8 Cosa accadde dopo pranzo

— E ora, per favore, ci dica che ne è del signor Tumnus — chiese subito Lucy.

— Oh, un brutto affare — sospirò il signor Castoro, scuotendo la testa. — Un affare bruttissimo. Non c’è dubbio: lo ha portato via la polizia. A me l’ha detto un uccello che era presente al fatto.

— Ma dove lo hanno portato? — chiese ancora Lucy.

— Verso nord, e sappiamo bene cosa significhi.

— Noi no che non lo sappiamo — obiettò Lucy.

Il signor Castoro tornò a scuotere la testa con aria cupa. Poi disse: — Temo proprio che lo abbiano portato da quella là.

— E cosa gli faranno?

— Non si può dire con esattezza — rispose l’altro. — Non sono molti quelli che tornano indietro da laggiù. Pare che sia un posto pieno di statue: nel cortile d’ingresso, nella sala grande, su per le scale, nelle camere. Statue dappertutto… — Il signor Castoro fece una piccola pausa, rabbrividì e infine aggiunse: — Lei trasforma tutti in statue. Di pietra.

— Ma noi, signor Castoro, non possiamo… — balbettò Lucy. — Voglio dire che dobbiamo fare qualcosa, salvarlo. È terribile pensare che sia accaduto per causa mia.

— Non dubito della tua buona volontà, mia cara — intervenne la signora Castoro — ma non c’è modo di entrare in quella casa senza il permesso della strega. E capirai anche tu che, stando così le cose, non c’è nessuna probabilità di uscirne vivi.

— Non si potrebbe escogitare qualche stratagemma? — chiese Peter. — Travestirci da venditori ambulanti, per esempio. Oppure aspettare che lei esca ed entrare di soppiatto. Oh, maledizione, dev’esserci un modo. Il fauno ha salvato mia sorella mettendo a repentaglio la vita. Non possiamo permettere che gli facciano, sì, insomma, quello che sappiamo.

— Non puoi far nulla, figlio di Adamo — replicò il signor Castoro. — Non ci provare neppure. Tu e i tuoi fratelli meno di qualsiasi altro. Ma ora che Aslan si è messo in moto…

— Già, ci parli di lui — fece un coro di voci.

Una volta ancora Peter, Susan e Lucy si erano sentiti invadere da uno strano sentimento, qualcosa di simile all’emozione che ci prende all’inizio della primavera o al sentire una buona notizia.

— Chi è Aslan? — chiese Susan.

— Come, non sai chi è Aslan? — ribatté il signor Castoro, stupito. — Ma è il re, il padrone di tutto. Non viene spesso qui, certo, ma è il signore del bosco. Io non l’ho mai visto e neppure mio padre, ma abbiamo saputo del suo arrivo. Ora è qui nel paese, metterà a posto la cosiddetta regina. Sarà lui che salverà Tumnus, non voi quattro.

— Lei non tramuterà in pietra anche questo tale? — chiese Edmund.

— Che Dio ti benedica, figlio di Adamo. Come ti vengono in mente certe cose? — esclamò il signor Castoro con una gran risata. — Di pietra lui? Come se fosse facile. Sarà molto se la regina riuscirà a resistere al suo sguardo. No, no. Aslan sistemerà tutto, anche lei. C’è un’antica profezia che dice esattamente così:


Il dolore sparirà, quando Aslan comparirà;

al digrignare dei suoi denti fuggon tutti i malviventi;

quando romba il suo ruggito, gelo e inverno è ormai finito;

se lui scuote la criniera, qui ritorna primavera.


— Lo vedremo anche noi? — chiese Susan.

— Ma certo, figlia di Eva. È per questo che siete qui. Io vi porterò da lui. Conoscerete il grande Aslan.

— È un uomo? — chiese Lucy.

— Aslan un uomo? — fece il signor Castoro, con un’espressione quasi costernata. — No di certo. Vi ho detto che è il re del bosco, figlio del grande imperatore d’Oltremare, no? Non sapete, dunque, chi è il re di tutti gli animali? Aslan è un leone, anzi, è il grande leone.

— Oh, credevo fosse un uomo — esclamò Susan. — E non è pericoloso? Io non mi sento molto tranquilla all’idea di incontrare un leone. Credo che avrò paura.

— Ma certo che avrai paura, mia cara — intervenne dolcemente la signora Castoro. — Se c’è qualcuno che può comparirgli davanti senza tremare o è il più coraggioso che ci sia al mondo, o è semplicemente uno sciocco.

— Ma non è innocuo? — chiese Lucy.

— Innocuo? — ripeté il signor Castoro, con fare sorpreso. — Non hai sentito cosa ha detto mia moglie? È grande e terribile, ma è buono. È terribile, ma giusto. È il re.

— Be’, non vedo l’ora di conoscerlo — disse da parte sua Peter. — Poi, al momento buono, avrò una gran paura anch’io, come tutti.

— Ben detto, figlio di Adamo — tuonò il signor Castoro, battendo una zampa sulla tavola (tutte le tazze e i bicchieri che c’erano sopra tintinnarono per lo scossone). — L’appuntamento è per domani, alla Tavola di Pietra. Verrete?

— Dov’è questo posto? — chiese Lucy.

— Lungo il fiume — rispose lui. — Molto lontano, però. Molto lontano. Sarà una bella camminata, ma vi accompagnerò io.

— E il povero signor Tumnus, intanto? — chiese ancora Lucy.

— Il modo migliore e più rapido per aiutarlo è quello di incontrare Aslan. Dopo si comincerà a far qualcosa. Prima, non è possibile. Questo non vuol dire che voi quattro non possiate far nulla, intendiamoci. Anzi. C’è molto bisogno di voi perché la profezia dice:


Il tempo del male sarà terminato

quando i figli d’Adamo e del suo costato

i troni di Cair Paravel avranno conquistato.


Come vedete, le cose stanno andando a buon fine. Aslan è qui e siete qui anche voi. Che Aslan sarebbe venuto lo sapevamo, è già stato qui una volta, molto tempo fa. Ma non c’era mai stato un essere umano, prima. Ora ci siete voi.

— C’è una cosa che non capisco, signor Castoro — chiese gentilmente Peter. — Dice che qui non c’è mai stato un essere umano: ma la Strega Bianca non è una donna?

— Le piacerebbe! — rispose il signor Castoro, sogghignando. — E vorrebbe che noi lo credessimo. Dice di essere una figlia di Eva e su questo basa i suoi diritti di regina di Narnia. Invece è figlia di Lilith, la prima moglie di Adamo. — Al momento di pronunciare il nome del primo uomo, il signor Castoro fece un profondo inchino, poi continuò: — Lilith non era una donna. Era un demone del male e la Strega Bianca è figlia sua e di un orribile gigante. No, no. Nelle sue vene non c’è neppure una goccia di sangue umano.

— Ed è per questo che è tanto malvagia — concluse la signora Castoro.

— Verissimo, moglie mia — confermò il marito. — Sul conto dei figli di Adamo ed Eva, be’, sia detto senza offesa dei presenti, ci sono opinioni contrastanti. Comunque, le più diaboliche sono le creature che sembrano uomini o donne ma non lo sono affatto.

— Io però ho conosciuto dei nani buoni — obiettò la signora Castoro.

— Anch’io, ora che mi ci fai pensare — ammise il marito. — Ma pochi, anche di quelli. E poi si vede subito che sono nani e non uomini. In linea generale, date retta a me, i peggiori sono quelli che dovrebbero essere uomini e non lo sono più, ma lo sembrano soltanto. Forse una volta erano uomini davvero e forse lo diventeranno di nuovo. Ma intanto, tenete gli occhi bene aperti e quando ne incontrate uno preparatevi a combattere. La Strega Bianca, poi, è la più pericolosa: odia tutti gli esseri umani ed è per questo che non ne vuole nel paese di Narnia. Sta sempre in giro a cercarli. Guai se sapesse che siete qui e che siete quattro.

— Ma ce l’ha proprio con noi? — chiese Peter.

— Teme la profezia di cui ti ho parlato — rispose il signor Castoro. — Laggiù, alla foce del fiume, sorge Cair Paravel: nel castello ci sono quattro troni e la profezia afferma che tutto andrà bene solo quando vi siederanno due figli di Adamo e due fighe di Eva. Cair Paravel diventerà allora la capitale di Narnia e questo sarà un paese felice. Sarà anche la fine di Strega Bianca: non solo del suo potere, ma della sua stessa vita. Capite, ora, il motivo per cui ho preso tante precauzioni nell’accompagnarvi qui? Se sapesse della vostra presenza e che siete proprio in quattro, non darei un soldo per la vostra vita.

I ragazzi erano stati così attenti alle parole del signor Castoro, che non avevano fatto caso a nient’altro. Dopo la lunga pausa di silenzio che seguì, Lucy esclamò a un tratto: — Ehi, dico. Edmund dov’è?

Ci fu un’altra pausa, poi, impauriti, cominciarono a chiedersi: — Da quanto tempo è scomparso? Chi l’ha visto per ultimo? Che sia uscito un momento?

Corsero fuori. Nevicava fitto e la distesa di ghiaccio verdastro che era il laghetto dei castori pareva scomparsa sotto una coltre bianca. Dal centro della diga, cioè da dove sorgeva la casetta, quasi non si riuscivano a vedere le sponde del fiume.

I ragazzi avanzarono nella neve già alta, affondando fino alle caviglie. Fecero qualche giro intorno alla casa, guardarono in tutte le direzioni, chiamarono Edmund fino a diventar rauchi. Ma la neve che continuava a cadere attutiva il suono delle voci e non ricevettero nessuna risposta, neanche quella dell’eco.

— Che cosa terribile — disse Susan, quando alla fine rientrarono in casa.

Erano disperati.

— Non vorrei esserci mai venuta — mormorò ancora Susan.

— Cosa possiamo fare? — chiese Peter.

— Fare? — ripeté il signor Castoro che stava già infilando gli stivali da neve. — Diamine, bisogna andare via subito. Non c’è tempo da perdere.

— Forse faremmo meglio a dividerci in due gruppi e cercare in direzioni opposte — propose Peter. — Chi lo ritrova torna subito qui e…

— Dividerci in due gruppi? — chiese il signor Castoro. — E perché, figlio di Adamo?

— Per cercare Edmund, naturalmente.

— Cercare Edmund? — ripeté il signor Castoro. — Ma è inutile.

— Che vuol dire inutile? — proruppe Susan. — Non può essere andato lontano. Dobbiamo cercarlo, dobbiamo trovarlo. Non mi sembra una cosa inutile.

— E invece sì! — ribatté la creatura. — Sappiamo benissimo dove è andato, quindi è inutile cercarlo.

Tutti lo guardarono sbalorditi.

— Ma come? — insisté il signor Castoro. — Non avete ancora capito? Edmund è andato da lei. Ci ha traditi.

— Oh, no, no — balbettò Susan. — Non può aver fatto una cosa simile. No.

— No? — ripeté il signor Castoro, guardando fissamente i tre ragazzi, che si sentirono morire le parole sulle labbra.

Non protestarono più: improvvisamente capirono quello che Edmund aveva fatto.

— Ma non sa la strada — mormorò Peter.

— È mai stato in questo paese, luì? — chiese il signor Castoro.

— Sì — rispose Lucy con un filo di voce.

— E vi ha detto cosa ha fatto e chi ha incontrato?

— No — rispose Lucy per tutti.

— Allora state ben attenti alle mie parole — disse il signor Castoro. — Se Edmund è già stato qui e non vi ha detto chi ha incontrato, vuol dire che ha incontrato la Strega Bianca e si è messo dalla sua parte. Lei gli avrà dato degli ordini e gli avrà fatto vedere dove abita. Io non ve l’ho detto prima perché dopo tutto è vostro fratello, ma appena ho visto i suoi occhi ho pensato: "Ecco un traditore." Ha proprio lo sguardo di uno che è già stato con la Strega Bianca e ha mangiato il suo cibo magico. Ve ne sareste accorti anche voi, se aveste vissuto nel paese di Narnia tutti gli anni che ci ho vissuto io. C’è qualcosa, nei loro occhi…

— Dobbiamo cercarlo lo stesso. — Peter aveva una strana vocetta soffocata in gola. — È nostro fratello ed è solo un ragazzino un po’ stupido. Andiamo a riprenderlo.

— Vorresti andare nella casa della Strega Bianca? — chiese il signor Castoro, sbalordito. — Ma non capisci che la sola possibilità di salvezza per Edmund (e per tutti e quattro) è proprio quella di stare alla larga da lei?

— Come? Non capisco.

— La strega vi farebbe prigionieri subito — esclamò il signor Castoro. — Non fa che pensare ai quattro troni di Cair Paravel: se entraste nella sua casa sarebbe la fine. Ci sarebbero tre statue in più prima che aveste il tempo di dire ba. Ma non farà nulla di male a Edmund, finché non avrà anche voi. Lo terrà come un’esca per farvi andare là, non capite?

— Non c’è proprio nessuno che ci aiuti? — gemette Lucy.

— Aslan, soltanto Aslan — rispose subito il signor Castoro. — Dobbiamo affrettarci, ora. La nostra sola speranza è incontrare Aslan al più presto.

— Mi sembra importante stabilire una cosa — intervenne a questo punto la signora Castoro. — Quando è andato via, Edmund? Quello che dirà alla strega dipende da quello che ha sentito dire qui. Per esempio: sa dell’arrivo di Aslan? Se non ne sa nulla, non può mettere in guardia la Strega Bianca e questo sarebbe già un bel vantaggio.

— Non saprei se Edmund era qui, quando abbiamo parlato di Aslan — cominciò Peter, ma Lucy lo interruppe, dicendo in tono infelice: — Sì, purtroppo. Non ricordi che è stato proprio lui a chiedere se la strega poteva trasformare anche Aslan in una statua?

— Già, perbacco — esclamò Peter. — Era questo che gli interessava sapere.

— C’è un pericolo peggiore — li avvertì il signor Castoro. — Che Edmund riferisca dell’appuntamento che abbiamo con Aslan. Lo sa che siamo diretti alla Tavola di Pietra? Questo è il punto.

Nessuno fiatò e il signor Castoro riprese: — Se la strega viene a sapere che dobbiamo incontrare Aslan e dove, prenderà la sua slitta e ci taglierà la strada. Bene che vada, non riusciremo a vedere Aslan.

— Secondo me non andrà così — disse a questo punto la moglie. — Se la conosco un poco, la Strega Bianca piomberà qui. Appena saputo che i ragazzi sono a casa nostra, vorrà averli nelle sue mani. Se Edmund è andato via, diciamo, mezz’ora fa, tra venti minuti al massimo lei sarà qui.

— Hai ragione, moglie mia — ammise il signor Castoro. — Sbrighiamoci, dunque. Non c’è un minuto da perdere.

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