18.

Irrigidito sulla pietra bagnata che gli serviva da sedile Barbee ascoltava. Fuori, la pioggia s’infittì ancora di più, tra un crescente fragore di tuoni, precipitando da un cielo completamente nero.

«Lo so che non è facile credere tutto ciò», riprese la voce rauca di Sam, «ma puoi vedere prove innumerevoli intorno a te... perfino la Bibbia, ricordati, ordina la distruzione delle streghe.»

Barbee ricordò ciò che gli aveva raccontato April Bell a proposito di suo padre e di sua madre.

«Infatti la storia biblica del Giardino dell’Eden», continuò Sam con voce sempre più stanca, «non appare che come una condensazione simbolica della storia di quella tragica guerra di specie. Il serpente sta per uno stregone, ovviamente. La maledizione che la sua scaltrezza ha fatto ricadere su Eva e il suo seme è chiaramente l’eredità del licantropismo che noi tutti ancora por­tiamo. I serpenti del nostro tempo si sono stancati di mordere la polvere, a ogni modo; vogliono sorgere ancora! Il popolo delle streghe ha lasciato un ampio strascico di prove lungo tutte le età. C’è un disegno paleolitico in una caverna di Ariege, nella Francia meridionale, che data dall’epoca in cui il popolo degli stregoni dominava e che mostra la trasformazione di uno stre­gone in un cervo dalle corna ramificate: queste forme innocue devono essere state assunte per influire sui docili adoratori umani senza terrorizzarli trop­po. Il popolo delle streghe tramava ancora, per riconquistare l’antica supre­mazia; in Egitto, durante il regno di Ramsete III, alcuni ufficiali e varie donne del suo harem furono processati, come si legge in un annale superstite, per avere fatto immagini di cera del Faraone, con incantesimi e riti magici, per nuocergli. I loro geni, tuttavia, dovevano essere già molto dispersi e le loro antiche arti dovevano essere quasi dimenticate, se sentivano la necessità di ricorrere a espedienti così infantili per concentrare i loro poteri distruttivi.

La mitologia greca, come scoprì Mondrick, è in realtà una sola grande remi­niscenza di un altro clan di licantropi. Il dio Giove, che rapisce le figlie degli uomini le quali divengono così le madri di semidei e di eroi, è chiaramente uno stregone che non ha perduto né i suoi poteri né le sue passioni. Proteo, lo strano vecchio marino che poteva cambiare la sua forma a volontà, era un altro licantropo. La stessa terribile storia si è ripetuta in Scandinavia, come nelle leggende popolari di ogni altro popolo. Il lupo gigante Fenris era nato da un’altra unione innaturale e divenne il demone dei Vichinghi. Sigmund il Volsungo fu un altro mago di sangue misto che doveva ricoprirsi d’una pelle di lupo per poter diventare lupo.»

Barbee rabbrividì ancora, e non disse nulla della pelliccia bianca di April Bell.

«Le streghe del medioevo, costrette finalmente a uscire dall’ombra dalla giusta ira dell’Inquisizione, non erano che le poche superstiti di un clan di streghe bastarde, che si sforzavano di mantenere in vita le arti e le cerimonie di quell’antica stirpe pagana. I diavoli che le megere si radunavano ad adorare solitamente assumevano forme animali: non erano che stregoni trasforma­ti. Il celebre Gilles de Rais, processato per la sua eresia nel quindicesimo secolo, era probabilmente licantropo per un quarto, troppo debole e igno­rante per sfuggire al boia, al quale era stato consegnato per i suoi immondi delitti. Giovanna d’Arco, che fu bruciata per stregoneria, era in realtà una meticcia in cui il lato umano nella sua più elevata ascesi mistica aveva final­mente preso il sopravvento. E in tempi più recenti i cacciatori di stregoni tra gli Zulu hanno continuato a loro insaputa l’opera necessaria dell’Inquisizio­ne. Perfino in Europa, il mostruoso antichissimo culto pagano non è mai stato sradicato del tutto: la vecchia religione è una patetica sopravvivenza, in certi paesi latini, che ancora ha dei seguaci fra gli strati meno evoluti delle popolazioni agricole.»

Sam Quain scosse enfaticamente la testa. «No, Barbee, non si può negare l’evidenza. Mondrick la trovò in ogni ramo dello scibile. Gli ospiti di tutte le nostre prigioni e dei nostri manicomi sono le vittime di quella antica tara ereditaria, spinti dagli impulsi criminali della loro ascendenza di licantropi, o resi folli dal conflitto psicologico che li tormenta tra lo stregone e l’uomo, quella che cioè è una vera e propria schizofrenia!

Gruppi sanguigni e indici cefalici forniscono altre prove: quasi ogni uomo che si esamini rivela alcuni caratteri fisici ereditati dai licantropi. L’esplora­zione freudiana dell’inconscio ha rivelato un’altra fonte di prove impressio­nanti: che Freud tuttavia non seppe identificare.

Ci sono poi tutti questi recenti esperimenti universitari nel campo della pa­rapsicologia, sebbene la maggior parte degli sperimentatori non immagini ancora le cose sgradevoli che si avviano a scoprire; e naturalmente gli odierni licantropi cerchino di minimizzare o screditare le loro straordinarie scoper­te.»

Barbee ritrovò finalmente la voce.

«Non capisco», disse. «Se l’Homo Lycanthropus è stato veramente stermina­to...»

«Non ricordi le leggi sull’ereditarietà di Mendel? Le unità della cellula ger­minale che controlla i caratteri ereditari sono dette geni, e si trovano nell’uo­mo in numero di molte migliaia; ognuna causa o contribuisce a causare la comparsa di certe caratteristiche in un individuo. Ogni nato eredita una du­plice serie di geni dai genitori: il rapporto sessuale è in realtà uno stratagem­ma per rimescolare i geni, e le leggi della probabilità garantiscono l’unicità di ogni persona.»

Le probabilità e il circuito della mente, pensò Barbee...

«I geni, come ricorderai, possono essere soltanto o dominanti o recessivi. Noi riceviamo i nostri geni a coppie, uno da ognuno dei genitori, e il gene dominante può nascondere la presenza di un gene recessivo: un gene domi­nante per gli occhi neri può nascondere il gene recessivo che produce occhi azzurri. Questo è innocuo, ma ve ne sono di sinistri. Uno di questi geni re­cessivi è quello che produce i sordomuti. Normali sordomuti ibridi — cioè una persona con un gene recessivo per la sordità e uno dominante per l’udito — non può essere distinto dalle persone normali mediante un esame normale. Ma è portatore del sordomutismo. Se due portatori di questa tara si sposano, le probabilità derivanti della mescolanza dei geni daranno un figlio su quat­tro completamente normale, due ibridi normali e un quarto sordomuto.»

«Ma che cosa ha a che fare tutto questo con le streghe?», domando Barbee.

«Ha a che fare moltissimo. Il sangue umano, o germoplasma, per usare una parola più precisa, porta ancora le tracce dell’Homo lycanthropus. La razza degli stregoni non è scomparsa realmente, perché i loro geni continuano a vivere, trasmessi insieme con quelli dell’Homo sapiens. Il caso è un po’ più complicato di quello del sordomutismo e molto più sinistro. Perché com­prende varie centinaia di geni recessivi, secondo i risultati di Mondrick, inve­ce di uno solo. Lui trovò che ci vuole la combinazione di varie paia di geni licantropici per riprodurre completamente il dono della percezione ultrasen­sibile, e gran parte dei geni licantropici sono recessivi.»

Barbee scosse violentemente il capo, come per protestare, e poi si immobi­lizzò di nuovo, temendo che quella muta protesta lo avesse tradito.

«Ci sono stati ritorni di caratteri ereditari. Non molto spesso, fino a quando si lascia in pace la natura. È tutta una faccenda di probabilità, e tu puoi prevederne l’esito. Ma ogni uomo vivente è portatore dei geni, e molti dei nati con caratteri ereditari recessivi, lo sono solo in parte. Letteralmente mi­lioni di mutazioni sono possibili tra l’Homo sapiens puro e il puro licantropo. Le recessioni parziali, coloro cioè che ereditano un sedicesimo, forse, del gene della stregoneria, posseggono quei poteri che alla Duke University sono stati definiti ESP, o extrasensorial perceptions. Sono veggenti, dotati di poteri telepatici. Malinconici, ipertesi, infelici, il più delle volte, a causa dell’incon­scio contrasto dei loro caratteri ereditari. Li si trova tra i fanatici religiosi, tra i medium, tra gli schizofrenici e i criminali patologici. Unica fortunata ecce­zione, un genio: tu sai quale possa essere il vigore degli ibridi. Quelli che nascono con caratteri ereditari più pronunciati sono di solito abbastanza consapevoli dei loro insoliti doni e molto solleciti nel nasconderli. Nel me­dioevo, finché l’Inquisizione tenne vivo l’antico vigore nel dar la caccia a negromanti e streghe, questi tipi venivano di solito scovati e bruciati. Oggi la loro vita è più facile. Sono in grado di sfruttare fino in fondo le loro qualità metapsichiche e tramano per riconquistare la loro antica supremazia. Pas­sano molto tempo a coltivare il moderno scetticismo scientifico nei riguardi di ogni fenomeno soprannaturale: parola questa, diceva Mondrick, che è stata coniata dalla loro astuta propaganda e che sta in realtà per quella, mol­to più corrispondente, di superumano.»

Barbee pensava ad April Bell, si diceva che evidentemente lei rappresenta­va un ritorno di caratteri ereditari, che era veramente una strega e lui era caduto vittima delle sue malie.

«Alcuni individui, in numero molto scarso, devono ereditare ogni genera­zione circa un quarto di geni dei licantropi. Ci sono streghe e stregoni che hanno sangue di licantropo per un quarto, ma non sempre sanno ciò che sono. Hanno percezioni notevolmente superiori, sanno usare in modo quasi inconsapevole alcuni dei loro strani poteri ancestrali e posseggono buona parte del sorprendente vigore degli ibridi. La chiave della loro vita è il con­flitto di due razze. Il male si mescola al bene, in loro, combatte il bene, si nasconde sotto una maschera di bene... le loro vite contorte prendono strane direzioni.»

La verità — finalmente! — si faceva strada in Barbee, e lo stringeva in una morsa più gelida ancora del vento spruzzato di pioggia che irrompeva ogni tanto nella semi-oscurità della caverna.

«Mondrick passò molto tempo a cercare una prova definitiva del gene licantropico», riprese Quain, «ma senza molto successo. Non è difficile identifica­re tratti fisici come la forma di un cranio o i gruppi sanguigni, ma sfortunata­mente queste particolarità non sono collegate molto intimamente con le ca­ratteristiche mentali più pericolose. Nessuna delle sue prove fu conclusiva, anche se molte si rivelarono indicative.»

Barbee fissò Quain e trattenne per un attimo il respiro:

«È stato per questo...», cominciò e non poté finire.

«Non devi prendertela, Will», rispose Sam, e nella penombra il suo volto rivelò per la prima volta un’espressione d’affetto. «Le prove rivelarono che tu porti una pronunciata tara licantropica, e Mondrick fu costretto a rinun­ciare a te... non poteva, capisci, correre rischi, data la natura delle sue ricer­che. Ma come ti dicevo i risultati non sono conclusivi. E anche se lo fossero, molti parziali licantropi sono ottimi cittadini, utili spesso alla società: Mon­drick mi confessò una volta che le sue prove avevano rivelato una forte tara licantropica nella sua stessa moglie.»

Ecco perché... si disse Barbee. Doveva essere stato il suo sangue e le sue qualità chiaroveggenti che avevano reso la cieca così pericolosa per le altre streghe. Era stata la sua nera ereditarietà che l’aveva mandata prima a Glennhaven e poi alla morte. Ma Barbee non voleva parlare di Rowena.

«E streghe e stregoni di sangue puro?», domandò, sempre in preda al suo malessere. «Chi sono?»

«Non dovrebbero esisterne più. Anche di chi ha sangue puro per tre quarti non ne dovrebbe nascere più d’uno per generazione, in base alle leggi di probabilità dei geni, e del resto se ve ne sono devono essere troppo scaltri per farsi scoprire, soprattutto in un paese come l’America. No, non devono esserci più licantropi puri ormai, sebbene io dubiti che uno debba esserci. Mondrick scoprì gravi indizi relativi all’esistenza di un capo segreto della razza di streghe, nato con una vastissima eredità dei loro poteri. Un satana occulto, che si muove insospettato fra gli uomini, tramando per il ritorno del loro immondo dominio sulla nostra specie.»

Quain lo fissava con una tale intensità, che Barbee ebbe un guizzo di disa­gio sulla sua pietra.

«Il Figlio della Notte?», mormorò. «Ricordo la frase del povero Mondrick. Ma come possono sperare streghe e negromanti di riavere l’antico dominio sull’uomo, quando il ritorno dei caratteri ereditari ha luogo solo attraverso il gioco delle probabilità?»

«Non è più così!», rispose Quain con uno scoppio rabbioso di voce. «È questa l’ultima e più preoccupante scoperta di Mondrick, quella che voleva annunciare al mondo, quando la razza malefica lo assassinò. I recessivi han­no ripreso a congregarsi in clan segreti. Accoppiandosi tra loro hanno capo­volto le probabilità sfavorevoli, accrescendo enormemente quelle di recessio­ne.»

Barbee annuì. Il controllo mentale delle probabilità poteva avere un ruolo molto preoccupante in quel rimescolare i geni per giungere alla nascita di un licantropo puro...

«Il complotto deve avere avuto inizio parecchie generazioni fa», riprese Sam Quain. «Secondo Mondrick, qualche clan segreto deve avere sempre tramandato il ricordo dell’antica supremazia e la decisione di riconquistarla. Lavorano sott’acqua, cauti e spietati. Disponendo dei loro segreti poteri, è facile per loro fare quello che le prove di Mondrick non poterono: scoprire la tara nascosta in uomini che possono non sapere di averla. Trovati i veicoli di questa tara, ricorrendo alla moderna scienza della selezione biologica, fil­trano i geni ed eliminando quelli dominanti dell’Homo sapiens per giungere alla nascita del capo potentissimo che attendono, del mostruoso messia che chiamano il Figlio della Notte.»

Sempre sotto lo strano sguardo fisso di Sam, Barbee dette un altro guizzo e abbassò gli occhi, volgendoli verso la cassa.

«Posso vedere quello che c’è dentro?», domandò.

La mano di Quain fu pronta ad afferrare la rivoltella.

«No, Barbee.» Dai suoi occhi era scomparsa ora ogni traccia di amicizia. «Può darsi benissimo che tu non sia pericoloso, ma non posso correre il ri­schio di fidarmi ora, proprio come non lo poté Mondrick quando vide i risul­tati della sua analisi. Quanto ti ho detto non pregiudica nulla, perché sono stato attento a non rivelarti nulla che i capi dei clan malefici già non sappiano delle nostre scoperte. Ma non puoi assolutamente guardare entro quella cassa.» Sul volto di Barbee dovette apparire un’ombra di quella che era la sua intima mortificazione, perché la voce di Quain si raddolcì. «Abbi pazien­za, Will. Posso dirti, comunque, una parte di ciò che essa contiene. Si tratta di armi d’argento, che gli uomini usarono nella loro lunga guerra contro le streghe. Ci sono poi ossa calcinate, spaccate... di uomini che persero le loro battaglie. E lo scheletro completo di un Homo lycanthropus,trovato in uno di quei tumuli... con l’arma lasciatagli accanto, affinché non si muovesse di là.»

La sua voce si fece di nuovo piena di un odio selvaggio.

«Quella stessa arma sconfisse le streghe una volta e le sconfiggerà ancora... quando gli uomini impareranno a servirsene. Questo è tutto quello che posso dirti, Barbee.»

«Ma chi è il Figlio della Notte?», domandò il giornalista. «Lo sai?»

«Potresti anche essere tu. Intendo dire che può essere chiunque. Noi cono­sciamo l’aspetto fisico dell’Homo lycantrophys,le ossa delicate, le orecchie aguzze e lunghe, i crani rotondi e allungati, i denti aguzzi, particolarissimi. Ma le caratteristiche fisiche e mentali non sono molto collegate nei caratteri ereditari, come ha scoperto Mondrick, e perfino il Figlio della Notte potreb­be non essere di sangue totalmente puro.»

Un’espressione di orrore si diffuse lentamente sulla faccia di Sam.

«Ecco perché sono venuto a rifugiarmi qui, Barbee, invece di difendermi in tribunale. Non posso fidarmi di nessuno. Non posso stare a contatto della gente. In maggioranza sono prevalentemente umani, ma non dispongo di un modo sicuro per distinguere i mostri dagli uomini. Non ho mai potuto essere del tutto certo che Nick o Rex non fossero spie delle streghe. Sembrerà odio­so, ma mi sono perfino chiesto se Nora...»

La voce di Quain si spense, portata via da una raffica di vento.

Barbee aveva bisogno di sapere molte cose. Ma sapeva che Sam lo avrebbe ucciso se gli avesse domandato tutte le cose che aveva in mente. Scosse il capo, e disse: «Mi lascerai almeno aiutarti, Sam? Ne ho bisogno, sai. Devo farlo... per non impazzire del tutto, dopo quello che mi hai detto».

Scrutò con disperata tenacia la faccia cupa di Sam: «Non possiamo in qual­che modo identificare il Figlio della Notte e denunciare al mondo la razza delle streghe?».

«Era anche l’idea di Mondrick.» Sam scosse il capo. «Avrebbe potuto giova­re quattro secoli fa, prima che i clan riuscissero a screditare gli ultimi nemici che loro restavano con l’Inquisizione. Oggi i licantropi nelle università e nei laboratori possono dimostrare che non esiste il popolo dei licantropi. I lican­tropi che hanno giornali possono ridere e far ridere di chiunque affermi l’esi­stenza di creature così assurde come le streghe; e altrettanto si dica dei lican­tropi che siedono nei governi del mondo.»

Barbee vide che il crepuscolo s’addensava sul cielo già oscuro per il tempo­rale. Tra poco sarebbero scese le tenebre e le radiazioni mentali sarebbero state libere di tessere la loro ragnatela. Barbee sapeva che April avrebbe chiamato, e lui avrebbe avuto un’altra trasformazione; sapeva soprattutto che il prossimo a morire sarebbe stato Sam Quain.

«Sam!» E la sua voce aveva una disperazione spasmodica. «Che cosa possia­mo fare?»

Sam Quain alzò lievemente la rivoltella, come in un gesto inconscio, e il suo volto era contratto da una profonda riflessività. Gli stanchi occhi incassati dell’esploratore scrutarono Barbee e alla fine Quain annuì.

«Non posso dimenticare l’analisi che Mondrick condusse nei tuoi riguardi», disse. «Non mi piace l’espressione della tua faccia, Barbee, e nemmeno mi piace che tu sia venuto qui. Scusami, se le mie parole possono sembrarti offensive, ma devo proteggermi. Ho bisogno di aiuto, tuttavia, e tu puoi vedere quanto disperatamente.» I suoi occhi si volsero a guardare di scorcio la cassa alle sue spalle. «E perciò ti darò il modo di aiutarmi.»

«Grazie, Sam!», sussurrò Barbee con fervore. «Dimmi quello che devo fare.»

«Innanzi tutto, c’è una condizione che tu devi capire.» Barbee attese, gli occhi sulla rivoltella puntata. «Al primo sintomo di tradimento da parte tua, dovrò ucciderti.»

«Capisco», mormorò Barbee, inghiottendo convulsamente. «Ma tu credi... credi proprio che io possa essere un... ibrido?» E gli mancò il fiato, quando vide Quain annuire.

«Probabilmente lo sei, Barbee. Sebbene i geni umani predominino nella mi­sura di mille a uno, quasi ogni essere umano porta una lieve traccia del licantropo... sufficiente a provocare qualche inconscio conflitto tra i normali istin­ti umani e quell’eredità straniera. È questo che gli psichiatri hanno trascura­to in tutte le loro teorie di psicopatologia.»

Barbee attese, respirando un po’ meglio.

«L’analisi di Mondrick rivelò che tu porti più geni di licantropo della mag­gioranza degli esseri umani», continuò Quain. «Io posso vedere benissimo i segni del conflitto entro di te... ma non mi sembra che la parte umana si sia già arresa.»

«Grazie, Sam!» Un nodo di calda dolcezza strinse la gola di Barbee. «Farò qualunque cosa per te.»

Sam Quain rifletté. Il temporale era cessato e s’udiva solo il lento gocciare dell’acqua nel silenzio della caverna. Battendo quasi i denti dal freddo, Bar­bee attendeva. Una luce spietata aveva finalmente disperso le tenebrose in­certezze della sua vita da sveglio e spiegato gli orrori ossessionanti dei suoi sogni. Riteneva ora di comprendere il feroce conflitto che lo dilaniava, la guerra fra l’umano e il diabolico. L’umano doveva vincere! Strinse i pugni e trattenne il respiro per sentire meglio.

«Mondrick aveva un piano», disse Sam a bassa voce. «Voleva cogliere il clan dei licantropi di sorpresa, con una dichiarazione alla radio, provvedendo poi a istituire un equivalente scientifico dell’Inquisizione per paralizzare il Figlio della Notte. Ma è stato assassinato, con Nick e Rex... e noi ora dobbia­mo tentare qualcosa di diverso. È una campagna in sordina quella che dob­biamo iniziare. Intendo raccogliere un piccolo gruppo, segreto, un solo uomo alla volta. Questo non esige che io debba identificare gli ibridi, perché dovrò soltanto trovare poche persone che non facciano parte di quel clan tenebro­so. Ogni licantropo che sa della nostra conoscenza dovrà essere eliminato.»

Barbee assentì energicamente.

«Ora tu dovrai tornare a Clarendon. Desidero che tu stabilisca i primi con­tatti in mia vece con quelli che noi sceglieremo per la nostra legione segreta. Io devo restare qui.»

E lanciò un’altra occhiata alla sua preziosa cassa mentre Barbee diceva:

«Per esempio, chi penseresti che valga la pena di cominciare a saggiare? Che ne diresti del dottor Archer Glenn, per esempio? È uno scienziato di valore, un razionalista...».

Sam Quain scosse il capo, cocciutamente. «È proprio il tipo di cui dobbia­mo diffidare. Il tipo che si ride delle streghe come d’una sciocca superstizio­ne, forse è proprio lui il figlio di una strega. No, Glenn ci chiuderebbe nel suo reparto agitati, insieme con la povera signora Mondrick.»

Barbee fu lieto di constatare che Sam non aveva saputo della morte della povera cieca.

«Dobbiamo scegliere un tipo d’uomo diverso», stava dicendo Quain. «Il pri­mo uomo della lista è per me il tuo principale.»

«Preston Troy?», ribatté Barbee, ammiccando dallo stupore. «È un uomo influente, certo, e ha un sacco di milioni, ma non è precisamente un idealista. È stato lui a ideare quasi tutte le ruberie di Walraven e a trarne il maggior profitto. Quando ha divorziato, la moglie gli aveva chiuso in faccia la porta della sua camera da dieci anni. Mantiene quasi tutte le belle ragazze di Clarendon...»

«Compresa una certa tale?» E Sam sorrise brevemente. «A ogni modo, non importa. Secondo Mondrick, la maggior parte dei santi doveva avere almeno un ottavo di sangue licantropico. La loro santità è una specie di compensa­zione mistica della tara inumana. Può anche darsi che un tipo come Troy sia un umano quasi puro. Te la senti di iniziare gli approcci stasera?»

Barbee stava per scuotere il capo. La rete della polizia a cui era riuscito a sfuggire la mattina doveva essere tesa un po’ da per tutto, ora. Lo stesso Preston non avrebbe esitato a trattenerlo, per poi far pubblicare dal giornale un titolo enorme:


LO STAR CATTURA UN CRIMINALE DEL VOLANTE


«Non sei convinto?», disse Sam.

«No, no, convintissimo», s’affrettò a rispondere Barbee. Non era più il mo­mento di confessare che la polizia lo cercava per avere investito Rowena Mondrick. E con la macchina dell’Istituto, lui poteva sempre raggiungere in­disturbato Preston Troy. Era forse possibile conquistare quel capitano d’in­dustria brutalmente realistico alla strana causa di Quain. Cercò di nasconde­re la sua apprensione con un sorriso. Chinandosi sotto il basso tetto della caverna, già pronto ad andarsene, tese la mano a Sam.

«Siamo in due», sussurrò, «contro il Figlio della Notte.»

«Ne troveremo altri... dobbiamo trovarli.» Quain si alzò a sua volta, stanca­mente. «Perché tutte le leggende che parlano di un’umanità degradata e tor­mentata da creature malefiche, non sono che ricordi ancestrali del dominio spaventevole delle streghe.» Quain vide poi la mano che Barbee gli porgeva, e la allontanò gestendo con la pistola.

«Scusami, Barbee, ma dovrò prima vederti alla prova. Meglio che tu ti af­fretti, ora!»

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