Dopo aver attraversato il ponte di Tar Valon da vincitrice, la giornata per Egwene si fece indistinta. Si affrettò verso la Torre Bianca, con Siuan e Gawyn che riuscivano a malapena a starle dietro. Alla Torre, Egwene fu accolta da un gruppo di servitori; le Adunanti stesse stavano attendendo Egwene nel Consiglio.
I servitori la condussero a una camera disadorna con pannelli di legno e un paio di sedie imbottite di pelle. Egwene non era mai stata qui prima d’ora; pareva una specie di sala d’attesa vicino al Consiglio. Odorava di cuoio e in un piccolo braciere nell’angolo ardevano dei tizzoni. Presto una tozza Sorella Marrone simile a un rospo di nome Lairain entrò e istruì Egwene sul modo appropriato di eseguire la cerimonia. La donnetta dai capelli ricci pareva del tutto indifferente all’importanza del momento, ed Egwene non l’aveva mai incontrata prima. Probabilmente si trattava di una delle Marroni che passavano la propria vita a vagare fra le pile di libri in fondo alla biblioteca, e riaffioravano solo una volta al secolo o giù di lì per recitare le istruzioni alle future Amyrlin. Egwene ascoltò con attenzione; aveva già sperimentato una volta la cerimonia, ma era molto complessa.
Poteva ancora ricordare il suo nervosismo di quel giorno, mesi fa, quando era stata eletta a Salidar. Allora era ancora confusa per quello che le stava accadendo. Lei? Amyrlin? Quell’esitazione era scomparsa. Non si preoccupava davvero di sbagliare qualcosa durante la cerimonia. Era solo una formalità , e la decisione importante era stata già presa. Mentre Egwene ascoltava Lairain, udì Siuan discutere fuori dalle porte con una delle Sorelle, affermando che Egwene era già stata eletta e che questa cerimonia non era necessaria. Egwene zittì Lairain sollevando una mano e chiamò Siuan.
Siuan fece capolino dalla porta.
«Sono stata eletta dalle ribelli, Siuan» disse Egwene in tono severo. «Anche queste donne meritano l’opportunità di alzarsi in piedi per me. Altrimenti non avrò mai alcun diritto alla loro lealtà. La cerimonia dev’essere eseguita di nuovo.»
Siuan si accigliò, ma annuì. «Molto bene.»
Lairain aprì la bocca per continuare con le istruzioni, ma Egwene la mise a tacere con un altro cenno, guadagnandosi uno sbuffo. «Che notizie hai, Siuan?»
«Ebbene,» disse Siuan, socchiudendo la porta un altro po’ «Bryne ha portato la maggior parte delle sue truppe oltre i ponti e ha spostato la guardia della Torre dalle fortificazioni, mandandole in città — assieme a un certo numero delle proprie squadre — per aiutare a estinguere i fuochi. I Seanchan hanno incendiato alcune case per coprirsi la ritirata mentre fuggivano.»
Questo spiegava la mancanza di truppe alla barricata… questo e la consapevolezza che il Consiglio era impegnato a dibattere se eleggere o meno Egwene. Probabilmente non si rendevano conto di quanto erano arrivate vicino alla guerra.
«Cosa vuoi fare con le Sorelle del tuo accampamento?» chiese Siuan. «Stanno cominciando a fare domande.»
«Dì loro di radunarsi di fronte alla Porta del Tramonto» rispose Egwene. «Falle disporre per Ajah, con le Adunanti in una fila di fronte. Una volta che avrò terminato con la cerimonia, le saluterò, accetterò formalmente le loro scuse per la ribellione e le riaccoglierò nella Torre.»
«Accetterai le loro scuse?» chiese Siuan incredula.
«Si sono ribellate contro la Torre, Siuan» disse Egwene guardandola. «Qualunque fosse la necessità di ciò che hanno fatto, questo è un motivo per porgere delle scuse.»
«Ma tu eri con loro!»
«Non rappresento più solo loro, Siuan» disse Egwene con fermezza. «Rappresento la Torre. L’intera Torre. E la Torre ha bisogno di sapere che le ribelli rimpiangono la divisione. Non è necessario che mentano e dicano che avrebbero voluto rimanere, ma ritengo che sia appropriato che esprimano dispiacere per le sofferenze che la divisione ha causato. Io le assolverò e potremo procedere a sanare la frattura.»
«Sì, Madre» disse Siuan rassegnata. Egwene notò Tesan in piedi dietro di lei, che annuiva alle sue parole con la testa acconciata con trecce tarabonesi.
Egwene lasciò che Lairain continuasse con le sue istruzioni, poi le ripete le frasi che avrebbe dovuto dire e le azioni che avrebbe dovuto compiere.
Quando la Marrone fu soddisfatta, Egwene si alzò, aprì la porta e trovò che Siuan se n’era andata per comunicare i suoi ordini. Tesan era nel corridoio lì fuori, le braccia conserte, osservando Gawyn. Lui era appoggiato contro la parete a poca distanza, la mano posata sul pomello della sua spada inguainata.
«Il tuo Custode?» chiese Tesan a Egwene.
Lei osservò Gawyn e fu costretta a confrontarsi con un tumulto di emozioni. Rabbia, affetto, passione e rimpianto. Che strano miscuglio. «No» disse. Fissò Gawyn negli occhi, «Non puoi far parte di quello che sto per fare, Gawyn, Aspetta qui.»
Lui aprì bocca per obiettare, ci ripensò, poi si mise dritto in modo rigido e si inchinò. Quel gesto parve ancora più insolente di un diverbio.
Egwene tirò su col naso piano — tuttavia abbastanza forte perché lui udisse — poi permise a Tesan di condurla al Consiglio della Torre. Il Consiglio: sia un luogo che un gruppo di persone. Poiche erano una cosa sola, proprio come l’Amyrlin Seat era al contempo una persona e il trono su cui si sedeva.
Si fermò davanti alle porte per il Consiglio, di legno scuro istoriato con la Fiamma di Tar Valon in argento, e avvertì il suo cuore palpitare nervosamente. Siuan apparve all’improvviso con un paio di pianelle, facendo un gesto verso gli stivali per cavalcare di Egwene. Il pavimento del Consiglio era finemente dipinto. Si mise le pianelle; Siuan portò via i suoi stivali. Non c’è motivo di essere nervosi! Sono stata qui prima d’ora, pensò tutta un tratto. Non solo a Salidar. Nella mia prova. Mi sono trovata di fronte a questa porta, ho affrontato le donne al di là. Nella mia prova…
All’improvviso risuonò un gong; parve tanto fragoroso da scuotere l’intera Torre, echeggiando per avvisare che una Amyrlin stava per essere eletta. Il gong suonò ancora, poi ancora, e quelle porte istoriate vennero aperte. Sì, questa era un’esperienza del tutto differente da quella che aveva vissuto in quell’umile edificio in legno dove era stata eletta dalle Aes Sedai di Salidar. Per molti versi, quella di allora era stata solo una prova generale.
Le porte si aprirono del tutto ed Egwene soffocò un rantolo. L’enorme stanza a volta ora aveva il foro di un’esplosione — un vuoto spalancato — proprio davanti all’ingresso. Si affacciava su Montedrago. La camera non era danneggiata come lo erano state altre nell’attacco dei Seanchan; le macerie erano pochissime e la distruzione era giunta a malapena oltre quel muro esterno. La piattaforma rialzata correva ancora lungo il perimetro della stanza e le sedie che conteneva erano intatte. Diciotto di esse, a gruppi di tre, ognuna dipinta e imbottita per dichiarare quale Ajah la occupava.
U Amyrlin Seat si trovava presso la parete opposta, direttamente di fronte al muro crollato, lo schienale rivolto verso il paesaggio che si estendeva al di là e Montedrago in lontananza. Se quell’esplosione si fosse spinta di qualche altro piede verso l’interno, lo scranno sarebbe stato distrutto. Grazie alla Luce, era indenne.
Egwene poteva sentire debolmente l’odore di vernice nell’aria. Si erano forse affrettate a far ridipingere il trono in modo che vi comparissero nuovamente tutti e sette i colori? Se era così, avevano lavorato in fretta. Non avevano avuto tempo di ripristinare i seggi delle Adunanti Azzurre, però.
Egwene notò Saerin, Doesine e Yukiri sedute con le rispettive Ajah. Anche Seaine era lì, intenta a fissare Egwene con quegli occhi azzurri calcolatori. Quanto potere avevano esercitato queste quattro donne in questi eventi? Suana, della Gialla, esibiva un ampio sorriso sul suo volto tondo, guardando Egwene soddisfatta, e sebbene su molte delle facce vi fosse la serenità priva di emozioni delle Aes Sedai, Egwene percepì approvazione nelle loro posture. O, perlomeno, una mancanza di ostilità. Dietro questa decisione non cerano solo le cacciatrici dell’Ajah Nera.
Saerin si alzò in piedi dalla sua sedia nel settore della Marrone. «Chi si presenta davanti al Consiglio della Torre?» chiese con voce squillante.
Egwene esitò, guardando ancora le Adunanti, i loro seggi disposti attorno alla piattaforma esterna, a intervalli regolari. Troppe di quelle sedie erano vuote. C’erano solo due Adunanti Verdi: Talene era fuggita settimane fa. Alla Grigia mancava Evanellein, che era scomparsa quello stesso giorno. Anche Velina e Sedore se n’erano andate. Questo non lasciava presagire nulla di buono: quelle due erano sulla lista dell’Ajah Nera di Verin. Erano state avvisate? La scomparsa di Evanellein voleva dire che Verin non l’aveva individuata?
Non c’erano nemmeno Sorelle Rosse. Con un sussulto, Egwene ricordò che Duhara aveva lasciato la Torre alcune settimane prima; nessuno sapeva perché, ma alcune dicevano che era stato per una missione per conto di Elaida. Forse era andata in giro per faccende dell’Ajah Nera. Le altre due Adunanti Rosse, Javindhra e Pevara, erano scomparse misteriosamente. Questo lasciava undici Adunanti. Non abbastanza per eleggere una Amyrlin, secondo le vecchie leggi della Torre… ma quelle erano state riviste con lo scioglimento dell’Azzurra da parte di Elaida. Meno Adunanti significavano meno donne necessarie per eleggere una Amyrlin, e ora ne erano richieste solo undici. Sarebbe dovuto bastare. Tutte quante le Adunanti attualmente nella Torre sapevano di questo evento; non stava avvenendo in segreto, come l’elezione di Elaida. Ed Egwene poteva essere ragionevolmente certa che nessuna Adunante Nera si sarebbe alzata per lei.
Saerin si schiarì la gola, lanciando un’occhiata incerta a Egwene, e chiamò di nuovo: «Chi si presenta davanti al Consiglio della Torre?»
Tesan si sporse da un lato, come per bisbigliare la risposta appropriata a Egwene. Lei, però, la trattenne sollevando una mano.
C’era qualcosa che Egwene aveva meditato, qualcosa di audace. Tuttavia era appropriato. Sapeva che lo era. Poteva sentire che lo era. «L’Ajah Rossa è in disgrazia?» chiese piano a Tesan.
La Bianca annuì, e i capelli intrecciati le sfiorarono i lati della faccia. «Le Rosse, non hai bisogno di preoccuparti di loro» disse nel suo lieve accento tarabonese. «Dopo la scomparsa di Elaida, si sono ritirate nei loro alloggi. Le Adunanti qui, loro erano preoccupate che la Rossa si sarebbe affrettata a scegliere delle nuove Adunanti e le avrebbe mandate a questo consesso. Credo che alcune… risolute missive da parte del Consiglio della Torre siano state sufficienti a intimorirle.»
«E Silviana Brehon? È ancora imprigionata?»
«Lo è ancora, a quanto ne so, Madre» rispose Tesan, commettendo un lapsus e usando il titolo, anche se Egwene non era stata ancora formalmente eletta dal Consiglio. «Non preoccuparti: Leane, lei è stata liberata. L’abbiamo scortata fuori perché si andasse a mettere tra le ribelli, in attesa del tuo perdono.»
Egwene annuì pensierosa. «Fa’ portare qui Silviana, nel Consiglio della Torre, immediatamente.»
La fronte di Tesan si corrugò. «Madre, non penso che questo sia il momento…»
«Fallo e basta» sibilò Egwene, poi si voltò per fronteggiare il Consiglio. «Una che si presenta obbediente e cammina nella Luce» sentenziò con voce ferma.
Saerin si rilassò. «Chi si presenta davanti al Consiglio della Torre?»
«Una che si presenta umilmente e cammina nella Luce» rispose Egwene. Fissò ciascuna delle Adunanti. Una mano ferma. Sarebbe dovuta essere decisa. Avevano bisogno di una guida.
«Chi si presenta davanti al Consiglio della Torre?» terminò Saerin.
«Una che si presenta alla convocazione del Consiglio,» disse Egwene «obbediente e umile nella Luce, chiede solo di accettare la volontà del Consiglio.»
La cerimonia procedette, con ciascuna delle Adunanti che si denudava fino in vita per dimostrare di essere una donna. Egwene fece lo stesso, e arrossì appena al pensiero di Gawyn, che chiaramente pensava che lei lo avrebbe dovuto portare con se alla cerimonia.
«Chi appoggia questa donna?» chiese Saerin dopo che le Adunanti si furono rivestite. Egwene doveva rimanere spogliata fino in vita per ora, e la fredda brezza che spirava attraverso il muro spezzato era gelida sulla sua pelle. «Chi garantisce per lei, cuore per cuore, anima per anima, vita per vita?»
Yukiri, Seaine e Suana si alzarono rapide. «Io garantisco» annunciò ciascuna di loro.
La prima volta che Egwene aveva sperimentato questa cerimonia, era stordita. A ogni passo, era stata spaventata di commettere un errore. Peggio ancora, era stata terrorizzata che tutto questo si sarebbe rivelato una messinscena o uno sbaglio.
Quella paura era svanita. Mentre le domande di rito venivano poste — e lei veniva avanti di tre passi e si inchinava sul pavimento liscio, ridipinto per ordine di Elaida con solo sei colori che si allargavano a spirale dal simbolo della Fiamma di Tar Valon — Egwene guardò attraverso la magnificenza e vide il cuore di quello che stava accadendo. Queste donne erano terrorizzate. Come lo erano state quelle a Salidar. L’Amyrlin Seat era una forza di stabilità , e loro si protendevano verso di essa.
Perche era stata scelta lei? Entrambe le volte, la risposta era sembrata la stessa. Perche era l’unica su cui potevano tutte accordarsi. C’erano volti sorridenti in questo gruppo. Ma erano sorrisi di donne che erano riuscite a impedire che delle rivali salissero al seggio. O quello, oppure erano sorrisi di donne sollevate che qualcuno si stesse facendo avanti a prendere il comando. E, forse, ce n’erano alcune che sorridevano perché non erano loro a dover assumere quella carica. La storia recente di quel ruolo era stata funestata da pericolo, dissenso e due tragedie.
In origine, a Salidar, Egwene aveva pensato che le donne si stavano comportando come delle sciocche. Ora era più esperta e, si sperava, anche più saggia. Poteva capire che non erano state sciocche. Erano state Aes Sedai, che nascondevano le loro paure comportandosi in modo estremamente cauto, tuttavia allo stesso tempo sfrontato. Scegliendo una persona di cui non gliene sarebbe importato se l’avessero vista cadere. Correndo un rischio, ma senza esporsi direttamente al pericolo.
Queste donne stavano facendo lo stesso. Celavano la loro paura sotto volti calmi e gesti controllati. Quando giunse il momento che le Adunanti le dessero il loro appoggio, Egwene non fu sorpresa di vederle alzarsi in piedi tutte e undici. Nemmeno un singolo dissenso. Non ci sarebbe stato nessun lavaggio dei piedi durante questa cerimonia.
No, lei non era sorpresa. Sapevano di non avere altre opzioni, non con un esercito alle porte, non con Elaida come morta. La cosa Aes Sedai da fare era agire come se non ci fosse mai stato alcun dissidio. Il consenso doveva essere raggiunto.
Saerin parve sorpresa che nessuna avesse scelto di rimanere seduta, anche solo per dimostrare che non si sarebbe fatta comandare. In effetti, più di una delle Adunanti parve sorpresa, ed Egwene sospettò che si stessero pentendo della loro decisione di alzarsi in piedi così in fretta. Si poteva ottenere un certo potere essendo l’unica persona a restare seduta, costringendo Egwene a lavarle i piedi e a chiederle il permesso di servire. Ovviamente, questo avrebbe anche isolato la donna e le avrebbe procurato il disprezzo della nuova Amyrlin.
Le donne si rimisero lentamente a sedere. A Egwene non serviva alcuna assistenza, e nessuna le venne offerta. Si alzò e incedette attraverso la stanza, i suoi piedi calzati nelle pianelle silenziosi sulla pietra dipinta della Fiamma. Una raffica di vento spirò per la sala, increspando gli scialli, soffiando sopra la pelle nuda di Egwene. Aveva un qualche significato per la forza del Consiglio il fatto che avessero scelto di incontrarsi qui, malgrado la visuale da capogiro della parete opposta.
Saerin incontrò Egwene presso il trono. L’Altarana dalla pelle olivastra iniziò ad abbottonare il corpetto di Egwene con dita attente, poi sollevò con riverenza la stola dell’Amyrlin dallo scranno. Era quella con tutti e sette i colori, recuperata da ovunque Elaida l’avesse gettata. Saerin fissò Egwene per un momento, soppesando la stola, come valutandola.
«Sei certa di voler portare questo peso, bambina?» chiese Saerin molto piano. Questo non faceva parte del rituale.
«Lo porto già , Saerin.» La risposta di Egwene fu quasi un sussurro. «Elaida l’ha gettato via quando ha tentato di tagliarlo e dividerlo a suo piacimento, lo l’ho raccolto e lo porto da allora. Lo porterò fino alla mia morte. E sarà così.»
Saerin annuì. «Penso che sia questo il motivo per cui lo meriti» disse. «Dubito che qualunque cosa nelle storie sarà paragonabile ai giorni a venire. Sospetto che, in futuro, gli studiosi guarderanno indietro ai nostri giorni e li giudicheranno più diffidi i — più logoranti per mente, corpo e anima — del Tempo della Follia o della Frattura stessa.»
«Allora è un bene che il mondo abbia noi, non è così?» chiese Egwene.
Saerin esitò, poi annui. «Suppongo di sì.» Sollevò la stola e la posò sulle spalle di Egwene.
«Sei stata eletta Amyrlin Seat!» dichiarò, e le voci delle altre Adunanti si unirono alla sua.
«Nella gloria della Luce, che la Torre duri per sempre. Egwene al’Vere, la Custode dei Sigilli, Fiamma di Tar Valon, l’Amyrlin Seat!»
Egwene si voltò per osservare il gruppo di donne, poi si assise sul trono. Le sembrava di essere tornata a casa dopo un lunghissimo viaggio. Il mondo era chino sotto la tensione del tocco del Tenebroso, ma pareva un po’ più giusto — un po’ più sicuro — nel momento in cui prese il suo posto.
Le donne si disposero davanti a lei in ordine di età , con Saerin proprio alla fine. Una alla volta, vennero davanti a lei a rivolgerle una profonda riverenza, a chiederle il permesso di servire, poi baciarono il suo anello del Gran Serpente e si fecero da parte. Mentre il rituale andava avanti, Egwene notò che Tesan finalmente era tornata. Fece capolino all’interno per essere certa che tutte fossero vestite, poi tornò un momento dopo guidando un gruppo di quattro guardie con la Fiamma di Tar Valon che ardeva bianca sul loro petto. Egwene represse un sospiro. Avevano portato Silviana in catene, a quanto pareva.
Dopo aver baciato il suo anello, le Adunanti tornarono alle loro sedie. Il cerimoniale non era ancora finito, ma la parte importante era terminata. Egwene era Amyrlin, per davvero, finalmente. Aveva atteso così a lungo questo momento.
Ora era tempo per alcune sorprese.
«Togliete le catene alla prigioniera» disse Egwene.
Riluttanti, i soldati fuori dalla stanza fecero come richiesto, in uno sferragliare di metallo. Le Sorelle si voltarono con espressioni confuse.
«Silviana Brehon» dichiarò Egwene, alzandosi in piedi. «Puoi avvicinarti all’Amyrlin Seat.» I soldati si fecero da parte e permisero a Silviana di entrare. Il suo abito rosso una volta era stato elegante, ma non era stata trattata bene durante la prigionia imposta da Elaida. I suoi capelli neri — di solito raccolti in una crocchia — erano invece intrecciati malamente. Il suo vestito era sgualcito, le ginocchia sporche. Eppure il suo volto squadrato era sereno. Sorprendentemente, si inginocchiò davanti a Egwene dopo aver attraversato la stanza. Egwene abbassò la mano e permise alla donna di baciare il suo anello.
Le Adunanti osservarono, confuse dal fatto che Egwene avesse interrotto la cerimonia.
«Madre,» chiese infine Yukiri «è questo il momento migliore per dispensare giudizi?» Egwene ritrasse la mano dall’inginocchiata Silviana e guardò dritto verso Yukiri, poi rivolse il suo sguardo sulle Adunanti in attesa. «Voi tutte doveste vergognarvi» disse.
I volti delle Aes Sedai si irrigidirono, e le donne sollevarono le sopracciglia e sgranarono gli occhi. Parevano arrabbiate. Non ne avevano il diritto! La loro rabbia non era nulla in confronto alla sua.
«Questo» disse Egwene, facendo un gesto verso il muro infranto. «Siete responsabili di questo.» Indicò Silviana, ancora inginocchiata. «Siete responsabili di questo. Siete responsabili per il modo in cui le nostre Sorelle si guardano nei corridoi, e siete responsabili per aver lasciato che la Torre rimanesse divisa così a lungo. Molte di voi sono responsabili della divisione stessa!
«Siete una disgrazia. La Torre Bianca — l’orgoglio della Luce, il potere di stabilità e verità fin dall’Epoca Leggendaria — è stata quasi fatta a pezzi a causa vostra.»
Le donne strabuzzarono gli occhi e ad alcune mancò il respiro dallo sconcerto. «Elaida…» esordì una.
«Elaida era una pazza, e lo sapete tutte!» disse Egwene in tono severo, ergendosi alta e sfidandole. «Lo sapevate nel corso di questi ultimi mesi, quando lavorava involontariamente per distruggerci. Luce, molte di voi lo sapevano perfino mentre la stavano eleggendo!
«Sono esistite Amyrlin incapaci prima d’ora, ma nessuna era andata tanto vicina ad abbattere l’intera Torre! Voi dovete controllare l’Amyrlin. Voi dovete impedirle di fare cose come questa! Voi le avete permesso di sciogliere un’intera Ajah? Cosa vi passava per la testa? Come avete potuto permettere che la Torre cadesse così in basso? E quando il Drago Rinato in persona si aggira per il mondo, nientemeno!
«Avreste dovuto rimuovere Elaida nel momento in cui avete appreso del suo disastroso tentativo di catturare Rand al’Thor. Avreste dovuto rimuoverla quando avete visto come i suoi alterchi e la sua meschinità stavano mettendo una Ajah contro l’altra. E di sicuro l’avreste dovuta rimuovere quando si è rifiutata di fare ciò che era necessario per comporre la Torre!» Egwene guardò lungo le file di Sorelle, fissando ciascuna a turno, incontrando ogni paio di occhi finche quelle non distolsero lo sguardo. Nessuna osava sostenere il suo a lungo. Infine vide la vergogna farsi strada attraverso le loro maschere. Per fortuna!
«Nessuna di voi si alzerebbe per lei» esclamò Egwene. «E voi osate definirvi il Consiglio della Torre? Voi che eravate intimidite? Voi che eravate troppo spaventate per fare quello che andava fatto? Voi che eravate troppo prese dai vostri battibecchi e dalle vostre manovre per capire cos’era necessario?»
Egwene abbassò lo sguardo verso Silviana. «Solo una donna in questa stanza è stata disposta a difendere quello che sapeva essere giusto. Solo una donna ha osato sfidare Elaida e ne ha accettato il prezzo. E voi pensate che io abbia portato qui questa donna per vendicarmi di lei? Siete davvero così cieche da pensare che punirei l’unica persona nell’intera Torre che ha fatto qualcosa di rispettabile in questi ultimi mesi?»
Ora avevano tutte lo sguardo basso. Perfino Saerin non osava incontrare i suoi occhi. Silviana alzò lo sguardo su di lei.
«Tu hai fatto il tuo dovere, Silviana» disse Egwene. «E lo hai fatto bene. Alzati.»
La donna si alzò. Aveva un aspetto smunto, gli occhi gonfi per la mancanza di sonno, ed Egwene sospettava che avesse problemi a stare in piedi. Qualcuno aveva provveduto a portarle cibo o acqua durante il caos degli ultimi giorni?
«Silviana,» disse Egwene «una nuova Amyrlin è stata eletta. E, mi imbarazza dirlo, è stato fatto con un sotterfugio simile all’elezione di Elaida. Delle sette Ajah, solo cinque erano rappresentate. So che l’Azzurra mi avrebbe appoggiata, se fosse stata qui. Ma alla Rossa non è stata data nemmeno un’opportunità di esprimere il proprio dissenso o approvazione.»
«Ci sono buone ragioni per questo, Madre.»
«Può darsi che sia vero,» disse Egwene «ma ciò lascia presagire solo che il mio regno sarà segnato dalla tensione fra me e la Rossa. Vedranno ostilità dove non ce n’è, e io perderò la forza di centinaia di donne. Donne che saranno estremamente necessarie.»
«Io… non vedo come superare il problema, Madre» disse Silviana con sincerità.
«Io sì» replicò Egwene. «Silviana Brehon, voglio te come mia Custode degli Annali. Che non sia detto che ho respinto la Rossa.»
Silviana sbatte le palpebre dalla sorpresa. Solo poco tempo fa, la donna aveva tenuto Egwene piegata sulla sua scrivania, picchiandola su ordine di Elaida. Ma ora Silviana si inginocchio’; lo aveva fatto senza bisogno di un ordine. Accettava l’autorità del Consiglio di eleggere Egwene. Accettava anche Egwene stessa?
L’offerta di Egwene l’avrebbe messa su una strada pericolosa e difficile. Le Rosse potevano considerarlo un tradimento Quale sarebbe stata la risposta di Silviana? Egwene benedisse il trucco che le impediva di sudare, altrimenti sapeva che delle cocce sarebbero colate lungo i lati del suo volto.
«Ne sarei onorata, Madre» disse Silviana, inginocchiandosi di nuovo. «Davvero onorata.» Egwene esalò un respiro. Il suo compito di riunire le Ajah spezzate sarebbe stato difficile, ma se le Rosse l’avessero vista come un nemico, sarebbe stato quasi impossibile Con Silviana al suo fianco, avrebbe avuto un’emissaria per le Rosse che non sarebbe stata rifiutata. O così sperava.
«Questo sarà un momento difficile per l’Ajah Rossa, figlia» disse Egwene. «La loro natura e stata sempre quella di catturare gli uomini capaci di incanalare, ma i rapporti, affermano che saidin è pulito.»
«Ci saranno ancora incanalatori solitari, Madre» disse Silviana. «E non ci si può fidare degli uomini.»
Un giorno dovremo superare quest’ultimo atteggiamento, pensò Egwene. Ma per ora, è abbastanza vero da lasciar correre così. «Non ho detto che il vostro scopo sarebbe scomparso, solo che sarebbe cambiato. Vedo grandi cose per l’Ajah Rossa in futuro — l’espandersi di una visione, un impegno rinnovato. Sono lieta di averti al mio fianco per aiutare a guidarle.»
Egwene alzò lo sguardo sulle Adunanti, che stavano osservando in attonito silenzio.
«Ordinerei a tutte voi di essere punite,» disse Egwene «se non fosse per il fatto che so che alcune di voi, almeno, stavano operando in segreto per impedire che la Torre Bianca cadesse a pezzi. Non avete fatto abbastanza, ma avete fatto qualcosa. Inoltre, penso che la penitenza che spesso esigiamo da noi stesse sia ridicola. Cos’è il dolore fisico per le Aes Sedai?»
Egwene trasse un profondo respiro. «E io stessa non sono priva di colpe. Condivido parte della vostra vergogna, poiche è stato durante la mia carica che questi disastri sono accaduti. Mi sono schierata con le ribelli e ho permesso di essere eletta da loro perché era l’unica scelta. Ma quella scelta mi rende comunque colpevole.
«Portate con voi la vostra vergogna, Adunanti, ma portatela con determinazione. Non lasciate che vi spezzi. Il tempo della guarigione è iniziato, e puntare il dito non serve più a nulla. Avete fallito. Ma siete tutto quello che abbiamo. Noi siamo tutto quello che il mondo ha.»
Le donne cominciarono ad alzare lo sguardo.
«Venite» disse Egwene, attraversando la stanza ad ampie falcate, mentre Silviana si metteva tranquillamente al passo con lei. «Andiamo ad accogliere le ribelli.»
Passarono attraverso i corridoi della Torre, che ancora puzzavano di fumo ed erano disseminati in alcuni punti di macerie. Egwene cercò di non guardare le macchie di sangue. Le Adunanti la seguirono, radunandosi in gruppi secondo la loro Ajah, malgrado il recente rimprovero di Egwene. Ci sarebbe stato ancora molto lavoro da fare per sanare le divisioni.
«Madre» disse Silviana piano mentre camminava. «Posso solo presumere che tu avessi già una Custode degli Annali fra le ribelli. Intendi tenerci entrambe?» La sua voce tesa rivelava cosa pensava di un accomodamento così non convenzionale.
«No» disse Egwene. «La mia precedente Custode degli Annali è stata giustiziata per essere dell’Ajah Nera.»
Silviana impallidì. «Capisco.»
«Non possiamo girare attorno a queste cose, Silviana» disse Egwene. «Ho ricevuto una visita molto importante appena prima della mia… liberazione. Era della Nera, e mi ha confidato i nomi di altre Sorelle Nere. Ho confermato tutte quelle che si trovavano fra le Aes Sedai ribelli tramite l’uso del Bastone dei Giuramenti.»
«Il Bastone dei Giuramenti?» esclamò Silviana.
«Sì» disse Egwene mentre accedevano a una rampa di scale. «Mi è stato dato la scorsa notte da un’alleata all’interno della Torre. Anche se questo mi fa venire in mente che dovremo spostare la stanza con i ter’angreal. E tenere il luogo segreto e costantemente schermato. Non passerà molto tempo prima che ogni Sorella con Potere sufficiente conosca il flusso per Viaggiare, e non mi stupirebbe che molte di loro — incluse quelle di cui mi fido — ‘prendessero in prestitò un angreal di tanto in tanto.»
«Sì, Madre» disse Silviana. Poi, a voce più bassa: «Sospetto che dovrò abituarmi a molti cambiamenti.»
«Temo di sì» replicò Egwene. «Non ultimo la necessità di scegliere una maestra delle novizie appropriata, una che possa gestire centinaia di nuove iniziate… molte delle quali non sono della solita età. Ho già iniziato ad accettare per l’addestramento qualunque donna, a prescindere dall’età , che mostri una certa capacità nell’incanalare. Sospetto che, entro poco tempo, la Torre Bianca sarà piena di novizie fin quasi a scoppiare.»
«Allora mi metterò a pensare rapidamente a delle proposte per un rimpiazzo,Madre» disse Silviana.
Egwene annuì. Di sicuro Romanda e Lelaine sarebbero state livide di rabbia una volta scoperto che Egwene aveva scelto Silviana, ma più Egwene ci rifletteva, più era soddisfatta. Non solo perché Silviana era Rossa, ma perché era così capace. Saerin sarebbe stata una scelta migliore, ma molte l’avrebbero vista come una guida per Egwene e forse il vero potere dietro il trono. Scegliere un’Azzurra non avrebbe fatto altro che acuire ulteriormente l’attuale divisione della Torre. E inoltre, con un’Amyrlin che era una delle ribelli — nessuno si sarebbe dimenticato di questo, qualunque cosa Egwene avesse detto o fatto — avere una Custode degli Annali che era stata una lealista sarebbe stato un ottimo passo avanti per sanare i rapporti. Non passò molto prima che raggiungessero la Piazza Grande della Torre, sul lato orientale dell’edificio. La piazza era piena — come da suoi ordini — di donne in fila per Ajah. Egwene aveva scelto questa posizione per via degli alti gradini che conducevano alla Torre, sormontati da un spazioso pianerottolo. Si fermò lì, dando la schiena alle maestose porte intagliate. Era il posto perfetto da cui rivolgersi a una folla.
Era anche situato nei pressi delle aree, che avevano subito i danni peggiori durante l’attacco la notte precedente. Dei fuochi covavano ancora nell’ala orientale; la cupola era crollata, così come uno dei muri. Comunque, da questa posizione elevata, la Torre stessa era relativamente sgombra da sfregi, e nessuno dei buchi spalancati era visibile direttamente.
Egwene poteva vedere facce alle finestre inferiori. Aes Sedai e novizie la osservavano. Pareva che, in aggiunta alle ribelli, Egwene avesse un’opportunità per rivolgersi alla maggior parte delle donne che ancora occupavano la Torre. Intesse un flusso per amplificare la propria voce. Non a un volume altisonante, ma abbastanza da essere udita sia da dietro che da sotto.
«Sorelle,» disse «figlie. Sono stata eletta come si conviene all’Amyrlin Seat. Entrambe le fazioni di questo conflitto mi hanno scelto. Entrambe hanno seguito i metodi prescritti ed entrambe ora mi accettano come loro Amyrlin. E tempo di riunirsi di nuovo.
«Non fingerò che la nostra divisione non abbia avuto luogo. Noi della Torre Bianca a volte abbiamo troppa voglia di dimenticare quei fatti che non vogliamo riconoscere. Questo non può essere tenuto nascosto, non da noi che l’abbiamo vissuto. Ci siamo divise. Siamo quasi arrivate alla guerra le une contro le altre. Ci siamo coperte di vergogna.
«Voi ribelli davanti a me avete fatto qualcosa di terribile. Avete provocato una frattura nella Torre e avete eletto un’Amyrlin rivale. Per la prima volta, sono state schierate delle truppe di Aes Sedai contro Aes Sedai, io ho guidato quelle truppe. Conosco questa vergogna.
«Necessaria o no, è una vergogna. Ed è per questo che richiedo la vostra ammissione di colpa. Dovete assumervi la responsabilità per i vostri crimini, perfino quelli compiuti nel nome del bene superiore.»
Guardò le Aes Sedai sotto di lei. Se il suo gesto di costringerle a disporsi per file — poi fare in modo che attendessero la sua volontà — non le aveva messe al corrente del suo atteggiamento, forse lo avrebbero fatto le sue parole.
«Non siete venute qui nella gloria» disse loro Egwene. «Non siete giunte qui vittoriose. Poiche non c’è vittoria, ne potrebbe esserci, quando Sorella combatte Sorella e Custode muore per mano di un altro Custode.» Notò Siuan in piedi vicino alle prime linee delle file e incontrò i suoi occhi da lontano. Anche Leane era lì, con l’aspetto scarmigliato per la sua lunga prigionia, ma con un portamento eretto.
«Sono stati commessi errori da entrambe le parti» disse Egwene. «E ora dovremo tutte lavorare sodo per riparare a quello che abbiamo fatto. I fabbri dicono che una spada non può mai essere di nuovo integra una volta che sia stata spezzata. Dev’essere riforgiata da capo, il metallo fuso, poi lavorato di nuovo e riforgiato.
«I prossimi mesi saranno la nostra riforgiatura. Siamo state spezzate, poi abbattute quasi fino alle fondamenta. L’Ultima Battaglia si avvicina, e prima del suo arrivo intendo fare in modo che siamo ancora una volta una spada forgiata con forza, una e intatta! Vi farò delle richieste. Saranno severe. Vi spingeranno fino ai limiti di quello che pensate di poter sopportare. Prenderò questi buchi bruciacchiati e li riempiro’! Bisognerà fare degli accomodamenti, poiche fra noi ci sono fin troppe Adunanti per il Consiglio, per non parlare di cinque capi delle Ajah di troppo. Alcune di voi dovranno farsi da parte e chinare il capo umilmente davanti a coloro che non vi piacciono.
«Questi giorni vi metteranno alla prova! Vi costringerò a lavorare assieme a quelle che consideravate vostre nemiche solo poche ore fa. Marcerete accanto a quelle che vi disprezzavano, vi offendevano o vi odiavano.
«Ma noi siamo più forti delle nostre debolezze. La Torre Bianca è salda, e noi saremo salde con essa! Saremo di nuovo una cosa sola. Saremo un’adunanza che verrà narrata nelle storie! Quando avrò terminato con voi, non sarà scritto che la Torre Bianca è stata debole. Le nostre divisioni saranno dimenticate di fronte alle nostre vittorie. Saremo ricordate non come la Torre Bianca che si rivoltò contro se stessa, ma come la Torre Bianca che si erse salda di fronte all’Ombra. Questi giorni saranno leggendari!»
Eruppero acclamazioni, perlopiù da parte di novizie e soldati, dato che le Aes Sedai erano troppo riservate per quel genere di comportamento. In genere. Alcune di quelle più giovani urlarono a gran voce, prese dal momento. Per fortuna, quelle acclamazioni giunsero da entrambe le fazioni. Egwene le lasciò rumoreggiare per un po’, poi sollevò le braccia, placandole.
«Che tutta la terra lo sappia!» urlò. «Che se ne parli, che ci si creda e che venga ricordato. La Torre Bianca è integra e completa. E nessuno — uomo, donna o creatura dell’Ombra — ci vedrà mai più divise!»
Stavolta le acclamazioni furono quasi assordanti e, cosa sorprendente, altre Aes Sedai si unirono a esse. Egwene abbassò le mani.
Sperava che l’avrebbero acclamata ancora nei mesi a venire. C’era parecchio lavoro da fare.