Licia Troisi La missione di Sennar

Il mio nome è Nihal. Sono cresciuta a Salazar, una città-torre nella Terra del Vento. La mia famiglia era Livon, il miglior armaiolo delle otto Terre del Mondo Emerso. Il mio padre adottivo. È lui che mi ha insegnato a usare la spada, che mi ha spiegato cos’è la vita. Gli devo tutto. La mia infanzia è trascorsa al suo fianco, tra spade, scudi, corazze e il desiderio di diventare un guerriero.

Ho vissuto anni sereni, ignorando che cosa significassero i miei capelli blu e le mie orecchie a punta.

Eppure, da che io ricordi, sentivo delle voci, avevo incubi ricorrenti. Visi contorti dal dolore che mi sussurravano parole incomprensibili.

L’esercito del Tiranno è arrivato all’improvviso, una sera d’autunno. L’ho visto avanzare sulla piana di Salazar, come una marea nera che travolgeva e inghiottiva ogni cosa.

Della mia vita d’un tempo non è rimasto nulla.

La città è stata presa e incendiata, i miei amici uccisi, mio padre passato a fil di spada sotto i miei occhi. È morto per proteggermi da due fammin, i mostri combattenti creati dal Tiranno. Li ho uccisi entrambi. Avevo sedici anni.

Ero abile con la spada, ma non abbastanza. Sono stata ferita e quando sono emersa dal torpore della convalescenza, sono rinata al dolore e alla disperazione.

Ho scoperto di essere l’ultima del popolo dei mezzelfi, sterminato anni prima dal Tiranno. Ero solo una neonata quando la maga Soana, sorella di Livon, mi trovò in un villaggio della Terra del Mare. Il corpo senza vita di mia madre mi aveva protetto dalla furia dei fammin. Ero l’unica sopravvissuta alla strage.

Da allora ho iniziato a cambiare. Non ero più una bambina allegra, ma una ragazza cresciuta troppo in fretta. Gli incubi mi tormentavano ogni notte. Ho giurato che avrei lottato con tutta me stessa pur di abbattere il Tiranno. È stato allora che ho deciso di diventare un Cavaliere di Drago.

Entrare all’Accademia non è stato facile, ho dovuto conquistarmi un posto con la spada. È stato Raven, il Supremo Generale dell’Ordine dei Cavalieri di Drago, a scegliere i dieci guerrieri che avrei dovuto battere per diventare un’allieva. Li ho sconfitti a uno a uno.

All’Accademia ho vissuto un anno di solitudine: gli altri allievi mi evitavano, perché ero una donna e perché ero diversa. I loro sguardi carichi di diffidenza mi seguivano ovunque andassi.

All’inizio ne ho sofferto. Poi sono diventata impermeabile al loro odio, alla sofferenza, a tutto. L’unica cosa che mi importava era vendicare mio padre e il mio popolo.

Le notti erano affollate di spiriti che mi incitavano alla vendetta. Le giornate erano un susseguirsi di duri allenamenti. Volevo trasformarmi in un’arma, senza sentimenti né dolore.

Volevo annullarmi.

Superata la fase iniziale dell’addestramento, mi attendeva la prova della prima battaglia. Quel giorno, sul campo, la mia mente si è svuotata, il dolore è svanito. C’erano solo la mia spada di cristallo nero, l’ultimo regalo di Livon, e il sangue dei fammin. Ho lottato, ho ucciso, ho infierito sul nemico. I generali si sono complimentati con me e io ho creduto di avercela fatta.

Ma non era così. Quel giorno è morto Fen. Era un Cavaliere di Drago, il compagno di Soana. Per me era un eroe. Ero innamorata di lui, l’unico sentimento che mi legasse ancora alla vita. Quando ho visto il suo cadavere, ho deciso di consacrarmi alla guerra.

Perché il mio addestramento fosse completo, sono stata affidata a Ido, un Cavaliere di Drago appartenente al popolo degli gnomi. È stato lui a insinuare il dubbio nella mia mente: era giusto ciò che facevo? Si può combattere solo per la vendetta?

Finalmente mi è stato assegnato un drago. Conquistarlo non è stato facile: era un veterano, già appartenuto a un altro Cavaliere. Si rifiutava di farsi avvicinare, non voleva più volare. Il desiderio di battaglia si era spento con la morte del suo padrone, ma io sentivo che era come me, sperduto e solo. Era il mio drago. È il mio drago. Si chiama Oarf.

Sennar è sempre stato al mio fianco. Quando ci siamo conosciuti eravamo poco più che bambini. Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso risate, sogni, sofferenze. Abbiamo lottato per la stessa causa.

Penso spesso a lui.

Sennar il mio migliore amico. Sennar il mago. Sennar il consigliere.

Non so se abbia già raggiunto il Mondo Sommerso, non so se lo rivedrò ancora.

Il nostro ultimo incontro si è chiuso con un addio che non posso dimenticare.

La sua assenza è un dolore che mi accompagna ogni giorno.

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