Capitolo Quarto: Calcolatore

Da quando Harlan aveva lasciato il 482° in compagnia di Twissell, non era piu ritornato nella sua vecchia Sezione. Quando, due anni dopo essere diventato Tecnico, egli vi aveva fatto ritorno per la prima volta, aveva stentato a riconoscerla.

Non era stata la Sezione a cambiare. Harlan era diventato diverso.

Due anni come Tecnico avevano significato per lui molte cose. In un certo senso, avevano rafforzato il suo senso di stabilita. Non aveva piu avuto bisogno d'imparare una nuova lingua, di abituarsi a nuovi stili di abbigliamento e a nuovi metodi di vita a ogni nuovo progetto di Osservazione. D'altro canto, quei due anni avevano accresciuto il suo isolamento. Aveva quasi dimenticato il senso di cameratismo che univa tutti gli altri Specialisti dell'Eternita.

Soprattutto, pero, si era sviluppato in lui il senso del potere connaturato con il lavoro di Tecnico. Si era abituato a tenere in pugno il destino di milioni di esseri umani, e se questo fardello poteva dare un senso di solitudine, certamente dava anche un senso di orgoglio.

Cosi aveva potuto fissare freddamente l'addetto alle Comunicazioni che aveva trovato in servizio al 482°, annunciandogli scandendo le sillabe con gelida precisione:

«Andrew Harlan, Tecnico, convocato dal Calcolatore Finge per un servizio temporaneo nel 482°.» Gli era stato facile ignorare il rapido sguardo che l'uomo di mezza eta gli aveva lanciato.

Era stato quello che alcuni definivano 'lo sguardo al Tecnico', un movimento rapido, furtivo, involontario, che culminava in un'occhiata nascosta all'emblema rosso-rosa che ogni Tecnico portava sulla spalla, seguito da un ostentato tentativo di non guardare piu da quella parte.

Harlan aveva restituito lo sguardo, fissando l'emblema che l'uomo aveva portato sulla spalla. Non si era trattato del giallo dei Calcolatori, del verde dei Progettisti di Vita, dell'azzurro dei Sociologi, o del bianco degli Osservatori. Non era stato in tinta unita, come era caratteristico degli Specialisti. Si era trattato semplicemente di una sbarretta celeste su un campo bianco. Quell'uomo aveva lavorato alle Comunicazioni, un ramo della Manutenzione; nessuno di coloro che operavano nella Manutenzione era uno Specialista.

E perfino lui lo aveva osservato con lo 'sguardo al Tecnico'. Perfino lui.

Harlan aveva detto, in tono vagamente malinconico:

«Ebbene?»

L'uomo delle Comunicazoni aveva detto in fretta:

«Sto chiamando il Calcolatore Finge, signore.»

Harlan aveva conservato un ricordo particolare del 482°… nella sua memoria, era stato un Secolo solido e massiccio, monolitico e forte. Ora pero gli appariva quasi squallido.

Harlan aveva avuto modo di abituarsi al vetro e alla porcellana del 575°, un Secolo che idolatrava la pulizia. Aveva avuto modo di abituarsi a un mondo di un bianco splendente e di una purezza cristallina, spezzato soltanto da rade oasi di colori pastello.

I pesanti mulinelli di stucco del 482°, i suoi colori pesanti, le pesanti aree di metallo verniciato, erano stati quasi repellenti ai suoi occhi.

Perfino Finge gli era sembrato diverso, come rimpicciolito. Due anni prima, agli occhi dell'Osservatore Andrew Harlan, ogni gesto di Finge era apparso sinistro e potente.

In quel suo ritorno, invece, dalle isolate ed eccelse vette della Tecnica, Finge gli era parso un individuo patetico e smarrito. Harlan lo aveva fissato, mentre il Calcolatore aveva sfogliato alcuni documenti, e aveva cominciato a sollevare il capo, con l'aria di chi pensa di avere fatto aspettare il tempo dovuto al suo visitatore.

Finge era originario di un Secolo orientato sull'energia, intorno al 600°. Era stato Twissell a rivelare questo particolare ad Harlan, e certamente il particolare spiegava molte cose. Le improvvise manifestazioni di malumore di Finge potevano essere, certamente, il risultato dell'insicurezza naturale di un uomo abituato alla solidita dei campi di forza, smarrito perche costretto a servirsi di qualcosa di fragile e flessibile come la materia. Il suo passo felpato (Harlan aveva sempre ricordato il modo silenzioso con cui Finge si era sempre mosso; spesso, lavorando come Osservatore, aveva sollevato il capo e, trasalendo, si era accorto che Finge era in piedi davanti a lui, e lo osservava) non era piu stato qualcosa di furtivo e misterioso, bensi l'andatura incerta e spaurita di una persona che viveva nel terrore costante e inconsapevole di sentirsi sprofondare il pavimento sotto i piedi.

Harlan aveva pensato, con un piacevole senso di superiorita: Quest'uomo e male adattato alla Sezione. L'unica cosa che potrebbe aiutarlo sarebbe un trasferimento.

«Salve, Tecnico Harlan,» aveva detto Finge.

«Salve, Calcolatore,» aveva risposto Harlan.

«A quanto sembra, nei due anni passati da quando…» aveva cominciato Finge.

«Nei due fisioanni lo aveva corretto Harlan.

Finge aveva sollevato lo sguardo, stupito:

«Due fisioanni, naturalmente.»

Nell'Eternita non esisteva il Tempo, o almeno il concetto normale del Tempo comune all'universo esterno, ma il corpo umano invecchiava e questo permetteva di misurare ugualmente il Tempo, anche in mancanza di altri fenomeni esteriori. Il Tempo passava, sotto l'aspetto fisiologico, e in un fisioanno trascorso nell'Eternita un corpo umano invecchiava allo stesso modo in cui sarebbe invecchiato in un normale anno nel Tempo.

Tuttavia anche gli Eterni piu pedanti e cattedratici ricordavano quella distinzione solo raramente. Era troppo comodo dire, 'Ci vediamo domani', oppure 'Ieri non ci siamo visti,' come se il tempo scorresse nell'Eternita nella maniera normale, e un giorno, una settimana, un ieri e un domani esistessero anche al di fuori del senso fisiologico. Anzi, gli istinti dell'essere umano venivano assecondati, con la divisione delle attivita nell'Eternita nell'arco di un giorno di ventiquattro 'fisioore' arbitrarie, in un arbitrario e solenne susseguirsi di giorno e notte, di oggi e domani.

Finge aveva proseguito:

«Nei due fisioanni trascorsi dalla vostra partenza, nel 482° e maturata gradualmente una crisi. Una crisi piuttosto bizzarra, e molto delicata: in pratica, senza precedenti. Abbiamo bisogno di un'accurata Osservazione, come mai ne abbiamo avuto bisogno in passato.»

«E volete che sia io a Osservare?»

«Si. Sotto un certo punto di vista, chiedere a un Tecnico di svolgere un lavoro di Osservatore puo apparire uno spreco di un talento prezioso: ma le vostre precedenti Osservazioni, per chiarezza e penetrazione, erano perfette, e abbiamo di nuovo bisogno di una lavoro perfetto. Ora vi esporro per sommi capi certi elementi…»

Harlan non aveva potuto scoprire, in quell'occasione, la natura degli elementi menzionati da Finge. Il Calcolatore aveva cominciato a parlare, ma la porta si era aperta, e Harlan non era stato piu in grado di ascoltare. Aveva fissato a occhi spalancati la persona che era entrata.

Non che Harlan non avesse mai visto una donna nell'Eternita. Mai sarebbe stato un termine troppo forte. Ne aveva viste molto raramente, certo, ma alcune ne aveva viste.

Ma una ragazza come quella! E nell'Eternita!

Harlan aveva visto molte donne, nei suoi passaggi nel Tempo, ma nel Tempo esse erano state per lui solo degli oggetti, come i muri e le macchine e gli animali, dei fatti che egli doveva Osservare e inserire nei suoi rapporti.

Nell'Eternita, una ragazza era una cosa completamente diversa. Soprattutto una ragazza come quella!

Aveva indossato un abito nello stile dell'aristocrazia del 482°, e cioe una guaina trasparente che mostrava tutti i particolari del corpo al di sopra della cintura, e un paio di pantaloni che arrivavano al ginocchio, attillatissimi, opachi ma ideati per mettere in evidenza le curve dei fianchi, sotto la cintura.

Dopo l'abito, Harlan aveva fissato il resto… capelli d'un nero lucente, notturno, lunghi fino alle spalle, e labbra rosse, dipinte in modo da accentuarne i contorni, un tratto sottile sul labbro superiore, un tratto molto piu forte su quello inferiore, per ottenere un effetto un po' esagerato. Palpebre e lobi delle orecchie sfumati in rosa pallido, in contrasto con il resto del viso, di un incredibile candore latteo. Un viso giovane, quasi da fanciulla. Degli ornamenti luccicanti di pietre preziose che scendevano dalle spalle, in modo da sfiorare ora i fianchi, ora i perfetti seni esposti, sui quali dovevano attirare l'attenzione.

La ragazza aveva preso posto a una scrivania, in un angolo dell'ufficio di Finge, e aveva sollevato le lunghe ciglia solo per lanciare un'occhiata ad Harlan.

Quando Harlan era riuscito ad ascoltare di nuovo la voce di Finge, il Calcolatore era giunto alla conclusione del discorso:

«…tutte queste cose dovranno figurare in un rapporto ufficiale. Ho pensato che durante la vostra permanenza qui potreste utilizzare il vostro vecchio ufficio e l'alloggio precedente.»

Harlan si era trovato fuori dell'ufficio di Finge, senza riuscire a ricordare i particolari del commiato. Apparentemente, era uscito senza dire niente.

La prima emozione che era riuscito a riconoscere era stata la collera. Per il Tempo, chi aveva permesso a Finge di fare una cosa simile? Era nocivo per la morale… si faceva beffe di…

Si era fermato, allora, aveva schiuso i pugni, aveva sollevato il capo. Era stato difficile ritrovare l'autocontrollo, ma la decisione di vederci chiaro lo aveva aiutato. Con andatura decisa, si era accostato all'uomo delle Comunicazioni seduto alla scrivania esterna.

L'altro aveva sollevato lo sguardo, senza pero fissarlo negli occhi, e aveva domandato, in tono cauto:

«Desiderate, signore?»

«C'e una donna seduta a una scrivania, nell'ufficio del Calcolatore Finge. E nuova di qui?»

Nelle sue intenzioni, la domanda avrebbe dovuto apparire disinvolta e casuale, fredda e indifferente. E invece era partita come un rullare di tamburi, come un atto di accusa.

Ma quella domanda aveva avuto il potere di riscuotere l'uomo delle Comunicazioni. Nei suoi occhi era apparsa quell'espressione che rendeva tutti gli uomini simili tra loro. Quell'espressione aveva perfino superato la radicata solitudine dei Tecnici: aveva abbracciato Harlan, lo aveva compreso nell'intesa, lo aveva incluso tra i compagni. L'uomo aveva detto, conservando quell'espressione complice:

«Ah, volete dire dire la pupa? Accidenti! Non e un vero campo di forza?»

«Limitatevi a rispondere alla mia domanda,» aveva detto Harlan, balbettando un poco.

L'uomo lo aveva fissato, e una parte dell'entusiasmo era svanita.

«E nuova. E una Temporale.»

«Qual e la sua mansione?»

Lentamente, un sorriso era apparso sul volto dell'uomo, un sorriso chiaramente ironico.

«In teoria, sarebbe la segretaria del capo… si chiama Noys Lambent.»

«Va bene.» Harlan si era voltato, e se ne era andato.


Il primo viaggio di Osservazione di Harlan nel 482° era stato effettuato il giorno seguente, ma aveva avuto una durata di soli trenta minuti. Ovviamente, si era trattato di un viaggio di orientamento, che avrebbe dovuto riportarlo all'atmosfera del Secolo. Il giorno dopo aveva compiuto un viaggio di un'ora e mezzo, e il terzo giorno non vi era andato affatto.

Aveva impiegato il terzo giorno a consultare i suoi vecchi rapporti, ripercorrendo le tappe gia percorse due anni prima, ripassando la lingua del Secolo, riabituandosi alle usanze locali.

Un Mutamento di Realta aveva colpito il 482°, ma era stato minimo: una cricca politica che era stata al Potere ora ne era stata Esclusa, ma a parte questo non gli era sembrato di notare dei cambiamenti particolari nella societa dell'epoca.

Senza neppure rendersi conto di quanto faceva, aveva cominciato a consultare i suoi vecchi rapporti, alla ricerca di tutte le informazioni possibili sull'aristocrazia dell'epoca. Aveva avuto la certezza di avere compiuto qualche Osservazione, in quel campo.

E infatti non aveva trascurato quel fatto, due anni prima, ma aveva compiuto delle Osservazioni impersonali, distaccate. I dati raccolti riguardavano l'aristocrazia come classe sociale, e non gli individui.

Naturalmente, le sue Carte Spazio-temporali non gli avevano mai chiesto, ne permesso, di osservare l'aristocrazia dall'interno. I motivi di quel divieto non erano stati rivelati all'Osservatore, ne un Osservatore avrebbe dovuto interessarsene. Harlan aveva provato una certa impazienza, in quella circostanza, pensando che la sua curiosita sarebbe stata inutile.

In quei tre giorni aveva visto di sfuggita la ragazza, Noys Lambent, in quattro diverse circostanze. All'inizio egli aveva notato solo il suo abbigliamento e gli ornamenti.

Nelle occasioni successive, aveva notato altri particolari. Per esempio, aveva scoperto che la ragazza non era molto alta: ma il suo corpo era cosi snello, il suo portamento cosi eretto, e la figura cosi slanciata, da lasciare un'impressione di altezza superiore alla media. Harlan si era accorto, osservandola meglio, che doveva essere piu anziana di quanto non apparisse a prima vista. Forse era sulla trentina, non aveva comunque meno di venticinque anni.

Il comportamento di Noys Lambent era stato sempre tranquillo e riservato: gli aveva sorriso, una volta, quando Harlan l'aveva incontrata in un corridoio, poi aveva subito abbassato lo sguardo. Il Tecnico si era scostato, per non doverla toccare, poi si era allontanato, furibondo.

Alla fine del terzo giorno Harlan era giunto alla conclusione che i suoi doveri di Eterno gli lasciavano aperta una sola linea di comportamento. Certamente la situazione doveva essere molto comoda, per la ragazza, e con uguale certezza Finge non si era minimamente discostato dalla lettera della legge. Tuttavia l'indiscrezione mostrata da Finge nella faccenda, la sua leggerezza, andavano certamente contro lo spirito della legge, ed Harlan era stato convinto della necessita di fare qualcosa per rimediare.

Harlan aveva concluso che, malgrado tutto, non doveva esistere in tutta l'Eternita una persona piu antipatica di Finge. Le scusanti che aveva trovato, solo pochi giorni prima, per giustificare il comportamento dell'uomo, erano svanite.

Il mattino del quarto giorno Harlan aveva chiesto e ottenuto un colloquio privato con Finge. Era entrato nell'ufficio con passo deciso, e lui stesso si era sorpreso della brutalita con cui aveva affrontato subito l'argomento:

«Calcolatore Finge, suggerisco che la signorina Lambent sia ricondotta subito nel Tempo.»

Finge aveva socchiuso gli occhi. Con un cenno del capo aveva indicato una sedia ad Harlan, poi aveva appoggiato il mento sulla mani riunite, con i gomiti saldamente piantati sulla scrivania, e infine aveva scoperto i denti in quello che era stato solo il fantasma di un sorriso.

«Bene, sedetevi. Sedetevi, ripeto. Trovate che la signorina Lambent sia incompetente? Incapace? Inadatta al lavoro che svolge?»

«Per quanto riguarda la competenza e le capacita di questa donna, Calcolatore, non posso esprimere un parere. Dipende dall'impiego che ne viene fatto, e io non l'ho messa alla prova in nessun campo. Vi renderete certamente conto, pero, che nuoce alla moralita di questa Sezione.»

Finge lo aveva fissato con espressione remota, come se la sua mente di Calcolatore fosse stata immersa in pensieri astratti che nessun altro Eterno avrebbe potuto comprendere.

«In quale modo nuoce alla moralita di questa Sezione, Tecnico?»

«Non credo che abbiate bisogno di una mia risposta,» aveva detto Harlan, sempre piu in collera. «Il suo abbigliamento e esibizionistico, il suo…»

«Aspettate un momento, Harlan. Siete stato Osservatore in questa epoca. Sapete benissimo che il suo abbigliamento e quello tipico del 482°.»

«Nel suo ambiente naturale, nella sua societa, certo, non avrei critiche da rivolgerle, anche se sono pronto a dichiarare che il suo abbigliamento e audace perfino per il 482°. Concedetemi di poter esprimere un parere competente in merito. Qui, nell'Eternita, una persona simile e assolutamente fuori posto.»

Finge aveva assentito lentamente, e Harlan aveva avuto l'impressione che il Calcolatore si stesse divertendo. Il Tecnico si era ancor piu irrigidito.

«Si trova qui per uno scopo ben preciso,» aveva detto Finge. «Deve svolgere una funzione essenziale. La sua presenza e solo temporanea. Nel frattempo, cercate di sopportarla.»

Harlan aveva stretto la mascella. Lui aveva fatto una protesta, e Finge gli aveva ordinato di badare ai fatti suoi. Era stata questa la conclusione della frase. Aveva deciso, percio, di mandare al diavolo ogni prudenza. Avrebbe detto quello che pensava.

«Posso facilmente immaginare quale sia la 'funzione essenziale' della donna,» aveva detto, seccamente. «Non credo sara tollerato il modo in cui viene tenuta esposta cosi, apertamente.»

Si era voltato, rigidamente, e si era diretto verso la porta. La voce di Finge lo aveva costretto a fermarsi.

«Tecnico,» aveva detto il Calcolatore. «I vostri rapporti con Twissell forse vi hanno dato un'idea sbagliata della vostra importanza. Cercate di correggere l'errore. E nel frattempo ditemi, Tecnico: voi avete mai avuto una…» (aveva esitato, come per scegliere meglio la parola,) «…un'amica?»

Continuando a voltare le spalle a Finge, con una meticolosita offensiva e accondiscendente, Harlan aveva citato:

«Per impedire ogni coinvolgimento emotivo col Tempo, un Eterno non deve sposarsi. Per impedire ogni coinvolgimento emotivo con una famiglia, un Eterno non deve avere figli.»

Il Calcolatore aveva detto, in tono serio:

«Non ho parlato ne di matrimonio, ne di figli.»

Harlan aveva continuato la citazione:

«E possibile stabilire dei legami temporanei con una Temporale solo dopo averne fatto richiesta specifica all'Ufficio Permanente della Carta Spazio-temporale del Consiglio d'Ogniquando, e avere ottenuto un esatto Progetto di Vita della Temporale in oggetto. Successivamente il legame deve essere condizionato alle specifiche istruzioni della Carta Spazio-temporale concernente l'epoca in oggetto.»

«Verissimo. Avete mai chiesto l'autorizzazione per un legame temporaneo, Tecnico?»

«No, Calcolatore.»

«Intendete farlo?»

«No, Calcolatore.»

«Forse dovreste. Questo vi darebbe una maggiore ampiezza di vedute. Sareste meno preoccupato per quanto riguarda particolari come l'abbigliamento di una donna, e i suoi possibili rapporti personali con altri Eterni vi turberebbero meno.»

Harlan era uscito, muto per la collera.


Harlan non aveva mai trovato cosi difficile un lavoro. Gli era stato quasi impossibile eseguire il suo programma di visite quotidiane al 482° (e il piu lungo periodo di permanenza era rimasto inferiore alle due ore.)

Era stato sconvolto, e ne aveva saputo fin troppo bene il motivo. Finge! Finge, e il suo volgare consiglio sui legami con le Temporali!

Certo, quei legami esistevano. Tutti lo sapevano. L'Eternita aveva sempre riconosciuto la necessita di scendere a compromessi con i desideri umani (per Harlan, quella frase aveva avuto sempre un significato repellente, osceno), ma le restrizioni imposte alla scelta delle amanti impediva a quel compromesso di essere troppo permissivo e di assumere un potere disgregatore. I pochi fortunati che riuscivano a ottenere l'autorizzazione dovevano circondare il loro rapporto della massima discrezione, sia per salvaguardare il senso del pudore, sia per non urtare i sentimenti della maggioranza.

Tra le classi inferiori degli Eterni, in particolare tra gli uomini della Manutenzione, c'erano sempre dei pettegolezzi (in parte dettati dalla speranza, in parte dall'invidia) su donne ammesse su basi piu o meno permanenti alla cerchia degli Eterni, per i motivi che era facile immaginare. I pettegolezzi indicavano sempre i Calcolatori e i Progettisti di Vita come i gruppi che beneficiavano di queste eccezioni. Erano infatti loro, e soltanto loro, a decidere quali donne potevano venire sottratte al Tempo senza provocare un significativo Mutamento di Realta.

Molto meno sensazionali (e di conseguenza meno appetibili come oggetto di pettegolezzi) erano le storie che riguardavano le impiegate Temporali che ogni Sezione assumeva temporaneamente (quando cio era permesso dall'analisi spazio-temporale) per svolgere i lavori piu noiosi, come quello di cucinare, di fare le pulizie, e cosi via.

Ma una Temporale, una Temporale come quella, assunta come 'segretaria', poteva avere un solo significato… e cioe che Finge stava prendendo per il naso tutti gli ideali che rendevano l'Eternita quello che era.

Malgrado le realta della vita, alle quali gli uomini pratici dell'Eternita si inchinavano per forza di cose, rimaneva valido il fatto che l'Eterno ideale doveva essere un uomo devoto, capace di vivere per la missione che gli era stata affidata, per rendere migliore la Realta e aumentare le felicita del genere umano. Harlan aveva spesso pensato che l'Eternita somigliasse ai monasteri della storia del Primitivo.

Quella notte aveva fatto un sogno. Nel sogno, lui aveva parlato a Twissell della cosa, e Twissell, l'Eterno ideale, aveva condiviso il suo senso di orrore. Aveva sognato l'umiliazione di Finge, degradato e biasimato severamente. Aveva sognato d'indossare le insegne gialle dei Calcolatori, e di avere avuto il compito d'instaurare un nuovo regime nel 482°. Aveva sognato di ordinare a Finge, generosamente, di occupare un nuovo posto nella Manutenzione. Nel sogno, Twissell era stato seduto al suo fianco, e aveva sorriso con visibile ammirazione, quando Harlan aveva preparato un nuovo statuto organizzativo, ordinato, perfetto, pulito, e aveva chiesto a Noys Lambent di distribuirne delle copie in tutta la Sezione.

E poi aveva visto che Noys Lambent era nuda, e si era svegliato, tremante e pieno di vergogna.

Un giorno aveva incontrato la ragazza nel corridoio, e si era scostato, per lasciarla passare, tenendo lo sguardo abbassato.

Ma lei si era fermata, e lo aveva fissato, fino a quando Harlan non aveva dovuto sollevare il capo e fissarla negli occhi. L'aveva vista cosi, tutta colori e vitalita, e aveva avvertito il lieve profumo che si sprigionava dal suo corpo.

«Voi siete il Tecnico Harlan, vero?» aveva detto la ragazza.

Il primo impulso di Harlan era stato quello di andarsene senza rispondere, di ignorarla… ma poi aveva ricordato che in fondo non era stata tutta colpa sua. Inoltre, per andarsene avrebbe dovuto toccarla, perche gli aveva bloccato la strada.

Cosi aveva annuito, brevemente.

«Sono io.»

«Mi hanno detto che siete un vero esperto sul nostro Tempo.»

«L'ho visitato.»

«Mi piacerebbe parlarne con voi, un giorno o l'altro.»

«Ho molto da fare. Non ne avrei il tempo.»

«Ma signor Harlan… certamente un giorno o l'altro riuscirete a trovare un po' di tempo!»

Gli aveva rivolto un sorriso smagliante.

Harlan aveva detto, in un bisbiglio disperato:

«Ho molta fretta. Volete lasciarmi passare, per favore

Lei si era mossa, con un lento, languido movimento dei fianchi che aveva fatto scorrere fuoco vivo nelle vene di Harlan, e gli aveva imporporato le guance.

Aveva provato una violenta collera contro la ragazza per averlo messo cosi in imbarazzo, contro se stesso per non avere saputo dominarsi, e principalmente, per chissa quale oscura ragione, contro Finge.


Dopo due settimane, Finge lo aveva convocato nel suo ufficio. Sulla scrivania del Calcolatore c'era stato un foglio di plastica perforata, la cui lunghezza e complessita aveva subito rivelato ad Harlan che questa volta non si sarebbe trattato soltanto di un'escursione di mezz'ora o di un'ora nel Tempo.

«Volete accomodarvi, Harlan, ed esaminare questa roba subito?» aveva detto Finge. «No, non a occhio… usate la macchina.»

Harlan aveva inarcato le sopracciglia, e con aria indifferente aveva inserito il foglio nella fessura della macchina che si trovava sulla scrivania di Finge. Lentamente, il foglio aveva cominciato a scorrere nelle viscere della macchina, e, durante il passaggio, i segni incisi erano stati tradotti in parole e proiettati sul visore della macchina stessa, un rettangolo lattescente.

Circa a meta della 'lettura', Harlan si era mosso fulmineamente, e aveva spento la macchina. Poi aveva preso il foglio di plastica, con tanta forza da strapparlo.

Con calma, Finge aveva detto:

«Ne ho un'altra copia.»

Harlan aveva tenuto i resti del foglio tra il pollice e l'indice, guardandolo come se avesse temuto di vederlo esplodere da un momento all'altro.

«Calcolatore Finge, credo che ci sia un errore. Non e possibile che si pretenda da me di servirmi della casa di quella donna come base per un soggiorno di quasi una settimana nel Tempo!»

Il Calcolatore aveva sorriso.

«Perche no, se le esigenze spazio-temporali sono queste? Se c'e qualche problema personale tra voi e la signorina Lam…»

«Non c'e nessun problema personale!» aveva esclamato Harlan, con veemenza.

«Un problema deve esserci. Viste le circostanze, mi vedo costretto a spiegarvi certi aspetti di questo particolare problema di Osservazione. Si tratta di una procedura insolita, e non deve stabilire un precedente, e sottinteso.»

Harlan si era messo a sedere. Aveva cercato di pensare, velocemente e con tutte le sue forze. Generalmente, l'orgoglio professionale avrebbe obbligato Harlan a rifiutare sdegnosamente qualsiasi spiegazione. Un Osservatore, o un Tecnico, nell'Eternita, svolgevano il loro lavoro senza fare domande. E generalmente un Calcolatore non avrebbe mai pensato di fornire una spiegazione.

Il caso in questione, pero, aveva presentato dei problemi del tutto insoliti. Harlan si era lamentato della presenza della ragazza, di quella cosiddetta 'segretaria'. Finge aveva avuto paura, fin dall'inizio, che la protesta di Harlan potesse giungere troppo in alto… evidentemente aveva provato un senso di colpa, cosi almeno aveva pensato Harlan, con cupa soddisfazione.

Percio la strategia di Finge era stata evidente. Facendo in modo che Harlan andasse nella residenza di quella ragazza, avrebbe potuto preparare una comoda contro-accusa, nel caso che delle accuse fossero state rivolte contro di lui. Il valore della testimonianza di Harlan sarebbe stato svuotato di ogni attendibilita.

E, naturalmente, aveva preparato qualche elaborata e attendibilissima spiegazione per giustificare la missione affidata ad Harlan… e aveva violato le regole, giustificandosi con l'eccezionaiita del caso, per fare in modo che Harlan sapesse di non avere altra scelta.

Si, era stato tutto plausibile, in quel momento. Harlan aveva cominciato ad ascoltare le parole di Finge con malcelato disprezzo.

«Come sapete, i diversi Secoli conoscono l'esistenza dell'Eternita,» aveva esordito il Calcolatore. «Sanno che noi regoliamo il commercio intertemporale. Pensano che sia questa la nostra funzione principale, e questo e un bene. Sanno anche, confusamente, che noi esistiamo anche per impedire che un'imprecisata catastrofe possa colpire il genere umano. E una specie di superstizione, questa, e non e suffragata dai fatti, ma in sostanza rispecchia la nostra autentica funzione, e anche questo ci soddisfa. Noi offriamo alle diverse generazioni una specie di super-immagine paterna e benevola, e un senso di sicurezza generale, e questo ha ottimi effetti psicologici. Questo lo capite, vero?»

Quest'uomo crede che io sia ancora un Cucciolo? aveva pensato Harlan, indignato.

Ma si era limitato a un breve cenno di assenso.

Finge aveva proseguito, allora, in tono estremamente serio:

«Esistono alcune cose, pero, che i Temporali non devono venire a sapere. La prima fra tutte, naturalmente, e la maniera in cui noi alteriamo la Realta nei casi di necessita. Il senso d'insicurezza che la cognizione di questa nostra funzione susciterebbe negli abitanti dei Secoli sarebbe enormemente dannoso. E sempre necessario sradicare dalla Realta tutti i fattori che potrebbero condurre alla scoperta di questo nostro potere, e non abbiamo mai esitato ad agire di conseguenza.

«Tuttavia ci sono sempre delle altre credenze sull'Eternita che non desideriamo, e che sorgono di quando in quando in un Secolo o in un altro. Generalmente, le idee pericolose sono quelle che si concentrano in modo particolare nelle classi dominanti di un'epoca; le classi che hanno i maggiori contatti con noi e che, nello stesso tempo, devono reggere l'importante peso di quella che noi chiamiamo 'la pubblica opinione'.»

Ancora una volta, Finge aveva fatto una pausa, come se si fosse aspettato un commento o una domanda da parte di Harlan. Naturalmente, Harlan era rimasto muto.

«Dal Mutamento di Realta 433-486, Numero di Serie F-2, avvenuto circa un anno… un fisioanno fa, pero,» aveva proseguito Finge. «Abbiamo avuto le prove della nascita di una prevenzione dannosa nei nostri confronti, apparsa in questa Realta e maturata con estrema rapidita. Ho raggiunto certe conclusioni sulla natura di questa prevenzione, e ho sottoposto queste conclusioni al Consiglio d'Ogniquando. Il Consiglio e riluttante ad accettarle poiche dipendono dalla realizzazione di un'alternativa nello Schema di Calcolo di una probabilita remota.

«Prima di agire in base alle mie raccomandazioni, il Consiglio richiede una conferma da ottenersi per Osservazione diretta. E un lavoro estremamente delicato, ed e per questo motivo che ho richiamato voi, e ho ottenuto dal Calcolatore Twissell la necessaria autorizzazione. Un'altra cosa che ho fatto e stato individuare un membro dell'attuale aristocrazia che considerasse interessante ed eccitante la prospettiva di lavorare nell'Eternita. Ho trovato la signorina Lambent, e l'ho posta in questo ufficio, sotto continua osservazione, per vedere se fosse adatta al nostro scopo…»

Harlan aveva pensato: Sotto continua osservazione! Ah, davvero!

Ancora una volta, la sua collera si era concentrata sul Calcolatore Finge, e non sulla ragazza.

«E adattissima, senza ombra di dubbio,» aveva proseguito Finge. «Ora la riporteremo nel suo Tempo. Usando come base la sua abitazione, sarete in grado di studiare la vita sociale della sua cerchia. Ora potete comprendere per quale motivo la ragazza si trova qui, e per quale motivo desidero che andiate nella sua casa.»

Harlan aveva risposto, con aperta ironia:

«Vi assicuro che capisco perfettamente.»

«Allora accetterete questa missione.»

Harlan era uscito dall'ufficio pieno di spirito bellicoso. Finge non sarebbe riuscito a beffarlo! Harlan gli avrebbe fatto capire che non permetteva a nessuno di farlo passare da stupido!

Certamente era stato questo fuoco combattivo, questa determinazione di dimostrarsi piu astuto di Finge, a fargli provare quel senso di eccitazione, quasi di esultanza, al pensiero dell'imminente escursione nel 482°.

Certamente non avrebbero potuto esserci altri motivi.

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