4 Davidson

Era incredibile. Erano diventati tutti pazzi. Quel dannato pianeta alieno gli aveva fatto fare un completo giro di pista, li aveva sbattuti nel paese dei sogni, a far compagnia ai creechie. Lui continuava a non poter credere a ciò che aveva visto in quella "conferenza" e nella riunione che le aveva fatto seguito: non l’avrebbe creduto neppure se ne avesse rivisto il film.

Un comandante di nave della flotta interstellare che leccava le suole a due umanoidi. Ingegneri e tecnici che continuavano a fare ooh-ooh e coccodè davanti a una radio stramba, presentata loro da un Cetiano Peloso, con un mucchio di spocchia e di presunzione, come se i DCI, i dispositivi di comunicazione istantanei, non fossero stati previsti dalla scienza terrestre da un putiferio di tempo!

Gli umanoidi si erano fregati l’idea, ci avevano aggiunto qualche fronzolo, e l’avevano chiamata "ansible", in modo che nessuno si accorgesse che era soltanto un DCI.

Ma il peggio di tutto era stata la conferenza, con quello psicopatico di Lyubov che vaneggiava e strillava, e il colonnello Dongh che lo lasciava dire, che gli lasciava insultare Davidson e gli ufficiali del Quartier Generale e l’intera colonia.

E per tutto il tempo i due umanoidi se ne erano stati seduti pacifici a ridacchiare: la piccola scimmia grigia e la grossa checca bianca, intenti a farsi beffe degli umani.

Era stato abbastanza brutto. E non era migliorato dopo la partenza della Shackleton. Non ce l’aveva perché era stato inviato per punizione al campo di New Java sotto il maggiore Muhamed. Il colonnello era stato costretto a punirlo; il vecchio Din-Don-Dan poteva in realtà essere contentissimo degli incendi che lui aveva appiccato come rappresaglia sull’Isola Smith, ma l’incursione era stata un’infrazione della disciplina, e lui aveva dovuto punire Davidson. D’accordo, è nelle regole del gioco. Ma ciò che non stava affatto nelle regole era tutta la roba che arrivava da quel televisore ipertrofico chiamato l’ansible… il nuovo santino di stagno che ora faceva il buono e il cattivo tempo al Quartier Generale.

Ordini dal Ministero dell’Amministrazione di Karachi: Limitare i contatti tra Terrestri e Athshiani alle occasioni predisposte dagli Athshiani stessi.

In altre parole, non potevi più andare in una conigliera dei creechie e pigliarti una squadra di manovali.

L’impiego come manodopera di volontari viene sconsigliato; l’impiego di lavoro forzato è proibito.

Idem come sopra. E come diavolo si pensava di far andare avanti il lavoro? Lo voleva, la Terra, il suo legno, oppure non lo voleva? Continuavano a mandare a New Tahiti le navi mercantili robotiche, no? Quattro all’anno, e ciascuna riportava alla Madreterra un valore di trenta milioni di nuovi dollari in legname di prima scelta. Certo la gente dello Sviluppo voleva quei milioni. Erano uomini d’affari. I messaggi non venivano certamente da loro: perfino uno scemo era in grado di capirlo.

Lo stato di colonia del Pianeta 41… perché diavolo non lo chiamavano più New Tahiti?… è sotto considerazione. Finché non si giungerà a una decisione, i coloni dovranno osservare una scrupolosa cautela in tutti i loro rapporti con gli abitanti nativi… L’uso di armi di qualsiasi specie, eccetto le piccole armi personali portate per difesa, è assolutamente proibito…

Esattamente come sulla Terra, salvo che laggiù un uomo non poteva più portare neppure la pistola. Ma per che diavolo ci si prendeva la fatica di fare ventisette anni-luce fino a un pianeta di frontiera, per poi sentirsi dire: Niente mitragliatrici, niente napalm, niente bombe a mano, no no, statevene tranquilli, da bravi bambini, e lasciate che i creechie vengano a sputarvi in faccia, a cantarvi canzoni, e poi a piantarvi un coltello nella pancia e bruciarvi l’accampamento, ma non fate del male a quei graziosi piccini verdi, nossignore!

Una politica di evitamento è strettamente consigliata; una politica di aggressione o di rappresaglie è strettamente proibita.

Ecco in realtà il succo di tutti i messaggi, e anche un cretino poteva capire che a parlare in questo modo non era l’Amministrazione Coloniale. Non potevano essere cambiati fino a quel punto in trent’anni. Erano persone pratiche, realistiche, che sapevano com’era la vita sui pianeti di frontiera. Era chiaro, per chiunque non era pazzo, che i messaggi dell’"ansible" erano delle falsificazioni.

Forse erano già infilati in partenza nella macchina: tutta una serie di risposte alle domande più probabili, orchestrate da un computer. Gli ingegneri dicevano che se ne sarebbero accorti; può darsi. In tal caso, quell’aggeggio comunicava istantaneamente con un altro mondo, certo. Ma quel mondo non era la Terra. Anzi, ne era ben distante!

Non c’era nessun uomo intento a battere sui tasti le risposte, dall’altra parte di quel piccolo inganno: c’erano degli alieni, degli umanoidi. Probabilmente Cetiani, dato che la macchina era fabbricata dai Cetiani, e quelli erano una banda di dritti, furbi come il diavolo. Erano la razza che poteva aspirare con buone possibilità di riuscita alla supremazia interstellare.

Gli Hainiti erano nella cospirazione insieme con loro, naturalmente; tutto quel sentimentalismo piagnucoloso che affiorava nelle cosiddette direttive puzzava di Hainita. Quale fosse l’obiettivo a lunga scadenza degli alieni, era difficile capirlo da New Tahiti; probabilmente comprendeva un tentativo d’indebolire il Governo Terrestre incatenandogli le mani con quella faccenda della "Lega dei Mondi", finché gli alieni non fossero stati abbastanza forti per una conquista armata.

Ma il loro piano per New Tahiti era facile a capirsi. Avrebbero lasciato che i creechie spazzassero via per loro gli esseri umani. Bastava legare le mani agli umani con un mucchio di falsi "ordini" trasmessi per "ansible" e lasciare che cominciasse il massacro. Gli umanoidi aiutano gli umanoidi; sorcio aiuta sorcio.

E il colonnello Dongh se l’era bevuta. Lui intendeva obbedire agli ordini. Aveva effettivamente detto a Davidson: — Io ho intenzione di obbedire agli ordini provenienti dal Quartier Generale Terrestre, e per Dio, Don, tu obbedirai allo stesso modo ai miei ordini, e a New Java obbedirai agli ordini che laggiù ti darà il maggiore Muhamed.

Era stupido, il vecchio Din-Don-Dan, ma amava Davidson, e Davidson lo amava. Se si trattava di tradire la razza umana consegnandola a una cospirazione di alieni, allora lui, Davidson, non poteva obbedire agli ordini, ma si sentiva triste per quel vecchio soldato. Uno sciocco, ma una persona fedele e coraggiosa. Non un traditore nato, come quel piagnucoloso, pettegolo saccente di Lyubov. Se c’era un uomo che avrebbe visto volentieri sbudellato dai creechie, quell’uomo era Raj Lyubov, il sapientone, l’innamorato degli alieni.

Alcuni uomini, specialmente i tipi asiatici e hindi, nascono veramente col tradimento nel sangue. Non tutti, ma alcuni sì. E certi altri nascono per salvare i loro simili. Si tratta semplicemente del modo in cui sono fatti, come essere di discendenza eurafricana, o come avere un bel fisico; non era una cosa che lui pretendesse di portare a proprio vanto. Se avesse potuto salvare gli uomini e le donne di New Tahiti, l’avrebbe fatto; se non l’avesse potuto fare, accidenti, avrebbe cercato di farlo lo stesso; questo era tutto, e basta.

Le donne, però, la cosa gli bruciava. Avevano portato via le dieci Ragazze di Colonia che c’erano a New Java, e nessuna delle nuove si allontanava più da Centralville.

— Non ancora tranquillo — belavano i pecoroni del Quartier Generale.

E la cosa era assai dura da sopportare nei tre campi periferici. Che cosa si aspettavano dal personale, visto che c’era l’ordine di tenere giù le mani dalle creechie, e che tutte le umane erano per quei fortunati bastardi della Centrale? La cosa causava un risentimento terribile.

Ma non poteva durare a lungo, l’intera situazione era troppo folle per rimanere stabile. Comunque, se non avessero cominciato a riportare le cose alla loro tranquilla normalità ora che la Shackleton era partita, allora al capitano D. Davidson sarebbe bastato fare un po’ di lavoro extra per indirizzare le cose in quel senso.


La mattina in cui lasciò la Centrale, stavano dando la libertà all’intera forza-lavoro creechie. Avevano fatto un nobile discorso in pidgin, avevano aperto le porte del recinto e avevano lasciato andare ogni creechie addomesticato, fino all’ultimo, portatori, scavatori, cuochi, spazzini, sguatteri, cameriere, tutti. Non uno era rimasto.

Alcuni di loro erano stati con i loro padroni fin dall’inizio della colonia, quattro anni terresti prima. Ma non avevano nessuna lealtà verso il padrone. Un cane, una scimmia gli sarebbero rimasti vicino. Ma quegli sgorbi non erano neppure arrivati a quel grado di intelligenza: ti stavano attorno, come serpenti o topi, e avevano quel minimo di astuzia che gli permetteva di rivoltarsi a morderti non appena li facevi uscire dalla gabbia. Din-Don-Dan era pazzo, a lasciare liberi tutti quei creechie, e proprio nelle vicinanze del campo. In effetti la soluzione finale migliore sarebbe stata quella di mollarli nell’Isola Discarica e di lasciarli morire di fame laggiù. Ma Dongh tremava ancora per la fifa che gli avevano messo in corpo quei due umanoidi e la loro scatoletta parlante. E così, se i creechie selvaggi della Centrale avevano in mente di emulare le atrocità di Campo Smith, essi ora avevano a disposizione un mucchio di nuove reclute ben disposte, che conoscevano la pianta della città, i percorsi delle sentinelle, la posizione dell’arsenale, le postazioni di guardia e così via.

Se Centralville fosse stata bruciata, il Quartier Generale non avrebbe potuto ringraziare altri che se stesso. E in realtà era quanto si meritavano. Per essersi lasciati rincoglionire dai traditori, per avere dato retta a degli umanoidi e per avere ignorato i consigli delle persone che conoscevano concretamente la vera natura dei creechie.

Nessuno di quei sapientoni del Quartier Generale aveva mai fatto ritorno al campo per trovare solo ceneri, rottami e cadaveri bruciacchiati, come era successo a lui. E il corpo di Ok, laggiù dove avevano massacrato la squadra dei tagliaboschi, aveva una freccia che gli spuntava da ciascuno degli occhi come una sorta di pazzesco insetto che spinge fuori le antenne per tastare l’aria; Cristo, continuava a rivedere la scena!

C’era una cosa, comunque: qualunque fosse l’ordine delle false "direttive", i ragazzi della Centrale non si sarebbero fatti cogliere a cercare di usare solo le "piccole armi personali" per la loro difesa. Avevano lanciafiamme e mitragliatrici pesanti; i loro sedici piccoli elicotteri avevano le armi di bordo e si potevano impiegare per lanciare bombe al napalm; i cinque grossi elicotteri avevano pieno armamento.

Ma non avrebbero neppure avuto bisogno delle armi pesanti. Bastava portare un elicottero su una delle aree e trovare laggiù un gruppo di creechie, con i loro maledetti archi e frecce, e cominciare a lanciare napalm e starli a guardare mentre scappavano da tutte le parti e bruciavano. Sarebbe andata bene lo stesso.

A immaginarselo, Davidson si sentiva stringere lo stomaco, proprio come quando pensava a farsi una donna, o quando ripensava a quel creechie Sam che l’aveva attaccato, e lui gli aveva rincalcato la faccia con quattro pugni, uno dopo l’altro. Era la sua memoria eidetica, aggiunta a un’immaginazione più vivace di quella di tanti altri… niente di cui vantarsi, semplicemente si trattava del modo in cui lui era fatto.

Il fatto è che l’unico momento in cui un uomo è veramente, completamente uomo è quando si è appena fatto una donna o ha appena ucciso un altro uomo. Non si trattava di un suo pensiero originale, l’aveva letto in qualcuno dei vecchi libri; ma era vero. Era per questo che gli piaceva immaginarsi scene come quelle. Anche se i creechie non erano realmente degli uomini.

New Java era la più meridionale delle cinque grandi terre, poco a nord dell’equatore, e perciò era più calda della Centrale o della Smith, che erano quasi perfette, sotto l’aspetto del clima. Più calda e assai più piovosa. Pioveva tutto il giorno, nelle stagioni delle pioggie, in ogni punto di New Tahiti, ma nelle isole settentrionali era una sorta di fine, tranquilla pioggerellina che continuava senza interrompersi e che in realtà non riusciva mai a bagnarti o a farti sentire freddo.

Laggiù invece scendeva a catinelle, e c’era un vento, come il monsone, che non ti permetteva neppure di camminare, e tanto meno di lavorare. Solo un buon tetto poteva tenere lontano da te quella pioggia, oppure la foresta. Quella maledetta foresta era talmente spessa da tenere lontani i temporali.

Ti bagnavi a causa dello sgocciolio delle foglie, naturalmente, ma se ti trovavi ben dentro la foresta durante uno di quei monsoni, non ti accorgevi neppure del soffiare del vento; poi uscivi all’aperto e wham! venivi sbattuto a terra dal vento e ti coprivi dalla testa ai piedi di quel fango rosso e liquido in cui si trasformava il terreno disboscato, a causa della pioggia, e cercavi di ritornare nella foresta il più presto possibile; e all’interno della foresta era buio, e faceva caldo, ed era facile perdersi.

E poi l’Ufficiale Comandante, il maggiore Muhamed, era un pignolo bastardo. Ogni cosa, a New Java, veniva fatta a suon di regolamento: il disboscamento veniva eseguito a strisce di un chilometro esatto; i tappeti di erba-fibra venivano piantati nelle strisce disboscate; le licenze alla Centrale venivano assegnate secondo turni stretti, senza fare preferenze per nessuno; gli allucinogeni erano razionati e il loro uso nelle ore di servizio era punito, eccetera eccetera eccetera.

Comunque, una cosa positiva di Muhamed era che non stava tutti i momenti a comunicare via radio con la Centrale. New Java era il suo campo, e lui lo dirigeva a modo proprio. Non gli piacevano gli ordini del Quartier Generale. Li obbediva, certo, aveva dato la libertà a tutti i creechie e aveva chiuso a chiave tutte le armi, a eccezione delle pistole di piccolo calibro, non appena ne era giunto l’ordine. Ma non andava a cercarsi gli ordini, neppure a chiedere consigli. Era un sepolcro imbiancato; pensava di avere sempre ragione lui. E questo era il suo grave difetto.

Quando era stato al Quartier Generale come aiutante di Dongh, Davidson aveva avuto occasione, di tanto in tanto, di leggersi i dati personali degli ufficiali. La sua eccezionale memoria gli veniva in aiuto in questo genere di cose, e lui poteva ricordare, per esempio, che il Quoziente di Intelligenza di Muhamed era 107. Mentre lui stesso lo aveva 118. C’era una differenza di undici punti, ma ovviamente non poteva dirlo al vecchio Mu-Muu, e Mu-Muu non poteva saperlo, e così non c’era modo di indurlo ad ascoltarlo. Muhamed si riteneva più furbo di Davidson, e non c’era niente da fare.

E tutti erano assai pignoli e rompiscatole, nei primi tempi. Nessuno di quegli uomini di New Java sapeva nulla delle atrocità del Campo Smith, salvo il fatto che l’Ufficiale Comandante del campo era partito per la Centrale un’ora prima che cominciasse il massacro, e che pertanto era l’unico umano che si fosse salvato.

Messa così, la cosa assumeva effettivamente una brutta luce. Si poteva capire perché lo avessero guardato, all’inizio, come una sorta di appestato, o forse, peggio, di Giuda traditore. Ma quando lo avessero conosciuto meglio, avrebbero capito la realtà delle cose. Avrebbero cominciato a capire che lui, lungi dall’essere un traditore o un disertore, era votato alla missione di salvare la colonia di New Tahiti dal tradimento. E avrebbero anche capito che quello di sbarazzarsi dei creechie sarebbe stato l’unico modo per assicurare la tranquillità, su quel pianeta, al tipo di vita terrestre.

E non fu difficile cominciare a diffondere quel messaggio tra i boscaioli. Essi non avevano mai avuto simpatia per i piccoli parassiti verdi, dato che per tutto il giorno erano stati costretti a spingerli al lavoro, e a sorvegliarli per tutta la notte; ma ora cominciarono a capire che i creechie non erano solamente repellenti, ma anche pericolosi.

Quando Davidson descrisse loro le scene da lui viste a Campo Smith; quando spiegò come i due umanoidi scesi con la nave della Marina avessero fatto il lavaggio del cervello a tutto il Quartier Generale; quando mostrò loro che spazzare via i terrestri di New Tahiti era solo una piccola parte dell’intera cospirazione degli alieni contro la Terra; quando ricordò loro le fredde, dure cifre: due mila e cinque cento umani e tre milioni di creechie… allora i boscaioli cominciarono davvero a seguirlo.

Perfino il locale Ufficiale del Controllo Ecologico era dalla sua. Non era come il povero vecchio Kees, che si arrabbiava perché gli uomini andavano a caccia dei cervi e poi si buscava a sua volta un colpo in pancia dai subdoli creechie. Quell’uomo, Atranda, era un nemico dei creechie. In realtà aveva una vera mania dei creechie, dava i numeri solo a pensare a loro; la sua paura che i creechie stessero per attaccare il campo lo portava a essere isterico come certe donne che hanno sempre paura di venire violentate. Ma era sempre utile avere dalla propria parte il locale specialista, comunque.

Non valeva la pena di cercare di portare dalla propria parte l’Ufficiale Comandante; buon giudice di uomini, Davidson aveva visto che sarebbe stato impossibile, fin dall’inizio. Muhamed aveva la mentalità troppo rigida. Inoltre, nutriva nei confronti di Davidson un pregiudizio che non intendeva abbandonare; un pregiudizio che aveva qualcosa a che vedere con la faccenda di Campo Smith. Giunse perfino a dire a Davidson che non lo considerava un ufficiale di cui ci si potesse fidare.

Era un bastardo ipocrita, ma il fatto che dirigesse il campo di New Java in modo così rigoroso era un vantaggio. Un’organizzazione rigorosa, abituata a obbedire agli ordini, era più facile a conquistarsi che non un’organizzazione lasca, piena di persone dal carattere indipendente, ed era più facile a tenersi insieme come unità per operazioni militari difensive e offensive, una volta assuntone il domando. E lui avrebbe dovuto prenderne il comando: Mu-Muu era un buon direttore di un campo di boscaioli, ma non un soldato.

Davidson si diede da fare per avere saldamente con sé alcuni dei migliori tagliaboschi e degli ufficiali minori in grado. Non aveva fretta. Quando coloro di cui si poteva fidare furono in numero sufficiente, una squadra di dieci persone involò una certa quantità di materiale dalla stanza chiusa a chiave del vecchio Mu-Muu nel sotterraneo della baracca della ricreazione, piena di giocattoli da guerra, e poi una domenica si recò nei boschi a giocare.

Davidson aveva individuato la città dei creechie qualche settimana prima, e aveva tenuto da parte il divertimento per i suoi uomini. Avrebbe potuto farcela da solo, ma era meglio farlo in gruppo. Serviva a darti un senso di cameratismo, un vero legame tra gli uomini. Si limitarono a entrare nel luogo in piena luce del sole, e cosparsero di napalm tutti i creechie che trovarono al di sopra del suolo e li bruciarono, poi versarono kerosene sui tetti delle conigliere e arrostirono gli altri. Coloro che cercarono di uscire si buscarono la loro dose di napalm; questa era la parte più artistica della faccenda: attendere presso le loro tane di sorcio che i piccoli sorcettini uscissero fuori, far loro credere di essere riusciti a scamparla, e poi friggerli dai piedi in su, facendoli diventare delle torce. Quel loro pelo verde sfrigolava ch’era una bellezza.

In realtà non era molto più emozionante che dare la caccia ai ratti veri, che erano pressappoco gli unici animali selvatici che rimanessero sulla Madreterra; c’era comunque un brivido in più: i creechie erano ben più grossi dei topi, e sapevi che potevano ribellarsi, anche se questa volta nessuno lo fece. Anzi, alcuni di loro giunsero perfino a sdraiarsi per terra invece di fuggire, si stesero lì davanti, sulla schiena, con gli occhi chiusi. C’era da farsi venire il voltastomaco. Anche gli altri la pensarono così, e in effetti uno di loro si sentì male e si mise a vomitare dopo avere bruciato un creechie steso in terra.

Per induriti che gli uomini fossero, essi non lasciarono in vita neppure una delle femmine per violentarla. In precedenza si erano detti tutti d’accordo con Davidson: la cosa sarebbe stata maledettamente vicina alla perversione. L’omosessualità riguardava qualche altro essere umano, era una cosa normale. Quei mostriciattoli potevano essere costruiti come le femmine umane, ma non erano umani, ed era meglio procurarsi le proprie emozioni con la loro uccisione, e rimanere puliti.

Il ragionamento era parso sensato a tutti, e tutti si attennero a esso. Ciascuno di loro tenne poi la bocca chiusa, al campo, senza vantarsene neppure con i propri amici. Erano persone a posto. Non una parola della spedizione giunse alle orecchie di Muhamed.

Per quanto ne sapeva il vecchio Mu-Muu, tutti i suoi uomini avevano fatto i bravi bambini, limitandosi a segar tronchi e a tenersi alla larga dai creechie, sissignore; e Muhamed poteva continuare a crederlo fino a quando non fosse giunto il giorno dell’attacco.

Poiché infatti i creechie avrebbero attaccato. Da qualche parte. Lì, o uno dei campi sull’Isola del Re, o la Centrale. Davidson lo sapeva. Era l’unico ufficiale dell’intera colonia che lo sapesse per certo. Niente di cui vantarsi, semplicemente sapeva di avere ragione. Nessun altro gli aveva creduto, eccetto quegli uomini di New Java che lui aveva potuto convincere dopo un po’ di tempo. Ma tutti gli altri si sarebbero accorti, prima o poi, che aveva ragione.

Ed ebbe ragione.

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