Capitolo terzo

Quello schema di condotta umana che è definito vagamente “amor proprio” ha la curiosa proprietà di limitarsi all’individuo, grazie al suo rifiuto di azioni tali da comunicare sfortuna, di avvenimenti casuali sfavorevoli che la probabilità afferma che dovrebbero aver luogo. D’altra parte, lo stesso schema di una condotta umana tende a disseminare e condividere avvenimenti casuali favorevoli tra il gruppo. I membri di un gruppo di persone che praticano “l’amor proprio”, quindi, aumentano la probabilità matematica della buona fortuna a tutti i loro. Questo spiega l’instabilità di culture in cui i princìpi che portano a questo tipo di comportamento, divengono antiquati. Una società decadente porta la cattiva sfortuna su di sé per mezzo della operazione delle leggi della probabilità…

Fitzgerald,

Probabilità e condotta umana


La ragazza riprese coscienza molto lentamente. Era quasi come se si svegliasse da un sonno terribilmente profondo. Quando aprì gli occhi la prima volta, essi vagarono spenti fin che puntarono su Calhoun. Poi un odio amaro e sprezzante li riempì. La sua mano cercò debolmente di affermare il coltello che aveva alla cintola. Non era una buona arma. Era stato un coltello da tavola e il manico era troppo sottile per permettere di afferrarlo in modo che qualcuno potesse essere ucciso. Calhoun si chinò e le portò via il coltello. Era stato arrotato con poca abilità per appuntirlo.

— Nella mia qualità di tuo medico curante, — le disse, — devo proibirti di pugnalarmi. Non ti sarebbe conveniente. — Poi disse: — Ascolta, il mio nome è Calhoun. Vengo dal Quartier Generale di Settore per fare una ispezione sanitaria qui e i ragazzi in città evidentemente non vogliono che atterri una Nave Medica. Quindi hanno tentato di ammazzarmi spappolandomi sulle pareti della mia nave con il campo di forza della griglia di atterraggio. Ho compiuto quello che praticamente è un atterraggio forzato ed ora ho bisogno di sapere che cosa sta succedendo.

L’odio ardente rimase nei suoi occhi, ma c’era una traccia di dubbio.

— Questi, — disse Calhoun, — sono i miei documenti.

Le mostrò i documenti ufficiali che gli davano una enorme autorità, là dove un governo planetario era disposto a concederla.

— Naturalmente, — aggiunse, — i documenti possono essere rubati. Ma ho un testimone di quello che dico di essere. Hai sentito parlare dei tormal? Murgatroyd garantirà per me.

Chiamò il suo piccolo peloso compagno. Murgatroyd si fece avanti e cortesemente offrì la piccola zampa prensile. Disse — Ciii, — a voce alta e stridula e poi prese il polso della ragazza imitando quel che aveva visto fare da Calhoun in precedenza quando aveva preso la temperatura alla ragazza.

Calhoun osservava. La ragazza fissò Murgatroyd. Tutta la galassia aveva sentito parlare dei tormal. Erano stati trovati su un pianeta della zona di Deneb, ed erano degli attraenti animaletti i quali avevano una straordinaria immunità nei confronti delle malattie infettive che gli uomini spargevano un po’ dappertutto nel loro cammino interstellare. Un dimenticato ricercatore del Servizio Medico aveva compiuto una indagine sulla capacità dei tormal di vivere, con gli uomini e aveva fatto una scoperta che li aveva resi troppo preziosi perché le loro vite fossero impiegate soltanto dal punto di vista della compagnia. Non c’erano ancora abbastanza esemplari della specie di Murgatroyd in rapporto al bisogno che gli uomini avevano di loro e la gente comune aveva dovuto rinunciare alla loro affascinante compagnia. Quindi Murgatroyd era un mezzo di identificazione.

La ragazza disse debolmente:

— Se tu fossi giunto un po’ prima… Ma adesso è troppo tardi. Io… io credevo che tu venissi dalla città.

— Ci stavo andando.

— Ti uccideranno.

— Sì, — disse Calhoun, — probabilmente lo faranno. Ma ora sei ammalata e io sono del Servizio Medico. Sospetto che ci sia stata qualche epidemia di malattia infetti va qui, e che per qualche ragione la gente in città non vuole che il Servizio Medico lo sappia. Anche tu ne sembri colpita. Tra l’altro, era un’arma ben curiosa quella con cui mi hai attaccato.

La ragazza disse tristemente:

— Uno del nostro gruppo aveva l’hobby di queste cose. Armi antiche. Aveva degli archi e delle frecce e… quella con cui ti ho colpito è una balestra. Non ha bisogno di energia. Nemmeno di esplosivi chimici. Così, quando scappammo dalla città, ritornò indietro e ci armò come meglio poteva.

Calhoun annuì. Una chiacchierata senza importanza è sempre necessaria all’inizio con un nuovo paziente. Ma quello che lei aveva detto non era senza importanza. Un gruppo di persone era fuggito dalla città. Avevano bisogno di armi e uno di loro era tornato in città per prenderle. Aveva saputo dove procurarsi le riproduzioni di antiche armi letali… una collezione da hobby. Appariva una cosa da impiegato statale. Naturalmente non c’erano più classi sociali separate dal reddito. Almeno sulla maggior parte dei mondi. Ma c’erano dei raggruppamenti sociali basati su gusti simili, che avevano portato a occupazioni simili e si fondavano su una naturale affinità. Calhoun ora la inquadrò come tipo. Ricordò un termine da lungo tempo fuori uso, “classe media superiore” che non significava più niente in economia ma aveva un significato in medicina.

— Vorrei compilare una cartella clinica, — disse in tono non ufficiale. — Come ti chiami?

— Helen Jons, — gli rispose stancamente.

Alzò il microfono del suo registratore tascabile per raccogliere le sue risposte. Occupazione: statistica. Era stata un membro della squadra di impiegati che era stata necessaria durante la costruzione della città. Quando il lavoro di costruzione era stato terminato, la maggior parte dei lavoratori erano ritornati al proprio mondo naturale Dettra, ma gli impiegati erano rimasti per organizzare le cose quando fossero arrivati i coloni.

— Aspetta, — disse Calhoun. — Tu facevi parte del personale che rimase in città ad aspettare i coloni. Ma un momento fa hai detto che sei fuggita dalla città. Ci sono ancora persone laggiù, almeno attorno alla griglia di atterraggio. Ho delle ragioni per esserne sicuro. Facevano parte anche loro del personale? E se no, da dove sono venuti?

Lei scosse la testa debolmente.

— Chi sono? — ripeté Calhoun.

— Non lo so, — rispose tristemente. — Sono giunti dopo la pestilenza.

— Oh, — disse Calhoun. — Va’ avanti. Quando si è verificatala pestilenza? E come?

Continuò con voce flebile; la pestilenza era apparsa tra l’ultimo gruppo di lavoratori in attesa di tornare al mondo naturale. Allora c’erano circa diecimila persone nella città, di tutte le classi e occupazioni. La malattia era apparsa dapprima in mezzo a quelli che curavano gli enormi campi di messi.

Prima che la sua esistenza fosse sospettata era già ben diffusa. Non c’erano stati sintomi iniziali evidenti, ma quelli che ne erano colpiti denunciavano una perdita di energia e diventavano svogliati e apatici. La svogliatezza si rivelava dapprima con la cessazione del mugugnare e delle liti tra gli operai. Gli esseri umani normali in buona salute sono aggressivi. Litigano tra di loro come una cosa naturale. Ma i litigi erano cessati. Gli uomini non avevano la forza di farlo.

Più tardi era apparsa la difficoltà di respiro. Non era evidente, al principio. Gli uomini che non avevano la forza di litigare non si sforzavano certamente in modo da respirare senza fiato. Era stato uno del personale medico che si era dato da fare impazientemente malgrado quella che sembrava una stanchezza temporanea e aveva scoperto di ansimare senza alcuna ragione. Si era fatto l’esame del metabolismo, perché i sintomi erano tanto gravi. Il suo metabolismo era stupefacentemente basso.

— Aspetta un attimo, — le ordinò Calhoun. — Tu sei un’addetta alla statistica ma parli un linguaggio medico. Come mai?

— Kim, — disse stancamente la ragazza. — Faceva parte del personale medico. Io stavo… stavo per sposarlo.

Calhoun annuì.

— Va’ avanti.

Lei sembrò aver bisogno di raccogliere le forze anche solo per parlare. La mancanza di respiro tra le vittime della pestilenza era progressiva. Ben presto ansimavano orribilmente anche soltanto per alzarsi in piedi. Camminare, anche lentamente, costava un continuo rantolare per inspirare aria. Dopo un certo tempo si limitavano a restare sdraiati. Non potevano nemmeno raccogliere l’energia necessaria a compiere un movimento. Poi sprofondavano nell’incoscienza e morivano.

— Che cosa ne pensavano i dottori? — domandò Calhoun.

— Potrebbe dirtelo Kim, — rispose la ragazza in tono esausto. — I dottori lavorarono freneticamente. Tentarono tutto… tutto! Riuscirono a provocare i sintomi negli animali da esperimento, ma non riuscirono a isolare il germe o qualunque altra cosa fosse a provocare il male. Kim disse che non riuscivano a ottenere una cultura pura. Era incredibile. Nessuna tecnica poteva isolare la causa dei sintomi, eppure la pestilenza era contagiosa. Terribilmente contagiosa!

Calhoun aggrottò le ciglia. Un nuovo meccanismo patogeno era sempre possibile, ma era perlomeno poco probabile. Comunque, qualcosa che i metodi batteriologici normali non potevano rintracciare era decisamente un compito per il Servizio Medico. Ma c’erano persone in città che non volevano che il Servizio Medico intervenisse. La ragazza ne aveva parlato una prima volta, quando aveva parlato della fuga dalla città e ancora, quando aveva detto che qualcuno si era avventurato indietro per cercare le armi. Ed aveva usato un’arma contro di lui, quando aveva creduto che venisse dalla città. Anche la descrizione della pestilenza era notevole.

Era capace di nascondersi agli uomini, cosa che nessun altro microrganismo era capace di fare. Era una capacità che non avrebbe offerto alcun vantaggio a un germe infettivo in uno stato di avvenimenti puramente naturale. I germi infettivi non incontrano di norma laboratori batteriologici tanto spesso da aver bisogno di adattarsi per sfuggirli. Non avrebbe aiutato un germe o un microbo medio il fatto di essere invisibile a un microscopio elettronico. Non ci sarebbe stata alcuna ragione per sviluppare una invisibilità del genere.

Ma oltre a ciò, perché qualcuno avrebbe desiderato impedire a un uomo del Servizio Medico come Calhoun di indagare su una pestilenza? Quando la gente infetta era fuggita dalla città per morire nei luoghi disabitati, perché la gente rimasta nella città avrebbe dovuto tentare di distruggere una Nave Medica che poteva contribuire a porre fine alle morti? Ordinariamente la gente sana in mezzo a una epidemia è terrorizzata dall’idea del contagio. Sarebbe stata ansiosa di avere aiuto dal Servizio Medico almeno quanto quelli già colpiti. Che cosa stava accadendo in quel posto?

— Hai detto che circa diecimila persone erano in città, — osservò Calhoun. — Curavano i campi e attendevano gli abitanti permanenti della città. Che cosa è accaduto quando ci si convinse che c’era una pestilenza?

— Giunse il primo carico di emigranti da Dettra Due, — disse la ragazza con aria disperata. — Non li facemmo atterrare con la griglia di atterraggio. Invece descrivemmo la pestilenza. Li avvertimmo di andarsene e ci mettemmo noi stessi in quarantena mentre i nostri dottori tentavano di combattere la pestilenza. Il carico dei nuovi abitanti ritornò a Dettra senza atterrare.

Calhoun annuì. Questo era logico.

— Poi giunse un’altra nave. Erano rimasti vivi forse soltanto duecento di noi. Ma la metà presentavano già i segni della pestilenza. Questa altra nave arrivò, atterrò su razzi di emergenza perché non avevamo nessuno che sapesse come far funzionare la griglia di atterraggio.

Poi la sua voce tremò un poco mentre narrava dell’atterraggio della nave estranea nel porto della città che stava morendo senza nemmeno aver incominciato a vivere. Non c’era folla ad attendere la nave. Quelli che non erano stati ancora infettati avevano abbandonato la città e si erano dispersi ovunque, sperando di salvarsi dal contagio isolandosi in nuove abitazioni incontaminate. Ma non c’era mancanza di mezzi di comunicazione. Quasi tutti i sopravvissuti avevano osservato la nave scendere attraverso gli schermi televisivi nell’edificio di controllo della griglia di atterraggio inutilizzata.

La nave aveva toccato terra. Ne erano usciti degli uomini. Non sembravano dottori. E non avevano agito come tali. Gli schermi televisivi nell’edificio di controllo erano stati spenti immediatamente. Non si era riusciti a riprendere il contatto. Quindi i gruppi isolati si erano parlati in modo agitato per mezzo degli schermi televisivi. Si erano scambiati messaggi di speranza disperata. Poi erano apparsi gli uomini appena atterrati in un appartamento il cui occupante stava conversando con un altro gruppo in un edificio distante. Uno di essi aveva lasciato il visofono acceso mentre si avviava a ricevere gli uomini che sperava fossero almeno ricercatori, venuti a scoprire le cause della pestilenza per eliminarla.

Coloro che stavano agli altri apparecchi visivi avevano fissato ansiosamente quell’appartamento. Avevano visto il gruppo dei nuovi venuti entrare e assassinare deliberatamente il loro amico e i sopravvissuti della sua famiglia.

Persone colpite dalla pestilenza o soltanto terrorizzate, a grande distanza le une dalle altre in tutta la città, si erano messe in contatto con disperazione. Era possibile che ci fosse stato un errore, un equivoco e che fosse stato commesso un delitto non autorizzato. Ma non era un errore. Per quanto impensabile fosse una simile idea, si aveva avuta la prova che la pestilenza su Maris III doveva essere eliminata come se si trattasse di una epidemia di afta epizootica tra gli animali. Quelli che l’avevano e quelli che erano stati esposti al contagio dovevano essere uccisi perché il contagio non si spargesse tra i nuovi venuti.

La convinzione di un simile orrore non poteva essere accettata senza una prova assoluta. Ma quando era venuta la notte, la fornitura di energia elettrica della città era stata sospesa e le comunicazioni erano cessate. La singolare calma del tramonto su Maris III aveva lasciato dovunque un silenzio terribile, salvo per le urla che erano echeggiate in mezzo agli innumerevoli edifici non occupati dalla città, con le loro finestre spalancate.

I miseri rimasugli dei sopravvissuti alla pestilenza erano fuggiti nella notte, da soli e in gruppi, portandosi la pestilenza con loro. Alcuni avevano trasportato membri della loro famiglia che era troppo deboli per camminare. Altri avevano aiutato vedove o amici o mariti già segnati dal destino a raggiungere l’aperta campagna. La fuga non poteva salvare le loro vite. Poteva soltanto impedire il loro assassinio. Ma in un certo qual modo sembrava una cosa da doversi tentare.

— Questa, — disse Calhoun, — non è la storia della tua malattia. Quando hai preso l’infezione o qualunque cosa essa sia?

— Tu non sai di che cosa si tratta? — chiese la ragazza senza speranza.

— Non ancora, — ammise Calhoun. — Ho troppo poche informazioni. Sto tentando di averne di più.

Non parlò delle informazioni raccolte da un morto in un campo di granturco a pochi chilometri di distanza.

La ragazza parlò della sua malattia. Il primo sintomo era stato la svogliatezza. Poteva uscirne facendo uno sforzo, ma si era aggravata. Giorno per giorno diventava necessario uno sforzo sempre più intenso, sempre più violento per prestare attenzione a qualunque cosa e aveva notato una sempre maggiore debolezza quando tentava di agire. Non sentiva alcun disturbo, nemmeno fame o sete. Doveva imporsi una sempre maggiore risoluzione anche solo per ricordarsi del bisogno di fare qualcosa.

I sintomi erano singolarmente uguali a quelli di un uomo rimasto troppo a lungo ad alta altitudine senza ossigeno. Erano ancora più simili a quelli di un uomo in un velivolo non pressurizzato, al quale fosse stata interrotta la fornitura di ossigeno. In quelle condizioni un uomo sarebbe morto senza accorgersi che stava scivolando nell’incoscienza, solo che sarebbe accaduto nello spazio di minuti. In questo caso il processo era più lungo. Era una questione di settimane. Ma la fine era la stessa.

— Sono stata contagiata prima che fuggissimo, — disse Helen tristemente. — Allora non lo sapevo. Ora so che ho soltanto pochi giorni di capacità di pensare e di agire, se cerco di sforzarmi. Poi smetterò di essere capace anche di tentare.

Calhoun osservò il minuscolo registratore per far girare il nastro a molti canali da una bobina all’altra.

— Hai avuto abbastanza energia per tentare di uccidermi, — osservò.

Guardò l’arma. C’era una molla a balestra d’acciaio sistemata perpendicolarmente all’estremità di una canna simile a quella di un fucile sportivo. Poi vide una manovella e una ruota dentata per mezzo della quale la molla poteva essere tesa, immagazzinando la forza per lanciare il dardo. Chiese:

— Chi ha messo in tensione questa balestra?

Helen esitò. — Kim… Kim Walpole, — disse alla fine.

— Non sei la sola fuggiasca ora? Ci sono altri del tuo gruppo ancora vivi?

Esitò ancora poi gli rispose:

— Alcuni di noi sono giunti a rendersi conto che non importava stare separati. Non potevamo sperare comunque di vivere. Avevamo già la peste. Kim è uno di noi. È il più forte. Ha messo in tensione la balestra per me. Era lui che aveva le armi.

Calhoun fece domande che sembravano casuali. Lei gli disse di un gruppo di fuggitivi che erano rimasti insieme perché tanto erano già segnati dal destino. Ce n’erano stati dodici. Due ora erano morti. Tre erano nell’ultimo stadio di letargia. Era impossibile nutrirli. Stavano morendo. Il più forte era Kim Walpole che si era arrischiato in città per portar fuori le armi per gli altri. Li aveva guidati e ora era ancora il più forte e, almeno la ragazza lo pensava, il più saggio di loro.

Stavano aspettando di morire. Ma i nuovi venuti sul pianeta, gli invasori, credevano… non si accontentavano di lasciarli morire. Gruppi di cacciatori uscivano dalla città e li cercavano.

— Probabilmente — disse la ragazza con indifferenza, — per bruciare i nostri corpi ed evitare il contagio. Ci uccidono, così non hanno bisogno di aspettare. E la cosa ci sembra così orribile che abbiamo pensato di difendere il nostro diritto di morire di morte naturale. Per questo ti ho colpito. Non avrei dovuto, ma…

Si fermò senza risorse. Calhoun annuì.

I fuggitivi ora si aiutavano reciprocamente semplicemente per evitare l’assassinio. Si riunivano esausti al calar della notte e quelli che erano i più forti facevano quel che potevano per gli altri. Di giorno, quelli che potevano camminare si disperdevano in posti nascosti e separati, in modo che se uno veniva scoperto gli altri potevano ancora sfuggire la vergogna di essere macellati. Non avevano un motivo più forte di quello. Stavano semplicemente tentando di morire con dignità, invece di esser uccisi come bestie ammalate. Il che rivelava una tradizione e un atteggiamento che Calhoun approvava. Persone come quelle avrebbero saputo qualcosa della scienza della probabilità nella condotta umana. Solo che l’avrebbero chiamata etica. Ma gli estranei, gli invasori, erano di un altro tipo. Probabilmente venivano da un altro mondo.

— Non mi piace questa faccenda, — disse Calhoun. — Aspetta un momento.

Andò verso Murgatroyd. Murgatroyd sembrava ciondolare un poco. Calhoun controllò il suo respiro e gli ascoltò il cuore. Murgatroyd lo lasciò fare, dicendo soltanto — Ciii, — quando Calhoun lo rimise giù.

— Ti aiuto a tornare al tuo punto di raccolta, — disse improvvisamente. — Murgatroyd si è preso la peste. L ’ho esposto al contagio e sta reagendo in fretta. E voglio vedere gli altri del tuo gruppo prima di notte.

La ragazza riuscì appena a rimettersi in piedi. Anche il solo parlare l’aveva stancata, ma coraggiosamente anche se stancamente si mosse obliquamente, lungo il fianco della, collina. Calhoun raccolse la bizzarra arma e l’esaminò pensierosamente. La caricò come se fosse logico farlo. Raccolse il dardo che gli era stato lanciato e lo mise i posizione. Seguì la ragazza, portando l’arma. Murgatroyd veniva alla retroguardia.

Dopo quattrocento metri la ragazza si fermò e si aggrappò ondeggiando al tronco di un albero sottile. Era chiaro che doveva riposare, e non voleva stendersi per evitare poi lo sforzo disperato di alzarsi.

— Ho intenzione di portarti, — disse Calhoun decisamente. — Dimmi da che parte andiamo.

La prese in braccio e avanzò. Era leggera. Non era una ragazza robusta, ma avrebbe dovuto pesare di più. Calhoun continuava a portare la insolita arma antica senza difficoltà.

Murgatroyd lo seguì mentre Calhoun salì una leggera pendenza sul pendio principale e poi scese lungo un canalone molto stretto. Si spinse tra i cespugli fino a che giunse a un piccolo spazio aperto dove erano stati costruiti dei ripari per circa una dozzina di esseri umani. Erano costruzioni tremendamente primitive, soltanto tetti di rami frondosi su telai di bastoni. Ma naturalmente non erano destinati ad un uso permanente. Erano destinati soltanto a proteggere gente colpita dal contagio nell’attesa di morire.

Ma era accaduto un disastro in quel posto. Calhoun lo vide prima della ragazza. Sotto i ripari c’erano letti di foglie. Su di essi giacevano tre corpi. Dovevano essere quei fuggitivi nel coma finale, che, da quando la ragazza lo aveva descritto, spiegava anche la fine del morto che Calhoun aveva trovato, morto di fame con piante nutrienti attorno a lui. Ma ora Calhoun vide qualcosa di più. Voltò la ragazza in fretta tra le braccia perché non potesse vedere. La mise giù dolcemente e disse:

— Sta’ calma. Non muoverti. Non voltarti.

Andò avanti per essere sicuro. Poi si infuriò. La professione di Calhoun era di combattere la morte e la malattia in tutte le sue forme e lui prendeva la sua professione seriamente. Ci sono sconfitte, naturalmente, che un medico deve accettare, anche se malvolentieri. Ma nessuno nella professione, e meno di tutti un uomo da Nave Medica, poteva evitare di essere in preda alla furia alla vista di gente che avrebbe dovuto essere curata da lui e che giace perfettamente immobile con la gola tagliata.

Li coperse con dei rami poi tornò da Helen.

— Questo posto è stato scoperto da qualcuno della città, — le disse rabbiosamente. — Gli uomini in coma sono stati assassinati. Ti consiglio di non guardare. Immagino che chiunque lo abbia fatto ora sia in giro per rintracciare anche voialtri.

Con il volto scuro esaminò la piccola radura, alla ricerca di orme. C’era vegetazione nella maggior parte dei posti ma verso l’orlo della radura trovò una serie di orme che si allontanavano. Mise il piede vicino a un’orma e vi appoggiò il proprio peso. Il piede lasciò una impronta più leggera. L’altra impronta era stata fatta da un uomo più pesante di lui, quindi non era uno del gruppo delle vittime della pestilenza.

Trovò un altro gruppo di impronte che entravano nella radura da un’altra parte.

— Un solo uomo, — disse gelidamente. — Non penserà a stare in guardia perché il personale amministrativo di una città, come quello che è rimasto qui a farsi prendere dalla pestilenza, generalmente non ha armi in suo possesso. E si fida del fatto che siate tutti troppo deboli per rappresentare un pericolo per lui.

Helen non impallidì. Era già pallida. Guardò intontita Calhoun. Lui fissò il cielo cupamente.

— Entro un’ora sarà il tramonto, — disse selvaggiamente. — Se è intenzione dei nuovi venuti, degli invasori, di bruciare i corpi delle vittime della pestilenza, tornerà qui per sistemare questi tre. Non l’ha fatto prima perché il fumo non vi avvertisse. Ma sa che i ripari proteggevano altre persone: Tornerà qui!

Murgatroyd disse — Ciii, — con tono stupito. Stava a quattro zampe e se le guardava come se non fossero sue. Ansava.

Calhoun lo controllò. Respirazione affannosa. Cuore come quello della ragazza. La temperatura non era alta, ma bassa. Calhoun disse con aria di rimorso:

— Tu ed io, Murgatroyd stiamo passando un guaio con la nostra professione. Ma il mio è peggiore. Tu non devi farmi scherzi malvagi, ed io te li devo fare.

Murgatroyd disse — Ciii! — e piagnucolò. Calhoun distese dolcemente su un letto di foglie che non e a occupato da un uomo assassinato.

— Sta’ tranquillo, — gli disse. — L’attività ti fa male.

Si allontanò. Murgatroyd si lamentò flebilmente, a rimase immobile come se fosse esausto.

— Ti sposto, — disse Calhoun alla ragazza, — in modo che se l’uomo della città ritorna non ti possa vedere. E devo tenerti al riparo per qualche tempo perché i tuoi compagni non mi scambino per lui. Conto su di te per garantire per me più tardi. In fondo, sto preparando un’imboscata. — Poi spiegò con irritazione, — non oso seguire le sue tracce perché potrebbe tornare per una strada diversa.

Sollevò la ragazza e la depose dove lei poteva vedere tutta la radura senza essere vista. Si sistemò a poca distanza da lei. Era estremamente insoddisfatto delle misure che doveva prendere per forza. Non poteva seguire l’assassino e lasciare Helen e Murgatroyd senza protezione, anche se l’assassino avrebbe potuto fare un’altra vittima proprio perché non era stato seguito. In ogni caso la vita di Murgatroyd, in quel momento era più importante della vita di qualunque essere umano su Maris III. Tutto dipendeva da lui.

Ma Calhoun non era per niente contento di sé.

C’era silenzio, salvo i normali suoni delle cose viventi allo stato selvaggio. C’erano suoni flautati, che in seguito avrebbero riferito a Calhoun che provenivano da creature striscianti simili alle tartarughe terrestri della Terra. C’erano ronzii da basso profondo che provenivano dalle gole di creature in miniatura che potevano essere descritte vagamente come uccelli. C’erano cinguettii che erano le grida di quelli che avrebbero potuto essere definiti porci selvatici ma che non lo erano. Ma il sole Maris sprofondò verso la più vicina catena di colline e sparì dietro di esse, e su tutto il paesaggio cadde uno strano silenzio di attesa. Durante il tramonto su Maris III c’è un singolare periodo cui le creature del giorno sono silenziose e quelle della notte non sono ancora in azione. Niente si muoveva. Niente si agitava. Anche l’improbabile fogliame era immobile.

Fu in quella immobilità e in quella mezza luce che si avvertirono suoni piccoli e intermittenti di scalpiccio. Poi si sentì un debole mormorio di frasi. Un giovanotto alto e magro uscì dal bosco, sostenendo un vecchio pateticamente debole, appena capace di camminare. Calhoun fece un gesto di avvertimento appena Helen aperse le labbra per parlare. La coppia che si muoveva lentamente entrò nella radura, con il giovane che camminava esausto e il vecchio che inciampava per la debolezza malgrado l’aiuto. Il più giovane aiutò l’altro a sedersi. Rimase in piedi ansando.

Giunsero insieme un uomo e una donna, aiutandosi a vicenda. C’era a malapena luce sufficiente, dai riflessi del sole scomparso, per illuminare i loro volti, pallidi ed emaciati.

Una quinta flebile figura giunse barcollando da un’altra apertura del bosco. Era grosso e con la barba scura ed era stato un uomo forzuto, ma ora la peste si faceva sentire pesantemente su di lui.

Si salutarono svogliatamente. Non avevano ancora scoperto quelli di loro che erano stati uccisi.

Il giovane magro raccolse le forze e si diresse verso il riparo dove Calhoun aveva nascosto la vista spiacevole con dei rami.

Murgatroyd piagnucolò. Si udì un altro suono frusciante, ma non aveva niente di debole in sé. Dei rami furono spinti a lato con decisione e un uomo giunse con passo deciso nella radura. Era bene in carne e il suo colorito era eccellente. Calhoun automaticamente giudicò che fosse in uno stato di salute superlativo, leggermente sopra il peso forma e di quel tipo fisico che soffre ben pochi disturbi psicosomatici perché vive esclusivamente e felicemente nel presente.

Calhoun si alzò. Uscì alla debole luce della radura proprio mentre il robusto estraneo sorrideva al gruppo degli scheletriti individui colpiti dalla peste.

— Tornati, eh? — disse amabilmente. — Mi avete risparmiato un sacco di noie. Farò tutto in una volta sola.

Con calma fiducia allungò la mano verso l’arma che pendeva al suo fianco.

— Mettila giù, — gridò Calhoun alle sue spalle. — Mettila giù!

L’uomo robusto si girò di colpo e vide Calhoun con una balestra puntata su di lui. C’era abbastanza luce per far capire che non si trattava di un fucile a raggi… anzi che non si trattava di alcun tipo di arma che un uomo moderno potesse ordinariamente usare. Ma più significativo per l’uomo era il fatto che Calhoun indossasse una uniforme e fosse in buona salute.

Estrasse la sua pistola, con sveltezza professionale.

E Calhoun lo colpì con la balestra. Ed accadde che lo colpisse a morte.

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