Capitolo Quattordicesimo: Il Delitto Precedente

«Perche? Perche?»

Twissell continuava a guardare, incredulo, spaurito, dall'indicatore al Tecnico e di nuovo all'indicatore, e i suoi occhi erano lo specchio della frustrazione attonita della sua voce.

Harlan sollevo il capo. Aveva soltanto una parola da dire.

«Noys!»

«La donna che tu hai portato nell'Eternita?»

Harlan sorrise amaramente, e non disse niente.

«Cosa c'entra la donna con questo?» domando Twissell. «Grande Tempo, non capisco, figliolo!»

«Cosa c'e da capire?» Harlan si sentiva ardere di dolore. «Perche fingete di non sapere? Io avevo una donna. Ero felice, e lei era felice. Non avevamo fatto del male a nessuno. Lei non esisteva nella nuova Realta. Che differenza c'era, se la tenevo con me?»

Twissell cerco vanamente di interromperlo. Harlan comincio a gridare:

«Ma ci sono delle regole nell'Eternita, vero? Le conosco tutte. Un legame deve essere autorizzato; un legame richiede dei calcoli, richiede una posizione precisa; i legami con i Temporali sono cose insidiose. Quali erano i vostri progetti per Noys, una volta finito tutto questo? Un posto su un razzo condannato a precipitare? O un posto molto piu confortevole, come amante a disposizione della comunita dei Calcolatori piu meritevoli? Ora non dovrete piu fare dei piani, suppongo.»

S'interruppe, stretto da un nodo di disperazione, e Twissell si avvicino rapidamente allo schermo del Comunicatore. Evidentemente, era stato rimesso in grado di trasmettere.

Il Calcolatore urlo nell'apparecchio, fino a quando non ottenne risposta. Poi disse:

«Sono Twissell. Nessuno deve entrare qui. Nessuno. Nessuno. Avete capito?… E allora, provvedete. Questo vale anche per i membri del Consiglio d'Ogniquando. Soprattutto per loro.»

Si rivolse ad Harlan, dicendo, in tono assente:

«Lo faranno, perche io sono vecchio, e sono un membro anziano del Consiglio, e perche mi credono un tipo capriccioso e strambo.» Per un momento, si immerse in un breve silenzio. Poi disse, «Tu pensi che io sia un vecchio strambo?» e il suo viso si avvicino rapido a quello di Harlan, simile a quello di una scimmia grinzosa.

Harlan penso: Grande Tempo, quest'uomo e pazzo. L'emozione lo ha fatto impazzire.

Fece un passo indietro, automaticamente, spaventato al pensiero di essere in trappola in compagnia di un pazzo. Poi si fermo. Quell'uomo, per quanto pazzo fosse, era debole, e in fondo anche la pazzia sarebbe presto finita.

Finita? Perche non subito? Che cosa ritardava la fine dell'Eternita?

Twissell non aveva una sigaretta tra le dita, ne cercava di procurarsene una. Gli parlo con voce calma, suadente:

«Non mi hai risposto. Pensi davvero che io sia un vecchio strambo? Immagino di si. Troppo strambo per parlargli a cuore aperto. Se mi avessi considerato un amico, e non un maledetto vecchio rompiscatole, capriccioso e imprevedibile, mi avresti parlato apertamente dei tuoi dubbi. Non avresti mai fatto una cosa simile.»

Harlan corrugo la fronte. Il Calcolatore credeva pazzo lui. Ecco cosa pensava!

Rispose, rabbiosamente:

«Ho fatto quello che era giusto. E sono perfettamente lucido. Non dovete parlarmi come se fossi un pazzo.»

«Sai benissimo che ti avevo detto che la ragazza non correva pericolo.»

«Sono stato pazzo a crederlo, anche se solo per poco. Sono stato un pazzo a credere che il Consiglio avrebbe reso giustizia a un Tecnico. Si, forse avete ragione voi. Sono stato pazzo prima, non adesso, pero.»

«Chi ti ha detto che il Consiglio era al corrente di queste cose?»

«Finge sapeva tutto, e ha mandato un rapporto al Consiglio.»

«E tu come lo sai?»

«L'ho fatto sputare a Finge, puntandogli addosso una frusta neuronica. Un'arma e molto utile a superare certi ostacoli.»

«La stessa frusta neuronica che ha fatto questo?» Twissell indico il metallo fuso sotto l'indicatore.

«Si.»

«Una frusta molto indaffarata.» Poi, seccamente, «Lo sai perche Finge ha inviato il rapporto al Consiglio, invece che trattare personalmente la questione?»

«Perche mi odiava, e voleva vedermi degradato e umiliato. Voleva Noys.»

«Come sei ingenuo!» esclamo Twissell. «Se avesse voluto solo una ragazza, avrebbe potuto ottenere facilmente un permesso. Non sarebbe stato certamente intralciato da un Tecnico. Quell'uomo odiava me, figliolo.» (Non aveva ancora acceso un'altra sigaretta. Pareva strano, senza una sigaretta, e le dita macchiate di giallo che teneva appoggiate sul petto, parlando, parevano quasi incomplete, senza di essa.)

«Voi?»

«Vedi, figliolo, esiste una cosa che si chiama politica, anche nel Consiglio. Non tutti i Calcolatori entrano a far parte del Consiglio: e Finge voleva entrarvi. Finge e ambizioso, e desiderava questo onore con una determinazione feroce. Io ho impedito il suo ingresso nel Consiglio, perche l'ho sempre considerato instabile da un punto di vista emotivo… Grande Tempo, come avevo visto giusto! Ascolta, ragazzo: lui sapeva che tu eri un mio protetto. Aveva visto con i suoi occhi il mio intervento, quando ti avevo tolto da una lavoro di Osservatore e ti avevo trasformato in un grande Tecnico. Ti ha visto lavorare con me, costantemente. In quale maniera migliore avrebbe potuto restituirmi il colpo, e distruggere la mia influenza? Se fosse riuscito a dimostrare che il mio Tecnico prediletto si era macchiato di un terribile crimine contro l'Eternita, avrei pagato io le conseguenze. Lo scandalo avrebbe potuto costringermi a rassegnare le dimissioni dal Consiglio d'Ogniquando, e quale sarebbe stato il successore piu logico, in questo caso?»,

Egli porto la mano alle labbra, e poi si accorse di non avere la solita sigaretta. La sua espressione si fece, per un momento, smarrita.

Harlan penso: Non e calmo come cerca di farmi credere. Non puo esserlo. Ma perche parla di tutte queste assurdita proprio ora? Mentre l'Eternita sta finendo?

Poi, provando una sofferenza inenarrabile: Ma perche non finisce, allora? Perche non finisce adesso?

Twissell riprese a parlare:

«Quando ti ho permesso di andare da Finge, recentemente, sospettavo gia il pericolo. Ma il memoriale Mallansohn affermava che durante l'ultimo mese tu non eri stato presente, e non si e presentata nessun'altra ragione naturale per la tua assenza. Fortunatamente, Finge gioco male le sue carte.»

«E come?» domando Harlan, stancamente. In realta non gli importava sapere, ma Twissell parlava e parlava ed era piu facile assecondarlo che cercare di chiudersi le orecchie e non sentire.

«Intitolo il suo rapporto 'Della condotta antiprofessionale del Tecnico Andrew Harlan'. Si comportava come il vero, fedele Eterno, capisci, freddo, imparziale, obiettivo. Desiderava che fosse il Consiglio a infuriarsi e a prendersela con me. Disgraziatamente per lui, non sapeva nulla della tua vera importanza. Non si rese conto percio che ogni rapporto sul tuo conto sarebbe stato immediatamente trasmesso a me, a meno che la sua importanza eccezionale non risultasse chiara fin dal titolo.»

«Non mi avete mai parlato di questo. Perche?»

«E come avrei potuto? Temevo di agire in qualsiasi modo che potesse turbarti o distrarti in vista del momento culminante del progetto. Ti ho dato tutte le possibilita di sottopormi il tuo problema.»

Tutte le possibilita? Harlan sorrise, un breve sorriso d'incredulita: e poi penso al volto stanco di Twissell, sullo schermo, quando il Calcolatore gli aveva chiesto se non avesse avuto niente da dirgli. Quel ricordo giunse inaspettato. Era accaduto ieri. Soltanto ieri.

Harlan scosse il capo, ma abbasso lo sguardo.

Twissell disse, gentilmente:

«Mi sono reso conto immediatamente che Finge aveva deliberatamente operato per spingerti a… a un'azione avventata.»

«Lo sapevate?» domando Harlan, sollevando bruscamente il capo.

«Ti stupisci? Sapevo che Finge aveva giurato di farmi del male. Lo sapevo da molto, molto tempo. Io sono vecchio, figliolo. Purtroppo so come vanno queste cose. Ma ci sono cose che permettono di tenere a bada anche dei Calcolatori riottosi. Ci sono degli strumenti protettivi, conservati da altre Realta, che non si trovano nei musei. Alcuni strumenti sono noti solo al Consiglio.»

Harlan penso amaramente alla barriera nel tempo, nel 100.000°.

«Da quel rapporto, e da quello che gia sapevo per mio conto, ho potuto dedurre molto facilmente quello che era accaduto.»

Harlan gli domando, improvvisamente:

«Immagino che Finge sospettasse di essere spiato da voi?»

«Puo darsi. Non ne sarei sorpreso.»

Harlan penso ai primi giorni passati con Finge, quando Twissell aveva cominciato a manifestare il suo insolito interesse per il giovane Osservatore. Finge non aveva saputo nulla del progetto Mallansohn, e l'interferenza di Twissell lo aveva interessato. «Avete mai conosciuto il Calcolatore Anziano Twissell?» gli aveva chiesto, un giorno, e, ripensandoci, Harlan ricordava esattamente il tono d'inquietudine della voce dell'uomo. Gia allora, probabilmente, Finge aveva sospettato che Harlan fosse lo strumento di Twissell. La sua ostilita e tutto il resto dovevano essere iniziati da allora.

«Cosi, se tu fossi venuto da me…» stava dicendo Twissell.

«Da voi esclamo Harlan. «E il Consiglio?»

«Di tutto il Consiglio, soltanto io sapevo.»

«Non avete mai detto loro niente?» Harlan cerco di assumere un tono ironico.

«Mai.»

Harlan si sentiva la testa in fiamme. Gli pareva di soffocare. Quell'incubo doveva continuare per sempre? Chiacchiere stupide, prive d'importanza. Perche? A quale scopo?

Perche l'Eternita non finiva? Perche la pace definitiva, pulita, della non-Realta non li copriva con il suo velo misericordioso? Grande Tempo, che cosa era successo?

«Non mi credi?» domando Twissell.

Harlan grido:

«E perche dovrei credervi? Sono venuti a osservarmi, no? A colazione? Perche avrebbero voluto osservarmi, se non fosse stato per il rapporto? Sono venuti a osservare lo strano fenomeno che aveva infranto le leggi dell'Eternita, ma che non poteva essere toccato ancora per un giorno. Ancora un giorno, e l'intero progetto sarebbe terminato. Sono venuti a godersi il trionfo che ormai era vicino.»

«Ragazzo mio, non potresti sbagliarti di piu. Volevano vederti solo perche anche i membri del Consiglio sono esseri umani. Esseri umani, capisci? Non potevano assistere alla partenza del cronoscafo, perche il memoriale Mallansohn non permetteva loro di entrare in scena. Non potevano parlare con Cooper, perche neppure di questo si parlava nel memoriale. Eppure volevano qualcosa. Padre Tempo, figliolo, non capisci che volevano qualcosa? Tu eri l'obiettivo piu vicino, l'unico alla loro portata, cosi hanno voluto vedere te.»

«Non vi credo.»

«E la verita.»

«Davvero?» domando Harlan. «La verita? E durante la colazione, il Consigliere Sennor ha parlato di un uomo che incontrava se stesso. Evidentemente, egli sapeva dei miei viaggi illegali nel 482°, e di come per poco non mi sia incontrato con me stesso. Era il suo metodo di pungolarmi, di divertirsi a mie spese.»

«Sennor?» domando Twissell. «Ti preoccupi di Sennor? Ma non capisci che e una figura patetica? Il suo tempo natale e l'803°, una delle poche civilta nelle quali il corpo umano viene deliberatamente sfigurato per soddisfare le esigenze estetiche del tempo. Viene reso completamente glabro fin dall'adolescenza.

«Non sai cosa significa questo, nella personalita di un uomo? Certamente lo sai. Una menomazione di questo tipo isola un uomo dai suoi antenati e dai suoi discendenti. Gli uomini dell'803° valgono poco come Eterni; sono troppo diversi dagli altri. Pochissimi sono i prescelti. Sennor e l'unico uomo del suo Secolo che abbia mai avuto posto nel Consiglio.

«Capisci in qual modo egli sia influenzato da questo fatto? Sicuramente sai che cosa voglia dire l'insicurezza. Hai mai pensato che anche un Consigliere potrebbe essere insicuro? Sennor e stato costretto ad ascoltare lunghe discussioni sulla possibilita di eliminare la sua Realta esattamente per la caratteristica che lo rende cosi diverso da noi. Eliminando la sua Realta, lui rimarrebbe uno dei pochissimi, in tutte le generazioni umane, a portare quel segno sul corpo. E un giorno questo accadra.

«Cosi, Sennor cerca rifugio nella filosofia. Cerca di compensare quella che ritiene una condizione d'inferiorita assumendo la guida di ogni conversazione, propugnando deliberatamente delle idee impopolari o inaccettabili. Il suo paradosso dell'uomo che incontra se stesso e il caso piu famoso. Ti ho gia detto che ha sempre predetto l'insuccesso del progetto; cosi parlando, lui cercava di disturbare noi del Consiglio, e non te. Quell'osservazione non aveva nulla a che fare con te. Nulla!»

Twissell si era riscaldato nella conversazione. Preso dalle sue parole, aveva apparentemente dimenticato la sua situazione, e la crisi nella quale si trovava, insieme a tutta l'Eternita, perche gradualmente era ritornato il vecchietto animato, dalla faccia da gnomo, dai movimenti nervosi e scattanti, che Harlan aveva imparato a conoscere cosi bene. Dalla borsa invisibile che teneva nella manica estrasse perfino una sigaretta, e la porto alle labbra; stava per accenderla, quando evidentemente ritorno al presente.

Allora si fermo, bruscamente, e guardo negli occhi Harlan, ritornando indietro, mentalmente, alle ultime parole pronunciate dal Tecnico. Pareva che solo in quel momento il loro significato fosse penetrato nella mente di Twissell.

«Cosa intendi dire?» esclamo. «Hai detto proprio di avere quasi incontrato te stesso?»

Harlan gli narro in breve l'incidente, e aggiunse:

«Non lo sapevate?»

«No.»

Ci fu un breve silenzio, un silenzio che Harlan accolse con gioia e sollievo. La sua mente febbrile era stanca di parole.

«E questo, allora? E se tu avessi davvero incontrato te stesso?»

«No, e andata come vi ho detto.»

Twissell ignoro la sua interruzione.

«C'e sempre posto per delle variazioni casuali. Con un infinito numero di Realta, il determinismo e un concetto privo di senso. Supponiamo che nella Realta di Mallansohn, nel precedente giro del circolo…»

«I circoli si succedono all'infinito?» domando Harlan, trovando in quella frase motivo di stupore… quel poco di emozione che ancora gli rimaneva.

«Tu pensi solo due volte? Pensi che due sia un numero magico? E una questione di infiniti giri di un circolo infinito di tempo fisiologico. Esattamente come tu puoi tracciare infinite volte un segno con la matita sulla circonferenza di un cerchio, e racchiudere sempre un'area finita. Nei precedenti giri del ciclo, tu non avevi incontrato te stesso. Questa volta, l'incertezza statistica delle cose ti ha reso possibile l'incontro. La Realta doveva Mutare, per impedire l'incontro, e nella nuova Realta tu non hai mandato Cooper nel 24°, ma…»

«Cosa sono tutte queste parole?» grido Harlan. «Cosa volete dimostrare? E finito tutto. E fatto. Lasciatemi in pace, adesso. Lasciatemi in pace!»

«Voglio che tu capisca di avere agito male. Voglio che tu capisca di avere fatto una cosa sbagliata.»

«Non e vero. E anche se cosi fosse, ormai e fatto!»

«Ma non e vero, invece. Ascolta… continua ad ascoltare, per un poco.» Twissell cercava di usare un tono gentile. Il dominio che il vecchio esercitava sui suoi nervi era ammirevole. «Avrai la tua ragazza. Te lo prometto, come gia te l'avevo promesso. Non le sara fatto alcun male. E anche tu non dovrai subire conseguenze. Te lo prometto. Hai la mia garanzia personale.»

Harlan sollevo il capo, lo fisso, con occhi spalancati e interrogativi.

«Ma ormai e troppo tardi. A che serve?»

«Non e troppo tardi. Le cose non sono irreparabili. Con il tuo aiuto, possiamo ancora riuscire. E io devo ottenere il tuo aiuto. Devi capire di avere agito male. E quello che io cerco di spiegarti. Devi provare il desiderio di rimediare a quanto hai fatto.»

Harlan si umetto le labbra aride, ma sentiva anche la lingua arida, e penso: E pazzo. La sua mente non puo accettare la verita… oppure il Consiglio sa qualcosa che io non so?

Era possibile, dunque? Era possibile rovesciare il verdetto dei Mutamenti? Il Consiglio poteva fermare il Tempo, o rovesciarne il corso?

«Mi avete chiuso nella sala di comando,» disse. «Mi avete tenuto la, impotente, fino a quando non avete pensato di essere al sicuro.»

«Mi avevi detto di avere paura che qualcosa potesse spezzarsi, in te; mi hai confessato di non avere la certezza di poter compiere la tua parte fino in fondo. Sei stato tu a dirmelo, no?»

«Ma io intendevo farvi una minaccia.»

«Io invece ho preso le tue parole alla lettera. Perdonami. Ma devi aiutarmi.»

Le cose stavano cosi. L'aiuto di Harlan era necessario. Era pazzo Twissell? Era impazzito Harlan? La pazzia aveva un significato, forse? Esisteva ancora qualcosa di ragionevole e qualcosa di folle, o erano tutti concetti privi di senso?

Il Consiglio aveva bisogno del suo aiuto. In cambio di quell'aiuto, erano disposti a promettergli qualsiasi cosa. Noys. La posizione di Calcolatore. Che cosa non gli avrebbero promesso? E una volta ottenuto il suo aiuto, una volta terminato il suo compito, che cosa gli avrebbero dato? Non era disposto a lasciarsi ingannare per la seconda volta.

«No!» disse.

«Potrai avere Noys.»

«Volete dire che il Consiglio accettera di infrangere le leggi dell'Eternita, quando il pericolo sara passato e la Realta saldamente stabilita? Non ci credo.» Ma com'era possibile far passare il pericolo, com'era possibile stabilire saldamente quella Realta, si diceva l'ultimo angolo ragionevole della sua mente, che cosa significava quella conversazione assurda?

«Il Consiglio non lo sapra mai.»

«Voi sareste disposto a violare la legge, allora? Voi siete l'Eterno ideale. Una volta passato il pericolo, dovrete obbedire alla legge. Non potreste comportarvi in maniera diversa.»

Il volto di Twissell s'imporporo, due chiazze vermiglie apparvero sulle guance rugose. Da quel volto grinzoso da gnomo, ogni traccia di astuzia e di forza parve scomparire: e quei sentimenti vennero sostituiti da una strana, remota tristezza.

«Io manterro la mia parola, e violero la legge,» disse Twissell, «Per una ragione che non puoi immaginare. Non so quanto tempo ci resti, prima della scomparsa dell'Eternita. Potrebbero passare delle ore; potrebbero passare dei mesi. Ma io devo trascorrere questo tempo nella speranza di riportarti alla ragione; e ho gia impiegato tanto tempo, per convincerti, che non m'importa impiegarne un poco di piu. Vuoi ascoltarmi?… Te ne prego.»

Harlan esito. Poi, principalmente perche era convinto che ormai tutto fosse inutile, disse, stancamente:

«Parlate.»


«Ho sentito dire molte cose sul mio conto,» comincio Twissell. «Si dice che sono nato vecchio, che mi sono affilato i denti su di un Micro-Computaplex, che dormo con uno speciale calcolatore manuale nella tasca del pigiama, che il mio cervello e fatto di piccole cellule di energia perennemente collegate tra loro, e che il mio sangue e fatto di miriadi di corpuscoli che in realta sono Carte Spazio-temporali che galleggiano su olio per calcolatori.

«Tutte queste storie, prima o poi, giungevano al mio orecchio, e penso di esserne un po' orgoglioso. Forse comincio a credere che ci sia qualcosa di vero, in esse. Forse e una cosa un po' stupida, per un vecchio come me, pero mi aiuta a trovare un poco piu facile la vita.

«Questo ti sorprende? Ti sembra strano che io debba cercare un modo per trovare piu facile la vita? Io, il Calcolatore Anziano Twissell, membro anziano del Consiglio d'Ogniquando?

«Forse e per questo che io fumo. Ci hai mai pensato? Devo avere un motivo per fumare. L'Eternita e, essenzialmente, una societa di non fumatori, come quasi tutto il Tempo. Ci ho pensato spesso, sai: a volte penso che sia una forma di ribellione nei confronti dell'Eternita. Qualcosa che sostituisce una ribellione ben piu grande che falli…

«No, no, non e niente. Un paio di lacrime non mi faranno alcun male, e non e una finzione, credimi. Il fatto e che non avevo piu pensato a queste cose… da molto tempo. Non volevo pensarci. Non sono cose piacevoli.

«C'entrava una donna, Harlan, naturalmente, come nel tuo caso. Non e una coincidenza. E quasi inevitabile, se ci pensi un attimo. Un Eterno, che deve vendere le normali soddisfazioni di una vita di famiglia per una manciata di perforazioni su un nastro o su un foglio di plastica, e quanto mai vulnerabile. E uno dei motivi per cui l'Eternita deve prendere tutte le precauzioni del caso. E, apparentemente, e anche il motivo per cui gli Eterni sono cosi ingegnosi nell'escogitare dei sistemi per sfuggire a queste precauzioni, di quando in quando.

«Ricordo bene la mia donna. Sono sciocco a ricordarla, forse: non ricordo altro di quel fisiotempo. I miei colleghi sono solo dei nomi sui registri; i Mutamenti che ho diretto… tutti meno uno… sono solo dei dati nei banchi di memoria del Computaplex. Pero ricordo la mia donna molto bene. Forse tu puoi capirmi.

«Avevo avanzato una regolare richiesta di legame con una donna; non appena ebbi raggiunto il grado di Calcolatore Aggiunto, ottenni l'assegnazione. Era una ragazza di questo stesso secolo, del 575°. Non la vidi, naturalmente, se non quando ebbi ricevuto l'autorizzazione. Era intelligente e dolce. Non era bellissima, e forse neppure bella, ma in fondo, anche quando ero giovane (si, sono stato giovane, malgrado tutte le leggende) non ero certo famoso per la mia prestanza fisica. Eravamo di temperamento affine, e se fossi stato un Temporale, sarei stato orgoglioso di averla come moglie. Glielo dissi molte volte, e credo che questo le facesse piacere. Era la verita: non tutti gli Eterni, che devono accettare la donna permessa da un'elaborata serie di Calcoli, sono cosi fortunati.

«In quella particolare Realta, lei doveva morire giovane, naturalmente, e nessuno dei suoi analoghi era disponibile per un legame. Dapprima, accettai questa verita con molta filosofia. Dopotutto, era proprio la sua breve vita che le rendeva possibile vivere con me senza un'influenza deleteria sulla Realta.

«Ora me ne vergogno… mi vergogno di essere stato lieto della brevita della sua vita. Fu solo all'inizio, capisci? Solo all'inizio.

«Andavo a farle visita, tutte le volte che la Carta Spazio-temporale me lo permetteva. Cercavo di sfruttare ogni minuto, saltando pasti e ore di riposo, scaricando su altri il mio lavoro, senza alcuna vergogna, tutte le volte che questo mi era possibile. La sua dolcezza, la sua intelligenza, superarono di gran lunga le mie aspettative, e io mi innamorai. Posso dirtelo con piena convinzione. La mia esperienza dell'amore e molto piccola, e la comprensione che se ne ottiene attraverso le Osservazioni nel Tempo e fragile e incerta. Per me, comunque, era amore.

«Cio che era cominciato come il soddisfacimento di un bisogno fisico ed emotivo si trasformo in qualcosa di molto piu grande. La sua morte imminente non fu piu una cosa comoda e opportuna, ma una calamita. Tracciai il suo Progetto di Vita. No, non andai dai Progettisti di Vita; tracciai io stesso il Progetto. Questo ti sorprendera, immagino. Era un peccatuccio, in confronto a quello che feci dopo; anche se, in quel momento, mi parve un grosso crimine contro l'Eternita.

«Si, proprio io, Laban Twissell, il Calcolatore Anziano Laban Twissell.

«In tre occasioni separate, giunse e passo un punto determinato del tempo fisiologico nel quale qualche mia azione semplicissima avrebbe potuto alterare la personale Realta della mia donna. Naturalmente, sapevo che nessun Mutamento dettato da motivi personali avrebbe potuto essere autorizzato dal Consiglio. Tuttavia, cominciai a sentirmi personalmente responsabile della sua morte. Questo sentimento di colpa e importante, come motivazione delle mie azioni successive.

«Lei rimase incinta. Non agii in alcun modo, anche se sarebbe stato mio dovere agire. Avevo sviluppato il suo Progetto di Vita, modificato in modo da comprendere la sua relazione con me, e sapevo che una gravidanza sarebbe stata una conseguenza probabilissima. Come forse tu sai, a volte delle donne Temporali rimangono incinte a causa della loro relazione con un Eterno, malgrado tutte le precauzioni. Tuttavia, poiche nessun Eterno puo avere un figlio, queste gravidanze vengono interrotte in maniera indolore, e senza alcun rischio da parte della donna. Esistono molti metodi per farlo.

«Il mio Progetto di Vita aveva indicato che lei sarebbe morta prima del parto, cosi non presi precauzioni di sorta. Era felice, durante la gravidanza, e non volli toglierle nulla di questa felicita. Cosi mi limitai a osservare, e a tentare di sorridere quando mi diceva che poteva sentire la vita agitarsi e muoversi dentro di lei.

«Ma poi accadde una cosa. Lei partori prematuramente…

«No, non mi stupisco della tua espressione. Io ho avuto un figlio. Un vero figlio mio. Non credo ci sia nessun altro Eterno che possa dire una cosa simile. Questo non era un peccatuccio. Questo era un gravissimo reato, ma non era ancora niente.

«Non l'avevo previsto. La nascita di una nuova vita, e i suoi problemi, erano aspetti dell'esistenza di cui avevo un'esperienza minima.

«Studiai di nuovo il Progetto di Vita, in preda al panico, e trovai il figlio nato vivo, in una soluzione alternata di una diramazione di minima probabilita, che io avevo completamente trascurato. Un Progettista di Vita non avrebbe trascurato quella possibilita, e io avevo sbagliato ad affidarmi al mio talento in una maniera cosi totale.

«Ma che cosa potevo fare?

«Non potevo uccidere il bambino. La madre aveva ancora due settimane di vita. Pensai di lasciare vivere con lei il bambino per quelle due settimane. Due settimane. Due settimane di felicita non sono un dono troppo grande.

«La madre mori, come previsto, e nel modo previsto. Io rimasi nella sua stanza, per tutto il tempo permesso dalla Carta Spazio-temporale, pieno di dolore, un dolore reso piu intenso dal fatto di avere aspettato la sua morte per un anno intero, con piena consapevolezza. E cullai tra le braccia mio figlio, il figlio nato da lei e da me.

«Si, lo lasciai vivere. Cos'e quell'esclamazione, Harlan? Tu vuoi condannarmi, forse?

«Non puoi sapere che cosa significa stringere tra le braccia un atomo della tua vita. Forse io ho un Computaplex come sistema nervoso, delle Carte Spazio-temporali come sangue, ma lo so.

«Lo lasciai vivere. Commisi anche quel delitto. Lo affidai a un'istituzione del Secolo, e ritornai tutte le volte nelle quali mi fu possibile (seguendo una rigorosa sequenza temporale, necessaria anche nel tempo fisiologico) per effettuare i pagamenti necessari, e veder crescere il piccolo.

«In questo modo, passarono due anni. Periodicamente, controllavo il Progetto di Vita del bambino (ormai avevo fatto l'abitudine a violare quella regola,) e scoprivo con soddisfazione che non c'erano segni di effetti deleteri sulla Realta corrente, e a livelli di probabilita superiori allo 0,0001. Il bambino imparo a parlare, e pronuncio, sia pure con voce ancora incerta, alcune parole. Non gli insegnarono a chiamarmi 'Babbo'. I Temporali dell'istituzione alla quale avevo affidato il bambino ebbero forse dei sospetti sulla mia vera identita, e sul mio vero grado di parentela nei suoi confronti, ma non me lo fecero mai capire: si limitarono a riscuotere il denaro, senza fare commenti.

«E poi, quando furono trascorsi due anni, la necessita di un Mutamento che doveva includere il 575° venne sottoposta al Consiglio d'Ogniquando. Io ero stato promosso recentemente Assistente Calcolatore, e fui incaricato del Mutamento. Si trattava del primo Mutamento affidato alla mia supervisione esclusiva.

«Ne ero orgoglioso, naturalmente, ma anche preoccupato. Mio figlio era un intruso in quella Realta. Difficilmente avrebbe avuto un analogo. Il pensiero che egli sarebbe scomparso nella non-esistenza mi rattristo enormemente.

«Lavorai sul Mutamento, e posso ancor oggi vantarmi di avere compiuto un lavoro impeccabile; il mio primo lavoro. Ma cedetti a una tentazione: cedetti ancor piu facilmente, perche stava ormai diventando un'abitudine, per me. Ero un criminale incallito, un professionista del crimine. Sviluppai un nuovo Progetto di Vita per mio figlio nella nuova Realta, con la certezza di sapere gia quello che avrei trovato.

«E invece, per ventiquattro ore consecutive, senza mangiare e senza dormire, rimasi chiuso nel mio ufficio, alle prese con il Progetto di Vita che avevo sviluppato, affrontandolo da ogni lato, nel disperato tentativo di trovarvi un errore.

«Non c'erano errori.

«Il giorno dopo, prima di mettere in atto la soluzione da me trovata per il Mutamento, tracciai una Carta Spazio-temporale, usando metodi empirici e improvvisando, senza troppa cura (dopotutto quella Realta non sarebbe rimasta tale per molto), ed entrai nel Tempo in un punto a piu di trent'anni di distanza dalla nascita di mio figlio.

«Mio figlio aveva trentaquattro anni: la mia stessa eta. Mi presentai a lui, dicendo di essere un lontano parente, servendomi della conoscenza della famiglia di sua madre. Lui non sapeva nulla di suo padre, non ricordava le visite che gli avevo fatto durante la sua infanzia.

«Era un ingegnere aeronautico. Il 575° era un Secolo che aveva sviluppato mezza dozzina di sistemi di comunicazioni aeree (e lo e rimasto nell'attuale Realta) e mio figlio era diventato un membro di quella societa, era felice e aveva avuto successo. Era sposato felicemente, con una ragazza pazzamente innamorata di lui, ma non avrebbe avuto figli. E la ragazza non si sarebbe neppure sposata, nella Realta nella quale mio figlio non esisteva. Questo l'avevo saputo fin dall'inizio: avevo saputo che non ci sarebbero stati degli effetti deleteri sulla Realta. Altrimenti, forse non avrei avuto il coraggio di lasciare vivere mio figlio. Non sono completamente irresponsabile.

«Trascorsi l'intera giornata con mio figlio. Gli parlai educatamente, gli sorrisi cortesemente, mi congedai da lui con fredda cortesia, nel momento prescritto dalla Carta Spazio-temporale. Ma dietro questo atteggiamento io osservai e assorbii ogni gesto, mi riempii gli occhi del suo aspetto e della sua voce e delle sue parole, e cercai di vivere un giorno almeno di quella Realta che tra breve non sarebbe piu esistita.

«Quanto avrei desiderato rivedere anche mia moglie per l'ultima volta, in quella breve porzione del Tempo nel quale era vissuta! (si, la chiamo ancora mia moglie… ti sembra strano?) Ma gia avevo usato ogni secondo che mi era stato concesso. Non osai neppure entrare nel Tempo per rivederla senza farmi vedere.

«Cosi ritornai nell'Eternita, e passai un'ultima, orribile notte, lottando stupidamente con i rimpianti di cio che non avrebbe potuto essere. Il mattino dopo, consegnai i miei calcoli, insieme alle raccomandazioni per il Mutamento.»

La voce di Twissell si era abbassata, fino a diventare un rauco bisbiglio; poi tacque completamente. Il vecchio rimase cosi, a capo chino, con le spalle curve, gli occhi fissi su un punto del pavimento, torcendosi nervosamente le dita.

Harlan attese inutilmente che il vecchio dicesse qualcosa, poi si schiari la voce. Scopri di provare una grande pieta per Twissell, una pieta che non era diminuita, tutt'altro, dal pensiero dei molti crimini che aveva commesso. Disse:

«E questo e tutto?»

Twissell mormoro:

«No, il peggio… il peggio non lo sai ancora. Perche nella nuova Realta esisteva un analogo di mio figlio… un paraplegico, dall'eta di quattro anni. Quarantadue anni immobilizzato in un letto, in circostanze che mi impedivano di fare applicare al suo caso le tecniche di riattivazione dei nervi del 900°, e perfino di abbreviargli quella vita infelice in modo misericordioso e indolore.

«Quella nuova Realta esiste ancora. Mio figlio e ancora la fuori, nel Tempo, nella sua parte del Secolo. IO gli ho fatto questo. Erano stati il mio cervello e il mio Computaplex a scoprire quella nuova vita, per lui, e a cancellare la felicita che aveva posseduto nell'altra Realta. Io avevo commesso molti crimini per lui e per sua madre, ma quell'ultimo atto, benche rigorosamente improntato all'obbedienza del mio giuramento di Eterno, mi e sempre sembrato il mio piu grande delitto, il mio vero, unico delitto.»

Non c'era nulla da dire, e Harlan non disse nulla.

«Ora pero puoi capire come io possa comprendere il tuo caso, e perche io sia disposto a lasciarti la tua ragazza,» disse Twissell. «Questo non procurera alcun danno all'Eternita, e, in un certo senso, sara un modo come un altro per espiare il mio delitto.»

E Harlan gli credette. In un subitaneo, incredibile cambiamento, la sua mente abbandono ogni incredulita, ed egli credette alle parole del vecchio Calcolatore.

Harlan cadde in ginocchio, e si porto i pugni alle tempie, premendoli forte, tenendo il capo chino, scosso da una disperazione selvaggia, una disperazione quale nessuno prima di lui aveva mai provato.

Lui aveva distrutto l'Eternita, e perduto Noys… mentre, se non fosse stato per quel suo ultimo gesto, quella ribellione simile all'ultima sfida di Sansone nel tempio, lui avrebbe potuto conservarle entrambe!

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