PARTE PRIMA

– Ha un visitatore, Tenente Vorkosigan – annunciò il soldato, con una sfumatura di panico che gli trapelava dal volto, poi si trasse indietro per lasciar passare l'uomo che aveva accompagnato nella camera di ospedale, e Miles lo intravide allontanarsi in fretta prima ancora che la porta si fosse richiusa alle spalle del visitatore.

Il naso camuso, gli occhi luminosi e un volto aperto e mite conferivano all'uomo una falsa aria di giovinezza che contrastava con il grigiore che gli segnava alle tempie i capelli castani. Di corporatura snella e vestito con abiti civili, nonostante la reazione del soldato alla sua vicinanza il visitatore non emanava un'aura minacciosa… anzi, quasi non emanava nessun'aura: i suoi esordi come agente segreto avevano infatti dato a Simon Illyan, Capo della Sicurezza Imperiale di Barrayar la radicata abitudine di non dare nell'occhio.

– Salve, capo – disse Miles.

– Hai un aspetto orribile – replicò Illyan, con un cortese cenno del capo. – Non prenderti il disturbo di eseguire il saluto.

Miles scoppiò in una secca risata, che gli causò dolore. Sembrava che tutto il suo corpo gli dolesse, con la sola eccezione delle braccia che, fasciate e immobilizzate dalle scapole alla punta delle dita, erano ancora intorpidite a causa dell'effetto dei paralizzatori chirurgici. Contorcendosi, cercò di cambiare posizione e di scivolare più in basso nel vano tentativo di sentirsi più comodo.

– Com'è andata l'operazione per il rimpiazzo delle ossa? – chiese Illyan.

– Più o meno come mi aspettavo in base all'esperienza fatta quando mi hanno operato alle gambe. La parte peggiore è stata quando hanno dovuto aprire il braccio destro per estrarne tutti i frammenti di osso… un lavoro lungo e noioso. Con il sinistro hanno fatto molto più in fretta, perché i pezzi erano più grossi. Adesso me ne dovrò restare qui per un po' in attesa che i medici verifichino se i trapianti di midollo hanno attecchito sulla matrice sintetica, e credo che per qualche tempo sarò un po' anemico.

– Spero che non prenderai l'abitudine di tornare da ogni missione steso su una barella.

– Questa è soltanto la seconda volta che è successo, e comunque prima o poi non mi resteranno più ossa da sostituire… entro i trent'anni potrei ritrovarmi con tutte le ossa artificiali – ribatté Miles, riflettendo con espressione cupa su quella eventualità.

Se avessero sostituito con parti artificiali oltre la metà de! suo corpo avrebbe potuto finire per essere dichiarato legalmente morto? O magari un giorno sarebbe entrato in una fabbrica di parti artificiali gridando «mamma!»? Forse però erano i sedativi a scombussolargli i pensieri…

– E cosa mi dici della tua missione? – domandò ancora Illyan, in tono deciso.

Dunque quella non era una visita dovuta all'interessamento personale, ammesso che Illyan fosse capace di una cosa del genere.

– Ha il mio rapporto – replicò Miles. con cautela.

– Come al solito, il tuo rapporto è un capolavoro di perifrasi e di minimizzazioni – dichiarò Illyan, all'apparenza per nulla irritato al riguardo.

– Ecco… chiunque potrebbe leggerlo. Non si può mai sapere.

– Non direi proprio «chiunque» – lo corresse Illyan, – ma lasciamo correre.

– Allora qual è il problema?

– Denaro. Le spese specifiche e controllabili.

Forse era a causa dei medicinali di cui era imbottito, ma Miles non riusciva a dare un senso a quella conversazione.

– Non è contento del mio lavoro? – chiese, in tono piuttosto lamentoso.

– A parte le ferite che hai riportato, i risultati della tua ultima missione sono stati soddisfacenti al massimo… – cominciò Illyan.

– È dannatamente meglio che lo siano – borbottò Miles, cupo.

– … e le tue… diciamo così, avventure sulla Terra sono ancora coperte da un segreto assoluto. Ne discuteremo in seguito.

– Prima dovrò fare rapporto ad un paio di autorità più elevate – avvertì Miles, in tono urgente.

– Lo capisco – convenne Illyan, accantonando la cosa con un cenno. – No, queste accuse risalgono alla questione Dagoola e a prima ancora.

– Accuse? – ripeté Miles, stupito.

– Dal canto mio – affermò Illyan, fissandolo con espressione pensosa, – considero ciò che l'imperatore spende per mantenere i tuoi collegamenti con i Liberi Mercenari Dendarii un prezzo accettabile dal punto di vista della sicurezza interna. Se dovessi essere assegnato in permanenza qui nella capitale, per esempio al Quartier Generale Imperiale, diventeresti in continuazione un dannato polo magnetico che attirerebbe complotti, non soltanto da parte di persone a caccia di favori o di cariche ma anche da parte di chiunque cercasse di arrivare a tuo padre attraverso te. Come sta succedendo adesso.

Miles socchiuse le palpebre, quasi concentrare lo sguardo gli permettesse di concentrare anche i suoi pensieri.

– Ah? – fece.

– In breve, ci sono certe persone della Contabilita Imperiale che stanno passando al microscopio i rapporti che hai fornito in merito alle operazioni segrete della tua flotta mercenaria, e a quelle persone piacerebbe conoscere maggiori dettagli riguardo a dove siano finite grosse somme di contanti. Più di una volta le tue ricevute relative alle sostituzioni di apparecchiature sono state esorbitanti, anche dal mio punto di vista, e quella gente sarebbe felice di dimostrare che si tratta di ripetute azioni di peculato. In questo momento una corte marziale che ti accusasse di esserti riempito le tasche a spese dell'imperatore sarebbe estremamente imbarazzante per tuo padre e per l'intera coalizione centrista.

– Le cose sono arrivate a questo punto? – esclamò Miles, stupefatto.

– Non ancora, ed ho la ferma intenzione di bloccare la manovra prima che riesca a decollare, ma per farlo mi servono maggiori dettagli. Quindi, per non procedere alla cieca, come a volte mi è capitato nelle tue imprese più intricate… anche se tu lo hai dimenticato, io ricordo ancora di quando ho trascorso un mese nella mia prigione a causa tua… – Illyan lasciò la frase in sospeso con un'espressione rovente nello sguardo.

– Ma allora si è trattato di un complotto contro mio padre – protestò Miles.

– E adesso sta succedendo la stessa cosa, se non ho sbagliato nell'interpretare i segnali che mi sono giunti. Il loro uomo nella Contabilità è però il Conte Vorvolk, un individuo dalla fedeltà deprimente che per di più gode del favore personale dell'imperatore. Vorvolk è intoccabile ma manipolabile, temo, ed è stato messo in movimento. Gli hanno fatto credere di dover svolgere un ruolo da cane da guardia e quanto più lo faremo girare a vuoto tanto più diventerà tenace: sia che si sbagli o meno, sarà necessario manovrarlo con la massima cautela.

– Che si sbagli o meno…? – sussurrò Miles, e di colpo comprese fino in fondo perché Illyan avesse scelto proprio quel momento per venirlo a trovare. No, non si era proprio trattato di ansia per un subordinato rimasto ferito: l'intento di Illyan era stato quello di interrogarlo subito dopo l'operazione, quando lui era ancora debole, stordito dai medicinali, forse confuso… – Perché non si limita a sottopormi al penta-rapido e a farla finita? – ringhiò.

– Perché sono stato informato della tua sfortunata idiosincrasia per il siero della verità – spiegò Illyan, senza scomporsi.

– Potrebbe provare a torcermi un braccio – ribatté Miles, sentendosi in bocca il sapore della bile.

– Ci ho pensato – ammise Illyan, con espressione cupa e in tono secco, – ma poi ho deciso di lasciare che fossero i medici a farlo al mio posto.

– Simon, lo sa che a volte riesce ad essere un dannato figlio di buona donna?

– Sì – confermò Illyan, tranquillo e spietato, continuando ad aspettare e a osservarlo. – Attualmente, tuo padre non si può permettere uno scandalo all'interno del suo governo, non durante questa lotta di appropriamento, quindi bisogna soffocare il complotto… vere o false che siano le accuse mosse a tuo carico. Ciò che stiamo dicendo in questa stanza rimarrà… dovrà rimanere… fra te e me, ma io devo sapere.

– Mi sta offrendo l'amnistia? – ritorse Miles, in tono sommesso e minaccioso, sentendo il cuore che cominciava ad accelerare i suoi battiti.

– Se necessario – confermò Illyan assolutamente piatto.

Miles era nell'impossibilità di serrare i pugni, ancora privi di sensibilità, ma contrasse le dita dei piedi e si trovò a faticare a respirare a causa delle pulsanti ondate d'ira che lo pervadevano, mentre la stanza sembrava ondeggiare davanti ai suoi occhi.

– Razza… di dannato… bastardo! Osi definirmi un ladro… – esplose infine, cominciando ad agitarsi nel letto e a respingere scalciando le coltri che improvvisamente lo soffocavano, mentre i monitor medici prendevano a lanciare i loro allarmi. – Come se potessi rubare a Barrayar, come se potessi rubare ai nostri morti…

Ignorando le braccia, pesi inerti che gli pendevano dalle spalle e che si agitavano vanamente, si issò in piedi con un violento sforzo dei muscoli addominali… subito le vertigini lo assalirono e si accasciò in avanti prossimo a svenire, senza poter usare le mani per frenare la caduta.

Con uno scatto, Illyan lo afferrò e lo sostenne prima che crollasse a faccia in avanti sul tappeto.

– Cosa diavolo pensi di fare, ragazzo? – esclamò, ma lo stesso Miles non ne aveva la minima idea.

– Cosa sta facendo al mio paziente! – gridò in quel momento un medico militare, irrompendo nella stanza pallido in volto. – Quell'uomo ha appena subito una grave operazione!

Se il dottore era spaventato e furente, il soldato che lo aveva seguito nella stanza era soltanto spaventato e cercò di trattenerlo sebbene fosse un suo superiore.

– Signore – sibilò, tirandolo per un braccio, – quello è il Capo della Sicurezza Illyan!

– So chi è, ma non m'importerebbe neppure se fosse il fantasma dell'Imperatore Dorca: non intendo permettergli di svolgere i suoi… affari qui – dichiarò il dottore, fissando Illyan con espressione indignata. – I suoi interrogatori, o quello che sono, dovranno avere luogo nel suo dannato quartier generale, perché non intendo permettere che nel mio ospedale succedano cose del genere. Questo paziente non è ancora stato dimesso!

Illyan parve dapprima sconcertato e poi indignato.

– Io non stavo…

Per un momento Miles prese in considerazione l'eventualità di serrarsi ad arte alcune terminazioni nervose del corpo e di mettersi ad urlare, ma scartò l'idea per il semplice fatto che per ora non era in grado di serrare assolutamente niente.

– Le apparenze possono essere così ingannevoli – mormorò invece all'orecchio di Illyan, abbandonandosi al sostegno delle sue braccia con un sorriso cattivo sulle labbra contratte. Il corpo gli tremava tutto per lo sforzo sostenuto e il sudore freddo che gli imperlava la fronte non era una finzione.

Illyan lo fissò con espressione accigliata ma lo riadagiò sul letto con estrema cautela.

– È tutto a posto – annaspò Miles, rivolto al dottore. – È tutto a posto. Mi sono soltanto… soltanto… – Alterato non sembrava un termine adeguato a descrivere ciò che aveva provato, perché per un istante gli era parso che gli avessero fatto saltare il cervello. – Non importa – concluse, sentendosi orribilmente confuso al pensiero che Illyan dubitasse della sua integrità.

Illyan, che lui conosceva da tutta la vita, della cui fiducia aveva implicitamente supposto di godere, altrimenti perché gli avrebbe assegnato missioni così indipendenti e in luoghi tanto lontani?… Era stato così orgoglioso di tutta quella fiducia concessa ad un ufficiale ancora tanto giovane, della poca supervisione effettuata sulle sue operazioni segrete… possibile che tutta la sua carriera non fosse stata un servizio di cui l'Impero aveva disperatamente bisogno ma soltanto uno stratagemma per tenere lontano un cucciolo Vor pericolosamente goffo? Soldati giocattolo… no, questo non aveva senso. Peculato! Una parola orribile che lasciava una macchia sul suo onore e sulla sua intelligenza… come se lui non avesse saputo da dove e a che prezzo arrivavano i fondi imperiali!

L'ira si trasformò in un cupo senso di depressione, perché si sentiva veramente ferito e oltraggiato. Possibile che Illyan… Illyan!… avesse creduto davvero, anche per un solo, ipotetico momento…

Sì, era possibile, altrimenti non sarebbe venuto lì: se non avesse sinceramente temuto che le accuse potessero risultare vere non lo avrebbe fatto. Con suo sgomento, Miles scoprì che stava piangendo in silenzio… dannazione a quei medicinali!

Intanto Illyan lo stava scrutando con notevole inquietudine.

– In un modo o nell'altro, Miles, domani dovrò giustificare le tue spese… che sono le spese del mio dipartimento.

– Preferirei essere sottoposto a corte marziale.

– Tornerò più tardi – decise Illyan, serrando le labbra, – quando avrai avuto la possibilità di dormire. Forse allora sarai più coerente.

Il dottore si prese quindi cura di lui, iniettandogli altri dannati medicinali, e se ne andò. Con l'animo pesante come il piombo Miles girò il volto verso la parete, non per dormire ma per ricordare.

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