III

Se anche il cattivo umore di Tomor Zammo all’interno dell’area della Stazione sperimentale del GrupSci 10 si attenuò un poco, non per questo la sua affabilità aumentò in proporzione. Antyok si ritrovò solo, in piedi, a guardare attraverso un’ampia finestra d’osservazione il campo principale del laboratorio.

Questo campo principale era un ampio cortile dalle condizioni climatiche rese identiche a quelle dello stesso Cefeo 18, con grande disagio degli sperimentatori e piena comodità dei soggetti da esperimento. La luce del sole, bianca e caldissima, ardeva, aspra, attraverso l’aria asciutta, ricca di ossigeno, trasformando la sabbia in una distesa rovente. E immersi in queste vampate i non-umani color rosso mattone, nerboruti, la pelle rugosa, se ne stavano accovacciati nella consueta posizione di riposo, soli o in coppia.

Zammo comparve accanto ad Antyok, trangugiò, assetato, lunghe sorsate d’acqua. Poi alzò la testa, le labbra ancora stillanti, e lo fissò: «Vuol venir là dentro?»

Antyok scosse la testa, con fare deciso: «No, grazie. Qual è la temperatura, in questo momento?»

«Quasi cinquanta, se ci fosse un po’ d’ombra. E quelli… ancora si lamentano che fa freddo. Adesso è l’ora dell’abbeverata. Li vuol guardare mentre bevono?»

Uno zampillo schizzò alto dalla fontana al centro del cortile. Le piccole figure aliene si alzarono in piedi e, dondolando, avanzarono avide, con quel loro strano modo che era una via di mezzo fra il correre e il saltare. Si accalcarono intorno alla fontana, spingendosi l’un l’altro. I loro volti all’improvviso si deformarono estrudendo al centro un tubo carnoso, lungo e flessibile, che s’immerse nello spruzzo e ne fu ritirato tutto gocciolante.

L’operazione continuò per parecchi minuti. I corpi si gonfiarono e le rugosità scomparvero. I non-umani arretrarono infine, lentamente, col tubo di carne che continuava a guizzar dentro e fuori, riducendosi infine a una massa rosea e grinzosa appena sopra l’ampia bocca senza labbra. Gonfi e dissetati, si ritirarono a dormire, a gruppi, negli angoli in ombra.

«Animali!» sbottò Zammo, sprezzante.

«Quanto spesso bevono?» chiese Antyok.

«Tutte le volte che vogliono. Possono resistere senza bere anche una settimana. Noi li dissetiamo tutti i giorni, e loro immagazzinano l’acqua sotto la pelle. Mangiano alla sera. Sa che sono vegetariani?»

Antyok esibì il suo sorriso paffuto: «Fa piacere ricevere ogni tanto qualche informazione di prima mano. Non posso leggere i rapporti tutte le volte».

«Sì?» in tono volutamente distratto. Poi: «Cosa c’è di nuovo? Cos’ha da dirmi di quei signori dalle mutande di pizzo di Trantor?»

Antyok scosse il capo, dubbioso: «Con l’Imperatore che vede con tanta simpatia Aurelion e i suoi seguaci, non può certo sperare che l’Ufficio voglia compromettersi. La filantropia è all’ordine del giorno, e lei lo sa meglio di me».

Vi fu una pausa, durante la quale l’amministratore si mordicchiò il labbro, incerto. «Ma adesso c’è questo nuovo problema del calo delle nascite. È stato finalmente assegnato al QGAm, sa… e per giunta con priorità doppia A».

Zammo masticò qualcosa fra i denti.

Antyok insisté: «Lei forse non se ne rende conto, ma quel progetto adesso avrà la precedenza sopra qualunque altro lavoro, qui su Cefeo 18. È importante».

Tornò a girarsi verso la finestra e, dopo aver guardato il cortile per qualche istante, sbottò: «Pensa che quelle creature possano essere infelici?»

«Infelici?» La parola fu un’esplosione.

«Be’, se non infelici», si affrettò a correggersi Antyok, «diciamo disadattate. Capisce? È difficile ricreare alla perfezione un ambiente per una razza di cui sappiamo così poco».

«Mi dica… ha mai visto il pianeta dove le abbiamo prese?»

«Ho letto i rapporti…»

«Rapporti!» Un disprezzo infinito. «Io l’ho visto. Quel che c’è la fuori a lei potrà sembrare un deserto, ma per quei diavoli è un paradiso pieno d’acqua. Possono mangiare e bere quanto vogliono. Hanno un mondo tutto per loro ricco d’acqua e di vegetazione invece che una rupe di granito e silici in cui dovevano far crescere a forza i funghi nelle caverne e dovevano distillar fuori l’acqua dalle rocce gessose. Fra dieci anni sarebbero morti tutti fino all’ultima bestia, e noi li abbiamo salvati. Infelici? Puah, se lo sono, non hanno proprio nessuna decenza!

«Be’, forse. Tuttavia ho un’idea».

«Un’idea? E quale sarebbe quest’idea?» Zammo allungò la mano per tirar fuori uno dei suoi sigari.

«Qualcosa che potrebbe aiutarla. Perché non studia quelle creature in maniera più completa, integrata? Lasci che usino la propria iniziativa. Dopotutto avevano una scienza assai sviluppata. I suoi rapporti ne parlano sempre. Gli dia dei problemi da risolvere».

«Per esempio?»

«Oh… oh», Antyok annaspò con le mani, non sapendo più che dire. «Qualunque cosa lei pensi possa servirle. Per esempio, le navi spaziali. Li accompagni in una cabina di comando e studi le loro reazioni».

«Perché?» replicò Zammo, asciutto.

«Perché le loro reazioni a strumenti e comandi progettati per gli umani potrebbero insegnarle molto. Inoltre, senz’altro li interesserà più di ogni altra cosa che lei abbia tentato finora. Avrà un mucchio di volontari».

«Ecco la sua psicologia che salta fuori. Uhmmm… Sembra meglio di quanto, probabilmente, si rivelerà all’atto pratico. Ci dormirò sopra. Ma, in ogni caso, dove, e in che modo, otterrei il permesso di lasciarli maneggiare una nave spaziale? Non ne ho nessuna a mia disposizione, e ci vorrebbe più tempo di quanto valga la pena per seguire fino in fondo la trafila burocratica».

Antyok rifletté, corrugando la fronte. «Non è proprio indispensabile che sia una nave spaziale. Ma anche così… se volesse scrivere un altro rapporto e presentare lei stesso l’esperimento, caldeggiandolo, potrei trovare il modo di collegarlo al mio progetto sul calo delle nascite. Una priorità doppia A può praticamente farmi ottenere tutto, senza domande indiscrete».

Zammo era interessato, si vedeva, ma non per questo volle mostrarsi gentile. «Be’, forse», tagliò corto. «Adesso ho in corso un test sul metabolismo basale, e si sta facendo tardi. Ci penserò. La sua idea ha dei meriti».


Da: QGAm-Cef 18.

A: UfProEs.

Oggetto: Progetto Province Esterne 2910, Parte I: Ritmo di nascita di non-umani su Cefeo 18, Ricerche su.

Riferimento:

(a) UfProEs. Cef-N-CM/Car, 115097, 223/977 LG.


Allegato:

1. GrupSci 10, Sezione Fisica e Biochimica, Parte XV, data 220/977 LG.


1. L’allegato 1 viene qui incluso per informazione dell’UfProEs.

2. Speciale attenzione va rivolta alla Sezione V, paragrafo 3 dell’allegato 1, in cui si richiede che una nave spaziale sia assegnata al GrupSci onde accelerare le ricerche autorizzate dall’UfProEs. Il QGAm-Cef 18 giudica che tali ricerche potrebbero rivelarsi di rilevante utilità nel quadro dei lavori attualmente in corso relativi al progetto di cui sopra, autorizzato dal riferimento (a). Si suggerisce, vista la priorità AA posta dal UfProEs al progetto, che sia presa in immediata considerazione la richiesta del GrupSci.

L. Antyok, Superv. QGAm-Cef 18

240/977 LG.


Da: UfProEs.

A: QGAm-Cef 18.

Oggetto: Progetto Province Esterne 2910 — Ritmo di nascita di nonumani su Cefeo 18, Ricerche su.

Riferimento:

(a) QGAm-Cef 18 lett. AA-LA/mn, data 240/977 LG.


1. La nave-scuola AN-R-2055 viene messa a disposizione del QGAm-Cef 18 per impiego in ricerche su non-umani di Cefeo 18 in riferimento al progetto in oggetto e altri progetti autorizzati dall’UfProEs, come da richiesta nell’Allegato 1, riferimento (a).

2. Si richiede con urgenza che i lavori del progetto in oggetto siano accelerati con tutti i mezzi possibili.

C. Morily, Capo UfProEs

251/977 LG.

Загрузка...