XVIII

Ormai è finita, eppure sta appena incominciando. Non so se la scomparsa di Vornan ci stabilizzerà o ci distruggerà. Forse non lo scopriremo ancora per un certo tempo.

Vivo a Rio da sei settimane, ma in un isolamento tale che è come se fossi sulla Luna. Quando gli altri se ne sono andati, io sono rimasto. Il mio appartamento è piccolo, due stanze soltanto, non lontano dalla spiaggia su cui è stato recitato l’ultimo atto della vicenda di Vornan. Da più di un mese non sono uscito dall’appartamento. I viveri mi vengono consegnati dal canale-dati della casa. Non mi muovo mai. Non ho amici in questa città. Non ne capisco neppure la lingua.

Dal 5 dicembre ho avuto molto da fare a dettare questo memoriale, che tra poco sarà terminato. Non intendo cercare di farlo pubblicare. Ho esposto, con tutta l’esattezza possibile, l’intera storia della permanenza di Vornan-19 tra noi, e dei miei rapporti con lui. Sigillerò il nastro e lo farò mettere in una cassaforte, con l’ordine di aprirla non prima che siano passati cento anni. Non ho nessun desiderio di contribuire ad arricchire il fiume di vangeli che ora stanno apparendo. Forse la mia testimonianza sarà utile tra un secolo, ma non intendo usarla adesso per alimentare gli incendi che infuriano nel mondo. Vorrei avere la certezza che, quando qualcuno spezzerà il mio sigillo di silenzio, tutto questo sarà finito nell’oblio. Ma non credo che sarà così.

Rimangono tante ambiguità. Vornan è perito tra la folla, oppure è ritornato nel suo tempo? Il gigante nero era un messaggero mandato a prenderlo? Oppure Vornan si è trasferito nel futuro nell’istante in cui lo scudo si è guastato? Vorrei saperlo. E perché lo scudo si è guastato, del resto? Kralick aveva giurato che era a prova di tutto, tranne che di un sabotaggio deliberato. Era stato Kralick a manometterlo per paura del crescente potere di Vornan? E si è servito di me nella sua cospirazione, convincendomi a collaborare, in modo che l’inquieto Vornan accettasse d’indossare lo scudo difettoso e di avventurarsi tra la folla? Se è così, io sono un complice involontario, io che fingo di aborrire la violenza. Ma non sono certo che Vornan sia stato assassinato; non sono neppure certo che sia morto. La sola cosa che so senza dubbio è che non è più tra noi.

Io credo che sia morto. Non potevamo continuare a correre il rischio che rimanesse ancora fra noi. I cospiratori che uccisero Cesare erano convinti di rendere un servizio alla nazione. Ora che Vornan non c’è più, resta il problema: potremo sopravvivere alla sua scomparsa?

Abbiamo preparato l’atmosfera più adatta al mito. Quando un giovane dio viene tra noi, lo uccidiamo. Adesso, lui è sicuramente lo smembrato Osiride, e Tammuz assassinato e il compianto Baldur. Adesso deve venire l’ora della redenzione e della resurrezione, ed io la temo. Vornan, vivo, avrebbe potuto rovinarsi con l’andare del tempo, rivelandosi al mondo come un individuo sciocco, vanitoso, ignorante ed amorale, un incrocio tra un pavone ed un lupo. Vornan scomparso è tutta un’altra cosa. È sfuggito al nostro controllo, ora che ne abbiamo fatto un martire. Coloro che avevano bisogno di lui attenderanno il suo successore, qualcuno che riempia il vuoto da lui lasciato. Non credo che i successori mancheranno. Ci avviciniamo ad un’epoca di profeti, ad un’epoca di nuovi dèi. Ci avviciniamo ad un secolo di fiamma. Temo di vivere abbastanza a lungo per vedere il Tempo della Pulizia di cui parlava Vornan.

Ma basta. È quasi mezzanotte, ed è il 31 dicembre. Allo scoccare dell’orologio il secolo cambierà per tutti, tranne che per i puristi. C’è baldoria per le strade. Ci sono danze e canti. Sento grida rauche ed il rombo cupo dei fuochi artificiali. Il cielo sfolgora di luce. Se sono rimasti ancora degli Apocalittici, debbono attendere la prossima ora con paura o beatitudine, sognando l’avvicinarsi della fine del mondo. Tra poco sarà l’anno 2000. E questo per me ha un suono strano.

È ora di lasciare il mio appartamento, finalmente. Uscirò per le strade, tra la folla, e celebrerò la nascita dell’anno nuovo. Non ho bisogno di scudi; non corro pericoli, adesso, tranne il pericolo in cui tutti noi dobbiamo vivere. Ora il secolo muore. Uscirò.

FINE
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