Capitolo secondo

Lo scopo di una progettata azione umana è sempre il raggiungimento di una esperienza soggettiva desiderata. Ma una esperienza soggettiva è desiderata sia in termini di intensità, sia di durata. Per un individuo la forza di tentazione di gradi diversi di intensità di esperienza è già calcolata. Tuttavia la forza di tentazione di differenti durate è ugualmente necessaria per una stima della probabilità che una data persona compia una data azione. La modifica della desiderabilità in base alla durata che ci si aspetta, dipende dal senso del tempo dell’individuo; dalla sua accuratezza e dalla sua acutezza. Misure del senso del tempo…

Fitzgerald,

Probabilità e condotta umana


Alla fine Calhoun lasciò la nave e trovò un campo coltivato e un uomo morto e altre cose. Ma mentre stava nella Nave Medica aveva trovato solo stupore. La prima mattina esplorò con cura l’intero spettro delle comunicazioni. Non c’erano segnali emessi dall’uomo nell’aria di Maris III. Quella era la prova che il pianeta era disabitato. Ma i microfoni esterni della nave raccolsero il rombo di un razzo a mattino avanzato. Calhoun guardò e vide le debole traccia bianca del razzo contro l’azzurro del cielo. Il fatto che la vedesse significava che viaggiava nell’atmosfera. E questa era la prova che il razzo stava prendendo fotografie per scoprire il cratere che la Nave Medica avrebbe dovuto provocare precipitando al suolo.

Il fatto della ricerca era la prova che il pianeta era abitato, ma il silenzio dello spettro radio diceva che non lo era. L’assenza di traffico nella città diceva che era morta o vuota, ma ci dovevano essere delle persone perché avevano risposto alla chiamata di Calhoun ed avevano tentato di ucciderlo quando si era fatto identificare. Ma nessuno avrebbe voluto distruggere una Nave Medica, salvo che per evitare una ispezione sanitaria, e nessuno avrebbe voluto evitare una ispezione se non ci fosse stata a terra una situazione di cui il Servizio Medico non avrebbe dovuto sapere niente. Ma una situazione del genere non avrebbe dovuto esserci.

Non c’era alcuna spiegazione logica per una tale serie di contraddizioni. Gli uomini civili agivano in un modo o nell’altro. Qui potevano esserci soltanto uomini civili eppure non agivano né in un modo né nell’altro. Quindi… e la confusione ricominciò da capo.

Calhoun dettò un resoconto degli avvenimenti aggiornato nel trasmettitore di emergenza. Se fosse giunta una chiamata di ricerca dallo spazio, il trasmettitore avrebbe irradiato questi dati e l’azione che Calhoun intendeva prendere. Chiuse con cura tutti gli altri circuiti in modo che la nave non potesse essere individuata per mezzo delle radiazioni. Si equipaggiò per il viaggio e lasciò la nave insieme a Murgatroyd. Ovviamente si diresse verso la città, dove doveva esserci quel qualcosa che sembrava fuori posto.

Il viaggio a piedi era insolito ma non difficile. La vegetazione era semi-familiare. Maris III era un pianeta simile alla Terra e girava attorno a un sole simile a quello terrestre, e date le simili condizioni di gravità, di aria di radiazioni solari e di gamma di temperatura dovevano svilupparsi organismi simili. Ci sarebbe stato posto ad esempio per piante basse a copertura di suolo e ci sarebbero state anche condizioni adatte per piante d’alto fusto. Ci sarebbe stato qualche equivalente dell’erba, ci sarebbe stato l’equivalente degli alberi, con forme intermedie con caratteristiche di crescita tra quelle dell’una e quelle degli altri. Lo stesso ragionamento si poteva applicare alla vita animale. Ci sarebbero state nicchie ecologiche parallele a cui gli animali si potessero adattare: e gli animali vi si sarebbero adattati.

Maris III non era quindi un ambiente extraterrestre. Era molto più simile a una parte sconosciuta di un pianeta conosciuto, piuttosto che un mondo del tutto nuovo. Ma c’erano delle stranezze. Una creatura erbivora senza gambe che strisciava come un serpente. Una creatura della grossezza di un piccione le cui ali erano modificate, scaglie sottili come garza con colorazione iridescente. C’erano creature che sembravano vivere in una pazzesca associazione e Calhoun era irritabilmente curioso di sapere se erano realmente simbiotiche o soltanto forme irriconoscibili dello stesso organismo, come le lucciole maschio e femmina terrestri.

Ma si dirigeva verso la città. Non poteva perdere tempo a fare della biologia. Il primo giorno di viaggio cercò del cibo per risparmiare le razioni che portava. Murgatroyd in questo caso era utile. Il piccolo tormal aveva il suo posto nella società umana. Era amichevole, imitava costantemente gli esseri umani, ed aveva una propria definita psicologia. Ma era anche utile. Quando Calhoun camminava attraverso la foresta, che aveva un fogliame tanto curiosamente dissimile dalle foglie, Murgatroyd camminava dignitosamente accanto a lui imitandone l’andatura. Di tanto in tanto ricadeva sulle quattro zampe per indagare su qualcosa. Invariabilmente raggiungeva Calhoun in pochi secondi.

Una volta Calhoun lo vide mordere con aria assorta un pezzetto di un peduncolo di un arbusto dall’apparenza poco promettente. Lo assaporò e poi lo inghiottì. Calhoun prese nota della pianta e ne tagliò un pezzo. Lo legò alla pelle del braccio vicino al gomito; un’ora dopo non c’era alcuna reazione allergica, quindi lo assaggiò. Era quasi familiare. Aveva il sapore di un germoglio di felce, con un gusto di frutta. Sarebbe stato un cibo come gli spinaci o gli asparagi, capace di saziare, ma senza grande sostanza.

Più tardi Murgatroyd esaminò un frutto dall’apparenza succulenta che pendeva abbastanza basso da poter essere raggiunto. Lo annusò da vicino e se ne allontanò. Calhoun prese nota anche di questa pianta. La tribù di Murgatroyd era allevata al Quartier Generale per certe qualità molto elevate. Una era lo stomaco molto sensibile… ma era soltanto una delle tante. Il metabolismo di Murgatroyd era molto simile a quello dell’uomo. Se mangiava qualcosa e non lo disturbava, era probabilmente buono da mangiare anche per l’uomo. Se lo respingeva, probabilmente non era buono. Ma il suo valore reale era molto più importante del semplice assaggio di cibo discutibile.

Quando Calhoun si accampò la prima notte, accese un fuoco usando una pianta simile a un cactus e impregnata di olio. Ammucchiandole attorno la terra, confinò le sue fiamme in uno spazio rotondo molto simile all’elemento di calore diretto di una stufa elettronica. Era una bizzarra dimostrazione del fatto che il progresso umano non implica niente di veramente nuovo, ma soltanto una autentica comodità e disponibilità di agi altamente primitivi. Alla luce di quel falò circolare, Calhoun lesse persino un poco. Ma la luce era insufficiente. Dopo un po’ sbadigliò. Non si va molto lontano nel Servizio Medico senza conoscere la probabilità della condotta umana. Permetteva di controllare l’esattezza delle dichiarazioni fatte, sia dai pazienti, sia dagli ufficiali a un uomo da Nave Medica. Oggi comunque, aveva camminato a lungo a piedi. Diede uno sguardo a Murgatroyd, che stava gravemente fingendo di leggere una foglia ad angoli straordinariamente retti.

— Murgatroyd, — disse Calhoun, — è probabile che tu interpreterai qualche suono inconsueto come una esperienza soggettiva indesiderabile. Il che vuol dire, come un pericolo. Quindi se senti qualcosa di una certa dimensione che si avvicina durante la notte, spero che ti metterai a squittire. Grazie.

Murgatroyd disse — Ciii! — e Calhoun si girò e si mise a dormire.

Era mattino avanzato il giorno successivo quando giunse a un campo coltivato. Era stato ripulito e seminato, naturalmente, in attesa dei coloni che avrebbero dovuto occupare la città. Vi crescevano piante terrestri familiari alte tre metri e più. E Calhoun lo esaminò con cura, nella speranza di scoprire da quanto tempo non aveva ricevuto cure. Durante il suo esame trovò il morto.

L’uomo era un cadavere perfetto e Calhoun assunse diligentemente una disposizione d’animo strettamente medica prima di chinarsi per un giudizio tecnico su quanto era accaduto. L’uomo sembrava morto di fame. Era terribilmente emaciato e non aveva l’aspetto di essere un tipo da campo coltivato lontano dalla città. Dai suoi abiti sembrava un tipo cittadino ed anche agiato. Indossava gioielli che indicavano con sicurezza la professione e lo stato sociale dell’uomo. C’era denaro nelle sue tasche, e materiali per scrivere, un portafogli con fotografie e documenti di identità e le normali cianfrusaglie che un uomo porta con sé. Era stato un impiegato statale nella città. E non avrebbe dovuto morire di inedia.

Specialmente lì non avrebbe dovuto soffrire la fame! Le piante di granoturco dolce erano alte e verdi. Le loro pannocchie erano mature. Non era affamato! C’erano i resti delle parti non mangiabili di almeno due dozzine di pannocchie di granturco dolce. Erano state mangiate qualche tempo prima ed una era stata lasciata a metà. Se l’uomo le avesse mangiate ma fosse stato incapace di digerirle, il suo stomaco avrebbe dovuto essere gonfio di cibo non digerito. Non lo era. Aveva mangiato ed aveva digerito, eppure era morto, almeno come causa prima, di fame.

Calhoun aggrottò la fronte.

— Che ne pensi di questo granturco, Murgatroyd? — domandò.

Allungò la mano e strappò una pannocchia lunga mezzo metro. La spogliò delle foglie protettive. I grani morbidi che conteneva avevano un aspetto appetitoso. Avevano il profumo del buon cibo fresco. Calhoun offerse la pannocchia a Murgatroyd.

Il piccolo tormal la prese tra le zampe e in un attimo stava mangiando di gusto.

— Se ti va giù, non è morto per averla mangiata, — disse Calhoun aggrottando le ciglia, — e se l’ha mangiata, cosa che ha fatto, non è morto di fame. Cosa che invece ha fatto.

Attese. Murgatroyd consumò ogni grano della enorme pannocchia. Il suo stomaco peloso si tese un poco. Calhoun gli offerse una seconda pannocchia e il tormal si mise al lavoro anche su quella, con un piacere molto evidente.

— In tutta la storia, — disse Calhoun, — nessuno è mai stato in grado di avvelenare voi tormal perché il vostro sistema digestivo ha incorporato un dispositivo di analisi qualitativa che si mette in rivolta decisamente se qualcosa è in grado di farvi male. Dal punto di vista della probabilità della reazione tormal, tu a questo punto saresti già stato nauseato se quella roba non fosse stata buona da mangiare.

Ma Murgatroyd mangiò finché ebbe visibilmente lo stomaco gonfio. Lasciò pochi grani della seconda pannocchia con ovvio rincrescimento. La depose a terra con cura. Spostò i baffi di sinistra con la zampa e li ripulì accuratamente con la lingua. Fece la stessa cosa con i baffi di destra. Poi disse a suo agio:

— Ciii!

— Allora è così, — gli disse Calhoun. — Quest’uomo non è morto di fame. Mi viene la nausea.

Naturalmente aveva il suo laboratorio portatile nello zaino. Era un equipaggiamento assurdamente piccolo, con strumenti quasi microscopici. Ma nel campo di lavoro di una Nave Medica le tecniche della microanalisi erano comuni. Con disgusto, Calhoun prelevò minuscoli campioni di tessuto dai quali avrebbe ottenuto le necessarie informazioni. Stando in piedi fece tutte le analisi che sembravano necessarie. Quando ebbe finito, seppellì il morto nel miglior modo possibile e incominciò a camminare ancora in direzione della città. Mentre camminava era accigliato.

Viaggiò per quasi mezz’ora prima di parlare. Murgatroyd, a causa del pasto abbondante, lo accompagnava a quattro zampe. Dopo quasi due chilometri Calhoun si fermò e disse con viso truce:

— Fatti controllare, Murgatroyd.

Verificò il polso, il respiro e la temperatura del tormal. Inserì un minuscolo campione di respiro nella parte dell’equipaggiamento che rilevava il metabolismo di base. Il piccolo animale era abituato al procedimento e vi si sottomise con indifferenza. Il risultato del controllo fu che Murgatroyd il tormal era perfettamente normale.

— Ma quell’uomo è morto di fame! — disse rabbiosamente Calhoun. — Non c’era per niente grasso nel campione del tessuto! È arrivato dove lo abbiamo trovato abbastanza forte da mangiare ed è rimasto dove c’era del buon cibo, lo ha mangiato, lo ha digerito ed è morto di fame. Come mai?

Murgatroyd si agitò con aria infelice perché il tono di Calhoun era accusatorio. Disse — Ciii, — con tono di voce attenuato. Poi guardò in modo implorante Calhoun.

— Non ce l’ho con te, — disse Calhoun, — ma dannazione…

Rimise a posto il suo laboratorio nello zaino che conteneva cibo per loro due per circa una settimana.

— Muoviti! — disse amaramente. Si avviò. Dieci minuti dopo si fermò. — Quello che ho detto era impossibile. Ma è accaduto, quindi non deve essere stato quello che ho detto. Devo averlo asserito erroneamente. Era in grado di mangiare, perché lo ha fatto. Ha mangiato, visto che ha lasciato i resti delle pannocchie. Ha digerito. E allora perché è morto di fame? Ha smesso di mangiare?

— Ciii! — disse Murgatroyd con convinzione.

Calhoun sbuffò e riprese la marcia. L ’uomo non era morto di malattia, non direttamente. L’analisi dei tessuti dava un responso di morte che negava fosse dovuta alla cessazione del funzionamento di qualche organo. Dipendeva dall’omissione, dell’uomo, a prendere l’azione necessaria per vivere? Aveva smesso di mangiare?

La mente di Calhoun girò attorno cautamente all’idea. Non era plausibile. L’uomo era stato in grado di nutrirsi e l’aveva fatto. Qualunque cosa gli fosse accaduta e gli avesse impedito di nutrirsi…

— Era un uomo di città, — brontolò Calhoun, — e qui siamo ben lontani dalla città. Che cosa stava facendo quaggiù, ad ogni modo?

Esitò e continuò a camminare. Un uomo di città trovato morto di fame in un posto remoto avrebbe potuto essersi perduto, in un modo o nell’altro. Ma se quest’uomo si era perduto, non era per niente privo di cibo.

— Apparteneva alla città, — disse Calhoun seccato, — e l’ha lasciata. La città è quasi vuota ma non del tutto. Quelli che volevano assassinarmi sono là. Questa è una nuova colonia. C’era una città da costruire e campi da arare e seminare, e poi doveva venire qui una popolazione da Dettra Due. La città è costruita e i campi sono arati e seminati. Dov’è la popolazione?

Guardò penosamente accigliato il terreno davanti a lui. Murgatroyd tentò anche lui di accigliarsi ma senza gran successo.

— Qual è la risposta Murgatroyd ? L’uomo è venuto via dalla città perché aveva una malattia infettiva? Ne è stato cacciato?

— Ciii! — disse Murgatroyd poco convinto.

— Non lo so nemmeno io, — ammise Calhoun. — Si è diretto al centro di quel campo e poi ha smesso di camminare. Era affamato ed ha mangiato. Ha digerito. È rimasto là per giorni. Perché? Aspettava di morire di qualcosa? Poi ha smesso di mangiare. È morto. Che cosa gli ha fatto lasciare la città? Che cosa gli ha fatto smettere di mangiare? Perché è morto?

Murgatroyd esaminò una pianticella e decise che non era interessante. Ritornò da Calhoun.

— Non è stato ucciso, — disse Calhoun, — ma qualcuno ha tentato di uccidere noi… qualcuno che adesso è nella città. Quell’uomo avrebbe potuto venire qui per non essere ucciso dalla stessa persona. Eppure è morto ugualmente. Perché volevano ucciderlo? Perché volevano ucciderci? Perché la nostra era una Nave Medica? Perché non volevano che il Servizio Medico sapesse che qui c’era una malattia infettiva? Ridicolo!

— Ciii, — disse Murgatroyd.

— Non mi piace questa faccenda, — disse Calhoun. — Per esempio in ogni sistema ecologico ci sono sempre mangiatori di carogne. Almeno alcuni di essi volano. Sarebbero stati ben evidenti, se la città fosse piena di cadaveri. Non ce ne sono. D’altra parte se la città fosse abitata, e ci fosse un’epidemia, avrebbero accolto a braccia aperte una Nave Medica. Ma quel morto non è venuto via dalla città per un seguito di circostanze normali e non è morto in modo convenzionale. C’è una città vuota e un morto improbabile e un tentativo di assassinio ancora più improbabile. Qual è il risultato, Murgatroyd?

Murgatroyd afferrò la mano di Calhoun e la tirò. Era annoiato. Calhoun si mosse lentamente.

— I paradossi non si verificano in natura, — disse Calhoun cupamente. — Le cose che accadono naturalmente non si contraddicono mai a vicenda. Ottieni una cosa del genere quando gli uomini tentano di fare cose che non si combinano, come avere una pestilenza e tentare di distruggere una Nave Medica, se questo è il caso, o come vivere in una città e non farsi vedere per le strade, se questo sta accadendo, o morire di fame quando si ha una buona digestione e il cibo è a portata di mano. E questo è accaduto! C’era qualcosa di poco pulito allo spazioporto, Murgatroyd. E sospetto qualcosa di poco pulito dappertutto. Tieni gli occhi aperti.

— Ciii, — disse Murgatroyd. Calhoun era in piena marcia adesso e Murgatroyd gli lasciò la mano per andare avanti per controllare le cose.

Calhoun superò la cima di una collina tondeggiante a circa cinque chilometri dalla tomba poco profonda che aveva scavato. Incominciò ad accettare l’idea che il morto aveva smesso di mangiare per qualche ragione come la sola causa possibile della sua morte. Ma questo non rendeva plausibile la faccenda. Vide davanti a sé un’altra fila di colline.

In un’altra ora giunse alla cima di quella catena più lontana. Si trattava dei resti corrosi di una catena montagnosa molto antica, ora erosa fino a cinquecento o ottocento metri. Si fermò in cima. Era il posto e il momento di guardare e prendere nota di quel che vedeva. Il terreno si stendeva in modo leggermente ondulato per molti chilometri e all’orizzonte c’era lo scintillio turchino del mare. Un po’ a sinistra vide un biancore splendente. Grugnì.

Quella era la città di Maris III, che era stata costruita per ricevere i coloni da Dettra Due e alleviare la pressione demografica laggiù. Era stata pianificata come il nucleo di una nazione mondiale spaziosa, splendente e civile, da aggiungere al numero dei mondi occupati dall’uomo. Fin dall’inizio avrebbe dovuto contenere una popolazione di centinaia di migliaia di persone. Era circondata da campi coltivati e l’aria sopra di essa avrebbe dovuto scintillare di cose volanti appartenenti ai suoi abitanti.

Calhoun la osservò con il binocolo. Non era in grado di dare, anche così da vicino, una immagine da paragonare con quella che il telescopio elettronico aveva fatto dallo spazio, ma poteva vedere molto. La città era perfetta. Era intatta. Era nuova. Ma non c’era alcun segno di occupazione in alcun posto. Non sembrava tanto morta quanto congelata. Non c’erano velivoli sopra di essa. Non c’era alcun movimento sulle superstrade. Vide una strada diritta che si allontanava proprio lungo il suo campo visivo. Se ci fossero stati dei veicoli avrebbe visto almeno macchie di colore mentre gruppi di macchine si spostavano insieme. Non ce n’erano.

Strinse le labbra e incominciò a ispezionare il terreno più vicino. Vide di scorcio aree in cui chilometri quadrati di terreno erano stati ripuliti e seminati con vegetazione terrestre. Questo era un procedimento complicato. Dapprima il terreno doveva essere spianato con le ruspe, poi dei grandi sterilizzatori dovevano andare avanti e indietro per distruggere qualunque seme o radice del posto e persino i batteri del terreno. Poi la terra doveva essere cosparsa di culture di organismi microscopici in grado di stabilizzare l’azoto e produrre fosfati, organismi che abitualmente vivono in simbiosi con le piante terrestri. Questi dovevano essere messi alla prova in precedenza per controllare la loro capacità di competere con la vita batterica indigena. E dopo si potevano seminare le piante.

Erano state seminate. Calhoun vide quell’inimitabile verde che un uomo in un modo o nell’altro riconosce sempre. È il verde di piante che sono apparse sulla Terra ancor prima dell’uomo e che hanno seguito i figli di quel vecchio pianeta fin oltre la metà della galassia.

— C’è un aspetto di campo ben tenuto, — disse Calhoun, dopo un lungo sguardo con il binocolo, — che indica che specie di gente lo ha coltivato. Ci sono campi là davanti che sono ben sistemati, ma nessuno li ha curati da settimane. I solchi sono diritti e le messi in ottimo stato. Ma incominciano a rivelare l’incuria. Se la città era finita ed aspettava la popolazione, ci sarebbero stati degli incaricati di curare i campi fin che fosse venuta la gente. Ma laggiù non è stato fatto niente del genere.

Murgatroyd si guardò attentamente in giro come pensava che stesse facendo Calhoun.

— In breve, — disse Calhoun, — è accaduto qualcosa che non mi piace. La popolazione deve essere quasi a zero altrimenti i campi sarebbero stati curati. Un uomo può tenere in buon ordine un bel mucchio di terreno con il macchinario moderno. La gente non semina i campi con l’intenzione di trascurarli. Qui attorno c’è stato un sacco di cambiamenti di programma. L’ostilità verso una Nave Medica è qualcosa di più di un impulso casuale.

Calhoun non era per nulla contento. Con gli schermi visivi della sua nave fulminati, era fuori questione un ritorno al Quartier Generale. — Chiunque stesse manovrando le griglie di atterraggio non voleva aiuto. Non voleva nemmeno visitatori. Ma il Servizio Medico era stato avvertito di venire a dare uno sguardo alla nuova colonia. O qualcuno ha cambiato parere drasticamente o le persone che manovrano la griglia di atterraggio non erano le stesse che avevano richiesto un controllo sanitario.

Murgatroyd disse profondamente:

— Ciii!

— Il povero diavolo che ho seppellito, sembra pure indicare qualcosa del genere. Avrebbe avuto bisogno di aiuto! Forse ci sono due specie di persone qui. Una specie che non vuole aiuto e che ha cercato di ucciderci perché lo portavamo, e l’altro che ne ha bisogno. Se è così ci deve essere un certo antagonismo…

Fissò con le sopracciglia aggrottate la grande estensione di terreno verso l’orizzonte. Murgatroyd in quel momento si trovava un poco dietro Calhoun. Si rizzò sulle gambe posteriori e fissò attentamente a lato. Si schermò gli occhi con una zampa in un modo singolarmente simile a quello di un uomo e fissò con aria interrogativa qualcosa in lontananza. Calhoun non se ne accorse.

— Fa’ un’ipotesi, Murgatroyd, — ordinò. — Una pazza ipotesi. Un morto che non aveva alcuna ragione di morire. Gente viva che non avrebbe dovuto avere alcuna ragione per spiaccicarci contro le pareti, della nostra Nave Medica. Qualcosa è stato fatale a quel morto. Qualcuno ha tentato di essere fatale a noi. C’è un rapporto?

Murgatroyd fissò tutto assorto una macchia di cespugli a circa cinquanta metri alla sua sinistra. Calhoun incominciò a discendere lungo il fianco della collina. Murgatroyd rimase immobile in una posa di attenzione intensamente curiosa nei confronti della macchia di cespugli. Calhoun continuò. Dava di spalle alla macchia di cespugli. Si udì un suono profondo, una vibrazione musicale proveniente dal cespuglio. Il corpo di Calhoun sobbalzò violentemente per un colpo. Inciampò e cadde, con l’asta di un dardo che gli usciva dalla schiena. Rimase a giacere immobile.

Murgatroyd piagnucolò. Corse dove Calhoun giaceva al suolo. Danzò in agitazione, emettendo suoni acuti. Si sfregò le mani con dispiacete molto umano. Toccò Calhoun, ma Calhoun non si mosse.

Dal cespuglio emerse una ragazza. Era scarna e sottile, eppure i suoi indumenti una volta erano stati di ammirevole qualità. Portava una strana arma, tremendamente primitiva. Si mosse verso Calhoun, si chinò su di lui e posò una mano sul dardo che gli aveva tirato nella schiena.

Lui si mosse improvvisamente. La afferrò. La ragazza cadde e lui le balzò addosso selvaggiamente mentre lei lottava. Ma era stata presa di sorpresa. Si sentiva ansimare e Murgatroyd danzava in una febbre di ansietà.

Poi Calhoun si alzò rapidamente. Guardò la ragazza emaciata che aveva tentato di assassinarlo in una imboscata. Lei stava ansimando orribilmente ora.

— Davvero, — disse Calhoun in tono professionale, — come dottore direi che tu dovresti essere a letto invece di andare in giro a tentare di assassinare degli estranei. Quando è incominciato questo guaio? Ora ti prendo la temperatura e il polso.

Si tolse lo zaino con impazienza e ne strappò un bastone appuntito. Era la freccia, che era stata fermata dallo zaino. Ne trasse il suo laboratorio da viaggio. Completamente assorbito nel suo compito, si apprestò a controllare lo stato di salute della sua quasi assassina.

Non era niente buono. C’era già una notevole debilitazione. Gli occhi della ragazza che ansimava disperatamente erano incavati, cerchiati. Ansimava e ansimava. Ancora ansimando, cadde nell’incoscienza.

— Qui, — disse seccamente Calhoun, — entri in azione tu, Murgatroyd. Questa è una faccenda che va a pennello per te.

Si mise attivamente al lavoro. Alla fine osservò:

— Oltre a una digestione delicata e un sistema sensibilissimo di anticorpi, Murgatroyd, tu dovresti avere gli istinti di un cane da guardia. Non mi piace andar tanto vicino al punto di essere colpito da una paziente. Guarda se c’è qualcun’altro in giro. Vuoi?

— Ciii! — stridette Murgatroyd. Ma non aveva capito. Osservò mentre Calhoun prelevava abilmente un campione di sangue dal braccio della ragazza svenuta e metteva con cura una metà della minuscola quantità in una siringa quasi microscopica del laboratorio portatile. Poi si mosse verso Murgatroyd.

Il tormal si agitò mentre Calhoun fece l’iniezione. Ma non gli fece male. C’era un punto sul suo fianco in cui i nervi erano stati resi insensibili prima che avesse una settimana di vita.

— Detto tra medici — disse Calhoun, — hai notato che i sintomi sono di anoxia, mancanza di ossigeno? Il che è insensato all’aria aperta dove noi stiamo respirando confortevolmente. Un altro paradosso, Murgatroyd. Ma c’è anche una emergenza. Come si elimina l’anoxia se non si ha affatto ossigeno?

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