Non mi portarono proprio il Kama Sutra. Mi portarono invece molte altre cose, tra cui una bobina che citava anche qualcosa del Kama Sutra. Per settimane mi dedicai allo studio della letteratura umana sull’amore. Nei testi c’erano lacune spaventose, e ancora mi manca una esatta comprensione di quel che avviene tra un uomo e una donna. La congiunzione di corpo e corpo è chiara, ma resto perplesso di fronte alla dialettica della caccia, dove l’uomo deve essere il predatore, e la donna deve fingere di essere la preda. Non capisco perché la moralità dell’accoppiamento temporaneo sia diversa da quello permanente (“matrimonio”), e non riesco ad afferrare il complicato sistema di tabù e di proibizioni inventate dagli uomini. Questo è stato il mio fallimento intellettuale. Alla fine degli studi sapevo ben poco di più come comportarmi con Lisabeth. Ne sapevo quasi quanto prima che i cospiratori cominciassero a portarmi in segreto le bobine.
Alla fine mi chiesero di fare la mia parte.
Naturalmente non potevo tradire la Stazione. Io sapevo che quegli uomini non erano strenui avversari dello sfruttamento dei Delfini, come dichiaravano di essere. Loro volevano, per qualche ragione particolare, che la Stazione chiudesse i battenti. Tutto qui. E avevano finto simpatia verso la mia specie per farmi collaborare. Io non mi sentivo sfruttato.
È stato scorretto da parte mia accettare le loro bobine se non avevo intenzione di aiutarli? Non credo. Loro volevano usare me, invece sono stato io a usare loro. A volte le specie superiori devono sfruttare gli inferiori per aumentare il sapere.
Vennero da me e mi chiesero di danneggiare le valvole quella sera stessa. Io dissi: «Non sono certo di aver capito quello che volete da me. Vi spiace spiegarmelo ancora?».
Astutamente misi in funzione l’apparecchio usato da Lisabeth nelle ore di studio con i delfini. Così loro mi ripeterono che ostruendo le valvole avrei creato lo scompiglio nell’isola, puntando anche una luce sull’abuso che si faceva dei delfini. Posi diverse domande, chiedendo particolari, dando a ciascuno di loro la possibilità di imprimere il timbro di voce sul nastro. Ottenute le dichiarazioni che potevano incriminarli, dissi: «Molto bene. Nel mio prossimo turno farò quello che avete detto».
«E quelli della tua squadra di manutenzione?»
«Darò ordine di non toccare le valvole, per il bene della nostra specie.»
Se ne andarono dalla Stazione, chiaramente soddisfatti di se stessi. Non appena loro furono scomparsi premetti il pulsante che chiamava Lisabeth. Lei venne subito, e io le mostrai il nastro che avevo registrato.
«Li ho giocati» dissi, soddisfatto. «Li denunci alla polizia dell’isola.»