Al di là di un punto critico, i gradi di libertà, in uno spazio finito, diminuiscono con l’aumento del numero. Questo risulta valido sia per gli uomini nello spazio finito di un ecosistema planetario, sia per le molecole di gas in un contenitore chiuso. L’uomo si chiede, non quanti.
Al nuovo venuto, Arrakis fa l’effetto di una terra sterile, opprimente. Lo straniero ha l’impressione che nulla possa sopravvivere o crescere all’aperto, e che si tratti della vera terra desolata: quella che mai è stata fertile e mai lo sarà.
Pardot Kynes, invece, vedeva il pianeta semplicemente come una macchina: una macchina tenuta in moto dal sole. Occorreva solo ristrutturarlo, renderlo adatto agli esseri umani. Nella sua mente balenò l’immagine di una popolazione umana in continuo movimento: i Fremen. Che idea affascinante! Che strumento perfetto! I Fremen, una forza ecologica e geologica dal potenziale illimitato.
Sotto molti aspetti, Pardot Kynes era anche un uomo semplice, diretto. Occorreva scavalcare le restrizioni della nostra posizione legata agli Harkonnen? Benissimo: sposiamo una donna Fremen. E quando ci dà un figlio, cominciamo con lui, con Liet-Kynes, e con gli altri fanciulli, dando loro un’istruzione ecologica, creando un nuovo linguaggio che fornisca alla mente un’arma per alterare la totalità del paesaggio, il suo clima, i limiti delle sue stagioni, e infine superare tutti i concetti di forza, portando al livello cosciente la stupefacente idea di ordine.
«Esiste un’armonia interiore di movimento e di equilibri in ogni pianeta adatto all’uomo» diceva Kynes. «Voi vedete in questa armonia un effetto dinamico, stabilizzatore, essenziale a tutte le forme di vita. Il suo scopo è semplice: creare e conservare, coordinandole, alcune forme che si diversifichino sempre più. La vita stessa migliora la capacità di un sistema chiuso di mantenere la vita. La vita (ogni forma di vita) è al servizio della vita. I materiali nutritizi indispensabili sono creati dalla vita, per la vita, in quantità sempre più abbondanti man mano la diversità delle forme di vita aumenta. L’intero paesaggio diventa vivo, in una rete sempre più fitta di rapporti e di rapporti di rapporti.»
Questo era Pardot Kynes quando faceva lezione a una classe in una caverna sietch.
Prima di queste lezioni, tuttavia, aveva dovuto convincere i Fremen. Per capire come questo sia stato possibile, bisogna prima valutare l’incredibile tenacia e l’innocenza con cui affrontava ogni problema. Non era ingenuo: semplicemente puntava dritto allo scopo.
Un caldo pomeriggio, egli stava esplorando l’ardente terreno di Arrakis in un veicolo monoposto, quando fu spettatore di una scena deprecabilmente comune. Sei sicari degli Harkonnen, schermati e armati di tutto punto, avevano sorpreso tre giovani Fremen all’aperto, dietro il Muro Scudo, non lontano dal villaggio di Windsack. Kynes giudicò il combattimento qualcosa di irreale, quasi una commedia, finché non si rese conto che gli Harkonnen intendevano uccidere i Fremen. Uno dei giovani era già crollato al suolo, con un’arteria recisa, e anche due dei sicari giacevano immobili, ma c’erano ancora quattro uomini armati contro due giovani imberbi.
Kynes non era particolarmente coraggioso: anzi, era prudente. Ma puntava sempre allo scopo. Gli Harkonnen gli stavano massacrando i Fremen. Stavano distruggendo gli strumenti con i quali intendeva trasformare il pianeta! Azionò lo scudo, si lanciò nella mischia e infilzò due degli Harkonnen con lo stocco prima ancora che si fossero accorti che qualcuno li assaliva alle spalle. Schivò un fendente vibratogli da un altro sicario e gli tagliò la gola. Lasciò l’ultimo dei sicari ai due ragazzi Fremen, rivolgendo tutta la sua attenzione al giovanetto al suolo, cercando di salvargli la vita. E gliela salvò… mentre anche il sesto Harkonnen veniva liquidato.
E ora, un bel pasticcio alla trota! I Fremen non sapevano cosa pensare di Kynes. Naturalmente sapevano chi fosse: nessun uomo arriva su Arrakis senza che una completa documentazione su di lui finisca nelle roccaforti dei Fremen. Lo conoscevano: era un servo dell’Imperatore.
E tuttavia, aveva uccìso tre Harkonnen!
Se si fosse trattato di adulti, avrebbero scrollato le spalle e, sia pure con un certo rammarico, avrebbero mandato la sua ombra a raggiungere quella dei sei morti sul terreno. Ma questi Fremen erano giovani inesperti, e sapevano soltanto che avevano contratto un fardello d’acqua con il servo dell’Impero.
Kynes fece la comparsa due giorni dopo in un sietch che si apriva in giù verso il Passo dei Venti. Per lui era del tutto naturale. Parlò ai Fremen dell’acqua, di dune «ancorate», di palme cariche di datteri, di qanat che scorrevano all’aperto attraverso il deserto. Continuò a parlare, a parlare, e nel frattempo, intorno a lui, si era accesa una disputa violentissima di cui Kynes neppure si accorse. Che cosa fare di quel pazzo? Egli conosceva, intanto, la posizione di uno dei maggiori sietch. Che cosa fare, dunque? E come interpretare le sue parole, che parlavano di un paradiso su Arrakis? Parole vane, sciocche. Sa troppo. Ma ha ucciso tre Harkonnen! E il fardello d’acqua? Quando mai abbiamo dovuto qualcosa all’Impero? Ha ucciso tre Harkonnen. Chiunque può uccidere gli Harkonnen. Anch’io ne ho uccisi!
Ma questo suo parlare della fioritura di Arrakis?
Semplice: dov’è l’acqua per farlo?
Lui dice che è qui! E ha salvato tre dei nostri.
Ha salvato tre pazzi che hanno voluto sfidare la potenza degli Harkonnen. E ha visto i cryss!
L’ineluttabile decisione era già nota molte ore prima che venisse espressa a parole. Il tau di un sietch dice sempre ai suoi membri ciò che va fatto, anche la necessità più brutale. Un lottatore esperto fu inviato, con un coltello consacrato, e due Maestri d’Acqua lo seguirono per recuperare l’acqua del corpo. Brutale necessità.
È dubbio se Kynes si sia mai reso conto dell’esistenza di questo suo carnefice. Stava parlando a un gruppo di gente disposta intorno a lui a prudente distanza. Camminava su e giù mentre parlava, girava in tondo gesticolando. Acqua all’aperto! stava dicendo Kynes. Camminare all’aperto senza indossare una tuta distillante. Attingere acqua a una pozza. Arance!
L’accoltellatore lo fronteggiò.
«Scostati» gli disse Kynes, e continuò a parlare di trappole a vento nascoste. Passò accanto al boia, sfiorandolo. La schiena di Kynes si trovò lì, indifesa, per il colpo rituale.
Non si potrà mai sapere, oggi, cosa sia passato per la mente del presunto carnefice. Forse finì per ascoltare le parole di Kynes, e gli credette? Chi lo sa? Ma tutti sanno quello che fece, perché è stato scritto. Si chiamava Uliet, il Vecchio Liet. Uliet avanzò di tre passi e, deliberatamente, cadde sul suo coltello, «eliminando» così se stesso. Suicidio. Qualcuno dice che fu Shai-hulud a spingerlo.
E poi parlate di presagi!
Da quell’istante, a Kynes bastò soltanto muovere il dito e dire: «Andate lì». Intere tribù di Fremen accorsero. Molti uomini e bimbi morirono, ma accorsero ugualmente.
Kynes ritornò al suo lavoro per l’Impero, come direttore delle Stazioni Sperimentali Biologiche. E i Fremen cominciarono ad apparire tra il personale delle stazioni. I Fremen si guardarono intorno. Si stavano infiltrando nel «sistema»: una possibilità che non avevano mai osato prendere in considerazione. Strumenti cominciarono a scomparire nelle stazioni e ricomparvero nelle caverne sietch: specialmente lame laser, impiegate a scavare bacini di raccolta e buche per le trappole a vento.
L’acqua cominciò a raccogliersi nei bacini.
Fu chiaro ai Fremen che Kynes non era completamente pazzo, ma comunque abbastanza pazzo da essere considerato santo. Divenne uno degli Umma, della fratellanza dei profeti. L’ombra di Uliet fu elevata al Sadus, la moltitudine dei giudici celesti.
Kynes, l’onesto, ossessionante Kynes, ben sapeva che una ricerca altamente organizzata non avrebbe cavato un ragno dal buco. Formò dei piccoli gruppi di ricerca, con un regolare interscambio di dati (una sorta di effetto Tansley accelerato), lasciando però che ogni gruppo procedesse per la sua strada. Si accumularono così milioni di piccoli dati. Kynes organizzò soltanto qualche esperimento isolato e scarsamente coordinato, perché ogni gruppo potesse valutare l’effettiva portata delle sue difficoltà.
Campioni degli strati profondi del pianeta furono estratti in tutto il bled. Furono disegnate mappe dettagliate di quelle variazioni del tempo a lungo termine chiamate clima. Si scoprì che nell’immensa fascia racchiusa fra i paralleli 70 nord e sud, le temperature per migliaia di anni non erano mai oscillate al di fuori dell’intervallo tra i 254 e i 332 gradi assoluti, e che in questa fascia esistevano, in potenza, lunghe stagioni di germinazione, con temperature varianti fra i 284 e i 302 gradi assoluti: un autentico paradiso per le piantagioni terrestri… una volta risolto il problema dell’acqua.
E quando mai sarà risolto? chiesero i Fremen. Quando vedremo Arrakis trasformato in un paradiso?
E Kynes, come un maestro che insegnasse a un bambino quanto fa 2 più 2, spiegò: «Fra trecento o cinquecento anni».
Un popolo di levatura inferiore avrebbe urlato di disperazione. Ma i Fremen avevano imparato la pazienza a furia di frustate. Era un periodo un po’ più lungo di quanto avessero preventivato, ma tutti erano ormai convinti che il giorno benedetto sarebbe giunto. Si avvolsero più strettamente nelle sciarpe, e ritornarono al lavoro. Non si sa come, il disappunto aveva reso molto più concreto il concetto di paradiso.
Il problema di Arrakis non era l’acqua, ma l’umidità. Gli animali da allevamento erano rari, quelli domestici quasi sconosciuti. Alcuni contrabbandieri usavano il kulon. un asino del deserto addomesticato, ma il suo costo in acqua era elevatissimo, anche quando agli animali veniva fatta indossare una versione modificata della tuta distillante.
Kynes pensò d’installare impianti chimici di riduzione per recuperare l’acqua dall’idrogeno e dall’ossigeno racchiusi nella roccia nativa, ma il costo dell’energia richiesta era troppo elevato. Le calotte polari (trascurando il falso senso di sicurezza che davano ai pyon come fonti d’acqua) ne contenevano una quantità troppo limitata per questo progetto… e lui già sospettava dove l’acqua si trovasse effettivamente. Crera quel sensibile aumento di umidità alle medie altitudini e in certi venti. C’era quell’indicazione di fondamentale importanza data dalla composizione dell’aria: ossigeno 23 per cento, azoto 75,4 percento, anidride carbonica 0,023 per cento, e tracce di altri gas.
C’era una rara pianta nativa che cresceva sopra i 2500 metri, nelle zone temperate dell’emisfero nord. Un tubero lungo due metri che conteneva mezzo litro d’acqua. E c’erano le piante dei deserti terrestri: le più resistenti mostravano di poter prosperare se erano piantate in depressioni rivestite di condensatori di rugiada.
Poi Kynes scoprì il pan salato.
Il suo ornitottero, mentre volava fra due stazioni molto lontane nel bled, fu trascinato fuori rotta da un uragano. Quando l’uragano cessò, vide il pan: una gigantesca depressione ovale che si estendeva per circa trecento chilometri lungo l’asse maggiore, una luccicante sorpresa bianca nel deserto sconfinato. Kynes atterrò, e saggiò la superficie del pan ripulita dalle tempeste.
Sale.
Ossia, la certezza.
Su Arrakis c’era stata acqua all’aperto, un tempo. Cominciò a riesaminare le testimonianze dei pozzi asciutti, dove rivoli d’acqua erano comparsi dalla trivellazione e poi svaniti, per non ritornare mai più.
Kynes mise subito al lavoro i Fremen che aveva appena addestrato come limnologi: la traccia più importante era costituita da frammenti schiumosi trovati a volte tra le sostanze mescolate alla spezia dopo una esplosione. Questi erano stati attribuiti a un’immaginaria «trota delle sabbie» dalle leggende Fremen. Man mano i fatti si accumulavano fino a divenire prove, si scoprì che esisteva veramente una creatura che spiegava questi frammenti schiumosi, un animale che si muoveva entro le sabbie e che isolava l’acqua in sacche fertili entro gli strati porosi più bassi, al di sotto dell’isoterma dei 280 gradi assoluti.
Questi «ladri d’acqua» morivano a milioni durante una esplosione della spezia. Una variazione di temperatura di cinque gradi bastava a ucciderli. I pochi sopravvissuti s’incistavano in una semi-ibernazione, e riemergevano sei anni più tardi come «piccoli» (circa tre metri di lunghezza) vermi delle sabbie. Soltanto pochi di questi riuscivano a evitare i propri fratelli più grossi e le sacche d’acqua prespezia, per raggiungere la maturità e diventare i giganteschi shai-hulud. (L’acqua è velenosa per lo shai-hulud: i Fremen lo avevano da tempo scoperto annegando il raro «verme smussato» dell’Erg Minore per produrre il narcotico percettivo chiamato Acqua della Vita. Il verme smussato è una forma primitiva di shai-hulud che raggiunge una lunghezza di circa nove metri.)
Ora si era riconosciuta la relazione circolare: dal «piccolo creatore» alla prespezia; il «piccolo creatore» diventa lo shai-hulud; lo shai-hulud dissemina la spezia di cui si nutrono le minuscole creature note come «plancton della sabbia»; il planeton della sabbia, cibo per lo shai-hulud, cresce, si rintana e a sua volta diviene il «piccolo creatore».
Kynes e i suoi distolsero l’attenzione da queste grandi relazioni, e si concentrarono sulla microecologia. Prima di tutto, il clima: la superficie sabbiosa toccava spesso temperature da 344 a 350 gradi assoluti. A trenta centimetri di profondità la temperature poteva essere perfino di 55 gradi inferiore. E a trenta centimetri al di sopra del suolo, di 25 gradi inferiore. Foglie o altre protezioni potevano far guadagnare altri 18 gradi. Poi, le sostanze nutritizie: le sabbie di Arrakis sono principalmente il prodotto della digestione dei vermi; la polvere (il problema onnipresente) è prodotta dal continuo sfregamento della superficie, dalla sabbia che striscia su se stessa. I grani più grossi si trovano sui lati delle dune non battuti dal vento. Il lato esposto al vento è duro e compatto. Le vecchie dune sono gialle (per ossidazione), le più recenti hanno il colore della roccia, generalmente grigio.
I lati delle vecchie dune non esposti al vento furono seminati per primi. I Fremen cominciarono con un’erba mutante, adatta ai terreni poveri e aridi, che produceva fibre strettamente allacciate simili a torba, così da intersecare e «solidificare» le dune privando il vento della sua arma migliore: i granelli pronti a farsi portar via.
Alcune zone d’acclimatazione furono così sviluppate nel lontano sud, dove gli inquisitoli degli Harkonnen non arrivavano. L’erba mutante fu inizialmente piantata sui pendii non esposti delle dune che si trovavano sul cammino dei venti dell’ovest. Una volta «ancorata» la faccia non esposta, l’altra faccia della duna aumentava in altezza, e l’erba veniva man mano disseminata sulla nuova superficie. Lunghe creste sinuose alte più di 1500 metri furono così create.
Quando queste barriere raggiunsero un’altezza sufficiente, i pendii esposti al vento furono seminati con erba a fili larghi, molto più resistente. Ogni struttura con una base sei volte più larga dell’altezza era così divenuta fissa.
Ora si passò alle piante fornite di radici più lunghe. Prima di tutto le effimere (chenopodi, erba porco, amaranti), poi «scope» (equiseti), lupino, eucalipto (della varietà adattata alle regioni nordiche di Caladan), tamerici nani, pini marittimi; e poi le vere piante del deserto: «candelabri», saguaro e cactus. E dov’erano in grado di crescere, introdussero salvia, cipolla, erba piuma del Gobi, alfalfa, «bush», verbena della sabbia, primula, incenso, creosoto…
Poi rivolsero la loro attenzione all’indispensabile vita animale… creature che scavassero il sottosuolo, per aerarlo e renderlo soffice: volpe nana, topo canguro, lepre del deserto, terrapino delle sabbie… e predatori, per controllarne la proliferazione: falco, gufo nano, aquila del deserto; e insetti, per riempire le nicchie ecologiche che questi non potevano raggiungere: scorpioni, centopiedi, ragni, vespe… e pipistrelli che a loro volta li sorvegliassero.
Infine, la prova cruciale: la palma da datteri, il cotone, i meloni, il caffè, le piante medicinali: più di duecento tipi di piante commestibili da sperimentare e adattare.
«Quello che non capisce chi ignora l’ecologia» disse Kynes, «è che si tratta di un sistema. Un sistema! E un sistema ha una certa stabilità fluida che può essere distrutta dal più piccolo passo falso in una singola nicchia. Un sistema dev’essere ordinato, armonizzato da un estremo all’altro. Se qualcosa sbarra il suo corso, l’ordine crolla. Una persona non addestrata può non rendersi conto di un simile collasso finché non è troppo tardi. È per questo che la funzione più importante dell’ecologia è soprattutto capire le conseguenze.»
Erano forse riusciti a edificare un sistema?
Kynes e i suoi aspettavano e osservavano. I Fremen avevano capito perché Kynes avesse previsto cinquecento anni di pazienza.
Un primo rapporto arrivò dai palmeti.
Dove le piantagioni incontrano il deserto, il plancton della sabbia è avvelenato dall’azione combinata delle nuove forme di vita. Incompatibilità proteica. Si sta formando un’acqua velenosa che la vita di Arrakis non accetta. Una zona desolata circonda le piantagioni, e neppure gli shai-hulud vi si avventurano.
Kynes visitò personalmente le piantagioni: un viaggio di venti martellatori (in palanchino, come un ferito o una Reverenda Madre, perché Kynes non era un cavaliere delle sabbie). Esplorò la zona desolata (la cui puzza s’innalzava al cielo) e ne ritornò con un altro dono per Arrakis.
L’aggiunta di zolfo e azoto avrebbe potuto convenire la zona in un terreno particolarmente favorevole alle forme di vita terrestri. Le piantagioni, in tal modo, potevano avanzare a volontà!
«Questo abbrevierà l’attesa?» domandarono i Fremen.
Kynes ritornò alle sue formule planetari. I risultati delle trappole a vento erano già abbastanza sicuri. Si era concesso abbondanti margini di tempo, sapendo che era impossibile delimitare esattamente i problemi ecologici. Una certa quantità di piante doveva essere riservata all’ancoraggio delle dune, un’altra all’alimentazione degli uomini e degli animali, un’altra, infine, doveva imprigionare l’umidità nelle sue radici e indirizzare l’acqua nelle zone asciutte circostanti. A quell’epoca, le zone fredde del bled erano già state circoscritte e riportate sulle carte. Esse entravano ugualmente nelle formule. Perfino gli shai-hulud avevano il loro posto sui grafici. Essi non dovevano assolutamente essere distrutti, perché sarebbe venuta a mancare la ricchezza della spezia. Ma la gigantesca «fabbrica» che era il loro apparato digestivo (con la sua enorme concentrazione di aldeidi e di acidi) era una colossale fonte di ossigeno. Un venne di media grandezza (lungo circa 200 metri) scaricava nell’atmosfera una quantità di ossigeno pari a quella di dieci chilometri quadri di vegetazione.
Bisognava considerare il problema rappresentato dalla Gilda. Già la quantità di spezia offerta perché nessun satellite meteorologico (o qualsiasi altra forma di osservatorio) comparisse nel cielo di Arrakis aveva raggiunto proporzioni enormi.
Né si potevano ignorare i Fremen. I Fremen, con le loro trappole a vento e i loro terreni delimitati irregolarmente. I Fremen, con la loro cultura ecologica di fresca data e il loro sogno di trasformare vaste zone di Arrakis prima in praterie e poi in foreste.
Dai grafici emerse un risultato. Kynes lo rese noto. Il tre per cento. Se fossero riusciti a ottenere che il tre per cento delle piante verdi di Arrakis contribuisse alla formazione dei composti di carbonio, avrebbero realizzato un ciclo autosufticiente.
«Ma in quanto tempo?» domandarono i Fremen.
«Oh… Trecento e cinquant’anni» disse Kynes.
Così, era vero quello che Kynes l’Umma aveva detto all’inizio: nessuno di coloro che erano in vita, allora, e neppure i loro nipoti per otto generazioni, l’avrebbero visto. Ma sarebbe accaduto, un giorno.
Il lavoro continuò: costruire, piantare, scavare, addestrare i bambini.
E poi, Kynes l’Umma morì nel crollo del Bacino Plastico.
A quell’epoca suo figlio, Liet-Kynes, aveva diciannove anni: un vero Fremen e cavaliere delle sabbie, che aveva ucciso più di cento Harkonnen. Il contratto imperiale, che il vecchio aveva chiesto per suo figlio, gli fu trasmesso normalmente. La rigida strutture che regolava il faufreluches funzionava perfettamente anche su Arrakis. Il figlio era stato addestrato alla scuola del padre.
Da quel momento la via era ormai segnata e gli ecologi Fremen dovevano soltanto seguirla. A Liet-Kynes era sufficiente osservarli e non perdere di vista gli Harkonnen… Fino al giorno in cui il pianeta dovette subire un Eroe.
Prima dell’arrivo di Muad’Dib, i Fremen di Arrakis praticavano una religione le cui radici, come ogni studioso può chiaramente vedere, affondavano nel Saari Maomettano. Molti hanno fatto notare, però, la varietà di elementi presi a prestito anche da altre religioni. L’esempio più noto è l’Inno dell’Acqua, copiato direttamente dal Manuale Liturgico Cattolico Orangista: l’invocazione della pioggia che non si è mai vista su Arrakis. Inoltre vi sono profondi punti di contatto fra il Kitab al-Ibar dei Fremen e gli insegnamenti della Bibbia, dell’Ilm e del Fiqh.
Qualsiasi confronto fra le credenze religiose dominanti nell’Impero al tempo di Muad’Dib deve tenere presenti le grandi forze spirituali che hanno plasmato tali credenze:
1. I seguaci dei Quattordici Saggi, il cui libro sacro era la Bibbia Cattolica Orangista e le cui convinzioni sono espresse nei Commentali e negli altri libri prodotti dalla Commissione dei Traduttori Ecumenici (C.T.E.).
2. Le Bene Gesserit, le quali privatamente negavano di essere un ordine religioso, ma che operavano dietro uno schermo quasi impenetrabile di misticismo rituale, e il cui addestramento, simbolismo, organizzazione, e i cui metodi d’insegnamento interni erano quasi completamente religiosi.
3. La classe dominante, agnostica (compresa la Gilda), per la quale la religione era soltanto una forma di spettacolo per divertire il popolo e mantenerlo docile. Essa credeva essenzialmente che tutti i fenomeni, perfino quelli religiosi, potessero essere ridotti a spiegazioni meccanicistiche.
4. I cosiddetti Antichi Insegnamenti (compresi quelli conservati dai nomadi Zensunni e presi dal primo, secondo e terzo Movimento Islamico); il Navacristianesimo di Chusuk, le Varianti Buddislamiche dei tipi dominanti su Lankiveil e Sikum, le Miscellanee dei Mahayana Lankavatara, lo Zen Hekiganshu di Delta Pavoins III, gli Zabur Tawrah e Talmudico che sopravvivevano su Salusa Secundus, il penetrante Rituale Obeah, il Muadh Quran con i suoi Ilm e Fiqh preservatisi puri fra i coltivatori di riso pundi di Caladan, le sette Hindu che si trovano un po’ dappertutto nell’universo in piccole collettività di pyon isolati, e infine il Jihad Butleriano.
C’è però una quinta forza che ha dato origine a credenze religiose, ma il suo effetto è così universale e profondo che merita di essere citata separatamente.
Si tratta, naturalmente, dei viaggi spaziali… e in ogni analisi della religione essi meritano di essere scritti così:
Gli spostamenti dell’umanità attraverso lo spazio hanno dato un’impronta inconfondibile alla religione durante i centodieci secoli che hanno preceduto il Jihad Butleriano. Tanto per cominciare, i primi viaggi spaziali, anche se assai diffusi, erano per la maggior parte lenti, sregolati e incerti. E, prima del monopolio della Gilda, si svolgevano confusamente in mille modi diversi. Le prime esperienze spaziali, sulle quali circolavano poche informazioni, estremamente distorte, favorivano le più sfrenate tendenze alla speculazione mistica.
Quasi subito, lo spazio aveva dato un altro senso, o un sapore diverso, all’idea della Creazione. Questa differenza può essere rilevata perfino nei più alti vertici conseguiti dalla religione in quel periodo. Attraverso l’intero universo religioso, il senso del sacro era stato contaminato dall’anarchia delle tenebre dello spazio.
Era come se Zeus, e tutte le altre forme discese da lui, si fossero ritirati nel grembo della tenebra primordiale per essere sostituiti da un’immanenza femminile permeata di ambiguità, e dal volto composto d’innumerevoli terrori.
Le antiche formule si mescolavano, si combinavano insieme quasi che si fossero adattale alle necessità delle nuove conquiste e ai nuovi simboli araldici. Fu una continua interazione tra le bestie demoniache da un lato e gli antichi esorcismi e le invocazioni dall’altro.
Non vi fu mai un taglio netto.
Si dice che durante questo periodo la Genesi sia stata reinterpretata, portando Dio ad affermare: «Crescete e moltiplicatevi, e riempite l’universo; sottoponetelo al vostro imperio, e dominate qualsiasi forma per quanto strana di bestia o creatura che viva sulle infinite terre e sotto di esse».
Fu un’epoca in cui i poteri delle streghe erano autentici. E per valutare quanto lo fossero, basta considerare come non si siano mai vantate apertamente di tenere in mano lo scettro.
Poi vi fu il Jihad Butleriano: due generazioni di caos. Le masse rovesciarono il dio della logica delle macchine e s’impose un nuovo concetto:
«L’uomo non può essere sostituito».
Le due generazioni di violenza costituirono una pausa talamica nella storia dell’umanità. Gli uomini volsero lo sguardo ai propri dèi e ai loro rituali e videro che entrambi erano inquinati dalla più terribile delle somme algebriche: paura più ambizione.
Esitanti, i capi di religioni che, per il tramite dei loro seguaci, avevano sparso il sangue di miliardi di altri esseri umani si incontrarono per scambiarsi i rispettivi punti di vista. Tale passo era incoraggiato dalla Gilda Spaziale, che stava incominciando a giungere al monopolio nel campo dei viaggi interstellari, e dal Bene Gesserit, che stava mettendo al bando le streghe.
Questi primi incontri ecumenici diedero l’avvio a due importanti sviluppi:
1. Il riconoscimento che tutte le religioni avevano almeno un comandamento in comune: «Non sfigurare l’anima».
2. La Commissione dei Traduttori Ecumenici.
La C.T.E. si riunì in un’isola neutrale della Vecchia Terra, il fertile terreno di semina di tutte le religioni ancestrali. S’incontrarono «nella comune convinzione dell’esistenza di un Ente Divino nell’Universo». Ogni fede che avesse più di un milione di seguaci vi era rappresentata, e, sorprendentemente, raggiunsero subito l’accordo per una dichiarazione comune di scopi:
«Siamo qui per eliminare una delle grandi armi delle dispute religiose: la pretesa di essere gli unici a possedere l’autentica, la sola Rivelazione».
Il giubilo sollevato dal «profondo accordo» si rivelò prematuro. Per più di un anno standard, questa dichiarazione fu l’unica cosa che fu emanata dalla C.T.E… Il ritardo cominciò a suscitare aspri commenti. I menestrelli componevano canzoni mordaci sui centoventuno «Vecchi Pazzi», come finirono per essere soprannominati i delegati della C.T.E. Una delle canzoni, «Brown riposa», è stata rispolverata in diverse epoche, e anche oggi è popolare:
«Guarda Brown che riposa…
E la tragedia
Di tutti questi
Pazzi? Tutti questi Pazzi?
Così pigri… pigri, ragazzi.
Una vita d’inedia.
Suona solo l’ora
Del Mio Signor Sandwich?»
Occasionalmente, si spargevano voci su quello che era stato discusso durante le sessioni della C.T.E… Si diceva che stessero confrontando i testi, e qualche irresponsabile li nominò. Le voci, puntualmente, provocavano ribellioni antiecumeniche, e naturalmente fornivano materiale per nuove sferzate.
Passarono due anni… tre anni.
I commissari (nove, presenti all’origine, erano morti, e quindi erano stati sostituiti), interruppero i lavori per consentire che i sostituti s’insediassero ufficialmente, e annunciarono che stavano preparando un libro dal quale sarebbero stati estirpati tutti i sintomi patologici delle passate religioni.
Dissero, anzi, che «stavano forgiando uno strumento d’amore dalla musica universale».
Molti giudicano assai strano che proprio tale dichiarazione abbia scatenato le peggiori violenze antiecumeniche. Venti delegati furono richiamati dalle rispettive congregazioni. Uno si suicidò, rubando una fregata spaziale e tuffandosi nel Sole.
Gli storici ritengono che le rivolte siano costate ottanta milioni di vite. Questo significa seimila circa per ogni pianeta allora appartenente alla Lega del Landsraad. Considerata l’epoca, non è una stima eccessiva, anche se ogni pretesa di fornire cifre esatte resterà sempre, per l’appunto, solo una pretesa. L’interscambio di comunicazioni fra i mondi toccò il livello più basso.
I menestrelli, ovviamente, erano ribaldi più che mai. In una commedia musicale dell’epoca, uno dei delegati della C.T.E. sedeva su una spiaggia ricoperta di sabbia candida, sotto un palmeto, e cantava:
«Grazie a Dio, alle donne e allo splendor dell’amore
Ci divertiamo quaggiù senza paura o timore.
Menestrello! Menestrello, intona un’altra melodia
Grazie a Dio, alle donne e allo splendor dell’amore!»
Sommosse e commedie sono semplicemente i sintomi di un’epoca, ma sono profondamente rivelatori. Tradiscono il tono psicologico, le profonde incertezze… e il desiderio di qualcosa di meglio, e la paura che da tutto ciò non sortisca un bel niente!
Le più efficaci barriere contro l’anarchia, in quel periodo, furono la Gilda, allora in embrione, il Bene Gesserit e il Landsraad, che proseguiva i suoi regolari incontri da più di 2000 anni, nonostante gravi ostacoli. La parte avuta dalla Gilda è chiara: fornì il trasporto gratuito a quanti avevano a che fare con il Landsraad e la C.T.E. Il ruolo del Bene Gesserit è più oscuro. Fu certamente in quell’epoca che consolidò il suo potere sulle streghe, esplorò il campo dei narcotici più raffinati, sviluppò il prana-bindu, addestrò e organizzò la Missionaria Protectiva, quel suo «braccio nero» della superstizione. Ma è anche il periodo in cui fu composta la Litania contro la Paura e fu compilato il Libro di Azhar, quella meraviglia bibliografica che preserva i grandi segreti delle fedi più antiche.
L’unico commento possibile è forse quello di Ingsley:
«Furono tempi di grandi paradossi».
La C.T.E., comunque, continuò a lavorare per quasi sette anni. E all’avvicinarsi del suo settimo anniversario, preparò l’universalità degli uomini a uno storico annuncio.
Il giorno del settimo anniversario fu presentata la Bibbia Cattolica Orangista.
«Eccovi un’opera di grande dignità e significato» dichiararono. «Ecco come l’umanità può acquistare la consapevolezza di sé come parte della totalità della creazione divina.»
Gli uomini della C.T.E. furono paragonati ad «archeologi delle idee», ispirati da Dio nella grandiosità della riscoperta. Si affermò che avevano riportato alla luce «la vitalità dei grandi ideali sepolti nella polvere dei secoli», che avevano «acuito gli imperativi morali che sgorgano dalla coscienza religiosa».
Con la Bibbia C.O., la C.T.E. presentò il Manuale Liturgico e i Commentali (sotto molti aspetti, lavoro ancora più notevole, non solo per la brevità — erano grossi meno della metà della Bibbia C.O. — ma anche per il candore e la mescolanza di pietà e giustizia).
L’inizio è un ovvio appello ai governanti agnostici:
«Gli uomini, che non hanno trovato risposta al sunnah (le diecimila domande religiose del Shari-ah), si servono ora della propria ragione. Tutti gli uomini desiderano essere illuminati. La religione è la più antica e onorevole via attraverso la quale gli uomini si sono sforzati di discernere la ragione che permea di sé l’universo di Dio. Gli scienziati cercano le leggi che regolano gli eventi. È compito della religione indicare il posto dell’uomo in queste leggi».
I Commentari, tuttavia, si concludevano con un tono aspro, che adombrava il loro destino:
«Molto di ciò che finora è andato sotto il nome di religione conteneva in sé un atteggiamento d’inconscia ostilità verso la vita. La vera religione deve insegnare che la vita è colma di gioie che rallegrano l’occhio di Dio, e che la conoscenza senza l’azione è vuota. Ciascuno deve accorgersi che l’insegnamento di una religione solo per mezzo di regole ed esempi altrui è un imbroglio. Un insegnamento giusto e corretto si riconosce facilmente. S’intuisce subito, perché risveglia in te una sensazione di qualcosa che hai sempre conosciuto».
Vi era una strana sensazione di calma mentre i torchi e le stampatrici shiga funzionavano a pieno ritmo, e la Bibbia C.O. si diffondeva attraverso i mondi. Alcuni l’interpretarono come un segno di Dio. Un presagio di unità.
Ma gli stessi delegati della C.T.E. mostrarono quanto tale unità fosse fittizia, non appena rientrarono nelle rispettive congregazioni. Diciotto furono linciati nel giro di due mesi. Cinquantatré disconobbero il contenuto della Bibbia nel giro di un anno.
La Bibbia C.O. fu denunciata come il prodotto dell’«intelletto insolente». Si disse che le sue pagine rigurgitassero di appelli alla logica, troppo seducenti. Cominciarono ad apparire versioni rivedute adattate alla bigotteria popolare. Queste revisioni si basavano su simbolismi già accettati (Croce, Mezzaluna, Piume e Sonagli i Dodici Santi, il Buddha e così via) e ben presto fu evidente che le antiche superstizioni e credenze non erano state affatto assorbite dal nuovo ecumenismo.
L’etichetta data da Halloway ai sette anni di sforzi della C.T.E., «Determinismo Galattofasico», fu ripresa avidamente da miliardi di individui che interpretarono le iniziali D.G. come «Dannati Giuda».
Sembra che il presidente della C.T.E. Toure Bomoko, un Ulema degli Zensunni e uno dei quattordici delegati che non confutarono mai la Bibbia C.O. (i «Quattordici Saggi» della storia popolare) abbia ammesso alla fine che la C.T.E. si era sbagliata:
«Non avremmo mai dovuto cercare di creare nuovi simboli» disse. «Avremmo dovuto renderci conto che non era nostro compito introdurre incertezze nelle credenze accettate, che non era nostro compito suscitare curiosità sulla natura di Dio. Ogni giorno ci troviamo di fronte alla terribile instabilità delle cose umane, e tuttavia permettiamo che le nostre religioni diventino più rigide e controllate, più conformiste e oppressive. Cos’è mai quest’ombra che attraversa la grande strada del Comandamento Divino? È un avvertimento che le istituzioni resistono, che i simboli resistono anche quando hanno smarrito ogni significato e che è impossibile concentrare in un’unica opera tutta la conoscenza.»
L’amaro, duplice significato di questa «ammissione» non sfuggì ai nemici di Bomoko, il quale, non molto tempo dopo, fu costretto a fuggire in esilio; la sua vita fu legata all’impegno della Gilda di non rivelare il luogo del suo rifugio. Si narra che morì su Tupile, onorato e amato. Le sue ultime parole furono: «La religione dev’essere sempre uno sfogo per gente che dice a se stessa: ’Non sono il tipo di persona che voglio essere’. Guai a lasciare che si corrompa tra gente soddisfatta di sé!»
È bello pensare che Bomoko abbia afferrato il valore profetico delle proprie parole: «Le istituzioni resistono». Novanta generazioni dopo, la Bibbia C.O. e i Commentari avevano impregnato di sé l’intero universo religioso.
Quando Paul Muad’Dib si fermò ad appoggiare la mano destra alla roccia santuario che racchiudeva il cranio di suo padre (la mano destra dei benedetti, non la sinistra dei dannati!), citò parola per parola «L’eredità di Bomoko».
«Tu che ci hai sconfitto, dì a te stesso che Babilonia è caduta e le sue opere rovesciate. Io ti dico che la prova dell’uomo non è ancora finita, ogni uomo è in piedi, nel suo personale banco degli accusati. Ogni uomo è una piccola guerra.»
I Fremen, parlando di Muad’Dib, dicevano che era simile ad Abu Zide, le cui fregate avevano sfidato la Gilda ed erano arrivate laggiù e ripartite in un giorno solo. Laggiù, in un simile contesto, è tolto di peso dalla mitologia dei Fremen e significa la terra dello spirito rhu, l’Alam al-Mithal dove tutte le limitazioni sono state tolte.
Il parallelo fra questo e lo Kwisatz Haderach è evidente. Lo Kwisatz Haderach, al quale la Sorellanza B.G. cercò di arrivare per mezzo del suo programma genetico, veniva interpretato come «La Via più Breve» o «Colui che può essere in due luoghi nello stesse tempo».
Ma si può dimostrare che entrambe queste interpretazioni derivano direttamente dai Commentari: «Quando la legge e il dovere religioso sono uno solo, il tuo Sé racchiude l’universo».
Di se stesso, Muad’Dib disse: «Io sono una rete nel mare del tempo, io posso pescare nel futuro e nel passato. Io sono una membrana mobile alla quale non può sfuggire nessuna possibilità».
Questi pensieri si equivalgono e riecheggiano nel Kalima 22 della Bibbia C.O., dov’è scritto: «Che un pensiero sia espresso o no con parole, esso è una cosa reale; ha il potere della realtà».
Appunto leggendo i commentari dello stesso Muad’Dib, «I Pilastri dell’Universo», come vengono interpretati dai suoi religiosi, i Qizara Tafwid, vediamo quale sia il suo vero debito nei confronti della C.T.E. e dei Fremen-Zensunni.
Muad’Dib: «La legge e il dovere sono una cosa sola; così sia. Ma ricordati queste limitazioni: Non sei mai pienamente consapevole di te stesso. Sei sempre immerso nel tau comunitario. Sei sempre meno di un individuo».
Bibbia C.O.: identiche parole (Rivelazioni, 61).
Muad’Dib. «La religione partecipa spesso del mito del progresso che ci protegge dai terrori dell’incertezza dell’avvenire».
Commentari della C.T.E.: identiche parole. (Il Libro di Azhar fa risalire quest’affermazione a uno scrittore religioso del primo secolo, Nashou, tramite una parafrasi.)
Muad’Dib: «Se un fanciullo o una persona non addestrata, ignorante o folle causano turbamenti, la colpa è delle autorità che non hanno saputo prevedere e prevenire questi turbamenti».
Bibbia C.O.: «Ogni peccato può essere attribuito, almeno in parte, a una cattiva tendenza naturale, e questa è un’attenuante che può essere accettata da Dio». (Il Libro di Azhar la fa risalire all’antico Tawra Semitico.)
Muad’Dib: «Tendi la mano e cibati di quello che Dio ti ha dato, e quando sarai sazio loda il Signore».
Bibbia C.O.: una parafrasi con identico significato. (Il Libro di Azhar la fa risalire, in una forma leggermente diversa, al Primo Isiam.)
Muad’Dib: «La gentilezza è l’inizio della crudeltà».
Kitab al-Ibar (dei Freinen): «Il peso di un Dio tenero e gentile fa paura. Dio non ci ha forse dato un sole che brucia (Al-Lat)? Dio non ci ha forse dato le Madri dell’Umidità (Le Reverende Madri)? Dio non ci ha forse dato Shaitan (Iblis, Satana)? E Shaitan non ci ha forse dato la sofferenza della velocità?»
(Questa è l’origine del detto Fremen: «La velocità viene da Shaitan». Infatti per ogni cento calorie generate nello sforzo — la velocità — dal corpo evaporano circa sei once di sudore. La parola Fremen per «sudore» è bakku, lagrime, e può tradursi così: «L’essenza della vita che Shaitan spreme dalle vostre anime».)
L’arrivo di Muad’Dib è stato definito «religiosamente tempestivo» da Koneywell, ma la tempestività aveva assai poco a che fare con questo. Come lo stesso Muad’Dib disse: «lo sono qui, perciò…»
È tuttavia indispensabile per capire l’influsso religioso di Muad’Dib non perdere mai di vista un fatto: i Fremen erano gente del deserto, abituata da generazioni a vivere in ambienti ostili. Non è difficile piombare nel misticismo quando ogni istante in più di sopravvivenza dev’essere duramente guadagnato. «Voi siete qui, perciò…»
Con una simile tradizione, la sofferenza è accettata: magari come una punizione inconscia, comunque è accettata. Ed è bene notare che i rituali dei Fremen non indulgono quasi mai ai sentimenti di colpa. Questo non dipende necessariamente dal fatto che per loro legge e religione erano l’identica cosa, facendo della disobbedienza un peccato. Sarebbe più giusto dire che essi si liberavano facilmente di ogni complesso di colpa perché la loro stessa sopravvivenza quotidiana richiedeva decisioni brutali (spesso mortali) che, in un mondo meno ostile, avrebbero prodotto sentimenti di colpa insopportabili.
Questa, senza dubbio, è la ragione principale della grande incidenza della superstizione nei Fremen (anche trascurando il contributo della Missionaria Protectiva). Perché il sibilo delle sabbie è un presagio? Perché ci si fa il segno del pugno al sorgere della prima luna? La carne di un uomo gli appartiene e la sua acqua appartiene alla tribù… e il mistero della vita non è un problema da risolvere, ma una realtà da sperimentare. I presagi servono a farcelo ricordare. E poiché siamo qui, e abbiamo la religione, alla fine la vittoria non potrà sfuggirci.
Proprio come il Bene Gesserit aveva insegnato per secoli, prima d’entrare in conflitto con i Fremen:
«Quando religione e politica viaggiano sullo stesso carro, e il carro è guidato da un santo vivente (baraka), niente può resistere sul loro cammino».
(Estratto dal Sommario preparato dai suoi stessi agenti, subito dopo i Fatti di Arrakis, su richiesta di Lady Jessica. La sincerità di questa relazione ne fa un documento di valore eccezionale.)
Poiché il Bene Gesserit aveva operato per secoli dietro la sua facciata di Scuola semi-mistica, portando avanti allo stesso tempo il suo programma di selezione genetica fra gli umani, siamo propensi ad attribuirgli un rilievo assai maggiore di quanto esso effettivamente meriti. Il suo «esame dei dati», in occasione dei Fatti di Arrakis, mostra la profonda ignoranza del Bene Gesserit stesso su quale fosse il proprio ruolo.
Si potrebbe obiettare che il Bene Gesserit era in grado di esaminare soltanto i fatti ad esso accessibili, e che non aveva potuto avvicinare direttamente il profeta Muad’Dib. Ma la Scuola era riuscita a superare ben altri ostacoli: i suoi errori, a tale proposito, sono molto gravi.
Il programma del Bene Gesserit era quello di selezionare geneticamente una persona che essi chiamavano «Kwisatz Haderach», espressione che significa «colui che può essere in molti luoghi contemporaneamente». In altre parole, cercavano di produrre un essere i cui poteri mentali gli consentissero di capire e usare le dimensioni di ordine superiore.
Cercavano di produrre un super Mentat, un computer umano con alcune delle facoltà di preveggenza che si riscontrano fra i navigatori della Gilda. Ora, considerate attentamente questi fatti:
Muad’Dib, nato Paul Atreides, era figlio del Duca Leto, un uomo la cui genealogia era stata osservata con cura per più di mille anni. La madre del Profeta, Lady Jessica, era figlia naturale del Barone Vladimir Harkonnen e portatrice di caratteri genetici la cui suprema importanza per il programma di selezione era nota da quasi duemila anni. Era una Bene Gesserit, allevata e addestrata come tale, e sarebbe dovuta essere uno strumento volontario per il progetto.
A Lady Jessica era stato ordinato di generare una figlia Atreides. I piani prevedevano che questa figlia si sarebbe unita a Feyd-Rauth Harkonnen, nipote del Barone Vladimir: c’era grande probabilità che ne nascesse uno Kwisatz Haderach. Invece, per ragioni che lei stessa confessa di non aver mai capito chiaramente, la concubina Lady Jessica si oppose agli ordini e generò un figlio.
Già questo avrebbe dovuto mettere in guardia il Bene Gesserit: una variante imprevedibile poteva essersi inserita nel suo schema. Ma vi furono altre indicazioni, molto più importanti, che esso praticamente ignorò:
1. Sin da piccolo, Paul Atreides mostrò di saper predire il futuro. Era noto che egli aveva visioni che si rivelavano esatte, penetranti e che sfidavano ogni spiegazione quadridimensionale.
2. La Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam, la Veggente Bene Gesserit che verificò l’umanità di Paul quando questi aveva quindici anni, testimoniò che il ragazzo aveva sopportato l’agonia più di qualsiasi altro essere umano fino a quel giorno. Tuttavia, il suo rapporto trascurò tale fatto!
3. Quando la famiglia degli Atreides si trasferì su Arrakis, i Fremen salutarono il giovane Paul come un profeta: «La Voce di un Altro Mondo». Il Bene Gesserit sapeva perfettamente che un pianeta sottoposto ai massimi rigori come Arrakis, con i suoi sterminati deserti, la totale mancanza d’acqua sulla superficie, l’accentuazione delle più primitive necessità di sopravvivenza, finisce inevitabilmente per produrre un’alta percentuale di sensitivi. Eppure, tanto la reazione dei Fremen quanto l’ovvia presenza della spezia nel cibo di Arrakis furono trascurati dagli osservatori Bene Gesserit.
4. Quando gli Harkonnen e i soldati fanatici dell’Imperatore Padiscià rioccuparono Arrakis, uccidendo il padre di Paul e la maggior parte dei soldati Atreides, Paul e sua madre sparirono. Ma quasi subito si sparse la voce della presenza di un nuovo capo religioso Fremen: un uomo chiamato Muad’Dib, anch’egli salutato come «La Voce di un Altro Mondo». Nei rapporti si affermava chiaramente che Muad’Dib era accompagnato da una nuova Reverenda Madre e Sayyadina del Rito «la quale è la donna che lo ha generato». I dati disponibili al Bene Gesserit dicevano chiaramente che la leggenda si esprimeva nei confronti del Profeta dei Fremen con queste precise parole: «Nascerà da una Bene Gesserit».
(Si potrebbe obiettare che il Bene Gesserit inviò la sua Missionaria Protectiva su Arrakis molti secoli prima a piantare i semi di una simile leggenda, come misura prudenziale nel caso che un membro della scuola rimanesse intrappolato laggiù e avesse avuto bisogno di un rifugio, e che questi racconti di una «Voce di un Altro Mondo» dovevano essere ignorati poiché erano la consueta astuzia del Bene Gesserit. Ma questo sarebbe valido solo ammettendo che il Bene Gesserit avesse visto giusto, quando aveva ignorato gli altri indizi su Paul Muad’Dib.)
5. Quando scoppiarono i «Fatti di Arrakis», la Gilda Spaziale cercò di trattare con il Bene Gesserit. La Gilda lasciò intendere che i suoi navigatori, i quali usano la spezia di Arrakis per ottenere la loro limitata preveggenza, indispensabile a dirigere le astronavi nel vuoto, erano «preoccupati per il futuro» oppure «vedevano insorgere gravi problemi all’orizzonte». Questo significava soltanto che essi avevano visto una relazione, un nodo d’incontro d’innumerevoli, delicate decisioni, oltre le quali il sentiero del tempo era nascosto alla loro preveggenza. Questa era una chiara indicazione della presenza di un’entità indeterminata, capace di interferire nelle dimensioni di ordine superiore!
(Alcuni membri del Bene Gesserit si erano già resi conto, da tempo, che la Gilda non poteva interferire direttamente con la fonte vitale della spezia, poiché i suoi navigatori — nel loro modo scarsamente efficiente — dovevano affrontare dimensioni di ordine superiore, almeno quanto bastava a capire che il minimo passo falso compiuto su Arrakis sarebbe potuto risultare catastrofico. In particolare, era noto che il più piccolo tentativo dei navigatori della Gilda di assumere il controllo diretto della spezia avrebbe causato un disastro. L’ovvia conclusione era che qualcuno, i cui poteri appartenevano a un ordine ancora più elevato, stava già assumendo il controllo della fonte della spezia, e tuttavia il Bene Gesserit non se ne accorse affatto!)
Di fronte a questi fatti, è inevitabile pensare che lo stesso inefficace comportamento del Bene Gesserit in tutto l’accaduto sia stato il prodotto di un ordine ben più alto, assolutamente al di fuori della sua portata!
(Estratti scelti delle Case Nobili)
Shaddam IV (10134–202) L’Imperatore Padiscià, 81° della sua dinastia (Casa di Corrino) a occupare il Trono del Leone Dorato, regnò dal 10156 (data in cui il padre, Elrood IX, morì di chaumurky) finché nel 10196 fo sostituito dalla Reggenza, nel nome della figlia primogenita, Irulan. Il suo regno è noto soprattutto per la Ribellione di Arrakis, della quale gli storici incolpano i divertimenti, la pompa e il lusso che caratterizzarono le cerimonie ufficiali di Shaddam IV. Gli ufficiali col rango di Burseg furono raddoppiati nei primi sedici anni del suo regno, ma gli stanziamenti per l’addestramento dei Sardaukar diminuirono gradualmente durante i trent’anni che precedettero la Ribellione di Arrakis. Ebbe cinque figlie (Irulan, Chalice, Wensicia. Josifa e Rugi) e nessun figlio maschio legittimo. Quattro delle figlie lo accompagnarono, quando si ritirò. La moglie, Anirul, una Bene Gesserit di Rango Segreto, morì nel 10176.
Leto Atreides (10140–91) Cugino dei Corrino da parte femminile, spesso è chiamato il Duca Rosso. La Casa degli Atreides dominò Caladan come feudo planetario per venti generazioni, finché non fu spinta a trasferirsi su Arrakis. È noto soprattutto in quanto padre del Duca Paul Muad’Dib, l’Umma Reggente. I resti mortali del Duca Leto occupano la «Tomba del Teschio» su Arrakis. La sua morte si dice portata dal tradimento di un medico Suk: la responsabilità della morte viene attribuita al Barone Siridar Vladimir Harkonnen.
Lady Jessica (On. Atreides: 10154–256) Figlia naturale (informazione Bene Gesserit) del Barone Siridar Vladimir Harkonnen. Madre del Duca Paul Muad’Dib. Diplomata della Scuola Bene Gesserit su Wallach IX.
Lady Alia Atreides (10191– ) Figlia legittima del Duca Leto Atreides e della sua concubina ufficiale Lady Jessica. Lady Alia nacque su Arrakis circa otto mesi dopo la morte del Duca Leto. L’esposizione prenatale a un narcotico capace di alterare lo «spettro percettivo» è la ragione per cui in ogni documento del Bene Gesserit si parla di lei come della «Maledetta». È nota nella storia popolare come «Santa Alia» o «Santa Alia del Coltello». (Per notizie più dettagliate, vedi Santa Alia, cacciatrice di un miliardo di mondi, di Pander Oulson.)
Vladimir Harkonnen (10110–93) Chiamato comunemente Barone Harkonnen, il suo titolo ufficiale è quello di Barone Siridar (governatore planetario). Vladimir Harkonnen è un diretto discendente in linea maschile del Bashar Abulurd Harkonnen, esiliato per codardia dopo la battaglia di Corrin. Il ritorno al potere degli Harkonnen è generalmente attribuito a un’astuta manipolazione del mercato delle pellicce di balena; più tardi lo consolidarono con la ricchezza ricavata dal melange di Arrakis. Il Barone Siridar morì su Arrakis durante la Ribellione. Il titolo passò, per un brevissimo periodo, al na-Barone Feyd-Rautha Harkonnen.
Conte Hasimir Fenring (10133–225) Cugino della Casa di Corrino per parte femminile, fu compagno d’infanzia di Shaddam IV (la Pseudostoria dei Corrino, dai più discreditata, riporta il curioso detto secondo cui Fenring fu responsabile del chaumurky che uccise Elrood IX). Tutti gli storici concordano nell’affermare che Fenring fu l’unico amico intimo che Shaddam IV abbia avuto. Le mansioni imperiali affidate al Conte Fenring compresero quella di Agente Imperiale su Arrakis durante il regime degli Harkonnen, e più tardi quello di Siridar in Absentia di Caladan. Accompagnò Shaddam IV nell’esilio su Salusa Secundus.
Conte Glossu Rabban (10132–93) Glossu Rabban, Conte di Lankiveil, era il nipote primogenito di Vladimir Harkonnen. Glossu Rabban e Feyd-Rautha Rabban (che prese il nome Harkonnen quando fu prescelto per la successione del Barone Siridar) erano figli legittimi del fratellastro più giovane del Barone Siridar, Abulurd. Abulurd aveva rinunciato al nome Harkonnen e a tutti i diritti che gli derivavano dal titolo quando gli era stato affidato il governatorato del sottodistretto di Rabban-Lankiveil. Rabban era un nome che gli spettava per discendenza femminile.
Nello studio dell’Impero, di Arrakis e di tutta la cultura da cui scaturì Muad’Dib s’incontrano numerose parole poco usate. Nel lodevole scopo di accrescere la comprensione, sono qui fornite definizioni e spiegazioni.
Aba: mantello ampio e sciolto, di solito nero, indossato dalle donne Fremen.
Abisso di polvere: un qualsiasi profondo crepaccio o depressione di Arrakis riempito di polvere e in tutto uguale, in apparenza, al terreno circostante: costituisce una trappola mortale perché uomini e animali possono sprofondarvi e soffocare. (Vedi Sabbia, marea di.)
Ach: «Gira a sinistra», richiamo dei timonieri di vermi.
Acqua della vita: uno dei veleni «illuminanti» (vedi Reverenda Madre). In particolare, il liquido secreto da un venne delle sabbie (vedi Shai-Hulud) nel momento della sua morte per annegamento: nel corpo di una Reverenda Madre si trasforma nel narcotico che provoca l’orgia tau del sietch. Una droga psicotropica che ha l’effetto di estendere lo spettro percettivo.
Acqua, disciplina d’: il duro addestramento che abitua gli abitanti del deserto di Arrakis a vivere senza sprecare umidità.
Acqua, fardello d’: un obbligo mortale (termine Fremen).
Acqua, maestro d’: un Fremen che è stato consacrato a celebrare i riti dell’acqua e dell’Acqua della Vita.
Acqua, misure d’: anelli metallici di varia grandezza, ognuno dei quali corrisponde a una specifica quantità d’acqua pagabile dalle riserve dei Fremen. Queste misure hanno un significato profondo, che va molto al di là dell’idea di denaro, in particolare nei riti della nascita, della morte e del corteggiamento.
Acqua, tubo dell’: un qualsiasi tubo di tuta o di tenda distillante che convogli l’acqua recuperata fino a una tasca di raccolta, o da essa alla bocca.
Adab: la memoria ossessiva che si risveglia non richiesta.
Addestramento: questa parola comune assume un significato del tutto particolare quando venga usata in riferimento al Bene Gesserit. In tal caso si riferisce a uno speciale condizionamento dei riflessi nervosi e muscolari (vedi Bindu; Prana), portato al limite estremo consentito dalla fisiologia del corpo umano.
Akarso: pianta nativa di Sikun (70 Ophiuci A), con caratteristiche foglie semilanceolate. Le sue strisce bianche e verdi corrispondono a un’alternanza di zone di clorofilla attive e latenti.
Alam al-Mithal: il mistico mondo delle similitudini, dove non esistono limitazioni fisiche.
Ala trasporto: (comunemente: ala); velivolo da trasporto ad ala rigida. Usato comunemente su Arrakis per il trasporto dei trattori da sabbia (vedi Sabbia, trattore da).
Al-Lat: il sole originario dell’umanità; usato comunemente per indicare il primario di ogni pianeta.
Ampoliros: il leggendario «olandese volante» dello spazio.
Amtal o Regola Amtal: regola comune a tutti i mondi primitivi, secondo la quale una cosa dev’esser provata per stabilire i limiti o i difetti. Comunemente: provare fino alla distruzione.
Aql: la prova della ragione. In origine: le «Sette Domande Mistiche» che iniziano con: «Chi è colui che pensa?»
Arbitro del cambio: un funzionario nominato dal Gran Consiglio del Landsraad e dall’Imperatore per sovrintendere ai cambiamenti di feudo, alle dispute kanly o a un combattimento formale di una Guerra di Assassini. L’autorità dell’arbitro può essere contestata soltanto di fronte al Gran Consiglio, in presenza dell’Imperatore.
Arrakeen: la prima colonia su Arrakis; fin dall’inizio sede del governo planetario.
Arrakis: il pianeta conosciuto anche come Dune; terzo pianeta di Canopo.
Assassini, guerra di: la limitata forma di guerra tra Case consentita dalla Grande Intesa e dalla Tregua della Gilda. Il suo scopo è quello di ridurre il numero delle vittime tra i terzi non direttamente implicati. Le regole prescrivono una dichiarazione ufficiale delle intenzioni dei contendenti, e limitano l’uso delle armi a quelle lecite.
Assassini, manuale degli: lista di veleni comunemente usati in una Guerra di Assassini, compilata nel terzo secolo e ampliata successivamente fino a comprendere tutti gli strumenti mortali consentiti dalla Grande Intesa e dalla Tregua della Gilda.
Auliya: tra i nomadi Zensunni, la donna che sta al lato sinistro di Dio. La servitrice di Dio.
Aumas: veleno che si somministra con i cibi (più specificamente: con i cibi solidi). In alcuni dialetti: Chaumas.
Ayat: i segni della vita. (Vedi Burhan).
Bakka: nella leggenda dei Fremen, colui che piange per tutta l’umanità.
Baklawa: una pasta densa confezionata con succo di datteri.
Baliset: strumento musicale a nove corde, diretto discendente del sithar, accordato secondo la scala Chusuk e suonato come un mandolino. Strumento favorito dei menestrelli imperiali.
Baraka: un santone vivente dotato di poteri magici.
Bashar: spesso Colonnello Bashar; un ufficiale dei Sardaukar, superiore al colonnello di una frazione di grado nella gerarchla militare standardizzata. Rango creato per i governatori militari dei sottodistretti planetari. (Bashar dei Corpi è un titolo riservato strettamente all’uso militare.)
Battaglia, linguaggio di: un qualsivoglia linguaggio artificiale impiegato per semplificare le comunicazioni in guerra.
Bedwain: vedi Ichwan Bedwain.
Bela Tegeusi: quinto pianeta di Kuentsing, terzo luogo di sosta degli Zensunni (Fremen) durante la loro migrazione forzata.
Bene Gesserit: l’antica scuola di addestramento mentale e fisico, fondata inizialmente per studenti di sesso femminile dopo il Jihad Butleriano, quando furono distrutte le cosiddette «macchine pensanti» e i robot.
B.G.: comunemente, sta per Bene Gesserit, salvo quando accompagna una data: in questo caso sta per l’antico anglo Before Guild («prima della Gilda»), e caratterizza il Calendario Imperiale che inizia con il monopolio della Gilda Spaziale.
Bhotani-Jib: vedi Chakobsa.
Bibbia Cattolica Orangista: il «Libro Accumulato», il testo religioso prodotto dalla Commissione Ecumenica dei Traduttori. Contiene elementi tratti dalle religioni più antiche, compresi il Saari Maomettano, il Cristianesimo Mahayana, il Cattolicesimo Zensunni e le Tradizioni Buddislamiche. Il suo comandamento supremo è: «Non sfigurare la tua anima».
Bi-La Kaifa: Amen. (Letteralmente: «Non c’è bisogno di altre spiegazioni.»)
Bindu: si riferisce al sistema nervoso umano, specialmente al suo addestramento. Spesso citato come Bindu-nervo. (Vedi Prana.)
Bindu, sospensione: una speciale forma di catalessi autoindotta.
Bled: deserto piatto e sconfinalo.
Bourka: mantello isolante indossato dai Fremen in pieno deserto.
Burhan: la prova della vita. (Comunemente: l’ayat e il burhan della vita. Vedi Ayat.)
Burseg: generale comandante dei Sardaukar.
Butler, Samuel: vedi Jihad Butleriano. (Vedi anche Grande Rivolta.)
Caid: particolare rango di ufficiale Sardaukar dato a un addetto militare i cui compiti consistono prevalentemente nel trattare con i civili. Governatorato militare di un intero distretto planetario. Sopra il rango di Bashar, ma non allo stesso livello di Burseg.
Caladan: terzo pianeta di Delta Pavonis, luogo di nascita di Paul Muad’Dib.
Canto e Respondu: un rito invocativo, parte del panoplia propheticus della Missionaria Protectiva.
Casa: idiomatico per un clan che governi un pianeta o un sistema planetario.
Case Maggiori, o Grandi Case: titolari di feudi planetari; la classe degli imprenditori interplanetari.
Case Minori: imprenditori planetari. (In Galach: Richece.)
Cercatore-Assassino: lama di metallo tenuta in sospensione e guidata da un quadro di controllo posto nelle immediate vicinanze; uno dei più comuni strumenti nelle Guerre di Assassini.
Chakobsa: il cosiddetto «linguaggio magnetico», derivato in parte dall’antico Bhotani (Bhotani-Jib: Jib significa dialetto). Una raccolta di antichi dialetti modificati dalla necessità di conservare il segreto, ma principalmente la lingua di caccia dei Bhotani, gli Assassini mercenari della prima Guerra di Assassini.
Chaumas: (in alcuni dialetti Aumas); veleno per cibi solidi, diverso da quello somministrato in altri modi.
Chaumurky: (Murky o Musky in alcuni dialetti); veleno somministrato in una bevanda.
Cheops: scacchi piramide; gioco degli scacchi a nove piani, col doppio scopo di mettere la regina al vertice e dare scacco al re avversario.
Cherem: una fratellanza d’odio (di solito per vendetta).
CHOAM: acrostico per Combine Honnete Ober Advancer Mercantiles; la corporazione universale per lo sviluppo commerciale, controllata dall’Imperatore e dalle Grandi Case, con la Gilda e il Bene Gesserit come «soci silenziosi».
Chusuk: quarto pianeta di Theta Shalish, il cosiddetto «pianeta musicale», noto per la qualità dei suoi strumenti. (Vedi Varota.)
Cielago: qualsiasi pipistrello di Arrakis adattato al trasporto di messaggi distrans.
CO., Bibbia: vedi Bibbia Cattolica Orangista.
Colonna di fuoco: semplice razzo chimico per segnalazioni nella pianura desertica.
Condizionamento Imperiale: un risultato della Scuola Medica Suk. Il più forte condizionamento che impedisce di uccidere (vedi Coscienza Piretica). Gli iniziati sono contraddistinti da una losanga tatuata sulla fronte: ad essi è consentito di portare i capelli lunghi, trattenuti dall’anello Suk, d’argento.
Cono o Zona di silenzio: distorsione di campo (vedi Scudo) che limita il potere di diffusione della voce o di quaisiasi altra vibrazione meccanica, soffocandone le onde con una controvibrazione sfasata di 180 gradi.
Corazzata spaziale: nave da guerra composta di dieci sezioni, munita di armamento pesante e di scudi. È progettata in modo da poter essere separata nelle varie sezioni componenti al momento della partenza da un pianeta.
Coriolis, tempesta di: quaisiasi tempesta di sabbia di una certa rilevanza, su Arrakis, viene così definita; i venti, attraversando immensi territori piani, vengono incrementati dallo stesso moto di rotazione del pianeta (a causa dell’accelerazione complementare, o «di Coriolis», del loro moto relativo) fino a raggiungere velocità di 800 chilometri all’ora standard. L’influsso di queste tempeste sul periodo di rotazione del pianeta non è ben determinabile, ma produce un graduale allungamento del giorno di Arrakis.
Corrin, battaglia di: la battaglia spaziale da cui la Casa Imperiale di Corrino prese il nome. La battaglia, combattuta nei pressi di Sigma Draconis nell’anno 88 B.G., determinò l’ascesa della Casa regnante proveniente da Salusa Secundus.
Coscienza Piretica: o «coscienza di fuoco». Livello d’inibizione raggiunto mediante il (vedi) Condizionamento Imperiale.
Cousines: rapporti di sangue al di là dei cugini, tra nobili.
Creatore: Vedi Shai-Hulud.
Creatore, ami da: gli ami, o uncini, usali per catturare, montare e timonare un verme delle sabbie di Arrakis.
Creatore, piccolo: l’essere, a metà tra la pianta e l’animale, che abita le sabbie profonde; la sua forma adulta è il verme delle sabbie di Arrakis. Gli escrementi del piccolo creatore formano la massa prespezia.
Cryss: il sacro coltello dei Fremen di Arrakis. Viene confezionato in due forme con i denti estratti dai vermi delle sabbie: una è «fissa» e l’altra è «instabile». Un cryss instabile deve trovarsi vicino al campo elettrico di un corpo umano per evitare la disintegrazione. Quelli fissi subiscono un trattamento particolare per garantirne la conservazione. Tutti sono lunghi circa 20 centimetri.
Dar al-Hikman: scuola d’interpretazioni o traduzioni religiose.
Derch: «gira a destra!»: richiamo dei timonieri di vermi.
Dictum Familia: regola della Grande Intesa che proibisce l’uccisione di un membro della Famiglia Reale o di una Grande Casa usando qualche sleale perfidia. La regola stabilisce una linea di condotta formale, e limita i modi dell’assassinio.
Distrans: strumento che produce un’impressione neurale temporanea sul sistema nervoso dei pipistrelli. Il grido usuale di queste creature contiene allora il messaggio sovrimpresso, che poi può essere selezionato dalle strida del soggetto per mezzo di un altro distrans.
Djinn: spiriti dell’aria.
Ecaz: quarto pianeta di Alpha Centauri B, «paradiso degli scultori» (così chiamato perché da esso ha origine il «legno mimetico»: pianta che, nella sua crescita, può essere modellata dalia semplice forza del pensiero umano).
Effetto Holtzman: l’effetto negativo, di repulsione, di un generatore di scudo.
Egoritratto: ritratto di una persona, riprodotto mediante un proiettore shiga (vedi anche Solido). L’egoritratto è in grado di mostrare piccoli movimenti involontari, così rispecchiando l’essenza della personalità.
Elacca: narcotico prodotto bruciando i granuli sanguigni del legno di elacca che cresce su Ecaz. Il suo effetto è quello di sopprimere quasi completamente ogni volontà di autoconservazione. La pelle del drogato acquista un caratteristico color carota. Si usa comunemente per preparare gli schiavi gladiatori per l’arena.
El-Sayal: la «pioggia di sabbia»; una precipitazione di polvere sollevata fino a una quota di 2000 metri (in media) da una tempesta di Coriolis. Gli el-sayal frequentemente trascinano con sé l’umidità fino al livello del suolo.
Erg: un vasto deserto a dune, un mare di sabbia.
Fai: il tributo dell’acqua, la principale tassa su Arrakis.
Faufreluches: la regola della rigida distinzione tra le classi fatta rispettare dall’Impero. «Un posto per ogni uomo, e ogni uomo al suo posto.»
Fedaykin: «commandos della morte» dei Fremen. Storicamente, un gruppo costituitosi con lo scopo di dare la propria vita per raddrizzare un torto.
Fiqh: conoscenza, regola religiosa; una delle semileggendarie origini della religione dei nomadi Zensunni.
Fratellastri: figli di concubine, sotto lo stesso tetto, i quali siano nati dallo stesso padre.
Fregata: la più grande nave spaziale in grado di atterrare su un pianeta e di ripartirne in un solo pezzo.
Fremen: le libere tribù di Arrakis, abitanti del deserto, ultime discendenti dei nomadi Zensunni. (Il Dizionario Imperiale li qualifica «Pirati della Sabbia».)
Freyn (usato solo nell’accezione «non freyn»). In Galach, gli eletti; gli appartenenti alla stessa comunità, fino allo «straniero più vicino».
Galach: lingua ufficiale dell’Impero, un ibrido angloslavo con forti tracce di termini culturalmente specializzati, adottati nel corso della lunga catena di migrazioni umane.
Gamont: terzo pianeta di Niushe, famoso per la sua cultura edonistica e per le sue esotiche pratiche sessuali.
Gare: collina isolata.
Geyrat: «sempre dritto!»: grido di un timoniere di vermi.
Ghafla: dilettarsi a tormentare o a preoccupare gli altri. Una persona imprevedibile, di cui non ci si può fidare.
Ghanima: qualcosa che è stato conquistato in battaglia o durante un corpo a corpo. Usualmente: il ricordo di una battaglia, conservato unicamente per ridestarne la memoria.
Giedi Primo: il pianeta di Ophiuci B (36), mondo originario della Casa degli Harkonnen. Un pianeta mediocremente abitabile, con un basso livello di attività fotosintetica.
Gilda: la Gilda Spaziale, una delle colonne del «tripode politico» che garantisce la Grande Intesa. La Gilda fu la seconda scuola di addestramento fisicomentale (vedi Bene Gesserit) dopo il Jihad Butleriano. L’inizio del monopolio della Gilda nei viaggi spaziali, nei trasporti e in tutte le operazioni bancarie interplanetarie è preso come punto di partenza del calendario imperiale.
Ginaz, casa di: un tempo alleati del Duca Leto Atreides. Furono sconfitti durante la Guerra degli Assassini con Grumman.
Giudichar: una santa verità. (Comunemente usato nell’espressione «Giudichar mantene»: una verità innata ed edificante.)
Globo: un apparecchio illuminante simile a una boa sospesa, autoalimentantesi (generalmente a mezzo di batterie organiche).
Gom jabbar: il nemico dalla mano levata; specificamente, l’ago velenoso intriso di metacianuro, usato dalle Supervisori Bene Gesserit come alternativa mortale nel riconoscimento della natura umana del soggetto.
Graben: una lunga fossa geologica formatasi per lo sprofondamento del terreno causato dai movimenti degli strati profondi della crosta.
Gran Consiglio: la cerchia interna del Landsraad, col potere di agire come tribunale supremo nelle dispute fra Casa e Casa.
Grande Intesa: la tregua universale imposta dall’equilibrio dei poteri fra la Gilda, le Grandi Case e l’Impero. La sua legge principale proibisce l’uso delle armi atomiche contro obbiettivi umani. Ogni legge della Grande Intesa inizia con le parole: «Dev’essere rispettata la condizione che…»
Grande Madre: la dea cornuta, il principio femminile dello spazio. (Comunemente: Madre Spazio), il volto femminile della trinità maschio-femmina-neutro accettata come essere supremo da molte religioni dell’Impero.
Grande Rivolta: espressione comune per Jihad Butleriano (vedi).
Gridex: separatore a carica differenziale usato per separare la sabbia dal melange; strumento usato al secondo stadio di raffinazione della spezia.
Grumman: secondo pianeta di Niushe, famoso soprattutto per le lotte intestine della sua Casa regnante (Moritani) con la Casa di Ginaz.
Hagal: il «pianeta dei gioielli» (Theta Shaowei II), sede di attività minerarie al tempo di Shaddam I.
Haiiiii-Yoh!: ordine di muoversi, grido di un timoniere di vermi.
Hajj: viaggio santo.
Hajr: viaggio nel deserto, migrazione.
Hajra: viaggio di ricerca.
Hal Yawm: «Adesso! Finalmente!»; esclamazione Fremen.
Harmonthep: Ingsley lo cita come il pianeta sul quale gli Zensunni si fermarono per la sesta volta. Si presume che sia stato lo scomparso satellite di Delta Pavonis.
Hiereg: accampamento temporaneo dei Fremen, all’aperto, tra le sabbie del deserto.
Holtzman: vedi Effetto Holtzman.
Ibad, occhi di: caratteristico effetto di un’alimentazione ricca di melange, per la quale il bianco e le pupille degli occhi acquistano un colore azzurro cupo (che indica comunque un uso eccessivo di spezia).
Ibn Qirtaiba: «Così dicono le sante parole…»: inizio formale di una formula magico-religiosa dei Fremen (derivata dal panoplia propheticus).
Ichwan Bedwain: la fratellanza di tutti i Fremen di Arrakis.
Ijaz: profezia che per la sua stessa natura non si può negare; profezia immutabile.
Ikhut-Eigh!: grido di un venditore d’acqua su Arrakis (etimo incerto). (Vedi: Soo-Soo Sook.)
Ilm: teologia; scienza delle tradizioni religiose; una delle semi leggendarie origini della fede dei nomadi Zensunni.
Incrociatore spaziale: nave spaziale militare composta di molti vascelli più piccoli uniti insieme. Concepita per piombare su una postazione nemica e schiacciarla.
Istislah: regola universale di salvezza in guerra; usualmente, preparazione a qualsiasi brutalità.
Ix: vedi Richesse.
Jihad: una crociata religiosa; una ribellione di fanatici.
Jihad Butleriano: (vedi anche Grande Rivolta); la crociata contro i computer, le macchine pensanti e i robot autocoscienti, iniziatasi nel 201 B.G. e conclusa nel 108 B.G. Il suo principale comandamento è scritto nella Bibbia CO.: «Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo».
Jubba: un mantello per tutti gli usi (può essere regolato per riflettere o assorbire calore radiante, può essere convertito in un’amaca o in una tenda) comunemente indossato su Arrakis sopra una tuta distillante.
Kanly: formalmente, una lotta intestina, o una vendetta, condotte nei limiti più stretti secondo le regole della Grande Intesa (vedi Arbitro del cambio). In origine le regole erano state concepite per proteggere i terzi innocenti.
Karama: miracolo; un’azione che si origina nel mondo degli spiriti.
Khala: tradizionale invocazione per calmare gli spiriti infuriati di un luogo appena nominato.
Kindjal: spada corta a doppia lama (o lungo coltello) con circa venti centimetri di lama leggermente ricurva.
Kiswa: qualsiasi figura o disegno della mitologia Fremen.
Kitab al-Ibar: il manuale che unisce le regole della sopravvivenza con quelle della religione, sviluppato dai Fremen su Arrakis.
Krimskell, fibra o corda: la «fibra artiglio», intessuta con filamento del rampicante hufuf originario di Ecaz. I nodi in fibra krimskell stringono con forza crescente, fino a un limite prestabilito, quando si tende il laccio. (Per uno studio più dettagliato, vedi «I rampicanti strangolatori di Ecaz», di Holjance Vohnbrook.)
Kull wahad!: «Sono profondamente commosso!», un’esclamazione di genuina sorpresa, comune fra le genti dell’Impero. Un’interpretazione più stretta è legata al contesto. (Si dice che una volta Muad’Dib abbia visto il pulcino di un falco del deserto rompere il guscio, e abbia bisbigliato: «Kull wahad!»)
Kulon: asino selvatico delle steppe asiatiche della Terra, adattato ad Arrakis.
Kwisatz haderach: «la via più breve». Questo è l’appellativo di cui il Bene Gesserit gratificò lo sconosciuto, che cercò di ottenere con una soluzione genetica: un maschio Bene Gesserit i cui poteri mentali potessero varcare, per costituzione organica, lo spazio e il tempo.
La, la, la: grido di dolore dei Fremen. (Si può tradurre con la negazione finale, un «no» per il quale non c’è appello.)
Laser, lama: versione a portata ridotta di un laser militare, usata principalmente come strumento da taglio o come bisturi.
Laser, pistola o fucile: proiettore laser a fascio continuo. Il suo impiego come arma subisce forti limitazioni in quelle culture che fanno uso di generatori di scudo, a causa delle violente esplosioni (comunemente: «scoppi pirotecnici»; scientificamente: fusioni subatomiche) che si generano quando il fascio interferisce con lo scudo.
Legione imperiale: dieci brigate (circa 30.000 uomini).
Legno mimetico: vedi Ecaz.
Liana indelebilis: un rampicante nativo di Giedi Primo, frequentemente usato come frusta nei pozzi degli schiavi. Le vittime restano marcate da tatuaggi rosso scuro, che provocano fitte di dolore per molti anni.
Liban: il liban dei Fremen è un infuso di acqua, spezia e farina di yucca. In origine, una bevanda di latte acido. (Comunemente: birra di spezia.)
Liberi commercianti: idiomatico per contrabbandieri.
Librofilm: una qualsiasi registrazione su filo shiga usata nell’insegnamento per trasferire un impulso mnemonico.
Lisan al-Gaib: «la Voce di un Altro Mondo». Nelle leggende messianiche dei Fremen, quella di un profeta di un altro mondo. Tradotto a volte come «Donatore d’Acqua». (Vedi Mahdi.)
Literjon: un contenitore da un litro per portare acqua, su Arrakis, confezionato con plastica a prova d’urto e a chiusura ermetica.
Magica, arte: Fremen per indicare qualcosa che si trova al di sotto del parapsicologico e del mistico.
Mahdi: nelle leggende messianiche dei Fremen, «Colui che ci condurrà al paradiso.»
Mantene: fondamentale saggezza, argomento decisivo, primo principio. (Vedi Giudichar.)
Marea, bacini di: qualsiasi depressione del terreno sulla superficie di Arrakis, che sia stata riempita durante i secoli e nella quale siano state misurate vere e proprie maree di polvere. (Vedi Sabbia, marea di)
Martellatore: bastone (lunghezza variabile secondo i modelli) con un battacchio a un’estremità. Il movimento del battacchio è regolato da un dispositivo a molla fissato all’altra estremità. Esso viene infilato nella sabbia allo scopo di richiamare uno shai-hulud con il suo battito.
Mashad, prova: qualsiasi prova in cui l’onore (definito come qualcosa di spirituale) è in gioco.
Maula: schiavo. (Vedi anche Pistola Maula.)
Melange: spezia, la «spezia delle spezie», di cui Arrakis è l’unica fonte. La spezia, nota soprattutto per le sue qualità geriatriche, dà una leggera assuefazione se presa in piccole dosi, ma un’assuefazione infinitamente più grave se presa in quantità superiori ai due grammi giornalieri per ogni settanta chilogrammi di peso corporeo. (Vedi Acqua della vita; Ibad, occhi di; Prespezia, massa.) Muad’Dib affermò che la spezia era alla base dei suoi poteri di preveggenza. I navigatori della Gilda dicono lo stesso. Il suo prezzo sul mercato imperiale arriva fino a 620.000 solari per decagrammo.
Mentat: «computer umani»; classe di cittadini imperiali addestrati a raggiungere le massime altezze della logica.
Metalventaglio: lega metallica formata mediante la crescita di cristalli di jasmium nel duralluminio. Caratterizzato dalla notevole resistenza meccanica in rapporto al peso. (Il nome deriva dal suo primo marchio di fabbrica, quando si cominciò a usarlo sotto forma di strutture ripiegabili «a ventaglio».)
Metavetro: vetro formato dall’infusione di gas ad alta temperatura in fogli di quarzo jasmium. Noto per la sua resistenza alla trazione (carico di rottura circa 4500 chilogrammi per millimetro quadro, per fogli dello spessore di 2 centimetri) e per la sua capacità di funzionare come filtro altamente selettivo per le radiazioni nella banda visibile.
Mietitrice: (i tipi più grandi sono anche chiamati «fabbriche di spezia»); macchina per la raccolta della spezia. Raggiunge dimensioni di 120 per 40 metri, e viene impiegata sulle «esplosioni» di spezia, ricche e non contaminate. «Trattori» sono i tipi più piccoli; tutti si muovono su cingoli indipendenti, fissati su gambe retrattili.
Mihna: la stagione delle prove per i giovani Fremen che vogliono diventare uomini,
Minatore di spezia: vedi Uomo da duna.
Minimicrofilm: filo shiga del diametro di un micron, spesso usato per la trasmissione di messaggi nello spionaggio.
Mish-mish: albicocche.
Misr: termine storico degli Zensunni (Fremen) per designare se stessi: «Il Popolo.»
Missionaria Protectiva: «braccio» del Bene Gesserit incaricato di contagiare di superstizioni i mondi primitivi, aprendo così quelle regioni allo sfruttamento da parte dello stesso Bene Gesserit. (Vedi Panoplia propheticus.)
Misura d’acqua: vedi Acqua, misure d’.
Muad’Dib: il topo canguro adattato ad Arrakis; una creatura associata, nella mitologia terrestre e spirituale dei Fremen, a un disegno visibile sulla seconda luna del pianeta. Questa creatura è particolarmente ammirata dai Fremen per l’abilità con cui sopravvive nel deserto.
Mudir: chiunque ha l’incarico di guidare.
Mudir Nahya: il nome dato dai Fremen a Beast Rabban (Conte Rabban di Lankiveil), il cugino degli Harkonnen che fu governatore siridar di Arrakis per molti anni. Il nome è sinonimo di «Governatore Demonio».
Muro Scudo: una caratteristica orografica tipica dei territori settentrionali di Arrakis. Protegge una piccola zona dalla violenza delle tempeste di Coriolis che si scatenano sul pianeta.
Mushtamal: un piccolo giardino annesso, un cortile.
Musky: un veleno per bevande. (Vedi Chaumurky).
Mu Zein Wallah!: letteralmente Mu Zein significa «niente di buono», e Wallah è un’esclamazione definitiva. Nel tradizionale inizio della maledizione di un Fremen contro un suo nemico, Wallah accentua l’espressione Mu Zein, e il significato complessivo è «Niente di buono mai stato buono, buono a niente!»
Na-: prefisso col significato di «nominato» o «la volta successiva». Così, na-Barone significa erede designato di una Baronia.
Naib: chi ha giurato di non farsi mai catturare vivo dal nemico; giuramento tradizionale di un capo Fremen.
Nezhoni, sciarpa: la sciarpa portata intorno alla fronte, sotto il cappuccio di una tuta distillante, dalle donne Fremen sposate o «associate» dopo la nascita di un figlio.
Noukkers: ufficiali del corpo di guardia imperiale uniti da legami di sangue all’Imperatore. Rango tradizionale per i figli delle concubine reali.
Olio, lente a: olio di hufuf mantenuto sotto tensione statica da un campo di forza che lo racchiude in un cannocchiale, come parte di un sistema ottico d’ingrandimento o di alterazione della luce. Poiché ogni elemento lenticolare può essere regolato separatamente con la precisione di un micron, le lenti a olio sono considerate le più perfette per la luce visibile.
Opalfuoco: uno dei rari gioielli opalini di Hagal.
Ornitottero: qualsiasi veicolo aereo capace di sostentarsi nel volo battendo le ali come un uccello.
Oscure, cose: idiomatico, per le superstizioni «infettive» diffuse dalla Missionaria Protectiva.
Palmo, serratura a: qualsiasi serratura o chiusura che si apre al contatto del palmo della mano umana con la quale è stata sincronizzata.
Palo: vedi Sabbia, palo da.
Pan: su Arrakis, qualsiasi regione al di sotto del normale livello del suolo, o depressione creata dal cedimento dello zoccolo sottostante. (Su pianeti con sufficienti quantità d’acqua, un pan indica una regione un tempo ricoperta dalle acque. Si ritiene che Arrakis possieda almeno una di queste zone, anche se l’affermazione è controversa.)
Panoplia propheticus: espressione che comprende l’insieme delle superstizioni con le quali il Bene Gesserit contagia le regioni primitive, in vista di un loro sfruttamento. (Vedi Missionaria Protectiva.)
Parabussola: una qualsiasi bussola che determini la direzione in base all’anomalia magnetica locale, usata dove siano disponibili carte dettagliate e dove il campo magnetico generale del pianeta sia instabile o soggetto a schermature a cauta di violente tempeste magnetiche.
Pentascudo: il campo di un generatore di scudo a cinque strati, adatto a piccole aree come porte o corridoi (scudi rinforzati estesi diventano sempre più instabili con l’aumento degli strati) e virtualmente impenetrabili da chiunque non indossi un dissolvitore sincronizzato col codice dello scudo. (Vedi Prudenza, porta della.)
Pistola a tinta: pistola a carica statica costruita su Arrakis per marcare una zona di sabbia con un grande segno colorato.
Pistola Maula: pistola a molla, che lancia dardi velenosi. Il suo raggio d’azione è di circa quaranta metri.
Plastacciaio: acciaio armato con fibre shiga inglobate nella sua struttura cristallina.
Pleniscenta: un esotico germoglio verde di Ecaz, famoso per il suo dolce aroma.
Poritrin: terzo pianeta di Epsilon Alangui, considerato da molti nomadi Zensunni il pianeta d’origine, anche se indicazioni che traspaiono dalla loro lingua e mitologia fanno pensare a origini planetarie molto più antiche.
Portyguls: arance (Fremen).
Prana: (muscolatura prana); i muscoli del corpo, considerati come una sola unità per l’addestramento definitivo. (Vedi Bindu, sospensione.)
Prespezia, massa: stadio di crescita della massa fungoide creata dalla mescolanza dell’acqua con gli escrementi del Piccolo Creatore. A questo stadio la spezia di Arrakis produce una caratteristica «esplosione», in cui il materiale in profondità è scambiato con quello alla superficie. Questa massa, dopo essere stata esposta al sole e all’aria, diventa il melange. (Vedi Melange; Acqua della vita.)
Prima Luna: il maggior satellite di Arrakis, il primo a sorgere, la notte; noto per il disegno, che appare sulla sua superficie, chiaramente simile a un pugno umano.
Proces VerbaI: un rapporto semiufficiale che denuncia un crimine contro l’Impero. Legalmente: un’azione che si situa fra una semplice asserzione verbale e una formale accusa di crimine.
Prudenza, porta o barriera della: un qualsiasi (vedi) pentascudo collocato in modo da favorire la fuga di determinate persone, qualora fossero inseguite.
Pugno, segno del: gesto Fremen per allontanare gli influssi preternaturali. (Per la sua origine, vedi Prima Luna.)
Pundi riso: riso mutato, i cui chicchi, contenenti un’elevata percentuale di zucchero naturale, raggiungono anche una lunghezza di quattro centimetri; principale prodotto di esportazione di Caladan.
Pyon: lavoratore o contadino planetario, una delle classi inferiori secondo il Faufreluches. Legalmente sudditi del pianeta.
Qanat: canale d’irrigazione aperto per trasportare in condizioni controllate acqua attraverso il deserto.
Qirtaiba: vedi Ibn Qirtaiba.
Quizara Tawfid: preti Fremen (dopo Muad’Dib).
Rachag: uno stimolante affine alla caffeina estratto dalle bacche gialle di akarso. (Vedi Akarso).
Ramadhan: periodo contrassegnato, in un’antica religione, da digiuno e preghiera; tradizionalmente, il nono mese del calendario solare-lunare. I Fremen l’osservano basandosi sul ciclo dell’attraversamento del nono meridiano da parte della Prima Luna.
Recupero, tubi: tubi che collegano ai filtri di una tuta distillante il sistema di raccolta dei rifiuti organici.
Registro delle Unioni: il grande archivio Bene Gesserit che contiene i dati del programma d’incroci umani che deve produrre lo Kwisatz Haderach.
Residuo, veleno: un’innovazione attribuita al Mentat Piter de Vries, per cui un corpo, una volta impregnato con un veleno, deve ricevere ripetutamente antidoti. In qualsiasi momento la sospensione dell’antidoto causa la morte.
Reverenda Madre: in origine, una Supervisore Bene Gesserit, una donna che ha trasformato chimicamente un «veleno illuminante» all’interno del proprio corpo, innalzando se stessa a un più alto livello di coscienza. Titolo adottato dai Fremen per designare i loro capi religiosi che hanno raggiunto una simile «illuminazione». (Vedi Bene Gesserit; Acqua della vita.)
Richesse: quarto pianeta di Eridani A, classificato insieme con Ix come il più progredito nella civiltà delle macchine. Famoso per le sue miniaturizzazioni. (Per uno studio dettagliato sul modo in cui Richesse e Ix siano sfuggiti ai più disastrasi effetti del Jihad Butleriano, vedi L’ultimo Jihad, di Sumer e Kautman).
Ricognitore: ornitottero leggero con la funzione di sorvegliare e proteggere un gruppo di cercatori di spezia.
Riunione Fremen: anche se spesso vengono usati come sinonimi, Riunione e Assemblea del Consiglio sono sostanzialmente diverse. La Riunione è la convocazione ufficiale dei capi Fremen ad assistere a un combattimento per ratificare la nomina del capotribù. L’Assemblea è più propriamente una riunione in cui si discute la politica generale che coinvolge tutte le tribù.
Rivelatore di veleni: analizzatore di emanazioni olfattive, impiegato per rivelare la presenza di sostanze tossiche.
Rugiada, condensatori di: (da non confondersi con i raccoglitori di rugiada). I condensatori, o accumulatori, sono apparecchi a forma di uovo, lunghi circa quattro centimetri. Sono fatti di cromoplastica che diventa d’un bianco riflettente sotto l’azione della luce, e ritorna trasparente al buio. Il condensatore forma una superficie notevolmente fredda sulla quale si raccoglie la rugiada. Sono usati dai Fremen per riempire le depressioni coltivabili, dove essi forniscono una piccola ma sicura fonte d’acqua.
Rugiada, raccoglitori di: lavoranti che raccolgono la rugiada dalle piante di Arrakis, usando speciali arnesi a forma di falcetto.
Ruh, spirito: nella credenza dei Fremen, quella parte dell’individuo che ha sempre le sue radici (ed è capace di percepirlo) nel mondo metafisico. (Vedi Alam al-Mithal.)
Sabbia, boccaglio da: strumento per la respirazione, usato per pompare aria dall’esterno dentro una tenda distillante.
Sabbia, marea di: idiomatico per «marea di polvere»; variazioni di livello entro certi bacini di Arrakis riempiti di polvere, dovute agli effetti gravitazionali del sole e dei satelliti. (Vedi Marea, Bacini di.)
Sabbia, palo da: palo di fibra e plastica, piantato nelle aperte distese del deserto di Arrakis. I meteorologi vi leggono poi i segni incisi dalle tempeste di sabbia e ne traggono indicazioni per le previsioni del tempo.
Sabbia, trattore da: termine generico per designare macchinari operanti sulla superficie di Arrakis per la ricerca e la raccolta del melange. (In particolare i tipi più piccoli. Vedi Mietitrice.)
Sabbie, cavaliere delle: termine usato dai Fremen per indicare una persona capace di catturare e cavalcare un verme delle sabbie.
Sabbie, maestro delle: sovrintendente generale alla raccolta della spezia.
Sabbie, tamburo delle: conglomerato di sabbia, di struttura tale che qualsiasi urto improvviso sulla sua superficie produce un suono distinto, come un colpo di tamburo.
Sabbie, verme delle: vedi Shai-Hulud.
Sadus: giudici. Il titolo, quand’è usato dai Fremen, si riferisce ai giudici sacri, equivalenti a santi.
Salusa Secundus: terzo pianeta di Gamma Waiping, adibito a Prigione Imperiale dopo il trasferimento della Corte Reale a Kaitain. Salusa Secundus è il pianeta d’origine della Casa di Corrino, e il secondo punto di sosta della migrazione forzata dei nomadi Zensunni. Secondo la tradizione Fremen, essi rimasero schiavi per nove generazioni su Salusa Secundus.
Sapho: un liquore altamente energetico estratto dalle radici barriera di Ecaz. Comunemente usato dai Mentat, i quali sostengono che esso abbia la capacità di amplificare i poteri mentali. Causa a coloro che lo usano macchie rosso rubino sulla bocca.
Sardaukar: i fanatici soldati dell’Imperatore Padiscià. Erano uomini provenienti da un ambiente talmente selvaggio che sei persone su tredici restavano uccise prima dell’età di undici anni. Il loro addestramento militare metteva ogni accento sulla brutalità, con un disprezzo quasi suicida per l’incolumità personale. Si insegnava ad essi fin dall’infanzia a servirsi della crudeltà come di un’arma universale per indebolire gli avversali, terrorizzandoli. Al culmine della loro influenza nella politica dell’universo, si dice che la loro abilità di spadaccini fosse pari a quella Ginaz di decimo grado, e che la loro astuzia in combattimento equivalesse a quella di una proselite del Bene Gesserit. Si riteneva che uno solo di loro fosse in grado di affrontare dieci normali coscritti del Landsraad. All’epoca di Shaddam IV, quando erano ancora formidabili, la loro forza era già stata gradualmente fiaccata dalla troppa fiducia, e il misticismo che sosteneva la loro religione guerresca era stato profondamente intaccato dal cinismo.
Sarfa: l’atto di voltare le spalle a Dio.
Sayyadina: accolito femminile nella gerarchia religiosa dei Fremen.
Scarpata esterna: il secondo gradino, superiore, del massiccio cui appartiene il (vedi) Muro Scudo di Arrakeen.
Schlag: animale nativo di Tupile; un tempo perseguitato dai cacciatori, fino a causarne la quasi completa estinzione, per la sua pelle dura e sottile.
Scudo: il campo protettivo prodotto da un generatore Holtzman. Questo campo si genera nella fase primaria dell’effetto sospensivo-annichilatorio nel moto. Uno scudo si lascia attraversare soltanto da oggetti che si muovono a bassa velocità (secondo come lo si è regolato, questa velocità varia da sei a nove centimetri al secondo) e può essere cortocircuitato soltanto da campi elettrici enormemente estesi sulla superficie planetaria (sembra che le tempeste di Coriolis dell’alto deserto di Arrakis abbiano questo effetto; vedi anche Laser, Pistola).
Seconda Luna: il più piccolo dei due satelliti di Arrakis, noto per il disegno somigliante a un topo canguro formato dai rilievi della sua superficie.
Selamlik: camera delle udienze imperiali.
Semuta: il secondo estratto narcotico (per cristallizzazione) dai residui combusti del legno di elacca. L’effetto (descritto come un’estasi interminabile e immutabile) è accresciuto da certe vibrazioni atonali di solito qualificate come «musica semuta».
Servok: meccanismo usato per semplici applicazioni; uno dei più limitati strumenti «automatici» consentiti dopo il Jihad Butleriano.
Shadout: «scavatore di pozzi». Titolo onorifico Fremen.
Shah-Nama: il semileggendario «Primo Libro» dei nomadi Zensunni.
Shai-Hulud: il verme delle Sabbie di Arrakis, il «Vecchio del deserto», il «Vecchio Padre Eternità», il «Nonno del Deserto». Questo nome, pronunciato con un certo tono o scritto con l’iniziale maiuscola, designa la deità terrena delle superstizioni familiari dei Fremen. I vermi delle sabbie crescono fino a raggiungere dimensioni gigantesche (esemplari lunghi 400 metri sono stati visti nelle profondità del deserto) e vivono molto a lungo, a meno che non siano uccisi dai loro simili o non finiscano annegati nell’acqua, che per essi è un veleno. La maggior parte della sabbia esistente su Arrakis probabilmente è stata prodotta dall’azione dei vermi. (Vedi Creatore, piccolo.)
Shaitan: Satana.
Shari-a: parte del panoplia propheticus che determina i rituali superstiziosi. (Vedi Missionaria Protectiva.)
Shiga, filo: estrusione metallica di una liana rampicante (Narvi narviium) che cresce soltanto su Salusa Secundus e su Delta Kaising III. Nota per la sua eccezionale resistenza meccanica.
Sietch: «Luogo dove ci si riunisce in momenti di pericolo». Poiché i Fremen sono vissuti per lungo tempo esposti a pericoli, il termine viene comunemente usato per designare qualsiasi caverna abitata da una delle loro comunità tribali.
Sigillo: chiusura di plastica ermetica e portatile, impiegata negli accampamenti diurni stabiliti dai Fremen nelle grotte. Impedisce la fuoruscita dell’umidità dagli ingressi.
Sihaya: la primavera del deserto, per i Fremen, con implicazioni religiose che indicano l’epoca della prosperità e il «paradiso promesso».
Sink: una depressione del suolo di Arrakis abitabile circondata da terre alte che la proteggono dalle continue tempeste.
Sink, carta: una mappa della superficie di Arrakis, il quale indica le rotte più sicure fra i diversi rifugi, da seguire mediante la (vedi) parabussola.
Sirat: un passaggio della Bibbia C.O., il quale descrive la vita umana come un viaggio attraverso uno stretto ponte (il Sirat) con «il paradiso alla mia destra e l’inferno alla mia sinistra, e l’Angelo della Morte alle mie spalle».
Slitta: termine generico per ogni contenitore di merce dalla forma irregolare, fornito di un sistema a sospensione regolabile. Si usa soprattutto per scaricare materiale dallo spazio alla superficie di un pianeta.
Solari: unità monetaria ufficiale dell’Impero, il cui potere d’acquisto è stato fissato durante i negoziati quadricentennali fra la Gilda, il Landsraad e l’Imperatore.
Solido: immagine tridimensionale fornita da un proiettore che usa segnali registrati (copertura: 360 gradi) impressi su filo shiga. I proiettori solido di Ix sono considerati i migliori. (Vedi Minimicrofilm.)
Sondagi: il tulipano felce di Tupali.
Soo-Soo Sook!: grido dei venditori d’acqua di Arrakeen. Sook è il nome di un mercato locale. (Vedi anche Ikhut-eigh!)
Sospensione: effetto della fase secondaria (a basso consumo) di un generatore di campo Holtzman. Annulla l’attrazione gravitazionale entro certi limiti definiti dalla massa relativa dei due campi gravitazionali e dall’assorbimento d’energia.
Spezia: vedi Melange.
Spezia, timoniere di: qualsiasi uomo di Dune che guidi una macchina mobile sulla superficie desertica di Arrakis.
Statico: aggettivo usato comunemente per definire effetti elettrostatici in riferimento all’uso di generatori Holtzman (vedi Effetto Holtzman; Scudo; Sospensione.)
Stocco: qualsiasi lama sottile e corta (spesso con la punta avvelenata) da usarsi con la sinistra in un combattimento con lo scudo.
Storditore: un’arma che spara proiettili lenti, dardi la cui punta è intrisa di veleno o di droga. Il suo effetto dipende dalle variazioni d’intensità dello scudo protettivo e dalla velocità relativa fra l’obiettivo e il proiettile.
Subakh ul kuhar: «Come stai?», saluto Fremen.
Subakh un nar: «Grazie, e tu?», la tradizionale risposta.
Supervisore: grado B.G. Una Reverenda Madre del Bene Gesserit che è anche direttrice regionale di una Scuola B.G. (Nell’uso comune: Veggente Bene Gesserit).
Tahaddi al-Burhan: la prova finale dopo la quale non c’è più appello (generalmente perché causa distruzione e morte).
Tahaddi, sfida: sfida Fremen a combattere all’ultimo sangue, di solito per provare un punto di fondamentale importanza.
Tampone: filtro nasale. Applicato a una tuta distillante, recupera l’umidità esalata con il respiro.
Taqwa: letteralmente «il prezzo della libertà». Qualcosa di grande valore. La richiesta di un dio a un mortale (e la paura che questa richiesta provoca).
Tasca di raccolta: una qualsiasi tasca in una tuta distillante, in cui l’acqua filtrata è trattenuta e immagazzinata.
Tau: nella terminologia Fremen, quella unione, in una comunità sietch, provocata da un’alimentazione a base di spezia, e specialmente l’«orgia tau», provocata da libagioni con l’Acqua della Vita.
Tenda distillante: piccolo riparo ermetico costituito da tessuto filtrante, progettato per recuperare in forma di acqua potabile tutta l’umidità presente all’interno e prodotta dal respiro dei suoi occupanti.
Tleilax: unico pianeta di Talim, noto come centro di addestramento di Mentat rinnegati, fonte di Mentat «pervertiti».
Transatlantico spaziale: una delle più grosse navi da carico, nell’organizzazione dei trasporti della Gilda Spaziale.
Trappola a vento: apparecchio sistemato sul percorso del vento, in grado di far precipitare l’umidità dell’aria e di assorbirla nel suo interno. Di solito sfrutta un salto termico tra l’ingresso e l’uscita dell’aria (i tipi non portatili si servono di composti chimici).
Trasporto truppe: una qualsiasi astronave della Gilda concepita specificamente per il trasporto di soldati fra i pianeti.
Tregua della Gilda: articoli della Grande Intesa (vedi) che prescrivono il comportamento tra Case rivali nelle attività controllate dalla Gilda Spaziale.
Tripode della morte: in origine, un tripode al quale i giustizieri del deserto impiccavano le loro vittime. Comunemente: tre membri di un cherem che hanno giurato di vendicare un’identica offesa.
Tupile: il cosiddetto «pianeta rifugio» (probabilmente diversi pianeti, per le Case Imperiali che sono state sconfitte). La sua ubicazione è nota soltanto alla Gilda Spaziale e mantenuta inviolabile sotto la Tregua della Gilda.
Tuta distillante: abito inventato su Arrakis che racchiude completamente il corpo. Il suo tessuto è composto da più strati sottili che dissipano il calore del corpo e filtrano i residui organici. L’umidità recuperata è riversata nelle tasche di raccolta, da cui viene aspirata mediante un tubo.
Ulema: un iniziato in teologia Zensunni.
Umma: un appartenente alla fratellanza dei profeti. (Termine spregiativo nell’Impero, dove indica qualsiasi «pazzo» che si dedica a predicazioni fanatiche.
Uncinatore: Fremen con amo da creatore, pronto a catturare un verme delle sabbie.
Uomo da duna: espressione idiomatica per indicare coloro che lavorano all’aperto sulla sabbia, i cacciatori di spezia e simili, su Arrakis. Lavoratori della sabbia. Lavoratori della spezia.
Uroshnor: uno dei vari suoni privi di significato che vengono impressi dal Bene Gesserit nella psiche delle vittime prescelte, allo scopo di controllarle. La persona sensibilizzata, nell’udire il suono, s’immobilizza temporaneamente.
Usul: (Fremen), «la base del pilastro» (plinto).
Varota: famoso costruttore di baliset, originario di Chusuk.
Veggente B.G.: Reverenda Madre Bene Gesserit qualificata ad entrare nella veritrance per scoprire l’insincerità o la falsità; B.G. che ha superato la prova del veleno «illuminante». (Vedi Acqua della vita.)
Veridica: una Veggente Bene Gesserit nell’espletamento delle sue funzioni. (Vedi Veritrance.)
Verite: uno dei narcotici di Ecaz, capaci di distruggere la forza di volontà. Rende un individuo incapace di dire il falso.
Veritrance: trance semipnotica indotta da uno dei vari narcotici che estendono lo «spettro percettivo» (ipercoscienza). Nella veritrance. ogni minimo atto involontario che tradisce una menzogna deliberata diviene evidente all’osservatore. (Osservazione: i narcotici che stendono lo spettro percettivo risultano spesso fatali; possono utilizzarli solo gli individui geneticamente insensibili ad essi, e perciò capaci di trasformare la struttura chimica del veleno all’interno del proprio organismo.)
Via Bene Gesserit: uso delle sfumature più minute, fornite dall’osservazione, per trarne una spiegazione logica.
Voce: (nel senso B.G.); un addestramento combinato, concepito dal Bene Gesserit, il quale permette a un accolito di controllare altre persone semplicemente con le diverse sfumature della sua voce.
Wali: Fremen giovane, non provato in combattimento.
Wallach IX: nono pianeta di Laoujin, sede della Scuola Madre Bene Gesserit.
Ya Hya Chouhada: «Lunga vita ai combattenti!», il grido di guerra dei Fedaykin. «Ya» («ora») in questo grido è intensificato dalla forma «hya» (un «ora» esteso all’infinito). «Chouhada» («combattenti») significa inoltre, «combattenti contro l’ingiustizia». C’è una precisa accezione in questa frase che specifica come i combattenti non lottano per una qualsiasi cosa, ma si consacrano contro una cosa specifica, e solo quella.
Yali: abitazione personale di un Fremen, nel sietch.
Ya! Ya! Yawm!: la cadenza del canto dei Fremen, usata nei momenti di più intensa spiritualità. «Ya» sta a indicare: «Ora fai attenzione!» La forma «Yawm» è un termine modificato che implica urgenza. Il canto normalmente è tradotto con «Ora ascolta ciò che sto per dirti!»
Zaino Fremen: speciale zaino contenente l’equipaggiamento indispensabile per sopravvivere nel deserto. Di fabbricazione Fremen.
Zensunni: seguaci di una setta scismatica che si separò dagli insegnamenti di Maometh (il cosiddetto «Maometto Terzo») nel 1381 B. G. circa. La religione dei Zensunni è nota soprattutto per il suo misticismo e per il ritorno al «mondo dei padri». Molti studiosi citano Ali Ben Ohashi quale capo dello scisma originario, ma vi sono indizi che Ohashi sia stato semplicemente il portavoce maschile della sua seconda moglie, Nisai.
Note cartografiche:
Base per la longitudine: il meridiano che attraversa la Montagna Osservatorio.
Base per l’altitudine: il Grande Bled.
Depressione polare: 500 metri al di sotto del livello del Bled.
Carthag: circa a 200 chilometri a nordest di Arrakeen.
Grotta degli Uccelli: nella Catena di Habbanya.
Piana dei morti: la più grande distesa di dune sabbiose.
Grande Bled: uno sterminato deserto piatto, in contrasto con le dune sabbiose. Questo deseno si estende dai 60° di latitudine nord ai 70° sud. È soprattutto sabbia e roccia, con rari affioramenti dello strato basaltico.
Grande Distesa: un’ampia depressione di dune e di roccia. Si trova a un livello inferiore di 100 metri a quello del Bled. In qualche punto della Grande Distesa si trova il bacino (pan) salato scoperto da Pardot Kynes (padre di Liet-Kynes). Affioramenti rocciosi (200 metri di altezza) fino alle comunità sietch indicate a sud del Sietch Tabr,
Passo di Harg: l’Altare del Teschio di Leto domina questo passo.
Vecchio Crepaccio: una fenditura nel Muro Scudo di Arrakeen, allargata da un’esplosione atomica per volontà di Paul Muad’Dib.
Palmeti del Sud: non compaiono su questa carta. Si trovano a circa 40° di latitudine sud.
Crepaccio Rosso: a 1582 metri sotto il livello del Bled.
Scarpata Ovest: un’enorme scarpata (4600 m) al di sopra del Muro Scudo di Arrakeen.
Passo del Vento: circondato da pareti rocciose, si apre sui villaggi del sink.
Linea dei Vermi: indica i punti più a nord nei quali sono stati trovati i vermi. (Il fattore determinante è l’umidità, non la temperatura.)