PRESENTAZIONE

C'è un tipo di fantascienza che cerca di anticipare un futuro positivo e ottimistico, e c'è una fantascienza che si propone di far meditare il lettore sui pericoli cui la razza umana può andare incontro. In questo secondo tipo di romanzi, il ritratto del futuro diventa il veicolo di un allarme sociale e, se alcune volte l'allarme riguarda un pericolo piuttosto remoto, altre volte l'allarme è giustificatissimo perché già ne esistono le condizioni nella società in cui viviamo. Così, se appartiene al tipo scarsamente preoccupante un'epopea come A come Andromeda di Hoyle ed Elliot (le emissioni radio che provengono dallo spazio e che si ripetono regolarmente sono il frutto di rotazioni di astri densissimi, non il diabolico tentativo di farci costruire un supercalcolatore che poi ci distruggerà), invece appartiene ad un tipo più giustificabile Andromeda di Crichton, in cui un microorganismo di origine spaziale dà origine a un'epidemia: in fondo le basi chimiche della vita sono relativamente semplici, anche se possono dare origine a un'infinità di forme viventi.

E soprattutto appartengono al tipo di allarme giustificabile i romanzi che ritraggono le spiacevoli conseguenze degli errori di oggi, errori tra cui primeggia la violenza che l'uomo sta esercitando sul proprio ambiente naturale. Questo non è un allarme per “qualcosa che potrebbe anche verificarsi se…”; questo è un allarme per una situazione che si sta già costruendo oggi, che si è costruita ieri, da anni.


La polemica sull'ecologia che oggi troviamo esposta al grande pubblico della TV e dei giornali, si sta già svolgendo da alcuni anni nel campo della fantascienza, ad opera di autori come Pohl, Kornbluth, Sheckley. Fino al 1950, e ancora per qualche anno dopo quella data, gli unici accenni a questo tipo di preoccupazione comparivano nella fantascienza con ruoli accidentali: esaurimento dello spazio vitale, dei metalli, dei combustibili, e si tendeva a pensare che sarebbe stato possibile trovare nuove materie prime diverse dal ferro e dagli altri metalli, nuove fonti di energia, nuove tecnologie. Uno dei primi ad avvertire la portata del graduale esaurimento delle risorse fu Asimov, il quale ne accennò ripetutamente nei romanzi e soprattutto nei libri di divulgazione scientifica. Ma fino alla metà degli anni cinquanta l'allarme della fantascienza era soprattutto politico, come in Fahrenheit 451 di Bradbury (che però fu anche un precursore della tematica ecologica, in Cronache marziane) e in 1984 di Orwell.

Negli anni successivi il tema ecologico si affacciò sempre più spesso, molte volte associato a quello dell'invadenza pubblicitaria, come nel primo romanzo che inaugurò il filone, I mercanti dello spazio di Pohl e Kombluth, ritratto di una società in cui manca tutto. Cibi sintetici (e grazie che ci siano), ritorno alle biciclette per mancanza di carburanti, crisi delle abitazioni (gli alloggi di lusso sono “una comoda stanza due metri per tre”).

Il tema continuò ad apparire, svincolandosi pian piano dalle accuse contro questa o quella organizzazione politica o commerciale, e tra gli autori che vi si accostarono il più personale fu l'inglese J. G. Ballard che, accettando come dato di fatto un futuro privo di risorse e la rovina dell'equilibrio, descrisse l'uomo post-inquinamento e la situazione che gli è intorno, i panorami che lo circondano, poetici nella loro desolazione: il deserto dove i personaggi vanno istintivamente a rifugiarsi per trovare un accordo tra la loro psicologia e l'ambiente, la morte dell'ultimo pesce sul fondo dell'oceano prosciugato, le cataste di oggetti usati che pian piano sostituiscono sul volto della Terra le foreste e l'ambiente naturale.

Scritto nel 1966, quando la parola “ecologia” era nota solo agli studiosi di scienze naturali, Largo! Largo! ha anticipato nettamente l'allarme che oggi sentiamo sempre più vivamente per una situazione in cui si uniscono incremento demografico, disoccupazione tecnologica, esaurimento delle risorse naturali, inquinamento dell'ambiente. Da questo romanzo di Harrison emerge nel modo più chiaro il ritratto della situazione generale e delle sue ripercussioni sul singolo individuo, sulla vita di tutti i giorni, in tutta la sua irreparabilità.

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