede che il laboratorio e il veicolo siano continuamente sotto controllo, per un periodo indefinito; anche cento anni, se necessario. Tutti i momenti di arrivo nel futuro saranno noti ai tecnici e ai loro successori, naturalmente. Le ripeto: tutto è già stato predisposto.

— A meno che non se ne vadano tutti, dopo avere dichiarato sciopero.

— Signore?

— I suoi piani a lungo termine sono soggetti agli stessi imprevisti delle mie estrapolazioni… un caso fortuito, un evento casuale potrebbero mandare in pezzi tutto quanto. Il rapporto Indic ha trascurato di prevedere la possibilità di un’amministrazione debole dopo una forte, e se mi mettessero davanti quel rapporto, adesso, mi rifiuterei di firmalo; la variante proietta un’ombra di dubbio sulla validità dell’intera predizione. Possiamo solo sperare che domani i tecnici siano ancora al loro posto, e che usino ancora il tempo convenzionale di oggi.

— Signor Chaney, i progetti a lungo termine dell’Ufficio sono molto più accurati di quanto lei creda. Il piano è fondato su basi solide, ed è stato preparato per durare nel tempo. Devo ricordare che la data futura del nostro primo obiettivo si trova a soli ventidue anni di distanza.

— Ho la sensazione che, quando ne uscirò… quando affiorerò alla superficie… sarò invecchiato di mille anni.

— Sono certa che lei ce la farà, signore. La nostra squadra è notevole per autonomia e capacità di sopravvivenza.

— Questo mi mette a posto, vero, signorina Van Hise?

Moresby lo interruppe.

— Mi riferisca sulle provviste del deposito.

— Sì, signore. Il deposito è colmo di generi di prima necessità: cineprese, registratori a nastro, radio, armi e localizzatori d’armi, un radar portatile, e così via. Ci sono denaro e pietre preziose e medicine varie. I materiali maggiormente soggetti a usura o deperimento, quali le pellicole, i nastri, le munizioni e gli abiti saranno rinnovati a intervalli regolari, per assicurare sempre riserve di materiali freschi o moderni.

Il maggiore Moresby disse: — Che io sia dannato! — e tacque per un momento, ammirato. — Dopotutto, è una cosa sensata. Prenderemo dal deposito il materiale necessario per la missione, una volta raggiunto l’obiettivo, e rimetteremo a posto quanto ci sarà avanzato, prima di tornare indietro.

— Sì, signore. Nessuna parte del materiale usato sull’obiettivo dovrà essere portata indietro, a eccezione delle pellicole o dei nastri usati durante la missione. I tecnici le insegneranno come compensare la lieve aggiunta di peso. Questo vale per tutti: non dovrete riportare indietro i registratori e le cineprese, e vi è espressamente proibito di portare qualsiasi souvenir personale, come monete o banconote dell’epoca. Ma potrete fotografare il denaro, se lo desiderate.

— Questi tecnici hanno una risposta a tutto — osservò Chaney. — Devono studiarle anche la notte, queste cose.

— I tecnici del nostro progetto studiano giorno e notte da tre anni, signore.

— Chi paga la bolletta della luce?

— Una centrale nucleare è stata costruita sul posto, signore.

— Un reattore nucleare autonomo? Quanta energia può produrre?

— Non lo so, signore.

— Lo so io — disse Saltus. — La Commonwealth-Edison ne ha costruito uno nuovo, vicino a Chicago, capace di produrre ottocentomila kilowatt. Una cosa grossa… l’ho visto, e ho visto il nostro. Hanno l’aspetto di grosse lampade rovesciate.

Chaney era ancora curioso.

— Il TDV ha davvero bisogno di tanta energia?

— Non saprei dirlo, signore. — La giovane donna cambiò argomento, richiamando l’attenzione dei tre sul fascio di documenti fotostatici estratti dalle buste. — Oggi abbiamo il tempo di iniziare lo studio di questi rapporti.

Il primo foglio portava il simbolo stilizzato dell’Indiana Corporation, e Chaney riconobbe immediatamente il proprio lavoro. Lanciò alla donna uno sguardo divertito, ma lei distolse lo sguardo; allora Chaney si guardò intorno, e vide i suoi due compagni che osservavano i documenti con aria già annoiata.

La pagina seguente introduceva subito l’argomento, offrendo lunghe colonne di dati statistici, accompagnati da annotazioni: le prime colonne mostravano le cifre dei censimenti del 1970, mentre le altre colonne delle pagine seguenti costituivano le estrapolazioni del rapporto Indic, e prevedevano i dati degli anni futuri fino al 2050. Chaney ricordò la fatica e l’entusiasmo con cui aveva affrontato quel lavoro… e gli specchi sui quali si era arrampicato per elaborare le cifre.

Nascite: legittime e illegittime, previste annualmente per razza e area geografica (dal litorale atlantico, sotto Boston, fino agli stati del Sud, esclusa la Florida: le cifre non includevano il numero — del tutto imprevedibile — di nascite negli ospedali-laboratori, ottenute artificialmente; le cifre non comprendevano un numero imprevedibile di nascite anormali nel Nevada e nell’Utah, i settori di maggiore accumulazione del fallout radioattivo).

Morti: con colonne di cifre separate per gli omicidi e i suicidi accertati, con proiezioni annuali suddivise per gruppi di età (aumento dei suicidi a un ritmo prevedibile sotto i trent’anni di età; sopravvivenza della popolazione femminile rispetto a quella maschile, nella proporzione di 12,3 entro l’anno 2000; aumento previsto della durata media della vita, 1,9 anni entro il 2050; le cifre non comprendevano inoltre la mortalità infantile nella zona del fallout Nevada-Utah; le cifre non comprendevano la mortalità infantile negli ospedali-laboratori, tra le nascite artificiali).

Matrimoni e matrimoni di prova: con susseguenti divorzi e annullamenti previsti su basi annuali dopo il 1980, un intero anno dopo l’entrata in vigore del decreto sul matrimonio di prova (il matrimonio di prova, nelle previsioni, non avrebbe contribuito in misura apprezzabile all’aumento o alla diminuzione delle nascite, se non negli stati dell’Alabama e del Mississippi, ma avrebbe teso ad aumentare il numero degli omicidi e dei suicidi, e contribuito al lento declino dei matrimoni a lungo termine). Annotazione: si raccomandavano dei matrimoni di prova rinnovabili alla scadenza; cioè, un secondo anno di prova avrebbe dovuto essere accordato dietro semplice richiesta di entrambi i contraenti.

Incidenza della criminalità: proiezioni future particolareggiate in venti categorie, divise tra stati con e senza la pena di morte (ascesa nettissima dell’omicidio e della rapina, ma diminuzione significativa della violenza carnale e dei delitti sessuali grazie all’introduzione del matrimonio di prova e alla diminuzione dell’età legale per contrarre qualsiasi tipo di matrimonio).

Probabile orientamento dei votanti e loro divisione politica: graduale affermazione e consolidamento di un sistema tripartitico dopo il 1980 (con i voti divisi disegualmente fra tre partiti maggiori e un partito minore; nel corso del decennio seguente, sensibile spostamento verso la destra conservatrice in due dei maggiori partiti bianchi; il voto negro concentrato su uno dei partiti maggiori e sul partito minore; probabili amministrazioni conservatrici fino all’anno 2000, con una variazione in più o in meno di quattro anni).

Popolazione totale all’inizio del secolo: secondo le previsioni, 340 milioni di persone nei quarantotto Stati contigui e altri dieci milioni nei tre Stati residui (gli stati pianeggianti del nord con una perdita annuale sensibile, ma con un aumento significativo di popolazione nell’Alaska; l’Isola di Manhattan avrebbe raggiunto il punto di saturazione entro due anni, seguita dalla California nel 1990, e dalla Florida nel 2010). Annotazione: si raccomandava che l’immigrazione nell’Isola di Manhattan, nella California e nella Florida venisse proibita per legge, e che gli incentivi economici venissero offerti per favorire l’emigrazione negli stati centrali con minore densità della popolazione.

Brian Chaney rilesse, con un certo disagio, le sue predizioni.

L’aumento dei matrimoni di prova sarebbe stato fantastico, in un periodo brevissimo, non appena questa nuova forma di matrimonio fosse stata accettata dalla popolazione. Ma con il limite di prova ridotto a un anno, Chaney si aspettava che il tasso degli omicidi e dei suicidi aumentasse sensibilmente; gli omicidi, mollo probabilmente, sarebbero stati delitti passionali, commessi dalla donna di fronte alla probabilità di perdere il proprio marito annuale in favore di un’altra donna e di un altro matrimonio annuale, mentre i suicidi erano facilmente prevedibili per lo stesso motivo. Il termine rinnovabile di due anni, raccomandato nel rapporto, teoricamente avrebbe dovuto diminuire la possibilità di questi atti di violenza.

Nei matrimoni di prova c’era da aspettarsi anche una certa percentuale di aborti, ma Chaney era pronto a scommettere che questi non avrebbero inciso sull’aumento demografico. E non credeva neppure che l’introduzione di un’altra pillola… la nuova pillola… potesse influire sulle sue estrapolazioni. Chaney aveva un’opinione molto scarsa della pillola KH3-B, l’ultimo ritrovato della medicina, e rifiutava di credere che essa avesse qualche potere di conservare il vigore e la giovinezza; era convinto che la durata media della vita umana dovesse restare intorno ai cinquantotto anni, e l’aumento di 1,9 entro il 2050 era stato previsto in considerazione dei progressi della medicina preventiva, e della sconfitta di alcune malattie sociale… non per l’introduzione di pillole e pozioni capaci di restituire il vigore fisico e mentale degli anziani. I pazienti avrebbero potuto effettivamente vivere sei mesi di più, in virtù della fiducia nel nuovo ritrovato e dell’euforia derivante, ma questo non avrebbe certo inciso sulla statistica; l’effetto sarebbe stato puramente psicologico, e non fisico.

Già da tempo erano stati previsti dei grandi spostamenti di popolazione, che si erano puntualmente verificati… come avrebbero continuato a verificarsi in futuro, producendo una concentrazione della popolazione lungo le vie d’acqua centrali. La massa più densa della popolazione, entro l’anno 2050, avrebbe vissuto in cinque zone chiaramente definite: il litorale atlantico, il litorale del Pacifico, la Costa del Golfo da Tampa a Brownsville, le rive meridionali di tutti i Grandi Laghi, e l’intero corso dei fiumi Ohio e Mississippi. Ma provava dei dubbi molto seri, sulla predizione che riguardava la cintura dei Laghi. Il livello delle acque dei Laghi era aumentato costantemente dall’inizio del ventesimo secolo, e i conseguenti fenomeni di erosione, le probabili alluvioni, soprattutto l’inquinamento e il conseguente squilibrio ecologico, uniti alla maggiore pressione della popolazione, avrebbero potuto produrre dei problemi di dimensioni catastrofiche in quelle regioni.

Il maggiore Moresby fu il primo a rompere il silenzio:

— Così noi dovremmo confermare tutto questo disse.

— Sì, signore. Si desidera un’attenta osservazione per ciascuna delle tre date scelte come obiettivi, ina la maggior mole di lavoro ricadrà sulle spalle del signor Chaney. Le sue estrapolazioni dovranno essere verificate e, se necessario, modificate.

Le tre date? Non andremo insieme? Non raggiungeremo tutti il medesimo obiettivo?

— No, signore, sarebbe una perdita di tempo e di mezzi inutile. Il programma prevede tre esplorazioni singole di peri odi accuratamente separati e distinti, ciascuno ad almeno un anno di distanza dall’altro, per ottenere un quadro d’assieme più completo. Ciascuno compirà un viaggio indipendentemente dagli altri, e raggiungerà l’epoca prescelta per la sua estrapolazione.

— La gente del futuro riderà dei nostri vestiti.

— La gente del futuro dovrebbe essere troppo preoccupata per notarvi, a meno che non siate voi a richiamare l’attenzione.

— Oh? E cosa dovrebbe preoccupare la gente del futuro?

— Gli abitanti del futuro si preoccuperanno dei loro affari e dei loro problemi. Lei non ha trascorso molto tempo nelle città americane, ultimamente, non è vero, signor Chaney? Non ha notato che i treni che l’hanno condotta prima a Chicago e poi qui erano treni corazzati?

— Sì, l’ho notato. I giornali israeliani pubblicavano certe notizie americane. Ho letto tutte le notizie sul coprifuoco. La gente del futuro non noterà le nostre cineprese?

— Speriamo sinceramente dì no. Sarebbe tutto pregiudicato, se Fattuale richiesta di privacy fosse proiettata fino al nuovo secolo, e se venisse anzi intensificata.

— Sono dalla loro parte; sono tutto per la privacy.

— E, naturalmente, non sappiamo quale status giudaico avranno gli strumenti nel futuro, non sappiamo se l’uso di registratori e cineprese sarà permesso in pubblico, né possiamo immaginare quale sarà l’efficienza della polizia. Potrete trovarvi in grande svantaggio, su questo punto. — Lanciò un’occhiata a Saltus. — Il comandante le insegnerà a lavorare in maniera non appariscente, signor Chaney.

— Io? — chiese Saltus.

— Sì, signore. Lei dovrà escogitare una tecnica per portare a termine questa parte della missione senza essere scoperto. Le cineprese sono molto piccole, ma dovrà trovare un modo per celarle completamente, pur ottenendone un uso completo ed efficiente.

— Katrina, lei crede davvero che sarà illegale fare una foto a una bella ragazza, all’angolo della strada?

— Noi non conosciamo il futuro, comandante; l’esplorazione ci dirà quello che sarà legale e quello che non lo sarà. Ma, qualunque sia la tecnica che sceglierà, la missione le impone di fotografare un certo numero di oggetti e di persone per un determinato periodo di tempo, senza che altri si accorgano di quello che lei starà facendo.

— Per quale periodo di tempo?

— Per il periodo più lungo possibile; per tutto il tempo che lei si troverà sull’obiettivo, e fino a esaurimento della sua scorta di pellicole. È necessaria un’analisi approfondita, comandante. Un’esplorazione in profondità, per determinare l’accuratezza del rapporto Indic. L’optimum sarebbe di restare sull’obiettivo per diversi giorni, impressionando tutti i rotoli di pellicola disponibili, registrando tutti i nastri disponibili; dovrete tutti registrare ogni oggetto di maggiore interesse, e gli oggetti di minore interesse permessi dal tempo disponibile. Dovrete raggiungere l’obiettivo sani e salvi, svolgere l’intero programma, e ritirarvi senza fretta, nel momento da voi scelto. — L’ombra di un sorriso le sfiorò le labbra. — Ma, parlando in termini più realistici, sappiamo tutti che l’optimum è ben difficilmente raggiungibile. Perciò voi raggiungerete l’obiettivo, registrerete tutto quello che vi sarà possibile, e ripartirete quando sarà necessario. Speriamo di ottenere il massimo, e ci accontenteremo del minimo.

— A sentirla, la missione sembra pericolosa.

— Potrebbe essere pericolosa, signor Chaney. Quello che voi farete non è stato mai tentato prima d’ora. Non possiamo offrirvi delle solide direttrici di operazione, né dei dati sicuri, né dei precedenti sui quali basare la vostra esperienza, né dei consigli precisi per garantire la vostra sicurezza. Cercheremo di equipaggiarvi per la missione nel modo migliore possibile, vi forniremo tutti i dati che noi possediamo, fin nei minimi particolari, ma poi dovrete partire da soli, affidandovi alla vostra esperienza e alle vostre capacità.

— Dovremo comprendere, nel rapporto, tutto quello che troveremo nel futuro?

— Sì, signore.

— Spero solo che Seabrooke abbia previsto le reazioni dell’opinione pubblica. Temo che troverà una crepa nel suo bel giocattolo.

— Prego?

— Sospetto che finirà per cacciarsi nei guai. Una buona parte del pubblico scatenerà un maledetto inferno, quando saprà dell’esistenza del TDY… quando saprà ciò che l’aspetta tra vent’anni. C’è qualcosa, in quel rapporto Indic, capace di spaventare chiunque.

Kathryn Van Hise scosse il capo:

— L’opinione pubblica non sarà informata, signor Chaney. Questo progetto, e i nostri programmi futuri, sono e rimarranno segreti; le pellicole e i nastri saranno sotto rigido controllo, e le missioni non saranno rese pubbliche sotto nessun aspetto. La prego di ricordare che voi, tutti e tre, siete stati approvati dai servizi di sicurezza, e vi trovate sotto giuramento e sotto la legge marziale. Dovete mantenere il silenzio. Il presidente Meeks ha stabilito che la conoscenza di questa operazione non è di pubblico interesse.

— Segreto, e autonomo, e solitario come un’ostrica — disse Chaney.

Saltus cominciò a ridere, quando i tecnici cominciarono un nuovo esperimento. Le luci si affievolirono.

Il grosso elastico fu sbattuto contro i loro timpani; o forse era un martello, o un mazzuolo, spinto da una crudele pressione in un blocco di aria compressa. Il rumore d’impatto fu breve, poi si udì il lento sospiro che faceva pensare a un lento movimento attraverso un denso fluido. Il suono faceva male. Tre volti si girarono a guardare l’orologio.

Chaney preferì guardare i volti dei due uomini e della donna, invece che l’orologio. Immaginò che un’altra scimmia stesse viaggiando, a bordo del veicolo, in un altro luogo e in un altro tempo. Forse l’animale portava un collare con su scritto: Confidenziale, ed era sotto giuramento di silenzio e sotto la legge marziale. Il presidente aveva stabilito che il viaggio della bestiola non era di pubblico interesse.

Capitolo quarto

Brian Chaney si svegliò con un senso di colpa: era di nuovo in ritardo. Il maggiore non l’avrebbe mai perdonato.

Sedette sul bordo del letto, e ascoltò attentamente, cercando qualche rumore rivelatore che venisse dall’interno dell’edificio, ma non sentì nulla. La base sembrava insolitamente quieta. La sua stanza era piccola, una singola camera ammobiliata molto semplicemente, e faceva parte di una doppia fila di camere identiche, ricavate da una vecchia caserma militare. Le partizioni erano sottili e, apparentemente, erano state erette in fretta e con trascuratezza; il soffitto era a meno di novanta centimetri dal suo capo… e lui era alto. Delle stanze comuni, più grandi, alle due estremità del corridoio centrale, contenevano le docce e i servizi igienici. Il luogo aveva un’aria militare inconfondibile, una specie di marchio che dava l’idea di truppe alloggiate fino al giorno prima, e partite frettolosamente per chissà quale destinazione.

Forse era stato davvero così; forse i soldati erano a bordo di quei treni corazzati che raggiungevano Chicago e St. Louis, in quello stesso momento. Senza gli scudi corazzati, un treno passeggeri non avrebbe potuto attraversare i quartieri sud di Chicago senza che tutti i finestrini venissero distrutti dal lancio di pietre o dai colpi di arma da fuoco dei cecchini.

Chaney aprì la porta, e guardò nel corridoio. Era vuoto, ma dei suoni riconoscibili, provenienti dalle due stanze di fronte alla sua gli diedero un certo sollievo. In una delle stanze qualcuno stava aprendo e chiudendo dei cassetti, nella furibonda ricerca di qualcosa che non riusciva a trovare; nell’altra stanza l’occupante stava russando sonoramente. Chaney prese un asciugamani e la borsa con il necessario per radersi, e andò nelle docce. Il rumore dell’uomo che russava si udiva anche in fondo al corridoio.

L’acqua fredda era davvero fredda, ma l’acqua calda era più calda solo di pochissimi gradi… quel tanto necessario per sentire la differenza. Chaney uscì dalla doccia, si avvolse l’asciugamani intorno ai fianchi, e cominciò a insaponarsi il viso.

— Stop! — Arthur Saltus era apparso sulla porta, e puntava contro di lui un dito accusatore. — Metta giù il rasoio, civile!

Sorpreso, Chaney lasciò cadere il rasoio nel catino di acqua tiepida.

— Buongiorno, comandante — disse. Si riprese subito, e il rasoio ricominciò a svolgere il suo lavoro. — Perché?

— Degli ordini segreti sono giunti nel cuore della notte — dichiarò Saltus. — Tutto il popolo del futuro porterà delle lunghe barbe, come il vecchio Abramo Lincoln. Perciò dobbiamo essere anche noi in carattere.

— Nudisti con barbe cespugliose — fu il commento di Chaney. — Dev’essere uno spettacolo notevole. — Continuò a radersi.

— Bene, ieri ha colpito duro, civile! — Saltus mise una mano sotto la doccia, con cautela, e fece scorrere l’acqua. Aveva già previsto il risultato. — Vedo che non è cambiato niente dai tempi del campo di addestramento — disse a Chaney. — Ogni caserma ha diritto a dieci galloni di acqua calda. Chi arriva per primo li usa tutti.

— Avevo immaginato che questa fosse una caserma.

— Questo edificio? Deve esserlo stato, una volta, ma la base non è sempre stata una postazione militare. L’ho saputo quando sono arrivato. Katrina mi ha detto che Elwood Station è stata costruita nel 1941, sa, durante quella guerra, per essere un centro di raccolta. — Fece un passo avanti, per mettersi sotto la doccia. — È stato… quando? Trentasette anni fa? Il tempo vola e i topi hanno lavorato sodo.

— Quell’altro edificio è nuovo.

— L’edificio del laboratorio è nuovo di zecca. Katrina ha detto che l’hanno costruito per ospitare quella rumorosa macchina… che l’hanno costruito per durare per sempre. Cemento armato dalle fondamenta al tetto; un sotterraneo, un altro sotterraneo ancor più profondo, rifugi antiatomici e cose del genere. Il veicolo è laggiù, da qualche parte, occupatissimo a portare a spasso delle scimmie.

— Mi piacerebbe vedere quel dannato arnese.

— Lei e io, insieme, civile. Lei, io e il maggiore. — Si fece avanti, uscendo per un attimo dalla doccia, e abbassò la voce. — Ma io ho capito tutto.

— Davvero? E che cosa?

— Mi promette di non dirlo a Katrina? Non dirà all’uomo della Casa Bianca che ho infranto le regole della sicurezza?

— Mano sul cuore, fronte sulla spada, inchino alla luna, e tutto il resto.

— D’accordo; questo è tutto un complotto, un intrigo, un trucco per trovarsi davanti a tutti gli altri. Katrina ci ha sviati. Noi non andremo all’inizio del 2000… noi torneremo indietro, nel passato!

— Indietro? Perché?

— Andremo indietro di duemila anni, civile. A prendere quei suoi vecchi rotoli, a rubarne i segreti, come se fossero piani di missili o di guerra o cose del genere. Ci infileremo là dentro in qualche notte oscura, ne troveremo un bel mucchio in qualche caverna, e li copieremo. Li fotograferemo. Ecco perché ci daranno le cineprese. E nel frattempo, lei userà un registratore, prendendo nota dell’esatta ubicazione e degli altri dati. Forse lei potrà srotolarne uno o due, tanto per leggere i titoli, ce li tradurrà, e allora sapremo se avremo trovato una cosa importante oppure no.

— Ma è raro che quei rotoli abbiano dei titoli.

Saltus si interruppe, sorpreso.

— Perché no?

— In quel tempo i titoli non erano importanti, ecco tutto.

— Bene… non importa; ci accontenteremo, copieremo tutti i rotoli che riusciremo a trovare, e poi penseremo a catalogarli e a dividerli dopo. E quando avremo finito, rimetteremo tutto a posto, come l’avremo trovato, e fuggiremo nel futuro. — Saltus fece schioccare le dita, per indicare un lavoro ben fatto, e ritornò sotto la doccia.

— È tutto?

— Per noi è abbastanza… avremo compiuto una missione favolosa! Avremo ottenuto il nostro scopo, e molto tempo dopo… lei sa l’anno, non io… qualche pastore finirà per caso nella grotta, e troverà i rotoli nella maniera normale. Soltanto noi sapremo la vera verità. Saremo i più furbi.

Chaney si asciugò il viso.

— Come faremo a raggiungere la Palestina di duemila anni fa? Attraverseremo l’Atlantico in canoa?

— No, no, noi non viaggeremo nel tempo prima, civile… non qui, non nell’Illinois. Se lo facessimo, per raggiungere la costa dovremmo aprirci la strada combattendo contro torme di indiani! Mi ascolti: l’Ufficio Programmazione spedirà laggiù il veicolo tra un paio di settimane, quando avremo compiuto le esplorazioni preliminari. Lo imballeranno in una cassa etichettata Macchinari Agricoli, o qualcosa del genere, e lo spediranno come fanno tutti gli altri. Come pensa che gli egiziani abbiano fatto entrare in Israele quella bomba? Spedendola per pacco postale?

— Fantastico — disse Chaney.

Il viso di Saltus emerse dalla doccia.

— Lei non è d’accordo, civile?

— Sono scettico, marinaio.

— Lei rovina tutto!

— Perché dovremmo voler copiare quei rotoli?

— Per essere i primi.

— Perché questo?

Saltus uscì completamente dalla doccia.

— Be’… per essere i primi, ecco tutto. Ci piace essere i primi in tutto. Dov’è il suo patriottismo, civile?

— Lo porto sempre in tasca. Come faremo a copiare i rotoli al buio, in una grotta?

— Ah, questo è il mio campo! Un’attrezzatura a infrarossi, naturalmente. Non si preoccupi dei particolari tecnici, signore. Io sono un vecchio operatore, sa?

— Non lo sapevo.

— Be’, io ero un operatore, sul serio, quando ancora non mi avevano promosso. Ricorda i voli del Progetto Gemini, circa tredici o quattordici anni fa?

— Li ricordo.

— Ero proprio lassù sul ponte, signore. Apprendista fotografo, a bordo della Wasp quando i voli cominciarono; mi occupavo delle cineprese, da bordo delle portaerei di recupero, nei primi voli del 1964, ma dopo l’ultimo splashdown del 1966, facevo parte dei gruppi che accoglievano gli astronauti sul ponte, ricorda? — Fece un gesto della mano. — E adesso, non ci crederà, ma sono un uomo di scrivania. Un ufficiale d’operazioni. — Il viso rifletteva la sua insoddisfazione. — Preferirei essere dietro l’obiettivo; i cadetti si divertono, con quel lavoro.

— Ho scoperto qualcosa di nuovo — disse Chaney.

— Di che si tratta?

— Perché lei e io siamo stati portati qui. Io traccerò il profilo e la struttura del futuro; lei filmerà il futuro. Qual è la specialità del maggiore Moresby?

— Servizio Segreto dell’Aviazione. Credevo lo sapesse.

— Non lo sapevo. Spionaggio?

— No, no… è un altro uomo di scrivania, e detesta quel lavoro quanto me. Il vecchio William è un genio nel suo campo; interrogatori e interpretazione. Dà le istruzioni ai piloti prima della partenza, dice loro dove trovare gli obiettivi, come sono nascosti, e cosa li difende; e poi li torchia maledettamente, al ritorno, per sapere quello che hanno visto, dove l’hanno visto, com’era, che odore aveva, e con che cosa li hanno presi di mira i difensori, quali armi nuove hanno usato, e così via.

— Servizio Segreto dell’Aviazione disse Chaney, pensieroso. — In gamba?

— Ci può scommettere l’ultimo dollaro di tasse, civile. Ricorda le mappe che Katrina ci ha dato ieri?

— È difficile che le dimentichi. «Top Secret».

— Se le vuole leggere, vada dal maggiore; parlo sul serio. Lui le ha imparate a memoria. Signore, se oggi gli mostrasse un’altra mappa, con un minuscolo paesino dell’Illinois spostato di mezzo millimetro dal punto in cui si trovava ieri, il vecchio William punterebbe il suo lungo dito sul puntino e le direbbe: «Questa città si è mossa». È in gamba, davvero. — Saltus stava sorridendo allegramente. — Il nemico non gli può nascondere un serbatoio d’acqua o una rampa di lancio di missili o un bunker… non a lui, può scommetterci!

Chaney annuì, meditabondo.

— Si rende conto del tipo di squadra che Katrina ha reclutato? Che genere di uomini ha scelto Seabrooke, l’uomo del mistero? Vorrei sapere cosa si aspettano, in realtà, che noi scopriamo nel futuro.


Arthur Saltus uscì dalla sua stanza, attraversò il corridoio e fece capolino nella stanza di Chaney, già vestito.

— Ehi… che gliene sembra della nostra Katrina?

— Consideriamo la bellezza un fine sufficiente — disse Chaney.

— Signore, lei ha inghiottito una macchina che sforna citazioni?

Un sorriso.

— Mi piace frugare tra le vecchie civiltà, nei vecchi tempi. Bartlett e Haakon sono i miei preferiti; ciascuno, a suo modo, offre una ricca messe di materiale, un vero tesoro.

— Haakon? Chi è Haakon?

— Un vichingo nato troppo tardi. Haakon ha scritto la Pax Abrahamitica, una storia delle tribù del deserto. Direi che, più di una storia, si tratta di un tesoro: mappe, fotografie, e un testo che le rivela tutto quello che si può desiderare di sapere sulle tribù del deserto, da cinquemila a settemila anni fa.

— Fotografie vecchie di cinquemila anni?

— No: fotografie dei resti attuali della vita tribale di cinquemila anni fa: dighe bizantine, cisterne nabatee, antichi canali d’irrigazione del Negev che contengono ancora acqua, che servono ancora le popolazioni che vivono oggi in quei luoghi. I nabatei costruivano cose che duravano. I loro pozzi sono buoni ancora oggi; vengono ancora usati dai beduini. Ci sono molte ottime fotografie.

— Mi piacerebbe dare un’occhiata; potrebbe prestarmi il libro?

Chaney annuì.

— L’ho con me. — Guardò la porta chiusa, e ascoltò l’uomo che continuava a russare. — Lo dobbiamo svegliare?

— No! No, se siamo costretti a vivere con lui nella stessa stanza per tutto il giorno. Diventa un orso, quando lo tirano fuori dalla sua grotta prima che sia pronto… e non fa mai colazione. Dice che pensa e combatte meglio a stomaco vuoto.

— La compagnia è spartana; guardate tutte le cicatrici che portano sulla fronte! — citò Chaney.

— Mi arrendo! Andiamo a fare colazione.

Uscirono dagli alloggi improvvisati e si avviarono lungo lo stretto marciapiede di cemento, dirigendosi verso l’edificio che ospitava la mensa. Una jeep e un’auto con l’emblema dello stato maggiore si dirigevano verso l’edificio, che era circondato da un nugolo di automobili civili parcheggiate. Saltus e Chaney erano gli unici che si muovevano a piedi.

Chaney domandò:

— È un tempo magnifico per nuotare. C’è una piscina, qui?

— Deve esserci… Katrina non ha certo ottenuto quella magnifica abbronzatura con una lampada solare. Credo che sia da quella parte… sulla Strada E, vicino al Circolo Ufficiali. Vuole provare com’è, nel pomeriggio?

— Se lei me lo permetterà. Forse dovremo studiare.

— Sono già stufo! A me non importa niente del numero dei votanti malati d’ulcera che si iscriveranno al Partito A nella zona di Chicago, tra vent’anni. Signore, come fa lei a passare degli anni giocando con i numeri?

— I numeri mi affascinano… i numeri e le persone. Se i suoi cittadini guariranno dall’ulcera, il sollievo potrà indurli a passare dal partito A, del quale prima erano attivisti, al più conservatore partito B; il loro voto potrà cambiare l’esito di un’elezione, e un’amministrazione conservatrice… cittadina, statale o nazionale… potrà rimandare la soluzione di un problema che avrebbe dovuto essere risolto già ieri, o decidere di non fare niente al riguardo. Il problema dei Grandi Laghi è diventato un problema proprio per questo.

— Mi scusi — disse Saltus. — Quale problema?

— Lei è stato lontano dal paese. I Laghi hanno raggiunto il livello più alto nella storia; hanno inondato diecimila miglia di terreno, sulle loro rive. Le precipitazioni medie annuali nel bacino dei Laghi sono aumentate costantemente negli ultimi otto anni, e l’aumento del livello delle acque sta producendo gravi danni. Le costruzioni sulla riva dei laghi sono crollate, per tutti questi anni, a causa dell’erosione; si trattava di case di villeggianti, ma tra qualche tempo cominceranno a crollare edifici molto più importanti. Le spiagge sono scomparse, i moli privati stanno andando in briciole, le terre basse si stanno trasformando in paludi. L’inquinamento sta sconvolgendo l’ecologia. È una cosa molto triste, comandante.

— Ehi… quando andremo a Chicago, durante l’esplorazione, forse vedremo Michigan Avenue sott’acqua.

— Non è uno scherzo. Potrebbe essere vero.

— Oh, sciagure, sciagure, sciagure! dichiarò Saltus. — I suoi libri e le sue tavole parlano soltanto di sciagure.

— Ho pubblicato un solo libro. E non parlavo di sciagure.

— William ha detto che era una mistificazione. Io non l’ho letto, non sono un grande lettore, signore, ma lui ha gridato allo scandalo. E Katrina mi ha detto che i giornali hanno scatenato un inferno.

— Avete parlato di me. Inutili pettegolezzi!

— Be’… lei ha tardato due o tre giorni ad arrivare, non ricorda? Dovevamo parlare di qualcosa, così abbiamo parlato quasi sempre di lei… curiosità per il debole civile in una squadra militare. Katrina sapeva tutto di lei; immagino che abbia letto il suo dossier dall’inizio alla fine e dalla fine al principio per chissà quante volte. Ha detto che lei si trovava nei guai… con la sua compagnia, con i critici e gli studiosi e le chiese e… oh, con tutti. — Saltus lanciò un’occhiata di sottecchi al suo compagno. — Il vecchio William ha dichiarato che lei era intento a rodere le fondamenta del Cristianesimo. Lei deve avere fatto qualcosa, signore. Sta rodendo quelle fondamenta?

Chaney rispose con una sola parola.

Saltus ascoltò, interessato.

— Non la conosco.

— È aramaico. In inglese lei conosce il termine.

— La ripeta… lentamente… e mi dica cos’è.

Chaney ripeté la parola, e Saltus la ripeté, compiaciuto dal suono e dalla nuova conoscenza di un vecchio verbo transitivo.

— Ehi… mi piace! — Continuò a camminare, ripetendo la parola sottovoce.

Dopo un intervallo:

— E allora… cos’ha fatto alle fondamenta del Cristianesimo?

— Ho tradotto in inglese due rotoli, e li ho fatti pubblicare — disse Chaney, con rassegnazione. — Avrei potuto risparmiarmi il tempo, o passare la mia vacanza a disseppellire città sepolte. Un solo uomo su dieci ha letto il mio libro lentamente e accuratamente, e ha capito quello che avevo fatto… gli altri nove hanno cominciato ad abbaiare prima di avere finito la prima metà.

Il suo compagno gli fece un sorriso amichevole.

— William ha abbaiato, e Katrina sembrava scandalizzata, ma immagino che Gilbert Seabrooke l’abbia letto lentamente: Katrina ha detto che l’Ufficio era imbarazzato, ma Seabrooke l’ha difesa fino in fondo. E ora, per quello che mi riguarda… io non ho letto il libro, e probabilmente non lo leggerò mai; in quale posizione mi mette questo fatto?

— Nella posizione di un onesto neutrale, soggetto a intimidazione.

— D’accordo, signore; intimidisca questo onesto neutrale.

Chaney lanciò un’occhiata all’edificio che ospitava la mensa, calcolando la distanza che restava. Voleva essere breve; l’argomento era doloroso, lo era diventato da quando una casa editrice universitaria aveva pubblicato il libro e un pubblico pronto a fraintenderlo l’aveva raccolto.

— Non voglio che lei cominci ad abbaiare, comandante, così prima di tutto dovrà capire bene il significato di una parola: midrash.

Midrash. È un altro termine aramaico?

— No… è ebraico, e significa narrativa fantastica, a sfondo religioso. Lo paragoni a qualsiasi campo moderno equivalente: romanzi storici, gialli, libri rosa, narrativa fantastica; gli antichi ebrei amavano molto il loro midrash. Era il loro genere preferito di fantasia; amavano servirsi di personaggi e di eventi biblici nelle loro fantasie… se proprio vogliamo coniare un termine, possiamo chiamare il midrash con un neologismo… fantabibbia, anche se ha un suono orribile. Gli studiosi sanno già da molto tempo questo fatto; sono in grado di riconoscere un lavoro midrash quando lo vedono. Ma il grosso pubblico, apparentemente, non ne conosce neppure l’esistenza. Il pubblico tende a credere che tutto quanto è stato scritto duemila anni fa fosse sacro, l’opera di un santo o di un profeta.

— Immagino che nessuno abbia detto il contrario al pubblico — disse Saltus. — D’accordo, fin qui la seguo.

— Grazie. Anche il pubblico dovrebbe essere così generoso.

— Lei non ha parlato del midrash al pubblico?

— Certamente. Ho usato dodici pagine d’introduzione per spiegare il termine e l’ambiente generale nel quale esso è nato; ho sottolineato che si trattava di una cosa comune, che gli antichi ebrei si servivano spesso di fantasie religiose o eroiche per trasmettere un messaggio morale o convalidare una propria tesi. I tempi erano duri, la terra era quasi sempre sotto il tallone di un oppressore, e gli ebrei desideravano disperatamente la libertà… desideravano il Messia che era stato loro promesso da settecento anni.

— Ah… ecco il suo errore, civile! Chi vuole sprecare dodici pagine e rosicchiare l’osso, prima di giungere al midollo? — Guardò Chaney, e vide la sua espressione che tradiva la sofferenza. — Mi scusi, signore. Io non sono un grande lettore… e penso che neppure gli altri lo fossero.

— Entrambi i miei rotoli erano midrash — disse Chaney. — Ed entrambi erano variazioni dello stesso tema: una figura eroica stava per giungere a liberare il paese dall’oppressore, a liberare il popolo dalle miserie e dalle malattie, a mostrare al popolo la porta di una nuova vita e di un’eternità ricca e felice. Il primo rotolo era il più lungo dei due, con maggiori dettagli e promesse più esplicite; prevedeva guerre e pestilenze, segni nel cielo, invasori venuti da terre straniere, morti e desolazioni, e, finalmente, annunciava la venuta del messia che avrebbe portato al mondo la pace eterna. Mi era parso un autentico capolavoro.

Saltus era perplesso.

— Be’… che c’è di male?

— Lei ha letto la Bibbia?

— No.

— Nemmeno il Libro dell’Apocalisse?

— Non sono un grande lettore, civile.

— Il primo rotolo era la copia originale dell’Apocalisse… originale, perché era stato scritto almeno cento anni prima del libro incluso nella Bibbia. E veniva presentato come narrativa fantastica. È per questo che il maggiore Moresby è tanto in collera con me. Moresby… e le persone come lui… non vogliono che il libro sia di cento anni più antico di quanto si crede; non vogliono che si scopra che esso era stato presentato come fantasia. Non possono accettare l’idea che l’opera sia stata scritta, in origine, da qualche sacerdote o scriba di Qumran, e fatta circolare per tutto il paese per divertire o ispirare la popolazione. Il maggiore Moresby non vuole che il libro sia un’opera midrash, com’è in realtà.

Saltus emise un fischio sommesso.

— Lo credo bene! Lui prende tutte queste cose molto sul serio, signore. Lui crede nelle profezie.

— Io no — disse Chaney. — lo sono scettico, ma sono più che disposto a lasciare che altri credano, se preferiscono. Non ho affermato nulla, nel mio libro, che potesse minare le loro convinzioni; non ho offerto alcuna opinione o interpretazione personale. Ma ho mostrato che il primo rotolo dell’Apocalisse è stato scritto nella Scuola di Qumran, e che è stato sepolto in una grotta cento anni, e forse più, prima che l’attuale versione fosse scritta… o copiata… e inclusa nella Bibbia. Ho offerto la prova indiscutibile del fatto che il libro incluso nella Bibbia Cristiana non è soltanto una copia successiva, ma che è stato alterato rispetto all’originale. Le due versioni non collimano; le modifiche si vedono chiaramente. Chiunque abbia scritto la seconda versione ha cancellato numerosi passaggi della prima, e ha aggiunto nuovi capitoli, nell’introduzione e nel corpo della narrazione, più in carattere con i suoi temi. In breve, ha modernizzato l’opera e l’ha resa più accettabile al suo sacerdote, al suo re, al suo popolo. Il suo unico difetto era che si trattava di un pessimo revisore… e non sapeva né tagliare né aggiungere con qualche capacità… e le sue aggiunte erano visibili. Ha compiuto un pessimo lavoro di ristesura.

Saltus disse:

— E dalla testa del vecchio William si è levata una nera nube di fumo. Ha dato a lei la colpa di tutto.

— L’hanno fatto quasi tutti. Un critico letterario di un giornale di St. Louis ha messo in dubbio il mio patriottismo; un altro critico di Minneapolis ha insinuato che io potevo essere l’Anticristo, e, naturalmente, uno strumento della propaganda comunista. Un settimanale eli Roma mi ha lanciato l’offesa più bruciante: ha intitolato la recensione del mio libro, semplicemente, Traduttore Traditore. — Suo malgrado, non riuscì a trattenere una sfumatura di amarezza. — Quando avrò la mia prossima vacanza, mi limiterò a fare qualcosa di tranquillo e sicuro. Andrò a disseppellire una città del Negev, antica diecimila anni, o andrò a riscoprire l’Atlantide.


Camminarono in silenzio per qualche tempo. Un’automobile passò accanto a loro, dirigendosi verso l’edificio.

Chaney disse:

— Una domanda personale. Permette, comandante?

— Spari pure, signore.

— Come è riuscito a raggiungere il suo grado così giovane?

Saltus rise.

— Lei non è stato nell’esercito?

— No.

— La colpa è tutta della nostra maledetta guerra… i più spiritosi la chiamano la nostra Guerra dei Trent’Anni. Le promozioni arrivano in fretta, in tempo di guerra, perché uomini e navi si perdono a un ritmo accelerato… e arrivano più in fretta a coloro che combattono sul mare, che a quelli che combattono in trincea. Quando la guerra del Vietnam ha superato i cinque anni di vita, io ho cominciato a salire rapidamente… sono sempre stato in mare, io; quando la guerra ha superato i dieci anni senza ammorbidirsi, io ho cominciato a salire più in fretta. E quando ha superato i quindici anni… dopo quella falsa pace, quella tregua… io sono salito come un missile lunare. Guardò Chaney con aria seria. — Abbiamo perduto molti uomini e molte navi in quelle acque, quando i cinesi hanno cominciato a spararci.

Chaney annuì.

— Ho sentito correre le voci, le storie della guerra. I giornali israeliani erano pieni dei guai d’Israele, ina a volte le notizie del mondo esterno ottenevano un certo spazio.

— Un giorno o l’altro sentirà la verità; e la farà saltare. Washington non ha diffuso le cifre esatte, ma quando lo farà, lei riceverà un pugno nello stomaco, a dir poco. Molte cose vengono tenute nascoste, nelle guerre non dichiarate. Alcune cose riescono a emergere dopo qualche tempo, ma altre non emergono mai. — Un’altra occhiata di sottecchi, per studiare Chaney. — Lei ricorda quando i cinesi lanciarono quel missile contro la città portuale nella quale stavamo lavorando? Quel porto a sud di Saigon?

— Nessuno può dimenticarlo.

— Bene, signore, le nostre forze hanno compiuto un’azione di rappresaglia, e i cinesi hanno perduto due importanti nodi ferroviari, nella stessa settimana… le città di Keiyang e di Yugning. Due buchi nel terreno, e centinaia di miglia di terra radioattiva. Il loro missile conteneva una semplice atomica di scarsa potenza, era tutto quello che potevano produrre a quel tempo, ma noi li abbiamo colpiti con due perfetti giganti all’idrogeno. La prego di tenere quest’asso nella manica fino a quando non leggerà la notizia sui giornali… se le accadrà mai di leggerla.

Chaney digerì l’informazione con un certo allarme.

— Che cosa hanno fatto loro, come rappresaglia?

— Niente… fino a questo momento. Ma lo faranno, signore, lo faranno! Non appena penseranno che abbiamo chiuso un occhio, ci colpiranno con qualcosa. E sarà un colpo duro,

Chaney dovette annuire.

— Immagino che lei abbia compiuto più di una missione nel Mare della Cina?

— Più di una — disse Saltus. — Nel corso dell’ultima, due ottime navi della mia squadra sono colate a picco, colpite da siluri cinesi… non una, ma due, e i sommergibili cinesi erano i responsabili in entrambi i casi. Quei bastardi sanno davvero sparare, signore… e bene!

— A che cosa equivale il grado di tenente di vascello?

— A quello di maggiore dell’esercito. Per questo ho diritto all’appellativo di “comandante”. Il vecchio William e io siamo di pari grado. Ma non si lasci impressionare. Se non fosse per questa guerra, sarei soltanto un giovane sottotenente, ammesso che le cose mi andassero molto bene.

Il desiderio di proseguire la conversazione diminuì, e i due camminarono in silenzio, ciascuno immerso nei propri pensieri, verso l’edificio. Chaney ricordò con disgusto i lavori svolti per il Pentagono, sulle capacità belliche future dei cinesi. In parte, Saltus aveva confermato le sue estrapolazioni.

Chaney andò per primo a ritirare il vassoio, poi si fermò sulla soglia della sala, appoggiando il vassoio al bancone, per evitare di versare il caffè. Si guardò intorno.

— Ehi… ecco Katrina!

— Dove?

— Laggiù, accanto a quella finestra.

— Non credo che sia opportuno aspettare un invito.

— Avanti, avanti, vengo subito dietro a lei!

Chaney scoprì di avere versato il caffè, quando raggiunsero il tavolo della giovane donna. Aveva cercato di muoversi con troppa rapidità, e aveva perduto lo stesso. Arthur Saltus lo aveva preceduto. Il tenente di vascello sedette nel posto più vicino a quello della donna, e rapidamente trasferì i piatti e le tazze della colazione dal vassoio al tavolo. Saltus posò i gomiti sul tavolo, guardò attentamente Katrina, e poi si rivolse a Chaney.

— Non è deliziosa, stamattina? Che cosa direbbe il suo amico Bartlett?

Chaney notò la piccola ruga di disapprovazione che si era formata sulla fronte della donna.

— Anche le sue espressioni corrucciate sono più leggiadre dei più dolci sorrisi delle altre fanciulle.

— Udite! Udite! — Saltus batté le mani, in segno di approvazione, e guardò con impudenza gli occupanti degli altri tavoli che si erano voltati a guardare. — Villici impiccioni — disse, a bassa voce.

Kathryn Van Rise si strinse nelle spalle, cercando di mantenere il suo riserbo.

— Buongiorno, signori. Dov’è il maggiore?

— Sta russando — rispose Arthur Saltus. Siamo usciti di soppiatto per fare colazione da soli con lei.

E con questi altri duecento individui disse Chaney, indicando con un rapido gesto la mensa affollata. Com’è romantico.

— Questi villici non sono romantici — obiettò Saltus. — Mancano di colore e non possiedono il fascino del Vecchio Mondo. — Guardò intorno a sé. — Ehi… signore, potremmo far pratica su di loro. Conduciamo un sondaggio su di loro, scopriamo quanti di loro sono Repubblicani e mangiano uova fritte. — Fece schioccare le dita. — Ancor meglio cerchiamo di scoprire quanti stomaci repubblicani sono stati rovinati dalle uova fritte dell’esercito!

Katrina sollevò l’indice, in segno di ammonimento.

— Controllate la vostra conversazione nei luoghi pubblici. Certi argomenti sono strettamente riservati alla sala di addestramento.

Chaney disse:

— Presto! Parli in aramaico. Questi villici non capiranno mai.

Saltus cominciò a ridere, ma si fermò bruscamente.

— Conosco una sola parola. — Parve imbarazzato.

— Allora non la ripeta — lo avvertì Chaney. — Katrina potrebbe aver studiato l’aramaico… legge tutto di tutto.

— Ehi… non è onesto, questo!

— Io faccio delle cose disoneste, per vendicarmi di cose altrettanto disoneste, comandante. Questa notte sono entrato di soppiatto nella stanza di addestramento, mentre voi tutti stavate dormendo. — Si rivolse alla giovane donna. — Ora conosco il suo segreto. Conosco uno degli obiettivi secondari, una delle alternative.

— Davvero, signor Chaney?

— Davvero, signorina Van Hise. Ho invaso la stanza e ho messo tutto a soqquadro… una perquisizione davvero accurata. Ho scoperto una mappa segreta, nascosta sotto uno dei telefoni… quello rosso. Il bersaglio alternativo è il monastero di Qumran. Torneremo indietro, per distruggere i rotoli che vi mettono tanto in imbarazzo… li toglieremo dalle loro giare e li bruceremo. Sul posto. Ecco — disse, appoggiandosi allo schienale senza nascondere il proprio divertimento.

La donna lo fissò per qualche tempo, e Chaney provò un senso di disagio improvviso, un’intuizione clic lo turbò.

Quando lei parlò, lo fece a voce molto bassa, in modo che dai tavoli vicini fosse impossibile ascoltare.

— Lei ha quasi ragione, signor Chaney. Una delle nostre alternative è un lancio nella Palestina, e lei è stato scelto per fare parte della squadra anche a causa della sua conoscenza della zona.

Chaney si mise subito sulla difensiva.

— Non voglio avere niente a che fare con quei rotoli. Non farò nulla per manometterli.

— Non sarà necessario. Non sono loro l’alternativa.

— Di che si tratta, allora?

— Non conosco la data precisa, signore. Le ricerche per stabilire il luogo e il momento precisi non hanno avuto pieno successo, ma il signor Seabrooke pensa che si tratti di una alternativa vantaggiosa. La possibilità è sotto attento studio. — Lei esitò, e abbassò per un attimo lo sguardo. — La località esatta della Palestina è, o meglio era, un posto conosciuto sotto il nome di Collina del Cranio.

Chaney sobbalzò.

Nella lunga pausa di silenzio che seguì, Saltus cercò di capire cosa stesse accadendo.

— Chaney, che cosa?… — Guardò la donna, e poi di nuovo il civile. — Ehi… voglio saperlo anch’io!

Chaney disse, con calma:

— Seabrooke ha scelto un’alternativa molto scottante. Se potremo andare laggiù per l’esplorazione, la nostra squadra andrà a filmare la Crocifissione.

Capitolo quinto

Brian Chaney fu l’ultimo dei quattro partecipanti alla riunione a ritornare nella stanza d’addestramento. Tornò a piedi.

Kathryn Van Hise aveva offerto un passaggio, quando erano usciti dalla mensa, e Arthur Saltus aveva subito accettato, salendo a bordo della sedan oliva, mettendosi accanto al posto del conducente, per essere vicino alla giovane donna. Chaney aveva preferito andare a piedi. Katrina si era voltata a guardarlo, quando l’auto era uscita dal parcheggio, ma lui non era riuscito a decifrare l’espressione della giovane donna; forse era delusa… o forse anche esasperata.

Sospettava che Katrina stesse perdendo l’antipatia che provava per lui, e la cosa era piacevole.

Il sole era già caldo nel cielo di giugno, coperto da una leggera foschia, e Chaney avrebbe voluto andare a cercare la piscina, ma vi rinunciò perché sapeva che non sarebbe stato consigliabile arrivare in ritardo per la seconda volta. Per consolarsi, si limitò a guardare le poche donne che gli passarono vicino; approvava senza riserve l’uso della microgonna che andava di moda quell’unno, e, se ne avesse avuto un’altra occasione, avrebbe incluso una predizione futura anche per la moda femminile… ma il vecchio Ufficio severo avrebbe probabilmente accantonato l’argomento, considerandolo troppo frivolo. Dopo un periodo di confusione e dopo l’uso delle maxi e delle midi, le gonne avevano ricominciato ad accorciarsi costantemente nel corso degli ultimi anni, e ora si confondevano spesso con i calzoni delta; una visione deliziosa e inebriante per l’occhio maschile. Ma, in virtù del prevedibile conservatorismo militare, le gonne delle ausiliarie non si accorciavano con la rapidità di quelle delle ragazze borghesi.

Fortunatamente, Katrina era una ragazza borghese.

La massiccia porta dell’edificio di cemento armato si aprì facilmente, quando lui spinse. Chaney entrò nella stanza d’addestramento, e si fermò di colpo alla vista del maggiore. Saltus gli fece un breve segnale per farlo tacere.

Il maggiore Moresby guardava la parete, e voltava la schiena alla stanza e a Chaney. Era in piedi all’estremità opposta del lungo tavolo, tra la fine del tavolo e la parete spoglia, e aveva le mani strette a pugno, dietro la schiena. La nuca era arrossata, e anche le orecchie erano paonazze. Kathryn Van Hise era intenta a raccogliere dei fogli che erano caduti… o erano stati gettati a terra… dal tavolo.

Chaney chiuse silenziosamente la porta dietro di sé, e avanzò fino al tavolo, per poi esaminare un mucchietto di fogli che erano posati davanti alla sua sedia vuota. Ebbe una reazione violenta di delusione e di collera. I fogli erano le fotocopie del suo secondo rotolo, il minore dei due rotoli di Qumran che aveva tradotto e pubblicato. C’erano nove fogli che riproducevano fedelmente la traduzione del documento dell’Eschatos dalla prima all’ultima riga. Se non avesse saputo la verità, Chaney avrebbe potuto credere che il maggiore era in collera per la sua audacia nello scegliere un titolo greco per una fantasia ebraica.

— Katrina! Che cosa facciamo con questo?

Lei fini di raccogliere le pagine cadute, e le accumulò ordinatamente sul tavolo, davanti al posto del maggiore.

— Fa parte dello studio odierno, signore.

— No!

— Sì, signore, — La donna sedette al suo posto, e aspettò che anche il maggiore e Chaney sedessero.

Il maggiore lo fece, dopo qualche tempo. Fissò rabbiosamente Chaney.

È un’altra delle idee idiote di Seabrooke? — domandò Chaney.

— L’argomento è pertinente, signor Chaney.

L’argomento non è pertinente, signorina Van Hise!

Questo non ha assolutamente nulla a che fare con il rapporto Indic, con le tabelle statistiche, con le ricerche sul futuro… nulla!

— Il signor Seabrooke la pensa diversamente.

— Gilbert Seabrooke ha la testa bucata; il suo Ufficio è pieno di teste bucate. — Con collera. — La prego di riferirgli le mie parole esatte. Dovrebbe essere abbastanza intelligente da… — Chaney si interruppe di colpo, e guardò rabbiosamente la giovane donna. — È questo un altro dei motivi per cui sono stato scelto come membro della squadra d’esplorazione?

— Sì, signore. Lei è l’unica autorità.

Chaney ripeté il termine aramaico, e Saltus non riuscì a reprimere una risata.

— Signore — disse la donna. — Il signor Seabrooke ritiene che questo documento possa avere qualche sottile attinenza con la missione esplorativa, e clic sia perciò opportuno conoscerlo fin da ora. Dobbiamo conoscere fin d’ora ogni sia pur minima sfaccettatura del futuro che venga portata alla nostra attenzione.

— Ma questo non c’entra niente con la Chicago del futuro!

— È possibile, signore.

— Non è possibile! Questa è una fantasia, una favola. È stata scritta da un visionario e sognatore, e narrata ai suoi allievi… o ai villici. — Chaney sedette, cercando di controllare la sua collera. — Katrina: questa è una perdita di tempo.

— Dell’altro midrash, signore? domandò Saltus.

Midrash — annuì Chaney. Lanciò un’occhiata al maggiore. — Non ha alcuna connessione biblica, maggiore. Di nessun tipo. Si tratta di una trascurabile profezia minore, inserita nel corpo di una narrazione fantastica; è la storia di un uomo che ha vissuto due volte… oppure di due gemelli, il testo non è chiaro al riguardo… che ripuliva il cielo dai draghi. Se i fratelli Grimm l’avessero scoperta per primi, l’avrebbero pubblicata.

— Dobbiamo studiare il documento — disse Katrina, testarda.

Chaney era ugualmente testardo.

— La fine del secolo si trova a soli ventidue anni da noi, ma questo documento è dedicato al futuro remoto, alla fine del mondo. Descrive la fine… gli ultimi giorni. L’ho chiamato Eschatos, che significa “La Fine delle Cose”. Seabrooke pensa davvero che la fine del mondo verrà tra soli ventidue anni?

— No, signore, sono sicura che non crede questo, ma ci ha dato istruzione di studiare attentamente il documento, in preparazione all’esplorazione. Potrebbe esserci qualche tenue connessione.

— Ma quale tenue connessione? Dove?

— Quei riferimenti all’accecante luce gialla che riempie il cielo, per prima cosa. Potrebbe trattarsi di un’allusione alla guerra nel Sud-Est asiatico. E c’erano altri riferimenti a un clima sempre più freddo, e a una serie di pestilenze. I draghi potrebbero avere un significato militare. Il signor Seabrooke ha menzionato specificamente l’osservazione su Armageddon, in relazione alla guerra tra arabi e israeliani. C’è un certo numero di coincidenze, signore.

Chaney si lasciò sfuggire un lamento.

— Scottato dal suo petardo, signore disse Saltus. Ha tutta la mia comprensione.

Chaney capì cosa voleva dire. I critici e i Moresby del mondo non volevano credere alla sua traduzione inglese del rotolo dell’Apocalisse, ma esso pareva autentico. Ora, Seabrooke dava l’impressione di voler credere all’Eschatos, o di essere disposto a crederci.

Disse, con impazienza:

— L’accecante luce gialla nel cielo non ha niente a che fare con la guerra asiatica. Nella narrativa ebraica, significava una promessa romantica di ricchezza, di salute, di pace e di prosperità per tutti. La luce gialla ò un sole benigno, che versa felicità e abbondanza sulla Terra. L’antico profeta voleva dire, semplicemente, che alla fine la terra apparteneva davvero agli uomini, a tutti gli uomini, e che la pace eterna era vicina. Niente di più.

«Quell’Utopia sarebbe venuta dopo la fine di tutte le cose, dopo gli ultimi giorni, quando un mondo nuovo sotto un sole dorato sarebbe stato dato al popolo eletto d’Israele. È una profezia vecchia come il mondo. Non ha niente a che fare con la nostra guerra asiatica, o con il colore della pelle di nessun soldato. — Chaney puntò l’indice verso la porta. — Fa freddo, là fuori, secondo lei? Ma dove? Questa è la stagione ideale per fare una nuotata. E dove sono le pestilenze? Ha mai visto un drago, lei?

— E dov’è Armageddon? — Saltus.

— Il nome esatto è Har-Magedon. È una montagna di Israele, comandante, la montagna di Megiddo che si leva sulla pianura di Esdraelon. E le profezie arrivano un po’ in ritardo… tutte le profezie. Un numero indefinito di battaglie decisive è già avvenuto, là, ed ognuna di queste battaglie è svanita nella storia. Era uno dei luoghi preferiti dagli antichi narratori; la montagna e la pianura avevano una tradizione così sanguinosa che tutti i nativi la ricordavano bene, ed era un ottimo luogo per un’altra storia.

— Signore, una cosa è certa: lei sa come gettare l’acqua sul fuoco. — Saltus, naturalmente.

— Comandante, credo nella necessità di essere realistico; credo nei fatti, non nelle fantasie. Credo nelle statistiche e nella continuità che parte da solide radici, non nelle profezie e nei sogni. — Chaney picchiò col dito il fascio di fogli. — L’uomo che ha scritto questo era un sognatore, e in un certo senso anche un plagiari). Diversi passaggi sono stati presi da Daniele, e c’è qualche sfumatura di Michea.

— Lei pensa che sia un falso?

— No, su questo non ci sono dubbi. Ho dovuto assicurarmene fin dall’inizio. Il rotolo è stato trovato nel solito modo: da un gruppo di studiosi che cercavano tra le antiche giare, nella grotta Qumran-12. Il rotolo era avvolto nelle usuali fasce di lino marcito, del tipo intessuto a Qumran, e quel lino è stato sottoposto al procedimento del C-14, per stabilirne la data… le prove sono state compiute al Libby Institute di Chicago. I test ripetuti hanno stabilito che il lino risaliva a millenovecento anni fa, con una differenza in più o in meno di settant’anni.

«Ma questo non potevamo accettarlo come prova soddisfacente del fatto che i rotoli contenuti nelle fasce di lino abbiano la stessa epoca. Infatti esistono altri metodi per datare un manoscritto. — Indicò la riga iniziale del testo. — Il testo originale è scritto in lettere paleoebraiche, e non contiene vocali… nemmeno una. Si legge da destra a sinistra. La scrittura di cui parlo è entrata in uso circa nel terzo secolo avanti Cristo; prima di essa esisteva una scrittura corsiva più complicata. — Chaney colse un movimento, con la coda dell’occhio. Il maggiore Moresby si era curvato a fissare con maggiore attenzione i documenti. — La lingua ebraica usata in quel tempo aveva un alfabeto di sole ventidue lettere, ed erano tutte consonanti. Le vocali non erano state inventate, e non lo sarebbero state se non dopo sei o settecento anni. Questo testo contiene le ventidue normali consonanti, ma nulla, sul rotolo… sopra o sotto le righe, o tra le parole, o ai margini… indica dove una consonante diventa una vocale. Non c’è il minimo indizio. Questo era già un elemento significativo. Lanciò un’occhiata a Moresby, e notò di avere conquistato l’attenzione del maggiore. — Ma c’erano delle altre tracce sulle quali lavorare. Lo scriba conosceva evidentemente le opere di Daniele e di Michea. Il testo non è scritto in puro ebraico; numerose influenze aramaiche sono evidenti ovunque… una parola o una frase che hanno più effetto del loro equivalente ebraico. L’antica parola greca Eschatos non compare, ma avrebbe dovuto comparire. La sua mancanza mi ha sorpreso, perché evidentemente lo scriba conosceva almeno superficialmente il teatro greco. Chaney fece un gesto. — Così siamo risaliti, al massimo, al primo secolo avanti Cristo; il testo non poteva essere stato scritto in precedenza.

«Non è altrettanto difficile stabilire una data massima, dopo avere stabilito quella minima, perché lo scriba tradisce i limiti della sua conoscenza. Non era vivo e non poteva perciò scrivere nell’anno 70 dopo Cristo. Il testo contiene tre riferimenti diretti a un Tempio, un grande Tempio bianco che sembra costituire il centro di ogni attività importante. C’erano molto templi in Palestina e nelle terre vicine, ma solo un Tempio per antonomasia: il più santo di tutti i luoghi santi, il Tempio di Gerusalemme. Nella nostra storia il Tempio è ancora in piedi, esiste ancora, ed è il centro di ogni attività. Ma secondo la storia, quella vera, quel Tempio ha cessato di esistere. Le legioni romane invasero la Giudea e distrussero il Tempio nel 70 dopo Cristo, cancellandolo dalla faccia della terra. Durante un’azione militare intrapresa per domare una rivolta ebrea, i romani lo abbatterono fino all’ultima pietra, e il Tempio non esiste più.

— Come era stato predetto — disse il maggiore Moresby.

Chaney lo ignorò.

— Perciò avevamo isolato la data approssimativa nella quale l’opera era stata composta: non prima dell’anno 100 a.C., e non dopo l’anno 70 d.C. La concordanza con la prova del radiocarbonio era soddisfacente. Sì, sono certo che il rotolo è autentico, ma la storia che racconta non lo è… la storia è pura fantasia, costruita su simboli e miti conosciuti dagli antichi ebrei.

Arthur Saltus guardò sospettosamente i logli, e poi guardò la donna.

— Dobbiamo leggere tutto quanto, Katrina?

— Sì, signore. Il signor Seabrooke l’ha esplicitamente chiesto.

— Una perdita di tempo, comandante disse Chaney.

Saltus sorrise.

— Il Grande Capo Bianco ha parlato, signore. Non voglio ritornare su quella tinozza nel Mai della Cina.

— L’Indic non mi riavrà… mi ha venduto al Grande Capo Bianco. — Brian Chaney mise da una parte le copie fotostatiche del documento, e allungò la mano verso il voluminoso rapporto Indic. Aprì una pagina a caso, e si trovò davanti delle cifre che riguardavano un’elezione nella Germania Federale, avvenuta tre anni prima.

Ricordava quell’elezione; molti ricercatori della sua sezione l’avevano seguita con interesse, e avevano cercato di prevedere l’esito, facendo delle scommesse che non avevano trovato nessuno disposto ad accettarle. Poco prima che il rapporto venisse ultimato e sottoposto all’Ufficio, il partito Nazional-Democratico aveva conquistato la percentuale del 4,3% dell’elettorato… appena allo 0,7% di distanza dal minimo necessario per entrare nel Bundestag. Il partito era stato accusato di neonazismo, e aveva subito alcune flessioni, intorno agli anni ’70, per poi risalire costantemente; Chaney si domandò se fosse poi riuscito a sopraffare l’immagine di Hitler, ancor viva nella memoria dei tedeschi, e a ottenere il necessario 5% negli anni successivi. In tempo di pace, i giornali israeliani avrebbero portato la notizia; e lui l’avrebbe notata. Forse avevano pubblicato ugualmente i risultati delle successive elezioni… malgrado le restrizioni sull’uso della carta e le preoccupazioni per gli affari interni e la guerra araba… e forse lui non li aveva notati. Era rimasto sepolto nella traduzione dei rotoli per molto tempo. Come ora stavano per restare sepolti Saltus e Moresby nella lettura dell’Eschatos…

Spesso Chaney si era chiesto chi fosse l’anonimo scriba che aveva confezionato quella storia. Il lungo lavoro compiuto sul rotolo gli aveva dato la sensazione di conoscere quasi l’uomo di un tempo cosi remoto, di essere quasi in grado di leggergli nel pensiero. Qualche volta gli era sembrato che l’uomo fosse un novizio nella pratica di quell’arte… un nuovo adepto della setta, non ancora adeguato alla mentalità comune, o magari un prete privato del suo rango e del suo lavoro, per essersi rivelato un anticonformista. Quell’uomo non aveva mai esitato a impiegare il vernacolo aramaico, quando l’aramaico era stato più efficace o più ricco di colore dell’ebraico, e aveva raccontato la sua storia con estro e vivacità, con libertà poetica.


Eschatos:

Il cielo era azzurro, nuovo, e libero di draghi (serpenti alati) quando l’uomo che era due uomini (gemelli?) viveva sulla (sotto la?) terra. L’uomo che era due uomini era in pace col sole e i suoi figli si moltiplicavano (le tribù, o le famiglie, intorno a lui crescevano di numero con il passare del tempo). Egli era conosciuto e accolto con gioia nel Tempio bianco, e là avrebbe potuto vivere. Il suo lavoro lo portava di frequente alla lontana Har-Magedon, dove era ugualmente conosciuto a coloro che vivevano sulla montagna e a coloro che aravano la pianura sotto la montagna; ed egli si mescolava a costoro e li ammaestrava (consigliava, guidava) nella loro vita d’ogni giorno; poiché l’uomo che era due uomini era un uomo saggio. Egli aveva una stanza (una casa?) con (insieme a) una famiglia della montagna e gli bastava soltanto tirare una fune (fare un segno?) per avere cibo e acqua; e il cibo e l’acqua gli venivano dati senza che egli dovesse pagare. (Una forma di compenso per i suoi servigi?)

L’uomo che era due uomini lavorava sulla montagna.

Il suo compito (svolto a intervalli sconosciuti) era oneroso, e consisteva nell’ergersi in piedi sulla cima della montagna e ripulire i cieli spazzandone via gli escrementi (impurità, detriti rimasti dopo la Creazione) che tendevano a radunarsi là. La gente della montagna doveva assisterlo nel suo lavoro, fornendogli dieci cor di acqua (novecento galloni) attinti da un pozzo inesauribile (o cisterna) che si trovava vicino alla base della montagna; e ogni volta il lavoro finiva nel buio e nella luce di un solo giorno (da un tramonto all’altro). Questo compito gli era stato affidato dal profeta egiziano nomade (Mosè?) da più eli cinque volte l’Anno Giubilare (più di duecentocinquant’anni prima); ed era un segno e una promessa che il profeta aveva dato ai suoi figli, le tribù: perché fino a quando i cicli fossero stati puliti il sole sarebbe rimasto quieto, i draghi non sarebbero apparsi nel cielo, e il freddo crudele che paralizzava i vecchi sarebbe stato mantenuto lontano, alla giusta distanza.

Il nuovo profeta che era venuto dopo l’Egiziano (Aronne?) approvò il patto, e il patto fu continuato: dopo di lui, Elia approvò il patto, e il patto fu continuato; e dopo di lui, Sofonia approvò il patto, e il patto fu continuato; dopo di lui, Michea approvò il patto (errore cronologico) e il patto fu continuato. E giunse questo tempo, e i cieli erano puliti, e il popolo prosperava.

L’uomo che era due uomini era una figura prodigiosa. Era figlio (discendente diretto) di Davide.

Il suo capo era d’oro finissimo e i suoi occhi erano brillanti come (parola mancante; probabilmente gemme), il petto e le braccia erano di purissimo argento, il corpo era di bronzo, le gambe di ferro, e i piedi parte erano di ferro e parte di creta (intera descrizione presa di peso da Daniele). L’uomo che era due uomini non invecchiava, la sua età non cambiava mai, ma un giorno, mentre egli lavorava sulla montagna, ed era intento al suo compito, venne abbattuto da un segno. Un masso si staccò dalla montagna e rotolando cadde su di lui, schiacciandogli i piedi e sbriciolando la creta, che fu portata via del vento; ed egli cadde sulla terra, terribilmente ferito. (Di nuovo, un intero pezzo preso da Daniele.) Il lavoro si fermò. La gente della montagna lo trasportò a valle e lo consegnò alla gente della pianura, e la gente della pianura lo trasportò al Tempio bianco, dove i sacerdoti e i medici lo posarono nella sua ferita (lo seppellirono?).

Passò così il primo Anno Giubilare, e il secondo (un secolo), ed egli non apparve al suo posto sulla montagna. La sua stanza (casa) non fu preparata per lui, perché i nuovi figli avevano dimenticato; il popolo non attingeva acqua e il pozzo (cisterna) si inaridiva; i cieli non erano più puliti. Molti escrementi e molti detriti si radunarono nei cicli sopra Har-Magedon. E là fu visto il primo drago, e un altro, e i draghi erano generati e si moltiplicavano nei detriti e negli escrementi, fino a quando i cieli non furono oscurati dalle loro ali e rimbombarono del loro tuono. Un freddo raggelante discese sopra la terra e ci fu ghiaccio sopra i fiumi e i torrenti. Le tribù erano esigue (spopolate) e affamate; le tribù combattevano tra di loro per conquistare il cibo, e venne il tempo in cui l’ospitalità non fu più onorata nel paese, e parenti e viaggiatori furono scacciati o gettati nel deserto per essere di pasto agli sciacalli. I messaggeri (?) si fermarono e non ci fu più traffico tra le tribù e le città delle tribù, e le strade furono ricoperte di sterpi e d’erba.

I giovani persero la fede dei loro padri e costruirono una muraglia intorno alla tribù, e poi un’altra e un’altra ancora, fino a quando le muraglie non furono cento e cento ancora di numero, e ogni casa fu divisa e isolata dalla casa del vicino, e le famiglie furono divise tra di loro. I giovani fecero costruire delle grandi muraglie e non ci fu traffico tra un luogo e l’altro; le città caddero in miseria e si fecero guerra, e il sole non fu più quieto.

Una pestilenza discese dai detriti della Creazione accumulatasi sopra Har-Magedon, escrementi dei draghi che coprirono la terra come una nebbia viscida prima dell’alba. La pestilenza era un’orribile malattia dell’occhio, del naso, della gola, della testa, del cuore e dell’anima di un uomo, e la pelle di quest’uomo cadeva; la pestilenza dava agli uomini una somiglianza con le quattro bestie, e gli uomini erano orrendi e disgustosi nella loro infelicità, e i loro fratelli fuggivano davanti a loro in preda al terrore.

E con questo la voce di Michea gridò, dicendo che era giunta la fine dei giorni; e la voce di Eliseo gridò, dicendo che era giunta la fine dei giorni; e lo spirito e il fantasma di Ezechiele gridò, e fu visto entro le mura della città, e fu udito nelle sue lamentazioni versare lacrime amare, perché era giunta la fine dei giorni.

E così fu.

(La riga seguente del testo era composta da una sola parola, un’espressione aramaica clic indicava oscurità, o tempo, o generazione. Poteva venire tradotta come “Interregno”.)

L’uomo che era due uomini si alzò dal suo letto (tomba?) nel mondo sotterraneo (regno dei morti? regno degli Inferi?), e ciò che vide nella terra gli riempì il cuore di collera. Egli ruppe la terra del Tempio (emerse dalla tomba sotto il Tempio? O all’interno?) e si fece avanti in preda ad altissimo sdegno, per bandire i draghi dalla montagna. Egli alzò la sua verga e colpi le muraglie, dicendo alle famiglie di andare libere e di vivere; diede cibo e conforto al viaggiatore e lo ammaestrò, e guidò la sua mano fino alla tenda e fece tornare l’ospitalità sulla terra; egli disse ai suoi parenti di entrare nella sua (stanza? casa?) e di riposare; si mise al lavoro senza fermarsi per porre fine alla triste miseria che aveva invaso la terra.

E quando il sole fu di nuovo quieto, l’uomo che era due uomini lavorò per riempire il pozzo (cisterna) e ripulì i cieli dagli escrementi e dai detriti. I draghi fuggirono dai loro sudici nidi, e la pestilenza fuggì con loro in un’altra parte del mondo. L’uomo sollevò lo sguardo verso il Tempio ed ecco, egli vide una grande, accecante luce gialla riempire i cieli da un bordo all’altro del mondo: e quella luce gialla accecante era un segno e una promessa dei santi profeti a colui che aveva lavorato, e quella promessa diceva che il mondo era ritornato nuovo, e che era in pace e più nulla lo turbava. I fiori sbocciavano ovunque e i vigneti si curvavano per il peso dei grappoli e frutti deliziosi apparivano ovunque. Il sole era quieto.

L’uomo che era due uomini andò a riposarsi nella sua casa nella terra (tomba?) e fu soddisfatto, perché tutto questo era buono.


Brian Chaney si riscosse dai suoi pensieri, e si guardò intorno, osservando l’espressione dei compagni.

Arthur Saltus stava leggendo le fotocopie con aria annoiata, manifestando appena un minimo d’interesse per la narrazione. Il maggiore Moresby stava prendendo appunti su un blocchetto… l’unico aiuto di una memoria fotografica… ed era ritornato alla prima pagina della traduzione, per rileggerla completamente. Chaney immaginò che il maggiore doveva essere stato preso all’amo. La sua espressione era intenta. Kathryn Van Hise era seduta davanti a lui, dall’altra parte del tavolo, e sedeva eretta, con le dita intrecciate sul piano del tavolo. La giovane donna l’aveva studialo senza parere, mentre lui aveva seguito il corso di quei pensieri, ma non appena Chaney la fissò direttamente lei distolse lo sguardo.

Chaney si domandò cosa pensasse, in realtà, la giovane donna di tutto quello che stava accadendo. A parte le opinioni dei suoi superiori, a parte la posizione ufficiale adottata dall’Ufficio, che cosa pensava lei in realtà? A colazione lei aveva mostrato un certo imbarazzo… che era parso quasi allarme alla prospettiva di filmare uno degli obiettivi alternativi, la Crocifissione, ma a parte questo Chaney non aveva scoperto alcun segno di convinzioni o atteggiamenti personali della donna nei confronti dell’esplorazione del futuro. Aveva rivelato orgoglio e soddisfazione per il successo dei tecnici e degli ingegneri, e aveva rivelato una lealtà che sfiorava il fanatismo, nei confronti del suo superiore… ma che cosa pensava, personalmente? Aveva qualche riserva mentale?

Chaney non riusciva assolutamente a comprendere il motivo dell’interesse di Seabrooke per il secondo rotolo.

Tutti gli studiosi lo riconoscevano come midrash; non c’erano state controversie o discussioni sul secondo rotolo, e se fosse stato pubblicato da solo Chaney sarebbe sfuggito a qualsiasi notorietà. Gilbert Seabrooke doveva essere pazzo, per avere soltanto pensato a introdurlo nella stanza di addestramento. Quel rotolo non aveva alcuna importanza per la missione. Nulla, nell’Eschatos, aveva attinenza con l’imminente sondaggio del nuovo secolo; la storia era solidamente radicata nel primo secolo avanti Cristo, e nessun accenno, nessun indizio la portavano più lontano del 70 d.C. In realtà, non spaziava neppure al di là del proprio secolo. Non pretendeva di essere un’autentica profezia, non lo affermava né lo lasciava supporre come, invece, accadeva — per esempio — nel Libro di Daniele… il cui scriba pretendeva di essere vissuto cinquecento anni prima di nascere, per poi tradirsi rivelando una scarsa comprensione della storia. Gilbert Seabrooke stava leggendo tra le righe cose che esistevano soltanto nella sua immaginazione, e si attaccava a dei raggi di luce gialla e a degli escrementi di draghi senza accorgersi di avere superato i limiti del ridicolo.

Uno dei tre telefoni si mise a suonare.

Kathryn Van Hise andò a rispondere subito, e i tre uomini si voltarono a guardarla.

La conversazione fu breve. Lei ascoltò attentamente, disse Sì, signore tre o quattro volte, e assicurò all’altra persona che gli studi stavano procedendo a un ritmo soddisfacente. Disse Sì, signore un’ultima volta e riappese l’apparecchio. Moresby non riusciva a trattenere la curiosità, ma fu Saltus a parlare:

— Bene, allora, Katrina… avanti!

— I tecnici hanno concluso il collaudo del veicolo, che è ora in condizioni operative. I lanci sperimentali inizieranno tra breve, signori. Il signor Seabrooke ha suggerito di prenderci un giorno di vacanza, per festeggiare l’avvenimento. Ci raggiungerà nel pomeriggio, alla piscina.

Arthur Saltus lanciò un grido, e si lanciò verso la porta. Brian Chaney gettò la sua copia dell’Eschatos nel cestino dei rifiuti, e si preparò a seguire il suo compagno. Prima di muoversi si voltò a guardare la donna, e disse:

— L’ultimo a uscire è un egizio errante.

Capitolo sesto

Brian Chaney riemerse e nuotò fino al bordo della piscina; si aggrappò al bordo levigato, cercò di guardare le piastrelle e, nello stesso tempo, di togliersi il lieve sentore pungente di cloro dagli occhi. Il sole era caldo, e l’aria era più calda dell’acqua. Due dei suoi compagni giocavano nell’acqua, dietro di lui, mentre un terzo — il maggiore — sedeva all’ombra e fissava con aria solenne una scacchiera, aspettando che qualcuno lo sfidasse. I pezzi erano già in ordine sulla scacchiera. La sezione ricreativa della base ospitava altre persone, oltre a loro, ma nessuno pareva interessato agli scacchi.

Chaney si voltò a guardare la coppia che giocava allegramente nell’acqua, e provò una fitta quasi impercettibile di gelosia. Uscì dall’acqua, e si voltò, cercando un accappatoio.

Gilbert Seabrooke disse:

— Buongiorno, Chaney.

Il Direttore del Progetto era seduto vicino, sotto uno sgargiante ombrellone da spiaggia, stava sorseggiando un aperitivo e osservava i bagnanti. Era la sua prima apparizione.

Chaney si avvolse nell’accappatoio, e si avvicinò all’altro, camminando sulle piastrelle caldissime per i raggi del sole.

— Buongiorno. Lei è il telefono rosso. Si strinsero la mano.

Seabrooke fece un breve sorriso.

— No; quella è la nostra linea diretta con la Casa Bianca. La prego di non alzare il microfono per chiamare il Presidente. — Con un cenno della mano, lo invitò a sedere sotto l’ombrellone, accanto a lui. — Un aperitivo? Un liquore?

— Non ancora, grazie. — Studiò l’uomo con aperta curiosità. — Qualcuno ha portato dei messaggi? — Il suo sguardo andò per un istante verso la donna che giocava nell’acqua.

La risposta di Seabrooke fu pronunciata con calma, in un tono che cercava di cancellarne quanto c’era di pungente.

— Naturalmente io ricevo un rapporto quotidiano; cerco di mantenermi al corrente di tutte le attività che si svolgono nella base. E sono abituato alle persone che fraintendono le mie azioni e i motivi che mi spingono. — Un nuovo, brevissimo sorriso pungente. — La mia abitudine è quella di esplorare qualsiasi sentiero possibile, per raggiungere la mèta che mi prefiggo. La prego di non preoccuparsi per il mio interesse nelle sue attività esterne.

— Non hanno alcuna relazione con questa attività.

— Forse, e forse no. Ma non voglio ignorarle, perché sono un uomo metodico.

— E ostinato — disse Chaney.

Gilbert Seabrooke era alto, magro, teso, e somigliava a quel notissimo funzionario del Dipartimento di Stato… o forse a quell’altro famoso giudice che sedeva alla Corte Suprema. Era l’immagine accuratamente coltivata e rifinita dello statista. Aveva i capelli grigi, di puro argento, con la riga al centro esatto, pettinati all’indici ro con solennità conservatrice; i suoi occhi sembravano grigi, anche se, a un esame più ravvicinato, si rivelavano di un gelido acquamarina; le labbra erano ferme e diritte, non pareva abituate a sorridere, mentre il mento era diritto e perfettamente sbarbato, e non mostrava alcuna traccia presente o futura di grasso e di rughe. Teneva il corpo rigidamente eretto, come un militare, e la pipa gli sporgeva diritta dalle labbra, come per sfidare il mondo. Era l’immagine vivente dell’Establishment.

Chaney ricordava vagamente la storia della sua carriera politica. Seabrooke era stato governatore di uno dei Dakota… la memoria si rifiutava di rivelargli quale… ed era stato sconfitto di strettissima misura quando si era presentato per la terza volta. L’uomo, dopo la sconfitta elettorale e la mancata rielezione, si era rivolto a Washington ed era stato subito ricompensato con un posto al Ministero dell’Agricoltura; il suo partito aveva cura di vecchi e fedeli militanti. Qualche anno dopo era stato trasferito al Ministero del Commercio, e dopo qualche altro anno era stato nuovamente promosso, assumendo un incarico direttivo nell’ambito dell’Ufficio Programmazione. Ora sedeva accanto alla piscina, e dirigeva tutti coloro che si trovavano nella base, e tutto ciò che la base conteneva.

— Come va la guerra? — domandò Chaney.

— Quale guerra?

— Quella contro la sottocommissione del Senato. Sospetto che stiano contando i dollari e i minuti.

Le labbra strette dell’uomo tremarono, permettendosi quasi l’ombra di un sorriso.

— L’eterna vigilanza ò la base di una sana amministrazione, Chaney. Ma effettivamente io ho qualche difficoltà con quella gente. La scienza tende a spaventare coloro che vi sono esposti infrequentemente, mentre coloro che praticano la scienza sono spesso le persone più fraintese del mondo. Il progetto potrebbe essere differente, se nel gioco entrasse qualche goccia d’immaginazione in più. Se i nostri ricercatori fossero direttamente collegati alle ostilità in Asia, se la loro opera desse come risultato un macchinario bellico nuovo e di uso pratico, noi annegheremmo nei fondi che il Senato stanzierebbe ogni giorno in nostro favore. — Un gesto di insoddisfazione. — Invece dobbiamo combattere su ogni dollaro. I militari e la loro guerra esigono la priorità.

— Ma un collegamento esiste disse Chaney.

— Le ho detto che le cose sarebbe differenti se nel gioco entrasse un poco d’immaginazione gli ricordò seccamente Seabrooke. — A questo punto, l’immaginazione brilla tristemente per la sua assenza; la mentalità militare spesso non riconosce un uso pratico finché questo uso non le viene messo sotto al naso. Lei può vedere un’applicazione pratica e io penso di vederne una, ma né il Pentagono né il Congresso saranno in grado di riconoscerla almeno per altri dodici anni. Dobbiamo lottare per ogni centesimo e dipendere dalla buona volontà del Presidente per continuare a esistere.

— Neppure Franklin ha trovato applicazioni pratiche per molto tempo; alcune cose devono ancora trovare un’applicazione — disse Chaney. Ma lui vedeva un’applicazione pratica del TDV, e sperava che i militari non la scoprissero mai.

Seabrooke guardò la donna nell’acqua, e seguì il suo corpo snello che si allontanava da Arthur Saltus, il quale la inseguiva con ampie bracciate.

— Mi è parso di capire che lei ha incontrato qualche difficoltà prima di prendere una decisione.

Chaney capì cosa intendeva dire.

— Io non sono un uomo troppo coraggioso, signor Seabrooke. Quando mi trovo su un terreno familiare ho le mie bravate e le mie alzate di testa, ma in realtà non sono molto coraggioso. Dubito di poter mai fare quello che entrambi i miei compagni fanno ogni giorno, durante il loro servizio. — Una fastidiosa paura del futuro si muoveva come un verme nella sua mente. — Io non sono il tipo dell’eroe… credo che la discrezione sia la parte migliore del valore, voglio sempre scappare finché sono in tempo.

Ma lei è rimasto in Israele, sotto il fuoco nemico.

— L’ho fatto, ma per tutto il tempo sono stato solo un testimone spaventato.

Seabrooke si voltò.

— Lei non crede che Israele sarà sconfitto? Che tutto finirà con Armageddon?

— No. — Con sicurezza.

— Non trova suggestivo…

— No. Quella terra è stata un campo di battaglia per qualcosa come cinquemila anni… da quando il primo esercito egiziano, che marciava verso nord, lui incontrato la prima armata sumerica che marciava verso sud. Con loro marciavano dei profeti di sciagure, ma non cada in questa trappola.

— Però quei vecchi profeti biblici sono piuttosto severi, piuttosto sconvolgenti.

— Quegli antichi profeti vivevano in un’epoca dura e in una terra dura; vivevano quasi sempre sotto il tallone di un invasore. Quegli antichi profeti dovevano la loro fedeltà a un governo e a una religione che erano nemici di tutte le altre nazioni vicine; chiedendo l’indipendenza chiamavano la punizione. — Ripeté il consiglio. — Non cada in questa trappola. Non cerchi di togliere quei profeti dalla loro epoca, e infilarli nel ventesimo secolo. Sono fuori moda.

— Immagino che lei abbia ragione — disse Seabrooke.

— Posso predire la caduta degli Stati Uniti, di ogni governo del continente nord-americano. Mi darebbe una medaglia per questo?

— Cosa intende dire? — Seabrooke pareva sorpreso.

— Voglio dire che tutto questo sarà soltanto polvere, tra diecimila anni. Mi dica il nome di un solo governo, di una sola nazione che sia riuscita a durare, dalla nascita della civiltà… diciamo, cinque o seimila anni fa.

Lentamente: — Sì. Capisco cosa intende dire.

— Non c’è niente che possa durare. Nemmeno gli Stati Uniti. Se saremo fortunati, riusciremo a durare almeno quanto Gerico.

— Conosco il nome, naturalmente.

Chaney ne dubitava.

— Gerico è la città più antica del mondo, la città antica quasi quanto il tempo. È stata costruita nel periodo natufiano, ed è stata rasa al suolo o bruciata e poi ricostruita per tante volte che solo un archeologo può ricordarne esattamente il numero. Ma la città esiste ancora, ed è stata abitata continuamente per almeno seimila anni. Gli Stati Uniti dovrebbero essere altrettanto fortunati. Noi potremmo durare.

— Lo spero ardentemente! — dichiarò Seabrooke.

Chaney lo fissò.

— E allora lasci perdere questa assurdità dell’Eschatos e si preoccupi di qualcosa che ne valga la pena. Si preoccupi della violenta sterzata americana verso l’estrema destra; si preoccupi della caccia all’uomo che viene data agli hippies; si preoccupi di un Presidente che non è neppure capace di controllare il proprio partito, figuriamoci quindi il paese.

Seabrooke non fece commenti.

Brian Chaney si era voltato, e stava fissando di nuovo Kathryn Van Hise che giocava nell’acqua. La sua carnagione abbronzata, coperta solo in piccolissima parte da un costume da bagno topless, era il bersaglio di molti sguardi. Quelle coppette di plastica trasparente che diverse donne portavano al posto del reggiseno o della parte superiore del bikini erano solo una delle tante sorprese che lui aveva scoperto al suo ritorno da Israele. Le mode israeliane erano molto più conservatrici, e lui aveva quasi dimenticato la tendenza della moda americana, in quei tre anni di assenza. Chaney guardò il corpo bagnato della donna, e provò qualcosa di più violento di una semplice morsa di gelosia; non era del tutto sicuro che le coppette entrassero nei limiti della decenza. La sterzata verso la destra ultraconservatrice doveva prima o poi riflettersi nella moda femminile, e allora, immaginava, le gambe sarebbero state coperte fino alia caviglia, e le bluse e le coppette trasparenti sarebbero diventate pezzi da museo.

Nei prossimi anni ci sarebbero certo state delle altre reazioni, che avrebbero reso antiquate anche alcune delle sue predizioni; trascurando di anticipare un’Amministrazione debole, il rapporto Indic veniva ora rimesso in discussione in molti punti. La sua raccomandazione per un matrimonio di prova rinnovabile alla scadenza sarebbe stata ignorata, probabilmente… l’intero programma avrebbe potuto essere respinto prima di venire iniziato, se gli ululati di sdegno del pubblico avessero spaventato il Congresso, che doveva ancora ratificarlo. La vociante minoranza avrebbe potuto diventare in breve tempo una maggioranza.

Per porre termine a un silenzio imbarazzante, chiese, in tono disinvolto:

— Il TDV è entrato in fase operativa?

— Oh, sì. Da stamattina la fase di collaudo è terminala. Gli anni di progettazione e di costruzione e di collaudo sono finiti. Siamo pronti a procedere.

— Perché c’è voluto tanto tempo?

Seabrooke si voltò a guardarlo, lentamente, L’espressione dei suoi occhi era dura.

— Chaney, nove uomini sono già morti per colpa di quel veicolo; avrebbe voluto essere lei il decimo?

Sorpresa. Emozione. Paura. — No.

— No. Né lei, né un altro. Nessuno. Gli ingegneri e i tecnici hanno dovuto compiere decine e decine di collaudi, fino a quando anche l’ultimo dubbio è stato cancellato. Se fosse rimasto un dubbio, uno solo, il progetto sarebbe stato annullato e il veicolo smantellato. Avremmo bruciato i disegni, gli studi, gli appunti, le schede, le registrazioni… tutto. Avremmo spazzato via ogni traccia dell’esistenza del veicolo. Lei conosce la legge di natura: due oggetti non possono occupare lo stesso spazio nello stesso tempo.

— È elementare!

Un secco cenno d’assenso.

— È cosi elementare che i nostri tecnici l’hanno trascurata, e nove uomini sono morti quando il veicolo è ritornato al suo punto d’origine, nel preciso secondo del lancio, e ha tentato di occupare lo stesso spazio, non in transizione, ma in stato di immobilità. È diverso, tecnicamente e scientificamente. — Abbassò la voce. Chaney, lo spettacolo più orrendo al quale io abbia assistito è stato un incidente aereo: un aereo di linea che si t schiantato su una collina del Dakota. Ero a caccia con un gruppo di amici, a meno di un miglio di distanza, e ho assistito alla caduta. Sono stato uno dei primi a raggiungere il relitto. Abbiamo visto che non c’era la possibilità di trovare dei superstiti… nemmeno una vaga possibilità. Un’esitazione. — Dopo quello spettacolo viene subito l’esplosione nel nostro laboratorio. Io non c’ero… mi trovavo in un altro edificio… ma quando ho raggiunto il laboratorio ho trovato una tremenda ripetizione di quella catastrofe sulla collina del Dakota. Né gli uomini, né i singoli strumenti erano rimasti intatti. La stanza era un orribile groviglio di cose e di carne. Abbiamo perduto l’ingegnere che viaggiava a bordo del veicolo, e gli otto al lavoro nel laboratorio. Il veicolo è ritornato nell’esatto momento, nel preciso millesimo di secondo della sua partenza, e si è autodistrutto. È stato un disastro incredibile, una trascuratezza incredibile… ma è accaduto. Una volta.

Dopo una breve pausa, Seabrooke continuò:

— Abbiamo imparato un’amara lezione. Abbiamo ricostruito il laboratorio, con pareti più spesse e rinforzate, e abbiamo ricostruito il veicolo; abbiamo programmato una nuova linea di ricerca, dando la maggiore importanza al fattore sicurezza. Questo fattore si è stabilizzato in sessantuno secondi esatti, e questi ci ha soddisfatto.

— Perderò un minuto per ogni viaggio — disse Chaney. — Sessantuno secondi.

— Un passeggero diretto a qualche punto lontano del tempo, lei, per esempio, potrà partire, diciamo, a mezzogiorno in punto, e non dovrà ritornare prima delle dodici e sessantuno secondi. L’entità del tempo trascorso nella missione non avrà alcun influsso sul tempo del ritorno; anche se lei restasse nel futuro o nel passato per dieci anni, ritornerebbe comunque sessantuno secondi dopo il lancio. Se non avessimo potuto essere del tutto sicuri di questo, avremmo chiuso bottega e avremmo ammesso la nostra sconfitta.

— Grazie — disse Chaney, serio in viso. — Ci tengo alla pelle. Come sono protetti i tecnici, adesso?

— Con pareti rinforzate e punti di osservazioni esterni, attraverso telecamere. I tecnici lavorano in una sala adiacente, ma un metro e mezzo di acciaio e di cemento armato li separano dal passeggero e dal veicolo. Fanno funzionare il TDV e ne osservano il comportamento, come le ho detto, attraverso una serie di televisori a circuito chiuso; inoltre, osservano non solo il laboratorio vero e proprio, ma il corridoio esterno, il deposito e lo schermo antiatomico; tutto ciò che si trova a quel piano dei sotterranei.

— Come fa a sapere che il veicolo si muove, in realtà? chiese Chaney, curioso. — Si vedono degli spostamenti?

— Il veicolo non si muove, non viaggia nel senso di passare attraverso lo spazio. Il veicolo rimarrà sempre nel punto di origine, a meno che noi non decidiamo di spostarlo altrove. Ma funziona, e funzionando smuove gli strati del tempo proprio come quelle persone, nell’acqua, spostano il liquido tuffandovisi.

— Come avete fatto a provarlo?

— Una telecamera è stata montata nella parte anteriore del veicolo, in modo che inquadrasse, attraverso un portello, il laboratorio. Un orologio e un calendario erano stati appesi alla parete, direttamente nel campo della telecamera. La telecamera non si è limitata a fotografare le ore del passato e le date dei giorni precedenti, ma ha preso delle immagini della parete prima che l’orologio vi fosse sistemato. Sappiamo che il TDV ha raggiunto un anno di distanza, nel passato.

— Qualche effetto sulle scimmie?

— Nessuno. Stanno benissimo.

— Che cosa avete fatto per prevenire un altro incidente… un incidente di altro tipo?

— Si spieghi. — Seccamente.

Chaney disse, misurando le parole:

— Cosa accadrà se quella macchina giungerà nel passato, in un’epoca precedente a quella della costruzione del sotterraneo? Cosa accadrà se emergerà in un letto di argilla?

— È molto semplice; non permetteremo che questo accada — fu la risposta immediata. Il limite estremo di dislocazione nel passato è il 30 Dicembre 1941. Un sondaggio al di là di quella data ò proibito. Il Direttore del Progetto vuotò il suo bicchiere, e lo appoggiò da una parte. — Chaney, la località è stata sottoposta a ogni possibile ricerca, per stabilire un limite massimo nel passato; ogni fase di questa operazione ò stata studiata con cura, in modo che nulla rimanesse affidato al caso. Il primo edificio che è sorto qui è stato una costruzione rozza, simile a una capanna. È stata distrutta da un incendio nel febbraio del 1867.

— Le ricerche vi hanno portato così indietro?

— Eravamo disposti a risalire ancora di più nel passato, se questo fosse stato necessario; abbiamo potuto consultare i dati risalenti alla guerra indiana del 1831. Una fattoria con una cantina è stata costruita in questo luogo durante Testate del 1901, ed è rimasta qui fino al giorno in cui l’hanno demolita, nel 1941, quando il governo ha acquistato la terra per costruirvi una stazione di raccolta. Da allora questa zona è stata sempre proprietà governativa, e il luogo dove ora sorge il laboratorio è rimasto vuoto fino a quando non abbiamo dato inizio al nostro progetto. I tecnici hanno usato ogni cura per scegliere la posizione. Oggi il TDV si trova in un serbatoio sigillato di acqua polimerica, a novanta centimetri dal vecchio pavimento del sotterraneo, in uno spazio che non dovrebbe essere stato occupato da nient’altro. Abbiamo perfino ricostruito l’esatta ubicazione della vecchia caldaia e del deposito del carbone.

— E così il termine estremo è il 1941? Perché non il 1901?

— Il limite estremo, nel passato, è il 30 Dicembre 1941, molto tempo dopo la data di demolizione. La sicurezza prima di tutto.

— Mi piacerebbe vedere quel serbatoio di acqua polimerica.

— Lo vedrà. È necessario che lei acquisti la massima familiarità con tutti gli aspetti dell’operazione. Ha già sostenuto la visita medica?

— Sì.

— Ha seguito un corso di addestramento nell’uso delle armi?

— No. Perché, è necessario anche questo?

— La sicurezza prima di tutto, Chaney — disse Seabrooke. — È saggio prevedere ogni eventualità. L’addestramento può essere una perdita di tempo, ma è più saggio prepararla sotto ogni aspetto, comunque vadano le cose.

— Mi sembra un’espressione pessimistica. Perdita di tempo. In che senso?

— Mi scusi; dimentico che lei è stato all’estero per molto tempo. L’uso di tutte le armi verrà probabilmente vietato ai civili nel prossimo futuro. Il presidente Meeks è favorevole a questo provvedimento.

Chaney disse, con aria assente:

— Farà piacere al maggiore. Lui non crede che i civili siano capaci di puntare una pistola nella direzione giusta.

Stava guardando dall’altra parte della piscina. Katrina era uscita dall’acqua ed era in piedi sul bordo, in quel momento, occupata a liberare i capelli dalla costrizione di una cuffia di plastica. Arthur Saltus le era così vicino che solo i loro costumi da bagno umidi separavano i due corpi, ma nessuno dei frequentatori della piscina gli dedicava qualche attenzione. C’erano altre due donne, in acqua, ma non attiravano neppure metà dell’attenzione che attirava Katrina… però i loro corpi non erano esposti come quello della loro istruttrice. I regolamenti militari erano estesi anche alla piscina, anche se questo alle ausiliarie poteva non piacere.

Chaney continuava a fissare la donna… e Saltus, che le stava vicinissimo… ma una parte della sua mente indugiava su Gilbert Seabrooke, sulle affermazioni pratiche e semplici di Seabrooke. Ripensò a quella macchina, al TDV. Cercò di pensare al TDV. Ogni sforzo di visualizzare il veicolo era inutile; non ci riusciva. Ogni tentativo di comprendere il suo funzionamento era altrettanto inutile… gli mancava l’istruzione tecnica necessaria per comprenderlo. Funzionava: doveva accettare questa affermazione. Ogni volta che il veicolo veniva sottoposto a un collaudo, erano i suoi orecchi a dirgli che funzionava.

Consumando una tremenda quantità di energia, e pilotato da un sistema automatico a distanza, il veicolo spostava che cosa? Gli strati temporali. Gli strati del tempo. La macchina non si muoveva nello spazio, non lasciava il laboratorio e il serbatoio di poliacqua, nel sotterraneo, ma penetrava e sondava il tempo… la macchina, o la telecamera che vi era montata sopra… e nello stesso tempo fotografava una parete, un orologio e un calendario. E tra poco tempo, ormai, il veicolo avrebbe trasportato degli esseri umani nel futuro, e da questi uomini ci si aspettava molto di più che dare una semplice occhiata a un orologio. (Ma il veicolo aveva già ucciso nove uomini, quando era tornato indietro per occupare il punto e il momento esatto della partenza.) Non riuscì a reprimere un brivido. Quella fredda paura non voleva lasciarlo.

— Lei ha raccolto uno strano equipaggio per il veicolo — disse Chaney.

— Perché dice così?

— Non c’è neppure un ingegnere… neppure uno scienziato. Moresby e io ci amiamo come un cobra e una mangusta. Io penso di essere la mangusta. Devo continuare?

— So quello che faccio, Chaney. I tecnici, gli ingegneri e gli scienziati… i fisici, i matematici… verranno più tardi, quando i sondaggi richiederanno l’impiego d’ingegneri, di fisici e di matematici. Quando sono arrivati sulla Luna i primi geologi? I primi selenologi? Questa esplorazione esige uomini come lei, come Moresby e come Saltus. Lei e Moresby siete stati scelti perché entrambi siete primi nel vostro campo, e perché siete l’opposto naturale uno dell’altro. Mi piace considerarvi come due piatti di una bilancia, in equilibrio delicatissimo, con il peso neutrale di Saltus al centro, per mantenere questo equilibrio. Le ripeto che so quello che faccio.

— Moresby mi crede una specie di pazzoide.

— Sì. E lei cosa pensa di Moresby?

Un improvviso sorriso. — Che lui è una specie di pazzoide.

Seabrooke si concesse un freddo sorrisetto.

— Mi scusi, ma c’è una certa misura di verità in entrambe le supposizioni. Anche il maggiore ha un hobby che l’ha messo in un certo imbarazzo.

Chaney si lamentò.

— Quei dannati profeti! — Si voltò a guardare il maggiore. — Perché non fa collezione di soldatini di piombo, o non decide di essere il più grande giocatore di scacchi del mondo?

Perché lei non scrive libri di cucina?

Chaney abbassò lo sguardo, per guardarsi il petto.

— Vede come è entrata bene la lama tra le costole? Come sporge l’impugnatura, diritta e fiera? Un colpo da maestro.

— A lei piace leggere il passato, mentre il maggiore preferisce leggere il futuro — commentò Seabrooke. — Sono disposto ad ammettere che la sua vocazione è più importante.

— Un altro futurista. Lei fa collezione di futuristi.

— Lui ripone una fede smisurata nelle predizioni. Comincia con un atto semplice come quello di leggere l’oroscopo del giornale, e si comporta di conseguenza. Dopo il suo arrivo, qui, ha confessato che la missione non costituiva una sorpresa, per lui, perché un certo oroscopo gli aveva consigliato di prepararsi a uno storico cambiamento della sua vita.

Questo è antico come il mondo — disse Chaney. — I primi egiziani, i sumeri, gli accadici… erano tutti pazzi per l’astrologia. I certamente la religione più durevole del mondo.

— Immagino che lei conosca quei libriccini che vengono chiamati almanacchi o lunari?

Un cenno d’assenso. Li conosco.

— Moresby li acquista regolarmente, non solo per sapere il proprio oroscopo, ma pei prevedere il tempo con un anno di anticipo. Ammetto di avere fatto delle ricerche su quest’ultimo particolare: il maggiore ha un’ammirevole capacità di collegare le operazioni militari con le condizioni del tempo… quando si trova negli Stati Uniti, naturalmente. Uno stato di servizio brillante, bisogna dirlo. Molti arrivano a pensare che il tempo sia al suo servizio, tanta è la precisione delle sue azioni. E quando si è trovato altrove, per altri incarichi, si è sempre fatto la fama di creare un orto in stretta concordanza con le direttrici fornite dagli almanacchi… le fasi della luna, c così via.

In tono scettico: — Gli spinaci sono cresciuti?

Le labbra strette del Direttore del Progetto si curvarono nell’ombra fugace di un sorriso, poi si controllarono.

— E poi c’è la sua biblioteca. Moresby possiede una piccola collezione di libri, circa quaranta o cinquanta, che porta sempre con sé, dovunque vada. Gli autori sono Nostradamus, Shipton, Blavatsky, Forman e quella Cromwell di Washington. Ha una copia autografata di un volume di un certo Guinness; ha conosciuto l’autore a una conferenza. Ho fatto un’indagine a questo proposito, per motivi di sicurezza, ma Guinness si è rivelato innocuo. Recentemente il maggiore ha aggiunto alla collezione il suo libro, Chaney.

— Ha buttato via i suoi soldi — disse Chaney.

— Pensa che anch’io abbia buttato via i miei?

— Se era alla ricerca di visione profetiche, si. Se le interessava una curiosità biblica, no. Il futuro dovrebbe portare delle grandi controversie su quel rotolo dell’Apocalisse; ho fatto vacillare un discreto numero di opinioni ritenute incrollabili.

Seabrooke lo fissò attentamente.

— Ma lei capisce in quale modo io mi servo di Moresby?

— Sì. Esattamente come lei si serve di me.

— Proprio così. Io credo di avere riunito la migliore squadra possibile per la missione più importante del ventesimo secolo. Non esistono delle direttrici precise e reali di ricerca sul futuro; esistono soltanto degli studi speculativi, e una letteratura pseudospeculativa. Noi ci serviamo di entrambi, e ci serviamo di uomini fidati che lavorino attivamente in entrambi i campi. Uno di voi due, o forse tutti e due, saprà quello che deve fare, quando emergerà dal “tuffo” nel tempo, tra ventidue anni. Avrà i piedi saldamente sulla terra, come è desiderabile. Cosa possiamo fare di più, Chaney?

— Lei ha preso un lupo per le orecchie. Potrebbe guardarsi un po’ intorno per vedere come lasciarlo andare… una via di scampo.

Un momento di silenzio pensieroso.

— Un lupo per le orecchie. Sì, ho fatto proprio questo. Ma, Chaney, io non desidero affatto di lasciarlo andare; io sono affascinato da questa cosa, e non la lascerò andare. Questo passo è paragonabile al lancio del primo razzo nello spazio, al primo volo orbitale, al primo uomo sulla I una. Non potrei lasciarmi scappare il lupo, neppure se volessi farlo!

Chaney fu colpito dalla veemenza, dall’ansia appassionala dell’altro.

— Perché non va lei nel futuro?

Seabrooke disse, a bassa voce:

— Ho tentato. Mi sono offerto volontario, ma sono stato messo da parte. — La sua voce tradiva il dolore che ancora doveva provare. — Sono stato eliminato alla prima visita medica, a causa di un soffio al cuore. Ancora una volta, Chaney, possiamo fare il paragone con il volo spaziale. I vecchi, i malati, i deboli non conosceranno mai il TDV. Ci hanno chiuso fuori, e non possiamo più entrare.

Lo sguardo dell’uomo tornò a posarsi su Katrina, e anche Chaney guardò da quella parte. Il ridottissimo costume cominciava ad asciugarsi, sotto il sole caldo di giugno, e la stoffa non aderiva più così perfettamente al corpo, rivelandone ogni piega e ogni contorno, come pochi attimi prima. Accanto a lei, appoggiato a lei, Arthur Saltus monopolizzava la sua attenzione.

Chaney senti di essere stato escluso. Anche lui si sentiva chiuso fuori, come Seabrooke.

Dopo qualche tempo, fece una domanda che si era agitata in un angolo della sua mente.

— Katrina ha detto che lei aveva un paio di alternative già pronte, nel caso che l’esplorazione del futuro si rivelasse impossibile. Quali alternative? — E attese, per vedere se la donna aveva fatto rapporto anche sulla conversazione svoltasi al mattino, al tavolo della colazione.

— Posso farle una confidenza, Chaney?

— Certo.

— Io conosco il Presidente molto meglio di lei.

— Sono disposto a concederle questo.

— So bene quello che lui non accetterà mai.

Chaney ebbe un’intuizione.

— Non accetterà mai le sue alternative? Nessuna delle due?

— Accettarle? Ne sarebbe scandalizzato, si sentirebbe oltraggiato. La sua collera farebbe tremare la terra da Washington a qui. — Seabrooke colpì con un pugno il tavolino, e il bicchiere vuoto sobbalzò. Io volevo visitare il futuro, vedere il futuro, sentire il profumo del futuro, ma sono stato respinto il primo giorno dai medici; sono naufragato prima di salire a bordo, e questo mi ha fatto male, più di quanto non riesca a dire. Mi rimaneva soltanto una strada, Chaney, ed era quella di vedere il futuro attraverso i vostri occhi… le vostre telecamere, i vostri nastri, le vostre osservazioni e le vostre reazioni. Posso vivere nel futuro grazie a lei e a Moresby e a Saltus, e io sono deciso a farlo! Non mi rimane altro da tentare.

«A questo fine, ho preparato due alternative da sottoporre al Presidente. Ho voluto essere sicuro che ciascuna fosse inaccettabile, conoscendo la mentalità e il carattere dell’uomo, in modo che lui mi ordinasse di procedere con il piano originario. Io voglio il futuro!

Chaney domandò: — Scandalizzato?

Un breve cenno d’assenso. — Il Presidente è un uomo religioso: un fedele praticante. Non permetterà mai un lancio sulla scena della Crocifissione, con nastri e pellicole.

— No… non lo permetterà. — Chaney rifletté per un momento. — Ma a causa delle conseguenze politiche, non di quelle religiose. Ha paura del popolo e ha paura dei politici.

— Se questo fosse vero, la seconda alternativa sarebbe più spaventosa.

Sulla difensiva. — Dove… o che cosa?

— La seconda alternativa è Dallas, nel novembre 1963. Io propongo di registrare l’assassinio di Kennedy in una maniera mai fatta prima. Propongo di collocare un operatore al quinto piano di quel magazzino, sopra la strada; propongo di collocare un secondo operatore in quel boschetto sul poggio, per porre fine a ogni discussione; propongo di collocare un terzo operatore… lei… sul marciapiede, accanto all’auto di Kennedy, nel punto preciso in cui egli possa filmare gli spari dalla finestra o dagli alberi. In questo caso avremo un preciso documento fotografico e sonoro del delitto, Chaney.

Capitolo settimo

Il TDV fu una completa delusione.

Brian Chaney ebbe l’irrazionale sensazione di essere stato truffato. Forse si era aspettato troppo; una prodigiosa macchina aerodinamica, lucida e scintillante, un oggetto di cromo e cristalli e smalto, appena uscito dalla catena di montaggio; o forse un mostro meccanico hollywoodiano, un fantastico leviathan irto di cavi, tentacoli elettronici avviluppati e frementi, un gigante che minacciasse di sprofondare nel pavimento, per colpa del suo peso insostenibile. Forse si era lasciato trascinare troppo dall’immaginazione, e per questo la realtà era tanto deludente.

Il veicolo non era niente di tutto questo. Era una specie di fusto di benzina tozzo e sgradevole alla vista, con il numero 2 dipinto su un fianco. Non era per niente romantico. Era squallido e funzionale.

Il TDV pareva un fusto ili benzina troppo cresciuto, fabbricato a mano utilizzando qualche pezzo assortito di alluminio e di plastica… materiali che parevano presi tra i rifiuti, per rappezzare un lavoro semplice e sbrigativo. Chaney pensò subito a una Ford Modello I che aveva visto in un museo, e a un fragile, traballante biplano che aveva visto in un altro museo; quei due pezzi d’antiquariato non gli erano parsi in grado di muoversi di un solo centimetro. Il TDV era una specie di secchio sgraziato di plastica e alluminio, racchiuso in un serbatoio eli acqua polimerica; l’intera apparecchiatura occupava un piccolo spazio in uno scantinato quasi spoglio. Il TDV non pareva capace di muoversi neppure di un minuto.

Il cilindro era lungo circa due metri e dieci, e la circonferenza era appena sufficiente a dare alloggio a un uomo corpulento, che doveva stare disteso; il viaggiatore del tempo doveva andare nel futuro e nel passato restando coricato e supino, disteso su una specie di griglia metallica, con due maniglie situate all’altezza delle spalle, poggiando i piedi su un pedale posto in fondo alla macchina. In alto, c’era uno stretto portello che permetteva di entrare e di uscire. La parte anteriore del cilindro era stata tagliata… apparentemente si trattava di un ripensamento dei tecnici… e l’apertura era stata colmata con una bolla trasparente, che permetteva di osservare la parete, con l’orologio e il calendario. Una telecamera e un compatto cubo metallico, ermeticamente sigillati, erano posti sulla bolla. Diversi cavi elettrici, grossi, come un pollice umano, emergevano dal fondo del veicolo e attraversavano sinuosamente il pavimento del sotterraneo, per sparire nella parete che separava il locale delle operazioni dal laboratorio. Una scaletta era appoggiata al serbatoio di acqua polimerica.

Il congegno era deludente. Pareva costruito in cantina da qualche volonteroso scienziato dilettante della domenica.

— Quell’aggeggio funziona? — domandò Chaney.

— Certamente — rispose Seabrooke.

Chaney scavalcò i cavi, e girò intorno al veicolo, seguendo l’invito di un tecnico. L’orologio e il calendario erano appesi a una parete, protetti da una bolla ili plastica trasparente. Sopra di essi… come avvoltoi appollaiati in attesa della preda… c’erano due piccole telecamere, che inquadravano il sotterraneo. Un armadietto metallico, sistemato accanto alla porta e assicurato saldamente alla parete, era destinato a contenere gli abiti dei viaggiatori Nel soffitto alto delle lampade invisibili mandavano una luce brillante e fredda e fastidiosa. La stanza pareva fredda, ma stranamente asciutta, per essere un sotterraneo; c’era un odore pungente, che pareva di ozono, e uno sgradevole sentore di polvere smossa di recente.

Chaney posò la mano sulla superficie eli alluminio, e la sentì fredda. Avvertì una leggerissima scarica di elettricità statica.

— Come hanno fatto le scimmie a guidarlo? — domandò.

— Non l’hanno guidato, naturalmente — rispose il tecnico, con aria disgustata. (Forse era sprovvisto di senso dell’umorismo.) — Questo veicolo è stato progettato per funzionare con comandi in duplex, signor Chaney. Tutti i lanci di collaudo sono stati collaudati dal laboratorio; anche il suo lancio verrà effettuato nello stesso modo. Alla partenza saremo noi a darle il calcio d’avvio.


Chaney si rese conto che l’ultima frase doveva avere un doppio senso.

— Quando il veicolo è programmato per il controllo a distanza — proseguì il tecnico, — può essere lanciato in direzione della data prescelta o del punto di partenza schiacciando il pedale che si trova sotto i piedi del passeggero. Come vede, l’espressione “calcio d’avvio” va presa alla lettera. Saremo noi a darle il calcio d’avvio, ma quando la missione sarà ultimata sarà lei a effettuare il ritorno. Noi richiameremo il veicolo solo in caso di emergenza.

— Immagino che il veicolo resterà ad aspettarci?

— Certamente. Dopo l’arrivo sull’obiettivo il veicolo sarà “bloccato” in un punto temporale, e vi rimarrà finché non sarà “sbloccato”, da lei oppure da noi. Il veicolo non può muoversi, se non grazie a una spinta elettrica, e questa spinta deve essere continua. I tacheogeneratori offrono la spinta, che reagisce sopra uno schermo deflettore il quale fornisce la velocità inerziale. Il TDV funziona in uno stato di vuoto, creato artificialmente, che precede il veicolo di un millesimo di secondo, creando in pratica un proprio “corridoio” temporale. I termini “spinta” e “velocità inerziale” vengono usati per comodità, in mancanza di termini più precisi. La spinta si identifica nella tensione elettrica. È tutto chiaro?

— No — disse Chaney.

Il tecnico lo guardò, apparentemente esasperato.

— Forse lei dovrebbe leggere un buon libro sui sistemi tacheodeflettori.

— Può darsi. Dove posso trovarne uno?

— Da nessuna parte. Non ne sono stati scritti.

— A sentirla, parrebbe la descrizione del moto perpetuo.

— Non lo è, mi creda. Questa macchina assorbe energia, eccome.

— Immagino che ci sia davvero bisogno di quel reattore nucleare?

— Non avanza niente… il reattore alimenta solo questo laboratorio.

Chaney mostrò la sua sorpresa.

— Credevo che fornisse di energia anche il resto della base. Quanta energia è necessaria per lanciare questo veicolo nel futuro?

— Il veicolo assorbe cinquecentomila kilowatt di energia a ogni lancio.

All’unisono, Chaney e Arthur Saltus emisero un fischio prolungato.

— Come è protetto il reattore? — domandò Chaney. — E come sono protetti i fili, i trasformatori e il resto? Gli impianti elettrici sono vulnerabili; praticamente quasi tutto può metterli in pericolo: tempeste di neve, automobilisti ubriachi che sbattono contro i pali, per non parlare dell’usura… ci sono migliaia di pericoli!

— Il nostro reattore è protetto, difeso da una costruzione di cemento armato, signor Chaney. I cavi sono sotterranei. Il materiale è garantito per almeno vent’anni di continuo funzionamento. — Con un cenno della mano fece capire che lui possedeva una conoscenza superiore, una sicurezza superiore. — Non si preoccupi; non ne ha motivo. I nostri piani sono precisi e accurati. Se sarà necessario, ci sarà energia disponibile per cinquecento anni. L’energia sarà disponibile per ogni lancio e ogni ritorno.

Lo scetticismo di Chaney rimase.

— I cavi e i trasformatori dureranno per cinquecento anni?

Di nuovo, l’espressione esasperata.

— Non ci aspettiamo tanto. Tutto il materiale verrà sostituito a intervalli varianti tra i venti e i venticinque anni, secondo un programma già stabilito. Tutto è stato previsto nei minimi particolari.

Chaney diede un calcio al serbatoio, e si fece male al piede.

— Il serbatoio potrebbe perdere.

— L’acqua polimerica non filtra. Ha la consistenza di un grasso sottile, ed è sospesa in tubi capillari. Nel serbatoio c’è il novantanove per cento della riserva mondiale di poliacqua. — Seguì l’esempio di Chaney, e diede un calcio al serbatoio. — Non perde.

— La pressione del TDV su che cosa si esercita? Sull’acqua polimerica?

Il tecnico lo guardò, come se fosse stato un idiota.

— Il veicolo è sospeso nell’acqua polimerica, signor Chaney. Galleggia. Le avevo già detto che la pressione viene esercitata su uno schermo, uno schermo di molibdeno che offre la velocità inerziale necessaria a dislocare gli strati temporali.

— Ah! Adesso capisco disse Chaney.

— Io no, invece replicò Saltus, con aria accusatrice. Si fermò davanti alla parte anteriore del veicolo, con il naso schiacciato contro la bolla trasparente. — Come si fa a guidare questo congegno? Non vedo né bottoni né volanti, nemmeno un timone.

Il tecnico parve sul punto di decidere di abbandonare la stanza, affidando il giro d’istruzione a qualche suo sottoposto.

— Il veicolo è guidato da un giroscopio a protoni di mercurio, signor Saltus — disse con studiata lentezza, indicando il cubo metallico che si trovava sulla bolla, vicino alla telecamera, e proprio accanto al naso di Saltus. — Quello strumento. Abbiamo adottato la tecnica della Marina, prendendola dal programma di guida delle sonde interplanetarie.

Arthur Saltus parve impressionato.

— Buono, eh? — disse, con un certo orgoglio.

— Superiore. I giroscopi a protoni di mercurio sono immuni alle scosse, alle vibrazioni, al moto, e funzionano in qualsiasi condizione, anche le più disastrose. Questo veicolo vi porterà nel futuro, e vi farà tornare indietro, sessantuno secondi dopo il lancio. Potete contarci.

Saltus disse: — Come? — e il maggiore Moresby aggiunse. — Si spieghi, per favore. È molto interessante.

Il tecnico guardò Moresby, apparentemente considerandolo l’unico non-tecnico parzialmente intelligente che si trovasse nel locale.

— L’apparecchio contiene delle cellule ripetitrici, che ci trasmettono un segnale continuo, indicandoci il percorso seguito nel vostro “corridoio” temporale, signor Moresby. Le cellule segnaleranno qualsiasi deviazione dal “corridoio” prestabilito; se il veicolo ondeggerà nel tempo, lo sapremo subito. Il nostro computer saprà interpretare l’errore e correggerlo immediatamente. Il computer lancerà l’esatto impulso correttivo al sistema tacheodeflettore, e rimetterà il veicolo sull’esatto “corridoio” temporale; tutto questo avverrà in meno di un secondo, tempo assoluto. Lei non si renderà neppure conto della deviazione e della correzione, naturalmente.

Saltus: — Chi ci garantisce che raggiungeremo l’obiettivo?

— Lo raggiungerete, con un margine di errore di quattro minuti in più o in meno per ogni anno di viaggio, signor Saltus. Il sistema non permette un errore maggiore sul punto prestabilito. Questo significa nessun margine di errore. I sovietici non saprebbero fare di meglio.

— Possiedono un veicolo simile? domandò Chaney, sorpreso.

— No — intervenne Gilbert Seabrooke. — Si trattava di un modo di dire. Vede, siamo tutti orgogliosi del nostro lavoro.


Il grado e l’anzianità di servizio erano i fattori più importanti. Fu il maggiore Moresby a eseguire il primo lancio di prova, e poi toccò al comandante Saltus.

Quando arrivò il suo turno, Chaney si spogliò e ripose gli abiti nell’armadietto. L’incombente presenza dei tecnici non gli dava fastidio, mentre non si poteva dire lo stesso delle due telecamere. Lui non poteva sapere chi ci fosse dall’altra parte del muro, chi lo stesse guardando. Indossando solo un paio di slip… l’unica concessione al pudore permessa dai tecnici all’ultimo momento… e in piedi, scalzo, sul pavimento di cemento, Chaney represse a fatica l’impulso di sollevare il suo ego depresso facendo sberleffi alle curiose telecamere. Gilbert Seabrooke, probabilmente, non avrebbe approvato.

Seguendo le istruzioni, si arrampicò sul TDV.

Chaney strisciò attraverso il portello, si calò sul lettuccio simile a una griglia, e naturalmente batté il capo contro la telecamera sistemata all’interno della bolla. Il dolore fu notevole.

— Accidenti!

Il tecnico disse, in tono di rimprovero:

— La prego di fare più attenzione alla telecamera, signor Chaney. Le scosse potrebbero danneggiarla.

— Avreste potuto appenderla fuori di questa tinozza.

Distendendosi sulla “cuccetta” scoprì che, quando i piedi raggiungevano il pedale, non c’era spazio per girare la testa senza urtare o la telecamera o il giroscopio, e che era anche impossibile allargare le braccia. Si mosse, cercando di protestare con il tecnico, ma il viso dell’uomo scomparve dal portello, che si chiuse con un tonfo sordo. Chaney conobbe un momento di panico, ina riuscì a vincerlo; il cilindro non era peggio di una tomba., ed era migliore sotto un punto di vista: la bolla trasparente lasciava entrare la luce dalle lampade nascoste nel soffitto. Continuando a seguire le istruzioni particolareggiata dei tecnici, Chaney sollevò le mani per afferrare le maniglie, e fu subito ricompensato dall’apparizione di una luce verde intermittente, sopra il suo capo. L’effetto gli parve grazioso.

Chaney guardò la luce per qualche tempo, ma non accadde niente.

Disse, ad alta voce: — Va bene, innoviamoci. — Il suono della sua voce, nell’angusto cilindro, lo fece sobbalzare.

Girandosi, a prezzo di uno stiramento ai muscoli del collo e di un altro urto contro la telecamera, guardò la stanza, attraverso la bolla trasparente, e la vide deserta. Durante un lancio doveva essere vuota, secondo le istruzioni. Probabilmente i suoi compagni si trovavano nel laboratorio, dietro la parete, e lo guardavano sui loro monitor come lui aveva guardato loro, nei due lanci precedenti. I suoni erano stati fragorosi, nel laboratorio, e gli avevano fatto dolere i timpani.

Lo sguardo di Chaney tornò a posarsi sulla luce verde che ammiccava sopra di lui, e in quel momento si accorse che accanto a essa si era accesa una luce rossa, che ammiccava monotona come la sua sorella. Guardò le due luci, e si chiese cosa sarebbe accaduto dopo. Le istruzioni si erano fermate a quel punto.

Si accorse di avere le ginocchia piegate, e provò un acuto dolore alle gambe; l’interno di quella tinozza non era stato preparato per un uomo alto un metro e ottantacinque e costretto a dividere lo spazio con una telecamera e un giroscopio. Chaney abbassò le ginocchia e si distese completamente sulla cuccetta, ma dimenticò completamente l’esistenza del pedale, fino a quando non lo urtò col piede. La luce rossa si spense.

Dopo qualche tempo qualcuno bussò sulla bolla di plastica, e Chaney si girò, a fatica, e vide Arthur Saltus che gli faceva segno di uscire. Aprì il portello e si mosse, in modo da mettersi a sedere. Quando fu in una posizione più comoda, scoprì che, appoggiando il mento sul bordo del portello, poteva guardare l’interno della stanza.

Saltus era in piedi, accanto al veicolo, e gli sorrideva:

— Bene, signore, che cosa ne pensa di questo?

— Di che cosa?

— Be’, del… — Saltus si interruppe, e Io fissò, incredulo. — Civile, mi vuol far credere di non avere guardato l’orologio, standosene appollaiato lassù come un idiota?

— Io ho guardato le luci; mi pareva di essere a Natale.

— Signore, il suo collaudo è terminato. Ha visto i nostri, no? Ha controllato il tempo?

— Sì, ho controllato il suo.

— Be’, lei ha fatto un balzo nel futuro! Un’ora nel futuro!

— Io non sono andato da nessuna parte!

— Lei è andato nel futuro, civile! Cosa credeva di fare, là dentro… la siesta? Lei avrebbe dovuto guardare l’orologio. È andato un’ora nel futuro, e poi si è proiettato indietro, schiacciando il pedale. Quel vecchio tecnico presuntuoso era inferocito… avrebbe dovuto aspettare che fosse lui a farlo. Gli ha rovinato il divertimento.

— Ma io non ho sentito niente, non ho provato nessuna sensazione!

— Lei non sente niente, là dentro; solo qua fuori si sente. Amico, e noi abbiamo sentito, eccome! Quel dannato rumore che le fracassa i timpani, e poi il sibilo e tutto il resto. E il tecnico avrebbe dovuto dirle che non si avvertiva alcuna sensazione di movimento; si sale, si chiude il portello, lo si apre, e si scende. Balzando avanti e indietro di un’ora. — Saltus fece una smorfia. — Civile, a volte lei mi delude.

— A volte mi deludo da solo — disse Chaney. — Ho perduto l’ora più emozionante della mia vita. Immagino che fosse emozionante. Guardavo le luci e aspettavo che accadesse qualcosa.

— È accaduto qualcosa, infatti. — Saltus discese dalla scaletta. — Venga giù e si vesta. Dobbiamo ascoltare una conferenza del vecchio chiacchierone, nel laboratorio… e dopo dovremo esaminare le provviste di bordo. Le difese antiatomiche, il cibo, l’acqua e il resto; quando arriveremo sull’orlo del 2000 forse dovremo sopravvivere proprio con quelle provviste. E se trovassimo tutto razionato, e fossimo sprovvisti delle tessere?

— Potremmo chiamare Katrina per farci dare le tessere.

— Ehi… Katrina sarà vecchia, non ci ha pensato? Avrà quarantacinque, cinquant’anni, forse… non so quanti ne abbia adesso. Una vecchia… accidenti!

Chaney sorrise della sua concezione di vecchiaia.

— Non ci sarà tempo per gli appuntamenti romantici. Dovremo dare la caccia ai repubblicani, ricorda?

— Penso che abbia ragione… e non ne avremo neanche l’occasione. Quando saremo arrivati nel futuro, non dovremo cercare nessuno: né Katrina, né Seabrooke, e neppure noi. Soprattutto hanno paura che troviamo noi stessi. — Fece un gesto annoiato. — Si infili i pantaloni. Maledette conferenze. Le odio… mi addormento sempre.


La conferenza era tenuta da un gruppo di tecnici. Il maggiore Moresby ascoltava con estrema attenzione. Chaney ascoltava con un orecchio solo, spostando spesso l’attenzione su Kathryn Van Hise, che era seduta a un’estremità della sala. Arthur Saltus dormiva.

Chaney avrebbe preferito che le informazioni venissero fornite, come al solito, con le copie fotostatiche che Katrina distribuiva nel corso delle loro riunioni di studio. Il metodo era molto più pratico, per quanto riguardava Chaney; le informazioni scritte restavano con lui, sopra una pagina che poteva essere riletta quando lui voleva, richiamandosi a un periodo precedente per chiarire meglio il significato di un determinato particolare. Era più difficile fare richiami in un discorso, dove i paragrafi precedenti svanivano nell’aria con le vibrazioni di suono, e non si poteva fare alcuna domanda… perché le domande avrebbero interrotto l’oratore, spezzando il filo del ragionamento e la monotona cantilena che faceva dormire Saltus. Il sistema ideale sarebbe stato quello di fornirgli il testo della conferenza in aramaico o ebraico, dicendogli di tradurlo; in questo modo l’attenzione e l’impegno di Chaney sarebbero stati assi curati.

Così, lui seguiva il discorso con un occhio solo e un orecchio solo.

Le date di arrivo. Quando una data di arrivo era scelta, e i dati che la riguardavano erano disponibili, i computer determinavano l’esatto quantitativo di energia necessaria per raggiungere la destinazione, e poi immettevano la quantità richiesta nel tacheogeneratore in una sola volta. La conseguente scarica che si abbatteva sul deflettore produceva la velocità inerziale, dislocando gli strati temporali davanti al veicolo, lungo un “corridoio” nel tempo programmato in anticipo; gli strati dislocati creavano un vuoto nel quale il veicolo si muoveva verso la data prescelta, restando sempre sotto la guida del giroscopio a protoni di mercurio. (Chaney pensò: moto perpetuo.)

Il tecnico disse:

— Non potrete giungere a più di ottantotto minuti di distanza dall’ora della data di arrivo prevista dai piani, fissata nell’anno 2000. Il margine di errore è di quattro minuti all’anno; questo deve essere previsto. Ma c’è un altro importante elemento da ricordare, per quanto riguarda il tempo, un elemento che non dovete in alcun caso trascurare. Cinquanta ore. Potete passare cinquanta ore sull’obiettivo, in qualsiasi data, ma non dovrete in alcun caso superare questo periodo. È un limite stabilito da noi. Certamente, signori, la sicurezza del viaggiatore è di primaria importanza fino a un cento punto. Fino a un certo punto. — Guardò Saltus, che continuava a dormire. — Dopo questo punto, il recupero del veicolo diventa a sua volta di primaria importanza.

— Mi sembra di aver capito — disse Chaney. — Noi possiamo essere sostituiti; il veicolo no.

— Non posso essere d’accordo sulle parole usate, signor Chaney. Preferisco dire che, al termine delle cinquanta ore, il veicolo verrà richiamato per permettere a un secondo viaggiatore di ripartire, se questo sarà ritenuto consigliabile, alla ricerca e all’eventuale salvataggio del primo.

Se sarà possibile rintracciarlo aggiunse Chaney.

— Voi non dovrete restare sul “bersaglio” oltre il limite prestabilito di cinquanta ore. — Le parole vennero pronunciate con aria molto definitiva. Possediamo un solo veicolo; non vogliamo perderlo.

— Il periodo è sufficiente — assicurò Moresby. — Dopotutto potremo svolgere il nostro lavoro in ventiquattro ore.

Dopo avere terminato il programma di esplorazione, ciascuno di loro avrebbe dovuto ritornare nel laboratorio, sessantuno secondi dopo il lancio, indipendentemente dal tempo trascorso sul “bersaglio” — com’era chiamato l’obiettivo dai tecnici — sia che esso fosse stato di un’ora, sia che fosse stato di un giorno. Il tempo trascorso sul “bersaglio” non avrebbe avuto alcuna influenza sul loro ritorno. L’unica influenza sarebbe stata fisica, per le ore trascorse durante la missione; quelle poche ore di naturale invecchiamento non avrebbero potuto essere, naturalmente, neutralizzate o recuperate.

Le necessità e alcuni dei lussi della vita erano immagazzinati nel deposito: cibo, medicine, abiti e pellicce, armi, denaro, telecamere e cineprese, registratori, radio a onde corte, attrezzi e strumenti. Se delle barriere capaci di durare per cento o più anni fossero state realizzate nel prossimo futuro, sarebbero state aggiunge al già cospicuo inventario. Le radio erano in grado di trasmettere e ricevere su tutti i canali civili e militari; funzionavano elettricamente e a batteria. Se le batterie non fossero state disponibili, sarebbe stata usata l’elettricità della base. Il deposito era fornito di fili di caduta d’antenna, che permettevano di collegare le radio a un’antenna esterna, ma una volta fuori, nella data d’arrivo, delle mini-antenne incapsulate negli apparecchi avrebbero permesso di stabilire un contatto entro un raggio di circa cinquanta miglia. Il deposito era fornito di lampade a petrolio e di stufette da campo; nella parete esterna si trovava un serbatoio d combustibile.

Dopo essere uscito dal veicolo, ciascun viaggiatore doveva chiudere lo sportello e annotare con esattezza l’ora e la data. Doveva confrontare l’ora indicata dal suo orologio con l’orologio alla parete, per determinare le variazioni in più o in meno. Prima di lasciare il sotterraneo, per entrare nel campo d’esplorazione vero e proprio, la data bersaglio, doveva rifornirsi nel deposito, e prendere nota di qualsiasi segno di uso recente del locale. Gli era proibito di aprire qualsiasi altra porta, o di enti are in qualsiasi altra stanza dell’edificio; in particolare, gli era proibito di entrare nel laboratorio in cui i tecnici avrebbero preparato il lancio di ritorno, e nella stanza d’addestramento, dove qualcuno avrebbe potuto attendere che passasse il tempo di arrivo e di partenza.

Il viaggiatore doveva percorrere il corridoio del sotterraneo, dirigendosi verso il retro dell’edificio, doveva salire una rampa di scale e aprire la porta per uscire. Avrebbe ricevuto esatte istruzioni sul luogo in cui trovare le due chiavi necessarie ad aprire le serrature gemelle della porta. Solo i tre componenti della squadra avrebbero usato quella porta.

Chaney domandò: — Perché?

— In codice viene chiamata “porta delle operazioni”. È vietato a chiunque di usarla, tra il personale della base, all’infuori dei tre viaggiatori prescelti per la missione.

Al di là della porta si trovava un parcheggio. Delle automobili sarebbero state tenute pronte in qualsiasi momento, per loro uso esclusivo; sarebbero state pronte e rifornite di carburante, in ogni data di arrivo. I viaggiatori avevano l’ordine di non usare alcun tipo di auto di nuovo modello, senza conoscerne perfettamente i comandi e il funzionamento. A ogni viaggiatore sarebbero stati forniti i documenti necessari per superare il cancello d’uscita, e una ragionevole somma di denaro in previsione delle possibili spese.

Saltus si era svegliato. Diede una gomitata a Chaney.

— In cinquanta ore si può raggiungere in volo la Florida… andare a fare una nuotata e tornare qui in tempo. Ecco la sua occasione, civile.

— Posso arrivare a Chicago a piedi, anche — rispose Chaney.

La loro missione consisteva nell’osservare, filmare, registrare e verificare; in una parola, raccogliere il massimo possibile di dati in ogni “lancio” nel futuro. Dovevano anche essere fatte delle osservazioni (delle quali era necessario lasciare una documentazione permanente nel deposito) a beneficio del viaggiatore che sarebbe giunto dopo sull’obiettivo. Dovevano riportare nel loro tempo tutti i nastri e le pellicole usati nella missione, ma gli strumenti dovevano essere lasciati nel deposito, per essere usati dal viaggiatore successivo. Un certo numero di piccoli dischi metallici, del peso di un’oncia ciascuno, sarebbe stato posto a bordo del veicolo prima del lancio; per compensare il peso dei nastri e delle pellicole che sarebbero stati portati a bordo nel viaggio di ritorno, il viaggiatore doveva gettare fuori bordo l’esatto numero corrispondente di dischi, una volta arrivato nella data prescelta.

Nessuno aveva delle domande da fare?

Arthur Saltus fissò il tecnico con occhi assonnati. Il maggiore Moresby disse: — Per il momento nessuna, grazie. — Chaney scosse il capo.

Kathryn Van Hise richiamò la loro attenzione.

— Signor Chaney, tra mezz’ora lei ha un’altra visita di controllo. Quando avrà finito, la prego di venire al poligono; deve iniziare il suo addestramento nell’uso delle armi.

— Non andrò in giro per Chicago sparando all’impazzata… di gente così ce n’è abbastanza oggi.

— Questo viene fatto per proteggerla, signore.

Chaney aprì la bocca per continuare a protestare, ma fu interrotto bruscamente. Il suono parve quasi un elastico massiccio scagliato contro i suoi timpani, seguito dal suono di un martello che picchiava su un blocco di aria compressa. Si udiva un rumore d’impatto, seguito da un sospiro riluttante, come se il martello stesse rimbalzando, con un movimento lento, attraverso un fluido oleoso. Il suono faceva male.

Si voltò a guardare i tecnici, con una domanda sulle labbra, e vide che i tecnici si guardavano negli occhi, attoniti. Senza degnarli di un’occhiata, i tecnici uscirono di corsa dalla stanza.

— E adesso cosa diavolo…? — disse Saltus.

— Qualcuno ha rubato un passaggio — replicò Chaney. — Faranno bene a contare le scimmie… forse ne manca una.

— Non c’era alcun collaudo in programma — disse Katrina.

— La macchina può partire da sola?

— No, signore. Deve essere attivata da un comando umano.

Chaney ebbe un sospetto, e diede un’occhiata all’orologio. Il sospetto sbocciò in una convinzione, e Chaney fu costretto a soffocare una risatina.

— Quello ero io, che stavo finendo il mio collaudo. Ho premuto per caso quel pedale, circa un’ora fa.

— Il mio collaudo non ha prodotto un rumore simile — obiettò Saltus. — E neppure quello di William.

Chaney gli mostrò l’orologio.

— Lei ha detto che sono andato avanti di un’ora. Adesso è passata un’ora. Voi due siete ritornati schiacciando il pedale?

— No… abbiamo aspettato che fossero i tecnici a richiamarci.

— Ma io ho premuto il pedale; io sono partito da qui, un minuto fa, dando il calcio d’avvio, come ha detto il nostro tecnico. — Guardò la porta dalla quale i tecnici erano usciti. — Se il computer ha registrato una perdita di energia, è stata colpa mia. Pensate che mi detrarranno la spesa dallo stipendio?


Erano all’aperto, sotto il sole caldo di un pomeriggio d’estate. Il cielo dell’Illinois era scuro e nuvoloso, sull’orizzonte occidentale; la notte imminente prometteva un temporale.

Arthur Saltus guardò le nubi temporalesche, e disse:

— Lei pensa che quei tecnici siano dei geni o dei ciarlatani? Pensa che sappiano davvero quello che dicono? Scariche di energia e corridoi nel tempo e serbatoi che non perdono e acque che non filtrano?

Chaney si strinse nelle spalle.

— Un pelo forse divide il falso e il vero. Sono loro a tenere in mano il gioco.

Saltus gli lanciò un’occhiata penetrante.

— Lei ha ricominciato a citare… e mi sembra che abbia cambiato ispiratore. E che abbia fatto un po’ di testa sua.

— Avrò cambiato una parola o due — ammise Chaney. — A volte lo faccio. Ricorda il resto? Le altre tre righe?

— No.

Chaney ripeté la strofa, e Saltus disse: — Sì.

— Benissimo, comandante. Quella macchina, laggiù, è il nostro Alif; il TDV è un Alif. Con lui, potremo andare in cerca della casa del tesoro.

— Forse.

— Niente forse; noi possiamo farlo. Possiamo cercare in tutte le case del tesoro della storia. Gli archeologi e gli storici impazziranno di gioia. — Seguì lo sguardo dell’uomo e fissò l’orizzonte occidentale; gli parve di udire un basso brontolio di tuono. — Se questo non fosse un progetto politico, non sarebbe sprecato su Chicago. L’Istituto Smithsoniano saprebbe come usare diversamente il veicolo.

— Ah… le posso leggere nel pensiero, civile! Lei non andrebbe affatto avanti, tornerebbe indietro. Ritornerebbe all’Anno Zero, o nei paraggi, a vedere quegli antichi scribi mentre facevano quei rotoli. Lei pensa solo a senso unico.

— Non è vero — disse Chaney. — E non è mai esistito un Anno Zero. Ma ha ragione su un punto: non andrei avanti. Non con tutte le case del tesoro della storia che aspettano di essere aperte, esplorate, catalogate. No, non andrei avanti.

— E dove, allora, signore? In quale tempo?

Chaney disse, in tono sognante:

— A Eridu, Larsa, Nippur, Caifa, Ninive, Uruk…

— Ma quelle sono solo vecchie… vecchie città, mi sembra.

— Vecchie città, città antiche, morte e sepolte da molto tempo… come sarà morta e sepolta Chicago quando verrà il suo turno. Sono quelle le case del tesoro, comandante. Io voglio stare in piedi sulle mura della città di Ur, e assistere all’inondazione dell’Eufrate; voglio sapere come ò potuto entrare quella storia nella Genesi. Voglio fermarmi sulla pianura, davanti a Uruk, e vedere Gilgamesh ricostruire le mura della città; voglio vedere quel combattimento leggendario con Enkidu.

«Ma soprattutto, io voglio andare nelle foreste di Kadesh, e vedere Muwatallis respingere la marea egiziana. (redo che piacerebbe anche a lei e a Moresby. Muwatallis era inferiore come uomini, come mezzi, come carri, gli mancava tutto, all’infuori del coraggio e dell’intelligenza; riuscì a sorprendere l’esercito di Ramsete separato in quattro tronconi, e quello che fece poi cambiò il corso della storia occidentale. È accaduto tremila anni or sono, ma se gli Ittiti avessero perduto… se Ramsete avesse battuto Muwatallis… probabilmente oggi saremmo soggetti agli egizi.

— Non so parlare la lingua disse Saltus.

— La parlerebbe… quella, o qualche dialetto locale… se Ramsete avesse vinto. — Un gesto. — Ma questo è ciò che farei se avessi l’Alif e libertà di scelta.

Arthur Saltus rimase immerso nei suoi pensieri, e continuò a guardare il banco di nuvole, a occidente. Il tuono si udiva già distintamente.

Dopo qualche tempo, disse:

— Non riesco a pensare a una sola cosa, signore. A una sola cosa che io vorrei vedere. Per me, tanto vale andare nel futuro, a Chicago.

— Ammiro e rispetto un uomo soddisfatto — disse Chaney. — Tutto sparisce nel grande immondezzaio della storia; le cose si gettano via, e così spariscono. Non c’è niente di più, o niente di meno.

Capitolo ottavo

Brian Chaney, il mattino dopo, era già a nuotare nella piscina mentre la maggior parte del personale della base stava ancora facendo colazione. Nuotava da solo, godendosi fino in fondo il lusso della solitudine, dopo la sua solita passeggiata dalla vecchia caserma al centro ricreativo. Il sole del mattino era brillante, e traeva migliaia di scintille d’argento dall’acqua; l’aria era limpida e tersa, e il contrasto con la notte passate era enorme. Durante la notte la base era stata investita da un temporale di forte intensità, e i vialetti erano ancora invasi da carte e foglie e altri oggetti portati dal vento.

Chaney galleggiava sulla piscina, respirando a pieni polmoni, lasciandosi cullare dall’acqua, guardando il cielo azzurro. Si sentiva in pace con tutti, e soddisfatto. Socchiuse gli occhi, per proteggerli dal riverbero.

Gli pareva quasi di essere ritornato sulla spiaggia della Florida… in un giorno di riposo, nel quale aveva sonnecchiato sulla riva del mare, a pochi centimetri dalle onde dalla cresta bianca, guardando i gabbiani e la vela lontana e ondeggiante, con in mente soltanto pigri pensieri sui critici e i lettori che avevano condannato lui e la sua traduzione del rotolo dell’Apocalisse, e vaghi timori sull’avvenire del suo libro. Sì, gli pareva quasi di essere ritornato al giorno in cui ancora non aveva conosciuto Katrina, il giorno prima dell’apparizione della giovane donna sulla spiaggia. Chaney allora non si era reso conto di avere un vuoto dentro di sé, ma quando sarebbe giunto il momento di separarsi… allora la fine della missione… le cose sarebbero cambiate. Avrebbe sentito la mancanza della donna. Lasciare la compagnia di Katrina sarebbe stato doloroso, e quando lui sarebbe ritornato sulla spiaggia avrebbe sentito pienamente un nuovo senso di vuoto.

Era stato molto rude con lei, senza una vera necessità, quando si erano conosciuti, e adesso ne era pentito; l’aveva creduta semplicemente un’altra giornalista, mandata laggiù per attaccarlo o per coprirlo di ridicolo. E lui non si era trovato in rapporti più o meno civili con i giornalisti, allora. Chaney, ora, non voleva certo ammettere di essere geloso… la gelosia era un’emozione infantile… ma Arthur Saltus aveva suscitato in lui una reazione pericolosamente vicina alla gelosia. Saltus si era fatto avanti e, sfrontatamente, aveva preso possesso della donna, e anche questo gli faceva male.

Ma non era l’unica cosa che gli faceva male.

Aveva l’indice irrigidito, indolenzito, e la spalla gli doleva come il peccato; gli avevano assicurato che si trattava di un fucile leggero, ma dopo un’ora di esercitazioni al poligono di tiro Chaney era stato sicuro del fatto che gli avevano mentito. Anche in sogno l’incalzante figura del maggiore lo aveva perseguitato: — Schiacci, schiacci, non si muova… non cambi posizione… schiacci! Fuoco! — Chaney aveva continuato a schiacciare e, quattro o cinque volte, era perfino riuscito a colpire il bersaglio. Gli era parso un successo considerevole, ma i suoi compagni non erano stati del medesimo avviso. Moresby era rimasto così disgustato che gli aveva strappato di mano il fucile e, in un batter d’occhio, aveva centrato il bersaglio per cinque volte consecutive.

L’esperienza con la pistola era stata peggiore. Il modello automatico dell’Esercito gli era parso infinitamente più leggero, in confronto al fucile, ma non potendo usare la mano sinistra per sollevare e tenere ferma la canna, Chaney aveva mancato il bersaglio otto volte su dieci. I due colpi migliori avevano colpito l’estremo margine del bersaglio.

Moresby aveva brontolato: — Date un cannone a questo civile! — e se ne era andato, del tutto schifato.

Arthur Saltus gli aveva insegnato le tecniche di ripresa.

Chaney conosceva le comuni cineprese portatili e gli apparecchi fissi usati nei laboratori per copiare dei documenti, ma Saltus lo aveva fatto entrare in un nuovo mondo. La macchina olografa era un’autentica novità. Saltus aveva detto che le comuni pellicole erano state ormai relegate nelle cineprese più scadenti; gli strumenti olografi impiegavano un nastro sottile di nylon speciale, trattato chimicamente in modo da sopportare quasi ogni abuso e fornire ugualmente un’immagine riconoscibile. Saltus aveva passato una negativa di nylon su un foglio di carta vetrata, poi era riuscito a prendere un’ottima foto, con la stessa negativa. L’illuminazione non era più un problema; la macchina olografa poteva fornire una foto soddisfacente anche sotto la pioggia.

Chaney aveva fatto una prova tenendo una microcamera legata sul petto, con l’obiettivo infilato in un’asola della giacca, dove avrebbe dovuto esserci un bottone. Un’altra microcamera gli era stata sistemata sulla spalla sinistra, con l’obiettivo mimetizzato in modo da apparire un dispositivo appuntato sul bavero della giacca… un filo scendeva lungo la manica della giacca, e usciva dal polsino, per terminare con un pulsante che Chaney aveva stretto in mano; il pulsante serviva ad azionare le macchine fotografiche. Un cinturone alto aveva nascosto una cinepresa. Un cappello a tesa larga aveva nascosto una cinepresa. Un giornale piegato era in realtà, una cinepresa camuffata, e una valigetta diplomatica portata con disinvoltura in mano aveva nascosto una macchina fotografica e un’altra cinepresa. C’erano anche stati i microfoni per i registratoli Saltus gli aveva mostrato dove portarli… nascosti nel nodo della cravatta, o nei bottoni, o nei distintivi, o nei colletti.. mentre i registratori potevano essere tenuti sotto il soprabito o in tasca.

In genere Chaney era riuscito a prendere delle immagini passabili… era molto difficile prendere delle cattive foto con gli apparecchi olografi, ma Saltus era rimasto spesso insoddisfatto, e gli aveva indicato i particolari di ripresa esatti, che lui aveva sbagliato, o le immagini che aveva trascurato, o i campi lunghi che aveva trascurato, e tutti gli altri particolari. Durante l’esercitazione, Katrina era stata fotografata e filmata centinaia di volte. Apparentemente aveva sopportato la prova con pazienza.

Chaney espirò con forza, e cominciò ad affondare. Si girò, nell’acqua, e nuotò sotto il pelo dell’acqua fino al bordo della piscina. Sollevò le mani, strinse il bordo di ceramica, e uscì dall’acqua; sollevando il capo, si trovò di fronte all’inattesa visione del viso sorridente di Arthur Saltus.

— ’Giorno, civile. Cosa c’è di nuovo nell’antico Egitto?

Chaney si guardò intorno.

— Dov’è…? — Si interruppe.

— Non l’ho vista — rispose Saltus. — Non era nella mensa… pensavo che fosse qui con lei, civile.

Chaney si asciugò il viso con un asciugamano.

— Non è qui. La piscina è stata tutta mia, stamattina.

— Ah… magari il vecchio William ci sta battendo sul tempo; forse l’ha portata in qualche angolo buio a giocare a scacchi con lui. — Saltus sorrise, a quel pensiero. — Sa una cosa, signore?

— Che c’è?

— Ho letto il suo libro, questa notte.

— Devo correre a nascondermi, o aspettare una medaglia?

— No, no, non quello. Quei vecchi rotoli non mi interessano. Parlavo dell’altro libro che mi ha dato, quello sulle tribù del deserto… il vecchio Abramo, e tutto il resto. Accidenti, quell’uomo ha fatto delle fotografie splendide! Si ricorda la foto della cisterna nabatea, o del pozzo, o di quello che era, ai piedi della fortezza?

— La ricordo. Costruita magnificamente. Ha alimentato la fortezza per più di un assedio.

— Sicuro. L’amico ha fatto quella foto con luce naturale. Niente flash, niente riflettori, niente, soltanto luce naturale; e si vedono i particolari della cisterna fino al livello dell’acqua. E ha usato una pellicola normale, anche… non aveva le nostre negative di nylon!

— È capace di stabilirlo guardando la foto?

— Be’, certo! Io ci riesco. Mi ascolti, signori, quello è un bravo fotografo, glielo dico. È davvero in gamba.

— Grazie. Glielo dirò, quando lo vedrò la prossima volta.

— Forse leggerò il suo libro, un giorno o l’altro — disse Saltus. — Solo per scoprire per quale motivo le vogliono sparare addosso.

— Il mio libro non contiene delle foto.

— Oh, sono capace di leggere tutte le parole facili. — Saltus allungò le gambe e guardò lo sgargiante ombrellone. Un ragno stava cominciando a costruire la sua tela tra i raggi metallici. — Questo posto è morto, stamattina.

— Cosa c’è da fare? A parte una nuova lezione al poligono di tiro con il maggiore?

Saltus rise:

— La spalla fa male? Le passerà. Ecco, se riuscissi a trovare Katrina, la getterei nella piscina e poi mi tufferei dietro di lei… ecco quello che ci sarebbe da fare!

Chaney ritenne più saggio non rispondere. Il suo sguardo ritornò sulle acque scintillanti della piscina, che ora si stavano lentamente quietando, senza nessuno che le agitasse. Ricordò il modo in cui Saltus aveva giocato nell’acqua con Katrina, ma il ricordo non era piacevole. Non aveva partecipato a quei giochi, perché per la prima volta in vita sua si era sentito inferiore, perché il suo fisico era inferiore al corpo muscoloso del comandante, perché la donna pareva preferire la compagnia dell’uomo più giovane a quella di Chaney. Ed era brutto doverlo ammettere.

Chaney notò un rapido movimento al cancello.

— Il maggiore ci ha trovati.

Il maggiore Moresby entrò nel centro ricreativo e avanzò verso la piscina, guardandosi intorno. Li vide sotto l’ombrellone, e si girò di scatto. Respirava affannosamente, ed era rosso in viso per l’eccitazione.

— Si muova, perdio! — esclamò, rivolgendosi al comandante. E poi aggiunse, rivolgendosi a Chaney: — Si vesta, presto. È urgente. Ci vogliono subito, nella stanza di addestramento. C’è un’auto che ci aspetta, fuori.

— Ehi… che succede? — Saltus si alzò in piedi.

— Ci muoviamo. Qualcuno ha preso la grande decisione. Accidenti, Chaney, si muova!

— Le esplorazioni sperimentali? — domandò Saltus. — Le esplorazioni sperimentali? Questa mattina? Subito?

— Questa mattina, subito — disse Moresby. — Gilbert Seabrooke ha portato la decisione; mi hanno tirato giù dal letto di peso. Finalmente ci muoviamo! — Si rivolse a Chaney. — Vuole alzarsi da quella maledetta sedia, civile? Si muova! Io sto aspettando, tutti stanno aspettando, il veicolo è pronto e ci aspetta.

Chaney si alzò subito, con il cuore che gli batteva forte.

Moresby disse:

— Katrina ha detto di usare l’auto. Lei non deve perdere tempo andando a piedi, e questo è un ordine.

I riflessi di Chaney erano più lenti, ma stava già correndo verso la cabina, per cambiarsi. Gli altri due lo seguirono.

— Non verrò a piedi.

— Dove andiamo? — domandò Saltus, ansando. — Voglio dire, quando? In quale epoca di Joliet? Lo ha saputo?

— Katrina me l’ha detto. Non le piacerà, Art.

Arthur Saltus si fermò bruscamente sulla porta, e Chaney si scontrò con lui.

— Perché non mi dovrebbe piacere?

— Perché è una faccenda politica, una dannata faccenda politica, dopotutto! Katrina ha detto che la decisione è arrivata all’alba di stamane dalla Casa Bianca… da lui. Avremmo dovuto aspettarci qualcosa del genere.

— Perché non mi dovrebbe piacere? Ripetuto con lentezza.

Moresby disse, con aria sprezzante:

— Andremo due anni nel futuro, in un giorno di novembre. Il 6 novembre 1980, un giovedì. Il presidente vuole sapere se lo rieleggeranno.

Arthur Saltus lo fissò, spalancando gli occhi e la bocca, sbalordito. Dopo un breve periodo di silenziosa incredulità, si rivolse a Chaney.

— Mi può ripetere quella parola, signore? In aramaico?

Brian Chaney la ripeté.

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